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Luigino Bruni Il coraggio di pensare il frutteto anticorpi per ... · Non ci sono garanzie che la...

Date post: 15-Feb-2019
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Associazioni Senza Fini di Lucro: “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova” ANNO XXXI - Numero 2 MARZO - APRILE 2018 Periodico dell’Opera Diocesana “VILLAGGIO DEL RAGAZZO” www.villaggio.org - e mail: [email protected] Pubblichiamo una sintesi di un ampio testo di Luigino Bruni che ci ha aiutato a riflet- tere sul cammino e la crescita del Villaggio che ci ha regalato don Nando. Molte imprese e organizzazioni sono l’emanazione della personalità, delle passioni, degli ideali di una o più persone, che in quella loro organizzazione mettono e incar- nano le parole più alte e i progetti più grandi della loro vita. Queste realtà, se vogliono durare oltre la vita del fondatore, hanno un bisogno vitale di membri creativi e innovativi. Ma una volta che queste organizzazioni e comunità crescono e si sviluppano, chi le ha generate finisce per dar vita a strutture di governo che impediscono l’emergere di nuove creatività, e così danno vita al loro declino. è questa una legge fondamentale di movimento della storia: la prima creatività che ge- nera organizzazioni e comunità a un certo punto inizia a produrre al suo interno gli anticorpi per proteggersi da nuove creatività e innovazioni che sarebbero essenziali Il coraggio di pensare il frutteto Il coraggio di pensare il frutteto
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Associazioni Senza Fini di Lucro: “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova”ANNO XXXI - Numero 2 MARZO - APRILE 2018

Periodico dell’Opera Diocesana “VILLAGGIO DEL RAGAZZO”www.villaggio.org - e mail: [email protected]

Pubblichiamo una sintesi di un ampio testo di Luigino Bruni che ci ha aiutato a riflet-tere sul cammino e la crescita del Villaggio che ci ha regalato don Nando.Molte imprese e organizzazioni sono l’emanazione della personalità, delle passioni,degli ideali di una o più persone, che in quella loro organizzazione mettono e incar-nano le parole più alte e i progetti più grandi della loro vita.

Queste realtà, se vogliono durare oltre la vita del fondatore, hanno un bisogno vitaledi membri creativi e innovativi. Ma una volta che queste organizzazioni e comunitàcrescono e si sviluppano, chi le ha generate finisce per dar vita a strutture di governoche impediscono l’emergere di nuove creatività, e così danno vita al loro declino. èquesta una legge fondamentale di movimento della storia: la prima creatività che ge-nera organizzazioni e comunità a un certo punto inizia a produrre al suo interno glianticorpi per proteggersi da nuove creatività e innovazioni che sarebbero essenzialiIl corag

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suoi primi collaboratori sta nelfar sì che le persone creative pos-sano svilupparsi nella loro diver-sità, non trasformandole in an-celle al solo servizio del carismadel leader.A tutti i membri è richiesta unacerta creatività, che potremmochiamare di secondo livello. è quella che si esprime nel cerca-re le forme, i modi, i mezzi di at-tuazione e d’incarnazione dellacreatività orginaria e originale innuove aree geografiche, in nuovie inediti settori di attività e am-biti.La storia e il presente ci diconoche qualche volta i movimentifioriscono dopo la morte del fon-datore, le comunità risorgonocon un passaggio generazionale,l’albero non muore e si moltiplicanel frutteto. Le organizzazioni,come tutta la vita vera, possonovivere più stagioni se muoiono erisorgono molte volte. Ma perimparare a risorgere occorre pri-ma imparare a morire. Chi invecevuol salvare la vita, la perde. è lalegge della vita, anche di quelladelle organizzazioni che nasconodai nostri ideali più grandi.

per farle continuare a vivere. Una grave malattia auto-immune checolpisce molte organizzazioni e comunità.La sua radice sta nella cattiva gestione della paura di perdere l’origi-nalità e l’identità specifica del “carisma” del fondatore. Per timore diannacquare, contaminare o deteriorare la purezza originaria dellamissione della comunità-organizzazione, vengono scoraggiate le per-sone dotate di maggiore creatività perché percepite come una minac-cia per l’identità. E così, invece di emulare il fondatore nella sua crea-tività, si imitano le forme nelle quali essa si è concretizzata e manife-stata. Si confonde il nucleo immutabile dell’ispirazione originaria conla forma organizzativa storica che esso ha assunto nelle fasi di fonda-zione, e non si comprende che la salvezza dell’ispirazione originariaconsisterebbe nel cambiare le forme per restare fedeli alla sostanza delnucleo originario.Si finisce per desiderare i frutti dell’albero, non l’albero che li ha gene-rati. Chi governa un’organizzazione e vuole che essa continui nel tem-po, dovrebbe dire alle sue persone creative e giovani: «Non desideraresoltanto i frutti generati ieri che ti stanno affascinando oggi. Sii nuovoalbero.»L’ unica vera possibilità perché un albero che ha portato buoni fruttipossa continuare a vivere e fruttificare è diventare frutteto, bosco, fo-resta. Esporsi al vento, e accogliere tra i suoi rami le api che sparganoi suoi semi e i suoi pollini nel terreno generando nuova vita.Non ci sono garanzie che la creatività dei nuovi arrivati porti gli stessifrutti del fondatore, e che chi li assaggia riconosca lo stesso sapore deiprimi frutti, o li trovi addirittura più buoni - “farete cose più grandi dime”. La certezza è invece la morte, se non si ha il coraggio di affron-tare questo rischio vitale.Nei primi tempi della fondazione, quelli della creatività pura, che pos-sono durare anche decenni, le organizzazioni a movente ideale attrag-gono persone eccellenti, portatrici di talenti e “carismi” in sinergia conquello del fondatore. La saggezza di governo del fondatore e/o dei

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Il primo marzo scorso si sono conclusi gli esamidi qualifica del corso biennale per estetista rea-lizzato nell’ambito dell’iniziativa europea Ga-ranzia Giovani.Percorso che ha permesso di misurarci sia con lanostra pazienza sia con la nostra fantasia...Tutte le colleghe che hanno insegnato al gruppodi ragazze hanno messo in campo il massimodell’inventiva per far acquisire le competenzenecessarie per affrontare la professione di esteti-sta e soprattutto la passione del mestiere.Dall’inizio del corso ci sono stati dei cambia-menti in ingresso e in uscita tra le ragazze, ma le9 ammesse all’esame sono state in grado di di-mostrare che il tempo passato al Villaggio haavuto e avrà un senso per il loro futuro.22

Anno 2005… quel 9 di marzo don Nando compiva 85 anni. La si-gnora pensò ad un regalo. Niente di personale - le fu suggerito –"don Nando usa solo... l’usato, magari con le toppe o con rammendifatti da lui stesso, con le sue mani". Il don era uso farsi infilare l’agoe poi provvedeva personalmente a “riprendere” tonaca, canottiere,calzini. Un sarto o semplicemente una madre avvezza ai “sette” deisuoi familiari avrebbero sorriso per quei rammendi approssimati-vi… però i buchi erano chiusi e tanto bastava. In quanto al nuovo...in un cassetto del comò, nella sua scatola, giaceva, in attesa di es-sere indossata, una vestaglia che gli era stata regalata; don Nandoperò aveva la sua a quadroni blu di panno pesante e non indossòmai l'altra che “bella nuova” andò in eredità a don Emilio che ave-va più o meno la stessa taglia. Allora “che mi suggerite?” si informòla signora. “Qualcosa per la cappella, per l’altarino… per celebraremessa” fu la risposta. A quei tempi la cappella di don Nando era tutt'uno con la sua ca-meretta. Da pochi mesi, e dopo vari suggerimenti, diciamo purepreghiere accorate “don Nando, che figura ci fa il Villaggio?”, pre-ghiere dettate dalle sue crisi respiratorie, dai suoi mancamenti, daisuoi ricoveri in ospedale, il “nostro” si era deciso a trasferirsi dallacasa di Chiavari a San Salvatore. La stanza, piccolissima, era postadi fronte alla camera di don Antonio e accanto alla cappella in cuiquest'ultimo diceva messa. Don Nando non avrebbe mai interferi-to con gli orari e le abitudini di don Antonio e allora…un tavolinodiventò un altarino per le messe. Lo aiutavano tra gli altri MariaTeresa, Maria Rosa e Roberto. Fu Maria Rosa che di nascosto presele misure del tavolino diventato altarino e la signora fece ricamarein quattro e quattr’otto, in tempo per il compleanno del don, unatovaglia. La confezionò per bene e il giorno fatidico, il 9 di marzo,tutto ormai pronto… si guardò bene dal consegnarla. Aveva saputoche il don non amava gli auguri e neanche i regali per il suo com-pleanno perciò la fece arrivare da terzi con la preghiera “non diteglichi gliela manda” e invece… neanche mezz’ora dopo rispondeva alcellulare a don Nando che si sprofondava in ringraziamenti. La si-gnora non aggiunse, come il famoso sarto manzoniano, “si figuri”;mormorò invece un “l’ha inaugurata?” Risposta decisa: “No, lainaugureremo quando verrà lei. NOI la aspettiamo!”“Noi”… per la signora era ovvio "non è da don Nando usare il plu-

Regalodi compleanno

rale maiestatis, quindi “noi” si-gnifica io e Maria Teresa oppureio e Maria Rosa, insomma, io echi quel giorno mi assisterà".Si accordarono per una data, ilprimo giorno libero per en-trambi. La signora arrivò alle 11, pun-tuale e insieme preoccupata"vuoi vedere che il don è ancoradigiuno e non ne ha proprio bi-sogno?" e quasi pentita "che raz-za di idea decidere per le 11".Era un lunedì. Il don aspettavagià con camice e stola, in piedinel corridoio, davanti alla portadella sua cameretta. Un dolcesorriso come saluto e fece acco-modare la signora. Dentro nonc’erano né Maria Rosa né MariaTeresa né Roberto né altri….“Magari due minuti per un dia-logo privato - pensò la signora -poi verrà qualcuno”. Il don chiu-se la porta e... non venne nes-suno. La signora notò inveceuno strano sorriso negli occhidi don Nando, qualcosa che as-somigliava quasi a una sorta dicomplicità, ma con chi? DonNando iniziò subito la celebra-zione e fu allora che la signoracapì chi era l’Altro che compo-neva il Noi.Quel che accadde dopo, la si-gnora, malgrado le nostre insi-stenze, non ha mai voluto rive-larlo. Ci ha detto solo che all’uscita,più o meno alle 11 e 45, fuoric’era un bel sole e che quel lu-nedì era anche il 21 di marzo.Primo giorno di primavera. 33

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don Nando

una quota di migranti, diventaente capofila del progetto e ri-ceve finanziamenti standardsulla base dei servizi offerti.Integrazione e istruzione so-no gli obiettivi che si prefigge ilServizio Migranti del Villaggiodel Ragazzo: gli utenti hanno,come primo compito fonda-mentale, quello di studiare eimparare la lingua italiana. èproprio attraverso lo studio del-

l'italiano che si gioca, infatti,gran parte della partita di unmigrante nel nostro paese. Tuttigli accolti frequentano corsi dilingua italiana presso l'Istitutoscolastico CPIA Levante e, daqualche mese, il Servizio Mi-granti dell'Opera, in accordocon i rappresentanti delle par-rocchie, ha deciso di investireproprio sull'istruzione degliutenti avviando anche un dopo-

Federica Sambuceti

«Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi. Lo faranno perprime le due parrocchie del Vaticano. Cominciamo dalla mia diocesidi Roma».Ci tengo particolarmente a ricordare queste parole, perché è pro-prio da questa proposta lanciata dal Santo Padre che prende vita ilprogetto di accoglienza migranti che il Villaggio del Ragazzo ha de-ciso di avviare, e che porta avanti tuttora in collaborazione con leparrocchie della Diocesi di Chiavari.Il senso sta proprio nelle parole di Papa Francesco: «Di fronte allatragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morteper la guerra e la fame, e sono in cammino verso una speranza divita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere 'prossimi' dei più pic-coli e abbandonati. Per dare loro una speranza concreta».Da quell'Angelus del 6 settembre 2015 a oggi, le parrocchie dellaDiocesi di Chiavari impegnate nell'accoglienza migranti sono di-verse; i volontari che collaborano con gli operatori del servizio so-no oltre la cinquantina e gli utenti accolti sono circa 25 tra donne,uomini, famiglie e bambini.I profughi vengono aiutati secondo un modello di "accoglienzadiffusa" che prevede l’inserimento di piccoli numeri di persone al-l'interno di un contesto parrocchiale proporzionalmente più gran-de. Ciò permette la sostenibilità del progetto da parte della cittadi-nanza e la promozione dell'integrazione degli ospiti nel nostro tes-suto sociale e culturale. Pertanto risulta vincente sia nell'interessedella comunità che accoglie, sia di chi ci chiede protezione e soli-darietà.Da un punto di vista burocratico, però, come fa l'Opera ad acco-gliere regolarmente i richiedenti asilo presso le strutture parroc-chiali?La Prefettura di Genova indice bandi per la creazione di struttureCAS (Centro Accoglienza Straordinario) e il Villaggio del Ragazzoha messo a disposizione sia suoi spazi sia appartamenti messi a dis-posizione di proprietà delle parrocchie.Oggi il Villaggio del Ragazzo collabora anche con gli enti locali chescelgono di partecipare attivamente all'accoglienza dei migranticon i progetti SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Ri-fugiati), grazie a un'intesa di Anci e Ministero dell'Interno. Nel con-creto significa che il Comune dà la sua disponibilità per ricevere

Per accogliere e integrare

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scuola con lezioni pomeridianeche si svolgono presso la SalaFerrari del Seminario Vescoviledi Chiavari. è proprio con il doposcuola chepossono essere approfonditi te-mi di non facile comprensionee svolti i compiti a casa. L'inse-gnante, abilitata all'insegna-mento della lingua italiana aglistranieri, segue gli studenti sin-golarmente e, attraverso la di-visione in piccoli gruppi di stu-dio in base al livello di appren-dimento, procede con un pro-gramma dedicato per ognunodegli utenti in base al bisogno.L'insegnante è poi affiancata apiù riprese da validi volontaridi Caritas Diocesana che condi-vidono il lavoro.Il programma della nostra ac-coglienza diffusa non solo pun-ta sull'incremento dell'istruzio-ne, ma anche dell'integrazionesotto diverse forme. I profughiinseriti in una comunità parroc-chiale vivono appieno le inizia-tive e le attività delle stesse(gruppi famiglie, pranzi di co-munità, gruppi giovani, attivitàdi volontariato, catechismo,ecc.) ma ciò non basta.Per la maggior parte degli uten-ti del servizio, sono stati finan-ziati e avviati direttamente dalServizio Migranti del Villaggiodel Ragazzo dei percorsi di in-clusione socio lavorativa sulterritorio. L'intervento formati-vo prevede l'orientamento al la-voro, con attenzione allo svi-luppo della progettualità di vita 55

delle persone esposte a rischi di marginalizzazione connessi allecondizioni di genere, all'appartenenza etnica, e l'avvio di tirocini diinclusione sociale.Per fare qualche esempio, alcuni dei nostri accolti stanno svolgen-do tirocini formativi presso un ristorante, un laboratorio di sarto-ria, una lavanderia, ecc.Un grazie a tutti gli educatori, agli operatori e a tutti i volontari checondividono il cammino di integrazione con i nostri accolti: senzadi loro non sarebbe stato possibile creare e portare avanti quotidia-namente questa nuova realtà. Non è facile entrare in contatto conculture e abitudini lontane da noi e dai nostri standard, compren-

derne i pensieri, le esperienze di vita. Spesso non abbiamo la solu-zione migliore, ma certamente chi collabora a questo progetto nonsi è fermato alla paura del "diverso" e non ha innalzato barriere perdifendersi. La paura sembra condizionare i rapporti tra i migrantie le comunità che li accolgono. Da una parte le comunità locali, avolte, hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l'ordine pubblicoe mettano in discussione la sicurezza, dall'altra ci sono le paure de-gli stranieri che temono il confronto, il giudizio, la discriminazione,il fallimento.Su questo forte dualismo è intervenuto ancora il Santo Padre:«Queste paure sono legittime, fondate su dubbi, pienamente compren-sibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori non è un pec-cato. Il peccato è lasciare che le paure compromettano il rispetto, lagenerosità e alimentino l'odio e il rifiuto».In quest’ottica, accogliere, conoscere e riconoscere significa aprirsialla ricchezza della diversità senza preconcetti.

Tra i collaboratori dell’iniziativa si segnalano, inoltre, Danilo Foz-zi (curatore) e Mattia Vatteroni (grafico). Fulvio Di Sigismondo, coordinatore del Centro Giovani Chiavari, èstato organizzatore dell’evento insieme a Nadia Vanini e CarolaFontana del Centro Giovani Chiavari.“Art-BOOM” è progressivamente cresciuto nel numero dei giovanipartecipanti ed ha confermato il proprio obiettivo di realizzare unaserie di appuntamenti culturali realizzati da loro stessi e propostiall’intera cittadinanza.Il collettivo ora si ripropone con un nuovo ciclo di appunta-menti culturali che animeranno il centro storico della città, grazieal Comune di Chiavari che sostiene le attività del Centro Giovanigestito dal Villaggio del Ragazzo.“I need a S’Art” si caratterizza per la sua originalità volta a coniu-gare le arti della pittura con quelle della moda, muovendosi quinditra creazione artistica e artigianale.Gli artisti avranno a disposizione uno spazio concepito come ate-lier: un laboratorio, aperto alla città, in cui creare, in coppia, insie-me abiti e oggetti di moda che verranno poi presentati durante unasfilata prevista per i mesi estivi. Questi gli artisti coinvolti: AndrewTosh, Carlotta Sangaletti, Michele De Robertis, Silvia Cappuccio di-pingeranno e creeranno in coppia con, rispettivamente, Silvia Oc-chipinti, Valentina Rioda, Eliana Vannucci e Desmond Samuel.

Atelier creativo: “I needa S’Art - Art BOOM”

“Art-BOOM – I need a S’Art” èstato il secondo appuntamentodel nuovo percorso di anima-zione culturale ideato e svilup-pato nel contesto del CentroGiovani Chiavari.Si tratta dell’allestimento di unatelier artistico e creativo carat-terizzato dall’incontro tra arte emoda. L’ atelier è stato aperto alpubblico in via S. Antonio nelcentro storico di Chiavari.Da oltre un anno e mezzoil CGC è sede del collettivo “Art-BOOM” composto da giovaniartisti e creativi del territorio.Da questa attività sono nate inpassato mostre e rassegne.Ricordiamo l’evento del 23 feb-braio scorso con un “happeningcreativo” animato dalla musica,al pianoforte, di  FrancescoGhirlanda e arricchito da unbuffet.

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Il 13 febbraio, martedì grasso, nel teatri-no del Centro Acquarone, si è tenuta lafesta di carnevale organizzata e offertaagli ospiti dell’Associazione FamiliariCentro Disabili Benedetto Acquaronein collaborazione con gli operatori del-l’Area disabili: pentolaccia, musica ebuffet in abbondanza per tutti i presenti.

Il 16 febbraio, presso il Centro DiurnoAnziani, si è svolta la festa di carnevale.Alla presenza degli operatori e dei paren-ti convenuti, gli ospiti del Centro si sonocimentati con grande divertimento nel-l’immancabile rottura della pentolaccia.

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La storia del Villaggio del Ra-gazzo si dipana grazie a un filorosso che ne racconta la cresci-ta. Mi riferisco al rapporto vita-le che c’è tra i rami e la radice.Parlo anche del fatto che la ra-dice e i rami crescono insiemecon diverso obiettivo. La primasi evolve per dare consistenzaal fusto; i secondi per servire lediverse stagioni.

Tante volte ho ricordato quantosia stata complessa la storiadella Comunità terapeutica allaricerca di un sua sede definiti-va. Dall’ala alta del conventodelle suore di Via Entella aChiavari, all’ex cotonificio diLavagna “Villa Grimaldi”, data

in prestito temporaneo per ospitare il Centro Diurno, e poi a VillaCosta Zenoglio di Castiglione Chiavarese e infine al Centro FrancoChiarella di Chiavari, il tutto in un tempo che va dal 1978 ad oggi.Le suore Clarisse e l’allora sindaco di Lavagna hanno corrispostoalla domanda di aiuto di don Nando dando credito al nascente im-pegno verso i tossicodipendenti. Questa è la cronaca. Ad essa si af-fianca un’altra storia, quella di don Battifora e della sua parrocchiadi Fossa Lupara. “Sfrattati” dal Cotonificio dove si stavano comple-tando i lavori, don Nando non riusciva a trovare una nuova siste-mazione. Con Marina tentavamo di cercare ma inutilmente. Aven-do conosciuto questo bisogno Don Batti propose che il trasferimen-to avvenisse in un appartamento della parrocchia che ordinaria-mente era utilizzato da persone in ferie a Sestri Levante. In quelperiodo in Comunità si stava imparando a lavorare la pelle. Borsee borsellini potevano essere ancora creati dai nostri utenti e daMauro e Filippo che erano i più bravi in quel mestiere.Ho raccontato questo spaccato della vita del Villaggio e della Co-munità per ricordare don Giorgio con la sua umana capacità di en-trare nelle storie di altri. In quella dei suoi genitori straziati dallamorte del loro figlio e di suo fratello ; li ha presi con sé e lo hannoaccompagnato in tutti i suoi spostamenti di parrocchia. Spesso ac-coglieva ragazzi complicati, tenendoli con sé. Alla morte dei geni-tori, prima la signora Bianca, dopo il papà, avendo chiuso una fasedi vita, assolto un amorevole compito, disse a se stesso “ora non miferma più niente”, e partì missionario. Portava con sé alcune suecompetenze specifiche, la familiarità e la passione per le storie del-le persone. A quella madre che lamentava la sua povertà, proposedi verificare il numero dei cellulari diffusi tra figli e nipoti, limitar-ne l’uso e trovare almeno una parte del denaro necessario alla sus-sistenza. Tanti gli interventi di questo tipo che traducevano il Van-gelo nella vita quotidiana. Tornato a casa, lo vedevo saltuariamen-te. Una volta, al bar-tabaccheria lo sorpresi a comprare un bigliettodella lotteria Italia. Lo guardai stranito. Lui subito mi disse cheavrebbe vinto volentieri qualcosa, così da inviarla, come contribu-to, all’asilo di Brasilia. Mi viene in mente che quando preghiamol’Ave Maria, nel momento del “benedetto sia il frutto del tuo seno”accanto a quello di Gesù, potremmo ricordare il nome di ciascunodi noi.

Quando don Batti ospitò i nostri ragazzi...Lele Girlando

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SAC. GIORGIO BATTIFORA

2/01/1934 9/02/2018

(Villa Parma, Gianelline a Ma-re, le colonie estive al mare eallo Zatta) e Pippo sempre ac-canto a don Nando come consi-gliere e confidente.Fiduciosi nella Provvidenza idue continuano il cantiere deisogni: il Centro Agricolo a Sam-pierdicanne, il Centro di For-mazione Professionale a SanSalvatore, il Centro di MassaMarittima, il Centro Acquaronea Chiavari e il Centro Costa Ze-noglio a Castiglione Chiavare-se. Tante le donazioni, grandi epiccole, e Pippo sempre moltodiscreto accanto a don Nando eal Villaggio.Si diceva anche che questogrande uomo amava il Villaggioquanto la sua azienda.L’ umiltà e la sua grande fedehanno fatto di Pippo un gigantedel nostro tempo. Mauro Lusa ha ricordi partico-lari: «Non conoscevo inizial-mente Pippo ma ho sempresentito parlare di lui quandonegli anni settanta ero autistadi don Nando. Nei vari viaggiche facevamo, spesso ci recava-mo nell’ufficio di Pippo. Spe-cialmente nei momenti di diffi-

Parlare di Pippo Saguineti è veramente difficile perché si rischia ditralasciare molti degli aspetti che hanno caratterizzato il suo esserevicino a don Nando e al Villaggio. è amico di don Nando sin dallaprima ora: giovani di Rupinaro entrambi, si conoscono nell’AzioneCattolica già prima che il don entrasse in seminario.Il sodalizio tra i due quindi ha radici profonde, tanto che amiciziae vicinanza non si affievoliscono mai.

Diventato sacerdote, don Nando viene prima mandato, con l’incari-co di curato, a Castello di Carro e poi chiamato dall’allora vescovomons. Casabona ad occuparsi dei fanciulli poveri per dare concre-tezza alla campagna lanciata da Papa Pio XII “Salviamo il fanciullo”.In questo progetto i due si ritrovano e gettano le basi del Villaggio

Cosa sarebbe stato il Villaggio senza Pippo?

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venerdì 20 aprile

47° anniversarioDINA MASTINI

Per cena prenotazione obbligatoria al numero: 0185.375230

ore 19S. Messaore 19:45

cena

Centro San Salvatore

coltà economiche, don Nandovedeva in lui la persona fidataper farsi consigliare.Ricordo ancora il sorriso deldon quando rientrava in mac-china affermando: «Anche que-sta volta Pippo, facendo qualchetelefonata, è riuscito a garantiregli stipendi».Negli anni, attraverso la cono-scenza diretta e gli aneddoti diBacigalupo e Merello, che co-noscevano Pippo dai tempidell’Azione Cattolica, ho capitoquanto quest’uomo sia statofondamentale per la realizza-zione delle opere del Villaggiodel Ragazzo». Queste considerazioni a ruotalibera le abbiamo fatte noi treamici:

Mingo, Gaspare e Mauro.

Gli allievi della FP e oggi anche quelli della scuola superiore sonoagevolati nell’ingresso del mondo del lavoro per l’esperienza curri-culare attraverso lo Stage. Un periodo formativo più o meno lun-go, determinato dalle linee regionali, svolto in azienda. L’ allievo,non essendo retribuito dal datore di lavoro, è “libero” di impararesul campo, ma con i suoi tempi e le sue modalità senza considerarela produttività se non in termini didattici. Ovviamente salvaguar-dando tutti gli aspetti di sicurezza e giuridici, gli allievi si pongonoin situazione lavorativa con gli stessi orari, stessi obblighi e stesseresponsabilità di un qualsiasi lavoratore dell’azienda ospitante. Unvero banco di prova, dove il ragazzo sperimenta, osserva e imparacosa vuol dire entrare a far parte di un team che fa “produzione”,mettendo in pratica tutte le abilità e le conoscenze specifiche e tra-sversali apprese nei laboratori e nei banchi di scuola e integrandoleman mano con quelle acquisite in azienda.Il tirocinio aziendale prevede da due a dodici mesi di impegno. Ilragazzo a contatto con il mondo del lavoro scopre nuove mestieripuò consolidare competenze utili che spenderà nel mondo del la-voro.Allo stesso modo la formazione professionale è essenziale per unlavoratore, perché questi si aggiorna e completa le proprie compe-tenze. L’ apprendistato inoltre si configura come la principale misuracontrattuale per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro ai giovanidai 15 ai 29 anni. Esistono tre tipi di apprendistato diversi per fi-nalità, destinatari e normativa: l’Apprendistato per la qualifica e ildiploma professionale o di istruzione (c.d. di primo livello), l’Ap-prendistato professionalizzante e l’Apprendistato di alta formazio-ne e ricerca (c.d. di terzo livello). Con il D.Lgs. 81/15, ultimo in-tervento legislativo in ordine di tempo, si è creato il Sistema Dualeche integra l’istruzione, la formazione e il lavoro. Studiare e lavo-rare insieme aumenta l’occupabilità. Questo ha dimostrato lasperimentazione nazionale, voluta dal Ministero del Lavoro, che havisto coinvolti ben 148 Centri di Formazione Professionale (il Vil-laggio ne fa parte) e più di 3000 aziende. Tanto è vero che il mini-stero ha deciso di stanziare nuovi fondi per proseguire sulla “viaItaliana per il Sistema Duale”.

Sandro Rio (2 - fine)

Tirocinio aziendale e apprendistato

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Il Villaggio del Ragazzo ren-de grazie al Padre per l’esi-stenza feconda di bene diGiuseppe (Pippo) Sangui-neti sempre al fianco di donNando, fin dalla giovinezza.Più il Villaggio cresceva e piùla sua professionalità di im-prenditore è stata fondamen-tale per rendere attuabili iprogetti nascenti dalla fanta-sia della carità del nostroprete. Non possiamo avereparole sufficienti per dirgligrazie. “Vieni servo buono e fedele”,così lo ha accolto il Padre, ac-compagnandolo all’incontrocon l’amata sposa e l’amicosacerdote.

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che allora guidava questa squa-dra – riprende il tecnico bianco-rosso – e quest’anno abbiamomolti ragazzi nuovi provenientida tutto il Tigullio che mai ave-vano giocato al Villaggio, peròsi sono amalgamati velocemen-te. Ai primi allenamenti in pale-stra c’erano addirittura ventunopersone. Un bell’ambiente dovesi può giocare tranquillamentee serenamente, un gruppo ri-masto sempre unito nonostantele sconfitte”.“Capita spesso di ritrovarci a fi-ne gara con persone che datempo non sentivamo, ma cheappena possono vengono a tro-varci, a sostenerci – fa notarePaolo Solari, “Nonno” per gliamici, storico capitano dellasquadra – gente che ci seguecol cuore. Lo sport al Villaggio èanche questo”.

Angelo Coriandolo

Un grido di incitamento, un abbraccio che smorza la tensione pre-partita e riunisce giocatori, dirigenti e tifosi. Ecco il biglietto da vi-sita del team di Promozione di Villaggio Basket. La sensazionepositiva è netta ed immediata: “Mancava solo la vittoria – sorrideil Coach Matteo Costa – e anche quella è puntualmente arrivatanell’attesissimo derby di ritorno contro l’Aurora Chiavari, vinto per69 a 65”.

Un punteggio che dice l’intensità della gara…“Una vittoria, la prima finalmente; una piccola soddisfazione chepremia il lavoro fatto e il sudore spremuto in palestra. Sono con-tento per i ragazzi che hanno sempre partecipato agli allenamenticon impegno e serietà”. Costa allena per la prima volta la squadra di Promozione del Vil-laggio Basket e non è la sola novità di quest’anno: “L’ anno scorsoero il vice di Fiorenzo Terribile, attuale coach del team di Serie D,

Un gruppo di amici che fa basket

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Ancora una volta i pubblici ammini-stratori del Tigullio, Golfo Paradiso edintorni hanno “rischiato la propriafaccia” sul palco a sostegno del Villag-gio.

Un grazie sentito agli organizzatori, au-tori e registi, al pubblico plaudente egeneroso di offerte; agli sponsor chehanno coperto la spesa.1010

SPO

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DIN

TORN

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Don Nando Negri onlus

I.m. di Pippo Sanguineti: fam. Sanguineti Giacomo efam. Sanguineti Lorenzo, Clara Comite e Angela San-guineti, Alberto e Rosella Campodonico, Sergio e MariaLuisa Benetti, dipendenti ed ex Ditta Sanguineti Legna-mi - Erminia La Sala - Maria Bottini - Angelo Fulle -Carla Ardissone - Maria Anna Costa e Cesare Maschio -Mauro Costa e Rita Copello - Carmelitane Scalze di Ge-nova - Carla Ardissone - Carlo Borinato - MaurizioCarrea - Alessandro Azaro - Giovanni Cordano i.m. didon Nando e don Roberto - Luigi Broglia i.m. di donNando - Parrocchiani di San Quirico e Montepegli inoccasione degli 80 anni di don Emilio - Pierluigi Solari- Maria Rosa Olivari - Mirella Massa i.m. di Tomaso -Ilde De Martini - Maria Sbarbaro - Armando Tassara -Carla Bertolini i.m. del fratello Alberto e della cognataRosalia Castellani - Lilia Lorenzani - Lidia Laneri -Franco De Lorenzi - Enrico Crino - Luigi Rocca - MillyZolezzi Figone - Fortunata Sconnio i.m. di Doris Wer-linde - Paolo Trebiani i.m. dei propri cari - Paola CorteVallebella - Antonio Razzetti - Maria Angela Milanta -Rita Monteverde i.m. di Giovanni - Tiziana Brozzo -Roberto Bernardello - Livia Pizzini - Giuseppe Cortii.m. della moglie Gabriella - Maria Gabriella Ratto - Li-dia Armario - Andrea, Ilva, Ada, Pinuccia, Mariuccia,Renzo, Rosalba e famiglia i.m. di Graziella Rossi - An-tonella Sartorio - Angela Praro - Gina Guidoni - IldeZolezzi - Stefano Segale - Gianna Cervini - RobertaScaltriti - Stefania Demartini - Giovanni Arado - SergioBianchi - Alfredo Devoto - Cesare Giuggio - GiulianaRomeni - Giuliano Raggio - Nelly Chiappe - Opera Ma-donnina del Grappa di Sestri Levante - Donazione di-pendenti ATP Esercizio srl di Rapallo

Per il Villaggio

N.N. i.m. di Elio Basilico - Agostino Conti i.m. di mam-ma Maria - Offerte raccolte in occasione delle esequie diPippo Sanguineti

Periodico

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Via IV Novembre 115 Tel. 0185/3751 -www.villaggio.org - e-mail: [email protected] Tribunale n°1/88 del 26/1/1988

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LA cAMeRA DI Don nAnDo IL PRIMo GIoVeDì DeL MeSe

(A PARtIRe DA MAGGIo) DALLe oRe 16 ALLe oRe 18.

stinti nelle occasioni in cui siaopportuno lavorare a piccologruppo. Anche l’attrezzatura informatica(lavagna multimediale interatti-va (Lim) e proiettore multime-diale, ecc.) è stata pensata per co-involgere gli ospiti attraverso icanali sensoriali principali sfrut-tando le loro potenzialità resi-due. Colori e immagini nitide edi grandi dimensioni e suoni pu-liti comporteranno, secondo lanostra esperienza, un maggiorcoinvolgimento sensoriale e mo-tiveranno ad una risposta cogniti-va difficilmente ottenibile da per-sone con forte deficit attentivo. Infine, la climatizzazione, la po-sa di parquet a pavimento e diuna controsoffittatura con im-pianto luci a diffusione regolabi-le, completerebbero la creazionedi un locale accogliente e fami-gliare dove le persone, che tra-scorrono quotidianamente piùore al giorno nello stesso luogo,possano ritrovare un ambienteconfortevole.Il costo dei lavori necessari edelle varie attrezzature somma€ 53.000,00 + Iva.Il primo contributo di €6.000,00 è arrivato dallo spet-tacolo dei sindaci. Confidiamo nell’aiuto di tantepersone: è possibile versare of-ferte in Banca Carige a Chiavarie nelle filiali del Banco di Chia-vari.

Serenella Orsini

è un progetto dedicato ad adulti, già inseriti nel centro Acquarone, af-fetti da ritardo mentale di grado medio, variamente associato a pluri-handicap (motori, sensoriali e di comunicazione). Si tratta di 26 per-sone, organizzate in due differenti sottogruppi, 14 maschi e 12 fem-mine, di età compresa tra i 28 e i 53 anni, con età media di 42 anni.In particolare nel 50 % di questi soggetti il ritardo mentale si associaa un grave handicap motorio e comunicativo.

L’ opera di rinnovo dei locali nasce dall’esigenza di creare per gli ospitiun ambiente versatile, multifunzionale, stimolante e comunicativo ingrado di soddisfare sia esigenze di tipo didattico sia bisogni ludici ericreativi. In considerazione dell’alta incidenza di ragazzi in carrozzina, un am-biente libero da ostacoli e da barriere diventa condizione necessariaper fruire appieno dello spazio a loro dedicato. I due locali, di cui disponiamo, dovrebbero poter essere divisi da unaporta scorrevole in modo da poter essere utilizzati o come un unicogrande spazio (ad esempio per la visione di filmati) o in due spazi di-

“Noi oltre tutto”

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