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Manganelli Intervista 19gen09

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    Giorgio Manganelli,il teppista della letteratura

    Francesco Verso intervista Lietta Manganellidicembre 2008

    @ O b l i q u e S t u d i o 2 0 0 9 | v i a A r e z z o 1 8 | 0 0 1 6 1 R o m a

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    uando arrivo alla fine della strada SanLorenzo, vedo il numero 129, sbilenco.

    Lultima casa. Giallo girasole. Capisco des-sere arrivato. C vento e nessuno in giro. Suono, poibusso e quella che mi accoglie una signora sorriden-te circondata da tanti gatti che le fanno da strale. Afatica risale le scale e mi fa accomodare in cucina. I suoifigli stanno ancora pranzando nellaltra stanza. Miaffaccio dalla finestra per vedere ancora quella stranastruttura blu accanto allabitazione. Lei legge il miodisagio e mi spiega che quello un interferometro,unapparecchio usato in astronomia per studiare gli effet-ti delle onde elettromagnetiche. La gente si tenuta

    alla larga da questa casa isolata perch credeva chequello fosse un acceleratore di particelle, e avesse a chefare con il nucleare. Ogni quindici minuti passa unaguardia. Dunque il posto sicuro e oltretutto conve-niente. Mi dice che linterferometro sempre in colle-gamento con altri suoi simili sparsi per il mondo.Stanno cercando qualcosa nello spazio. Presenze,risposte, altre domande. Ma ancora non hanno trovatoniente.

    Questo posto sarebbe piaciuto a mio padre. Da unaparte c uno strumento puntato verso le onde stellari,dallaltra le mucche pascolano allo stato brado. Un veroossimoro. Ci sediamo e cominciamo.

    Prima giovane docente al liceo e poi alluniversit, potreb-

    be raccontarmi il percorso che ha condotto suo padre a

    diventare consulente editoriale per le maggiori case editri-

    ci quali Mondadori, Einaudi, Adelphi, Garzanti e

    Feltrinelli?

    Allora, la cosa abbastanza comica perch alluniversi-t lui entra abbastanza avanti con gli anni [perse unanno al liceo per problemi con la madre Amelia,NdR],come assistente di Baldini. Anzi neanche inizia come

    insegnante di liceo, che sarebbe stato troppo, ma comeinsegnante di lingue di una scuola tecnica femminile.Per ha cominciato a recensire libri gi nel 44 per laGazzetta di Parma e il Resto del Carlino e in pi peralcune riviste tipo Letteratura Italiana, Illustrazione

    Italiana, che poi sono scomparse. Ha cominciato pro-prio in quegli anni l, proprio ragazzino.

    E come avvenuto poi il salto da recensore per piccoli gior-

    nali a critico per le grandi testate e riviste?

    Non stato facile, per lui ha avuto la grande fortunadi entrare, come prima casa editrice per cui ha fatto il

    lettore, in Einaudi e conoscere quel granduomo cheera Luciano Fo, un uomo con unintelligenza assolu-

    tamente al di l del normale. In quel periodo poi ceraanche Calvino, e quindi mio padre stato preso emesso sotto la loro ala. Quando poi Fo venne via inmodo abbastanza violento da Einaudi e costruisceAdelphi nel 1963-1964, mio padre lo segue, non comeautore ma come lettore e qualche volta come tradutto-re ma con molta fatica perch, bench avesse fatto

    Memorie di un cane giallo, quando Fo gli chiede di tra-durre Flatlandia, lui risponde: Se vuoi ti faccio larecensione, ma non mi parlare di tradurre perch chola nausea.

    Aveva gi tradotto tanto?

    S, le sue primissime traduzioni sono del tempo del-luniversit. Ha cominciato la carriera, non di recen-sore ma di tirocinante editoriale in Mondadori,quando faceva lediting delle traduzioni dei libri gial-li americani. Quello il periodo in cui traduce tan-tissimo, traduce per campare Per lo fa bene, einfatti ho questi libri che ormai sono in fotocopiaperch del 1947, e sto cercando un editore per ripub-blicarli, cosa pi difficile di quanto non sembri,nonostante siano traduzioni dautore. Per comediceva sempre mio padre: Beato il libro, per bruttoche sia, che nasce con gi una collana. Perch altri-menti, potrebbe essere un capolavoro ma se la colla-na non c non c niente da fare. E questo suc-cesso con lHilarotragoedia: il primo ad averla inmano stato Vittorini ma in Mondadori non ceraposto per un libro del genere.

    Infatti strano che l Hilarotragoedia sia stata pubblicatada Feltrinelli.

    Perch mio padre conosceva Giangiacomo Feltrinelli il

    quale era abbastanza pazzo da tentare una cosa delgenere. E poi Mondadori s mangiato le mani.Mondadori con mio padre ci casca sempre. Perch harifiutato, sdegnato, anche Pinocchio parallelo, dicendonon mi entusiasma, eppure stato uno dei suoi suc-cessi maggiori insieme a Centuria. che proprio nonci piglia.

    Quindi mio padre ha cominciato cos, sistemandolibri gialli, un libro di guerra della Curie, traducendoper Alberto Castelli, traduttore di liriche inglesi, quan-tunque prete, e che poi ha sposato i miei genitori inun momento di follia. E per Gilberto Altichieri, altro

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    personaggio di spicco dellepoca, che gli ha fatto tra-durre del materiale.Da Mondadori passato poi a tra-

    durre due libri per Bompiani, in quanto c semprestato un legame. E arriviamo al 1951-1952. Dal 53lascia Milano, in modo violento, va a stare a Roma e hala fortuna di avere un fratello, alto papavero della Raidi Torino, lingegner Fiorenzo Manganelli, il quale rie-sce a presentarlo alla Rai, al terzo canale, e nel 53 fa ilsuo primo intervento radiofonico, una bibliografiaragionata dei poeti celtici. Comincia l e poi in Rai cirester per almeno ventanni. Come autore delle

    Interviste impossibili, diIn un luogo imprecisato, di Cassiogoverna Cipro. E poi cerano molte trasmissioni che

    faceva lui, non apparendo come autore. Soprattutto dicritica della letteratura inglese. Ce n un mare, tantoche qualcosa stato riunito in un libro che si chiama

    Incorporei felini.Ma ce n, ce n tra laltro mio padre aveva una

    facondia nello scrivere pazzesca. Io tante volte midomando se non erano due gemelli che scrivevano aturno. E per strano che possa sembrare, scrive pi damorto che da vivo. E pubblica pi da morto che da

    vivo. Un altro suo paradosso.

    Suo padre non gradiva leggere romanzi, soprattutto quelli

    dalla trama complessa e articolata, eppure ha svolto latti-

    vit di lettore a pagamento per cinque anni, dal 1960 al

    1965, arrivando a recensire qualcosa come duecento testi in

    attesa dessere tradotti e pubblicati in Italia. Come ha fatto

    a conciliare questattivit per lui fastidiosa e a tratti ripu-

    gnante con le sue idee sulla letteratura? Era un modo per

    sopravvivere durante quegli anni o cera altro?

    Dalle schede si vede come ci sono moltissimi romanzidi cui mio padre parla bene che nessuno ha mai pub-blicato e altri a cui mio padre dice assolutamente noche sono usciti subito dopo. Questa cosa lo deprimeva

    molto, e diceva cosa mi pagano a fare per leggere sepoi di quello che dico io non gliene importa niente?.Per a un certo punto era un lavoro. Come del restoaveva fatto linsegnante, pur detestando linsegnamen-to. Anche perch aveva difficolt nei rapporti umani.Quindi figurarsi con una classe di femmine. Dicevaessendo misogino non posso non adorare le femmini-ste perch si fanno del male da sole. Era un uomo chedelle donne aveva una paura folle. Lunica dichiarazio-ne damore che mi fece fu, guardandomi in faccia:Pensa che strano, riesco a volerti bene, nonostante tu

    sia donna.

    Suo padre affermava che lespressione recensione seria

    richiama alla mente una precisa figura retorica, lossimoro:

    tipo ghiaccio bollente o precipitosa lentezza. E poi

    aggiungeva: Come che si tocchi il tema, la recensione resta

    un genere letterario ambiguo, anche peggio non una

    cosa seria. Che valore si pu dare oggi alla critica lettera-

    ria, e quale dovrebbe essere il ruolo di un consulente priva-

    to dellautorit dimporre un giudizio di valore su un libro

    o unopera in genere?

    Diciamo che, anche secondo lui, un consulente edito-riale non ha la possibilit di dare un parere sul valorereale di un testo ma solo sul valore commerciale.Questo libro si vende, questo no. Questo libro una

    schifezza, e si vende. Questo libro bellissimo, quindinon si vender mai. Secondo mio padre lossimoromassimo questo un capolavoro,quindi non lo com-prer nessuno. Perch in realt vero. Se oggi ci guar-diamo in giro, i libri che vanno per la maggioreoddio.

    A questo proposito ho notato che il lettore/recensore

    Manganelli era una figura inscindibile dal critico e quindi

    che i suoi gusti entravano in maniera prepotente nelle sche-

    de di valutazione.

    Assolutamente, anche perch impossibile staccarlo.Un critico che volesse essere obiettivo, non pi uncritico.

    Perch spesso nel mestiere di consulente, la vendibilit di un

    libro uno dei fattori

    vero, per mio padre non ci arrivava mai. Arrivava s,ma in senso inverso. Della serie inutile farlo perchquesto veramente un capolavoro, quindi non lo ven-derai mai. Questo un libro cos e cos, per prendeperch c il personaggio pincopallino. Basta vedere lesueInterviste impossibilicome smonta Dickens, il quale

    nonostante sia un signore vendutissimo, al di l chepossa piacere o meno, al di l che sia convincente omeno,mio padre maveva presentato cos La piccola bot-tega dellantiquario: Bisogna avere un cuore di pietraper non morire dal ridere alla morte della piccolaNell. Mio padre era impazzito? Ma poi mi sono resaconto leggendolo che veramente bisogna avere uncuore di pietra per non morire dal ridere.

    Oppure allinterno dei Promessi Sposicerano deci-ne di libri, non colpa di nessuno se Manzoni hascelto il peggiore. Ed vero, ci sono tantissime storielaterali che non sono affatto sviluppate mentre la

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    storia in s: tutto sto casino per questa qua? Per que-sta sciacquetta?

    Uno degli scrittori che mio padre odiava, neanchesimpaticamente, era Capuana. Perch scriveva male. Euno dei dispiaceri pi grossi della sua vita, stato dinon poter dire a Pasolini che scriveva male.

    Larrivo di Manganelli ha scombussolato non poco lam-

    biente della critica letteraria. Molte sono state le polemiche

    in seguito alla querelle con Grazia Cherchi e Beniamino

    Placido circa il valore della recensione o quella con Pasolini

    che defin suo padre un teppista della letteratura. Lei cosa

    ne pensa delle frecciate che gli intellettuali dellepoca erano

    soliti scambiarsi a mezzo stampa?Beh, mio padre si laureato a Pavia, lo so, torniamoindietro ma importante. Aveva il pi folle tra gli inse-gnanti che lateneo di Pavia abbia mai avuto, VittorioBeonio Broccheri. stato lui a dare lavvio al modo diessere di mio padre, perch anche lui era cos. BeonioBrocchieri era quel tizio che, dopo aver fatto lezione,pigliava un bimotore perch aveva il brevetto e andavaa farsi un giro sopra il Polo. E poi tornava e natural-mente smontava tutto ci che aveva visto. E natural-mente smontava tutto ci che insegnava. Un dissacra-tore nato. Una persona con cui mio padre ha avuto unlegame fortissimo anche al di fuori delluniversit, laprima persona a cui ha fatto vedere le sue poesie. Ilgiorno della laurea, Beonio Brocchieri gli diede 110 elode nonostante la tesi di mio padre non avesse n unanota n una biografia. Per glielo diede lo stesso.Perch erano tutte idee sue, sulla politica del 600. Noncome poteva vederla il povero Tommaso Campanella opincopallino ma come la vedeva GiorgioManganelli. E cos gli ha fatto capire che ci che pen-sava valeva esattamente quanto il pensiero di qualun-que altro critico.

    Dunque questo elemento dissacratorio si protratto negli

    anni. In tutte le polemiche con i critici. E lui viveva bene

    questo fatto?

    S, non lo viveva con rabbia ma con divertimento.Pasolini lo chiama il teppista, io lavrei chiamato ilbuffone della letteratura. Fondamentalmente miopadre, come tutte le persone tragiche, come tutti iclown, si divertiva moltissimo ed era un disperato. Hasempre avuto queste due facce. Per gli scontri non li

    viveva in senso negativo. Ad esempio con Gadda stata una cosa divertentissima. Perch a lui faceva

    molto ridere il fatto che Gadda pensasse chelHilarotragoediafosse una presa in giro de La cognizio-ne del dolore. E ridacchiando, mio padre gli spiegava:Caro Ingegnere, le madri matte degli scrittori in que-sto periodo impazzano. Quindi ce ne abbiamo una peruno. Teniamoci buona la nostra.

    Ma gli altri rispondevano male e se la prendevano molto.

    S, anche con Moravia ebbe degli scontri pesanti.Moravia sincazzava, lui no. Anche con Eco che sioffendeva e gliene diceva di tutti i colori ma larticolo dimio padre partiva con mi fa molto piacere che Eco miabbia risposto. No,lui non s mai offeso.Cio si offen-

    deva per cose completamente diverse, come un ritardoa cena. Quella per lui era una cosa intollerabile. Ma segli dicevi che non capiva niente, si divertiva moltissimo.

    In seguito al lavoro di lettore e traduttore, suo padre ha mai

    espresso un senso di nostalgia per quel ruolo forse un po oscu-

    ro ma molto prezioso ai fini della scoperta di autori spesso

    sconosciuti o marginali rispetto ai grandi nomi della lettera-

    tura internazionale? Lopera di suo padre sotto molti aspet-

    ti, schede di valutazione, traduzioni e recensioni, mi sembra

    simile a quella di un moderno talent scout della letteratura.

    S, vero, per era un talent scout mancato. Della serieche molte poche persone lhanno preso sul serio. Eanche le prefazioni ai libri, sono molto legate al nonlho letto e non mi piace.Cio: Io ti faccio la prefazio-ne, ma quella che dico io con quello che penso io, indi-pendentemente da cos questo libro. Le sue recensio-ni pi belle sono su libri che nessuno ha mai considera-to. Basti pensare alla recensione su Peter Pan che ades-so Einaudi ha messo sulla nuova edizione del libro, maPeter Pan un romanzo assolutamente di serie C2.

    E nessuno ha pensato di andare a vedere quelle recensioni

    e pubblicare delle perle che si sono perse? quello che stiamo facendo.Per Adelphi si era ferma-ta, per adesso riparte lopera omnia. Nellopera omniaci sar una cosa di questo genere.Ma una cosa imma-ne. che mio padre ha scritto dovunque e dappertut-to. una cosa al limite del folle, io che lavoro spesso inarchivio Adelphi per cercare di metterle insieme, angosciante. [] Eppure mio padre una vita pubblicalaveva. S, il foglio bianco era la sua coperta di Linus,il suo modo di sfuggire allangoscia. E quanto pi eraangosciato, tanto meglio scriveva, quanto pi scriveva.

    Tra laltro era velocissimo. Non velocissimo, perch

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    batteva a macchina con due dita, ma velocissimo quidentro [indica la testa, NdR]. Pur avendo una norma-le dotazione di dita, lui scriveva a macchina solo condue. Lunica volta che gli hanno dato una macchinaelettrica a Francoforte ha detto che scriveva quello che

    voleva lei e che poi lo guardava male.

    Uno dei celebri aforismi di suo padre recita cos: Ognilibro contiene tutti i libri. Da ci deriverebbero due meto-

    dologie operative per un lettore e consulente editoriale in

    erba come me:

    1. Leggere un libro solo e sostenere senza mezzi termini di

    averli letti tutti.

    2. Leggere tutti i libri per affermare senza dubbio di aver-

    ne letto almeno uno.

    Secondo lei cosa mi converrebbe fare?

    Penso che la cosa pi comoda sarebbe leggerne uno epoi sostenere di averli letti tutti, per il problema un

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    Mio padre, come tutte le persone tragiche, come tutti iclown, si divertiva moltissimo ed era un disperato

    Uno dei dispiaceri pi grossi della sua vita statonon poter dire a Pasolini che scriveva male

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    altro, una cosa che mio padre diceva sempre e cio chequalunque scrittore in tutta la sua vita scrive sempre lo

    stesso libro. Ci gira un po intorno ma scrive sempre lostesso libro. Per cui forse, tutto sommato

    Un libro per ogni autore?

    Ecco, esatto. Fare una scelta. Mio padre a volte recen-siva libri che non aveva assolutamente letto.

    Seguiva il famoso consiglio di Scheiwiller per cui un recen-

    sore pu riservarsi il diritto di affermare: Non lho letto e

    non mi piace

    Esatto, libri che non sera mai nemmeno sognato di

    leggere. O molte volte leggeva e adorava libri che nonaveva mai recensito. Anche perch mio padre avevadegli strani grandi amori, credo che il suo pi grandeamore, e forse si capisce, fosse Pinocchio. Ma Pinocchiofino alla pagina prima della fine: famosa limmaginedi mio padre in calzoncini corti seduto per terra chepiange a calde lacrime tirando cazzotti al pavimentoperch questo stupido bambino ha preso il posto delmeraviglioso burattino. Infatti, quando se ne parlavainsieme, mi diceva: Ti rendi conto che da quandodiventa bambino non c pi niente da dire?.

    Perch nel finale c bisogno della morale.Esatto, per il burattino un essere interessante, intel-ligente e poi soprattutto un mentitore. Lui diceva cheBernhard gli aveva insegnato a mentire, cosa che perlui aveva gi di natura, perch diceva sempre che chidice la verit ha una vita sola, mentre chi mente ha tuttele vite che vuole.Se le cambia,se le sostituisce,se le gira.

    Se le aggiusta

    Che bellissimo. Perch la vita reale? davverocome la vediamo noi? Oppure come la vediamo noi

    ma completamente diversa perch la percepiamo soloattraverso i nostri sensi? E questo insito in tutto,anche nella letteratura.Questo testo bello in s oppu-re bello per come lo vedo io? Risponde a delle mieesigenze, per cui lo trovo stupendo ma in realt unaschifezza? E quindi perch dovrei dire che bello obrutto solo perch lhanno detto tutti?

    A questo proposito mi viene in mente unaltra delle sue

    massime: Un lettore di professione , in primo luogo, chi sa

    quali libri non leggere.

    Che molto pi importante di sapere quali libri leggere.

    Forse la difficolt quella di non essere Manganelli per

    cui di fronte allo svolgimento di un compito, non tutti sono

    in grado di poterlo evitare in questo modo.

    Certo, mio padre aveva, ed era la sua maledizione,unintelligenza che andava due passi davanti a lui. E luiha passato la vita a corrergli dietro. Ed una cosadrammatica. Crea delle grosse difficolt perch tiimpedisce in un modo o nellaltro, di avere una vitanormale. E ricordiamoci che mio padre non scrivevanel senso reale del termine, lo so che non facile dacapire, lui riportava sulla carta ci che quelli volevanoche lui scrivesse. Cio, ha provato tre volte a scriverePinocchio parallelo come voleva Mondadori e non c

    riuscito. Poi Pinocchio parallelo voleva essere scritto ealla fine stato scritto. Lui si definiva uno scrivendo-lo non uno scrittore. Lui non faceva altro che riporta-re ci che le parole volevano che lui scrivesse.

    Ma questo flusso magmatico che da dentro di lui passava

    attraverso lintermediazione di quelli per poi diventare

    loggetto libro subiva varie trasformazioni.

    S, sembra assurdo ma nella sua testa era assolutamen-te vero, quando finiva un libro diceva: Chiss cosa ho

    voluto dire io, quando ho scritto questa roba. Perchnon sono stato io [ad averlo scritto, NdR], io sono unaspecie di mezzo. Anche perch unaltra sua massimaera: Non sono sicuro che le parole abbiano un signifi-cato, certamente hanno un suono.

    In unepoca dove, non solo nelleditoria, vige un conformi-

    smo mascherato da politicamente scorretto, dove le logiche

    di mercato simpongono nelle classifiche di vendita e dove i

    paratesti lasciano il posto a copertine scintillanti, a strilli di

    personaggi pagati a peso doro, e le recensioni si barattano e

    mercanteggiano, quale sarebbe il commento di suo padre

    che, gi alcuni anni fa, aveva intravisto questa tendenza?

    Probabilmente si sarebbe messo a fare tuttaltro. Credoche come ha fatto con luniversit, da cui scappato, aun certo punto avrebbe smesso o di fare recensioni dilibri che nessuno gli avrebbe pubblicato o di fare recen-sioni che avrebbero avuto unimportanza soltanto comeoggetto di culto,perch le aveva scritte Manganelli. Aun certo punto in lui sopraggiungeva il disgusto, comeper linsegnamento, come per luniversit, sarebbe arri-

    vato al disgusto anche l. Mio padre non era una perso-na che potevi comprare. Non avrebbe mai fatto unarecensione favorevole solo perch tu eri un amico o per-ch qualcuno glielaveva chiesto. Stroncava persone che

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    conosceva benissimo, persone cheavrebbero anche potuto aiutarlo.

    Credo che il suo valore stia proprio nel

    non aver subito influenze, nel non

    essersi fatto tirare per la giacchetta da

    questo o da quellaltro.

    Lui rimaneva assolutamente quello

    che era. Questo era pure uno deimotivi per cui gli editori se lo rim-balzavano da uno allaltro, perchlui non ci stava. Mi rammento diun fatto: le patatine di Einaudi.Einaudi aveva labitudine di sentir-si il capo, il padrone, e quindi tuttii suoi scrittori e consulenti eranoroba sua.Ebbene durante una cena,davanti a tutti, Einaudi allungasemplicemente una forchetta eprende due patatine dal piatto di

    mio padre, una cosa che non sipoteva fare, n andava fatta. Luinon dice niente, perch non unapersona che fa scenate. Se ne stazitto ma finita la cena, quando tuttisi riposano per rivedersi dopounora, il professor Manganelli scomparso. Il professor Manganelli

    ha preso un taxi e si fatto portarealla stazione. Con Einaudi non hamai pi avuto rapporti.

    Mai pi? Neanche anni dopo?

    No. finita con una patatina. Ilrispetto della sua persona o dellesue idee erano fondamentali. E nonavrebbe mai fatto una recensione ouna cosa che non gli piaceva soloperch leditore gli diceva di farla aquel modo []. Lui andava con-

    trocorrente ma non per andarecontrocorrente, perch era cos enon poteva far niente di diverso.Mi ricordo una famosa recensionesu Saroyan, in cui s autoaccusatodicendo: Ma come ho fatto a direche scriveva bene?. Il che molte

    volte gli costato la seggiola.

    Voglio dire, venuto via dalCorriere della Seraper andare in ungiornale meno prestigioso come Il

    Messaggero perch lui, con gliintrallazzi del Corriere, non riuscivapi a starci. Gli chiedevano coseche non poteva fare. Mi dicevasempre: Ricordati che comunquequalcuno scontenterai per forza eallora fai quello che vuoi, basta chesei convinta tu. E questo secondome un grande insegnamento.

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