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Intervista Giovanni Re

Date post: 21-Mar-2016
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Intervista a Giovanni Re pubblicata su Graph Creative nel mese di Ottobre 2011
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IN VISTA ottobre 2011 16 riflettori puntati su di Valeria Teruzzi Una vita da Re S eguire le proprie passioni e fare un lavoro di suc- cesso non sono mete impossibili e in contraddi- zione, anzi sono le basi da cui partire. Se poi ag- giungiamo il coraggio di sperimentare, la condivisio- ne delle esperienze, la comunicazione, il gioco è fat- to: la vostra attività sarà un trionfo. È questo che con un palpabile e contagioso entusiasmo Giovanni Re, Community Manager di Roland DG Mid Europe, tra- smette con una carica davvero unica, che uno stareb- be ore a sentirlo parlare. Forse perché con lui tutto sembra possibile, basta volerlo e crederci, forse perché lui è uno che ci mette il cuore in ogni cosa. Fatto sta che lui, Giovanni Re, arcinoto Community Manager di Roland DG Mid Europe, è un innovatore di professione e un appassionato di natura, e qui, ancora una volta, ce lo dimostra
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ottobre 201116

riflettori puntati su

di Valeria Teruzzi

Una vita da Re

Seguire le proprie passioni e fare un lavoro di suc-cesso non sono mete impossibili e in contraddi-zione, anzi sono le basi da cui partire. Se poi ag-

giungiamo il coraggio di sperimentare, la condivisio-ne delle esperienze, la comunicazione, il gioco è fat-to: la vostra attività sarà un trionfo. È questo che con un palpabile e contagioso entusiasmo Giovanni Re, Community Manager di Roland DG Mid Europe, tra-smette con una carica davvero unica, che uno stareb-be ore a sentirlo parlare.

Forse perché con lui

tutto sembra possibile,

basta volerlo e crederci,

forse perché lui è uno che

ci mette il cuore in ogni

cosa. Fatto sta che lui,

Giovanni Re, arcinoto

Community Manager di

Roland DG Mid Europe,

è un innovatore di

professione e un

appassionato di natura, e

qui, ancora una volta,

ce lo dimostra

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Il suo motto

Sapere, fare, saper fare, far sapere

CARTA D’IDENTITà

Nome Giovanni

Cognome Re

Professione Community

Manager

Azienda Roland

DG Mid Europe

Segni particolari della sua

azienda E’ il più bel posto

dove andare a lavorareIl posto più strano dove ha parlato di lavoro In un bagno turco a Istanbul

Il viaggio di lavoro più bello La prima volta in visita alla Roland in Giappone

La fiera preferita Viscom

Paese dove piacerebbe lavorare In Italia. Sempre Il libro preferito La mucca viola. Farsi notare (e fare fortuna) in un mondo tutto marrone di Seth Godin Stato d’animo attuale Extrapositivo Da piccolo sognavo di fare Senza dubbio il Community manager (!)

Sogno nel cassetto Inventare qualcosa di rivoluzionario per il mercato

Partiamo parlando un po’ di lei. Quando e come è approdato in Roland? Che cosa ricor-da con maggiore affetto di quel periodo?

“È stato un momento molto particolare e decisivo per la mia vita. Tutto è derivato dal fatto che Corel, azienda per la quale la-voravo allora, decise di spostare gli uffici a Londra, così ho fatto la lista delle 10 azien-de che mi piacevano di più e al primo po-sto c’era Roland (con cui ero già in contat-to per corsi di formazione). Nel frattempo

anche Mario Picchio della Roland mi stava cercando perché voleva

trovare idee nuove per co-municare e fare cultura

sull’utilizzo dei plotter con training apposi-tamente studiati e organizzati. Ci sia-mo cercati e ci sia-mo trovati. Era il 2003. Nel 2004 ha aperto il ‘mio’ trai-

ning center, parten-do da zero e con car-

ta bianca ho creato un luogo in cui si impara-

va insieme, un punto di riferimento, di integrazio-

ne. Mi sono accorto che era la strada giusta e per creare una rete di contatti mi sono

inventato un forum su yahoo con il marchio dell’Artigiano

Tecnologico di Roland, forum che poi si è allargato ed è di-ventato quello che, con orgoglio, è oggi con quasi 6000 aziende iscritte”.

Chi sono i frequentatori del "suo" forum?

“In realtà si tratta di iscrizioni trasversali, artigiani che per com-pletare un ciclo produttivo si ac-costano a noi. Il bello delle nostre macchine consiste nel fatto che ogni nicchia può essere toccata, il mio lavoro è orientato proprio ad ampliare e a tradurre in opportu-

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nità concrete idee e intuizioni, dare spinte, far capire le ec-cellenze di ognuno per emergere. Passione e perseveran-za sono un connubio vincente che fa funzionare tutti i pro-getti. La chiave è percepire il talento di ognuno e spronar-lo a coltivarlo affinché dia i suoi migliori frutti. Conoscere i nodi per connetterli e fare diverse combinazioni, verticaliz-zare la propria offerta e renderla unica”.

E come si fa a trovare la propria nicchia?“Direi che è il contrario: è la nicchia che arriva a te. Chi ha

già le macchine e vuole espandersi in altri mercati può far-lo attraverso di noi.

nato perché mi sono sposato e ho avuto la mia prima figlia, quando in Sicilia ho aperto un’azienda per corsi di computer grafica, ho partecipato al primo concorso della Corel e dopo qualche tempo ho ricevuto per posta un assegno di 1000 dollari perché avevo vinto il primo premio in Italia, ma non solo, dopo poco mi è arrivato un altro assegno di 5000 dollari perché ero arrivato secondo a livello mondiale. L’altro momento di grande sod-disfazione è stato il primo seminario per la

fiera Visual Communication organizzato con Brigitte Hunt che mi bacchettò du-rante la preparazione dandomi consigli sull’esposizione. Io seguii i suoi consigli e il seminario si concluse con una stan-ding ovation. Indimenticabile”.

Oggi tutti parlano di eco sostenibili-tà. Ma la stampa digitale lo è?

“In realtà la stampa non può essere totalmente ecosostenibile. Certo, c’è una ricerca in tal senso da parte di tut-ti per sviluppare inchiostri, materiali, macchine il più possibili ecocompati-bili, ma quello che è realmente neces-

sario è richiamare l’importanza sulla globalità dei compor-tamenti. Molto spesso sono più rispettose dell’impatto ambientale azioni semplici e coordinate, che ottimiz-zino lavori e progetti. Ad esempio si può tranquilla-mente oggi stesso smette-re di ‘intasare’ le strade con i poster 6 X 3, ai quali ormai nessuno presta più attenzio-ne, e cercare invece una so-luzione, anche una sola, ma davvero bella che sostituisca, con maggior effetto, tutte le altre iniziative insignificanti e inquinanti”.

Secondo lei quali sono le armi per combattere la crisi?

È fondamentale andare oltre la stampa e dare soluzioni. La vendita di una macchina è solo l’ini-zio del rapporto, tutto quello che viene dopo è più importante. Il Creative Center, ad esempio, diven-ta in tal senso un momento essenziale del nostro lavoro per coinvolgerci in prima persona e creare un circolo virtuoso di ricerca, idee, intuizioni. Di progetti interessanti ne vedo molti, ma spesso la paura è la commercializzazione, noi cerchiamo di essere un supporto anche in questo”.

Il momento più bello della sua carriera?“Sono due i momenti che ricordo con un

sorriso. Il primo risale al 1989, anno fortu-

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“Saper fare e mettersi in gioco. La passione è la chiave di tutto, io dico sempre di riflettere se quello che fai lo fai perché sei pagato o lo faresti ugual-mente. Se si tratta solo di un lavoro o se ce l’hai nel cuore: ecco solo in que-sto caso cambia qualcosa”.

Il mercato dell’interior design sta emergendo. Le possibilità offerte dal-la stampa digitale in termini di materiali e macchine sono conosciute e sfruttate per queste applicazioni particolari di interior decoration?

“È un mercato in crescita e in divenire. La domanda c’è, il problema è che la risposta è ancora un po’ vaga. Mi spie-go: ci sono tante, ottime soluzioni legate alla personaliz-zazione degli ambienti, ma manca ancora un’identità co-mune, un punto di riferimento univoco per tutti; si tratta di una nuova professionalità che fatica a farsi conoscere in modo chiaro”.

Ci traccia un identikit dello stampatore in grande forma-to italiano? Che consiglio sente di dargli?

“È difficile tracciare una linea comune in quanto c’è una gran diversificazione all’interno degli operatori della visual communication. Quella che incontro io è gente semplice che si mette in gioco, a cui piace ‘smanettare’ - ma non altret-

tanto leggere i manuali - gente che autonoma-mente sviluppa proget-ti originali e inediti, e fa tanta ricerca e sviluppo da far invidia alle mul-tinazionali. Dall’altra parte però ci sono an-che coloro i quali, in-vece, puntano a fare sempre gli stessi lavori con la clientela acqui-sita negli anni, gioca-

no a lamentarsi, ma non hanno la forza di dire basta o di cambiare sul serio. Io credo che sia necessario raggiungere una massa critica di innova-tori, raggiunto questo numero poi sarà come un’onda che

si propaga, inarrestabile, che scatena una reazione a ca-tena, finché non saranno tutti, ma proprio tutti, inno-

vatori, ricercatori. Succederà un po’ come è accaduto per il forum di Roland, fino al rag-giungimento delle mille aziende è stato un incremento graduale, dopo le mille la cresci-ta è stata a dir poco esponenziale”.

Se potesse che cosa cambierebbe di que-sto mercato?

“Cambierei l’atteggiamento delle agenzie di pubblicità, cioè come le agenzie di pubbli-cità percepiscono ancora la stampa digitale: in modo vecchio. Personalmente ho tenta-to, ma c’è una prevenzione di fondo, tanti pregiudizi che creano barriere”.

Come vede il futuro?“All’insegna dell’interattività. Sto cercan-

do di dare dinamica alla stampa, facendo un passo proprio verso l’interattività, i pri-mi prototipi di soluzioni concrete li vedre-te a Viscom. Ma è una sorpresa”.

Facciamo scherzosamente il gioco del-la torre. Che cosa chiede di più il mercato. Tecnologia o creatività?

"Creatività".

Qualità o quantità? "Nessuna delle due perché la qualità ha

raggiunto un livello talmente alto che nem-meno la si nota più, è data per scontata e la quantità di per sé non significa nulla".

Green o tradizionale? "Interattiva".


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