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MOME_numero 4 def

Date post: 10-Mar-2016
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pag. zerouno Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina. (S.Agostino) E’ sempre ambizioso cercare di portare delle pagine scritte a casa delle persone. Leggere non va di moda, la lettura implica attenzione, tempo, concentrazione e questo contrasta con la logica del fast (food), dell’ usa&getta, dello “spezzatino” televisivo e con quella di Internet, che annulla le distanze ma rischia di spingerci all’isolamento. Perché moMe allora? Perché come diceva Proust “un vero viaggio non consiste nel cercare nuovi paesaggi ma avere occhi diversi”, quelli che servono per vedere l’idea che c’è dietro ogni prodotto, per riconoscere qualità e competenza, quelli con cui guardiamo una foto ma in realtà ascoltiamo un racconto. Occhi nuovi, quindi, per rendere ogni viaggio un punto di partenza e non una meta raggiunta. Da qui partiremo per cercare di raccontare il mondo dal quale prendiamo le nostre idee e basiamo le nostre scelte, vi racconteremo i luoghi che abbiamo visitato, guarderemo le immagini ed i visi che ci hanno ispirato. mome cercherà di essere un magazine in grado di seguire una linea ma in modo sempre diverso. Buon viaggio! a DAY IN FERRARA Il castello / Backstage iNTO THE LIGHT Elementi eSERCIZI DI STILE Glass la vasca da bagno mICROSCOPIO Il Ductal® oPEN SPACE web 2.0 qUALITÀ MENEGATTI Ultima puntata N.4 - dicembre 2011 [RIVISTA DI DESIGN, TENDENZE, ARREDAMENTO e STILI DI VITA A CURA DEL MENEGATTI LAB]
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Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina. (S.Agostino)

E’ sempre ambizioso cercare di portare delle pagine scritte a casa delle persone. Leggere non va di moda, la lettura implica attenzione, tempo, concentrazione e questo contrasta con la logica del fast (food), dell’ usa&getta, dello “spezzatino” televisivo e con quella di Internet, che annulla le distanze ma rischia di spingerci all’isolamento.

Perché moMe allora?

Perché come diceva Proust “un vero viaggio non consiste nel cercare nuovi paesaggi ma avere occhi diversi”, quelli che servono per vedere l’idea che c’è dietro

ogni prodotto, per riconoscere qualità e competenza, quelli con cui guardiamo una foto ma in realtà ascoltiamo un racconto. Occhi nuovi, quindi, per rendere ogni viaggio un punto di partenza e non una meta raggiunta.

Da qui partiremo per cercare di raccontare il mondo dal quale prendiamo le nostre idee e basiamo le nostre scelte, vi racconteremo i luoghi che abbiamo visitato, guarderemo le immagini ed i visi che ci hanno ispirato.

mome cercherà di essere un magazine in grado di seguire una linea ma in modo sempre diverso.

Buon viaggio!

a DAY IN FERRARAIl castello / Backstage

iNTO THE LIGHTElementi

eSERCIZI DI STILEGlass la vasca da bagno

mICROSCOPIOIl Ductal®

oPEN SPACEweb 2.0

qUALITÀ MENEGATTIUltima puntata

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[RIVISTA DI DESIGN, TENDENZE, ARREDAMENTO e STILI DI VITA A CURA DEL MENEGATTI LAB]

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L’ultimo numero del 2011.

Non finisce qui. Non è una minaccia o almeno speriamo non la prendiate come tale.

Un anno fa usciva il mome numero “zero”, iniziava un’avventura che sebbene avesse una direzione per noi chiara, non sapevamo ancora quale strada avrebbe finito per prendere. A distanza di dodici mesi, la felicità che accompagna ogni uscita del nostro magazine continua ancora a superare la fatica necessaria per realizzarlo, ecco perché il numero di dicembre rappresenta per noi una tappa intermedia e non un approdo finale visto che continueremo a scrivere, ricercare e raccontare anche nel 2012, magari cambiando qualcosa perché nulla, di questi tempi, può rimanere uguale a sé stesso a lungo.

Del numero “quattro” che avete in mano, vogliamo sottolineare tre articoli che rappresentano, nel loro insieme, aspetti differenti ma complementari del nostro essere azienda.

Il Backstage di “A day in Ferrara”, perché le foto “ufficiali” non fanno mai vedere quel che è servito per costruirle, sia in termini di fatica sia in termini di felicità.

Web 2.0, dove raccontiamo la nostra presenza “digitale” e come abbiamo scelto di raccontarci quotidianamente attraverso i nuovi modi che internet ha introdotto negli ultimi anni.

Infine l’ultimo capitolo del racconto su cosa sia per noi Qualità, forse nella sua parte più interessante, quella cioè che racconta come si conclude un percorso di vendita e che riguarda quindi consegna e montaggio.

Siamo contenti di avervi avuto a fianco in questi dodici mesi ed in questi primi numeri del mome e speriamo di avervi con noi anche nei prossimi. N.4 - dicembre 2011

mANIFESTO

[Progetto a cura di Pierangelo Ranieri idea e impaginazione grafica: Dieci sas (Pieve di Soligo-TV) - fotografia: Amarcordstudio (Susegana-TV)]

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Come ne “Le Muse Inquietanti” di De Chirico. O come sul retro delle carte da Briscola. Il Castello Estense era lì. Rosso. Imponente e menefreghista del tempo. Giovanni Lunghini ne aveva percepito il calore a distanza, mentre, dalla stazione, si muoveva passeggiando lungo il Viale Cavour.Strani contrasti. Il freddo, quella

mattina, lo aveva accolto sulla scaletta dell’aereo. Ora, invece, era intriso del caldo umido della sua città. I ricordi. Questo lo accomunava al caldo. I ricordi che mollemente si appiccicavano alla memoria come la camicia sudata alla sua pelle crespa, cotta dal sole e dal tempo.Dietro gli occhiali da sole, Giovanni Lunghini nascondeva la sofferenza; nella luce mai spenta del suo sguardo profondo navigava la malinconia di un passato doloroso. Era una resa dei conti. La parola “Fine” ad un rapporto con la storia: la sua storia, ma anche

quella della sua città. Ormai era vicino. Il muretto di quel lontano mattino di novembre era pulito. Le lapidi a ricordare l’eccidio. Anche Bassani l’aveva raccontato, così come Vancini nel film con Gino Cervi.Tutto sembrava ricondurre Giovanni Lunghini ad inseguire i ricordi. Ma, forse, era viceversa.

Li vedeva ancora riversi a terra, in un lago di sangue. Lui, scolaro, vi era stato portato come ammonimento. Con lui, tanti compagni di scuola. Come in gita. Crudeltà unita a crudeltà. Ingiustizia sposata ad ingiustizia.Per anni si era portato dentro il peso della morte. Non ne aveva fatta una questione di giustizia o ingiustizia; la storia va presa così com’è. Purtroppo. Ne aveva fatta, piuttosto, una questione di difetto storico, o di contrasto.Come poteva la morte risiedere lì, a pochi metri dai luoghi dove il

Rinascimento ferrarese aveva visto nascere alcuni tra i suoi più grandi capolavori? Come poteva la morte cercar casa dove la poesia di Ariosto e Tasso, l’arte di Tiziano o di Pisanello, il teatro, gli arazzi del nord Europa, il simbolo ed il potere avevano visto la vita? Giovanni Lunghini si era trasferito. Il padre non aveva sopportato l’abuso psicologico rivolto al figlio, quella mattina di novembre.Ma Giovanni, cresciuto altrove, lontano, si portava negli occhi e sulla pelle l’immagine dell’apoteosi del male. La doveva scacciare, eliminare, annientare. Guardò sotto. Il fossato pieno d’acqua si muoveva appena, mentre grossi pesci nuotavano alla ricerca di cibo. Si stava facendo sera. Le strade del centro iniziavano a popolarsi di persone e di risate. Vestiti a fiori. Abbronzature e occhiali Ray Ban. Infradito e sandali. Contrasti.Ferrara non era più la sua città, ma sentiva che un pezzetto di quei muri, dell’acciottolato, dei “sanpietrini”, delle nuvole che si rincorrevano, lente, in un cielo macchiato di tramonto, gli apparteneva. Il Castello era lì. Imponente e massiccio. Con i Leoni della torre di San Michele (la prima ad essere costruita) che da cinquecento anni ricordavano l’origine tedesca degli Estensi. Rosso di mattoni. Come la parte medievale della città. Falso architettonico frutto del romanticismo.Giovanni Lunghini camminò seguendo il profilo del muretto, che si alzava e si abbassava. Camminava lento toccando con la mano le pietre calde, come il muratore che le accarezza, appena uscite dalla fornace. Panettiere dell’architettura.Piazza Castello era ampia, con l’acciottolato irregolare. Vasta ed

a DAY IN FERRARA

“Rosso mattone” Il castello Estense

di M. Govoni

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al tempo stesso intima. Il rivellino trecentesco ormai non proteggeva più l’ingresso al castello. Ne rappresentava piuttosto un segnale di benvenuto ai visitatori.Giovanni non entrò, ma si fermò lì fuori, in contemplazione. Niente di quel luogo faceva pensare alla tragedia verificatasi là dietro.“E qui potete ammirare una copia della famosa Colubrina La Regina, voluta da Alfonso II d’Este fusa con il bronzo della statua michelangiolesca di Giulio II che era stata abbattuta dai bolognesi al ritorno trionfale in città dei Bentivoglio”.La guida era chiara e semplice nelle spiegazioni. Il gruppo che si portava appresso era attento ed accaldato. Qualcuno scattava fotografie. Qualcun altro inviava sms con il telefonino. Contrasti.“E qui si conclude anche la nostra visita al Castello. Ci sono domande?”“Sì, una soltanto” intervenne improvvisamente Giovanni Lunghini che, incuriosito dal gruppo si era avvicinato.“Ehm, dica...” soggiunse la guida, resasi conto dell’estraneità dell’uomo alla comitiva, ma volendo al tempo stesso evitare polemiche.“Ha raccontato loro dell’eccidio? Di quella notte del 1943? Di come quegli uomini furono giustiziati per qualcosa che non avevano fatto? Io c’ero, sa...”

“Lei c’era? Perché non lo racconta lei, allora, a queste persone che vengono da lontano?”.Era ormai tardi quando Giovanni Lunghini terminò il lungo racconto dei fatti di quel 1943. Li aveva vissuti da bambino, ma, crescendo, si era informato e aveva letto molto a riguardo. Non aveva omesso nulla: gli arresti, le fucilazioni, l’obbligo di guardare cosa sarebbe successo se ci si fosse opposti. Violenza, veemenza. Parlava accarezzando le

lapidi e soffermandosi su ognuno di quei martiri cui il Comune dedicò anni dopo quella strada.Sulla strada di casa Giovanni Lunghini, il giorno dopo, sentiva che quanto aveva fatto il giorno prima gli aveva tolto un peso dal cuore. La parola “Fine” era stata scritta e quella violenza dello sguardo e del cuore subita anni prima si era sciolta nel pianto commosso di quelli che, in silenzio e con attenzione, avevano portato con sé le parole del racconto.

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a DAY IN FERRARA dietro le quinte

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iNTO THE LIGHT

ElementiSemplici soltanto all’apparenza

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Elementi. Solo all’apparenza semplici, dalla cui combinazione prende vita un mondo nuovo. Un processo facile, immediato, non banale, la cui forza evocativa è alla base dell’ultima sfida Luceplan: creare una linea autonoma di apparecchi luminosi tecnici per l’architettura e il contract nel medesimo segno della filosofia che da sempre contraddistingue l’azienda. Con attenzione al design, alla qualità, alla ricerca. Ma anche alla flessibilità delle soluzioni e alla personalizzazione del prodotto. Un catalogo di oggetti luminosi che nasce dal desiderio di crescere e di sperimentare sinergicamente altre strade. E si evolve a partire da rigorosi studi illuminotecnici, applicati a una interpretazione contemporanea della tecnologia e della composizione

formale: alte prestazioni (per affinare progetto e controllo degli scenari luminosi) in apparecchi dal disegno raffinato. Frutto di una ricerca che va oltre il semplice progetto della luce e rilegge high-tech e decoro secondo una concezione originale. Elementi discreti eleganti, capaci di dialogare con lo spazio architettonico. Cinque famiglie dalle tipologie consolidate - una sorta di abaco archetipico delle possibilità di relazione con le superfici del costruito (a incasso, a filo o raso muro, a sospensione, a parete...) - per una collezione unitaria, pensata in divenire e dal carattere fortemente denotato. La cui cifra è data dalla modularità: intesa come intreccio perfetto tra aggregazione libera degli apparecchi e integrazione con altri sistemi funzionali.

Elementi di una nuova grammatica della luce. Così sono pensati gli apparecchi illuminanti della collezione, riuniti in famiglie che si integrano e si mettono in relazione. Progettati per aggregarsi secondo il personale desiderio del lighting designer, gli oggetti luminosi dialogano tra loro e con l’architettura. Non una mera ripetizione di moduli, ma una creativa associazione, nel quadro ogni volta inedito di un progetto personalizzato. Elementi diversi seppure in assonanza, legati da un filo conduttore-generatore: una logica comune pronta anche ad accogliere nuovi componenti. Coerenti gemmazioni di un unico disegno produttivo.

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eSERCIZI DI STILE

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| 1 | Osmos_composizione vasca, con

servetto portaoggetti e vasca Eden

190x90. | 2 | Naked Sottopiano_

vasca sottopiano, top in cristallo

temperato e telaio a vista, modulo

mensole portaoggetti. | 3 | Malmo_

versione con piedini, poggiatesta

e servetto portaoggetti in frassino

naturale.

Negli ultimi anni la collaborazione fra il mondo del design e quello del bagno si è fatta sempre più stretta, al punto da rinnovare profondamente alcuni settori. Una delle conseguenze più importanti di questo felice connubio è la riscoperta di alcuni materiali, come il vetro e il legno, e la ricerca orientata verso nuove mescole e leghe, in grado di garantire maggiore durata, migliore pulibilità e, nel contempo, superiore libertà espressiva per la creazione di forme e colori.

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5 || 5 | Livingston di Giuseppe Viganò per Saba Italia. Gioca sull’effetto sorpresa tramite un uso inaspettato del poggiatesta che all’occorrenza diventa poggiareni | 6 | Nebula Nine sofà di Diesel Collection per Moroso. Grandi e morbidi cuscini rivestiti in lino , rendono il divano il luogo ideale per rilassarsi. | 7 | Lowland di Patricia Urquiola per Moroso. Dimentica i concetti tradizionali, divano contemporaneo, essenziale e dinamico. | 8 | Fly di Primafila divani. I movimenti dello schienale e del bracciolo sono sintonizzati sulle posture abituali del corpoo grazie ad meccanismo che consente differenti gradi di inclinazione.

eSERCIZI DI STILE

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| 4 | Concrete Bath_vasca d’arredo

in Ductal con piletta di scarico

Up&Down, senza foro del troppo

pieno. 190x100. | 5 | Petra_vasca

in Hardlite con pannelli integrati.

Colonna di scarico e piletta cromo.

| 6 | Elle combi_Doccia-vasca in

Hardlite con pannelli integrati. Area

doccia: parete attrezzata con anta

battente in cristallo temperato da

8 mm, apertura 180°, soffione

doccia con miscelatore termostatico

Hansgrohe, holder con doccetta

a stelo, cascata a lama d’acqua,

riempimento per vasca. Area vasca:

porta in cristallo, colonna di scarico

e piletta cromo.

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Il Ductal® è un prodotto di altissima tecnologia, frutto di anni di ricerca di Lafarge, azienda leader mondiale nella produzione di cemento. È un impasto di cemento, una mousse de beton dalle caratteristiche tecniche eccezionali e dalle possibilità praticamente illimitate. Le innumerevoli fibre organiche che si mescolano con questa mousse in modo casuale e apparentemente

senza logica, sono il fortissimo legante strutturale che tiene insieme questo fantastico cemento e che lo rende incredibilmente compatto ed elastico al tempo stesso. Un materiale quindi dalle potenzialità straordinarie in termini sia di funzionalità sia di creatività. Una resistenza insuperabile.Tra le caratteristiche straordinarie del Ductal® importante è la sua

resistenza alla compressione, da quattro a otto volte superiore a quella del cemento tradizionale (da 130 a 200 MPa) e tale da permettere la creazione di architetture complesse con spessori ridotti, realizzando così strutture estremamente leggere.Incredibile leggerezza ed elasticità. La sua resistenza alla flessione è 8 volte maggiore del cemento tradizionale: una dote che lo rende

Ductal®

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appunto fantastico. Chi potrebbe mai immaginare un’asta di cemento che vibra e si flette; Ductal® è pronto a realizzare anche le fantasie più sfrenate.Grandissima impermeabilità.La sua scarsa porosità (6 μ) gli conferisce un’alta impermeabilità, con conseguente altissima tenuta ai cicli di gelo e disgelo, alta resistenza all’esposizione in ambienti marini.Resistente al fuoco e ai colpi.Non infiammabile (Classificato MO-AI), ha un’alta durabilità con eccellente resistenza agli shock e all’abrasione. Nell’albo BFUHP, che è l’organismo di certificazione francese, il Ductal® è stato inserito fra i materiali durevoli, quindi con una vita garantita di almeno 50 anni.La colorazione in massa consente di ottenere praticamente qualsiasi colore desideriate: in realtà l’uso di coloranti naturali che garantisce estrema durabilità, consiglia di concentrare le proposte di colore nei toni pastello. Importante: il colore di Ductal® non cambia anche con l’esposizione alla luce.

mICROSCOPIO

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dOMUS: DECLINAZIONE DELL’ABITARE

Spazi del vivere proposta per abitazioni 02

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Quanti di voi utilizzerebbero solamente caratteristiche dimensionali o puramente funzionali per descrivere il valore degli oggetti che impieghiamo quotidianamente? Eppure il dato dimensionale nel contesto edilizio ha ancora un peso preponderante; è molto comune infatti che la pubblicità di un nuovo appartamento reciti più o meno così: vendesi bellissimo appartamento di 80mq composto da ampio soggiorno, cucina, camera matrimoniale, camera singola, disimpegno, 2 bagni.Se usassimo la medesima strategia di comunicazione la struttura pubblicitaria di un capo di abbigliamento potrebbe essere: bellissimo maglione, taglia 48, dotato di maniche lunghe, scollatura per il passaggio della testa e polsini che trattengono l’aria. Se per il maglione non c’è alcuna speranza di vendita, l’esatto contrario è per l’appartamento; qualcuno infatti sarà ben felice di acquistarlo

ed investire almeno 6mq in lungo corridoio e 9mq in una camera per i propri figli (spesso ripostiglio), da arredare eventualmente in verticale per poter ospitare letto e scrivania.L’abitudine di preconfezionare lo spazio abitativo in soluzioni standardizzate deriva sicuramente dalla semplificazione del processo progettuale, dove i minimi dimensionali dei regolamenti urbanistici, obbiettivamente necessari, vengono utilizzati come un parametro assoluto. Questo aspetto affiancato a logiche imprenditoriali e commerciali sempre più indirizzate al massimo profitto e alla scarsa ricerca della qualità, ha portato inevitabilmente a forme abitative seriali e standardizzate. Il risultato è formalmente corretto e ineccepibile di fronte alle norme, ma è davvero quello che desideriamo per soddisfare le nostre esigenze di vita?Interpretare le richieste del committente significa saper rileggere le forme e gli spazi anche

secondo interpretazioni dell’abitare non ‘comuni’ come è possibile osservare dalle immagini proposte: la distribuzione della casa non è concepita come sommatoria di stanze completamente separate e collegate da un elemento distributore (corridoio), ma lo spazio dell’abitare è un organismo aperto, flessibile, dove eventualmente l’arredo diventa l’ elemento separatore. Per questo la bellezza di uno spazio non può essere assoluta ed univoca, e soprattutto non può essere definita da un rapporto superficie/costo; essa si esplicita attraverso singoli elementi materiali ed immateriali ed il suo significato non può prescindere dalla forma geometrica, dai materiali, dalle superfici, da luce e colore, ma anche dalla rispondenza alle esigenze funzionali, dal senso di appartenenza e di identificazione del soggetto fruitore.

| 1 - 2 - 3 | GLASS HOUSE

Glass House, 1949, architetto Philip

Johnson.

| 4 - 5 | FARNSWORTH HOUSE

Casa Farnsworth 1945/1951, architetto

Mies van der Rohe.

STUDIO DI ARCHITETTURA [ in2 ] Samantha Patroncini

[email protected]

Andrea Mascellani [email protected]

c/o ORATORIO PAGANELLIvia prinella 6744123 ferrara

| 4 | 5 pag.

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Tamburini e Gardosi ha origine nel 1966 dal talento di due maestri artigiani del legno. Ancora oggi la spinta che alimenta il cuore pulsante dell’azienda è costituita da tecnici, falegnami e uomini di grande esperienza nel settore del parquet. Al suo interno si leggono comunque linguaggi innovativi: outdoor, contaminazioni materiche tra legno, resina, mosaici vetrosi e maioliche, sapientemente scenografati all’interno dell’involucro “officina”, luogo magico dove il progetto diventa l’essenza dello spazio; poi ancora scale su misura, la nostra grande passione da sempre, unitamente ad un servizio efficientissimo di assistenza tecnica.Tamburini e Gardosi è un marchio che si distingue da sempre per stile, eleganza

e attenzione alla propria clientela.Accoglienza per noi significa avvolgere, coinvolgere e creare quella giusta convivialità con il cliente: prima di affrontare un percorso così difficile come quello della scelta del nuovo concept-casa, è infatti necessaria la sintonia che si deve creare tra chi acquista e chi offre consulenza. Piccoli gesti, che noi reputiamo fondamentali, sono all’ordine del giorno all’interno del mondo Tamburini e Gardosi: il nostro cliente viene coccolato e, tra pasticcini, spremute d’arancio e l’aroma del caffè appena fatto, la scelta del parquet diventerà un bel momento di confronto e convivio.I consulenti Tamburini e Gardosi sono a completa disposizione della clientela per chiarire qualsiasi dubbio,

consigliare gli stili e le combinazioni più adatte e discutere qualsiasi tipo di necessità.Parquet ma non solo: i nostri uomini sanno bene che tante sono le combinazioni con gli altri materiali. La resina, i mosaici vetrosi, la maiolica e tanto altro ancora. Queste opportunità creano un arricchimento sensoriale, visivo, tattile ed ogni commistione viene studiata al fine di trovare la giusta soluzione adatta per lo specifico progetto in base alle esigenze del singolo cliente.L’impegno delle aziende di nuova generazione è quello di essere sempre più vicino a chi progetta, a chi costruisce. Solo chi avrà la capacità di confrontarsi e dialogare con architetti, designer

TAMBURINI E GARDOSI PAVIMENTI IN LEGNO

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[email protected]

pARTNER

e addetti ai lavori in genere avrà più possibilità di emergere in un mondo che va sempre più alla ricerca di eccellenze e di competenze specifiche.L’impegno degli uomini Tamburini e Gardosi è quello di seguire passo dopo passo il progettista e l’impresa, verificandone le esigenze, studiandone le necessità, supportandone le attività con competenza e qualità del servizio.Il servizio che viene offerto è a 360 gradi, dalla consulenza, al rilievo tecnico passando per lo studio di fattibilità; dal supporto alla progettazione per arrivare alla realizzazione vera e propria.In ogni step, il nostro personale specializzato ciascuno nei propri ambiti, segue con professionalità e cortesia le esigenze del cliente, creando così un circolo virtuoso all’interno del quale la committenza dovrà preoccuparsi solo di verificare il lavoro svolto. Questo consente sia a chi progetta, sia a chi realizza ed infine al cliente finale di avere a disposizione un’ulteriore figura professionale atta a garantire la bontà dell’opera eseguita. Durante la fase di realizzazione le nostre squadre di messa in opera sono tutte impegnate nella trasformazione del manufatto.Eccellenze tecniche, maestri falegnami,

applicatori e artigiani di altissimo livello curano dal trasporto della merce, alla posa in opera, all’adattamento specifico di particolari in corso di lavorazione, alla chiusura dei lavori fino all’assistenza post vendita.In tutto questo percorso nulla è lasciato al caso: programmare, condividere con uomini di cantiere e progettisti, offrire la massima disponibilità e la massima flessibilità nel risolvere eventuali problematiche che possono nascere durante le fasi

di lavorazione. Tutto ciò con lo scopo di portare a compimento quello che noi chiamiamo Opera, e che per il cliente rappresenta la realizzazione del proprio sogno: la casa.

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Nel 2008 arriva in Italia un nuovo sito internet si chiama Facebook, nessuno si sarebbe aspettato che tre anni dopo quel nome avrebbe voluto dire più di 20 milioni di italiani iscritti e circa 700 milioni nel mondo. Il web 2.0 era praticamente arrivato anche in Italia.Ma cosa si intende con web 2.0? Fino alla prima comparsa di fenomeni come My Space, internet era stato concepito come un enorme contenitore di informazioni, l'inserimento delle quali era riservato ai fornitori cosiddetti “ufficiali” delle notizie: aziende, organizzazioni statali e non, enti

etc. etc. Con il caso citato invece, gli utenti iniziano a generare un flusso d'informazioni autonomo, non dipendente e nemmeno controllato che genera interesse proprio per la “spontaneità” con cui viene concepito. Nasce quindi la seconda fase del web, quella dove non c'è più un'unica direzione delle notizie ma questa diventa biunivoca. Cosa c'entra Menegatti Lab con tutto questo? Le potenzialità che questo “nuovo” internet ha portato con sé, consentono di usare la rete non soltanto per dare notizie ma anche e

soprattutto per dialogare con chi le riceve ed è per questo che abbiamo scelto di affiancare allo strumento tradizionale che è il sito anche altre attività quali:Pagina aziendale di Facebook, pagina aziendale di Google+, Twitter, Flickr ed un Blog su piattaforma Tumblr.Questo è per noi un modo di rimanere costantemente in contatto non soltanto con i nostri clienti ma anche con tutte quelle persone che con noi ed in noi trovano interessi comuni ed attività da condividere.

LA RIVOLUZIONE DIGITALE MENEGATTI E IL WEB 2.0

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flickr.com/photos/menegattilab

plus.google.com/b/111985009311222961467

menegattilab.tumblr.com

facebook.com/MenegattiLab

oPEN SPACE

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QMSulla base del confronto avuto con il cliente, si procede all’elaborazione definitiva del progetto, la cui evoluzione viene raccontata attraverso un vero e proprio Book. Abbiamo scelto di dotarci di questo strumento perché un semplice disegno, per quanto curato e dettagliato non era in grado, da solo, di esprimere sia il percorso fatto per arrivare a tale punto sia l’insieme di elementi che ad esso hanno contribuito. Arredamento non vuol dire posizionare dei mobili ma riuscire a raccontare la personalità di chi, quei mobili, li ha scelti. Se amate la pop art, è pertanto facile che troviate una riproduzione di una qualche opera di Warhol a fare da contorno al disegno della vostra cucina. Ha detto Mario Praz “Raccontami la casa e ti dirò della persona che la abita”.

Prima di essere presentato al cliente, il progetto viene mostrato ai colleghi e sulla base delle loro osservazioni, se ci sono, si fanno le ultime modifiche. È giunto ora il momento della verifica finale, si prende appuntamento con il cliente al quale verrà esposta e spiegata dettagliatamente la soluzione che si è scelta. Nel caso delle cucine, viene fornita anche una scheda dettagliata e dedicata per ogni elettrodomestico in quanto desideriamo porre molta attenzione a questo argomento, al fine di far

effettuare delle scelte consapevoli al cliente e non soltanto basate sui criteri di convenienza o marca.

Viene effettuato un ultimo sopralluogo dettagliato al fine di verificare i dati già in nostro possesso e che, nel caso di edifici in costruzione, non siano sopraggiunte nel fratempo delle modifiche.

Una volta effettuati gli ordini ai rispettivi fornitori, si monitora la situazione delle consegne per essere sempre in grado di rispettare gli impegni presi con il proprio cliente.

La nostra azienda è in grado anche di effettuare dei lavori preparatori al montaggio definitivo degli arredi: spostamento di tubazioni, piccoli lavori di muratura, tinteggiatura pareti, montaggio illuminazione e collegamenti etc. etc.

È giunto il momento della consegna e del montaggio. Sappiamo quanto importante sia essere certi sulle persone che facciamo entrare nelle nostre case ed è per questo che fin’ora non abbiamo mai scelto di affidare a terzi questa fondamentale fase della vendita. Il nostro personale lavora con noi da più di vent’anni e siamo pertanto in grado di garantire la massima serietà e professionalità.

Prima di lasciare il luogo di lavoro, i nostri addetti puliscono non soltanto il luogo dove hanno lavorato ma anche i mobili stessi. Aspirando eventuali residui di lavorazione dall’interno dei cassetti e delle ante. L’unica differenza che il cliente dovrà notare dovrà essere quella della presenza degli arredi.

Il rapporto nato con la vendita non si conclude con il pagamento, rimane la garanzia di un’assistenza che non lascerà mai il cliente da solo con eventuali problemi si possano verificare. Il nostro telefono sarà sempre a disposizione anche a distanza di anni per raccogliere i vostri dubbi e richieste.

qualità MenegattiTerza parteQM

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Javelot Macro designers Decq Odile | 2010

mobilificiomenegatti.it

[Mobilificio Menegatti sncVia Po, 21 - 44030 Ro - Ferrarat. 0532.868150 - f. [email protected]]

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