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Novembre-Dicembre 2014 – Anno 2 – N. 2 – www ... · Antonietta Maria Bernardi ... e il suo...

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Novembre-Dicembre 2014 – Anno 2 – N. 2 – www.istitutobandini.it - Esente da autorizzazione C.M. n.242 - 2/9/1988 La buona scuola di Recalcati: da Narciso a Telemaco Davvero un’ora di lezione può cambiare radicalmente la vita di uno studente? Salvarlo dal non senso imperante di un edonismo privo di limiti e di legge, dalla crisi del di- scorso educativo che investe la scuola, come la famiglia e la società? Massimo Recalcati, psichiatra e scrittore di nota fama, nel suo ultimo saggio L’ora di lezione, edito da Ei- naudi, sostiene che può verificarsi questo “miracolo”, se in quell’ora fatidica, si stabilisce un’intesa, prima che raziona- le, emotiva tra docente e discente, capace di suscitare attra- zione, interesse, desiderio profondo di apprendere, di tra- sferire ad un piacere più alto e più ricco, quello del sapere, il proprio chiuso ed egocentrico piacere. È questa l’“erotica dell’insegnamento”: un educere (educare) che è non tanto un “condurre sulla giusta via”, dietro di sé, quanto invece un “condurre via”, sospingere verso altro e oltre ogni via tracciata, “come un movimento di separazione da ciò che è conosciuto e dalla ripetizione di ciò che è stato”. In que- sto senso, l’educare coincide con l’apertura stessa della vita, con la scoperta del nuovo che non significa, tuttavia, an- nullare la propria identità, bensì proteggerla e affermarla. Può essere questa un’ancora di salvezza nel mare tempesto- so di una società e di una scuola che dispongono di deboli strumenti per scongiurare la deriva? “Una scuola scalci- nata, deturpata, dispregiata, povera, violentata dai nostri governanti che non credono più nell’importanza della cultura che essa deve trasmettere”, docenti lasciati “soli”, privati del loro ruolo centrale, ridotti ad un declassamento proletario che li avvicina alle crescenti masse diseredate. Ma forse una speranza c’è ancora, la figura umana del do- cente che, con tutti i suoi limiti e le sue difficoltà, nonostan- te tutto, si appassiona al proprio lavoro e la stessa passione desidera accendere nei suoi allievi, perché siano capaci di camminare con le loro gambe, senza cadere, nel sentiero che decidono di esplorare. “L’insegnante è insostituibile”, non c’è tecnologia moderna che lo rimpiazzi, né sofisticato computer che svolga la sua funzione “privilegiata”, che è quella di “aprire il soggetto alla cultura come luogo di umanizzazione della vita, di aprire nuovi mondi”, grazie alla forza 1 Care lettrici, cari lettori, questo secondo numero si presenta con un nuovo ‘collabo- ratore’: il mitico Marcel Proust, che, oltre a fornire ispira- zione per una nuova squisita “ricetta d’autore”, ci ha sugge- rito un suo sperimentato questionario, da sottoporre d’ora in poi, come rubrica, ai nostri più affezionati lettori. Già si intravede nel cielo notturno la magia della Stella Co- meta. E, come si sa, la nostra astronauta Samantha Cristo- foretti la potrà ammirare da vicino. “La Biblioteca di Sal- lustio” ha voluto renderle omaggio nella rubrica “Librarsi”, dal momento che, oltre a librarsi nello spazio, si è portata dietro una serie di libri di carta (e non solo informatici) per ingannare il tempo in questi sei mesi di orbita. A proposito di attualità, è purtroppo tornato alla ribalta il caso dell’a- mianto, di cui “La Biblioteca di Sallustio” si è occupata a lungo lo scorso anno, avvalendosi della collaborazione di Alberto Prunetti, autore di Amianto. Una storia operaia, un libro di denuncia in proposito. A due suoi recenti articoli, cui rimandano i link riportati ancora nella rubrica “Librar- si”, affidiamo il commento sulla vicenda della sentenza per le vittime di Casale Monferrato. Ma dicevamo del Natale e della sua magica atmosfera. Si comincia già a pensare anche ai regali, e quale dono, me- glio di un libro, coincide con l’idea del pacchetto che im- mediatamente si affaccia alla nostra fantasia? Speriamo che le segnalazioni e recensioni di questi primi due nume- ri abbiano potuto offrire idee e spunti per i vostri regali... Simbolicamente, abbiamo voluto di conseguenza dedicare la rubrica “Bibliopolis” ad alberi di Natale confezionati, fantasiosamente, con libri. Vi auguriamo che vi accompa- gnino in un Natale di gioia, fino all’epifania.... del prossimo numero. Filomena Giannotti Roxana Rediu
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Novembre-Dicembre 2014 – Anno 2 – N. 2 – www.istitutobandini.it - Esente da autorizzazione C.M. n.242 - 2/9/1988

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La buona scuola di Recalcati: da Narciso a TelemacoDavvero un’ora di lezione può cambiare radicalmente la vita di uno studente? Salvarlo dal non senso imperante di un edonismo privo di limiti e di legge, dalla crisi del di-scorso educativo che investe la scuola, come la famiglia e la società? Massimo Recalcati, psichiatra e scrittore di nota fama, nel suo ultimo saggio L’ora di lezione, edito da Ei-naudi, sostiene che può verificarsi questo “miracolo”, se in quell’ora fatidica, si stabilisce un’intesa, prima che raziona-le, emotiva tra docente e discente, capace di suscitare attra-zione, interesse, desiderio profondo di apprendere, di tra-sferire ad un piacere più alto e più ricco, quello del sapere, il proprio chiuso ed egocentrico piacere. È questa l’“erotica dell’insegnamento”: un educere (educare) che è non tanto un “condurre sulla giusta via”, dietro di sé, quanto invece un “condurre via”, sospingere verso altro e oltre ogni via tracciata, “come un movimento di separazione da ciò che è conosciuto e dalla ripetizione di ciò che è stato”. In que-sto senso, l’educare coincide con l’apertura stessa della vita, con la scoperta del nuovo che non significa, tuttavia, an-nullare la propria identità, bensì proteggerla e affermarla. Può essere questa un’ancora di salvezza nel mare tempesto-so di una società e di una scuola che dispongono di deboli strumenti per scongiurare la deriva? “Una scuola scalci-nata, deturpata, dispregiata, povera, violentata dai nostri governanti che non credono più nell’importanza della cultura che essa deve trasmettere”, docenti lasciati “soli”, privati del loro ruolo centrale, ridotti ad un declassamento proletario che li avvicina alle crescenti masse diseredate.Ma forse una speranza c’è ancora, la figura umana del do-cente che, con tutti i suoi limiti e le sue difficoltà, nonostan-te tutto, si appassiona al proprio lavoro e la stessa passione desidera accendere nei suoi allievi, perché siano capaci di camminare con le loro gambe, senza cadere, nel sentiero che decidono di esplorare. “L’insegnante è insostituibile”, non c’è tecnologia moderna che lo rimpiazzi, né sofisticato computer che svolga la sua funzione “privilegiata”, che è quella di “aprire il soggetto alla cultura come luogo di umanizzazione della vita, di aprire nuovi mondi”, grazie alla forza

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Care lettrici, cari lettori, questo secondo numero si presenta con un nuovo ‘collabo-ratore’: il mitico Marcel Proust, che, oltre a fornire ispira-zione per una nuova squisita “ricetta d’autore”, ci ha sugge-rito un suo sperimentato questionario, da sottoporre d’ora in poi, come rubrica, ai nostri più affezionati lettori. Già si intravede nel cielo notturno la magia della Stella Co-meta. E, come si sa, la nostra astronauta Samantha Cristo-foretti la potrà ammirare da vicino. “La Biblioteca di Sal-lustio” ha voluto renderle omaggio nella rubrica “Librarsi”, dal momento che, oltre a librarsi nello spazio, si è portata dietro una serie di libri di carta (e non solo informatici) per ingannare il tempo in questi sei mesi di orbita. A proposito di attualità, è purtroppo tornato alla ribalta il caso dell’a-mianto, di cui “La Biblioteca di Sallustio” si è occupata a lungo lo scorso anno, avvalendosi della collaborazione di Alberto Prunetti, autore di Amianto. Una storia operaia, un libro di denuncia in proposito. A due suoi recenti articoli, cui rimandano i link riportati ancora nella rubrica “Librar-si”, affidiamo il commento sulla vicenda della sentenza per le vittime di Casale Monferrato. Ma dicevamo del Natale e della sua magica atmosfera. Si comincia già a pensare anche ai regali, e quale dono, me-glio di un libro, coincide con l’idea del pacchetto che im-mediatamente si affaccia alla nostra fantasia? Speriamo che le segnalazioni e recensioni di questi primi due nume-ri abbiano potuto offrire idee e spunti per i vostri regali... Simbolicamente, abbiamo voluto di conseguenza dedicare la rubrica “Bibliopolis” ad alberi di Natale confezionati, fantasiosamente, con libri. Vi auguriamo che vi accompa-gnino in un Natale di gioia, fino all’epifania.... del prossimo numero.

Filomena Giannotti

Roxana Rediu

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Shakespeare W. La bisbetica domata

Shakespeare W. Sogno di una notte di mezz’e-state

Shakespeare W. I sonetti

Shakespeare W. La tempesta

Sparks N. I passi dell’amore

Szymborska W. La gioia di scrivere. Tutte le poesie

In particolare lo scaffale della nostra biblioteca intitolato ad Anna Frank sarà arricchito dai seguenti nuovi testi, che serviranno a completare la preparazione dei ragazzi che parteciperanno al “Treno della Memoria 2015”:Arendt H. La banalità del male: Ei-

chmann a GerusalemmeDebenedetti 16 Ottobre 1943Di Palma S. V. Se questo è un bambinoGrossman V. Vita e destinoHillesum E. Diario 1941-1943Hillesum E. Lettere 1942-1943Revelli N. Il testimoneSaletti C. La voce dei sommersiSamuel J. Mi chiamava Pikolo

Antonietta Maria Bernardi

Letti e riletti“Aveva espresso un pazzo desiderio; che potesse lui rimanere giovane, e il suo ritratto invecchiare; la sua bellezza rimanere intatta, e il suo viso di-pinto sulla tela portare il peso delle sue passioni

e dei suoi peccati. [...] Pareva mostruoso anche pensarci.” Dorian, protagonista del celebre romanzo Il ritratto di Do-rian Gray di Oscar Wilde (1891), è un giovane uomo de-sideroso di rendere la propria bellezza eterna, ma rimane vittima del suo stesso gioco. È impossibile non restare affascinati da lui ed infatti il pittore Basil Hallward decide di fargli un ritratto. Proprio nello studio di quest’ultimo, Dorian incontra Lord Wotton, che influenza molto il pensiero del giovane esteta, tanto da iniziare a fargli provare una forte invidia verso il ritratto. L’idea che il ritratto lo raffiguri per sempre giovane, mentre lui è condannato ad invecchiare, lo tormenta a tal punto da fargli stringere un patto con il demonio: sarà il quadro ad invecchiare al posto suo. Con il passare del tempo il ritratto inizia così ad accumulare i segni del tempo. Dopo una storia d’amore con un’attrice che si suicida, Dorian inizia a vivere una vita all’insegna dell’eleganza, della raffinatezza, ma anche di azioni malvagie e, consumato dai sensi di colpa, nasconde il quadro in soffitta. È talmente tormentato che arriva al punto di uc-cidere l’amico Hallward che gli rimprovera la vita vergo-gnosa che conduce. Il rancore che prova lo porta alla fine a pugnalare il ritratto stesso perché rappresenta la parte cattiva di sé. Ma il finale riserva ancora un colpo di scena...

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delle sue parole. Il modello di scuola che Recalcati propone è la scuola Telemaco.Non la scuola Edipo, gerarchica e autoritaria, finita con le contestazioni del ’68, né tanto meno la scuola Narciso, dell’epoca “dell’evaporazione del padre” e dell’affermazione del discorso capitalista in cui vige il cinico amore di “sé”, la confusione dei ruoli, il principio di prestazione e del successo senza ostacoli, del sapere “pret-à porter, che polverizza il libro in favore del potere illimitato della tecnologia informatica”. Una scuola in cui la parola è sopraffatta dall’immagine, seguendo l’illusione di un sapere illimitato e senza fatica. La scuola Telemaco è Altro. Se il disagio dei figli è cen-trato sulla perdita della differenza dei ruoli, sull’assenza di adulti e di sogni, è necessario che la scuola ricostruisca il discorso educativo, ridia forza alla parola che sia testimo-nianza dell’acquisizione e dell’amore del sapere. Telemaco “non è un nostalgico, malinconico che aspetta il padre, ma si mette in moto, compie il viaggio sulle orme del padre assente” e desidera ricercare la propria eredità, grazie alle conoscenze e alle memorie di chi l’ha preceduto. Del resto il padre non è più l’eroe dall’autorità infallibile, ma il testi-mone, un Ulisse lacero, scampato a infiniti naufragi, ma desideroso di ritornare alla sua Itaca, dalla sua Penelope e di vendicarsi dei Proci usurpatori. Lo fa insieme al figlio che ha ritrovato e con cui condivide lo stesso desiderio. Lo sguardo dello psicanalista incrina il facile ottimismo delle “magnifiche sorti e progressive” di un’umanità digi-talizzata e di uno scientismo delle competenze che “riduce il soggetto a un contenitore passivo da riempire di informazioni” e misurabile nelle sue performance. Comunque si pensi, l’ora di lezione merita attenzione.

Alessandra Gentili

Informazioni sulla bibliotecaAnche quest’anno continueremo ad incrementare il patrimonio dei libri in dotazione della nostra biblioteca, acquistando, tra i nuovi testi, sia quelli

proposti e recensiti dagli stessi lettori del nostro giornalino, sia quelli suggeriti dai docenti (per esempio alcuni capolavori del teatro di Shakespeare con il testo originale a fronte):Affinati E. Vita di vita

Apuleio La favola di Amore e Psiche

Bennet A. La sovrana lettrice

Berggol’c O. Diario proibito

Camus A. Lo straniero

Camus A. L’uomo in rivolta

Evans N. L’uomo che sussurrava ai cavalli

Fo D. La figlia del Papa

Pasquariello D. Leopardi a tavola

Shakespeare W. Romeo e Giulietta

Shakespeare W. Amleto

Shakespeare W. Macbeth

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L’arte e la vita sono diventate indi-stinguibili per Dorian, secondo l’i-deologia decadente dell’arte per l’ar-te. Come scrive infatti Wilde nella Prefazione al romanzo, l’artista è il creatore di cose belle, ma di un’arte fine a se stessa, priva di intenti mo-rali, politici e sociali, e spinta, nel caso di Dorian Gray, fino al crimine.

Alessia Sela e Alda Ulaj II B AFM

Ciak, si legge: dal libro allo schermoPuò esistere un amore fra due granate che potrebbero scoppiare da un momento all’altro?

John Green ha provato a dare una risposta in Colpa delle stelle e successivamente, assieme a Johs Boone, ha firmatoanche la regia del film omonimo, uscito in Italialo scorso settembre. Un film d’amore, ma contemporaneamente drammatico, ambientato ad Indianapolis nel nord America. Hazel Grace soffre di un tumore alle vie respiratorie ed è obbligata a trascinare con sé, ogni attimo della sua vita, una bombola di ossigeno portatile. Figlia unica di due genitori premurosi e pieni di speranza, che fanno del loro meglio per rendere la sua vita il più normale possibile, anche se questo loro obiettivo richiede coraggio, molta forza di volontà e causa anche problemi economici, Hazel comincia a frequentare un centro per giovani ragazzi affetti da tumore. Qui conosce, fra gli altri, Patrick, riuscito a sopravvivere al cancro che lo ha colpito all’apparato genitale, e Isaac, malato di cancro agli occhi e destinato alla cecità totale.Un pomeriggio, al centro, assieme a Isaac, si presenta Augustus, detto anche Gus: Hazel lo nota immediatamente. Gus è un ex giocatore di basket a cui è stata amputata unagamba a causa di un osteosarcoma al femore. Alla fine dell’incontro, mentre Hazel aspetta sua madre fuori dalla chiesa in cui si trova il centro, accanto a lei si siede Gus e le domanda quale genere di tumore l’avesse colpita. Hazel per la prima volta si apre a qualcuno che non sia uno dei suoi genitori, e questo era proprio l’obiettivo che sua madre si prefiggeva mandandola in quel centro. Parlano per circa un’ora, fino a quando Gus apre un pacchetto di sigarette e ne stringe una fra i denti. Hazel, disgustata da quella scena, si alza e si allontana da lui. Gus le corre dietro urlando: “Stringo la morte fra i denti per farle vedere che non ho paura e che l’affronterò! Non ho mai acceso una sigaretta!”Così Hazel Grace piano piano si innamora di Gus ed il sen-timento è reciproco. Ma la paura più grande di Hazel è di fare del male a chi più ama e quindi cerca sempre di tenere le distanze da lui. Spesso si paragona ad una granata che potrebbe scoppiare da un momento all’altro e che causerà del dolore a chi le è vicino. Ma Gus teneramente le confessa di tenere a lei più di quanto si possa preoccupare del dolore

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che lei potrebbe causargli ….Ho avuto il piacere sia di leggere il libro sia di guardare il film, entrambi straordinariamente orchestrati. Personal-mente ho preferito il libro, perché, sebbene il film rimanga molto fedele all’originale e i due attori protagonisti inter-pretino perfettamente le personalità dei personaggi inven-tati da John Green, il libro è decisamente più dettagliato ed intenso.Consiglio vivamente la visione (ma ancor di più la lettura) di Colpa dellestelle, il cui messaggio più forte è nel-la forza e nella speranza che trasmette allo spettatore (o al lettore), obbligan-dolo a riflettere sulla vita e su quanto sia importante vivere al meglio ogni secondo di ogni giornata: qualsiasi cosa accada nella vita, bella o brutta che sia, bisogna cercare sempre di af-frontarla con un sorriso sulle labbra.

Chiara Bellucci III TUR

Il questionario di Proust

Il “questionario di Proust”, molto in voga nell’Ot-tocento tra le famiglie dell’alta borghesia parigina, deve il suo nome allo scrittore francese Marcel Proust, che lo compilò a fine Ottocento. Fu un’amica, Antoinette Faure, figlia del futuro presidente della Repubblica francese Félix Faure, a farglielo conoscere. Il questionario faceva parte di un libro in inglese, Confessions. An album to Record Thoughts, Feelings & c., e consiste in una serie di domande - qui riportate in numero ridotto - che aiutano a riflettere su se stessi, sui propri gusti e le proprie aspirazioni. Ad inaugurare per noi la serie non può essere che il Presi-de, prof. Antonio Vannini.

Il tratto principale del mio carattere L’insicurezza La qualità che apprezzo di più in un uomo La sin-ceritàLa qualità che apprezzo di più in una donna Il co-raggioQuello che apprezzo di più nei miei amici La volon-tà di stare con meIl mio principale difetto L’avariziaLa mia occupazione preferita ViaggiareIl mio sogno di felicità La paceQuale sarebbe, per me, la vera infelicità L’infelicità dei miei figli e nipotiQuello che vorrei essere Un filologoIl paese dove vorrei vivere IslandaIl colore che preferisco RossoI miei autori preferiti in prosa Thomas Mann, Philip Roth, Ian Mc EwanI miei poeti preferiti Saffo, Dante, Giorgio CaproniI miei compositori preferiti Mendelssohn, Mahler

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I miei pittori preferiti Caravaggisti e Caravaggio, mi-niaturisti del Quattrocento, Picasso nella ceramicaI miei eroi nella vita reale Patrice Lumumba e Thomas Sankara, Samira Saleh al Naimi, Anna PolitowskajiaQuel che detesto più di tutto La prevaricazioneIl dono di natura che vorrei avere Il coraggioLe colpe che mi ispirano maggiore indulgenza I furti senza inganno né violenzaIl mio motto Victrix causa deis placuit sed victa Ca-toni di Lucano, poeta latino (“La causa dei vincitori ha il favore degli dei ma al giusto piace quella dei vinti”)

P.S. Volete sapere come Proust ha risposto al questionario? La “versione di Proust” (l’autografo è il logo di questa rubrica) è nel volume degli Scritti mondani e letterari di Proust, a cura di M. Bongiovanni Bertini, Torino, Einaudi, 1984.

Prossimamente in bibliotecaIl libro di cui propongo l’acquisto è quel-lo nato dalla fantasia dallo scrittore scozze-se James Matthew Barrie, nel 1902. È una

storia senza tempo, che comincia a Londra nella stra-da del quartiere di Bloomsbury, dove abitava la fami-glia Darling: i signori Darling, con due bambini maschi, Michele e Gianni, e una bambina di nome Wendy. So-pra il tetto di casa Darling c’era un ragazzo con un ve-stito e un cappello di colore verde come le foglie, con una piuma arancione e con scarpe marroni: Peter Pan.Una sera i signori Darling uscirono per andare ad una festa e chiusero la casa. Peter Pan, che aveva perso la sua ombra, controllò che i bambini dormissero ed entrò den-tro insieme a Trilly, una piccola fata dotata di ali, per cer-carla, ma non la trovò. Ad un certo punto Trilly sentì un rumore nel cassetto, lo aprì e vi trovò l’ombra: era tutta stropicciata. Peter cercò con il sapone da bagno di rimet-tersela addosso ma non ci riuscì. Wendy si svegliò e gli spiegò che il sapone non gli sarebbe servito: era necessa-rio cucirla. Il ragazzo non sapeva cosa significasse cucire. Wendy, seguita da Gianni e Michele, volle poi provare a volare anche lei, ma tutti e tre caddero e atterrarono sul letto. Trilly rise e cadde anche lei. Peter disse: “Che cosa manca? Un po’ di fantasia. Ci vuole la polvere di fata”. bambini riprovarono a volare, così arrivarono all’Isola che non c’è. Peter Pan fece vedere ai bambini alcuni posti dove c’erano le sirene, gli indiani e i pirati. Fu allora che Capitan Uncino ordinò: “Colpite Peter Pan”. Ma Peter Pan, avver-tito da Wendy, si spostò e il Capitano cadde nell’ acqua. Quando ritornarono a casa, Wendy raccontò ai suoi ge-nitori quello che era accaduto. In particolare chiese a sua madre: “Non è meraviglioso, mammina, come vola quel-la nave?” La signora Darling chiese allora a suo marito diguardare il cielo. Quando Wendy divenne adulta ebbe una figlia dinome Jane e un figlio di nome Daniel. Quando Jane divenne adulta ebbe una figlia di nome Margaret, e ad ogni primavera, al tempo delle pulizie di Pasqua, a meno che non se ne dimenticasse, Peter Pan

Pasqua, a meno che non se ne dimenticasse, Peter Pan andava a prendere Margaret e la conduceva all’Iso-la che non c’è, dove la bambina gli narrava tutto quel-lo che sapeva su di lui e Peter Pan l’ascoltava serio e attento. Anche Margaret crescerà, avrà figli, nipoti, bisnipoti, trisnipoti, ai quali racconterà che tutti i bambini diventano adulti tranne uno: Peter Pan!La sua storia mi piace molto perché Peter Pan vive gli stessi senti-menti di noi ragazzi che vogliamo essere adulti ma a volte ci comportiamoda bambini.

Samuel PifferiIV SIA

The foreign fil

Thanksgiving DayThe most important festival in North America

is Thanksgiving day, which is comparable, for the intensity it is lived with, to our Christmas.Thanksgiving day is a national holiday, which is used to give thanks for the blessing of the harvest and for the pre-ceding year. In the United States it is celebrated on the fourth Thursday of November, in Canada on the second Monday of October.The first day of Thanksgiving is traced back to 1621, when in the city of Plymouth, in Massachusetts, the pilgrims ga-thered to thank God for the good harvest. In 1863, during the Civil War, Abraham Lincoln proclaimed the celebra-tion of Thanksgiving day, which became an annual holiday, but lost gradually its religious aspect.By tradition, dinner must be organized at home with family and friends. The traditional food is turkey, which is cooked with a secret recipe by each family. It is accompanied by gravy, mashed potatoes, cranberry sauce, vegetables and pumpkin pie. In this regard, it is necessary to mention the book Eating animals by Jonathan Safran Foer, a writer and essayist, who was born in 1977 in Washington. This is a very “beautiful” book that spe-aks about factory farms, showing the horribly cruel way animals are kept and treated before being slaughtered. The author became a vegetarian after visi-ting some of these farms. I think you all should read this book: “Read this book. It will change you. Time Out”.

Alessia Posticci III TUR

Un Noël sucré… en FranceEn France et dans les pays francophones le repas de Noël se termine généralement en dégustant la bûche de Noël. C’est

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un dessert qui, à la base, a un biscuit génoise sur lequel estétalée de la crème au beurre parfumé au café ou au choco-lat, et qu’on roulait ensuite pour lui donner la forme d’une bûche. Enfin on recouvre tout d’une fine couche de crème au beurre et qui est décorée d’attributs divers (Père Noël, lutins etc.) en sucre ou en plastique. Mais en France on a beaucoup d’autres types de desserts. Par example la galette des Rois. Il est un dessert à base de pâte feuilletée, sim-plement dorée au four, qu’on mange ac-compagnée de confitures. Souvent, dans la galette est caché une fève, celui qui la trouve dans sa partie de gâteau est con-sideré le roi de la journée, la galette, en fait, est un dessert caractéristique de la fête des Rois (Epiphanie).

ela r Un libro para las Navidades

Este libro, El viaje de los reyes Magos es un regalo muy adecuado para las Navidades. Nos narra, con encanto, la conocida historia de los Reyes Magos de Oriente repre-sentada a través de la cabalgata que se celebra cada 5 de enero. En algunas ciudades españolas se trata de un acontecimiento muy espe-cial que se desarrolla fastuosamente.Desde que somos pequeños esperamos el día de reyes con entusiasmo. La tar-de de la cabalgata de los reyes magos es una de las tardes mágicas de la infancia. Acudimos a las calles principales por donde pasarán sus majestades los reyes magos, que vienen desde Oriente para lanzar regalos, caramelos...

classe IV TURu

eWeihnachten in DeutschlandWeihnachten ist das wichtigste deutsche Fest. In der Ad-ventszeit ist in ganz Deutschland alles bunt dekoriert und überall sind Weihnachtsmänner und Christbäume in den Schaufenstern zu sehen. Eine der schönsten Traditionen ist der Weihnachtsmarkt; am bekanntesten ist der Nürn-berger Christkindlesmarkt. Dort kann man Plätzchen,

Lebkuchen, Glühwein, Schmuck für den Weihnachts-baum sowie handwerkliche Weihnachtsartikel kaufen. Die Bescherung findet in Deutschland an Heiligabend, d. h. am 24. Dezember statt. Am Abend vor dem 6. Dezem-ber stellen die Kinder ihre Stiefel vor die Tür und der Nikolaus füllt sie mit Süßigkeiten, Früchten und Nüssen. Für die Nüsse gibt es einen speziellen Nussknacker aus Holz, der meistens die Gestalt eines Soldaten hat und Nüsse mit dem Mund öffnet. Berühmt wurde diese Nussknacker-Figur durch das Ballett Der Nussknacker von Pjotr Tschaikowski, das in der Weihnachts-

zeit traditionsgemӓß in Theatern aufgeführt wird. Die literarische Vorlage von der Geschichte, die der russische Komponist vertonte, bildete E.T.A. Hoffmanns Märchen Nussknacker und Mausekönig.

Mona Auerbach IV RIM

Lorenzo Sani IV RIM

Lo scaffale di Anna FrankHelga Schneider è una scrittrice tedesca che vive in Italia da molti anni. L’autrice scrive le sue opere in tedesco, ma nel 2001 ha deciso

di pubblicare in italiano, con la casa editrice Adelphi, La-sciami andare, madre, sperando invano di poter spezzare il legame che la unisce con la madre. Vi chiederete “perché”. La risposta è semplice e sconvolgente: la madre di Helga è stata membro delle SS nei campi di concentramento di Ravensbruck ed Auschwitz-Birkenau. Tutto ebbe inizio nel 1941. La madre di Helga si arruolò nelle SS abbandonando senza esitazioni la sua famiglia. Helga e il fratellino Peter vennero inizialmente affidati ad una zia ed in seguito alla nuova moglie del padre, con cui la bambina non ebbe un buon rapporto, tanto che venne rinchiusa dalla stessa matrigna in un istituto per bambini “difficili”.Dopo molti anni, nel 1971, Helga, di sua iniziativa, deci-se di incontrare la madre per la prima volta a distanza di tanto tempo, ma rimase inorridita dall’incontro, in quanto la donna non riuscì a fare altro che mostrare con fierezza alla figlia la sua uniforme da SS e a regalarle gioielli delle povere vittime uccise atrocemente nei campi.Nel 1998, Helga, ormai adulta, ma impaurita, insicura e soprattutto non convinta di esser capace di reggere nuova-mente un confronto con la madre, cerca la forza ed il co-raggio di incontrarla dopo quel lontano 1971. Purtroppo ritrova una donna prossima ai novant’anni, con problemi fisici e psichici, ma ancora abbastanza lucida per ammette-re di non essere pentita del suo passato di SS e per dichia-rarsi anzi ancora fortemente convinta delle idee antisemite diffuse nella Germania di Hitler. Per Helga è una nuova delusione, che non le permette, nonostante tutto, di pro-vare odio verso una madre tanto insensibile. Helga com-menta: “Provo angoscia e un’irrazionale tenerezza. È mia madre, nonostante tutto è mia madre. Devo vergognarmi se qualche volta l’istinto, il mio istinto di figlia, prevale sul-le ragioni della morale, della storia, della giustizia e dell’umanità?”Un libro breve ma intenso, le cui pa-role, piene di sentimento, suscitano emozioni indescrivibili.Un libro che lascia dentro di noi un segno indelebile, aiutandoci a non dimenticare, attraverso la storia del turbolento rapporto tra una madre e una figlia, un passato così crudele e drammatico.menta: “Provo angoscia e un’irrazionale tene Drita Velaj

V AFM

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L’angolo della poesiaIl Portogallo, la cui cultura è per molti scono-sciuta, ha dato i natali ad una delle voci poeti-che più importanti del ‘900, Fernando Pessoa.

Nato a Lisbona nel 1888, trascorre l’infanzia in Sudafrica, dove si trasferisce con la madre per motivi di lavoro del patrigno. Già all’età di sei anni manifesta una profonda passione per la scrittura e compone anche le prime poesie. Rientra a Lisbona agli inizi del Novecento e in questa città trascorrerà tutta la sua vita. Muore nel 1935. A differenziarlo dagli altri poeti è quell’alone di mistero che avvolge la sua personalità. Pessoa firma le sue poesie utilizzando ogni volta un eteronimo diverso e ognuno di essi rappresenta un aspetto del suo carattere e del suo pen-siero: Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro. I temi che ricorrono nella sua opera sono la saudade, os-sia la malinconia, la nostalgia del poeta che rimpiange un importante passato nazionale e che esprime la condizione esistenziale dell’uomo del Novecento e l’ansia dell’Oltre, ovvero la percezione che il mondo in cui l’uomo vive non è la realtà. Per Pessoa ciò che vediamo è solo immagina-zione, mentre la vera realtà sta al di là di ciò che viviamo. La poesia Gatto che giochi per via ci fa riflettere su ciò che siamo veramente. Il poeta invidia il gatto perché si mostra per quello che è: è felice perché si percepisce come essere completo e unitario, mentre lui, Pessoa, afferma: “mi vedo e non mi ho, mi conosco e non sono io”. Come a voler sot-tolineare che, pur conoscendosi, non appare agli altri nel suo modo vero di essere, e avverte se stesso come “una sola moltitudine”, tante personalità scisse racchiuse in un unico corpo.

Gatto che giochi per via

Gatto che giochi per viacome se fosse il tuo letto,invidio la sorte che è tua,ché neppur sorte si chiama. Buon servo di leggi fataliche reggono i sassi e le genti,hai istinti generali,senti solo quel che senti; sei felice perché sei come sei,il tuo nulla è tutto tuo.Io mi vedo e non mi ho,mi conosco, e non sono io.

Rebecca Falchi e Federica Mambrini II AFM

Il topo di bibliotecaQuando la professoressa Giannotti mi ha chie-sto di proporre un libro in questa rubrica,

il primo titolo a cui ho pensato è stato quello di un rac-conto di Tabucchi, un racconto uscito dopo la scompar-sa dell’autore, dunque postumo, e che ho letto d’ un fiato,

accompagnato, mentre sfogliavo le pagine, dalle immagini dell’autore, dalla sua stessa voce, qualche volta, che era la voce di un amico col quale ho fatto nel tempo tante con-versazioni e passeggiate e comuni esperienze. Perché ac-cade così, anche quando l’autore è lontano e sconosciuto e magari appartiene a un’altra lingua e a un altro tempo: mentre leggiamo, in qualche modo conversiamo con lui, e i pensieri che ci vengono in mente si mescolano con i pensieri dei personaggi, e anche quello che accade intorno a noi che leggiamo entra a far parte in qualche modo del libro stesso. Di queste presenze nella lettura ne ha scritto benissimo un grande narratore come Proust. Dunque, Tabucchi, l’autore di racconti bellissimi come quelli raccolti in L’angelo nero o in Piccoli equivoci senza importanza, o di narrazioni come Notturno indiano, So-stiene Pereira, Requiem, Tristano muore, e altre ancora. Il libro che non ha fatto in tempo a pubblicare in vita e che è uscito appunto postumo si intitola Per Isabel e ha per sottotitolo Un mandala. Lo ha pubblicato, come quasi tutti i libri di Tabucchi, l’editore Feltrinelli. Mentre dalla tessitura nascosta della pagina è una voce che racconta da lontano, ecco aprirsi grandi strade di Lisbona, le avenidas, voci del barrio, cioè dell’animatissimo quartiere popolare, ecco musiche di strada e di caffè, porti, partenze e im-provvise sparizioni. E intorno alla ricerca della ragazza Isabel, impegnata in un movimento di resistenza politica e scomparsa a un certo punto nel nulla, si dispongono in-contri di personaggi bizzarri, luci di città marine, accenti stranieri, paesaggi notturni, e la lontananza mostra i suoi gradi, le sue balze, i suoi fantasmi. Il mandala, la parola del sottotitolo, indica una struttura geometrica che con-verge verso un centro e definisce, non solo nella cultura buddista, un rituale. È poi questa la struttura del racconto: un viaggio di cerchio in cerchio scendendo verso un cen-tro, alla ricerca della ragazza scomparsa. Lungo il cammi-no voci, personaggi e luoghi appaiono come se colui che racconta fosse in uno stato a mezzo tra il sogno e la realtà. Quando la ricerca (analoga al viaggio dei racconti cavalle-reschi medievali) è al suo estremo, e un violinista collabora all’ultimo passaggio di cerchio, ecco una visione, e nella visione appare Isabel (o forse una sua immagine, un suo miraggio). Per un nuovo addio, che avviene nel vuoto, vero ultimo cerchio della ricerca. Il cen-tro è un vuoto ma è nel vuoto che c’è la visione. Tutti i toni propri del narratore - dal rammemorante al favoloso, dall’intimista all’interro-gativo – e anche alcune atmosfere e alcuni nomi di personaggi, torna-no dagli altri racconti in questo ul-timo scritto, come si trattasse di un compendio. Anzi, di un addio. È l’addio stesso alla scrittura, l’addio alla vita, che Tabucchi consegna a questo racconto.

Antonio Prete (Prof. di Letteratura comparata presso l’Univ. di Siena)

trascorrerà tutta la sua vita. Muore nel 1935.

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Ricetta d’autore

Tiramisù alla maniera di Marcel ProustAlle prese con il vasto mondo della gastro-nomia questa volta è Marcel Proust, uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi e si-

curamente il più importante scrittore francese, con il suo capolavoro Alla Ricerca del Tempo Perduto. Ben noto è “l’episodio della madeleine”, in cui l’assaggio di uno di questi dolci provoca in lui una “epifania”, ovvero un ritorno alla mente di lontani ricordi della sua infanzia. Proprio su questo episodio è costruito uno dei più interessanti capitoli del gustoso librino La Zuppa di Kafka. Storia della letteratura mondiale dalle origini a oggi, in sedici ricette di Mark Crick, pubblicato da Ponte alle Grazie nel 2006.Nel capitolo in questione, Crick immagina Proust, ormai giunto all’ultima parte della sua vita, che, seduto ad un tavolino in un bistrot di Parigi, assapora un cappuccino, la cui delicata polvere al cacao, in modo analogo a come fece la madeleine, gli riporta alla mente un tiramisù di sublime fattura gustato molti anni prima in compagnia di una giovane di cui egli, in un solo decisivo attimo, si infatuò fatalmente. È la giovane stessa che gli descrive i passaggi, inframezzati dai pensieri di Proust (in corsivo), del procedimento della ricetta per il tiramisù, di cui seguono gli ingredienti:-12 o 15 savoiardi-4 uova-100 g di zucchero a velo-amaretto di Saronno-500 g di mascarpone-2 tazze di caffè freddo-cacao«Lo chef inizia sempre dal caffè, che deve essere forte e appena fatto, ma raffreddato con ghiaccio in modo da non spappolare i savoiardi, quei biscotti leggeri e spugnosi che ci arrivano regolarmente dall’Italia. Dopo averli bagnati nel caffè, gira i savoiardi e li dispone nella ciotola come per gettare le fondamenta della sua opera. Il segreto è correggere il caffè con l’amaretto, che lui tiene sempre a portata di mano durante l’intera operazione”. Mi reggevo in piedi a fatica. “Prende le uova, separa i tuorli dagli albumi e li batte con lo zucchero fino a formare una morbida crema. Poi monta il bianco a picchi soffici”. Buttarmi da quella montagna spazzata di neve. “Allora mescola di nuovo gli uni e gli altri”, oh, fortunata unione, “prima di aggiungere il mascarpone un po’ alla volta e una spruzzata finale di amaretto. Versa il tutto sui savoiardi e continua ad alternare gli strati fino all’ultima spalmata di crema, che spolvera di cacao con il colino facendo attenzio-ne a ricoprire bene ogni centimetro".A quel punto barcollai all’indietro e svenni».

Viaggio in Italia

Dakar, aprile 2000. C’era una confusione as-surda, ma avvertivo una strana armonia in

quel caldo pomeriggio, una felicità che forse non avevo mai letto negli occhi dei miei nonni. In casa un incessante via vai di gente, persone palesemente felici e io, in disparte, guardavo le loro facce sorridenti. Improvvisamente, sulla porta d’ingresso, apparve una donna che non avevo mai visto e che mi sembrava, non so per quale motivo, diversa dalle altre che affollavano la casa quel giorno. Pensai di non essere stata l’unica ad avere avuto questa sensazione; tutti infatti corsero a salutarla e a riempirla di baci e abbracci. Con la coda dell’occhio, senza farmi notare, osservavo la nuova arrivata, anche se la calca intorno a lei mi impediva di vederle il volto. Era una donna giovane e altissima, in realtà poco più alta di un metro e sessanta, ma gigantesca ai miei occhi di bambina minuta, di soli tre anni. Una volta liberatasi da tutte quelle persone gioiose, che la circonda-vano e le facevano mille domande, si avvicinò lentamente a me. Mi salutò con dolcezza e poi mi chiese di abbracciar-la, ma io, non conoscendola, non sapevo se fidarmi e mi chiedevo che cosa ci facesse lì, a casa mia. Solo in tarda serata, mi dissero che quella donna era mia madre. Più cercava di avvicinarsi a me, più mi nasconde-vo dietro mia nonna per proteggermi, perché, fino a quel punto della mia vita, era stata lei la mia vera madre, mia nonna. Era lei che si era presa cura di me nei primi anni della mia vita, e non quella donna sconosciuta che, quando avevo solamente sette mesi, se n’era andata per raggiungere mio padre, ormai da quasi vent’anni in Italia a lavorare per noi. Mio padre non mi vide nascere, non vide i miei primi passi, non sentì pronunciare per la prima volta la parola “pa-pà” dalla sua bambina. Quella parola la sentì solo due anni dopo la mia nascita.Quasi piangendo, continuavo a dire che quella donna non era mia madre, che non poteva esserlo, che non la conosce-vo, che mi doveva lasciare in pace. Solo molti anni dopo, mi resi conto della tristezza e del dolore che le arrecai con queste parole. Ogni giorno che passava, nonna cercava di spiegarmi che quella donna era veramente mia madre, e che non mi avrebbe mai fatto del male. Poco a poco co-minciai a parlarle.Poi, senza preavviso, giunse il giorno in cui entrambi i nonni mi presero da parte e mi dissero che, in serata, quel-lo stesso giorno, sarei dovuta partire con mia madre, in un posto bellissimo dove avrei conosciuto anche mio pa-dre. Ma, nella mia mente di bambina, quella donna non era ancora mia madre, e mio padre era soltanto una figura immaginaria di cui non conoscevo nulla. Dopo un lungo discorso dei miei nonni, annuii senza dire niente. Era come quando si batte la testa: per un istante non si sente nulla, ma si è consapevoli che, nel giro di pochi attimi, saremo invasi da un grande dolore. Accennai un sorriso in quel brevissimo, quasi inesistente attimo. Il dolore che seguì fu per me lacerante.

Mame Khady Cisse IV RIM

Lorenzo Gelli IV RIM

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Librarsi

Libri nello spazio Lo scorso 24 novembre 2014, l’astronauta Samantha Cristoforetti ha raggiunto la Stazione

Spaziale Internazionale: si tratta della prima missione di una donna italiana nello spazio.In un’intervista rilasciata poco prima della partenza, ha dichiarato che per il tempo libero nello spazio si sarebbe affidata alla carta: “Sto pensando di portare dei libricini con una serie di scritti significativi per me sull’esplorazione dello spazio e sulla meraviglia davanti al cielo”. Di suo, di personale, nient’altro. I libri che ha portato a bordo: Palomar di Italo Calvino, Pilote de Guerre di Antoine de Saint-Exupéry, Agente X.99: storie e versi dallo spazio e I viaggi di Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari. E poi si è fatta fare alcune copie di un minilibro con frasi e poesie che raccontano il significato della sua esperienza. L’ha intitolato Untraveled World da una poesia di Alfred Tennyson.

Eternit: nessun colpevole per i morti di amiantoPer un commento d’autore sulla sentenza Eternit relativa alle vittime di Casale Monferrato, raccomandiamo questi articoli dello scrittore Alberto Prunetti:http://www.internazionale.it/search/prunetti http://ilmanifesto.info/in-ricordo-di-mio-padre-operaio-nel-far-west/

Il libro di Prunetti è disponibile in venti copie nella nostra biblioteca.

La voce dei lettoriComplimenti a tutti i partecipanti al giornalino! L’ho letto in un fiato e mi sono emozionata e divertita! Il contributo dei ragazzi poi è veramente “sentito”.

Luciana Rosi

Impaginazione a cura di Lorenzo Sani (IV RIM)

Il bello della

Quando inizia il viaggio di Dante nell’aldilà? Il martedìgrasso

Chi è Lucifero? Il fratello di Dio

Ultima terzina del sonetto Chi è questa che ven ... di Guido Cavalcanti: “Non fu sì alta già la mente nostrae non si pose ’n noi tanta salute,che propiamente n’aviàn conoscenza”. Parafrasi: “Noi si posero tanti saluti e lei con lo sguardo non ci risalutò, probabilmente perché non ci conosceva”.

Solitamente vado all’etto alle dieci

Perché si chiama Guerra Fredda? Perché è stata combat-tuta in montagna

-Sai dove si trova Yalta? - Alta!?.....

Cosa ha scritto Primo Levi? Se Cristo è a Eboli

Le opere di Tozzi sono state sempre pubblicate dopo lacomposizione

Una delle edizioni dei Promessi sposi è il Ferito e Lucia

A cura di Francesca Zacchei

Bibliopolis: libri, foto e fantasiaQualche idea per un albero di Natale alternativo ed ecologico

[email protected]

Istituto Tecnico “Sallustio Bandini” Siena


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