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Nuovi orizzonti della meteorologia - Liber Liber · Questo e-book è stato realizzato anche grazie...

Date post: 19-Aug-2020
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Filippo Eredia Nuovi orizzonti della meteorologia www.liberliber.it Filippo Eredia Nuovi orizzonti della meteorologia www.liberliber.it
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Filippo ErediaNuovi orizzonti

della meteorologia

www.liberliber.it

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Nuovi orizzonti della meteorologiaAUTORE: Eredia, FilippoTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Nuovi orizzonti della meteorologia / diFilippo Eredia. - 2. ed. - Milano : V. Bompiani,1942. - 240 p., XXXII p. di tav. : ill. ; 21 cm. -(Avventure del pensiero ; 36).

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 19 dicembre 2019

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 1

2

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Nuovi orizzonti della meteorologiaAUTORE: Eredia, FilippoTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

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COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Nuovi orizzonti della meteorologia / diFilippo Eredia. - 2. ed. - Milano : V. Bompiani,1942. - 240 p., XXXII p. di tav. : ill. ; 21 cm. -(Avventure del pensiero ; 36).

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 19 dicembre 2019

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0: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:SCI042000 SCIENZA / Scienze della Terra / Meteorolo-gia e Climatologia

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Oliva, [email protected]

REVISIONE:Catia Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Catia Righi, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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0: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:SCI042000 SCIENZA / Scienze della Terra / Meteorolo-gia e Climatologia

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Oliva, [email protected]

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Liber Liber

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Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: www.liberliber.it.

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4PREFAZIONE................................................................9CAPITOLO PRIMOFRONTIERE DELL’ARIA..........................................12

AI CONFINI DELL’ATMOSFERA CON GLI SPA-ZII SIDERALI..........................................................13LE PIETRE CELESTI ATTRAVERSO L’ATMO-SFERA TERRESTRE...............................................22LE AURORE BOREALI..........................................34

CAPITOLO SECONDOL’IMPENETRABILE STRATOSFERA.......................41

LA METEOROLOGIA DELLE ALTE QUOTE.....42L’ACQUA NELLA STRATOSFERA......................55LE ALI SILENZIOSE RAGGIUNGERANNO LASTRATOSFERA?.....................................................60

CAPITOLO TERZOGLI EFFETTI DELLA LUCE......................................69

L’AZZURRO DEL CIELO NELLE GIGANTESCHEONDE DI LUCE......................................................70LE LUCI CREPUSCOLARI DEL CIELO ROMANO..................................................................................77GLI ADDOBBI LUMINOSI DEL CIELO..............82IL RAGGIO VERDE NELLE IMMAGINI LUMI-NOSE AL SORGERE E AL TRAMONTARE DELSOLE........................................................................92

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4PREFAZIONE................................................................9CAPITOLO PRIMOFRONTIERE DELL’ARIA..........................................12

AI CONFINI DELL’ATMOSFERA CON GLI SPA-ZII SIDERALI..........................................................13LE PIETRE CELESTI ATTRAVERSO L’ATMO-SFERA TERRESTRE...............................................22LE AURORE BOREALI..........................................34

CAPITOLO SECONDOL’IMPENETRABILE STRATOSFERA.......................41

LA METEOROLOGIA DELLE ALTE QUOTE.....42L’ACQUA NELLA STRATOSFERA......................55LE ALI SILENZIOSE RAGGIUNGERANNO LASTRATOSFERA?.....................................................60

CAPITOLO TERZOGLI EFFETTI DELLA LUCE......................................69

L’AZZURRO DEL CIELO NELLE GIGANTESCHEONDE DI LUCE......................................................70LE LUCI CREPUSCOLARI DEL CIELO ROMANO..................................................................................77GLI ADDOBBI LUMINOSI DEL CIELO..............82IL RAGGIO VERDE NELLE IMMAGINI LUMI-NOSE AL SORGERE E AL TRAMONTARE DELSOLE........................................................................92

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CAPITOLO QUARTOGLI AMMASSI NUVOLOSI....................................103

GIOVINEZZA E VECCHIAIA DELLE NUBI.....106LE NUBI PRIMAVERILI NELLE GIORNATE RO-MANE BURRASCOSE.........................................115GLI SPETTRI DEL BROCKEN............................119I MARI DI NUBI...................................................126

CAPITOLO QUINTOGEOMETRIA DELLA NATURA..............................136

CRISTALLI DI NEVE...........................................137L’ACQUA SOLIDA NEI PANORAMI INVERNALI................................................................................143LA GRANDINE.....................................................148

CAPITOLO SESTOVICENDE DELLE STAGIONI.................................162

LE VARIAZIONI DEL TEMPO NELLA STORIA DIROMA....................................................................163ALBORI Dl PRIMAVERA....................................173LE SABBIE E LE PIOGGE COLORATE.............185LA PREVISIONE DEL TEMPO A LUNGA SCA-DENZA...................................................................192LA LUNA NELLE IMMAGINOSE FIGURAZIONI................................................................................202

CAPITOLO SETTIMOARIA DELLE CITTÀ................................................214

LE POLVERI NEI BASSI STRATI DELL’ATMO-SFERA....................................................................215LA MICROCLIMATOLOGIA E LA LOTTA CON-TRO I RUMORI.....................................................222

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CAPITOLO QUARTOGLI AMMASSI NUVOLOSI....................................103

GIOVINEZZA E VECCHIAIA DELLE NUBI.....106LE NUBI PRIMAVERILI NELLE GIORNATE RO-MANE BURRASCOSE.........................................115GLI SPETTRI DEL BROCKEN............................119I MARI DI NUBI...................................................126

CAPITOLO QUINTOGEOMETRIA DELLA NATURA..............................136

CRISTALLI DI NEVE...........................................137L’ACQUA SOLIDA NEI PANORAMI INVERNALI................................................................................143LA GRANDINE.....................................................148

CAPITOLO SESTOVICENDE DELLE STAGIONI.................................162

LE VARIAZIONI DEL TEMPO NELLA STORIA DIROMA....................................................................163ALBORI Dl PRIMAVERA....................................173LE SABBIE E LE PIOGGE COLORATE.............185LA PREVISIONE DEL TEMPO A LUNGA SCA-DENZA...................................................................192LA LUNA NELLE IMMAGINOSE FIGURAZIONI................................................................................202

CAPITOLO SETTIMOARIA DELLE CITTÀ................................................214

LE POLVERI NEI BASSI STRATI DELL’ATMO-SFERA....................................................................215LA MICROCLIMATOLOGIA E LA LOTTA CON-TRO I RUMORI.....................................................222

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IL TEMPO E LA SALUTE....................................228CAPITOLO OTTAVONELLE FUCINE DELLE RICERCHE......................237

POZZI, SPECULE, OSSERVATORI, LABORATORÎASTRONOMICI....................................................238ANTICHI E NUOVI TEMPLI PER IL CULTO SO-LARE......................................................................244LA METEOROLOGIA AERONAUTICA.............253

INDICE.......................................................................261INDICE DELLE TAVOLE.........................................263

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IL TEMPO E LA SALUTE....................................228CAPITOLO OTTAVONELLE FUCINE DELLE RICERCHE......................237

POZZI, SPECULE, OSSERVATORI, LABORATORÎASTRONOMICI....................................................238ANTICHI E NUOVI TEMPLI PER IL CULTO SO-LARE......................................................................244LA METEOROLOGIA AERONAUTICA.............253

INDICE.......................................................................261INDICE DELLE TAVOLE.........................................263

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NUOVI ORIZZONTIDELLA

METEOROLOGIA

di

FILIPPO EREDIA

II EDIZIONE

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NUOVI ORIZZONTIDELLA

METEOROLOGIA

di

FILIPPO EREDIA

II EDIZIONE

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P R E FA Z IO N E

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P R E FA Z IO N E

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In numerosi articoli a carattere scientifico pubblicatiin un lungo periodo e vari intervalli nell’Annuario diSonzogno, nella Terra e nella Vita e nelle Vie dell’Aria;e da un quinquennio con molta frequenza, per la gentileospitalità accordata dalla Direzione del Giornale d’Ita-lia, ho prospettato, nel modo che ho ritenuto accessibileal pubblico dei lettori, le ricerche più recenti, i progres-si conseguiti, le indagini più particolareggiate, per ladiffusione dei risultati ottenuti nei sacrarî scientifici.

Seguendo il consiglio di amici, colleghi, e lettori deldiffuso Giornale d’Italia, ho ritenuto utile riunire i di-versi articoli sì da presentare in forma organica i feliciprogressi conseguiti nel fecondo clima fascista.

Ringrazio la Direzione del Giornale d’Italia, e le Di-rezioni delle Riviste per il consenso a siffatta ripubbli-cazione.

Alcuni di detti articoli conservano tuttora una pienastruttura di attualità, altri hanno però subìto delle mo-difiche nella forma originale, per essere aggiornati coni fatti più recenti, e infine altri sono stati fusi per rende-re più armonica l’esposizione.

Inoltre si aggiunsero fotografie dei principali feno-meni osservati; alcune di esse provengono dalle memo-rie originali pubblicate dai singoli studiosi, ma granparte furono riprese direttamente o favorite da gentili

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In numerosi articoli a carattere scientifico pubblicatiin un lungo periodo e vari intervalli nell’Annuario diSonzogno, nella Terra e nella Vita e nelle Vie dell’Aria;e da un quinquennio con molta frequenza, per la gentileospitalità accordata dalla Direzione del Giornale d’Ita-lia, ho prospettato, nel modo che ho ritenuto accessibileal pubblico dei lettori, le ricerche più recenti, i progres-si conseguiti, le indagini più particolareggiate, per ladiffusione dei risultati ottenuti nei sacrarî scientifici.

Seguendo il consiglio di amici, colleghi, e lettori deldiffuso Giornale d’Italia, ho ritenuto utile riunire i di-versi articoli sì da presentare in forma organica i feliciprogressi conseguiti nel fecondo clima fascista.

Ringrazio la Direzione del Giornale d’Italia, e le Di-rezioni delle Riviste per il consenso a siffatta ripubbli-cazione.

Alcuni di detti articoli conservano tuttora una pienastruttura di attualità, altri hanno però subìto delle mo-difiche nella forma originale, per essere aggiornati coni fatti più recenti, e infine altri sono stati fusi per rende-re più armonica l’esposizione.

Inoltre si aggiunsero fotografie dei principali feno-meni osservati; alcune di esse provengono dalle memo-rie originali pubblicate dai singoli studiosi, ma granparte furono riprese direttamente o favorite da gentili

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cultori.Infine con disegni schematici sono indicati dei feno-

meni difficili a fotografarsi e l’insieme di dati di osser-vazioni, al fine di dare una visione completa della gran-diosità di più avvenimenti della bassa e dell’alta atmo-sfera.

Attraverso i varî capitoli, il lettore potrà seguire nellecontinue fasi ascendenti, le indagini sui fenomeni atmo-sferici, in modo particolare, e potrà accordare, mi au-guro, la più larga simpatia agli studiosi di Meteorolo-gia, i quali con appassionata e tenace attività, cercanoda penetrare nell’intima evoluzione di molti fenomenimeteorologici, che hanno esercitato ed esercitano sem-pre una singolare e interessante attrattiva per le variecategorie di lettori.

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cultori.Infine con disegni schematici sono indicati dei feno-

meni difficili a fotografarsi e l’insieme di dati di osser-vazioni, al fine di dare una visione completa della gran-diosità di più avvenimenti della bassa e dell’alta atmo-sfera.

Attraverso i varî capitoli, il lettore potrà seguire nellecontinue fasi ascendenti, le indagini sui fenomeni atmo-sferici, in modo particolare, e potrà accordare, mi au-guro, la più larga simpatia agli studiosi di Meteorolo-gia, i quali con appassionata e tenace attività, cercanoda penetrare nell’intima evoluzione di molti fenomenimeteorologici, che hanno esercitato ed esercitano sem-pre una singolare e interessante attrattiva per le variecategorie di lettori.

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C A P ITO L O P R IM O

F R O N T IE R E D E L L’A R IA

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C A P ITO L O P R IM O

F R O N T IE R E D E L L’A R IA

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AI CONFINI DELL’ATMOSFERACON GLI SPAZII SIDERALI

Nelle limpide giornate con la volta celeste percorsada luci man mano più penetranti, viene spesso di do-mandarsi se quell’insieme di gas che formano l’involu-cro aereo entro cui viviamo abbia un limite; e se nellealte quote i gas più leggeri possano, in date condizioni,diffondersi nell’infinito spazio interplanetario.

* * *

Questo insieme di gas, che denominiamo atmosfera,grava su tutto il globo con un peso uguale a circa 50 mi-liardi di tonnellate, cioè uguale al peso di un cubo dirame rosso massiccio con 82,5 chilometri di lato, ossiauguale a un miliardo del peso del nostro globo.

Il peso dell’atmosfera che sovrasta sulla superficie diun centimetro quadrato è misurato da una colonna dimercurio di 760 mm.; e siccome l’aria è 10.400 voltemeno densa del mercurio, lo spessore dello strato di aria

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AI CONFINI DELL’ATMOSFERACON GLI SPAZII SIDERALI

Nelle limpide giornate con la volta celeste percorsada luci man mano più penetranti, viene spesso di do-mandarsi se quell’insieme di gas che formano l’involu-cro aereo entro cui viviamo abbia un limite; e se nellealte quote i gas più leggeri possano, in date condizioni,diffondersi nell’infinito spazio interplanetario.

* * *

Questo insieme di gas, che denominiamo atmosfera,grava su tutto il globo con un peso uguale a circa 50 mi-liardi di tonnellate, cioè uguale al peso di un cubo dirame rosso massiccio con 82,5 chilometri di lato, ossiauguale a un miliardo del peso del nostro globo.

Il peso dell’atmosfera che sovrasta sulla superficie diun centimetro quadrato è misurato da una colonna dimercurio di 760 mm.; e siccome l’aria è 10.400 voltemeno densa del mercurio, lo spessore dello strato di aria

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che equilibra l’anzidetta colonna di mercurio, dovrebberaggiungere in cifra tonda otto chilometri.

Il sudetto spessore però è molto lontano dalla realtà,perchè abbiamo montagne, come il Monte Everest, e ilCandor, il Re delle Ande, di altezza superiore agli 8000m.; e le ascensioni aerostatiche hanno toccato quote dioltre 20.000 m.; e i palloni sonda financo i 40.000 metri.

L’esperienza ha dimostrato che il peso dell’aria, a mi-sura che le altitudini aumentano in progressione aritme-tica, decresce in proporzione geometrica.

* * *

Ma questa diminuzione del peso, ha un limite oltre ilquale le molecole dei gas che compongono l’aria nonpossono rimanervi.

Dalle leggi della meccanica, applicate alle molecoledei gas che partecipano al movimento di rotazione delglobo terrestre, sappiamo che tale limite è 5,6 il raggioterrestre; poichè a tale altitudine, contata a partire dallasuperficie della terra, vi è equilibrio tra la forza centrifu-ga (che aumenta con le altezze) e la forza di gravità (cheinvece decresce con d’altezza).

E se si suppone che a questa massima altezza, le par-ticelle di aria ruotino ancora compiendo una rotazionecompleta nelle 24 ore, troviamo un’altezza da 30 a 40chilometri, oltre la quale la forza centrifuga prevale sul-la gravità e le particelle di aria sfuggiranno all’attrazio-ne del nostro globo.

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che equilibra l’anzidetta colonna di mercurio, dovrebberaggiungere in cifra tonda otto chilometri.

Il sudetto spessore però è molto lontano dalla realtà,perchè abbiamo montagne, come il Monte Everest, e ilCandor, il Re delle Ande, di altezza superiore agli 8000m.; e le ascensioni aerostatiche hanno toccato quote dioltre 20.000 m.; e i palloni sonda financo i 40.000 metri.

L’esperienza ha dimostrato che il peso dell’aria, a mi-sura che le altitudini aumentano in progressione aritme-tica, decresce in proporzione geometrica.

* * *

Ma questa diminuzione del peso, ha un limite oltre ilquale le molecole dei gas che compongono l’aria nonpossono rimanervi.

Dalle leggi della meccanica, applicate alle molecoledei gas che partecipano al movimento di rotazione delglobo terrestre, sappiamo che tale limite è 5,6 il raggioterrestre; poichè a tale altitudine, contata a partire dallasuperficie della terra, vi è equilibrio tra la forza centrifu-ga (che aumenta con le altezze) e la forza di gravità (cheinvece decresce con d’altezza).

E se si suppone che a questa massima altezza, le par-ticelle di aria ruotino ancora compiendo una rotazionecompleta nelle 24 ore, troviamo un’altezza da 30 a 40chilometri, oltre la quale la forza centrifuga prevale sul-la gravità e le particelle di aria sfuggiranno all’attrazio-ne del nostro globo.

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Però a queste altitudini, in un’aria così rarefatta, lanozione della velocità di una particella fluida scomparee hanno realtà fisica soltanto i movimenti individualidelle molecole.

Invero l’altezza dell’atmosfera non si può determina-re esattamente, perchè non esiste alcuna frontiera; i gaspiù leggeri vanno man mano diminuendo con l’aumen-tare dell’altitudine e si può quindi parlare di altezza allaquale i gas hanno raggiunta una data diluizione.

Tuttavia possiamo stabilire un limite convenzionaledell’atmosfera, e propriamente la quota ove lo stato didispersione delle molecole sia corrispondente a quantosi constata nella massima rarefazione ottenuta con lemacchine pneumatiche.

Con siffatta limitazione possiamo attribuire la quotadi circa 150 chilometri. Se rappresentiamo la terra conun globo di un metro di raggio, l’atmosfera sopra defini-ta, corrisponde a una pellicola di circa 2 cm. di spessore.

* * *

Le molecole dei gas alle quote più elevate dell’atmo-sfera, come le molecole di un gas semplice, possono as-similarsi a piccolissimi proiettili di grandissima veloci-tà. Se la temperatura rimane costante, le diverse moleco-le possono classificarsi in gruppi di data velocità, distri-buiti secondo la nota legge di Maxwell. La media di tut-te queste velocità è proporzionale alla radice quadratadella temperatura assoluta.

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Però a queste altitudini, in un’aria così rarefatta, lanozione della velocità di una particella fluida scomparee hanno realtà fisica soltanto i movimenti individualidelle molecole.

Invero l’altezza dell’atmosfera non si può determina-re esattamente, perchè non esiste alcuna frontiera; i gaspiù leggeri vanno man mano diminuendo con l’aumen-tare dell’altitudine e si può quindi parlare di altezza allaquale i gas hanno raggiunta una data diluizione.

Tuttavia possiamo stabilire un limite convenzionaledell’atmosfera, e propriamente la quota ove lo stato didispersione delle molecole sia corrispondente a quantosi constata nella massima rarefazione ottenuta con lemacchine pneumatiche.

Con siffatta limitazione possiamo attribuire la quotadi circa 150 chilometri. Se rappresentiamo la terra conun globo di un metro di raggio, l’atmosfera sopra defini-ta, corrisponde a una pellicola di circa 2 cm. di spessore.

* * *

Le molecole dei gas alle quote più elevate dell’atmo-sfera, come le molecole di un gas semplice, possono as-similarsi a piccolissimi proiettili di grandissima veloci-tà. Se la temperatura rimane costante, le diverse moleco-le possono classificarsi in gruppi di data velocità, distri-buiti secondo la nota legge di Maxwell. La media di tut-te queste velocità è proporzionale alla radice quadratadella temperatura assoluta.

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Le molecole più leggere, si muovono con velocità su-periore alla media; e se esse hanno velocità tale da supe-rare l’attrazione terrestre, ossia chilometri 11,2 per se-condo (il che corrisponde a 6 volte la velocità molecola-re media dell’idrogeno alla temperatura di zero gradi) sidisperderanno nello spazio interplanetario. Di conse-guenza la nostra atmosfera subirebbe una perdita pro-gressiva delle molecole molto veloci degli strati supe-riori.

Alle origini, quando la crosta terrestre era più calda,le perdite dell’atmosfera dovettero verificarsi in misuradi molto superiore a quanto ora si verifica, perchè alloral’atmosfera doveva essere ben diversa e la velocità difuga dei gas doveva essere più rapida, cosicchè il neon,gas leggerissimo, dovette diminuire notevolmente.

Forse allora negli alti strati si trovava anche quel gasipotetico intraveduto da Dirac e denominato da alcunigas etereo, semplice, leggero, novecento volte menodell’idrogeno, segnalato da Yung nella corona argenteaattraversata da lucidi pennacchi e che negli ecclissi tota-li contorna il disco oscurato del sole.

* * *

Quando la crosta terrestre si raffreddò, l’atmosfera simodificò: ai gas già esistenti si aggiunsero grandi quan-tità di vapore acqueo, di anidride carbonica, e altri gasche si sprigionarono nella solidificazione del magma, enel contempo si attenuò la dispersione dei gas più legge-

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Le molecole più leggere, si muovono con velocità su-periore alla media; e se esse hanno velocità tale da supe-rare l’attrazione terrestre, ossia chilometri 11,2 per se-condo (il che corrisponde a 6 volte la velocità molecola-re media dell’idrogeno alla temperatura di zero gradi) sidisperderanno nello spazio interplanetario. Di conse-guenza la nostra atmosfera subirebbe una perdita pro-gressiva delle molecole molto veloci degli strati supe-riori.

Alle origini, quando la crosta terrestre era più calda,le perdite dell’atmosfera dovettero verificarsi in misuradi molto superiore a quanto ora si verifica, perchè alloral’atmosfera doveva essere ben diversa e la velocità difuga dei gas doveva essere più rapida, cosicchè il neon,gas leggerissimo, dovette diminuire notevolmente.

Forse allora negli alti strati si trovava anche quel gasipotetico intraveduto da Dirac e denominato da alcunigas etereo, semplice, leggero, novecento volte menodell’idrogeno, segnalato da Yung nella corona argenteaattraversata da lucidi pennacchi e che negli ecclissi tota-li contorna il disco oscurato del sole.

* * *

Quando la crosta terrestre si raffreddò, l’atmosfera simodificò: ai gas già esistenti si aggiunsero grandi quan-tità di vapore acqueo, di anidride carbonica, e altri gasche si sprigionarono nella solidificazione del magma, enel contempo si attenuò la dispersione dei gas più legge-

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ri.Attualmente l’elio, gas leggerissimo, si trova

nell’atmosfera in minima quantità (circa 5 per milione)sebbene vi sia un rifornimento costante, ma piccolo,dell’elio che proviene dall’azione che l’atmosfera espli-ca sulle rocce ignee della crosta terrestre.

Vorrà dire che attualmente l’atmosfera subisce perditedi elio, ossia che l’elio a causa del suo piccolo peso, puòacquistare velocità vicine a quelle richieste per sfuggiredall’atmosfera. A questa fuga continua viene attribuitala luminosità evanescente del cielo notturno (massimadurante il massimo delle macchie solari) che Lord Ray-leigh denominò aurora polare.

* * *

L’elio può in effetti acquistare velocità notevoli, se sisuppone che esso possa venire in collisione con atomi diossigeno molto attivo che si trovano nell’alta atmosfera,e la di cui presenza è confermata dalle due righe rosse(proprie dell’ossigeno), oltre la caratteristica riga verdeaurorale, che risultano dall’analisi dello spettro dellaluce del cielo notturno.

Secondo Spencer Jones, gli atomi di ossigeno dellealte quote possono trovarsi in uno stato tale di eccitazio-ne da trattenere per qualche tempo l’energia, cosicchèvenendo in collisione con atomi di altri corpi, possonosubito scaricare la propria energia e gli uni e gli altridopo rimbalzeranno con velocità di molto aumentata.

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ri.Attualmente l’elio, gas leggerissimo, si trova

nell’atmosfera in minima quantità (circa 5 per milione)sebbene vi sia un rifornimento costante, ma piccolo,dell’elio che proviene dall’azione che l’atmosfera espli-ca sulle rocce ignee della crosta terrestre.

Vorrà dire che attualmente l’atmosfera subisce perditedi elio, ossia che l’elio a causa del suo piccolo peso, puòacquistare velocità vicine a quelle richieste per sfuggiredall’atmosfera. A questa fuga continua viene attribuitala luminosità evanescente del cielo notturno (massimadurante il massimo delle macchie solari) che Lord Ray-leigh denominò aurora polare.

* * *

L’elio può in effetti acquistare velocità notevoli, se sisuppone che esso possa venire in collisione con atomi diossigeno molto attivo che si trovano nell’alta atmosfera,e la di cui presenza è confermata dalle due righe rosse(proprie dell’ossigeno), oltre la caratteristica riga verdeaurorale, che risultano dall’analisi dello spettro dellaluce del cielo notturno.

Secondo Spencer Jones, gli atomi di ossigeno dellealte quote possono trovarsi in uno stato tale di eccitazio-ne da trattenere per qualche tempo l’energia, cosicchèvenendo in collisione con atomi di altri corpi, possonosubito scaricare la propria energia e gli uni e gli altridopo rimbalzeranno con velocità di molto aumentata.

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Gli atomi di elio per l’estrema leggerezza possono al-lora acquistare almeno la velocità limite (sopra ricorda-ta) di 12 chilometri al secondo, e quindi disperdersi ne-gli spazî interplanetari.

Ma fin quando dureranno questi fenomeni?L’ossigeno è un elemento chimicamente attivo, e di

conseguenza i continui processi che si evolvono alla su-perficie del globo (ricordiamo che l’azione atmosfericasulle rocce ignee forma depositi sedimentari con sabbie)e fanno diminuire la quantità di ossigeno dell’atmosfera.

* * *

In contrapposto vi è un rifornimento, anch’esso conti-nuo, dovuto alla vegetazione che si estende su gran par-te della superficie terrestre. Inquantochè le piante pren-dono dall’atmosfera il biossido di carbonio e a mezzodella clorofilla, sotto l’azione della radiazione solare, ilcarbonio viene fissato per la ricostruzione delle nuovecellule vegetali e nel contempo l’ossigeno viene restitui-to all’atmosfera.

Il biossido di carbonio viene rinnovato dalla continuadecomposizione di sostanze vegetali e di altre materieorganiche; e finchè si trovano sotterrate sostanze organi-che, come il carbone e il petrolio che non potranno tuttedecomporsi, si ha sempre un netto guadagno di ossigenoper l’atmosfera.

Ma se tutto il petrolio, il carbone e gli altri depositiorganici, potessero dissotterrarsi e bruciarsi completa-

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Gli atomi di elio per l’estrema leggerezza possono al-lora acquistare almeno la velocità limite (sopra ricorda-ta) di 12 chilometri al secondo, e quindi disperdersi ne-gli spazî interplanetari.

Ma fin quando dureranno questi fenomeni?L’ossigeno è un elemento chimicamente attivo, e di

conseguenza i continui processi che si evolvono alla su-perficie del globo (ricordiamo che l’azione atmosfericasulle rocce ignee forma depositi sedimentari con sabbie)e fanno diminuire la quantità di ossigeno dell’atmosfera.

* * *

In contrapposto vi è un rifornimento, anch’esso conti-nuo, dovuto alla vegetazione che si estende su gran par-te della superficie terrestre. Inquantochè le piante pren-dono dall’atmosfera il biossido di carbonio e a mezzodella clorofilla, sotto l’azione della radiazione solare, ilcarbonio viene fissato per la ricostruzione delle nuovecellule vegetali e nel contempo l’ossigeno viene restitui-to all’atmosfera.

Il biossido di carbonio viene rinnovato dalla continuadecomposizione di sostanze vegetali e di altre materieorganiche; e finchè si trovano sotterrate sostanze organi-che, come il carbone e il petrolio che non potranno tuttedecomporsi, si ha sempre un netto guadagno di ossigenoper l’atmosfera.

Ma se tutto il petrolio, il carbone e gli altri depositiorganici, potessero dissotterrarsi e bruciarsi completa-

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mente, si consumerebbe, come ha recentemente illustra-to Spencer Jones, tutto l’ossigeno dell’atmosfera.

Se ciò avvenisse in pieno, fra milioni di anni, si ini-zierebbe una nuova èra geologica e nel contempo altreenergie dovute a disgregazione in parte della materia,potrebbero apportare un rivolgimento nelle condizionidi vita sul nostro globo.

I futuri fossili testimonieranno una nuova evoluzionedella terra da oscillazioni nella composizione dell’atmo-sfera.

Quanti misteri ancora sfuggono alla penetrazionedell’acuto pensiero delle menti elette!

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mente, si consumerebbe, come ha recentemente illustra-to Spencer Jones, tutto l’ossigeno dell’atmosfera.

Se ciò avvenisse in pieno, fra milioni di anni, si ini-zierebbe una nuova èra geologica e nel contempo altreenergie dovute a disgregazione in parte della materia,potrebbero apportare un rivolgimento nelle condizionidi vita sul nostro globo.

I futuri fossili testimonieranno una nuova evoluzionedella terra da oscillazioni nella composizione dell’atmo-sfera.

Quanti misteri ancora sfuggono alla penetrazionedell’acuto pensiero delle menti elette!

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TAV. I. – Le figure 1ª e 2ª sono tratte da una pubblicazione di F.Millosevich, e riguardano il ferro meteorico ritrovato nel giu-gno 1921 dal tenente Dall’Olio, in località Dersa a est di Uegitnei pressi della carovaniera Uegit-Oddur (Somalia). La primafigura 1/6 circa del naturale ha in alto la superficie pianeggian-te più estesa con remagliti; in alto a destra e di scorcio, altrasuperficie pianeggiante più piccola; in basso parte della super-ficie convessa. – L’altra figura riguarda la superficie oppostaalla precedente. Nella parte superiore fu tagliata una lastra, ela superficie piana fu levigata e corrosa con acido nitrico dilui-to.

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TAV. I. – Le figure 1ª e 2ª sono tratte da una pubblicazione di F.Millosevich, e riguardano il ferro meteorico ritrovato nel giu-gno 1921 dal tenente Dall’Olio, in località Dersa a est di Uegitnei pressi della carovaniera Uegit-Oddur (Somalia). La primafigura 1/6 circa del naturale ha in alto la superficie pianeggian-te più estesa con remagliti; in alto a destra e di scorcio, altrasuperficie pianeggiante più piccola; in basso parte della super-ficie convessa. – L’altra figura riguarda la superficie oppostaalla precedente. Nella parte superiore fu tagliata una lastra, ela superficie piana fu levigata e corrosa con acido nitrico dilui-to.

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TAV II. – In alto: Pezzi di meteoriti a Erlherville il 10 maggio1879 a 17 ore ed esposte al Museo Nazionale degli Stati Uniti(dalla pubblicazione di G. P. Merrill). – In basso: le due figureriguardano pezzi della meteorite caduta nel territorio di Bur-Hacaba (Somalia) alle 8h del 16 ottobre 1919 e descritta dalNeviani. La prima figura riproduce il pezzo della meteorite delpeso di chg. 15,400 ed ha l’aspetto di una grossa scheggiatriangolare con superficie esterna tutta ricoperta da crosta. Laseconda figura riguarda la parte posteriore o dorsa, e formacome una fascia nella regione posta alla base del triangolo.

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TAV II. – In alto: Pezzi di meteoriti a Erlherville il 10 maggio1879 a 17 ore ed esposte al Museo Nazionale degli Stati Uniti(dalla pubblicazione di G. P. Merrill). – In basso: le due figureriguardano pezzi della meteorite caduta nel territorio di Bur-Hacaba (Somalia) alle 8h del 16 ottobre 1919 e descritta dalNeviani. La prima figura riproduce il pezzo della meteorite delpeso di chg. 15,400 ed ha l’aspetto di una grossa scheggiatriangolare con superficie esterna tutta ricoperta da crosta. Laseconda figura riguarda la parte posteriore o dorsa, e formacome una fascia nella regione posta alla base del triangolo.

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LE PIETRE CELESTI ATTRAVERSOL’ATMOSFERA TERRESTRE

Nelle limpide serate estive dolci, tiepide senza un sof-fio di brezza, con le miriadi di stelle tremolanti, la mae-stosa quiete degli spazî celesti è talora rotta dalle rapideapparizioni di globi lucenti, i quali attraversano comesaette il cielo segnando traiettorie rettilinee o paraboli-che fra le scintillanti costellazioni.

I globi di dimensioni notevoli, giunti al limite dellapropria traiettoria, scoppiano come effetto di esplosione,e i numerosi frammenti si sparpagliano a raggiera, comepioggerelle fantasticamente luminose e fine polvere do-rata accompagna le luci residuali.

Talvolta i globi assumono al termine della propria tra-iettoria, tinte di rosso man mano evanescente, e giungo-no sulla terraferma come un pezzo unico, pesante, e diaspetto ben diverso dai comuni materiali solidi.

Trattasi di bolidi celesti, dei meteoriti provenienti da-gli spazî celesti che giungono al suolo con velocità mol-to ridotta, per la resistenza opposta dagli strati della no-

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LE PIETRE CELESTI ATTRAVERSOL’ATMOSFERA TERRESTRE

Nelle limpide serate estive dolci, tiepide senza un sof-fio di brezza, con le miriadi di stelle tremolanti, la mae-stosa quiete degli spazî celesti è talora rotta dalle rapideapparizioni di globi lucenti, i quali attraversano comesaette il cielo segnando traiettorie rettilinee o paraboli-che fra le scintillanti costellazioni.

I globi di dimensioni notevoli, giunti al limite dellapropria traiettoria, scoppiano come effetto di esplosione,e i numerosi frammenti si sparpagliano a raggiera, comepioggerelle fantasticamente luminose e fine polvere do-rata accompagna le luci residuali.

Talvolta i globi assumono al termine della propria tra-iettoria, tinte di rosso man mano evanescente, e giungo-no sulla terraferma come un pezzo unico, pesante, e diaspetto ben diverso dai comuni materiali solidi.

Trattasi di bolidi celesti, dei meteoriti provenienti da-gli spazî celesti che giungono al suolo con velocità mol-to ridotta, per la resistenza opposta dagli strati della no-

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stra atmosfera.Le dimensioni delle meteoriti sono molto variabili e

specie per quelle di piccola mole; facciano o no partedella stessa meteora, l’atmosfera terrestre vi esplicaun’azione non indifferente provocando delle alterazionipermanenti sulla superficie esterna.

Oggi che lo studio dell’atmosfera si è intensificato eper mezzo delle ascensioni aerostatiche conosciamo me-glio la struttura dell’Oceano aereo, l’esame delle meteo-riti, di questi corpi che attraversano tutta la massa aerea,potrà condurci a confermare o a completare le cognizio-ni finora acquistate. E ancora a comprendere meglio ilmodo come il meteorite percorra la sua traiettoria, poi-chè le diverse densità dei gas che si succedono al diso-pra della stratosfera dovranno lasciare tracce sui mate-riali pervenutivi.

* * *

I bolidi denominati orionidi si osservano più frequen-temente nell’autunno col culmine il 19-20 ottobre, men-tre le leonidi si notano nelle chiare notti di agosto e piùraramente nel novembre.

Sembra che dall’Era Cristiana finora si siano consta-tate parecchie centinaia di cadute di bolidi, e più dellametà si sono osservati dal 1801 ad oggi.

È una statistica poco fondata, perchè molti globi ca-duti nelle ore del giorno o in luoghi isolati son potutisfuggire alla diretta osservazione.

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stra atmosfera.Le dimensioni delle meteoriti sono molto variabili e

specie per quelle di piccola mole; facciano o no partedella stessa meteora, l’atmosfera terrestre vi esplicaun’azione non indifferente provocando delle alterazionipermanenti sulla superficie esterna.

Oggi che lo studio dell’atmosfera si è intensificato eper mezzo delle ascensioni aerostatiche conosciamo me-glio la struttura dell’Oceano aereo, l’esame delle meteo-riti, di questi corpi che attraversano tutta la massa aerea,potrà condurci a confermare o a completare le cognizio-ni finora acquistate. E ancora a comprendere meglio ilmodo come il meteorite percorra la sua traiettoria, poi-chè le diverse densità dei gas che si succedono al diso-pra della stratosfera dovranno lasciare tracce sui mate-riali pervenutivi.

* * *

I bolidi denominati orionidi si osservano più frequen-temente nell’autunno col culmine il 19-20 ottobre, men-tre le leonidi si notano nelle chiare notti di agosto e piùraramente nel novembre.

Sembra che dall’Era Cristiana finora si siano consta-tate parecchie centinaia di cadute di bolidi, e più dellametà si sono osservati dal 1801 ad oggi.

È una statistica poco fondata, perchè molti globi ca-duti nelle ore del giorno o in luoghi isolati son potutisfuggire alla diretta osservazione.

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La più antica pietra vista cadere dal cielo è quella cheil 16 novembre 1492 fu raccolta a Ensisheim in Alsazia;pesava 93,5 chg. Il Re Massimiliano la fece trasportareal suo castello: ne tolse due frammenti, uno pel Duca Si-gismondo d’Austria e l’altro per sè, e poscia ordinò chela rimanenza fosse conservata nella chiesa di Ensisheimsospesa a solida catena.

In Italia la più antica pietra veduta cadere, è il sassocaduto nella Villa di Albareto presso Modena, alla metàdel luglio 1766. All’Università di Roma si trova unframmento di tale pietra che pesa 145 grammi, parzial-mente incrostata, mentre all’Università di Modena se neconserva un frammento di 697 grammi circa; condriteglobulare iperstenica.

Altra meteorite è quella del 17 luglio 1840, caduta aCereseto (Alessandria); condrite globulare brecciata.

Il gigantesco meteorite di 25 tonnellate caduto inGroenlandia nel 1870 è stato in quest’anno trasportato aStoccolma, e sottoposto ad un trattamento di perforazio-ne diamantifera, si è rivelato composto di ferro puro in-vece che di basalto come fu ritenuto per parecchio tem-po.

Il 31 agosto 1872 nell’Agro romano cadde una me-teorite conosciuta come meteorite di Orvinio (Rieti), etanto P. Stanislao Ferrari quanto Padre Secchi, pubblica-rono pregevoli studi sui relativi caratteri fisici astrono-mici. Di questa condrite bronzitica nera se ne conservaall’Università di Roma un frammento, in buona parte in-crostato, del peso di 710 grammi.

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La più antica pietra vista cadere dal cielo è quella cheil 16 novembre 1492 fu raccolta a Ensisheim in Alsazia;pesava 93,5 chg. Il Re Massimiliano la fece trasportareal suo castello: ne tolse due frammenti, uno pel Duca Si-gismondo d’Austria e l’altro per sè, e poscia ordinò chela rimanenza fosse conservata nella chiesa di Ensisheimsospesa a solida catena.

In Italia la più antica pietra veduta cadere, è il sassocaduto nella Villa di Albareto presso Modena, alla metàdel luglio 1766. All’Università di Roma si trova unframmento di tale pietra che pesa 145 grammi, parzial-mente incrostata, mentre all’Università di Modena se neconserva un frammento di 697 grammi circa; condriteglobulare iperstenica.

Altra meteorite è quella del 17 luglio 1840, caduta aCereseto (Alessandria); condrite globulare brecciata.

Il gigantesco meteorite di 25 tonnellate caduto inGroenlandia nel 1870 è stato in quest’anno trasportato aStoccolma, e sottoposto ad un trattamento di perforazio-ne diamantifera, si è rivelato composto di ferro puro in-vece che di basalto come fu ritenuto per parecchio tem-po.

Il 31 agosto 1872 nell’Agro romano cadde una me-teorite conosciuta come meteorite di Orvinio (Rieti), etanto P. Stanislao Ferrari quanto Padre Secchi, pubblica-rono pregevoli studi sui relativi caratteri fisici astrono-mici. Di questa condrite bronzitica nera se ne conservaall’Università di Roma un frammento, in buona parte in-crostato, del peso di 710 grammi.

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Anche sul continente nero saranno cadute pietre cele-sti e forse sarà molto probabile ritrovare parecchi esem-plari nelle zone anche le più impenetrabili.

Ricordiamo che alle 8h del 16 ottobre 1919 fu vedutacadere una meteorite da alcuni abitanti di Bur Hacabanella Somalia.

La meteorite attraversò lentamente l’atmosfera daNord a Sud, pochi istanti dopo scoppiò con grande fra-gore, e numerosi frammenti caddero tutto intorno finoalla distanza di oltre 80 chilometri.

Pochi anni dopo il Prof. Neviani, ben noto ai Romanipel suo lungo e dotto magistero al Visconti, potè avereda un ufficiale suo affezionato discepolo, 122 frammentidi detta meteorite del peso complessivo di 120 chilo-grammi e un frammento pesava chg. 15,400. Trattavasidi una roccia ammolite corrispondente alle condrite cri-stalline del Brezina e alle Eustatile-Chondrites del Pior.(Tav. I, II).

L’analisi microscopica e microchimica portò all’isola-mento di parecchi metalli e principalmente del ferro, ni-kel, olivina, pirrotina.

L’esemplare più grande presenta anche delle striaturee delle croste di grande interesse scientifico.

In tutti gli anni non mancano le meteoriti, e specienell’estate vengono più facilmente notate, poichè, lamite temperatura e le serenità stellate, rendono più faci-le l’osservazione dei fenomeni celesti.

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Anche sul continente nero saranno cadute pietre cele-sti e forse sarà molto probabile ritrovare parecchi esem-plari nelle zone anche le più impenetrabili.

Ricordiamo che alle 8h del 16 ottobre 1919 fu vedutacadere una meteorite da alcuni abitanti di Bur Hacabanella Somalia.

La meteorite attraversò lentamente l’atmosfera daNord a Sud, pochi istanti dopo scoppiò con grande fra-gore, e numerosi frammenti caddero tutto intorno finoalla distanza di oltre 80 chilometri.

Pochi anni dopo il Prof. Neviani, ben noto ai Romanipel suo lungo e dotto magistero al Visconti, potè avereda un ufficiale suo affezionato discepolo, 122 frammentidi detta meteorite del peso complessivo di 120 chilo-grammi e un frammento pesava chg. 15,400. Trattavasidi una roccia ammolite corrispondente alle condrite cri-stalline del Brezina e alle Eustatile-Chondrites del Pior.(Tav. I, II).

L’analisi microscopica e microchimica portò all’isola-mento di parecchi metalli e principalmente del ferro, ni-kel, olivina, pirrotina.

L’esemplare più grande presenta anche delle striaturee delle croste di grande interesse scientifico.

In tutti gli anni non mancano le meteoriti, e specienell’estate vengono più facilmente notate, poichè, lamite temperatura e le serenità stellate, rendono più faci-le l’osservazione dei fenomeni celesti.

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Il 6 dicembre dell’anno scorso verso le 17h 30' fu ve-duta a Vicenza una meteora luminosa dalla coda lun-ghissima e visibile ad occhio nudo, la meteora percorseuna traiettoria quasi orizzontale con origine da S.O. eperdendosi verso N.E. con la durata da 6 a 7 secondi.

Nel museo Mineralogico di Roma vi sono oltre uncentinaio di frammenti di pietre cadute; e al Museo Na-zionale degli Stati Uniti vi è la collezione più completae in effetti fino a pochi anni fa si contavano poco più di500 frammenti (Tav. II e III).

Queste strane pietre celesti hanno formato oggetto dimolte indagini per ottenere dati sulla temperaturadell’alta atmosfera, utilizzando le altezze alle quali com-paiono e poi scompaiono i concomitanti fenomeni lumi-nosi.

La temperatura dell’aria subisce graduale diminuzio-ne con la quota e in media si può attribuire la diminu-zione di 6º per ogni 1000 metri di quota. Questa diminu-zione non può ammettersi che permanga dello stesso or-dine di grandezza fino a quote elevate, perchè se cosìfosse si arriverebbe a trovare alle quote di 12 o di 14chilometri temperature così eccezionalmente basse daritenere notevolmente modificata la struttura di qualsiasicorpo.

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Il 6 dicembre dell’anno scorso verso le 17h 30' fu ve-duta a Vicenza una meteora luminosa dalla coda lun-ghissima e visibile ad occhio nudo, la meteora percorseuna traiettoria quasi orizzontale con origine da S.O. eperdendosi verso N.E. con la durata da 6 a 7 secondi.

Nel museo Mineralogico di Roma vi sono oltre uncentinaio di frammenti di pietre cadute; e al Museo Na-zionale degli Stati Uniti vi è la collezione più completae in effetti fino a pochi anni fa si contavano poco più di500 frammenti (Tav. II e III).

Queste strane pietre celesti hanno formato oggetto dimolte indagini per ottenere dati sulla temperaturadell’alta atmosfera, utilizzando le altezze alle quali com-paiono e poi scompaiono i concomitanti fenomeni lumi-nosi.

La temperatura dell’aria subisce graduale diminuzio-ne con la quota e in media si può attribuire la diminu-zione di 6º per ogni 1000 metri di quota. Questa diminu-zione non può ammettersi che permanga dello stesso or-dine di grandezza fino a quote elevate, perchè se cosìfosse si arriverebbe a trovare alle quote di 12 o di 14chilometri temperature così eccezionalmente basse daritenere notevolmente modificata la struttura di qualsiasicorpo.

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I fenomeni luminosi degli strati superiori dell’atmosfera; e lequote più elevate raggiunte dagli aeroplani. (Pezzi, omologati inm. 17.082), dai palloni liberi e dai palloni sonda.

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I fenomeni luminosi degli strati superiori dell’atmosfera; e lequote più elevate raggiunte dagli aeroplani. (Pezzi, omologati inm. 17.082), dai palloni liberi e dai palloni sonda.

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I sondaggi con palloni sonda confermarono appuntoche la diminuzione della temperatura con l’aumentaredelle altitudini non presentava carattere continuativo,poichè ad una data quota si verificava quasi un arresto ele temperature per strati successivi si mantenevano pres-ssochè costanti. Vennero così denominati stratosfera glistrati di aria al disopra di 11.000 m. Alla stratosfera siattribuì la temperatura media di –58° per le nostre latitu-dini, ma al disopra dell’equatore si raggiungono tempe-rature più basse, fino a – 86º.

I sondaggi con palloni portati a quote molto elevatenon confermarono questa costanza di temperatura e di-fatti intorno ai 22 chm. i meteorografi registrarono unlieve aumento di temperatura. Le massime quote scan-dagliate non superano i 40 chm. e non abbiamo quindielementi per seguire l’andamento della temperatura adaltitudini superiori ai 40 chm. Non sappiamo pertanto sel’aumento della temperatura constatato alle quote eleva-te si intensifica successivamente o muta.

In mancanza di metodi diretti di indagini, gli studiosihanno cercato di ottenere dati sulla temperatura dell’altaatmosfera, interpretando alcuni fenomeni che si manife-stano negli strati più elevati.

Notevoli risultati si conseguirono utilizzando i datisulle altezze alle quali compaiono e poi scompaiono ifenomeni luminosi delle stelle cadenti.

Le meteoriti, provengono dallo spazio cosmico e at-traversano l’atmosfera con velocità non inferiore in me-dia ai 12 chm./s; e la vivissima incandescenza delle tra-

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I sondaggi con palloni sonda confermarono appuntoche la diminuzione della temperatura con l’aumentaredelle altitudini non presentava carattere continuativo,poichè ad una data quota si verificava quasi un arresto ele temperature per strati successivi si mantenevano pres-ssochè costanti. Vennero così denominati stratosfera glistrati di aria al disopra di 11.000 m. Alla stratosfera siattribuì la temperatura media di –58° per le nostre latitu-dini, ma al disopra dell’equatore si raggiungono tempe-rature più basse, fino a – 86º.

I sondaggi con palloni portati a quote molto elevatenon confermarono questa costanza di temperatura e di-fatti intorno ai 22 chm. i meteorografi registrarono unlieve aumento di temperatura. Le massime quote scan-dagliate non superano i 40 chm. e non abbiamo quindielementi per seguire l’andamento della temperatura adaltitudini superiori ai 40 chm. Non sappiamo pertanto sel’aumento della temperatura constatato alle quote eleva-te si intensifica successivamente o muta.

In mancanza di metodi diretti di indagini, gli studiosihanno cercato di ottenere dati sulla temperatura dell’altaatmosfera, interpretando alcuni fenomeni che si manife-stano negli strati più elevati.

Notevoli risultati si conseguirono utilizzando i datisulle altezze alle quali compaiono e poi scompaiono ifenomeni luminosi delle stelle cadenti.

Le meteoriti, provengono dallo spazio cosmico e at-traversano l’atmosfera con velocità non inferiore in me-dia ai 12 chm./s; e la vivissima incandescenza delle tra-

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iettorie rettilinee e parallele attraverso le scintillanti co-stellazioni, è spiegata ammettendo che al limite dellanostra atmosfera questi corpi celesti incontrano notevoleresistenza.

* * *

Lindemann e Dobson analizzando i fenomeni calorifi-ci prodotti dallo spostamento nell’atmosfera di masse agrande velocità, dedussero che l’incendio delle meteoritipuò spiegarsi, soltanto se si ammette che la densitàdell’aria alle quote dai 100 ai 150 chilometri sia di mol-to superiore a quella assegnata dal calcolo sulla legge dirarefazione di Laplace, in una atmosfera supposta allatemperatura costante della stratosfera.

Se invece si ritiene che la temperatura negli strati ele-vati della stratosfera ritorni a crescere gradualmente,può ben giustificarsi il necessario aumento della densità,perchè l’aria apponga la dovuta resistenza a questi corpicelesti non appena essi penetrano nella nostra atmosfera.

E i predetti studiosi calcolarono temperature superioridi circa 80° a quelle della stratosfera per le quote intor-no ai 150 chm. di altezza. Questi risultati recentementesono stati confermati dal Lincke con le determinazionidella densità dell’aria atmosferica fondandosi sui feno-meni crepuscolari.

Siffatto aumento della temperatura alle quote elevatee alle quali appaiono le meteoriti, può fare comprenderela caratteristica crosta di fusione, compatta, lucida, as-

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iettorie rettilinee e parallele attraverso le scintillanti co-stellazioni, è spiegata ammettendo che al limite dellanostra atmosfera questi corpi celesti incontrano notevoleresistenza.

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Lindemann e Dobson analizzando i fenomeni calorifi-ci prodotti dallo spostamento nell’atmosfera di masse agrande velocità, dedussero che l’incendio delle meteoritipuò spiegarsi, soltanto se si ammette che la densitàdell’aria alle quote dai 100 ai 150 chilometri sia di mol-to superiore a quella assegnata dal calcolo sulla legge dirarefazione di Laplace, in una atmosfera supposta allatemperatura costante della stratosfera.

Se invece si ritiene che la temperatura negli strati ele-vati della stratosfera ritorni a crescere gradualmente,può ben giustificarsi il necessario aumento della densità,perchè l’aria apponga la dovuta resistenza a questi corpicelesti non appena essi penetrano nella nostra atmosfera.

E i predetti studiosi calcolarono temperature superioridi circa 80° a quelle della stratosfera per le quote intor-no ai 150 chm. di altezza. Questi risultati recentementesono stati confermati dal Lincke con le determinazionidella densità dell’aria atmosferica fondandosi sui feno-meni crepuscolari.

Siffatto aumento della temperatura alle quote elevatee alle quali appaiono le meteoriti, può fare comprenderela caratteristica crosta di fusione, compatta, lucida, as-

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sieme alle altre croste superficiali con tenuissimo anne-rimento.

Il Neviani appunto ritenne che questa crosta tipica siformi allorchè la meteora attraversa le alte quotedell’atmosfera, mentre le altre croste minime superficia-li si producono all’atto dello scoppio come effetto di unafiammata.

* * *

Le fantastiche messaggere celesti che guizzano scin-tillanti nelle notti estive e autunnali, confermano quindil’esistenza di una zona a temperatura elevata nelle altequote della stratosfera.

Non sappiamo fin dove si estende lo strato con cosìdiverse caratteristiche termiche, ma forse alle quote vi-cino ai 400 chm. la temperatura deve ritornare a dimi-nuire, come risulta dalle osservazioni sulle aurore borea-li del Vegard. Ma tale diminuzione non si inizierà a quo-ta fissa, poichè dalla forma delle aurore si nota che alcu-ne volte predominano le colorazioni rosse, tal’altra inve-ce solo ai bordi appaiono le tinte rosse. Le prime formeprevalgono durante il massimo delle macchie solari e lealtre durante il minimo.

Questo aumento di temperatura a quota elevata, trovaora sostegno nelle considerazioni fondate sull’assorbi-mento della radiazione solare dal piccolo strato a fortetenore di ozono che si trova negli strati molto elevati.

Le osservazioni sull’ozono atmosferico hanno mo-

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sieme alle altre croste superficiali con tenuissimo anne-rimento.

Il Neviani appunto ritenne che questa crosta tipica siformi allorchè la meteora attraversa le alte quotedell’atmosfera, mentre le altre croste minime superficia-li si producono all’atto dello scoppio come effetto di unafiammata.

* * *

Le fantastiche messaggere celesti che guizzano scin-tillanti nelle notti estive e autunnali, confermano quindil’esistenza di una zona a temperatura elevata nelle altequote della stratosfera.

Non sappiamo fin dove si estende lo strato con cosìdiverse caratteristiche termiche, ma forse alle quote vi-cino ai 400 chm. la temperatura deve ritornare a dimi-nuire, come risulta dalle osservazioni sulle aurore borea-li del Vegard. Ma tale diminuzione non si inizierà a quo-ta fissa, poichè dalla forma delle aurore si nota che alcu-ne volte predominano le colorazioni rosse, tal’altra inve-ce solo ai bordi appaiono le tinte rosse. Le prime formeprevalgono durante il massimo delle macchie solari e lealtre durante il minimo.

Questo aumento di temperatura a quota elevata, trovaora sostegno nelle considerazioni fondate sull’assorbi-mento della radiazione solare dal piccolo strato a fortetenore di ozono che si trova negli strati molto elevati.

Le osservazioni sull’ozono atmosferico hanno mo-

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strato una oscillazione di altezza col massimo in prima-vera e col minimo in autunno; e si dovrà quindi pensaread una variazione stagionale della temperatura degli altistrati.

Pertanto rimane confermato che a quote elevate deb-bono verificarsi inversioni termiche di estensione e digrandezza variabile e che influenzeranno in maniera nonancora lontanamente apprezzata i fenomeni meteorolo-gici osservati dalla superficie della Terra.

La stratosfera è ancora impenetrabile all’occhio vigiledello studioso e dello sperimentatore.

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strato una oscillazione di altezza col massimo in prima-vera e col minimo in autunno; e si dovrà quindi pensaread una variazione stagionale della temperatura degli altistrati.

Pertanto rimane confermato che a quote elevate deb-bono verificarsi inversioni termiche di estensione e digrandezza variabile e che influenzeranno in maniera nonancora lontanamente apprezzata i fenomeni meteorolo-gici osservati dalla superficie della Terra.

La stratosfera è ancora impenetrabile all’occhio vigiledello studioso e dello sperimentatore.

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TAV. III – Struttura interna di meteoriti del Muso Nazionale de-gli Stati Uniti (estratto dalla pubblicazione di G. P. Merrill).

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TAV. III – Struttura interna di meteoriti del Muso Nazionale de-gli Stati Uniti (estratto dalla pubblicazione di G. P. Merrill).

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TAV. IV – Aurore boreali fotografate a Trömso il 27-28 marzo1930 da L. Harvey e E. Tönsberg.

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TAV. IV – Aurore boreali fotografate a Trömso il 27-28 marzo1930 da L. Harvey e E. Tönsberg.

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LE AURORE BOREALI

Nelle regioni nordiche, specialmente in prossimità delpolo magnetico, si osservano talvolta strie luminose aguisa di panneggiamenti: sono le aurore boreali.

Striature increspate e frammezzate da addensamenticaotici; e a volte come un lieve manto, poco spesso, conondeggiamenti intermittenti.

Talvolta luccicano come argento splendente e di tona-lità gradualmente decrescente verso la zona più alta delcielo (Tav. IV).

I panneggiamenti con pieghe fantastiche, sembranoannodarsi attorno ad un affusto bianchissimo con freddisplendori, e attorno al quale le estreme pieghettaturevolteggiano, a guisa di veli trasparenti col tenero pacatopallore della perla.

Più di rado appaiono ampie colonne, arcuate, sfolgo-ranti con striature alternate rosee e azzurrate, a spiralitremolanti iridescenti; e tutte illuminate da getti di luceprovenienti da misteriosi zampilli (Tav. V).

Dalle molte triangolazioni eseguite in Norvegia, risul-

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LE AURORE BOREALI

Nelle regioni nordiche, specialmente in prossimità delpolo magnetico, si osservano talvolta strie luminose aguisa di panneggiamenti: sono le aurore boreali.

Striature increspate e frammezzate da addensamenticaotici; e a volte come un lieve manto, poco spesso, conondeggiamenti intermittenti.

Talvolta luccicano come argento splendente e di tona-lità gradualmente decrescente verso la zona più alta delcielo (Tav. IV).

I panneggiamenti con pieghe fantastiche, sembranoannodarsi attorno ad un affusto bianchissimo con freddisplendori, e attorno al quale le estreme pieghettaturevolteggiano, a guisa di veli trasparenti col tenero pacatopallore della perla.

Più di rado appaiono ampie colonne, arcuate, sfolgo-ranti con striature alternate rosee e azzurrate, a spiralitremolanti iridescenti; e tutte illuminate da getti di luceprovenienti da misteriosi zampilli (Tav. V).

Dalle molte triangolazioni eseguite in Norvegia, risul-

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ta che le aurore boreali con maggiore frequenza si osser-vano fra i 100 e i 110 chilometri, ma possono raggiun-gere l’altezza massima di 400 chilometri.

Nelle regioni nordiche i fenomeni assumono più di-stinte proporzioni. Le aurore boreali si osservano piùfrequentemente lungo una zona che dal Capo Nord lam-bisce le coste settentrionali della Sembla; l’estrema par-te N.E. della Siberia, l’Alaska, la baia di Hudson, il La-brador, la Groenlandia, l’Islanda.

A distanza dalle regioni artiche, l’apparizione delleaurore boreali, genera un immenso chiaro, di tinta rosapallido, che si distacca sulla vôlta celeste di bleu imma-colato, e gradualmente si indebolisce verso l’occaso.

Fenomeni suggestivi, incantevoli, delle notti polari;nelle prime ore del giorno, alle prime luci, il meraviglio-so scenario fulmineamente si spegne.

Diverse volte si è notata la ripetizione di fenomeniaurorali, e di perturbazione magnetica per giorni succes-sivi e all’incirca alla medesima ora; il che è ben spiega-bile col periodico cambiamento ad ogni 24h delle posi-zioni relative dei luoghi terrestri e del sole.

Nell’inverno del 1938 su tutta l’Europa centrale fu vi-sibile un’intensa aurora boreale. Il cielo si illuminò dirosso acceso e molti credettero a incendi, a scoppi dipolveriere, a esplosioni di raffinerie di petrolio.

I pescatori del mare del Nord rimasero nei porti te-mendo una furiosa tempesta; e pescatori danesi nellaManica notarono al largo il mare così straordinariamen-te calmo e l’illuminazione del cielo così incantevole che

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ta che le aurore boreali con maggiore frequenza si osser-vano fra i 100 e i 110 chilometri, ma possono raggiun-gere l’altezza massima di 400 chilometri.

Nelle regioni nordiche i fenomeni assumono più di-stinte proporzioni. Le aurore boreali si osservano piùfrequentemente lungo una zona che dal Capo Nord lam-bisce le coste settentrionali della Sembla; l’estrema par-te N.E. della Siberia, l’Alaska, la baia di Hudson, il La-brador, la Groenlandia, l’Islanda.

A distanza dalle regioni artiche, l’apparizione delleaurore boreali, genera un immenso chiaro, di tinta rosapallido, che si distacca sulla vôlta celeste di bleu imma-colato, e gradualmente si indebolisce verso l’occaso.

Fenomeni suggestivi, incantevoli, delle notti polari;nelle prime ore del giorno, alle prime luci, il meraviglio-so scenario fulmineamente si spegne.

Diverse volte si è notata la ripetizione di fenomeniaurorali, e di perturbazione magnetica per giorni succes-sivi e all’incirca alla medesima ora; il che è ben spiega-bile col periodico cambiamento ad ogni 24h delle posi-zioni relative dei luoghi terrestri e del sole.

Nell’inverno del 1938 su tutta l’Europa centrale fu vi-sibile un’intensa aurora boreale. Il cielo si illuminò dirosso acceso e molti credettero a incendi, a scoppi dipolveriere, a esplosioni di raffinerie di petrolio.

I pescatori del mare del Nord rimasero nei porti te-mendo una furiosa tempesta; e pescatori danesi nellaManica notarono al largo il mare così straordinariamen-te calmo e l’illuminazione del cielo così incantevole che

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essi non osarono gettare le reti.Le comunicazioni telefoniche tra l’Europa e le Ame-

riche furono interrotte a più riprese. In alcuni piroscafile bussole divennero folli per più ore.

Il fenomeno, non frequente, destò dovunque grandecuriosità, e nelle campagne fu attribuito a violente con-vulsioni telluriche.

La rara apparizione per le nostre latitudini, non deveperò ritenersi eccezionale poichè gli scrittori antichi,come Aristotile, Cicerone, Plinio, ne fanno larga men-zione.

Recentemente R. Bernard enunciò la seguente classi-ficazione per quanto riguarda il colore: aurore comuni dicolore giallo verde, aurore di colore rosso scuro in tuttala loro estensione, aurore in cui solo il lembo inferioreha una tinta rosso venosa.

Nelle prime predominano la riga verde e le zone az-zurre dell’azoto, nelle seconde il colore rosso probabil-mente è dovuto a considerevole aumento d’intensità del-le righe rosse dell’ossigeno. Le aurore della terza cate-goria sono più rare e più evanescenti e l’origine ancoranon è precisata.

* * *

Anni molto addietro si riteneva che le aurore borealifossero prodotte da luci irradiate di notte dai ghiacci;più tardi si pensò a polveri prodotte dalla dissoluzionedi meteoriti, prive di carica elettrica e provenienti dallo

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essi non osarono gettare le reti.Le comunicazioni telefoniche tra l’Europa e le Ame-

riche furono interrotte a più riprese. In alcuni piroscafile bussole divennero folli per più ore.

Il fenomeno, non frequente, destò dovunque grandecuriosità, e nelle campagne fu attribuito a violente con-vulsioni telluriche.

La rara apparizione per le nostre latitudini, non deveperò ritenersi eccezionale poichè gli scrittori antichi,come Aristotile, Cicerone, Plinio, ne fanno larga men-zione.

Recentemente R. Bernard enunciò la seguente classi-ficazione per quanto riguarda il colore: aurore comuni dicolore giallo verde, aurore di colore rosso scuro in tuttala loro estensione, aurore in cui solo il lembo inferioreha una tinta rosso venosa.

Nelle prime predominano la riga verde e le zone az-zurre dell’azoto, nelle seconde il colore rosso probabil-mente è dovuto a considerevole aumento d’intensità del-le righe rosse dell’ossigeno. Le aurore della terza cate-goria sono più rare e più evanescenti e l’origine ancoranon è precisata.

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Anni molto addietro si riteneva che le aurore borealifossero prodotte da luci irradiate di notte dai ghiacci;più tardi si pensò a polveri prodotte dalla dissoluzionedi meteoriti, prive di carica elettrica e provenienti dallo

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spazio cosmico. Si attribuì l’origine anche a raggi cato-dici provenienti dalla Terra, o da correnti di idrogenocariche elettricamente e provenienti dal sole.

Le indagini condotte più tardi sui fenomeni solari, se-gnarono la fine di siffatte teorie, e specialmente quandofurono notate intime connessioni tra le aurore e i feno-meni che si evolvono sulla superficie del sole.

Da tutti è risaputo che sulla superficie del sole talvol-ta appaiono macchie, grigiastre ai bordi, convulse damoti turbinosi al centro (le più grandi sono ben visibiliguardando direttamente l’astro con vetro affumicato); ela frequenza e la estensione di esse, varia da un anno alsuccessivo, mostrando la periodicità di poco più di 11anni. Si verificano anche periodi di altra durata, multiplidel precedente, giungendo fino a 9 cicli; e allo scaderedi essi i fenomeni solari presentano sviluppo più distin-to.

Allorchè le macchie solari raggiungono il massimo, siosservano dalla terra fenomeni grandiosi che si rispec-chiano sul limpido cielo con aspetti fantastici, le auroreboreali; e tempeste magnetiche ostacolano le trasmissio-ni telegrafiche e radiotelegrafiche.

Sorge quindi l’idea che l’origine di siffatti fenomenidebba essere il Sole.

Ricordiamo che l’italiano Donati, a proposito dellagrande aurora boreale del 4 febbraio 1872, emise l’ipo-tesi che le aurore boreali fossero prodotte da correntielettriche lanciate attraverso lo spazio dal Sole fino allaTerra.

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spazio cosmico. Si attribuì l’origine anche a raggi cato-dici provenienti dalla Terra, o da correnti di idrogenocariche elettricamente e provenienti dal sole.

Le indagini condotte più tardi sui fenomeni solari, se-gnarono la fine di siffatte teorie, e specialmente quandofurono notate intime connessioni tra le aurore e i feno-meni che si evolvono sulla superficie del sole.

Da tutti è risaputo che sulla superficie del sole talvol-ta appaiono macchie, grigiastre ai bordi, convulse damoti turbinosi al centro (le più grandi sono ben visibiliguardando direttamente l’astro con vetro affumicato); ela frequenza e la estensione di esse, varia da un anno alsuccessivo, mostrando la periodicità di poco più di 11anni. Si verificano anche periodi di altra durata, multiplidel precedente, giungendo fino a 9 cicli; e allo scaderedi essi i fenomeni solari presentano sviluppo più distin-to.

Allorchè le macchie solari raggiungono il massimo, siosservano dalla terra fenomeni grandiosi che si rispec-chiano sul limpido cielo con aspetti fantastici, le auroreboreali; e tempeste magnetiche ostacolano le trasmissio-ni telegrafiche e radiotelegrafiche.

Sorge quindi l’idea che l’origine di siffatti fenomenidebba essere il Sole.

Ricordiamo che l’italiano Donati, a proposito dellagrande aurora boreale del 4 febbraio 1872, emise l’ipo-tesi che le aurore boreali fossero prodotte da correntielettriche lanciate attraverso lo spazio dal Sole fino allaTerra.

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Oggi siffatte idee trovano largo sviluppo; la radiazio-ne del Sole non si compone solo di raggi luminosi e diraggi calorifici, ma ad essa si aggiunge una radiazionecorpuscolare di grande potenza, che non è trattenutadall’atmosfera solare e quindi raggiunge l’atmosfera ter-restre.

Questi corpuscoli lanciati dal Sole, sono elettroni;cioè particelle di elettricità negativa dotate di notevolivelocità.

Il campo magnetico terrestre fa deviare questa poten-te armata di corpuscoli e la fa concentrare in una zonacircolare attorno ai poli magnetici della Terra.

Le reazioni fisico-chimiche e meccaniche tra gli elet-troni emanati dal Sole e le particelle che costituiscono lanostra atmosfera, dànno luogo alle magnifiche colora-zioni delle aurore boreali. Vegard analizzando con lospettroscopio la radiazione emessa, vi riscontrò delle ri-ghe che appartengono all’azoto; il che prova la presenzadi azoto oltre i 100 chilometri nell’atmosfera; e si ri-scontrò anche presenza di ossigeno e mancanza di idro-geno e di elio. Può accadere però che questi ultimi corpisi trovino ad elevate quote in quantità tali da non fareluogo ad alcuna riga spettrale.

* * *

Vanno ricordate le belle esperienze del Birkeland conla famosa «terrella»: una piccola sfera metallica la cuisuperficie veniva spalmata con sostanze fosforescenti, e

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Oggi siffatte idee trovano largo sviluppo; la radiazio-ne del Sole non si compone solo di raggi luminosi e diraggi calorifici, ma ad essa si aggiunge una radiazionecorpuscolare di grande potenza, che non è trattenutadall’atmosfera solare e quindi raggiunge l’atmosfera ter-restre.

Questi corpuscoli lanciati dal Sole, sono elettroni;cioè particelle di elettricità negativa dotate di notevolivelocità.

Il campo magnetico terrestre fa deviare questa poten-te armata di corpuscoli e la fa concentrare in una zonacircolare attorno ai poli magnetici della Terra.

Le reazioni fisico-chimiche e meccaniche tra gli elet-troni emanati dal Sole e le particelle che costituiscono lanostra atmosfera, dànno luogo alle magnifiche colora-zioni delle aurore boreali. Vegard analizzando con lospettroscopio la radiazione emessa, vi riscontrò delle ri-ghe che appartengono all’azoto; il che prova la presenzadi azoto oltre i 100 chilometri nell’atmosfera; e si ri-scontrò anche presenza di ossigeno e mancanza di idro-geno e di elio. Può accadere però che questi ultimi corpisi trovino ad elevate quote in quantità tali da non fareluogo ad alcuna riga spettrale.

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Vanno ricordate le belle esperienze del Birkeland conla famosa «terrella»: una piccola sfera metallica la cuisuperficie veniva spalmata con sostanze fosforescenti, e

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avente nell’interno una elettrocalamita. Il tutto era collo-cato entro una campana di vetro vuotata di aria, e sotto-posta al bombardamento dei raggi catodici, generati daun catodo posto nella campana stessa. La sfera rappre-sentava la Terra ed il catodo il Sole.

Da queste magnifiche esperienze, il Birkeland fu con-dotto a ritenere le perturbazioni magnetiche polari dovu-te a correnti elettriche provenienti dallo spazio cosmico,e che penetrano nell’interno della zona delle aurore bo-reali.

Ma si deve a Störmer l’interpretazione più profondasu tanti fatti assaggiati con la più delicata analisi mate-matica. La produzione scientifica di sì eminente studio-so, è un monumento di dottrina e fonte di molte ricerchegeofisiche.

Il globo terrestre può considerarsi avvolto da uno spa-zio proibito agli elettroni; e le regioni boreali e australiintorno all’asse magnetico, sono le sole che comunicanoliberamente con lo spazio cosmico e possono essere rag-giunte dagli elettroni.

I fasci di elettroni lanciati dal sole, si raggruppano invario modo, a seconda della posizione del centro diemanazione solare rispetto all’asse magnetico terrestre equindi le aurore boreali possono assumere forme e di-mensioni le più diverse.

Il vulcano solare emette quindi sciami di corpuscoli;ma essi possono, come è avvenuto oggi, risultare parti-colarmente densi e attivi talmente, da penetrare profon-damente nella nostra atmosfera e generare fenomeni a

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avente nell’interno una elettrocalamita. Il tutto era collo-cato entro una campana di vetro vuotata di aria, e sotto-posta al bombardamento dei raggi catodici, generati daun catodo posto nella campana stessa. La sfera rappre-sentava la Terra ed il catodo il Sole.

Da queste magnifiche esperienze, il Birkeland fu con-dotto a ritenere le perturbazioni magnetiche polari dovu-te a correnti elettriche provenienti dallo spazio cosmico,e che penetrano nell’interno della zona delle aurore bo-reali.

Ma si deve a Störmer l’interpretazione più profondasu tanti fatti assaggiati con la più delicata analisi mate-matica. La produzione scientifica di sì eminente studio-so, è un monumento di dottrina e fonte di molte ricerchegeofisiche.

Il globo terrestre può considerarsi avvolto da uno spa-zio proibito agli elettroni; e le regioni boreali e australiintorno all’asse magnetico, sono le sole che comunicanoliberamente con lo spazio cosmico e possono essere rag-giunte dagli elettroni.

I fasci di elettroni lanciati dal sole, si raggruppano invario modo, a seconda della posizione del centro diemanazione solare rispetto all’asse magnetico terrestre equindi le aurore boreali possono assumere forme e di-mensioni le più diverse.

Il vulcano solare emette quindi sciami di corpuscoli;ma essi possono, come è avvenuto oggi, risultare parti-colarmente densi e attivi talmente, da penetrare profon-damente nella nostra atmosfera e generare fenomeni a

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latitudini molto più basse delle ordinarie. Ma può acca-dere, come ben dice Bossiér, che siffatta emissione siageneratrice di fenomeni più grandiosi e le di cui manife-stazioni forse sfuggono in parte agli osservatori terrestri.

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latitudini molto più basse delle ordinarie. Ma può acca-dere, come ben dice Bossiér, che siffatta emissione siageneratrice di fenomeni più grandiosi e le di cui manife-stazioni forse sfuggono in parte agli osservatori terrestri.

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C A P ITO L O SE C O N D O

L’IMPENETRABILE STRATOSFERA

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C A P ITO L O SE C O N D O

L’IMPENETRABILE STRATOSFERA

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LA METEOROLOGIADELLE ALTE QUOTE

Le radiose giornate che di frequente nell’autunno cideliziano, sono spesso accompagnate da una gradualediminuzione della temperatura specialmente nelle primeore del mattino: tale diminuzione non si presenta mole-sta e preannuncia la stagione invernale, che però da noinon raggiunge quegli estremi che si sogliono verificarenei paesi nordici con accumulo di nevi e di ghiaccio.

Anche nelle nostre montagne, sul fantastico arco alpi-no con incantevoli successioni di picchi e di alture, laneve ammanta tutto di bianco e ammassi di ghiaccio simodellano all’orografia rendendo uniforme il declivio.Però raramente i bianchi ammanti si distendono sugliAppennini e meno sulle isole ove le cime elevate si in-cappucciano di scintillante ermellino.

Le temperature al suolo non discendono che poco aldisotto di zero gradi, ma in montagna la diminuzione èrapida; e sulle alture si raggiungono temperature moltobasse. Vi sono anche delle ampie pianure, delle colline,

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LA METEOROLOGIADELLE ALTE QUOTE

Le radiose giornate che di frequente nell’autunno cideliziano, sono spesso accompagnate da una gradualediminuzione della temperatura specialmente nelle primeore del mattino: tale diminuzione non si presenta mole-sta e preannuncia la stagione invernale, che però da noinon raggiunge quegli estremi che si sogliono verificarenei paesi nordici con accumulo di nevi e di ghiaccio.

Anche nelle nostre montagne, sul fantastico arco alpi-no con incantevoli successioni di picchi e di alture, laneve ammanta tutto di bianco e ammassi di ghiaccio simodellano all’orografia rendendo uniforme il declivio.Però raramente i bianchi ammanti si distendono sugliAppennini e meno sulle isole ove le cime elevate si in-cappucciano di scintillante ermellino.

Le temperature al suolo non discendono che poco aldisotto di zero gradi, ma in montagna la diminuzione èrapida; e sulle alture si raggiungono temperature moltobasse. Vi sono anche delle ampie pianure, delle colline,

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dei pianori dell’Europa orientale ove le nevi persistentiapportano notevoli abbassamenti di temperatura.Nell’uno e nell’altro caso, la diminuzione rispetto aquanto si osserva ad altitudini vicine al livello del mare,è più forte di quella che si ha nell’estate, a causa dellamodificata irradiazione delle ampie coperture nevose.

* * *

Siffatte profonde variazioni invernali, non si verifica-no nella libera atmosfera, anzi quivi avviene qualcosa didiverso, poichè la temperatura delle alte quote è più bas-sa in estate che non in inverno. Cosicchè i velivoli ele-vandosi in inverno, ad esempio, alla quota di 4000 metriincontrano temperature relativamente più elevate diquelle che un alpinista incontrerebbe ascendendo unamontagna situata alla medesima altezza.

Normalmente si suppone, con largo margine, che latemperatura dell’aria diminuisca di 6° circa per ogni1000 m. di quota; e quindi sollevandosi da una localitàove la temperatura, ad esempio è di 4°, si dovrà trovarealla quota di poco più di 700 metri la temperatura dizero gradi. Questa diminuzione non può ritenersi chepermanga dello stesso ordine di grandezza fino a quoteelevate, poichè se così fosse si arriverebbe a trovare allequote di 12-14 chilometri, delle temperature così ecce-zionalmente basse da ritenere notevolmente modificatala struttura di qualsiasi corpo.

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dei pianori dell’Europa orientale ove le nevi persistentiapportano notevoli abbassamenti di temperatura.Nell’uno e nell’altro caso, la diminuzione rispetto aquanto si osserva ad altitudini vicine al livello del mare,è più forte di quella che si ha nell’estate, a causa dellamodificata irradiazione delle ampie coperture nevose.

* * *

Siffatte profonde variazioni invernali, non si verifica-no nella libera atmosfera, anzi quivi avviene qualcosa didiverso, poichè la temperatura delle alte quote è più bas-sa in estate che non in inverno. Cosicchè i velivoli ele-vandosi in inverno, ad esempio, alla quota di 4000 metriincontrano temperature relativamente più elevate diquelle che un alpinista incontrerebbe ascendendo unamontagna situata alla medesima altezza.

Normalmente si suppone, con largo margine, che latemperatura dell’aria diminuisca di 6° circa per ogni1000 m. di quota; e quindi sollevandosi da una localitàove la temperatura, ad esempio è di 4°, si dovrà trovarealla quota di poco più di 700 metri la temperatura dizero gradi. Questa diminuzione non può ritenersi chepermanga dello stesso ordine di grandezza fino a quoteelevate, poichè se così fosse si arriverebbe a trovare allequote di 12-14 chilometri, delle temperature così ecce-zionalmente basse da ritenere notevolmente modificatala struttura di qualsiasi corpo.

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Dei dubbi su questa costante diminuzione invero si

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Dei dubbi su questa costante diminuzione invero si

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I primi sondaggi dell’alta atmosfera fino alla quota diquasi 14 chilometri, compiuti da Teisserenc de Bort,mostrarono come la diminuzione della temperaturadell’aria con l’aumentare della quota si arrestava ai 10chilometri e continuando ad ascendere le temperaturepresentavano una marcata costanza; cioè alle quote di12-14 chilometri di altezza, si riscontrava la medesimatemperatura. Parve quindi che oltre la quota di 10 chilo-metri l’atmosfera dovesse assumere una distinta costan-za termica e quindi fu proposto di denominare «strato-sfera» tutta la massa aerea sovrastante.

* * *

I successivi sondaggi confermarono tale stato di cosee soltanto modificarono l’inizio della stratosfera, in-quantochè alcune volte la costanza termica apparve ai12 chilometri e altre volte ai 13 chilometri; non solo, mavariava tale inizio a seconda della latitudine poichè nellezone equatoriali appariva a quote superiori e invece nel-le zone polari ad altitudini minori. Differenze si notaro-no anche nelle temperature registrate. Come temperatu-re medie della stratosfera, come già si disse, vennero at-tribuiti 50 gradi sotto zero alle alte latitudini, 56 gradisotto zero alle latitudini dell’Italia, 58 gradi sotto zero aitropici e 63 gradi sotto zero all’equatore.

Ossia tra la temperatura che si ha sull’equatore equella sui poli, intercedono 35°; variazione all’incircaidentica a quella che indica, al livello del suolo, la diffe-

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I primi sondaggi dell’alta atmosfera fino alla quota diquasi 14 chilometri, compiuti da Teisserenc de Bort,mostrarono come la diminuzione della temperaturadell’aria con l’aumentare della quota si arrestava ai 10chilometri e continuando ad ascendere le temperaturepresentavano una marcata costanza; cioè alle quote di12-14 chilometri di altezza, si riscontrava la medesimatemperatura. Parve quindi che oltre la quota di 10 chilo-metri l’atmosfera dovesse assumere una distinta costan-za termica e quindi fu proposto di denominare «strato-sfera» tutta la massa aerea sovrastante.

* * *

I successivi sondaggi confermarono tale stato di cosee soltanto modificarono l’inizio della stratosfera, in-quantochè alcune volte la costanza termica apparve ai12 chilometri e altre volte ai 13 chilometri; non solo, mavariava tale inizio a seconda della latitudine poichè nellezone equatoriali appariva a quote superiori e invece nel-le zone polari ad altitudini minori. Differenze si notaro-no anche nelle temperature registrate. Come temperatu-re medie della stratosfera, come già si disse, vennero at-tribuiti 50 gradi sotto zero alle alte latitudini, 56 gradisotto zero alle latitudini dell’Italia, 58 gradi sotto zero aitropici e 63 gradi sotto zero all’equatore.

Ossia tra la temperatura che si ha sull’equatore equella sui poli, intercedono 35°; variazione all’incircaidentica a quella che indica, al livello del suolo, la diffe-

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renza tra la temperatura rilevata all’equatore (più eleva-ta) e ai poli (più bassa).

Si denominò troposfera l’insieme degli strati al disot-to di 10 chilometri; e si fu così portati a distinguerel’atmosfera in due parti: da un lato la troposfera influen-zata dalla irradiazione del suolo e dall’altra la stratosferala quale risente solo nella sua parte inferiore la radiazio-ne degli strati ove si formano le nubi più elevate. Tropo-pausa venne denominata la zona di transizione.

Nella troposfera si elaborano la gran parte delle per-turbazioni, vi appaiono le diverse formazioni nuvolose,vi si elevano le cime più alte.

* * *

Però non sembrò convincente questa costanza dellatemperatura dell’aria per tutti gli strati superiori ai 10chilometri. È vero che, perfezionati i metodi di sondag-gio e toccati i 16-17 e anche 19 chilometri, si ritrovòsempre la costanza della temperatura, ma permaneva ildubbio che altri fatti dovessero emergere da esplorazioniportate a quote superiori. E tanto più che Jaumotte ave-va trovato una variazione di temperatura intorno ai 20chilometri, ma nel senso positivo; cioè la temperaturanon solo rimaneva più costante, ma presentava gradualiaumenti, ossia gli strati dell’atmosfera risultavano piùcaldi di quelli a quote più basse.

Questo aumento di temperatura a quote elevate, con-fermato da ulteriori esplorazioni, trova ora sostegno nel-

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renza tra la temperatura rilevata all’equatore (più eleva-ta) e ai poli (più bassa).

Si denominò troposfera l’insieme degli strati al disot-to di 10 chilometri; e si fu così portati a distinguerel’atmosfera in due parti: da un lato la troposfera influen-zata dalla irradiazione del suolo e dall’altra la stratosferala quale risente solo nella sua parte inferiore la radiazio-ne degli strati ove si formano le nubi più elevate. Tropo-pausa venne denominata la zona di transizione.

Nella troposfera si elaborano la gran parte delle per-turbazioni, vi appaiono le diverse formazioni nuvolose,vi si elevano le cime più alte.

* * *

Però non sembrò convincente questa costanza dellatemperatura dell’aria per tutti gli strati superiori ai 10chilometri. È vero che, perfezionati i metodi di sondag-gio e toccati i 16-17 e anche 19 chilometri, si ritrovòsempre la costanza della temperatura, ma permaneva ildubbio che altri fatti dovessero emergere da esplorazioniportate a quote superiori. E tanto più che Jaumotte ave-va trovato una variazione di temperatura intorno ai 20chilometri, ma nel senso positivo; cioè la temperaturanon solo rimaneva più costante, ma presentava gradualiaumenti, ossia gli strati dell’atmosfera risultavano piùcaldi di quelli a quote più basse.

Questo aumento di temperatura a quote elevate, con-fermato da ulteriori esplorazioni, trova ora sostegno nel-

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le considerazioni fondate sull’assorbimento della radia-zione solare dal piccolo strato a forte tenore di ozonoche si trova nelle regioni elevate. Secondo i calcoli diGowan, la temperatura dell’atmosfera dovrebbe comin-ciare ad aumentare verso i 30 chilometri di altezza finoa raggiungere circa 400 assoluti verso gli 80 chilometri.

* * *

Un nuovo procedimento viene fornito dall’analisi del-la quantità di ozono che si trova negli alti stratidell’atmosfera.

Il primo dato numerico relativo all’ozono che si pos-siede con sufficiente rigore scientifico, riguarda il suospessore ridotto, cioè lo spessore che occuperebbe il gasse esso fosse separato da altri gas dell’atmosfera e ri-condotto alla pressione normale e alla temperatura dizero gradi. Questa determinazione fu eseguita la primavolta nel 1913 da Fabry e Buisson.

Dalle successive indagini proseguite in più luoghi, ri-sulta che l’ozono si trova all’altezza di una quarantina dichilometri, ma può, in condizioni particolari, discenderefino a venti chilometri. Ossia l’ozono atmosferico è con-centrato nella stratosfera ove, sappiamo, la temperaturaè molto bassa e varia poco dalla tropopausa fino a circauna quarantina di chilometri. Inoltre è risultato che in undato posto del globo, lo spessore ridotto dell’ozono va-ria da un giorno all’altro in modo disordinato; ma il me-todo statistico lascia intravedere una variazione stagio-

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le considerazioni fondate sull’assorbimento della radia-zione solare dal piccolo strato a forte tenore di ozonoche si trova nelle regioni elevate. Secondo i calcoli diGowan, la temperatura dell’atmosfera dovrebbe comin-ciare ad aumentare verso i 30 chilometri di altezza finoa raggiungere circa 400 assoluti verso gli 80 chilometri.

* * *

Un nuovo procedimento viene fornito dall’analisi del-la quantità di ozono che si trova negli alti stratidell’atmosfera.

Il primo dato numerico relativo all’ozono che si pos-siede con sufficiente rigore scientifico, riguarda il suospessore ridotto, cioè lo spessore che occuperebbe il gasse esso fosse separato da altri gas dell’atmosfera e ri-condotto alla pressione normale e alla temperatura dizero gradi. Questa determinazione fu eseguita la primavolta nel 1913 da Fabry e Buisson.

Dalle successive indagini proseguite in più luoghi, ri-sulta che l’ozono si trova all’altezza di una quarantina dichilometri, ma può, in condizioni particolari, discenderefino a venti chilometri. Ossia l’ozono atmosferico è con-centrato nella stratosfera ove, sappiamo, la temperaturaè molto bassa e varia poco dalla tropopausa fino a circauna quarantina di chilometri. Inoltre è risultato che in undato posto del globo, lo spessore ridotto dell’ozono va-ria da un giorno all’altro in modo disordinato; ma il me-todo statistico lascia intravedere una variazione stagio-

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nale molto netta col massimo in primavera e il minimoin autunno.

Lo spessore medio varia con la latitudine: esso dimi-nuisce andando dal polo all’equatore, cosicchè varial’amplitudine stagionale.

Recentemente le ricerche si sono intensificate sulla ri-partizione verticale dell’ozono in funzione dell’altitudi-ne.

Regener affidando uno spettroscopio a un pallonesonda che si elevò fino a 30 chm., misurò lo spessore ri-dotto dell’ozono al disopra del pallone; altre misure fu-rono eseguite a bordo dell’Explorer II, che raggiunse 22chm. di altezza.

Da alcune esperienze di laboratorio è risultata bennarrata la variazione di temperatura col mutare dellospessore dell’ozono; e dirette esperienze hanno confer-mato che siffatte variazioni sono dovute all’arrivo di di-verse masse d’aria.

Ad Abisko, Osservatorio svedese della Lapponia, si èappunto notata una relazione tra lo spessore ridottodell’ozono atmosferico che si trova tra 20 e 30 chm. diquota. Dalle carte meteorologiche concomitanti dallequali era possibile conoscere la posizione della superfi-cie di discontinuità, si potè determinare il tipo di massad’aria.

L’aria artica è molto ricca di ozono; essa è caratteriz-zata da forte spessore di ozono. La temperatura mediadell’ozono è notevolmente più elevata con aria subpola-re meno ricca di ozono. Ciò era da attendersi, poichè

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nale molto netta col massimo in primavera e il minimoin autunno.

Lo spessore medio varia con la latitudine: esso dimi-nuisce andando dal polo all’equatore, cosicchè varial’amplitudine stagionale.

Recentemente le ricerche si sono intensificate sulla ri-partizione verticale dell’ozono in funzione dell’altitudi-ne.

Regener affidando uno spettroscopio a un pallonesonda che si elevò fino a 30 chm., misurò lo spessore ri-dotto dell’ozono al disopra del pallone; altre misure fu-rono eseguite a bordo dell’Explorer II, che raggiunse 22chm. di altezza.

Da alcune esperienze di laboratorio è risultata bennarrata la variazione di temperatura col mutare dellospessore dell’ozono; e dirette esperienze hanno confer-mato che siffatte variazioni sono dovute all’arrivo di di-verse masse d’aria.

Ad Abisko, Osservatorio svedese della Lapponia, si èappunto notata una relazione tra lo spessore ridottodell’ozono atmosferico che si trova tra 20 e 30 chm. diquota. Dalle carte meteorologiche concomitanti dallequali era possibile conoscere la posizione della superfi-cie di discontinuità, si potè determinare il tipo di massad’aria.

L’aria artica è molto ricca di ozono; essa è caratteriz-zata da forte spessore di ozono. La temperatura mediadell’ozono è notevolmente più elevata con aria subpola-re meno ricca di ozono. Ciò era da attendersi, poichè

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sappiamo che le temperature della stratosfera sono piùelevate sul polo che non sull’equatore.

* * *

La causa della formazione dell’ozono rimane ancoraincerta; ma siccome l’ozono è più abbondante la notteche non nel giorno, si può immaginare che esistanell’alta atmosfera una causa costante e sconosciuta del-la produzione dell’ozono (potrebbe essere una radiazio-ne corpuscolare di origine cosmica). E in riguardo allesue variazioni l’ipotesi più verosimile per interpretarle èquella di ammettere spostamenti di masse d’aria neglistrati superiori, dove l’ozono si trova in più grandequantità ai poli (mm. 0,350 in inverno), che all’equatore(mm. 0,200 in tutto l’anno).

Da queste misure può quindi provenire un’indicazio-ne sulla relazione tra i movimenti dell’alta e bassa atmo-sfera: cioè la quantità di ozono è legata intimamente allesituazioni meteorologiche.

Secondo Fabry l’ozono interviene come un indicatoree serve a seguire gli spostamenti delle grandi massestratosferiche; sarà pertanto una preziosa tecnica che ifisici metteranno a disposizione dei meteorologi.

* * *

Questo aumento della temperatura dell’aria ad altaquota viene anche confermato dalle indagini eseguite

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sappiamo che le temperature della stratosfera sono piùelevate sul polo che non sull’equatore.

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La causa della formazione dell’ozono rimane ancoraincerta; ma siccome l’ozono è più abbondante la notteche non nel giorno, si può immaginare che esistanell’alta atmosfera una causa costante e sconosciuta del-la produzione dell’ozono (potrebbe essere una radiazio-ne corpuscolare di origine cosmica). E in riguardo allesue variazioni l’ipotesi più verosimile per interpretarle èquella di ammettere spostamenti di masse d’aria neglistrati superiori, dove l’ozono si trova in più grandequantità ai poli (mm. 0,350 in inverno), che all’equatore(mm. 0,200 in tutto l’anno).

Da queste misure può quindi provenire un’indicazio-ne sulla relazione tra i movimenti dell’alta e bassa atmo-sfera: cioè la quantità di ozono è legata intimamente allesituazioni meteorologiche.

Secondo Fabry l’ozono interviene come un indicatoree serve a seguire gli spostamenti delle grandi massestratosferiche; sarà pertanto una preziosa tecnica che ifisici metteranno a disposizione dei meteorologi.

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Questo aumento della temperatura dell’aria ad altaquota viene anche confermato dalle indagini eseguite

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sulla propagazione del suono prodottosi durante fortiesplosioni. È noto che in occasioni di esplosioni, sponta-nee o provocate da depositi di dinamite, l’audibilità delsuono non risulta distribuita uniformemente attorno alluogo di scuotimento; e anzi entro una zona di parecchichilometri non era avvertita, mentre ad una distanza su-periore ricominciava l’audibilità. Si aveva quindi unazona di silenzio che separava la zona di audibilità attor-no al luogo di esplosione, da un’altra zona di audibilitàalla distanza dalla prima di circa 140 chilometri.

Il tempo di audibilità in questa seconda zona è piùlungo di quello che si sarebbe avuto se la propagazionefosse avvenuta rettilinearmente dal luogo di scuotimen-to. E più fatti confermano che questa seconda zona è do-vuta alla riflessione totale di quei raggi sonori i quali at-traversando l’atmosfera dapprima con velocità inferiore,si sono man mano incurvati verso l’alto, fino a incontra-re, a quote elevate, strati di densità diversa che li rinvia-no verso il suolo.

E il ritorno al suolo dei raggi sonori può interpretarsicon l’aumento di temperatura, ossia con una inversionenella stratosfera.

Vediamo così confermato, attraverso tanti fatti,l’aumento della temperatura con la quota nella stratosfe-ra; e avviata la ricerca verso più larghi orizzonti checonsentiranno di interpretare i fenomeni dell’atmosferasotto nuovi aspetti, fecondi di pratiche applicazioni, par-ticolarmente per la navigazione aerea nelle quote eleva-te.

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sulla propagazione del suono prodottosi durante fortiesplosioni. È noto che in occasioni di esplosioni, sponta-nee o provocate da depositi di dinamite, l’audibilità delsuono non risulta distribuita uniformemente attorno alluogo di scuotimento; e anzi entro una zona di parecchichilometri non era avvertita, mentre ad una distanza su-periore ricominciava l’audibilità. Si aveva quindi unazona di silenzio che separava la zona di audibilità attor-no al luogo di esplosione, da un’altra zona di audibilitàalla distanza dalla prima di circa 140 chilometri.

Il tempo di audibilità in questa seconda zona è piùlungo di quello che si sarebbe avuto se la propagazionefosse avvenuta rettilinearmente dal luogo di scuotimen-to. E più fatti confermano che questa seconda zona è do-vuta alla riflessione totale di quei raggi sonori i quali at-traversando l’atmosfera dapprima con velocità inferiore,si sono man mano incurvati verso l’alto, fino a incontra-re, a quote elevate, strati di densità diversa che li rinvia-no verso il suolo.

E il ritorno al suolo dei raggi sonori può interpretarsicon l’aumento di temperatura, ossia con una inversionenella stratosfera.

Vediamo così confermato, attraverso tanti fatti,l’aumento della temperatura con la quota nella stratosfe-ra; e avviata la ricerca verso più larghi orizzonti checonsentiranno di interpretare i fenomeni dell’atmosferasotto nuovi aspetti, fecondi di pratiche applicazioni, par-ticolarmente per la navigazione aerea nelle quote eleva-te.

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TAV. V – Sopra: Corona di aurora boreale con ben distinti rag-gi bleu fotografata da C. Störmer a Bygdö il 23 marzo 1920 a44º, 41s con posa di 6 secondi. – Sotto: Corona di aurora conraggi gialli, verdi e rossi fotografati da C. Störmer all’Osserva-torio di Cristiania la sera del 16 dicembre 1917 con posa di 2secondi.

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TAV. V – Sopra: Corona di aurora boreale con ben distinti rag-gi bleu fotografata da C. Störmer a Bygdö il 23 marzo 1920 a44º, 41s con posa di 6 secondi. – Sotto: Corona di aurora conraggi gialli, verdi e rossi fotografati da C. Störmer all’Osserva-torio di Cristiania la sera del 16 dicembre 1917 con posa di 2secondi.

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TAV. VI – Le ali silenziose raggiungeranno la stratosfera.

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TAV. VI – Le ali silenziose raggiungeranno la stratosfera.

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L’ACQUA NELLA STRATOSFERA

Alle formazioni nuvolose si attribuisce una altezzanon superiore ai dieci chilometri, e difatti le nubi piùalte, i cirri, filiformi, evanescenti, raggiungono quoteche si aggirano, normalmente, intorno ai 9000 metri. Al-cune formazioni speciali, le nubi madreperlacee, si tro-vano ad altezze variabili dai 20 ai 30 chilometri, e lenubi notturne luminose, furono osservate da Störmerfino alla quota di 82 chilometri.

L’apparizione di queste nubi non è casuale, in quantoessa è collegata alla concomitanza di altri fattori meteo-rologici che si osservano in vicinanza del suolo: così lenubi madreperlacee stanno in relazione con profondedepressioni sull’Europa settentrionale ed appaiono conmaggiore frequenza durante l’inverno, mentre le nubinotturne luminose si osservano più di frequente durantele limpide notti estive.

Queste formazioni nuvolose, si notano con maggiorefrequenza nelle latitudini settentrionali ed hanno purez-za e candore come di immacolati drappi che si distendo-

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L’ACQUA NELLA STRATOSFERA

Alle formazioni nuvolose si attribuisce una altezzanon superiore ai dieci chilometri, e difatti le nubi piùalte, i cirri, filiformi, evanescenti, raggiungono quoteche si aggirano, normalmente, intorno ai 9000 metri. Al-cune formazioni speciali, le nubi madreperlacee, si tro-vano ad altezze variabili dai 20 ai 30 chilometri, e lenubi notturne luminose, furono osservate da Störmerfino alla quota di 82 chilometri.

L’apparizione di queste nubi non è casuale, in quantoessa è collegata alla concomitanza di altri fattori meteo-rologici che si osservano in vicinanza del suolo: così lenubi madreperlacee stanno in relazione con profondedepressioni sull’Europa settentrionale ed appaiono conmaggiore frequenza durante l’inverno, mentre le nubinotturne luminose si osservano più di frequente durantele limpide notti estive.

Queste formazioni nuvolose, si notano con maggiorefrequenza nelle latitudini settentrionali ed hanno purez-za e candore come di immacolati drappi che si distendo-

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no nella stratosfera. Esse hanno aspetto uniforme nellazona centrale, degradante verso il contorno e si spostanocon velocità rilevante, specie quelle luminose, le qualiraggiungono velocità financo di 50 metri al secondo nel-la direzione SSW. È come se un manto luccicante sisvolga man mano scoprendo posteriormente limpidocielo, cupo azzurro, e coprendo per poco tempo a chiaz-ze le zone anteriori, che successivamente riappaiono piùaffascinanti per la tonalità delle tinte dal bleu chiaroall’azzurro.

Fenomeni però non frequenti e limitati quasi ad alcu-ne zone del globo, cosicchè da molti si ritiene la strato-sfera sia priva di vapore acqueo.

La stratosfera è tutt’oggi poco conosciuta: i nuovi fat-ti osservati sono solchi profondi per i quali l’analisi el’interpretazione si avviano per mete sempre più elevate.

* * *

Nella sua prima ascensione, Piccard fu molto sorpre-so di vedere sfilare davanti gli sportelli, piccole nubi aguisa di radi pacchetti di nuvolaglie, aventi complessi-vamente il diametro di pochi metri, i quali discendevanoai fianchi dell’aerostato, mentre altri transitavano da-vanti.

I numerosi spettatori che seguirono l’argenteo sferico,lo videro circondato da nubi poco dense a guisa di rag-giante aureola. Lo sferico americano «Explorere II» fuavvolto da nubi, in quantità notevole, e il pilota ebbe il

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no nella stratosfera. Esse hanno aspetto uniforme nellazona centrale, degradante verso il contorno e si spostanocon velocità rilevante, specie quelle luminose, le qualiraggiungono velocità financo di 50 metri al secondo nel-la direzione SSW. È come se un manto luccicante sisvolga man mano scoprendo posteriormente limpidocielo, cupo azzurro, e coprendo per poco tempo a chiaz-ze le zone anteriori, che successivamente riappaiono piùaffascinanti per la tonalità delle tinte dal bleu chiaroall’azzurro.

Fenomeni però non frequenti e limitati quasi ad alcu-ne zone del globo, cosicchè da molti si ritiene la strato-sfera sia priva di vapore acqueo.

La stratosfera è tutt’oggi poco conosciuta: i nuovi fat-ti osservati sono solchi profondi per i quali l’analisi el’interpretazione si avviano per mete sempre più elevate.

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Nella sua prima ascensione, Piccard fu molto sorpre-so di vedere sfilare davanti gli sportelli, piccole nubi aguisa di radi pacchetti di nuvolaglie, aventi complessi-vamente il diametro di pochi metri, i quali discendevanoai fianchi dell’aerostato, mentre altri transitavano da-vanti.

I numerosi spettatori che seguirono l’argenteo sferico,lo videro circondato da nubi poco dense a guisa di rag-giante aureola. Lo sferico americano «Explorere II» fuavvolto da nubi, in quantità notevole, e il pilota ebbe il

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sospetto che si fosse sviluppato un incendio fra i sacchidi zavorra.

Dai risultati delle analisi condotte su campioni d’ariapresi con palloni sonda, Cosyus trovò notevole umidità:il vapore d’acqua nell’alta atmosfera si trova soprassatu-ro.

Tutti questi fatti concorrono quindi a pensare che nel-la stratosfera si trovi del vapore acqueo e in misura rile-vante: questo vapore d’acqua non giunge sulla terra-fer-ma perchè esso non può condensarsi.

Come è noto la condensazione dei vapore d’acquapuò avvenire, sia a mezzo di piccoli grani di polvere, siaper mezzo di joni elettrizzati. La condensazione per joninon può avvenire nella stratosfera, perchè gli joni pro-dotti dalla radiazione cosmica non sono atti alla conden-sazione e i grani di polvere normalmente mancano deltutto. Quindi nella stratosfera manca la possibilità dicondensazione; le masse di aria con vapore d’acqua rag-giungono quelle alte quote prive del tutto di pulviscolo.

* * *

Il Piccard ha fatto anche notare come altri avveni-menti confermano che nella stratosfera vi è soprassatu-razione. Si dice spesso che le eruzioni vulcaniche pro-ducono della pioggia; e difatti durante i grandi parossi-smi spesso si hanno frammezzati delle piogge, talora in-tense, ma di breve durata. La quantità di acqua che pro-viene dai vulcani è ben poca; e si può quindi pensare

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sospetto che si fosse sviluppato un incendio fra i sacchidi zavorra.

Dai risultati delle analisi condotte su campioni d’ariapresi con palloni sonda, Cosyus trovò notevole umidità:il vapore d’acqua nell’alta atmosfera si trova soprassatu-ro.

Tutti questi fatti concorrono quindi a pensare che nel-la stratosfera si trovi del vapore acqueo e in misura rile-vante: questo vapore d’acqua non giunge sulla terra-fer-ma perchè esso non può condensarsi.

Come è noto la condensazione dei vapore d’acquapuò avvenire, sia a mezzo di piccoli grani di polvere, siaper mezzo di joni elettrizzati. La condensazione per joninon può avvenire nella stratosfera, perchè gli joni pro-dotti dalla radiazione cosmica non sono atti alla conden-sazione e i grani di polvere normalmente mancano deltutto. Quindi nella stratosfera manca la possibilità dicondensazione; le masse di aria con vapore d’acqua rag-giungono quelle alte quote prive del tutto di pulviscolo.

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Il Piccard ha fatto anche notare come altri avveni-menti confermano che nella stratosfera vi è soprassatu-razione. Si dice spesso che le eruzioni vulcaniche pro-ducono della pioggia; e difatti durante i grandi parossi-smi spesso si hanno frammezzati delle piogge, talora in-tense, ma di breve durata. La quantità di acqua che pro-viene dai vulcani è ben poca; e si può quindi pensare

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che le ceneri lanciate nelle più intense fasi eruttive rag-giungendo la stratosfera, formino dei germi di conden-sazione del vapore d’acqua ivi esistente; e allora l’acquadella stratosfera raggiunge il suolo, con pesanti e freddegocce a guisa di grossi smeraldi.

Va ricordato che nel giorno in cui si verificò la grandeesplosione di Courneuve, il cielo era sereno, limpido, eal disopra del luogo ove avvenne l’esplosione, fu osser-vata una nube che sollevandosi si apriva a forma di am-pio fungo; man mano la nube divenne più densa, piùscura, e dopo cadde pioggia intensa in quantità rilevantee sufficiente per spegnere l’incendio sviluppatosi al suo-lo.

Al principio dell’estate del 1890 nella gravissimaesplosione della polveriera a Vigna Pia, alle porte diRoma, il cielo man mano si coprì di nuvole spesse, gri-gio oscuro e goccioloni abbondanti si rovesciarono sullacittà.

* * *

A quote elevate dell’atmosfera talvolta si produce so-prassaturazione con temperature di parecchi gradi al di-sotto dello zero, ma anche se viene raggiunta la tensionedel vapore di saturazione rispetto al ghiaccio, non si ef-fettua la sublimazione se mancano i nuclei di condensa-zione; ma se essi giungono numerosi, allora appaionorapide formazioni nuvolose, cirriformi, diradate ai bor-di. Si spiegano in tal modo le bianche scie che si vedono

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che le ceneri lanciate nelle più intense fasi eruttive rag-giungendo la stratosfera, formino dei germi di conden-sazione del vapore d’acqua ivi esistente; e allora l’acquadella stratosfera raggiunge il suolo, con pesanti e freddegocce a guisa di grossi smeraldi.

Va ricordato che nel giorno in cui si verificò la grandeesplosione di Courneuve, il cielo era sereno, limpido, eal disopra del luogo ove avvenne l’esplosione, fu osser-vata una nube che sollevandosi si apriva a forma di am-pio fungo; man mano la nube divenne più densa, piùscura, e dopo cadde pioggia intensa in quantità rilevantee sufficiente per spegnere l’incendio sviluppatosi al suo-lo.

Al principio dell’estate del 1890 nella gravissimaesplosione della polveriera a Vigna Pia, alle porte diRoma, il cielo man mano si coprì di nuvole spesse, gri-gio oscuro e goccioloni abbondanti si rovesciarono sullacittà.

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A quote elevate dell’atmosfera talvolta si produce so-prassaturazione con temperature di parecchi gradi al di-sotto dello zero, ma anche se viene raggiunta la tensionedel vapore di saturazione rispetto al ghiaccio, non si ef-fettua la sublimazione se mancano i nuclei di condensa-zione; ma se essi giungono numerosi, allora appaionorapide formazioni nuvolose, cirriformi, diradate ai bor-di. Si spiegano in tal modo le bianche scie che si vedono

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dal suolo a guisa di stratificazione non molto compatte,sullo sfondo del cielo di cobalto, lungo il percorso deivelivoli che i gloriosi piloti portano nella stratosfera. Igas prodotti dallo scappamento dei motori producono lacondensazione del vapore acqueo nelle quote attraversa-te, mentre sui pianori sottostanti le correnti discendenti,patrimonio delle belle e assolate giornate primaverili,non la favoriscono.

* * *

Fatti nuovi che apportano luce di progresso nella mi-gliore interpretazione dei fenomeni che si elaborano nel-la stratosfera. Ben poche erano le esperienze e le esplo-razioni (invero non estese a quote elevate) prese a fon-damento di una teoria che per anni trovò largo credito;ma le nuove attività aerologiche che si sviluppano conritmo crescente, non tarderanno a fornire solide basi peruna più perfetta conoscenza della struttura meteorologi-ca degli alti strati, ove alati velivoli faciliteranno le piùrapide comunicazioni, fra i continenti separati dagli im-mensi oceani.

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dal suolo a guisa di stratificazione non molto compatte,sullo sfondo del cielo di cobalto, lungo il percorso deivelivoli che i gloriosi piloti portano nella stratosfera. Igas prodotti dallo scappamento dei motori producono lacondensazione del vapore acqueo nelle quote attraversa-te, mentre sui pianori sottostanti le correnti discendenti,patrimonio delle belle e assolate giornate primaverili,non la favoriscono.

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Fatti nuovi che apportano luce di progresso nella mi-gliore interpretazione dei fenomeni che si elaborano nel-la stratosfera. Ben poche erano le esperienze e le esplo-razioni (invero non estese a quote elevate) prese a fon-damento di una teoria che per anni trovò largo credito;ma le nuove attività aerologiche che si sviluppano conritmo crescente, non tarderanno a fornire solide basi peruna più perfetta conoscenza della struttura meteorologi-ca degli alti strati, ove alati velivoli faciliteranno le piùrapide comunicazioni, fra i continenti separati dagli im-mensi oceani.

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LE ALI SILENZIOSE RAGGIUNGERANNOLA STRATOSFERA?

Le delicatissime strutture alate, con particolari profili,senza motore, che si elevano a quota e che percorronolunghi tragitti nel mezzo aereo, utilizzando le correntiaeree e in particolar modo le correnti ascendenti, hannoormai trovato dovunque largo impiego.

Il sondaggio dell’atmosfera con apparecchio senzamotore, comunemente conosciuto sotto il nome di voloa vela, trovò in Germania il substrato favorevole pelmassimo sviluppo e i risultati notevoli man mano conse-guiti, incitarono le altre Nazioni alla diffusione dei nuo-vi mezzi di sondare l’atmosfera.

Le grandi ali degli alianti ormai si elevano quasi do-vunque e i giovani sono particolarmente attirati in que-sta nuova via che luminosamente si apre alle loro parti-colari attitudini.

* * *

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LE ALI SILENZIOSE RAGGIUNGERANNOLA STRATOSFERA?

Le delicatissime strutture alate, con particolari profili,senza motore, che si elevano a quota e che percorronolunghi tragitti nel mezzo aereo, utilizzando le correntiaeree e in particolar modo le correnti ascendenti, hannoormai trovato dovunque largo impiego.

Il sondaggio dell’atmosfera con apparecchio senzamotore, comunemente conosciuto sotto il nome di voloa vela, trovò in Germania il substrato favorevole pelmassimo sviluppo e i risultati notevoli man mano conse-guiti, incitarono le altre Nazioni alla diffusione dei nuo-vi mezzi di sondare l’atmosfera.

Le grandi ali degli alianti ormai si elevano quasi do-vunque e i giovani sono particolarmente attirati in que-sta nuova via che luminosamente si apre alle loro parti-colari attitudini.

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Alle prime fasi di orientamento, ben presto subentra-rono le coordinazioni con le scienze sperimentali e piùintimamente con la Meteorologia e con l’Aerologia; enel contempo il perfezionamento della tecnica e l’abilitàdei piloti favorirono le evoluzioni sempre più ardite.

Le gare nazionali e internazionali con lo spirito com-battivo aviatorio, hanno sempre dato nuovi impulsiall’efficienza del volo, e i 730 chm. di percorso a mètaprecedentemente stabilita, e gli 8000 metri sul livellodel mare, attestano i perfezionamenti conseguiti nel girodi poco più di un decennio. E oggi nei paesi dove il voloa vela è molto sviluppato, si lavora attorno alle possibi-lità di superare i 10.000 m.; cioè di penetrare nella stra-tosfera e dove l’aliante non troverebbe correnti verticali,bensì notevoli correnti orizzontali che forse favorirannolunghe traversate, sorvolando continenti e mari dallaquota ove il cielo frequentemente è sereno e l’atmosferaè lucida nelle sue più pure colorazioni azzurre.

Due vie diverse sono state seguite e ciascuna di essead intervalli ha subìto maggiore sviluppo: le correnti ter-miche, le correnti ascendenti lungo il pendio dei monti.

Una netta divisione fra questi diversi metodi in effettinon esiste; e si può dire che nel volo a vela si cerca, ovesi presenti l’occasione, di sfruttare le correnti ascendenticomunque esse si originino (Tav. VI).

Un esempio tipico lo troviamo nell’attraversamentodelle Alpi che fu praticato da più alianti, in partenza daBerna, nel maggio 1938. Il volo a vela al disopra delleAlpi è la più brillante affermazione delle molte possibi-

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Alle prime fasi di orientamento, ben presto subentra-rono le coordinazioni con le scienze sperimentali e piùintimamente con la Meteorologia e con l’Aerologia; enel contempo il perfezionamento della tecnica e l’abilitàdei piloti favorirono le evoluzioni sempre più ardite.

Le gare nazionali e internazionali con lo spirito com-battivo aviatorio, hanno sempre dato nuovi impulsiall’efficienza del volo, e i 730 chm. di percorso a mètaprecedentemente stabilita, e gli 8000 metri sul livellodel mare, attestano i perfezionamenti conseguiti nel girodi poco più di un decennio. E oggi nei paesi dove il voloa vela è molto sviluppato, si lavora attorno alle possibi-lità di superare i 10.000 m.; cioè di penetrare nella stra-tosfera e dove l’aliante non troverebbe correnti verticali,bensì notevoli correnti orizzontali che forse favorirannolunghe traversate, sorvolando continenti e mari dallaquota ove il cielo frequentemente è sereno e l’atmosferaè lucida nelle sue più pure colorazioni azzurre.

Due vie diverse sono state seguite e ciascuna di essead intervalli ha subìto maggiore sviluppo: le correnti ter-miche, le correnti ascendenti lungo il pendio dei monti.

Una netta divisione fra questi diversi metodi in effettinon esiste; e si può dire che nel volo a vela si cerca, ovesi presenti l’occasione, di sfruttare le correnti ascendenticomunque esse si originino (Tav. VI).

Un esempio tipico lo troviamo nell’attraversamentodelle Alpi che fu praticato da più alianti, in partenza daBerna, nel maggio 1938. Il volo a vela al disopra delleAlpi è la più brillante affermazione delle molte possibi-

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lità del pilota di aliante.Se correnti dinamiche, correnti di rilievo favorirono il

sorvolo delle cime più elevate, dei ghiacciai più scintil-lanti, le correnti termiche alla loro volta che si generanonelle strette conche dei pendii rocciosi, nei campicelli dineve a ridosso della chiostra di cuspidi, di creste, di gu-glie, diedero modo di compiere sbalzi rapidi rendendosiamica la natura, grande in ogni manifestazione.

* * *

Come ben dice Georgii, l’apostolo più fervente delvolo a vela, i magnifici risultati ottenuti con i voli fra imonti rimettono in auge il volo a vela lungo i pendii,che era stato posto in seconda linea dal fiorire del volotermico; e fanno sviluppare oltre il volo termico l’utiliz-zazione delle correnti ascendenti dinamiche lungo gliostacoli opposti dai monti al fluire delle masse d’ariadai luoghi di più elevata pressione verso le zone di piùbassa pressione.

Questo continuo progresso mira a dare al volo a velala possibilità di solcare l’atmosfera con qualunque situa-zione atmosferica, poichè, sia in occasione di bello o dicattivo tempo, vi è sempre spostamento di masse di aria,genesi di ogni manifestazione meteorologica.

Lo sviluppo del volo a vela si deve anche in gran par-te al costruttore che rimane chiuso nelle sue officine e inpiccola parte partecipa alla gloria del pilota in volo.

Grandi progressi si conseguirono col rendere piccola

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lità del pilota di aliante.Se correnti dinamiche, correnti di rilievo favorirono il

sorvolo delle cime più elevate, dei ghiacciai più scintil-lanti, le correnti termiche alla loro volta che si generanonelle strette conche dei pendii rocciosi, nei campicelli dineve a ridosso della chiostra di cuspidi, di creste, di gu-glie, diedero modo di compiere sbalzi rapidi rendendosiamica la natura, grande in ogni manifestazione.

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Come ben dice Georgii, l’apostolo più fervente delvolo a vela, i magnifici risultati ottenuti con i voli fra imonti rimettono in auge il volo a vela lungo i pendii,che era stato posto in seconda linea dal fiorire del volotermico; e fanno sviluppare oltre il volo termico l’utiliz-zazione delle correnti ascendenti dinamiche lungo gliostacoli opposti dai monti al fluire delle masse d’ariadai luoghi di più elevata pressione verso le zone di piùbassa pressione.

Questo continuo progresso mira a dare al volo a velala possibilità di solcare l’atmosfera con qualunque situa-zione atmosferica, poichè, sia in occasione di bello o dicattivo tempo, vi è sempre spostamento di masse di aria,genesi di ogni manifestazione meteorologica.

Lo sviluppo del volo a vela si deve anche in gran par-te al costruttore che rimane chiuso nelle sue officine e inpiccola parte partecipa alla gloria del pilota in volo.

Grandi progressi si conseguirono col rendere piccola

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la velocità di discesa, con un buon angolo di planata,con grande apertura alare, con ottime caratteristiche divolo, mercè l’impiego di timoni orizzontali e verticalicompensati, e più tardi con la dimostrazione sperimenta-le che la bontà aerodinamica di un aliante può veniremigliorata notevolmente dando un’opportuna forma allafusoliera e riducendola gradualmente sino ad incorpo-rarla con l’ala stessa. La protezione del pilota è miglio-rata con una cappotta esterna in modo da togliere cosìl’interruzione della forma della fusoliera. I freni aerodi-namici permettono di ridurre ad un limite sopportabilel’alta velocità di picchiata degli alianti.

Perfezionamenti tutti che oltre a dare una notevole si-curezza per i voli acrobatici o entro le nubi, rendonopossibile il raggiungimento di quote elevate, utilizzandole forti correnti ascendenti che non di rado si verificanonegli ammassi cumuliformi.

* * *

Le grandi distanze sogliono compiersi impiegando lecorrenti verticali che si trovano al disotto degli ammassicumuliformi e specialmente quando esse si trovano aquote intorno ai 2000 metri. L’aliante passa da una zonadi corrente termica all’altra guadagnando l’altezza condei giri, ma operando in tal modo anche se la velocità dicrociera fosse elevata si dovrebbero impiegare 12 oreper coprire la distanza di 500 chm. E siccome in unagiornata di volo non si ha a disposizione un tale numero

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la velocità di discesa, con un buon angolo di planata,con grande apertura alare, con ottime caratteristiche divolo, mercè l’impiego di timoni orizzontali e verticalicompensati, e più tardi con la dimostrazione sperimenta-le che la bontà aerodinamica di un aliante può veniremigliorata notevolmente dando un’opportuna forma allafusoliera e riducendola gradualmente sino ad incorpo-rarla con l’ala stessa. La protezione del pilota è miglio-rata con una cappotta esterna in modo da togliere cosìl’interruzione della forma della fusoliera. I freni aerodi-namici permettono di ridurre ad un limite sopportabilel’alta velocità di picchiata degli alianti.

Perfezionamenti tutti che oltre a dare una notevole si-curezza per i voli acrobatici o entro le nubi, rendonopossibile il raggiungimento di quote elevate, utilizzandole forti correnti ascendenti che non di rado si verificanonegli ammassi cumuliformi.

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Le grandi distanze sogliono compiersi impiegando lecorrenti verticali che si trovano al disotto degli ammassicumuliformi e specialmente quando esse si trovano aquote intorno ai 2000 metri. L’aliante passa da una zonadi corrente termica all’altra guadagnando l’altezza condei giri, ma operando in tal modo anche se la velocità dicrociera fosse elevata si dovrebbero impiegare 12 oreper coprire la distanza di 500 chm. E siccome in unagiornata di volo non si ha a disposizione un tale numero

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di ore con efficienti correnti termiche verticali, occorrecompiere il volo con rapidità con l’impiego di correntiverticali continue e valevoli su largo campo.

Queste zone continue di venti ascendenti, sono datedalle nubi allineate quasi su una medesima direttrice; esi formano spesso in estate con buone condizioni dellatermica e contemporanee a forti velocità del vento, poi-chè la velocità del vento è un supplemento che evidente-mente conferisce all’aliante maggiore velocità.

Le registrazioni barografiche ottenute durante i volicompiuti con nubi allineate, differiscono notevolmenteda quelle ottenute durante i normali voli termici. Difattimentre queste ultime mostrano grandi oscillazioni diquote, i percorsi sotto le nubi allineate presentano lievivariazioni di quote.

Ma siffatti percorsi lunghi possono compiersi solo digiorno e sempre che l’aliante possa rimanere nell’aria da7 a 8 ore con la velocità di almeno 100 chilometri, con-dizioni che non sono sempre possibili.

* * *

Ma una nuova via di progresso in distanza e più parti-colarmente in quota, si apre utilizzando speciali correntidi rilievo, cioè generate dall’orografia locale e così daavere il volo ondulato. La prima idea al riguardo si pale-sò osservando, durante la navigazione sugli Oceani, ilvolo dei gabbiani.

Se un vento di sufficiente velocità investe lateralmen-

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di ore con efficienti correnti termiche verticali, occorrecompiere il volo con rapidità con l’impiego di correntiverticali continue e valevoli su largo campo.

Queste zone continue di venti ascendenti, sono datedalle nubi allineate quasi su una medesima direttrice; esi formano spesso in estate con buone condizioni dellatermica e contemporanee a forti velocità del vento, poi-chè la velocità del vento è un supplemento che evidente-mente conferisce all’aliante maggiore velocità.

Le registrazioni barografiche ottenute durante i volicompiuti con nubi allineate, differiscono notevolmenteda quelle ottenute durante i normali voli termici. Difattimentre queste ultime mostrano grandi oscillazioni diquote, i percorsi sotto le nubi allineate presentano lievivariazioni di quote.

Ma siffatti percorsi lunghi possono compiersi solo digiorno e sempre che l’aliante possa rimanere nell’aria da7 a 8 ore con la velocità di almeno 100 chilometri, con-dizioni che non sono sempre possibili.

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Ma una nuova via di progresso in distanza e più parti-colarmente in quota, si apre utilizzando speciali correntidi rilievo, cioè generate dall’orografia locale e così daavere il volo ondulato. La prima idea al riguardo si pale-sò osservando, durante la navigazione sugli Oceani, ilvolo dei gabbiani.

Se un vento di sufficiente velocità investe lateralmen-

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te una nave sull’Oceano, dietro la nave si forma un’ondadi aria di grande ampiezza e lunghezza che accompagnala nave. Si ha allora un movimento ascendente che vieneutilizzato dagli uccelli in volo librato. Difatti in tali con-dizioni si vedono i gabbiani mantenersi in volo libratofino all’altezza di 200 metri e alla distanza di 600 metridalla nave.

Onde analoghe si producono sottovento ai monti e inparticolar modo con i venti di foehn, ossia con quei ven-ti che si generano quando una montagna si frappone, allibero percorso dello spostamento delle masse d’aria,dalla zona di alta pressione verso la zona di bassa pres-sione.

Volando con un netto vento di foehn da sud, nel Rie-sengebierge un aliante raggiunse la quota di 2500 metrinella corrente ascendente dell’onda. Volando nel ramodiscendente dell’onda, l’aliante perdeva la sua altezza,ma riusciva a guadagnarla nuovamente, senza soverchiafatica, non appena si rimetteva a volare dinanzi all’ondanella zona della corrente ascendente.

Lo studio del volo a vela ad onde si presenta benenelle Alpi e ricerche appositamente condotte hanno mo-strato che con un vento di 50 chm/ora, aumenta la lun-ghezza d’onda. Queste condizioni sono indicate da spe-ciali formazioni nuvolose che ricordano quelle lenticola-ri; e dalle registrazioni ottenute con sondaggi è risultatoche tali onde si estendono sino ai limiti della troposfera.Con siffatte onde gli alianti possono fare notevoli sbalzie raggiungere anche i 10.000 metri.

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te una nave sull’Oceano, dietro la nave si forma un’ondadi aria di grande ampiezza e lunghezza che accompagnala nave. Si ha allora un movimento ascendente che vieneutilizzato dagli uccelli in volo librato. Difatti in tali con-dizioni si vedono i gabbiani mantenersi in volo libratofino all’altezza di 200 metri e alla distanza di 600 metridalla nave.

Onde analoghe si producono sottovento ai monti e inparticolar modo con i venti di foehn, ossia con quei ven-ti che si generano quando una montagna si frappone, allibero percorso dello spostamento delle masse d’aria,dalla zona di alta pressione verso la zona di bassa pres-sione.

Volando con un netto vento di foehn da sud, nel Rie-sengebierge un aliante raggiunse la quota di 2500 metrinella corrente ascendente dell’onda. Volando nel ramodiscendente dell’onda, l’aliante perdeva la sua altezza,ma riusciva a guadagnarla nuovamente, senza soverchiafatica, non appena si rimetteva a volare dinanzi all’ondanella zona della corrente ascendente.

Lo studio del volo a vela ad onde si presenta benenelle Alpi e ricerche appositamente condotte hanno mo-strato che con un vento di 50 chm/ora, aumenta la lun-ghezza d’onda. Queste condizioni sono indicate da spe-ciali formazioni nuvolose che ricordano quelle lenticola-ri; e dalle registrazioni ottenute con sondaggi è risultatoche tali onde si estendono sino ai limiti della troposfera.Con siffatte onde gli alianti possono fare notevoli sbalzie raggiungere anche i 10.000 metri.

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Anche le zone di discontinuità tra masse di aria di di-versa natura, possono favorire il raggiungimento dellequote elevate. Condizioni particolarmente vantaggiosesi trovano nella zona littoranea della Libia, a causa dellaquasi permanente discontinuità tra la massa d’aria medi-terranea che investe le coste libiche e la massa d’ariacalda proveniente dall’interno. Cosicchè nella Libia perla notevole estensione di quest’ultima massa d’aria, colche si rende possibile il ritrovamento delle correntiascendenti fino a quote elevate, è possibile compierelunghi e sicuri percorsi.

Gli alianti più moderni sono ormai attrezzati per rag-giungere queste quote elevate, e bombole di ossigeno,stufette elettriche, arricchiscono il materiale di bordo.

E siccome nelle alte quote, nella stratosfera predomi-nano forti correnti orizzontali, un aliante raggiungendo i10 e più chilometri, potrà compiere percorsi di molto su-periori a quelli finora conosciuti.

Le ali silenziose sono quindi pronte per elevarsi, ap-pena le condizioni del tempo lo consentono e raggiunge-re rapidamente anche la stratosfera, la zona così diversadagli strati più bassi, e che fra non molto costituirà lapiattaforma delle rapide comunicazioni tra continenti at-traverso gli Oceani.

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Anche le zone di discontinuità tra masse di aria di di-versa natura, possono favorire il raggiungimento dellequote elevate. Condizioni particolarmente vantaggiosesi trovano nella zona littoranea della Libia, a causa dellaquasi permanente discontinuità tra la massa d’aria medi-terranea che investe le coste libiche e la massa d’ariacalda proveniente dall’interno. Cosicchè nella Libia perla notevole estensione di quest’ultima massa d’aria, colche si rende possibile il ritrovamento delle correntiascendenti fino a quote elevate, è possibile compierelunghi e sicuri percorsi.

Gli alianti più moderni sono ormai attrezzati per rag-giungere queste quote elevate, e bombole di ossigeno,stufette elettriche, arricchiscono il materiale di bordo.

E siccome nelle alte quote, nella stratosfera predomi-nano forti correnti orizzontali, un aliante raggiungendo i10 e più chilometri, potrà compiere percorsi di molto su-periori a quelli finora conosciuti.

Le ali silenziose sono quindi pronte per elevarsi, ap-pena le condizioni del tempo lo consentono e raggiunge-re rapidamente anche la stratosfera, la zona così diversadagli strati più bassi, e che fra non molto costituirà lapiattaforma delle rapide comunicazioni tra continenti at-traverso gli Oceani.

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TAV. VII – Le luci crepuscolari.

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TAV. VII – Le luci crepuscolari.

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TAV. VIII – Sopra: Alone lunare osservato sul Mediterraneodalla nave Cerinthus il 7 nov. 1932. – Sotto: Alone lunare osser-vato sull’Oceano Atlantico Nord dalla nave Montcalm il 26 feb-braio 1934.

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TAV. VIII – Sopra: Alone lunare osservato sul Mediterraneodalla nave Cerinthus il 7 nov. 1932. – Sotto: Alone lunare osser-vato sull’Oceano Atlantico Nord dalla nave Montcalm il 26 feb-braio 1934.

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C A P ITO L O T E R Z O

G L I E F F E T T I D E L L A L U C E

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C A P ITO L O T E R Z O

G L I E F F E T T I D E L L A L U C E

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L’AZZURRO DEL CIELO NELLEGIGANTESCHE ONDE DI LUCE

Nel pieno sviluppo dell’estate col tardivo aumentodella temperatura, si mantiene vivace la vegetazione e irosai e i roveti si alternano nei magnifici festoni. Tantarigogliosità e gaiezza della natura si specchia sulla im-mensa volta celeste, limpida e scintillante, come unagrandiosa coppa opale di mirabile fattura.

Si è quasi continuamente portati a mirare le mutevoligradazioni e sfumature della colorazione azzurra, a se-conda dell’altezza del sole sull’orizzonte, di questo in-cantevole cielo.

Gli effetti coloristici si disegnano più suggestivi,quando il sole scende lentamente verso l’occidente e almattino, prima che rosseggiano i lembi del cielo nellazona orientale.

Le colline si distaccano nitidamente sull’azzurro tersoe con dolci ondulazioni scendono verso la pianura. Dailuoghi montuosi l’azzurro del cielo ci appare bleu conarmonie verso il turchino e i campi di neve, dorati di

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L’AZZURRO DEL CIELO NELLEGIGANTESCHE ONDE DI LUCE

Nel pieno sviluppo dell’estate col tardivo aumentodella temperatura, si mantiene vivace la vegetazione e irosai e i roveti si alternano nei magnifici festoni. Tantarigogliosità e gaiezza della natura si specchia sulla im-mensa volta celeste, limpida e scintillante, come unagrandiosa coppa opale di mirabile fattura.

Si è quasi continuamente portati a mirare le mutevoligradazioni e sfumature della colorazione azzurra, a se-conda dell’altezza del sole sull’orizzonte, di questo in-cantevole cielo.

Gli effetti coloristici si disegnano più suggestivi,quando il sole scende lentamente verso l’occidente e almattino, prima che rosseggiano i lembi del cielo nellazona orientale.

Le colline si distaccano nitidamente sull’azzurro tersoe con dolci ondulazioni scendono verso la pianura. Dailuoghi montuosi l’azzurro del cielo ci appare bleu conarmonie verso il turchino e i campi di neve, dorati di

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luce, sono bianchi anche a grandi distanze, mentre leparti di essi a fondo oscuro risultano con tinte bluastre.A quote elevate l’azzurro del cielo è mescolato col neroe le tinte più cariche sembrano gemmate nei vari riflessidella luce solare.

Goethe spiegava l’azzurro del cielo con la teoria deicolori per contrasto; Newton ricorse ai fenomeni di in-terferenze.

* * *

Spring attribuiva il bleu del cielo a un colore propriodell’aria, basandosi sul fatto che quattro delle sostanze,che compongono il miscuglio aria, posseggono il coloreazzurro e cioè l’ossigeno, il vapore acqueo, l’ozono, ilperossido di idrogeno.

Però siffatta interpretazione non può accettarsi poi-chè, come dice Verdet, gli astri dovrebbero apparircitanto più turchini quanto più vicino al mare si troval’osservatore.

Trova invece sempre più fondamento la teoria basatasulla propagazione della luce attraverso un mezzo torbi-do, ove cioè si trovano disseminate minutissime parti-celle materiali, teoria divinata da Leonardo da Vinci.

Si può preparare facilmente un mezzo torbido versan-do nell’acqua delle gocce di un’essenza o di una solu-zione alcoolica di una resina; e se detto mezzo torbido,collocano entro una bacinella a facce parallele, si fa at-traversare da un fascio di luce, si nota che la quantità di

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luce, sono bianchi anche a grandi distanze, mentre leparti di essi a fondo oscuro risultano con tinte bluastre.A quote elevate l’azzurro del cielo è mescolato col neroe le tinte più cariche sembrano gemmate nei vari riflessidella luce solare.

Goethe spiegava l’azzurro del cielo con la teoria deicolori per contrasto; Newton ricorse ai fenomeni di in-terferenze.

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Spring attribuiva il bleu del cielo a un colore propriodell’aria, basandosi sul fatto che quattro delle sostanze,che compongono il miscuglio aria, posseggono il coloreazzurro e cioè l’ossigeno, il vapore acqueo, l’ozono, ilperossido di idrogeno.

Però siffatta interpretazione non può accettarsi poi-chè, come dice Verdet, gli astri dovrebbero apparircitanto più turchini quanto più vicino al mare si troval’osservatore.

Trova invece sempre più fondamento la teoria basatasulla propagazione della luce attraverso un mezzo torbi-do, ove cioè si trovano disseminate minutissime parti-celle materiali, teoria divinata da Leonardo da Vinci.

Si può preparare facilmente un mezzo torbido versan-do nell’acqua delle gocce di un’essenza o di una solu-zione alcoolica di una resina; e se detto mezzo torbido,collocano entro una bacinella a facce parallele, si fa at-traversare da un fascio di luce, si nota che la quantità di

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luce diffusa (ossia la propagazione della luce in tutte ledirezioni) è tanto più intensa quanto più rilevante è latorbidità del liquido e anche quanto più grosse sono leparticelle sospese.

Sappiamo ancora che la intensità della luce diffusa,varia col prodotto del numero delle particelle pel qua-drato del loro volume, ossia l’intensità della luce diffusapuò riguardarsi come proporzionale al volume indivi-duale delle particelle; cosicchè l’intensità della luce dif-fusa, molto debole quando le particelle sono molto pic-cole, aumenta considerevolmente allorchè le particellesono relativamente più grandi.

Ogni evoluzione del mezzo torbido si traduce in unagglomeramento di un certo numero di particelle indivi-duali, senza modificazione del volume totale e di conse-guenza accresce l’intensità della luce diffusa.

L’intensità di detta luce diffusa in un determinatomezzo torbido varia, per le diverse radiazioni, in ragioneinversa della quarta potenza della lunghezza d’onda. Sequindi si illumina con luce bianca un mezzo torbido, ledi cui particelle sono incolori, il fascio diffuso è più ric-co di radiazioni di corta lunghezza d’onda di quanto nonlo era la luce incidente, e quindi il mezzo apparirà colo-rato di bleu.

I gas si comportano come mezzi torbidi e pertanto at-traversati da un fascio luminoso essi diffondono la luce;e questa diffusione, che si produce sulle molecole stessedei gas, obbedisce approssimativamente alla legge diLord Rayleigh, ossia le radiazioni si diffondono in ra-

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luce diffusa (ossia la propagazione della luce in tutte ledirezioni) è tanto più intensa quanto più rilevante è latorbidità del liquido e anche quanto più grosse sono leparticelle sospese.

Sappiamo ancora che la intensità della luce diffusa,varia col prodotto del numero delle particelle pel qua-drato del loro volume, ossia l’intensità della luce diffusapuò riguardarsi come proporzionale al volume indivi-duale delle particelle; cosicchè l’intensità della luce dif-fusa, molto debole quando le particelle sono molto pic-cole, aumenta considerevolmente allorchè le particellesono relativamente più grandi.

Ogni evoluzione del mezzo torbido si traduce in unagglomeramento di un certo numero di particelle indivi-duali, senza modificazione del volume totale e di conse-guenza accresce l’intensità della luce diffusa.

L’intensità di detta luce diffusa in un determinatomezzo torbido varia, per le diverse radiazioni, in ragioneinversa della quarta potenza della lunghezza d’onda. Sequindi si illumina con luce bianca un mezzo torbido, ledi cui particelle sono incolori, il fascio diffuso è più ric-co di radiazioni di corta lunghezza d’onda di quanto nonlo era la luce incidente, e quindi il mezzo apparirà colo-rato di bleu.

I gas si comportano come mezzi torbidi e pertanto at-traversati da un fascio luminoso essi diffondono la luce;e questa diffusione, che si produce sulle molecole stessedei gas, obbedisce approssimativamente alla legge diLord Rayleigh, ossia le radiazioni si diffondono in ra-

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gione inversa della quarta potenza della propria lun-ghezza d’onda.

L’atmosfera può ben considerarsi come un mezzo tor-bido poichè, contiene disseminate particelle materiali, epossono estendersi ad essa le proprietà ottiche sopra ri-cordate.

La luce del sole, attraversando l’atmosfera è diffusacon tanta più intensità quanto minore è la lunghezzad’onda, e la predominanza delle radiazioni di corta lun-ghezza d’onda, cioè, dalla parte del violetto dello spettrosolare, si traduce nella colorazione bleu della luce diffu-sa.

Nel fascio di luce trasmesso direttamente, invece leradiazioni non sono diffuse, e allora la luce, che formaquesto fascio, è proporzionalmente più ricca di radiazio-ni di grande lunghezza di quanto non lo sia la luce inci-dente, e ciò spiega la tinta rossa proveniente dal sole chetramonta.

* * *

Le determinazioni della graduazione di colorazionedel cielo sono suggestive e non sempre si riesce a defi-nire una data tinta; e se anche un occhio esercitato puòapprezzare minime variazioni, non riesce a coordinaretante osservazioni per dedurre la prevalenza del tenoredi alcune colorazioni. Riuscirebbe molto vantaggioso ri-ferirsi a qualche scala di confronto, che generalizzando-si, faciliterebbe la conoscenza delle colorazioni nei di-

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gione inversa della quarta potenza della propria lun-ghezza d’onda.

L’atmosfera può ben considerarsi come un mezzo tor-bido poichè, contiene disseminate particelle materiali, epossono estendersi ad essa le proprietà ottiche sopra ri-cordate.

La luce del sole, attraversando l’atmosfera è diffusacon tanta più intensità quanto minore è la lunghezzad’onda, e la predominanza delle radiazioni di corta lun-ghezza d’onda, cioè, dalla parte del violetto dello spettrosolare, si traduce nella colorazione bleu della luce diffu-sa.

Nel fascio di luce trasmesso direttamente, invece leradiazioni non sono diffuse, e allora la luce, che formaquesto fascio, è proporzionalmente più ricca di radiazio-ni di grande lunghezza di quanto non lo sia la luce inci-dente, e ciò spiega la tinta rossa proveniente dal sole chetramonta.

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Le determinazioni della graduazione di colorazionedel cielo sono suggestive e non sempre si riesce a defi-nire una data tinta; e se anche un occhio esercitato puòapprezzare minime variazioni, non riesce a coordinaretante osservazioni per dedurre la prevalenza del tenoredi alcune colorazioni. Riuscirebbe molto vantaggioso ri-ferirsi a qualche scala di confronto, che generalizzando-si, faciliterebbe la conoscenza delle colorazioni nei di-

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versi climi, che spesso vengono ricordate in modo im-perfetto.

Queste scale di confronto debbono avvicinarsi moltoalla colorazione bleu del cielo e non subire alterazionealcuna col tempo esponendole alla luce.

Dopo diversi tentativi si è finalmente riusciti ad otte-nere una scala ben corrispondente alla stima della colo-razione del cielo e ciò per merito di W. Ostwald, dietrosuggerimento di Linke.

Questa scala è composta di 7 gradi, i quali mostranole variazioni logaritmiche dal bianco azzurrognolo latteoal bleu oltremare.

A tal’uopo fu scelta una sostanza limpida di oltrema-re, colore molto stabile, che corrisponde approssimati-vamente al puro cielo allo zenit, e successivamente sichiarisce col bianco (adoperando il litopone) provocan-do in tal modo spostamenti del colore, simili a quelliche si ottengono nel cielo, allorchè l’azzurro impallidi-sce per intorbidamento dell’atmosfera fino ad assumerela colorazione di un mare guarnito di grigio.

Vennero fatte mescolanze col litopone, in modo che idiversi gradi di colori si succedano secondo la nota leg-ge di Fechner.

I miscugli così ottenuti si fissano con colla animale sufogli di cartone duro, formando un libretto di 80 per 113mm. cosicchè aprendolo, tutte e due le pagine mostranolo stesso colore.

* * *

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versi climi, che spesso vengono ricordate in modo im-perfetto.

Queste scale di confronto debbono avvicinarsi moltoalla colorazione bleu del cielo e non subire alterazionealcuna col tempo esponendole alla luce.

Dopo diversi tentativi si è finalmente riusciti ad otte-nere una scala ben corrispondente alla stima della colo-razione del cielo e ciò per merito di W. Ostwald, dietrosuggerimento di Linke.

Questa scala è composta di 7 gradi, i quali mostranole variazioni logaritmiche dal bianco azzurrognolo latteoal bleu oltremare.

A tal’uopo fu scelta una sostanza limpida di oltrema-re, colore molto stabile, che corrisponde approssimati-vamente al puro cielo allo zenit, e successivamente sichiarisce col bianco (adoperando il litopone) provocan-do in tal modo spostamenti del colore, simili a quelliche si ottengono nel cielo, allorchè l’azzurro impallidi-sce per intorbidamento dell’atmosfera fino ad assumerela colorazione di un mare guarnito di grigio.

Vennero fatte mescolanze col litopone, in modo che idiversi gradi di colori si succedano secondo la nota leg-ge di Fechner.

I miscugli così ottenuti si fissano con colla animale sufogli di cartone duro, formando un libretto di 80 per 113mm. cosicchè aprendolo, tutte e due le pagine mostranolo stesso colore.

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Per eseguire le osservazioni ci si mette con la schienarivolta verso il sole e si guarda, almeno per 30 secondi,il punto più azzurro del cielo, il quale si trova sul meri-diano solare e distante dal sole all’incirca dai 70° ai 90°.

Senza levare gli occhi dal cielo, si apre il libretto e losi porta rapidamente nel campo di vista dell’occhio e inmodo che esso venga illuminato dal sole, e si fannoscorrere i vari fogli di colore, fino a che si trova un co-lore nella scala che corrisponde approssimativamente alcolore del cielo o fino a che si sia persuasi che il coloredel cielo stia fra due gradi della scala.

Presto si prende l’abitudine a giudicare il colore az-zurro e a trascurare gli eventuali colori secondari diffusinel cielo.

Le osservazioni delle diverse colorazioni del cielo,aiutano a comprendere le immediate variazioni del tem-po, poichè, prima che si avvicini un annuvolamento, siconstata una forte diminuzione dell’azzurro del cielo,mentre un aumento è intimamente collegato a prossimapurezza dell’atmosfera. Esiste una relazione lineare fravisibilità e intensità della colorazione azzurra e le diver-se tonalità diminuiscono coll’aumento del contenuto delvapore acqueo.

Nelle diverse ore del giorno la scintillazione prodottadalla radiazione solare rende più seducenti gli aspettidell’atmosfera. In più angoli e in diverse zone, durante imeriggi di colore d’oro e i freschi e sereni crepuscoli, ilcielo appare gemmato nell’azzurro del zaffiro, nel bleuchiaro dell’acqua marina, nel bleu azzurrognolo del to-

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Per eseguire le osservazioni ci si mette con la schienarivolta verso il sole e si guarda, almeno per 30 secondi,il punto più azzurro del cielo, il quale si trova sul meri-diano solare e distante dal sole all’incirca dai 70° ai 90°.

Senza levare gli occhi dal cielo, si apre il libretto e losi porta rapidamente nel campo di vista dell’occhio e inmodo che esso venga illuminato dal sole, e si fannoscorrere i vari fogli di colore, fino a che si trova un co-lore nella scala che corrisponde approssimativamente alcolore del cielo o fino a che si sia persuasi che il coloredel cielo stia fra due gradi della scala.

Presto si prende l’abitudine a giudicare il colore az-zurro e a trascurare gli eventuali colori secondari diffusinel cielo.

Le osservazioni delle diverse colorazioni del cielo,aiutano a comprendere le immediate variazioni del tem-po, poichè, prima che si avvicini un annuvolamento, siconstata una forte diminuzione dell’azzurro del cielo,mentre un aumento è intimamente collegato a prossimapurezza dell’atmosfera. Esiste una relazione lineare fravisibilità e intensità della colorazione azzurra e le diver-se tonalità diminuiscono coll’aumento del contenuto delvapore acqueo.

Nelle diverse ore del giorno la scintillazione prodottadalla radiazione solare rende più seducenti gli aspettidell’atmosfera. In più angoli e in diverse zone, durante imeriggi di colore d’oro e i freschi e sereni crepuscoli, ilcielo appare gemmato nell’azzurro del zaffiro, nel bleuchiaro dell’acqua marina, nel bleu azzurrognolo del to-

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pazio.In prossimità dell’orizzonte nei tiepidi meriggi tra le

frastagliate alberature, le magnifiche colorazioni celestidei turchesi, alternati con i bleu oltremare dei lapislaz-zuli, con venature o macchiature bianche residui di pas-seggere nuvolaglie, fanno da sfondo suggestivo alle ri-denti e chiare scene della natura.

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pazio.In prossimità dell’orizzonte nei tiepidi meriggi tra le

frastagliate alberature, le magnifiche colorazioni celestidei turchesi, alternati con i bleu oltremare dei lapislaz-zuli, con venature o macchiature bianche residui di pas-seggere nuvolaglie, fanno da sfondo suggestivo alle ri-denti e chiare scene della natura.

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LE LUCI CREPUSCOLARIDEL CIELO ROMANO

Dopo le piogge minute, irregolari, e specialmente nelperiodo dell’anno più vicino all’inverno, nel meriggio,le isolate formazioni nuvolose si diradano e attraversonumerosi squarci, lasciano apparire nel cielo chiazze az-zurre sempre più larghe, più uniformi.

All’alba attardano le immacolate stratificazioni chepreludiano le limpide luci crepuscolari, e spesso nebbio-line candide nascondono come un velario, pieghettato inpiù parti, l’orizzonte da dove più tardi irrompono i ra-diosi raggi solari.

Ma al vespero luci pure si avvicendano, e la tersa at-mosfera è tappezzata da scenari meravigliosi. I tramontidelle città costiere sono suggestivi, con le calde tinte chevanno diffondendosi, non appena l’astro divino si ap-prossima al carro che lo trasporterà rapido su lontane re-gioni.

Accade talvolta che il cielo invece di apparire unifor-memente azzurro, presenti in alcune sue parti una colo-

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LE LUCI CREPUSCOLARIDEL CIELO ROMANO

Dopo le piogge minute, irregolari, e specialmente nelperiodo dell’anno più vicino all’inverno, nel meriggio,le isolate formazioni nuvolose si diradano e attraversonumerosi squarci, lasciano apparire nel cielo chiazze az-zurre sempre più larghe, più uniformi.

All’alba attardano le immacolate stratificazioni chepreludiano le limpide luci crepuscolari, e spesso nebbio-line candide nascondono come un velario, pieghettato inpiù parti, l’orizzonte da dove più tardi irrompono i ra-diosi raggi solari.

Ma al vespero luci pure si avvicendano, e la tersa at-mosfera è tappezzata da scenari meravigliosi. I tramontidelle città costiere sono suggestivi, con le calde tinte chevanno diffondendosi, non appena l’astro divino si ap-prossima al carro che lo trasporterà rapido su lontane re-gioni.

Accade talvolta che il cielo invece di apparire unifor-memente azzurro, presenti in alcune sue parti una colo-

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razione verdastra, più o meno estesa col massimod’intensità in prossimità dell’orizzonte.

La colorazione verdastra del cielo è un fenomeno ditutte le latitudini e di tutte le ore del giorno, ma apparepiù chiaramente al sorgere e al tramonto del sole.

* * *

In Italia le magnifiche colorazioni si osservano conpiù frequenza dal novembre al gennaio; e al vespero, ni-tide tinte coloriscono il bel cielo di Roma, dando magni-fici riflessi ai monumenti delle storiche antichità, dellarinnovata epopea imperiale.

Le luci crepuscolari delle tinte più accese, talora ap-paiono selezionate su larga tavolozza e, attraverso le tri-ne e i delicati merletti, scintillano le stelline come pre-ziose gemme.

Ma altri fenomeni di pari splendore si disegnanonell’atmosfera quando le masse di aria fredda, prove-nienti dalle regioni nordiche, acclimatatesi sui mari itali-ci, divengono stabili e rallentano gli abbassamenti dellatemperatura, preludio dei rigori invernali.

Nelle giornate calme, limpide, tra gli splendori degliultimi raggi solari, si disegna sulla vôlta celeste un feno-meno di incomparabile bellezza.

Vicino al tramonto, verso levante, l’atmosfera si illu-mina per raggi tangenti al globo terrestre, e l’orizzonteassume tinte rosee, le quali man mano si elevano fino atoccare lo zenit e dipoi ridiscendono verso l’orizzonte,

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razione verdastra, più o meno estesa col massimod’intensità in prossimità dell’orizzonte.

La colorazione verdastra del cielo è un fenomeno ditutte le latitudini e di tutte le ore del giorno, ma apparepiù chiaramente al sorgere e al tramonto del sole.

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In Italia le magnifiche colorazioni si osservano conpiù frequenza dal novembre al gennaio; e al vespero, ni-tide tinte coloriscono il bel cielo di Roma, dando magni-fici riflessi ai monumenti delle storiche antichità, dellarinnovata epopea imperiale.

Le luci crepuscolari delle tinte più accese, talora ap-paiono selezionate su larga tavolozza e, attraverso le tri-ne e i delicati merletti, scintillano le stelline come pre-ziose gemme.

Ma altri fenomeni di pari splendore si disegnanonell’atmosfera quando le masse di aria fredda, prove-nienti dalle regioni nordiche, acclimatatesi sui mari itali-ci, divengono stabili e rallentano gli abbassamenti dellatemperatura, preludio dei rigori invernali.

Nelle giornate calme, limpide, tra gli splendori degliultimi raggi solari, si disegna sulla vôlta celeste un feno-meno di incomparabile bellezza.

Vicino al tramonto, verso levante, l’atmosfera si illu-mina per raggi tangenti al globo terrestre, e l’orizzonteassume tinte rosee, le quali man mano si elevano fino atoccare lo zenit e dipoi ridiscendono verso l’orizzonte,

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però dalla parte di ponente, seguendo a distanza la di-scesa del sole, al disotto dell’orizzonte. La zona elevatanon è bene limitata nella parte anteriore: il passaggio at-traverso le tinte rosee procede progressivamente.

Invece nella parte posteriore, ossia orientale, la zonacolorata termina bruscamente per dare posto ad una tintableu tenera, secondo un arco di cerchio, la sommità delquale appare in un punto dell’orizzonte opposto a quelloove il sole scompare.

Questo arco gradualmente si eleva e nel contempo di-minuisce di intensità nella colorazione giungendo albleu oscuro.

* * *

L’insieme del fenomeno è dovuto all’ombra portatadalla Terra nella propria atmosfera.

Nelle giornate limpide le fasi del fenomeno sonomaestose, e la zona di bleu oscuro, sempre più allargan-dosi, è ben presto trapuntata dalle tremolanti stelle attra-verso le luccicanti costellazioni.

Nelle città illuminate, l’ombra della terra, non è beneosservabile se non da punti elevati.

In aperta campagna, nelle larghe pianure o lungo lecoste, meglio ancora sul mare, l’avanzarsi della zonableu oscura è bene evidente e le successive penetrazioninella tinta rosea, che lentamente si ritira verso occiden-te, è di un effetto grandioso.

La colorazione rosea ha origine negli strati più eleva-

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però dalla parte di ponente, seguendo a distanza la di-scesa del sole, al disotto dell’orizzonte. La zona elevatanon è bene limitata nella parte anteriore: il passaggio at-traverso le tinte rosee procede progressivamente.

Invece nella parte posteriore, ossia orientale, la zonacolorata termina bruscamente per dare posto ad una tintableu tenera, secondo un arco di cerchio, la sommità delquale appare in un punto dell’orizzonte opposto a quelloove il sole scompare.

Questo arco gradualmente si eleva e nel contempo di-minuisce di intensità nella colorazione giungendo albleu oscuro.

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L’insieme del fenomeno è dovuto all’ombra portatadalla Terra nella propria atmosfera.

Nelle giornate limpide le fasi del fenomeno sonomaestose, e la zona di bleu oscuro, sempre più allargan-dosi, è ben presto trapuntata dalle tremolanti stelle attra-verso le luccicanti costellazioni.

Nelle città illuminate, l’ombra della terra, non è beneosservabile se non da punti elevati.

In aperta campagna, nelle larghe pianure o lungo lecoste, meglio ancora sul mare, l’avanzarsi della zonableu oscura è bene evidente e le successive penetrazioninella tinta rosea, che lentamente si ritira verso occiden-te, è di un effetto grandioso.

La colorazione rosea ha origine negli strati più eleva-

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ti, nella stratosfera; e se vi sono dei cirri, nubi filamen-tose, essi appaiono talvolta di un bel grigio chiaro su unmagnifico fondo roseo e con tonalità, tanto più nitidequanto più limpida e tersa è la calotta celeste.

La durata del fenomeno è di circa 50 m. nelle nostrelatitudini ed è più rapida nelle zone equatoriali.

L’evoluzione del fenomeno dell’ombra della Terra èanche utile per previsioni locali, cioè per preannunciareeventuali annuvolamenti e perturbazioni.

Lo stato del cielo a ponente influisce molto sulla pu-rezza del fenomeno; e se si osservano con attenzione,tanto l’estensione delle colorazioni rosee quanto le zonecolorate in bleu, si potrà dedurre con grande approssi-mazione, la distribuzione delle nubi al disotto dell’oriz-zonte occidentale del luogo di osservazione. Così se lenubi sono basse e molto spesse, esse daranno verso le-vante delle striature bleu, che non si ritroveranno piùquando la tinta rosea ha raggiunto l’orizzonte occidenta-le.

Se le nubi sono molto lontane, l’ombra di esse potràapparire nel cielo occidentale, mentre a levante il rossoè continuo.

Le nubi, la di cui presenza così rilevata a qualchecentinaio di chilometri, si troveranno spesso sulla sta-zione alla fine della notte o al primo mattino.

* * *

R. P. Ch. Combier consiglia notare gli istanti di appa-

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ti, nella stratosfera; e se vi sono dei cirri, nubi filamen-tose, essi appaiono talvolta di un bel grigio chiaro su unmagnifico fondo roseo e con tonalità, tanto più nitidequanto più limpida e tersa è la calotta celeste.

La durata del fenomeno è di circa 50 m. nelle nostrelatitudini ed è più rapida nelle zone equatoriali.

L’evoluzione del fenomeno dell’ombra della Terra èanche utile per previsioni locali, cioè per preannunciareeventuali annuvolamenti e perturbazioni.

Lo stato del cielo a ponente influisce molto sulla pu-rezza del fenomeno; e se si osservano con attenzione,tanto l’estensione delle colorazioni rosee quanto le zonecolorate in bleu, si potrà dedurre con grande approssi-mazione, la distribuzione delle nubi al disotto dell’oriz-zonte occidentale del luogo di osservazione. Così se lenubi sono basse e molto spesse, esse daranno verso le-vante delle striature bleu, che non si ritroveranno piùquando la tinta rosea ha raggiunto l’orizzonte occidenta-le.

Se le nubi sono molto lontane, l’ombra di esse potràapparire nel cielo occidentale, mentre a levante il rossoè continuo.

Le nubi, la di cui presenza così rilevata a qualchecentinaio di chilometri, si troveranno spesso sulla sta-zione alla fine della notte o al primo mattino.

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R. P. Ch. Combier consiglia notare gli istanti di appa-

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rizione della sommità dell’arco bleu verso levante e lascomparsa della tinta rosea verso ponente che segna lafine del fenomeno; le tonalità della colorazione del ro-seo e del bleu continuo, il numero, la forma e la posizio-ne delle striscie colorate, le variazioni successive dellacolorazione delle diverse nubi e relative evoluzioni.

Fatti tutti di grande interesse scientifico.Nell’atmosfera la diffusione molecolare prodotta

dall’aria pura e dalle agglomerazioni molecolari, nonchèdelle particelle materiali, affievolisce lo splendore deiraggi solari, ma nel contempo origina una grande varietàdi magnifici fenomeni luminosi (Tav. VII).

Gli auguri, gli argonauti, i guerrieri, alla vigilia digrandi imprese, miravano l’orizzonte all’occaso, e dallapurezza delle colorazioni traevano i migliori auspici.

E tutti noi siamo portati spesso, quasi senza volerlo, amirare l’occaso al termine delle quotidiane fatiche; enelle luminose tinte e nella chiarezza dell’immensoorizzonte, troviamo il conforto, la serenità, delle operecompiute.

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rizione della sommità dell’arco bleu verso levante e lascomparsa della tinta rosea verso ponente che segna lafine del fenomeno; le tonalità della colorazione del ro-seo e del bleu continuo, il numero, la forma e la posizio-ne delle striscie colorate, le variazioni successive dellacolorazione delle diverse nubi e relative evoluzioni.

Fatti tutti di grande interesse scientifico.Nell’atmosfera la diffusione molecolare prodotta

dall’aria pura e dalle agglomerazioni molecolari, nonchèdelle particelle materiali, affievolisce lo splendore deiraggi solari, ma nel contempo origina una grande varietàdi magnifici fenomeni luminosi (Tav. VII).

Gli auguri, gli argonauti, i guerrieri, alla vigilia digrandi imprese, miravano l’orizzonte all’occaso, e dallapurezza delle colorazioni traevano i migliori auspici.

E tutti noi siamo portati spesso, quasi senza volerlo, amirare l’occaso al termine delle quotidiane fatiche; enelle luminose tinte e nella chiarezza dell’immensoorizzonte, troviamo il conforto, la serenità, delle operecompiute.

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GLI ADDOBBI LUMINOSI DEL CIELO

Nell’atmosfera dei mesi primaverili e di prima estate,abbonda il vapore acqueo e annuvolamenti poco consi-stenti subentrano a brevi intervalli con spessori e svilup-pi i più diversi.

Però nell’insieme le nubi hanno colori tenui, tinte cal-de; e talvolta si diradano con densità decrescente, fino arendere il cielo placidamente velato.

Manca l’impetuoso stuolo di nubi foriere di tumultuo-se perturbazioni e le parti estreme dei singoli ammassinuvolosi, non sempre ben definiti, sono scapigliati aguisa di larghi cespugli vibranti al vento.

Si hanno talvolta nubi sbandate, striate, a tessitura fi-brosa, senza ombre proprie, denominate cirri, e sonocomposte di minutissimi cristalli di ghiaccio, esse contoni alternati, non di rado, sono intramezzate da nitide edistinte chiazze di cielo azzurro.

Le varietà più comuni presentano l’aspetto di una co-lonna verticale con due ordini ai lati, o di scheletri di al-berature ramificate.

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GLI ADDOBBI LUMINOSI DEL CIELO

Nell’atmosfera dei mesi primaverili e di prima estate,abbonda il vapore acqueo e annuvolamenti poco consi-stenti subentrano a brevi intervalli con spessori e svilup-pi i più diversi.

Però nell’insieme le nubi hanno colori tenui, tinte cal-de; e talvolta si diradano con densità decrescente, fino arendere il cielo placidamente velato.

Manca l’impetuoso stuolo di nubi foriere di tumultuo-se perturbazioni e le parti estreme dei singoli ammassinuvolosi, non sempre ben definiti, sono scapigliati aguisa di larghi cespugli vibranti al vento.

Si hanno talvolta nubi sbandate, striate, a tessitura fi-brosa, senza ombre proprie, denominate cirri, e sonocomposte di minutissimi cristalli di ghiaccio, esse contoni alternati, non di rado, sono intramezzate da nitide edistinte chiazze di cielo azzurro.

Le varietà più comuni presentano l’aspetto di una co-lonna verticale con due ordini ai lati, o di scheletri di al-berature ramificate.

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Le forme uncinate sono le più frequenti; le forme fi-brose possono incurvarsi lungo il filamento per formareuna fibbia, un fermaglio.

Le più caratteristiche formazioni cirrose, come affre-schi rabescati, si svolgono al di fuori delle zone pertur-bate e per lo più si distendono nella parte superiore dellatroposfera.

Le parti codate o pettinate sono molto allungate e nondi rado le ciocche si trovano nell’aria tropicale, mentrele code giacciono nell’aria polare, segnalando una di-stinta discontinuità e venti forti alle quote più elevate: el’insieme dei filamenti, si sposta più frequentemente nelsenso della lunghezza e meno trasversalmente.

* * *

Vicino al tramonto, le formazioni nuvolose assumonoaspetti diversi ma nell’insieme armoniosi; larghe fascearabescate d’oro attraversano l’opalescente volta cele-ste; e a volte esse si addensano in gruppi più serrati ailati, diradati verso la zona centrale; e si modellano comeun largo cerchio luminoso attorno al sole o anello bian-castro attorno alla luna.

In alcune giornate le nubi hanno colore caldo, giallo-gnolo, tinto da riflessi di oro fuso, e si formano nuvole aguisa di grandiosi scenari disposte secondo direttrici bendefinite e strie luminose, riproducendo schemi di figuregeometriche: rami di parabole, di iperboli, si adagiano aibordi di immense ellissi o di circonferenze allungate nel

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Le forme uncinate sono le più frequenti; le forme fi-brose possono incurvarsi lungo il filamento per formareuna fibbia, un fermaglio.

Le più caratteristiche formazioni cirrose, come affre-schi rabescati, si svolgono al di fuori delle zone pertur-bate e per lo più si distendono nella parte superiore dellatroposfera.

Le parti codate o pettinate sono molto allungate e nondi rado le ciocche si trovano nell’aria tropicale, mentrele code giacciono nell’aria polare, segnalando una di-stinta discontinuità e venti forti alle quote più elevate: el’insieme dei filamenti, si sposta più frequentemente nelsenso della lunghezza e meno trasversalmente.

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Vicino al tramonto, le formazioni nuvolose assumonoaspetti diversi ma nell’insieme armoniosi; larghe fascearabescate d’oro attraversano l’opalescente volta cele-ste; e a volte esse si addensano in gruppi più serrati ailati, diradati verso la zona centrale; e si modellano comeun largo cerchio luminoso attorno al sole o anello bian-castro attorno alla luna.

In alcune giornate le nubi hanno colore caldo, giallo-gnolo, tinto da riflessi di oro fuso, e si formano nuvole aguisa di grandiosi scenari disposte secondo direttrici bendefinite e strie luminose, riproducendo schemi di figuregeometriche: rami di parabole, di iperboli, si adagiano aibordi di immense ellissi o di circonferenze allungate nel

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senso longitudinale. A volte sono circonferenze lucidedella zona centrale, sbiancate ai fianchi, con le pendicisull’orizzonte e che reggono quasi batuffoli luminosi,globuli iridescenti.

Grandiosi festoni sono più appariscenti nelle calmeserate allorchè:

«antica e stanca in ciel salia la luna»«e sugli erbosi dorsi e i ramoscelli»«spargea luce manchevole e digiuna».

Trattasi degli aloni, forme ben definite e attraversomolte determinazioni già classificate, di guisa che gliosservatori anche isolati possono segnalare i fatti più sa-lienti. Le nubi formatesi alle basse temperature dell’altaatmosfera, sono costituite da minuti cristalli di ghiaccio;e la rifrazione, la riflessione, la decomposizione dellaluce attraversando questi prismi orientati in modo diver-so, danno luogo alle successive figure luminose:

«E come l’aere, quando è ben giorno,per l’altrui raggio che in sè si riflette,Di diversi colori si mostra adorno».

Gli anelli luminosi attorno al sole o alla luna col rossointerno susseguito dall’arancio, dal bianco e sfumato inviolaceo verso l’esterno. L’alone straordinario è con tin-te più distinte ma meno luminose (Tav. VIII).

Paraselei o paraselenei, dischi luminosi da ambo i latidel sole o della luna.

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senso longitudinale. A volte sono circonferenze lucidedella zona centrale, sbiancate ai fianchi, con le pendicisull’orizzonte e che reggono quasi batuffoli luminosi,globuli iridescenti.

Grandiosi festoni sono più appariscenti nelle calmeserate allorchè:

«antica e stanca in ciel salia la luna»«e sugli erbosi dorsi e i ramoscelli»«spargea luce manchevole e digiuna».

Trattasi degli aloni, forme ben definite e attraversomolte determinazioni già classificate, di guisa che gliosservatori anche isolati possono segnalare i fatti più sa-lienti. Le nubi formatesi alle basse temperature dell’altaatmosfera, sono costituite da minuti cristalli di ghiaccio;e la rifrazione, la riflessione, la decomposizione dellaluce attraversando questi prismi orientati in modo diver-so, danno luogo alle successive figure luminose:

«E come l’aere, quando è ben giorno,per l’altrui raggio che in sè si riflette,Di diversi colori si mostra adorno».

Gli anelli luminosi attorno al sole o alla luna col rossointerno susseguito dall’arancio, dal bianco e sfumato inviolaceo verso l’esterno. L’alone straordinario è con tin-te più distinte ma meno luminose (Tav. VIII).

Paraselei o paraselenei, dischi luminosi da ambo i latidel sole o della luna.

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Archi luminosi che appaiono sulla parte superiore oinferiore dell’alone: archi tangenti verticali.

Strisce luminose orizzontali, a guisa di archi di gran-diose circonferenze centrate allo zenit.

Corone bianche o con lievi tinte rosso-giallastroall’esterno e violacee all’interno, che circondano il soleo la luna (Tav. IX).

Fenomeni tutti suggestivi per la semplicità delle for-me e per la nitidezza delle filettature, meno distinte nel-le ore meridiane, e di magico splendore allorchè l’arias’imbruna.

Tutti questi fenomeni sono dovuti alla dispersioneesplicata sulle radiazioni luminose, dagli esili e numero-si cristalli di ghiaccio che formano i cirri.

* * *

I cristalli di ghiaccio nell’atmosfera sono di tre gene-ri, secondo Besson: lamelle il di cui spessore è moltopiccolo relativamente alle due altre dimensioni, gli aghiche sono molto allungati in rapporto alla loro sezione, ei prismi le di cui tre dimensioni sono dello stesso ordinedi grandezza. Nella produzione degli aloni esplicanoun’azione più importante i prismi.

Talvolta più prismi sono saldati insieme, attraverso leestremità, per formare, sia in un piano, sia nello spazio,curiosi edifici cristallini. Siffatti corpi si mantengonoorizzontalmente, e se i prismi, la di cui sezione è un esa-gono regolare, presentano l’uno verso l’altro le loro fac-

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Archi luminosi che appaiono sulla parte superiore oinferiore dell’alone: archi tangenti verticali.

Strisce luminose orizzontali, a guisa di archi di gran-diose circonferenze centrate allo zenit.

Corone bianche o con lievi tinte rosso-giallastroall’esterno e violacee all’interno, che circondano il soleo la luna (Tav. IX).

Fenomeni tutti suggestivi per la semplicità delle for-me e per la nitidezza delle filettature, meno distinte nel-le ore meridiane, e di magico splendore allorchè l’arias’imbruna.

Tutti questi fenomeni sono dovuti alla dispersioneesplicata sulle radiazioni luminose, dagli esili e numero-si cristalli di ghiaccio che formano i cirri.

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I cristalli di ghiaccio nell’atmosfera sono di tre gene-ri, secondo Besson: lamelle il di cui spessore è moltopiccolo relativamente alle due altre dimensioni, gli aghiche sono molto allungati in rapporto alla loro sezione, ei prismi le di cui tre dimensioni sono dello stesso ordinedi grandezza. Nella produzione degli aloni esplicanoun’azione più importante i prismi.

Talvolta più prismi sono saldati insieme, attraverso leestremità, per formare, sia in un piano, sia nello spazio,curiosi edifici cristallini. Siffatti corpi si mantengonoorizzontalmente, e se i prismi, la di cui sezione è un esa-gono regolare, presentano l’uno verso l’altro le loro fac-

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ce laterali, queste facce formano degli specchi doppiverticali che danno luogo a paranteli.

Un assembramento di quattro prismi in croce producegli anteli.

Talvolta la base piana dei prismi di ghiaccio è rico-perta da una lamina che sborda. Queste lamelle in piùassembramenti, formano tra di esse angoli supplementa-ri di quelli che formano i prismi; e allora doppie rifles-sioni dànno origine a paranteli e anteli di particolare fat-tura.

Complesso di aloni solari osservati nella Terra Nord Orientaledelle regioni artiche.

Le riproduzioni di sì stupendi fenomeni nei laboratoriscientifici adeguatamente attrezzati, sono di effetti mira-bili di precisione, e mostrano la grandiosità dei fatti che

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ce laterali, queste facce formano degli specchi doppiverticali che danno luogo a paranteli.

Un assembramento di quattro prismi in croce producegli anteli.

Talvolta la base piana dei prismi di ghiaccio è rico-perta da una lamina che sborda. Queste lamelle in piùassembramenti, formano tra di esse angoli supplementa-ri di quelli che formano i prismi; e allora doppie rifles-sioni dànno origine a paranteli e anteli di particolare fat-tura.

Complesso di aloni solari osservati nella Terra Nord Orientaledelle regioni artiche.

Le riproduzioni di sì stupendi fenomeni nei laboratoriscientifici adeguatamente attrezzati, sono di effetti mira-bili di precisione, e mostrano la grandiosità dei fatti che

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si elaborano nelle alte quote dell’atmosfera.

* * *

Queste nubi filamentose, quasi evanescenti che si de-lineano con volute alternate con ciuffetti o spighe affu-solate, e risiedono a quote elevate, per lo più al di sopradei 6000 metri, sono collegate al cattivo tempo, inquan-tochè esse costituiscono l’avanguardia o la fine delleperturbazioni a seconda della zona del cielo che ne ri-sulta coperta. Ma non di rado, e ciò accade più frequen-temente in primavera e in estate, i cirri si presentano piùsfilettati e con una certa frequenza sia di giorno che dinotte e attorno ai maggiori astri, si modellano festoni lu-minosi senza che ne segua perturbazione anche minima.

Alcuni studiosi attribuiscono siffatti cirri, o meglioancora gli effetti luminosi concomitanti, a fatti cosmici;ossia a radiazioni cosmiche che faciliterebbero la con-densazione del vapore acqueo delle alte quote in minu-tissimi ghiaccioli.

Dette radiazioni mostrerebbero una variazione perio-dica in relazione all’attività solare e durante il massimodelle macchie solari dovrebbe risultare maggiore fre-quenza di aloni lunari.

* * *

Però le osservazioni sugli aloni proseguite per più an-nate in diverse località non confermano tale asserto. A

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si elaborano nelle alte quote dell’atmosfera.

* * *

Queste nubi filamentose, quasi evanescenti che si de-lineano con volute alternate con ciuffetti o spighe affu-solate, e risiedono a quote elevate, per lo più al di sopradei 6000 metri, sono collegate al cattivo tempo, inquan-tochè esse costituiscono l’avanguardia o la fine delleperturbazioni a seconda della zona del cielo che ne ri-sulta coperta. Ma non di rado, e ciò accade più frequen-temente in primavera e in estate, i cirri si presentano piùsfilettati e con una certa frequenza sia di giorno che dinotte e attorno ai maggiori astri, si modellano festoni lu-minosi senza che ne segua perturbazione anche minima.

Alcuni studiosi attribuiscono siffatti cirri, o meglioancora gli effetti luminosi concomitanti, a fatti cosmici;ossia a radiazioni cosmiche che faciliterebbero la con-densazione del vapore acqueo delle alte quote in minu-tissimi ghiaccioli.

Dette radiazioni mostrerebbero una variazione perio-dica in relazione all’attività solare e durante il massimodelle macchie solari dovrebbe risultare maggiore fre-quenza di aloni lunari.

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Però le osservazioni sugli aloni proseguite per più an-nate in diverse località non confermano tale asserto. A

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Parigi si notano in media 151 aloni all’anno; e dal ven-tennio di osservazioni condotte da Besson si rileva chenel 1907 si ebbe il massimo in 176 e nel 1912 il minimoin 126 aloni.

A Potsdam se ne contano in media 65 all’anno, adUpsala 86, e nella fitta rete di stazioni dell’Olanda sigiunge alla media di 170 all’anno.

Mettendo in relazione la frequenza degli aloni con lafrequenza delle aurore boreali, non risulta alcuna corre-lazione, sebbene coincidano i periodi di maggiore fre-quenza. Dalle diligenti disamine del Platania, risultanoper Catania in media 46 aloni all’anno, col massimo inmaggio, mentre a Napoli se ne contano 41 all’anno, colmassimo in marzo, e il minimo in luglio e in agosto.

Gli aloni più frequentemente osservati, sono della for-ma di grandiosi cerchi o di archi più o meno estesi, lecolonne luminose sono piuttosto rare. A Parigi in 20 an-nate ne furono notate 50 e non tutte splendenti. In Italiail Bonacini illustrò magnifici casi sulle forme più com-plete.

Dall’Osservatorio dell’Etna, non di rado, le colonneluminose si designano complete e di magico splendorenell’ampio orizzonte.

Sebbene non si noti grande diversità di frequenza de-gli aloni da un clima all’altro, è caratteristico il gradualeaumento procedendo verso latitudini nordiche; e le an-nate di massima e di minima frequenza si avvicendanocon una periodicità che ricorda quella delle macchie so-lari. La mancata corrispondenza forse dipenderà dalla

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Parigi si notano in media 151 aloni all’anno; e dal ven-tennio di osservazioni condotte da Besson si rileva chenel 1907 si ebbe il massimo in 176 e nel 1912 il minimoin 126 aloni.

A Potsdam se ne contano in media 65 all’anno, adUpsala 86, e nella fitta rete di stazioni dell’Olanda sigiunge alla media di 170 all’anno.

Mettendo in relazione la frequenza degli aloni con lafrequenza delle aurore boreali, non risulta alcuna corre-lazione, sebbene coincidano i periodi di maggiore fre-quenza. Dalle diligenti disamine del Platania, risultanoper Catania in media 46 aloni all’anno, col massimo inmaggio, mentre a Napoli se ne contano 41 all’anno, colmassimo in marzo, e il minimo in luglio e in agosto.

Gli aloni più frequentemente osservati, sono della for-ma di grandiosi cerchi o di archi più o meno estesi, lecolonne luminose sono piuttosto rare. A Parigi in 20 an-nate ne furono notate 50 e non tutte splendenti. In Italiail Bonacini illustrò magnifici casi sulle forme più com-plete.

Dall’Osservatorio dell’Etna, non di rado, le colonneluminose si designano complete e di magico splendorenell’ampio orizzonte.

Sebbene non si noti grande diversità di frequenza de-gli aloni da un clima all’altro, è caratteristico il gradualeaumento procedendo verso latitudini nordiche; e le an-nate di massima e di minima frequenza si avvicendanocon una periodicità che ricorda quella delle macchie so-lari. La mancata corrispondenza forse dipenderà dalla

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incompletezza delle statistiche, in quanto tutte le formedi aloni vengono conglobate in un’unica categoria; forsele frequenze delle singole forme e specie degli archi tan-genti, degli archi circumzenitali, dei parelii, forme piùrare, risentiranno meglio l’influenza delle maggiori cau-se perturbatrici dell’atmosfera.

Ma sarebbe anche bene rendere più estese queste sta-tistiche col riunire le osservazioni di diverse località; in-citando gli studiosi a seguire con più interesse e con piùdiligenza i fenomeni che si modellano nell’atmosfera at-torno al Dio Elio, datore di vita, o alla Dea Selene.

Sul libero cielo festoni luminosi, con fantasmagoriadelle colorazioni tiepide, adornano i suggestivi e magni-fici aspetti dell’azzurro che si approssima a tornare sere-no.

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incompletezza delle statistiche, in quanto tutte le formedi aloni vengono conglobate in un’unica categoria; forsele frequenze delle singole forme e specie degli archi tan-genti, degli archi circumzenitali, dei parelii, forme piùrare, risentiranno meglio l’influenza delle maggiori cau-se perturbatrici dell’atmosfera.

Ma sarebbe anche bene rendere più estese queste sta-tistiche col riunire le osservazioni di diverse località; in-citando gli studiosi a seguire con più interesse e con piùdiligenza i fenomeni che si modellano nell’atmosfera at-torno al Dio Elio, datore di vita, o alla Dea Selene.

Sul libero cielo festoni luminosi, con fantasmagoriadelle colorazioni tiepide, adornano i suggestivi e magni-fici aspetti dell’azzurro che si approssima a tornare sere-no.

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TAV. IX – Anormale rifrazione osservata nel Golfo di Aden dal-la nave Clydebank il 10 maggio 1934 al tramonto. – Sotto: Alo-ne osservato sull’Oceano Atlantico Nord dalla nave Orduna il

12 luglio 1935.

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TAV. IX – Anormale rifrazione osservata nel Golfo di Aden dal-la nave Clydebank il 10 maggio 1934 al tramonto. – Sotto: Alo-ne osservato sull’Oceano Atlantico Nord dalla nave Orduna il

12 luglio 1935.

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TAV. X – Nubi vecchie prossime alla dissoluzione.

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TAV. X – Nubi vecchie prossime alla dissoluzione.

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IL RAGGIO VERDE NELLE IMMAGINILUMINOSE AL SORGERE E AL

TRAMONTARE DEL SOLE

Poco prima del sorgere o del tramontare del sole, mi-rando l’orizzonte accade spesso di osservare vaghe ebizzarre immagini.

Con atmosfera tranquilla, fra le pallide luci crepusco-lari irradianti nel chiaro azzurro del cielo, l’immaginedel sole si proietta in forme diverse che scompaiono ra-pidamente, non appena il globo luminoso risplende congli scintillanti raggi sul creato.

Se lievi strati di nubi coprono l’orizzonte, le immagi-ni che si delineano assumono forme più fantastiche e ipurpurei raggi coloriscono le belle figure, striate di ungiallo cangiante in arancio alla sommità e di verdastroalla base. Assumono aspetti rapidamente mutevoli ebrillano di viva luce, allorchè i raggi d’oro dell’astro,baciano il verde smeraldo dei limpidi mari o si distendo-no sull’azzurro del cielo.

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IL RAGGIO VERDE NELLE IMMAGINILUMINOSE AL SORGERE E AL

TRAMONTARE DEL SOLE

Poco prima del sorgere o del tramontare del sole, mi-rando l’orizzonte accade spesso di osservare vaghe ebizzarre immagini.

Con atmosfera tranquilla, fra le pallide luci crepusco-lari irradianti nel chiaro azzurro del cielo, l’immaginedel sole si proietta in forme diverse che scompaiono ra-pidamente, non appena il globo luminoso risplende congli scintillanti raggi sul creato.

Se lievi strati di nubi coprono l’orizzonte, le immagi-ni che si delineano assumono forme più fantastiche e ipurpurei raggi coloriscono le belle figure, striate di ungiallo cangiante in arancio alla sommità e di verdastroalla base. Assumono aspetti rapidamente mutevoli ebrillano di viva luce, allorchè i raggi d’oro dell’astro,baciano il verde smeraldo dei limpidi mari o si distendo-no sull’azzurro del cielo.

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Deformazioni delle immagini del sole al tramonto.

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Deformazioni delle immagini del sole al tramonto.

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Deformazioni delle immagini del sole al tramonto.

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Deformazioni delle immagini del sole al tramonto.

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Page 94: Nuovi orizzonti della meteorologia - Liber Liber · Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di: E-text Web design, Editoria, Multimedia (pubblica il tuo libro,

Aspetti meno puri, meno decisi si delineano al tra-monto e specialmente quando numerose nubi stratiformisi distendono sulla fosca atmosfera.

Sull’orizzonte marino, all’apparente emergenzadell’immagine del sole dalle acque argentee, le forme sidisegnano più belle, più schematicamente esatte, borda-te da nitide colorazioni. Analoghe visioni, sebbene diminore entità per bellezza e per varietà, appaiono allor-chè la luna sorge nelle serene e tranquille notti (Tav.IX).

Da un monte isolato o da massicci sovrastanti a vastipianori, si ha una vera fantasmagoria poichè i raggi delsole nascente percorrono un arco che rasenta per lungotratto la terra negli strati aerei più densi, ed ove è più ra-pida la variazione di densità e più frequenti sono le irre-golarità della densità stessa e della rifrazione. Si succe-dono rapidamente trasformazioni, forme capricciose e aguisa di maestosi edifici fiammeggianti, si profilanosull’orizzonte le più splendide figure, che sembrano ra-pidamente incendiarsi allo scintillio dei raggi solari.

Sull’orizzonte nevoso, quando le nubi sono rade epoco vapore acqueo si diffonde nell’aria, le immaginiappaiono più grandiose e contornate da vivaci colora-zioni.

* * *

Le forme più ricordate dell’immagine del sole si avvi-cinano a quelle di uno sferico tangente alla sua navicel-

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Aspetti meno puri, meno decisi si delineano al tra-monto e specialmente quando numerose nubi stratiformisi distendono sulla fosca atmosfera.

Sull’orizzonte marino, all’apparente emergenzadell’immagine del sole dalle acque argentee, le forme sidisegnano più belle, più schematicamente esatte, borda-te da nitide colorazioni. Analoghe visioni, sebbene diminore entità per bellezza e per varietà, appaiono allor-chè la luna sorge nelle serene e tranquille notti (Tav.IX).

Da un monte isolato o da massicci sovrastanti a vastipianori, si ha una vera fantasmagoria poichè i raggi delsole nascente percorrono un arco che rasenta per lungotratto la terra negli strati aerei più densi, ed ove è più ra-pida la variazione di densità e più frequenti sono le irre-golarità della densità stessa e della rifrazione. Si succe-dono rapidamente trasformazioni, forme capricciose e aguisa di maestosi edifici fiammeggianti, si profilanosull’orizzonte le più splendide figure, che sembrano ra-pidamente incendiarsi allo scintillio dei raggi solari.

Sull’orizzonte nevoso, quando le nubi sono rade epoco vapore acqueo si diffonde nell’aria, le immaginiappaiono più grandiose e contornate da vivaci colora-zioni.

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Le forme più ricordate dell’immagine del sole si avvi-cinano a quelle di uno sferico tangente alla sua navicel-

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la, di un vaso, di un cappello cinese, di un fungo, di uncappello da prete, di un rettangolo con la cresta superio-re convessa e via dicendo. La forma più comune è diuna ellisse appiattita, i cui contorni divengono più inde-cisi, mano mano che il Sole si eleva.

Le immagini osservate al tramonto sembrano dappri-ma dilatarsi e poi comprimersi; e le deformazioni appa-iono più profonde nella parte più vicina all’orizzonte.

All’alba le immagini si delineano dapprima piuttostoalte sull’orizzonte, specialmente se esso è formatodall’ampio mare; però via via che si avvicina all’oriz-zonte e non appena sembra toccare il sottostante stratoliquido, sorge una netta, piccola palla luccicante: è ilsole che nasce.

L’immagine del sole presenta talora un orlo rosso allaparte inferiore e un orlo verde o azzurro alla parte supe-riore, che splende un po’ più sulla parte bianca abba-gliante del disco solare: è il raggio verde.

È il primo raggio che invia il sole al suo apparire, eche si ripresenta agli ultimi raggi, di solito molto bril-lanti, che lancia al tramonto.

In mare il fenomeno assurge a maggiore effetto, e neipomeriggi sereni i passeggeri sulla tolda dei transatlanti-ci o dei grossi velieri, saranno rimasti ammirati dallabellezza di quest’ultimo bacio del sole alla immensa di-stesa delle luccicanti acque.

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la, di un vaso, di un cappello cinese, di un fungo, di uncappello da prete, di un rettangolo con la cresta superio-re convessa e via dicendo. La forma più comune è diuna ellisse appiattita, i cui contorni divengono più inde-cisi, mano mano che il Sole si eleva.

Le immagini osservate al tramonto sembrano dappri-ma dilatarsi e poi comprimersi; e le deformazioni appa-iono più profonde nella parte più vicina all’orizzonte.

All’alba le immagini si delineano dapprima piuttostoalte sull’orizzonte, specialmente se esso è formatodall’ampio mare; però via via che si avvicina all’oriz-zonte e non appena sembra toccare il sottostante stratoliquido, sorge una netta, piccola palla luccicante: è ilsole che nasce.

L’immagine del sole presenta talora un orlo rosso allaparte inferiore e un orlo verde o azzurro alla parte supe-riore, che splende un po’ più sulla parte bianca abba-gliante del disco solare: è il raggio verde.

È il primo raggio che invia il sole al suo apparire, eche si ripresenta agli ultimi raggi, di solito molto bril-lanti, che lancia al tramonto.

In mare il fenomeno assurge a maggiore effetto, e neipomeriggi sereni i passeggeri sulla tolda dei transatlanti-ci o dei grossi velieri, saranno rimasti ammirati dallabellezza di quest’ultimo bacio del sole alla immensa di-stesa delle luccicanti acque.

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I fenomeni dovuti alla deformazione del sole trovanospiegazione nella rifrazione che subiscono i raggi solariattraverso gli strati di diversa densità sovrastantiall’orizzonte. Tutti i punti del disco solare per tale effet-to appaiono più elevati, ma inegualmente e più i puntiinferiori, inquantochè essi sono i più vicini alla zonamaggiormente perturbata. I fenomeni assumono aspettipiù brillanti sull’orizzonte marino poichè, come ebbe aprovare Annibale Riccò e confermò più tardi Wolfen, lasuperficie del mare si comporta come uno specchio con-vesso. L’insieme di tali immagini, viene quindi a fornireuna nuova prova della rotondità della Terra.

Ma la teoria particolare delle diverse forme che si di-stinguono al tramonto e all’alba non può dirsi completa,perchè manca quel corredo di notizie necessarie per sta-bilire la frequenza delle forme più caratteristiche e latrasformazione, che esse subiscono in relazione alla tra-sparenza dell’atmosfera.

Ancora più scarse sono le osservazioni documentatesul raggio verde.

* * *

Alcuni studiosi ammettono l’esistenza del raggio ver-de, altri la negano e la considerano come una illusioneottica, per effetto di contrasto prodotto dalla faticadell’occhio per la percezione degli ultimi raggi del sole.

Secondo Exner, il raggio in discussione è prodottodall’assorbimento e dalla diffusione dei raggi solari per

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I fenomeni dovuti alla deformazione del sole trovanospiegazione nella rifrazione che subiscono i raggi solariattraverso gli strati di diversa densità sovrastantiall’orizzonte. Tutti i punti del disco solare per tale effet-to appaiono più elevati, ma inegualmente e più i puntiinferiori, inquantochè essi sono i più vicini alla zonamaggiormente perturbata. I fenomeni assumono aspettipiù brillanti sull’orizzonte marino poichè, come ebbe aprovare Annibale Riccò e confermò più tardi Wolfen, lasuperficie del mare si comporta come uno specchio con-vesso. L’insieme di tali immagini, viene quindi a fornireuna nuova prova della rotondità della Terra.

Ma la teoria particolare delle diverse forme che si di-stinguono al tramonto e all’alba non può dirsi completa,perchè manca quel corredo di notizie necessarie per sta-bilire la frequenza delle forme più caratteristiche e latrasformazione, che esse subiscono in relazione alla tra-sparenza dell’atmosfera.

Ancora più scarse sono le osservazioni documentatesul raggio verde.

* * *

Alcuni studiosi ammettono l’esistenza del raggio ver-de, altri la negano e la considerano come una illusioneottica, per effetto di contrasto prodotto dalla faticadell’occhio per la percezione degli ultimi raggi del sole.

Secondo Exner, il raggio in discussione è prodottodall’assorbimento e dalla diffusione dei raggi solari per

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opera del vapore acqueo degli strati inferiori dell’atmo-sfera; dimodochè esso comincerebbe quando la parte su-periore del disco solare non è ancora interamente tra-montata.

Guglielmo attribuì questo assorbimento, quando si ri-duce, a particelle minutissime di acqua, o di ghiaccio, odi pulviscolo, selezionate per effetto della gravità e dellaresistenza dell’aria, in modo che in ogni strato orizzon-tale esse abbiano uguali dimensioni fra di loro.

Houllevigue credette di trovare la spiegazione nelladiversa rifrazione e nella dispersione dell’atmosfera.Quando un raggio di luce incontra i successivi stratidell’atmosfera terrestre, ciascuna delle radiazioni che lacompongono viene rifratta in modo diverso a secondadell’indice di rifrazione dello strato attraversato. Il per-corso dei raggi rossi sarà dunque diverso da quello deiraggi bleu, e il percorso dei raggi verdi, di lunghezzad’onda intermedi, sarà compreso tra i predetti due per-corsi; ma quando il sole è alto sull’orizzonte percepiamoassieme tutte le radiazioni.

Appena il sole è disceso sotto l’orizzonte, nel mo-mento in cui arriveranno all’occhio i raggi verdi, nonpercepirà i raggi rossi e gialli perchè essi rifratti al disot-to dei primi, mentre i raggi bleu e violetti rifratti al diso-pra del verde, giungeranno in ritardo all’occhiodell’osservatore perchè dovranno attraversare una massapiù spessa di aria.

Secondo Erasmo Scimeni, come ha ricordato da re-cente il nipote Francesco, il raggio verde e un fenomeno

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opera del vapore acqueo degli strati inferiori dell’atmo-sfera; dimodochè esso comincerebbe quando la parte su-periore del disco solare non è ancora interamente tra-montata.

Guglielmo attribuì questo assorbimento, quando si ri-duce, a particelle minutissime di acqua, o di ghiaccio, odi pulviscolo, selezionate per effetto della gravità e dellaresistenza dell’aria, in modo che in ogni strato orizzon-tale esse abbiano uguali dimensioni fra di loro.

Houllevigue credette di trovare la spiegazione nelladiversa rifrazione e nella dispersione dell’atmosfera.Quando un raggio di luce incontra i successivi stratidell’atmosfera terrestre, ciascuna delle radiazioni che lacompongono viene rifratta in modo diverso a secondadell’indice di rifrazione dello strato attraversato. Il per-corso dei raggi rossi sarà dunque diverso da quello deiraggi bleu, e il percorso dei raggi verdi, di lunghezzad’onda intermedi, sarà compreso tra i predetti due per-corsi; ma quando il sole è alto sull’orizzonte percepiamoassieme tutte le radiazioni.

Appena il sole è disceso sotto l’orizzonte, nel mo-mento in cui arriveranno all’occhio i raggi verdi, nonpercepirà i raggi rossi e gialli perchè essi rifratti al disot-to dei primi, mentre i raggi bleu e violetti rifratti al diso-pra del verde, giungeranno in ritardo all’occhiodell’osservatore perchè dovranno attraversare una massapiù spessa di aria.

Secondo Erasmo Scimeni, come ha ricordato da re-cente il nipote Francesco, il raggio verde e un fenomeno

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psichico, soggettivo, dovuto alla fatica: una pura illusio-ne ottica, che consiste nella persistenza della sensazionedel nostro organismo, dopo cessato lo stimolo. Se le im-magini degli oggetti si ripetono con maggiore frequenzadella durata della sensazione dell’immagine stessa, cheè di un sedicesimo di secondo, noi fondiamo le immagi-ni successive in modo da giudicarle continue e in movi-mento.

Diversamente si comporta il fenomeno dell’immaginesecondaria, quando l’oggetto che le provoca è colorato.Poichè l’eccitazione persistente non è tanto forte, daprodurre un’immagine secondaria positiva, ne produceuna negativa, che non ha il colore dell’oggetto stimolan-te, ma il suo colore complementare.

Quando il sole tramonta, noi distinguiamo un rossoglobo di fuoco, che si tuffa nel mare, per la dispersionedei raggi rossi che sono meno irritanti. Alla scomparsadel sole si produce nel nostro occhio l’immagine secon-daria negativa, che è appunto del colore complementareverde: un verde che varia a seconda della purezza deiraggi rossi, e della mescolanza con essi dei raggi gialli oaranciati.

Recenti indagini hanno mostrato che il fenomeno èdovuto alla dispersione atmosferica normale, per cui al-lorchè l’ultima parte del disco solare si abbassasull’orizzonte, l’ultima luce che deve sparire è il verde-azzurro.

Va ricordata l’esperienza eseguita da Lord Rayleighjunior, per mezzo di un prisma avente potere dispersivo

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psichico, soggettivo, dovuto alla fatica: una pura illusio-ne ottica, che consiste nella persistenza della sensazionedel nostro organismo, dopo cessato lo stimolo. Se le im-magini degli oggetti si ripetono con maggiore frequenzadella durata della sensazione dell’immagine stessa, cheè di un sedicesimo di secondo, noi fondiamo le immagi-ni successive in modo da giudicarle continue e in movi-mento.

Diversamente si comporta il fenomeno dell’immaginesecondaria, quando l’oggetto che le provoca è colorato.Poichè l’eccitazione persistente non è tanto forte, daprodurre un’immagine secondaria positiva, ne produceuna negativa, che non ha il colore dell’oggetto stimolan-te, ma il suo colore complementare.

Quando il sole tramonta, noi distinguiamo un rossoglobo di fuoco, che si tuffa nel mare, per la dispersionedei raggi rossi che sono meno irritanti. Alla scomparsadel sole si produce nel nostro occhio l’immagine secon-daria negativa, che è appunto del colore complementareverde: un verde che varia a seconda della purezza deiraggi rossi, e della mescolanza con essi dei raggi gialli oaranciati.

Recenti indagini hanno mostrato che il fenomeno èdovuto alla dispersione atmosferica normale, per cui al-lorchè l’ultima parte del disco solare si abbassasull’orizzonte, l’ultima luce che deve sparire è il verde-azzurro.

Va ricordata l’esperienza eseguita da Lord Rayleighjunior, per mezzo di un prisma avente potere dispersivo

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uguale alla normale dispersione dell’aria all’orizzonte edi un ristretto fascio di luce bianca che incideva sul pri-sma.

Sullo scherno contrapposto, ove si riceveva la luce di-spersa dal prisma, appariva la colorazione verde nel mo-mento in cui il fascio di luce bianca, gradualmente ab-bassato, non veniva più a cadere sui prisma.

* * *

Sull’entità del raggio verde, varie cause possono in-fluire. Il soverchio splendore del sole, affaticandol’occhio, può fare apparire meno intenso il raggio verde.Lo splendore dell’atmosfera, nel punto ove si produce,può diluirlo o renderlo meno evidente; le particelle dipulviscolo possono avere tali dimensioni da diffondereappunto quei raggi di cui si compone.

Non pare che la latitudine abbia influenza sul raggioverde, poichè esso è stato osservato così nel mare delNord che nel Mediterraneo meridionale.

Basandosi sul potere dispersivo dell’atmosfera terre-stre, Lange mostrò che la zona della superficie illumina-ta in verde, che interviene per produrre il fenomeno, va-ria col volume l’altezza degli ostacoli formanti l’oriz-zonte dal punto ove il sole scompare. L’intensità del rag-gio verde, e per conseguenza la sua visibilità, è funzionedella forma e della grandezza delle sopraelevazioni delterreno, che formano uno schermo tra l’occhiodell’osservatore e il disco del sole al momento che esso

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uguale alla normale dispersione dell’aria all’orizzonte edi un ristretto fascio di luce bianca che incideva sul pri-sma.

Sullo scherno contrapposto, ove si riceveva la luce di-spersa dal prisma, appariva la colorazione verde nel mo-mento in cui il fascio di luce bianca, gradualmente ab-bassato, non veniva più a cadere sui prisma.

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Sull’entità del raggio verde, varie cause possono in-fluire. Il soverchio splendore del sole, affaticandol’occhio, può fare apparire meno intenso il raggio verde.Lo splendore dell’atmosfera, nel punto ove si produce,può diluirlo o renderlo meno evidente; le particelle dipulviscolo possono avere tali dimensioni da diffondereappunto quei raggi di cui si compone.

Non pare che la latitudine abbia influenza sul raggioverde, poichè esso è stato osservato così nel mare delNord che nel Mediterraneo meridionale.

Basandosi sul potere dispersivo dell’atmosfera terre-stre, Lange mostrò che la zona della superficie illumina-ta in verde, che interviene per produrre il fenomeno, va-ria col volume l’altezza degli ostacoli formanti l’oriz-zonte dal punto ove il sole scompare. L’intensità del rag-gio verde, e per conseguenza la sua visibilità, è funzionedella forma e della grandezza delle sopraelevazioni delterreno, che formano uno schermo tra l’occhiodell’osservatore e il disco del sole al momento che esso

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tramonta.Broounoff più volte osservò sulle rive del golfo di

Finlandia, per qualche istante e con rapida apparizionenon appena il punto più alto del sole si abbassava finoall’orizzonte, il raggio verde che brillò come il più bellosmeraldo. Le continuate sue osservazioni mostrano cheil fenomeno è contemporaneo alla presenza di lieve neb-bia a strisce sull’orizzonte, ove si produce quasi un mo-vimento radiale. Nell’isola d’Ischia, come a Forio, con-corrono spesso le condizioni favorevoli per i chiari tra-monti col raggio verde.

* * *

Le osservazioni delle graziose immagini che si dise-gnano al nascere o al tramontare del sole e la colorazio-ne brillante del raggio verde, si fanno mirando l’oriz-zonte attraverso un piccolo foro circolare, praticato permezzo di un ago, su di un pezzo di cartoncino o meglioancora attraverso un foro meccanicamente ottenuto so-pra una lastra di metallo.

Le riproduzioni fotografiche richiedono una partico-lare attenzione, poichè le trasformazioni del disco solaresono rapide; e inoltre la tinta rosso-arancio che suole as-sumere ostacola le impressioni, la cui durata deve esserepiuttosto istantanea e inferiore al secondo. E siccomeall’orizzonte l’aria densa e impura esercita un forte as-sorbimento selettivo sui raggi solari più rifrangibili, chesono appunto quelli che hanno maggiore azione fotogra-

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tramonta.Broounoff più volte osservò sulle rive del golfo di

Finlandia, per qualche istante e con rapida apparizionenon appena il punto più alto del sole si abbassava finoall’orizzonte, il raggio verde che brillò come il più bellosmeraldo. Le continuate sue osservazioni mostrano cheil fenomeno è contemporaneo alla presenza di lieve neb-bia a strisce sull’orizzonte, ove si produce quasi un mo-vimento radiale. Nell’isola d’Ischia, come a Forio, con-corrono spesso le condizioni favorevoli per i chiari tra-monti col raggio verde.

* * *

Le osservazioni delle graziose immagini che si dise-gnano al nascere o al tramontare del sole e la colorazio-ne brillante del raggio verde, si fanno mirando l’oriz-zonte attraverso un piccolo foro circolare, praticato permezzo di un ago, su di un pezzo di cartoncino o meglioancora attraverso un foro meccanicamente ottenuto so-pra una lastra di metallo.

Le riproduzioni fotografiche richiedono una partico-lare attenzione, poichè le trasformazioni del disco solaresono rapide; e inoltre la tinta rosso-arancio che suole as-sumere ostacola le impressioni, la cui durata deve esserepiuttosto istantanea e inferiore al secondo. E siccomeall’orizzonte l’aria densa e impura esercita un forte as-sorbimento selettivo sui raggi solari più rifrangibili, chesono appunto quelli che hanno maggiore azione fotogra-

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fica, le immagini non vengono distinte.Qualora non si possa fotografare il fenomeno, è bene

fissare schematicamente le immagini col disegno; e conuna certa pratica potrà acquistarsi l’abilità per indicarele parti caratteristiche delle fuggevoli forme delloschiacciamento e della deformazione che subisce il di-sco solare al nascere o al tramontare.

Per coloro che dispongono di opportuni strumenti, èutile misurare le dimensioni del disco solare e la distan-za di questo dall’orizzonte; ed altrettanto si dica perl’immagine riflessa.

In siffatto campo di ricerca pochi sono i cultori, ed èquindi da augurarsi che molti volenterosi vorranno con-tribuire per riunire nuovi elementi, diretti alla miglioreinterpretazione di tanti suggestivi fenomeni.

Fenomeni che ispirarono il melodioso canto di VittorHugo e diedero a Giorgio Sand la più bella trama delsuo fantastico romanzo: Il raggio verde!

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fica, le immagini non vengono distinte.Qualora non si possa fotografare il fenomeno, è bene

fissare schematicamente le immagini col disegno; e conuna certa pratica potrà acquistarsi l’abilità per indicarele parti caratteristiche delle fuggevoli forme delloschiacciamento e della deformazione che subisce il di-sco solare al nascere o al tramontare.

Per coloro che dispongono di opportuni strumenti, èutile misurare le dimensioni del disco solare e la distan-za di questo dall’orizzonte; ed altrettanto si dica perl’immagine riflessa.

In siffatto campo di ricerca pochi sono i cultori, ed èquindi da augurarsi che molti volenterosi vorranno con-tribuire per riunire nuovi elementi, diretti alla miglioreinterpretazione di tanti suggestivi fenomeni.

Fenomeni che ispirarono il melodioso canto di VittorHugo e diedero a Giorgio Sand la più bella trama delsuo fantastico romanzo: Il raggio verde!

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C A P ITO L O Q U A R TO

G L I A M M A SSI N U V O L O SI

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C A P ITO L O Q U A R TO

G L I A M M A SSI N U V O L O SI

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TAV. XI – Giovani nubi in formazione.

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TAV. XI – Giovani nubi in formazione.

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TAV. XII – Le nubi primaverili nelle giornate burrascose.

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TAV. XII – Le nubi primaverili nelle giornate burrascose.

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GIOVINEZZA E VECCHIAIA DELLE NUBI

Nell’atmosfera limpida, luminosa, talvolta una dimi-nuzione nella tonalità del cupo azzurro, preludiaall’apparizione di isolati gomitoli a guisa di lana sofficeche man mano assumono dimensioni notevoli.

Biancastri ammassi si accavallano, le gibbosità si al-largano, si distendono come un magico mantello, con laparte inferiore ondulata, a tinte più o meno oscure nellezone laterali ove scompaiono le chiazze luminose.

Tutte queste formazioni nuvolose, trovano originenella condensazione del vapore acqueo su corpuscolidenominati nuclei di condensazione.

* * *

Fino ad oggi si ammetteva, che i nuclei di condensa-zione risultassero di sali marini e provenissero dall’eva-porazione e dalla polverizzazione delle acque marine,sospinte dai marosi contro le coste, suddivise in minu-tissime particelle trainate dalle correnti aeree.

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GIOVINEZZA E VECCHIAIA DELLE NUBI

Nell’atmosfera limpida, luminosa, talvolta una dimi-nuzione nella tonalità del cupo azzurro, preludiaall’apparizione di isolati gomitoli a guisa di lana sofficeche man mano assumono dimensioni notevoli.

Biancastri ammassi si accavallano, le gibbosità si al-largano, si distendono come un magico mantello, con laparte inferiore ondulata, a tinte più o meno oscure nellezone laterali ove scompaiono le chiazze luminose.

Tutte queste formazioni nuvolose, trovano originenella condensazione del vapore acqueo su corpuscolidenominati nuclei di condensazione.

* * *

Fino ad oggi si ammetteva, che i nuclei di condensa-zione risultassero di sali marini e provenissero dall’eva-porazione e dalla polverizzazione delle acque marine,sospinte dai marosi contro le coste, suddivise in minu-tissime particelle trainate dalle correnti aeree.

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Ma l’origine non deve essere unica, poichè le misureeseguite lungo le riviere hanno mostrato, che in vicinan-za delle coste, non sono numerosi i nuclei che contengo-no del cloro in quantità tale da considerare i nuclei sol-tanto di sali marini.

Si deve quindi aggiungere che vi sia il contributo, chesi elabora sulla terraferma, con i processi di combustio-ne e di arroventamento, molto diffusi nelle zone abitate:contributo che talvolta può raggiungere la prevalenza,come si constata nei luoghi ove si ripetono estese com-bustioni per incendi di boschi e di steppe.

I nuclei prodotti dalle combustioni constano in massi-ma parte di acido solforico, solforoso e di altre sostanzetutte igroscopiche.

Anche l’evaporazione delle acque su terraferma arric-chisce l’atmosfera di nuclei salini, in effetto le acquepiovane con i sali minerali del suolo ben possono for-mare soluzioni saline.

Le formazioni nuvolose, guardate specialmente dallealte quote, presentano stati di aggregazione diversi a se-conda delle condizioni termiche concomitanti: hannostrutture e sviluppi varii, sì da far pensare a differentemaniera di condensazione del vapore d’acqua.

Si è venuti così ad ammettere due tipi diversi di nu-clei distinti: nuclei di condensazione e nuclei di subli-mazione.

I nuclei di condensazione, constano di particelle disostanze igroscopiche che assorbono una certa quantitàdi vapore acqueo, anche con umidità relativa non ecces-

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Ma l’origine non deve essere unica, poichè le misureeseguite lungo le riviere hanno mostrato, che in vicinan-za delle coste, non sono numerosi i nuclei che contengo-no del cloro in quantità tale da considerare i nuclei sol-tanto di sali marini.

Si deve quindi aggiungere che vi sia il contributo, chesi elabora sulla terraferma, con i processi di combustio-ne e di arroventamento, molto diffusi nelle zone abitate:contributo che talvolta può raggiungere la prevalenza,come si constata nei luoghi ove si ripetono estese com-bustioni per incendi di boschi e di steppe.

I nuclei prodotti dalle combustioni constano in massi-ma parte di acido solforico, solforoso e di altre sostanzetutte igroscopiche.

Anche l’evaporazione delle acque su terraferma arric-chisce l’atmosfera di nuclei salini, in effetto le acquepiovane con i sali minerali del suolo ben possono for-mare soluzioni saline.

Le formazioni nuvolose, guardate specialmente dallealte quote, presentano stati di aggregazione diversi a se-conda delle condizioni termiche concomitanti: hannostrutture e sviluppi varii, sì da far pensare a differentemaniera di condensazione del vapore d’acqua.

Si è venuti così ad ammettere due tipi diversi di nu-clei distinti: nuclei di condensazione e nuclei di subli-mazione.

I nuclei di condensazione, constano di particelle disostanze igroscopiche che assorbono una certa quantitàdi vapore acqueo, anche con umidità relativa non ecces-

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siva, e quindi sono liquide appena si inizia la formazio-ne della nuvola.

I nuclei di sublimazioni: corpi solidi insolubilinell’acqua, constano di particelle sospese con la polverecosmica e con la polverizzazione delle meteoriti che pe-netrano nell’atmosfera, ad esse si aggiungono le parti-celle di quarzo, minutissimi granuli di fine sabbia, solle-vati da turbini e da tempeste.

Tanto i nuclei di condensazione quanto quelli di su-blimazione sono in quantità variabilissime; e di quellipiù efficaci in generale se ne contano da 100 a 10.000per centimetro cubo per i primi e in misura minore perquelli di sublimazione.

Come è noto l’umidità relativa è il rapporto tra laquantità di vapore acqueo contenuto nell’aria al momen-to dell’osservazione e la massima quantità possibile nel-le medesime condizioni, rapporto che si suole moltipli-care per 100 per non avere successivi decimali. La satu-razione si ottiene a temperature vicine a zero gradi e conumidità relative massime. Ma può verificarsi una sopra-saturazione in modo che il rapporto superi il massimo ediviene 102,106 e anche 108. Se la temperatura dell’ariaè invece al disotto di zero gradi, ad esempio –10°, o –20°, la soprasaturazione si raggiunge con umidità relati-ve variabili tra 81 e 91 centesimi: in tali condizionil’atmosfera è molto ricca di umidità.

Sopra i nuclei di condensazione il vapore acqueo sideposita allorchè la saturazione è uguale e superiore a100 e invece con temperature inferiori a zero gradi e con

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siva, e quindi sono liquide appena si inizia la formazio-ne della nuvola.

I nuclei di sublimazioni: corpi solidi insolubilinell’acqua, constano di particelle sospese con la polverecosmica e con la polverizzazione delle meteoriti che pe-netrano nell’atmosfera, ad esse si aggiungono le parti-celle di quarzo, minutissimi granuli di fine sabbia, solle-vati da turbini e da tempeste.

Tanto i nuclei di condensazione quanto quelli di su-blimazione sono in quantità variabilissime; e di quellipiù efficaci in generale se ne contano da 100 a 10.000per centimetro cubo per i primi e in misura minore perquelli di sublimazione.

Come è noto l’umidità relativa è il rapporto tra laquantità di vapore acqueo contenuto nell’aria al momen-to dell’osservazione e la massima quantità possibile nel-le medesime condizioni, rapporto che si suole moltipli-care per 100 per non avere successivi decimali. La satu-razione si ottiene a temperature vicine a zero gradi e conumidità relative massime. Ma può verificarsi una sopra-saturazione in modo che il rapporto superi il massimo ediviene 102,106 e anche 108. Se la temperatura dell’ariaè invece al disotto di zero gradi, ad esempio –10°, o –20°, la soprasaturazione si raggiunge con umidità relati-ve variabili tra 81 e 91 centesimi: in tali condizionil’atmosfera è molto ricca di umidità.

Sopra i nuclei di condensazione il vapore acqueo sideposita allorchè la saturazione è uguale e superiore a100 e invece con temperature inferiori a zero gradi e con

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umidità relative inferiori a 100, il vapore acqueo si con-densa sui nuclei di sublimazione.

* * *

Le masse di aria umida sollevandosi, a causadell’espansione più o meno rapida, o per mescolamentocon differenti masse di aria, si raffreddano e può rag-giungersi la saturazione. Se nel contempo la temperaturadell’aria è vicina a zero gradi si ha accumulo di nucleidi condensazione, se invece la temperatura è al disottodi zero gradi, prevale l’accumulo di nuclei di sublima-zione.

Le gocce d’acqua possono formarsi anche a tempera-ture molto basse, ma allora sono gocce sopraraffreddate.Ricordiamo che raffreddandosi l’acqua contenuta in unbicchiere può rimanere liquida anche a temperatura aldisotto di zero gradi in condizioni di perfetta tranquilli-tà.

* * *

Le forme nuvolose pesanti talora per più giorni, an-che successivi, galoppano sul cielo senza apportarepioggia, e alcune volte questa può giungere improvvisa,senza che nessun fatto specifico segnali antecedente-mente il fenomeno.

Fatti analoghi si ripetono allorchè le nubi si distendo-no nell’atmosfera con uniformità, senza pieghe, con ni-

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umidità relative inferiori a 100, il vapore acqueo si con-densa sui nuclei di sublimazione.

* * *

Le masse di aria umida sollevandosi, a causadell’espansione più o meno rapida, o per mescolamentocon differenti masse di aria, si raffreddano e può rag-giungersi la saturazione. Se nel contempo la temperaturadell’aria è vicina a zero gradi si ha accumulo di nucleidi condensazione, se invece la temperatura è al disottodi zero gradi, prevale l’accumulo di nuclei di sublima-zione.

Le gocce d’acqua possono formarsi anche a tempera-ture molto basse, ma allora sono gocce sopraraffreddate.Ricordiamo che raffreddandosi l’acqua contenuta in unbicchiere può rimanere liquida anche a temperatura aldisotto di zero gradi in condizioni di perfetta tranquilli-tà.

* * *

Le forme nuvolose pesanti talora per più giorni, an-che successivi, galoppano sul cielo senza apportarepioggia, e alcune volte questa può giungere improvvisa,senza che nessun fatto specifico segnali antecedente-mente il fenomeno.

Fatti analoghi si ripetono allorchè le nubi si distendo-no nell’atmosfera con uniformità, senza pieghe, con ni-

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vei aspetti ai bordi e con colorazioni grigiastre, in piùparti cineree, e che trattengono tutte le radiazioni.

Dalla semplice osservazione delle nuvole non puòquindi dedursi la probabilità della pioggia: la sola appli-cazione dei conosciuti principî della termodinamica nonè sufficiente all’interpretazione della formazione delleprecipitazioni acquee.

* * *

Da poco si è pensato di assimilare l’atmosfera ad unasoluzione colloidale, nella quale l’ossigeno insieme adaltri gas, si trova sciolto nell’azoto. E a ciò induce il fat-to che le gocce di pioggia non provengono da ulteriorecondensazione del vapore acqueo sulle singole gocce,ma invece dalla riunione di più goccioline, elementi co-stituenti le nuvole.

Le soluzioni colloidali sono formate da un liquido nelquale si trovano diffuse particelle di minime dimensioni;in alcune soluzioni la sostanza che si vuole far passareallo stato colloidale si suddivide in piccolissime parti-celle, ed in altre le molecole dei prodotti reagiscono ot-tenendo aggruppamenti come particelle più grosse.

Prima che avvenga la condensazione, le molecoledebbono formare nel liquido una soluzione soprasatura,la quale cessa appena essa viene a contatto con i cosìdetti nuclei di condensazione che possono prodursispontaneamente a istanti differenti o essere provocati ar-tificialmente.

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vei aspetti ai bordi e con colorazioni grigiastre, in piùparti cineree, e che trattengono tutte le radiazioni.

Dalla semplice osservazione delle nuvole non puòquindi dedursi la probabilità della pioggia: la sola appli-cazione dei conosciuti principî della termodinamica nonè sufficiente all’interpretazione della formazione delleprecipitazioni acquee.

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Da poco si è pensato di assimilare l’atmosfera ad unasoluzione colloidale, nella quale l’ossigeno insieme adaltri gas, si trova sciolto nell’azoto. E a ciò induce il fat-to che le gocce di pioggia non provengono da ulteriorecondensazione del vapore acqueo sulle singole gocce,ma invece dalla riunione di più goccioline, elementi co-stituenti le nuvole.

Le soluzioni colloidali sono formate da un liquido nelquale si trovano diffuse particelle di minime dimensioni;in alcune soluzioni la sostanza che si vuole far passareallo stato colloidale si suddivide in piccolissime parti-celle, ed in altre le molecole dei prodotti reagiscono ot-tenendo aggruppamenti come particelle più grosse.

Prima che avvenga la condensazione, le molecoledebbono formare nel liquido una soluzione soprasatura,la quale cessa appena essa viene a contatto con i cosìdetti nuclei di condensazione che possono prodursispontaneamente a istanti differenti o essere provocati ar-tificialmente.

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Le soluzioni colloidali liquide vengono denominateidrosol e quelle aeriformi, aerosol.

Qualsiasi soluzione colloidale lasciata a sè, dopoqualche tempo si invecchia, le piccole particelle disciol-te si ingrandiscono, la soluzione si intorbida, si formanoaggregati man mano di dimensioni accresciute e il corpodisciolto precipita.

Si può pensare che un processo analogo di invecchia-mento avvenga nelle nuvole che permangono a quota;cioè le piccole gocciolane di acqua che formano le nu-vole possono raggrupparsi in gocce più grosse le qualiper l’aumentato peso finiscono per giungere al suolo.

Nelle soluzioni colloidali la precipitazione può essereprovocata e anche accelerata versando un acido. Allesostanze sciolte colloidalmente si attribuiscono caricheelettriche di segno uguale e la relativa repulsione cessaallorchè l’aggiunta di un acido annulli l’uguaglianza disegno e quindi facilita la riunione di più particelle.

Se analogamente supponiamo che gli elementi costi-tuenti una nuvola, nelle condizioni normali, siano diidentica carica elettrica, si comprende come per azionielettriche esterne le goccioline della nuvola potrannotrovarsi in condizioni di attrarsi scambievolmente, dan-do luogo a aggregati di più gocce.

I forti acquazzoni che susseguono alle vistose scari-che elettriche atmosferiche, apportano un sostegno a sif-fatta interpretazione. Su questa base potrebbero analiz-zarsi i diversi tentativi più volte enunciati per provocareil diradamento delle nebbie con l’aumentare le goccioli-

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Le soluzioni colloidali liquide vengono denominateidrosol e quelle aeriformi, aerosol.

Qualsiasi soluzione colloidale lasciata a sè, dopoqualche tempo si invecchia, le piccole particelle disciol-te si ingrandiscono, la soluzione si intorbida, si formanoaggregati man mano di dimensioni accresciute e il corpodisciolto precipita.

Si può pensare che un processo analogo di invecchia-mento avvenga nelle nuvole che permangono a quota;cioè le piccole gocciolane di acqua che formano le nu-vole possono raggrupparsi in gocce più grosse le qualiper l’aumentato peso finiscono per giungere al suolo.

Nelle soluzioni colloidali la precipitazione può essereprovocata e anche accelerata versando un acido. Allesostanze sciolte colloidalmente si attribuiscono caricheelettriche di segno uguale e la relativa repulsione cessaallorchè l’aggiunta di un acido annulli l’uguaglianza disegno e quindi facilita la riunione di più particelle.

Se analogamente supponiamo che gli elementi costi-tuenti una nuvola, nelle condizioni normali, siano diidentica carica elettrica, si comprende come per azionielettriche esterne le goccioline della nuvola potrannotrovarsi in condizioni di attrarsi scambievolmente, dan-do luogo a aggregati di più gocce.

I forti acquazzoni che susseguono alle vistose scari-che elettriche atmosferiche, apportano un sostegno a sif-fatta interpretazione. Su questa base potrebbero analiz-zarsi i diversi tentativi più volte enunciati per provocareil diradamento delle nebbie con l’aumentare le goccioli-

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ne di acqua che formano le nebbie umide.

* * *

Le formazioni nuvolose subiscono quindi nell’internotalvolta delle profonde modificazioni, ma attesa la gran-diosità dei fenomeni naturali, dobbiamo pensare adun’azione più profonda esplicata dalle masse di aria didiversa natura che si avvicendano nelle situazioni baro-metriche.

Da alcuni anni si è affermata la necessità di distingue-re varii tipi di aria a seconda del luogo di provenienza.Si suole parlare di aria marittima, aria di montagna, laprima ricca di sali marini, la seconda priva di pulviscoloatmosferico. Queste masse d’aria possono denominarsi,polare, tropicale, a seconda che esse provengono dallelatitudini nordiche o dai tropici, e quindi in condizionitermiche e igrometriche molto diverse le une dalle altre.

Accade non di rado che le masse originarie impieghi-no parecchio tempo a passare da una località all’altra, epossono giungere su di una regione a parecchi giorni didistanza dalla data di partenza; e quindi a ciascuna mas-sa di aria va associata un’età che si indica con attributidiversi, come ad esempio, recente, relativamente recen-te, adulta, vecchia.

E tale distinzione è necessaria perchè le masse d’ariasoggiornando sulle varie regioni, modificano completa-mente la propria struttura e pertanto guardate a grandedistanza presentano caratteri notevolmente diversi da

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ne di acqua che formano le nebbie umide.

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Le formazioni nuvolose subiscono quindi nell’internotalvolta delle profonde modificazioni, ma attesa la gran-diosità dei fenomeni naturali, dobbiamo pensare adun’azione più profonda esplicata dalle masse di aria didiversa natura che si avvicendano nelle situazioni baro-metriche.

Da alcuni anni si è affermata la necessità di distingue-re varii tipi di aria a seconda del luogo di provenienza.Si suole parlare di aria marittima, aria di montagna, laprima ricca di sali marini, la seconda priva di pulviscoloatmosferico. Queste masse d’aria possono denominarsi,polare, tropicale, a seconda che esse provengono dallelatitudini nordiche o dai tropici, e quindi in condizionitermiche e igrometriche molto diverse le une dalle altre.

Accade non di rado che le masse originarie impieghi-no parecchio tempo a passare da una località all’altra, epossono giungere su di una regione a parecchi giorni didistanza dalla data di partenza; e quindi a ciascuna mas-sa di aria va associata un’età che si indica con attributidiversi, come ad esempio, recente, relativamente recen-te, adulta, vecchia.

E tale distinzione è necessaria perchè le masse d’ariasoggiornando sulle varie regioni, modificano completa-mente la propria struttura e pertanto guardate a grandedistanza presentano caratteri notevolmente diversi da

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quelli posseduti in origine.Nel contempo queste masse d’aria acquistano condu-

cibilità elettrica diversa e apportano quindi nella con-densazione del vapore acqueo delle azioni più o menointense per le precipitazioni, cioè favoriscono nell’atmo-sfera processi simili a quelli che si hanno nella coagula-zione di una soluzione colloidale.

* * *

L’eliminazione di un colloide può ottenersi anche conmezzi meccanici, e difatti nella fabbricazione del burrole piccole sfere di grasso, in soluzione colloidale, ven-gono portate alla superficie e riunite con azioni mecca-niche.

Anche nell’atmosfera può avvenire qualche cosa dianalogo, se si pensa all’azione delle correnti aeree.L’aria che si sposta sopra una corrente laminare, dovràcomportarsi in modo diverso dall’aria turbolenta e quin-di quest’ultima può facilitare la riunione degli elementidi una nuvola (Tav. X).

Fenomeni analoghi possono avvenire fra due massed’aria diverse allorquando l’una si sposta sopra o in vi-cinanza dell’altra, poichè si genera uno stato di turbo-lenza favorevole al processo di eliminazione del vapored’acqua condensato (Tav. XI).

Può anche avvenire che masse di aria diverse venutea contatto favoriscano la condensazione perchè l’una èricca di umidità e l’altra ha abbondanza di componenti

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quelli posseduti in origine.Nel contempo queste masse d’aria acquistano condu-

cibilità elettrica diversa e apportano quindi nella con-densazione del vapore acqueo delle azioni più o menointense per le precipitazioni, cioè favoriscono nell’atmo-sfera processi simili a quelli che si hanno nella coagula-zione di una soluzione colloidale.

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L’eliminazione di un colloide può ottenersi anche conmezzi meccanici, e difatti nella fabbricazione del burrole piccole sfere di grasso, in soluzione colloidale, ven-gono portate alla superficie e riunite con azioni mecca-niche.

Anche nell’atmosfera può avvenire qualche cosa dianalogo, se si pensa all’azione delle correnti aeree.L’aria che si sposta sopra una corrente laminare, dovràcomportarsi in modo diverso dall’aria turbolenta e quin-di quest’ultima può facilitare la riunione degli elementidi una nuvola (Tav. X).

Fenomeni analoghi possono avvenire fra due massed’aria diverse allorquando l’una si sposta sopra o in vi-cinanza dell’altra, poichè si genera uno stato di turbo-lenza favorevole al processo di eliminazione del vapored’acqua condensato (Tav. XI).

Può anche avvenire che masse di aria diverse venutea contatto favoriscano la condensazione perchè l’una èricca di umidità e l’altra ha abbondanza di componenti

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che apportano la coagulazione.

* * *

Il vapore d’acqua diffuso nell’atmosfera e provenien-te dall’evaporazione delle acque degli Oceani, così dopoun ciclo di trasformazioni attraverso tutte le temperatu-re, tutte le quote, ritorna alla sorgente di origine: il mare.Ciascuna goccia dell’Oceano, secondo Meinardus, com-pie il suo fantastico itinerario in 3.460 anni, collaboran-do nei fenomeni che si evolvono negli immensi spazicelesti in una meravigliosa collana di incantevoli visio-ni.

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che apportano la coagulazione.

* * *

Il vapore d’acqua diffuso nell’atmosfera e provenien-te dall’evaporazione delle acque degli Oceani, così dopoun ciclo di trasformazioni attraverso tutte le temperatu-re, tutte le quote, ritorna alla sorgente di origine: il mare.Ciascuna goccia dell’Oceano, secondo Meinardus, com-pie il suo fantastico itinerario in 3.460 anni, collaboran-do nei fenomeni che si evolvono negli immensi spazicelesti in una meravigliosa collana di incantevoli visio-ni.

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LE NUBI PRIMAVERILI NELLEGIORNATE ROMANE BURRASCOSE

Nel mese di marzo, e più ancora nell’aprile, il cieloromano, non di rado, si copre di banchi di nuvole a for-ma di grandiosi cumuli con marcate incrinature, manmano ispessiti, di bianco torbido e nelle zone centralicon velature tenebrose.

La persistenza di siffatte formazioni sul cielo dipiombo fa prevedere immediati scrosci di pioggia, tantopiù che gli oscuramenti, su gran parte del cielo, a guisadi imponenti nembi, si protendono fin verso lo zenit.

I fianchi molto frastagliati, si diramano in tutti i versie successivamente si frantumano ingombrando il cielocome in un’alba sbiadita (Tav. XII).

La parte centrale mantiene l’oscurità di ghisa fusa;ma trattasi sempre di formazioni isolate, le quali in fileserrate passano alte sul cielo.

I raggi solari in alcune parti le attraversano completa-mente e in altre, dànno dei rischiari fantastici prodotti daluce lieve e dolce, come se essa si diffondesse attraverso

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LE NUBI PRIMAVERILI NELLEGIORNATE ROMANE BURRASCOSE

Nel mese di marzo, e più ancora nell’aprile, il cieloromano, non di rado, si copre di banchi di nuvole a for-ma di grandiosi cumuli con marcate incrinature, manmano ispessiti, di bianco torbido e nelle zone centralicon velature tenebrose.

La persistenza di siffatte formazioni sul cielo dipiombo fa prevedere immediati scrosci di pioggia, tantopiù che gli oscuramenti, su gran parte del cielo, a guisadi imponenti nembi, si protendono fin verso lo zenit.

I fianchi molto frastagliati, si diramano in tutti i versie successivamente si frantumano ingombrando il cielocome in un’alba sbiadita (Tav. XII).

La parte centrale mantiene l’oscurità di ghisa fusa;ma trattasi sempre di formazioni isolate, le quali in fileserrate passano alte sul cielo.

I raggi solari in alcune parti le attraversano completa-mente e in altre, dànno dei rischiari fantastici prodotti daluce lieve e dolce, come se essa si diffondesse attraverso

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un grandioso paravento, frapposto alla propagazionedella radiazione solare.

Le bande più basse delle nubi sono sconvolte, tor-mentate da persistenti correnti dirette in tutti i sensi, ge-nerando vistosa turbolenza.

* * *

A volte gli apparati nuvolosi più importanti si sposta-no rapidamente, sollecitati da venti forti, a guisa di fo-cosi destrieri, le forme più rotondeggianti si accavallanoalle più piane, come maestosi mongibelli di tetra colora-zione, rigati di ombre, candidi alle cime, e rischiari lu-minosi fanno risaltare gli irregolari contorni, talvolta suuno sfondo di azzurro plumbeo (Tav. XIII).

Poche gocce, minutissime gemme, si distaccano dallezone più nereggianti e si rompono di colpo non appenaraggiungano la terra ferma o i fogliami delle alberaturepiù robuste. Il sopravvento di forti venti trattiene l’ulte-riore caduta delle candide goccioline; la massa di nubisoffici, man mano si assottiglia e come una bianca retesuccessivamente si distende, con maglie sempre più ir-regolari e più distanziate.

Il vapore d’acqua abbondante ai diversi livelli, nontrova quei nuclei atti alla completa saturazione e gli an-nuvolamenti congestionati negli strati piuttosto bassinon hanno l’efficacia per elevarsi, e quindi per trovarsinelle condizioni di quell’ulteriore raffreddamento, ne-cessario per la produzione di abbondanti precipitazioni

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un grandioso paravento, frapposto alla propagazionedella radiazione solare.

Le bande più basse delle nubi sono sconvolte, tor-mentate da persistenti correnti dirette in tutti i sensi, ge-nerando vistosa turbolenza.

* * *

A volte gli apparati nuvolosi più importanti si sposta-no rapidamente, sollecitati da venti forti, a guisa di fo-cosi destrieri, le forme più rotondeggianti si accavallanoalle più piane, come maestosi mongibelli di tetra colora-zione, rigati di ombre, candidi alle cime, e rischiari lu-minosi fanno risaltare gli irregolari contorni, talvolta suuno sfondo di azzurro plumbeo (Tav. XIII).

Poche gocce, minutissime gemme, si distaccano dallezone più nereggianti e si rompono di colpo non appenaraggiungano la terra ferma o i fogliami delle alberaturepiù robuste. Il sopravvento di forti venti trattiene l’ulte-riore caduta delle candide goccioline; la massa di nubisoffici, man mano si assottiglia e come una bianca retesuccessivamente si distende, con maglie sempre più ir-regolari e più distanziate.

Il vapore d’acqua abbondante ai diversi livelli, nontrova quei nuclei atti alla completa saturazione e gli an-nuvolamenti congestionati negli strati piuttosto bassinon hanno l’efficacia per elevarsi, e quindi per trovarsinelle condizioni di quell’ulteriore raffreddamento, ne-cessario per la produzione di abbondanti precipitazioni

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acquee.In alcuni casi sembra che le formazioni nuvolose,

come se fossero coperte di nero fumo, si suddividanosotto la pressione di correnti provenienti da quote eleva-te, e le parti diradate si diffondono in tutti in sensi a gui-sa di fazzoletti di seta stracciati, e talvolta a raggieraavente nel centro l’opalescente disco solare.

* * *

Negli intervalli, quando il sole irradia con più conti-nuità, sul cielo appaiono chiazze biancastre sfilettate aibordi per lo più nella zona centrale della volta celeste, ediramazioni, spesso evanescenti, si prolungano di moltoin capricciose composizioni ornamentali.

Come trine di fine tessitura esse si spostano lenta-mente, ma prevalgono determinati orientamenti con leparti più allungate dirette da ponente a levante, con sug-gestiva scenografia.

Se la distribuzione barometrica alimenta un continuoafflusso di correnti meridionali, con trasporto di mate-riali friabili, come sono le sabbie del retroterra libico, leminutissime particelle solide, sparse nell’atmosfera, len-tamente raggiungono il suolo; ma non contemporanea-mente in quantità tale da richiamare l’attenzione degliosservatori.

Però la presenza nell’atmosfera di tanta abbondanzadi nuclei solidi, non è favorevole alle precipitazioni ac-quee in misura notevole, poichè, come è noto, spetta ai

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acquee.In alcuni casi sembra che le formazioni nuvolose,

come se fossero coperte di nero fumo, si suddividanosotto la pressione di correnti provenienti da quote eleva-te, e le parti diradate si diffondono in tutti in sensi a gui-sa di fazzoletti di seta stracciati, e talvolta a raggieraavente nel centro l’opalescente disco solare.

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Negli intervalli, quando il sole irradia con più conti-nuità, sul cielo appaiono chiazze biancastre sfilettate aibordi per lo più nella zona centrale della volta celeste, ediramazioni, spesso evanescenti, si prolungano di moltoin capricciose composizioni ornamentali.

Come trine di fine tessitura esse si spostano lenta-mente, ma prevalgono determinati orientamenti con leparti più allungate dirette da ponente a levante, con sug-gestiva scenografia.

Se la distribuzione barometrica alimenta un continuoafflusso di correnti meridionali, con trasporto di mate-riali friabili, come sono le sabbie del retroterra libico, leminutissime particelle solide, sparse nell’atmosfera, len-tamente raggiungono il suolo; ma non contemporanea-mente in quantità tale da richiamare l’attenzione degliosservatori.

Però la presenza nell’atmosfera di tanta abbondanzadi nuclei solidi, non è favorevole alle precipitazioni ac-quee in misura notevole, poichè, come è noto, spetta ai

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nuclei più minuti, invisibili, e a quelli deliquescenti, difissare in notevole quantità il vapore acqueo dell’atmo-sfera.

* * *

All’occaso spesso tinte rosso-pallido coloriscono legibbosità delle nubi sovrastanti all’orizzonte; e se trattidi cielo limpido si allargano, i limiti della gamma dellecolorazioni rosse, purpuree, paonazze, si intensificanoconfermando la presenza nell’atmosfera delle polveriminutissime trasportate da venti meridionali.

La permanenza di sì abbondante pulviscolo atmosfe-rico genera formazioni nuvolose non comuni, di magni-fico effetto: rari panorami, mutevoli di aspetto, della az-zurra volta celeste, illuminata dalla radiazione solare.

Panorami non duraturi, fuggevoli, che rapidamentetransitano dalla fase di concentrazione a quella di dissol-vimento.

I fenomeni atmosferici, hanno sempre fisionomie,aspetti caratteristici, armoniosi, anche se tinte oscure nerendano tenebroso l’insieme, e formano largo campo diindagine per la migliore interpretazione dell’evoluzionedei fatti meteorologici e climatologici.

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nuclei più minuti, invisibili, e a quelli deliquescenti, difissare in notevole quantità il vapore acqueo dell’atmo-sfera.

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All’occaso spesso tinte rosso-pallido coloriscono legibbosità delle nubi sovrastanti all’orizzonte; e se trattidi cielo limpido si allargano, i limiti della gamma dellecolorazioni rosse, purpuree, paonazze, si intensificanoconfermando la presenza nell’atmosfera delle polveriminutissime trasportate da venti meridionali.

La permanenza di sì abbondante pulviscolo atmosfe-rico genera formazioni nuvolose non comuni, di magni-fico effetto: rari panorami, mutevoli di aspetto, della az-zurra volta celeste, illuminata dalla radiazione solare.

Panorami non duraturi, fuggevoli, che rapidamentetransitano dalla fase di concentrazione a quella di dissol-vimento.

I fenomeni atmosferici, hanno sempre fisionomie,aspetti caratteristici, armoniosi, anche se tinte oscure nerendano tenebroso l’insieme, e formano largo campo diindagine per la migliore interpretazione dell’evoluzionedei fatti meteorologici e climatologici.

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GLI SPETTRI DEL BROCKEN

L’Harz è un massiccio montagnoso, alto, ripido nellependici, situato tra l’Elba e il Weser, nettamente staccatodagli altri monti tedeschi e domina sul bassopiano dellaGermania settentrionale. Ha grande somiglianza conuna immensa piramide tronca a basi elittiche sormontatada alcune vette solitarie. La vetta che più emerge è ilBrocken, alto m. 1142.

L’intero massiccio è incessantemente colpito dai ventiumidi provenienti dal mare del Nord e il vapore acqueoda essi trasportato trova in quei monti densi nuclei dicondensazione, cosicchè frequentemente le nubi avvi-luppano quel rilievo. La fantasia popolare, le forme biz-zarre e i caratteristici aspetti che prendono nelle conden-sazioni, l’ha trasformati in convegni di streghe. Si vedo-no sulla vetta massi di granito designati come altare esedile della strega; l’anemone del Brocken è pel popoloil fiore della strega. Quasi ogni mattina la sommità delBrocken è velata, e molto di frequente le nebbie, copro-no il piano e le pendici inferiori, avviluppando i contor-

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GLI SPETTRI DEL BROCKEN

L’Harz è un massiccio montagnoso, alto, ripido nellependici, situato tra l’Elba e il Weser, nettamente staccatodagli altri monti tedeschi e domina sul bassopiano dellaGermania settentrionale. Ha grande somiglianza conuna immensa piramide tronca a basi elittiche sormontatada alcune vette solitarie. La vetta che più emerge è ilBrocken, alto m. 1142.

L’intero massiccio è incessantemente colpito dai ventiumidi provenienti dal mare del Nord e il vapore acqueoda essi trasportato trova in quei monti densi nuclei dicondensazione, cosicchè frequentemente le nubi avvi-luppano quel rilievo. La fantasia popolare, le forme biz-zarre e i caratteristici aspetti che prendono nelle conden-sazioni, l’ha trasformati in convegni di streghe. Si vedo-no sulla vetta massi di granito designati come altare esedile della strega; l’anemone del Brocken è pel popoloil fiore della strega. Quasi ogni mattina la sommità delBrocken è velata, e molto di frequente le nebbie, copro-no il piano e le pendici inferiori, avviluppando i contor-

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ni della montagna come un mare che dolcemente bagni ifianchi del massiccio granitico. Talora la nebbia vi rag-giunge una ragguardevole densità e i viaggiatori che inquei momenti ammirano il paesaggio, soffermandosiall’osteria in posto, guardando il vasto orizzonte, taloravedono proiettarsi sulle masse di nebbie, al sorgere e altramontare del sole, l’ombra dell’osservatore molto in-grandita, la cui testa è talvolta circondata da un’aureola,e non di rado sulle nubi si disegna un arcobaleno sem-plice o doppio a guisa di gloria, come il cerchio intornoalla testa dei Santi.

Lo spettro dell’individuo che si disegna, viene de-scritto di grandi dimensioni; talora è completamentenero, orlato di una linea colorata, come lo descrive Tyn-dall, e queste ombre gigantesche ripetono tutti i movi-menti che eseguisce lo spettatore. È uno spettacolo me-raviglioso e le leggende tradizionali, piene di fantastichetradizioni, vogliono vederci l’apparizione di un Genioche prende in consegna il sole all’alba per condurlo at-traverso il cielo. È il Genio o spettro di Brocken che simostra ai visitatori.

La Tav. XIV riproduce il disegno del fenomeno ese-guito da Stroobant nell’estate del 1862.

* * *

Siffatto fenomeno, che la tradizione ci ha trasmessocol nome di spettro del Brocken, si manifesta in quasitutte le montagne isolate e a tutte le stagioni vicino al

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ni della montagna come un mare che dolcemente bagni ifianchi del massiccio granitico. Talora la nebbia vi rag-giunge una ragguardevole densità e i viaggiatori che inquei momenti ammirano il paesaggio, soffermandosiall’osteria in posto, guardando il vasto orizzonte, taloravedono proiettarsi sulle masse di nebbie, al sorgere e altramontare del sole, l’ombra dell’osservatore molto in-grandita, la cui testa è talvolta circondata da un’aureola,e non di rado sulle nubi si disegna un arcobaleno sem-plice o doppio a guisa di gloria, come il cerchio intornoalla testa dei Santi.

Lo spettro dell’individuo che si disegna, viene de-scritto di grandi dimensioni; talora è completamentenero, orlato di una linea colorata, come lo descrive Tyn-dall, e queste ombre gigantesche ripetono tutti i movi-menti che eseguisce lo spettatore. È uno spettacolo me-raviglioso e le leggende tradizionali, piene di fantastichetradizioni, vogliono vederci l’apparizione di un Genioche prende in consegna il sole all’alba per condurlo at-traverso il cielo. È il Genio o spettro di Brocken che simostra ai visitatori.

La Tav. XIV riproduce il disegno del fenomeno ese-guito da Stroobant nell’estate del 1862.

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Siffatto fenomeno, che la tradizione ci ha trasmessocol nome di spettro del Brocken, si manifesta in quasitutte le montagne isolate e a tutte le stagioni vicino al

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tramonto o al levare del sole; e specialmente nei mesiestivi, ai visitatori dei luoghi elevati, lo spettro del Broc-ken appare in tutta la sua meravigliosa manifestazione egridi di sorpresa erompono all’apparizione di esso a cuivengono attribuite colossali dimensioni.

Th. Mouraux ebbe la fortuna di poter fotografare lospettro del Brocken dalla terrazza dell’osservatorio delPic du Midi; e nella riproduzione, pubblicata da Loisel,si distingue al centro di una corona, l’immaginedell’operatore avente all’altezza degli occhi l’apparec-chio fotografico. In quell’ora sulla sommità del Picco esu tutta la regione occidentale, vagavano cumuli sparsi ementre il sole brillava in tutto il suo splendore, densi va-pori si elevavano lentamente lungo le pendenze del bur-rone d’Arize.

Lo spettro del Brocken è stato osservato sulle Alpi,sui Pirenei, sulle Ande e si manifesta anche sul pianoquando le nebbie riposano sul suolo, e anche la nottequando l’osservatore è dietro ad una luce artificiale. Ledescrizioni del fenomeno che si posseggono dànno par-ticolari del modo come si presenta lo spettro, ma lascia-no di indicare le manifestazioni dei fenomeni che ac-compagnano tale apparizione. Nulla si sa della grandez-za delle aureole che accompagnano lo spettro, nè dellacolorazione degli archi, nè della larghezza delle strisciecolorate; e mentre alcuni descrivono l’aureola di formacircolare, altri la dicono ovale. Alla mancanza di tali no-tizie si deve la sconoscenza di una teoria che interpretiesattamente simili apparizioni.

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tramonto o al levare del sole; e specialmente nei mesiestivi, ai visitatori dei luoghi elevati, lo spettro del Broc-ken appare in tutta la sua meravigliosa manifestazione egridi di sorpresa erompono all’apparizione di esso a cuivengono attribuite colossali dimensioni.

Th. Mouraux ebbe la fortuna di poter fotografare lospettro del Brocken dalla terrazza dell’osservatorio delPic du Midi; e nella riproduzione, pubblicata da Loisel,si distingue al centro di una corona, l’immaginedell’operatore avente all’altezza degli occhi l’apparec-chio fotografico. In quell’ora sulla sommità del Picco esu tutta la regione occidentale, vagavano cumuli sparsi ementre il sole brillava in tutto il suo splendore, densi va-pori si elevavano lentamente lungo le pendenze del bur-rone d’Arize.

Lo spettro del Brocken è stato osservato sulle Alpi,sui Pirenei, sulle Ande e si manifesta anche sul pianoquando le nebbie riposano sul suolo, e anche la nottequando l’osservatore è dietro ad una luce artificiale. Ledescrizioni del fenomeno che si posseggono dànno par-ticolari del modo come si presenta lo spettro, ma lascia-no di indicare le manifestazioni dei fenomeni che ac-compagnano tale apparizione. Nulla si sa della grandez-za delle aureole che accompagnano lo spettro, nè dellacolorazione degli archi, nè della larghezza delle strisciecolorate; e mentre alcuni descrivono l’aureola di formacircolare, altri la dicono ovale. Alla mancanza di tali no-tizie si deve la sconoscenza di una teoria che interpretiesattamente simili apparizioni.

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TAV. XIII – Maggio a Roma: effetti di nubi nel pomeriggio.

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TAV. XIII – Maggio a Roma: effetti di nubi nel pomeriggio.

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TAV. XIV – Lo spettro del Brocken.

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TAV. XIV – Lo spettro del Brocken.

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* * *

Bouguer e Scoresby emisero l’ipotesi che il fenome-no risultasse dal passaggio della luce attraverso particel-le ghiacciate. Ma poichè il fenomeno si mostra anchequando la temperatura è tale da rendere incompatibilel’esistenza di ghiaccio, si deduce che la presenza di aghidi ghiaccio è affatto accidentale; e dobbiamo pertantopensare che il fenomeno trovi la sua origine nella rifles-sione e nella rifrazione a cui sono sottoposti i raggi lu-minosi che incontrano le gocce piene che costituisconole nubi.

La parte controversa è la grandezza della figura; poi-chè alcuni la descrivono della medesima grandezzadell’oggetto, altri, e sono i più, di maggiori dimensioni.Dalle ricerche recenti di H. Sharpe e di Walter Larden,le grandezze attribuite agli spettri del Brocken sono il ri-sultato di un errore nella valutazione delle distanze; noiesageriamo sempre la dimensione in una nebbia perchèesageriamo la distanza. L’osservatore crede che la suaombra sia molto grande e lontana, mentre essa è vicina enella grandezza naturale: e ciò spiegherebbe il fatto chetalora negli spettri del Brocken si scorgono partidell’oggetto proiettato.

* * *

A piè del cono centrale dell’Etna, a 300 m. NNEdall’Osservatorio Etneo vi è il Vulcarolo, piccolo cratere

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Bouguer e Scoresby emisero l’ipotesi che il fenome-no risultasse dal passaggio della luce attraverso particel-le ghiacciate. Ma poichè il fenomeno si mostra anchequando la temperatura è tale da rendere incompatibilel’esistenza di ghiaccio, si deduce che la presenza di aghidi ghiaccio è affatto accidentale; e dobbiamo pertantopensare che il fenomeno trovi la sua origine nella rifles-sione e nella rifrazione a cui sono sottoposti i raggi lu-minosi che incontrano le gocce piene che costituisconole nubi.

La parte controversa è la grandezza della figura; poi-chè alcuni la descrivono della medesima grandezzadell’oggetto, altri, e sono i più, di maggiori dimensioni.Dalle ricerche recenti di H. Sharpe e di Walter Larden,le grandezze attribuite agli spettri del Brocken sono il ri-sultato di un errore nella valutazione delle distanze; noiesageriamo sempre la dimensione in una nebbia perchèesageriamo la distanza. L’osservatore crede che la suaombra sia molto grande e lontana, mentre essa è vicina enella grandezza naturale: e ciò spiegherebbe il fatto chetalora negli spettri del Brocken si scorgono partidell’oggetto proiettato.

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A piè del cono centrale dell’Etna, a 300 m. NNEdall’Osservatorio Etneo vi è il Vulcarolo, piccolo cratere

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che da tempo immemorabile emette continuamente va-pore acqueo a circa 70° , che si eleva a larghe volute,tanto più dense quanto più umida è l’aria.

Il Riccò pensava di condurre questo vapore d’acquanei locali dell’Osservatorio e dare per condensazione ot-timo riscaldamento ed acqua tiepida, utilissima per tantiusi e fors’anche potabile dopo raffreddamento ed aera-zione.

Quando il sole sorge, se un osservatore volge le spalleall’astro, vede la propria ombra proiettata su queste nas-se di vapore, con l’aureola più o meno colorata intornoall’ombra della testa. Come notò il Platania, per il ventoche spira e agita le volute di vapore, l’ombra e l’aureolanon rimangono ferme, ma si spostano e cambiano di-mensioni con incantevoli effetti prospettici.

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che da tempo immemorabile emette continuamente va-pore acqueo a circa 70° , che si eleva a larghe volute,tanto più dense quanto più umida è l’aria.

Il Riccò pensava di condurre questo vapore d’acquanei locali dell’Osservatorio e dare per condensazione ot-timo riscaldamento ed acqua tiepida, utilissima per tantiusi e fors’anche potabile dopo raffreddamento ed aera-zione.

Quando il sole sorge, se un osservatore volge le spalleall’astro, vede la propria ombra proiettata su queste nas-se di vapore, con l’aureola più o meno colorata intornoall’ombra della testa. Come notò il Platania, per il ventoche spira e agita le volute di vapore, l’ombra e l’aureolanon rimangono ferme, ma si spostano e cambiano di-mensioni con incantevoli effetti prospettici.

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I MARI DI NUBI

Il vapore d’acqua diffuso nell’atmosfera in determi-nate condizioni si condensa, dando luogo a formazioninuvolose di aspetto e di struttura diversi a seconda dellaquota alla quale esse appaiono.

Le nubi spesso si allineano in determinate direzioniper una larga distesa, ma non mancano i casi che più al-lineamenti posti a livelli diversi, segnalino successivecondensazioni in senso verticale e in quello orizzontale.

Queste forme si distinguono nettamente dagli ammas-si, talora imponenti, che sullo sfondo del cielo azzurrotroneggiano, su addensamenti più consistenti in vicinan-za della superficie terrestre. Tali nubi trovano la genesinelle correnti ascendenti, cosicchè nel pomeriggio assu-mono dimensioni maggiori e si riducono quando le gior-nate sono più brevi.

* * *

Sono fenomeni che quasi dovunque si ripetono con

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I MARI DI NUBI

Il vapore d’acqua diffuso nell’atmosfera in determi-nate condizioni si condensa, dando luogo a formazioninuvolose di aspetto e di struttura diversi a seconda dellaquota alla quale esse appaiono.

Le nubi spesso si allineano in determinate direzioniper una larga distesa, ma non mancano i casi che più al-lineamenti posti a livelli diversi, segnalino successivecondensazioni in senso verticale e in quello orizzontale.

Queste forme si distinguono nettamente dagli ammas-si, talora imponenti, che sullo sfondo del cielo azzurrotroneggiano, su addensamenti più consistenti in vicinan-za della superficie terrestre. Tali nubi trovano la genesinelle correnti ascendenti, cosicchè nel pomeriggio assu-mono dimensioni maggiori e si riducono quando le gior-nate sono più brevi.

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Sono fenomeni che quasi dovunque si ripetono con

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aspetti poco diversi e che si modellano a seconda dellaorografia e dell’idrografia; e talvolta addensamenti sisovrappongono ad addensamenti, come se gli uni fosse-ro di sostegno agli altri. La radiazione solare, rifletten-dosi su alcune forme, penetrando in altre o diffondendo-si, contribuisce a delineare qua o là dei contrasti, om-breggiature più o meno dense, e l’insieme appare talorabiancastro, come nuvole vaporose uscite da pocodall’acqua in ebollizione, a tinte grigiastre, oscure di to-nalità sempre più spiccate fino ad assumere le colorazio-ni cineree, prodromi degli acquazzoni o delle piogge be-nefiche che dissetano le ubertose campagne nelle epo-che di maggiore caldura.

In queste formazioni i movimenti verticali sono viva-ci, e non di rado si notano turbini e manifestazioni elet-triche. I velivoli in prossimità di esse incontrano subita-nei, irregolari spostamenti e sogliono quindi contornarlee, ove è possibile, superarle.

Le correnti aeree scindono spesso in più parti questeformazioni nuvolose, le smembrano: chiazze trasparenti,come azzurrognole vedette, segnano le zone meno con-tinue, e talora elementi distaccatisi galoppano come alaticorrieri verso regioni ove, con successive suddivisioni,evaporano in filamenti sempre più evanescenti.

Fenomeni ben diversi si presentano allorchè le cor-renti aeree trasportano masse di aria in determinate con-dizioni termo-igrometriche, e se ai livelli ove esse giun-gono, si trovano già altre masse di aria di natura diffe-rente e provenienti da altre vie. Più fatti fisici allora si

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aspetti poco diversi e che si modellano a seconda dellaorografia e dell’idrografia; e talvolta addensamenti sisovrappongono ad addensamenti, come se gli uni fosse-ro di sostegno agli altri. La radiazione solare, rifletten-dosi su alcune forme, penetrando in altre o diffondendo-si, contribuisce a delineare qua o là dei contrasti, om-breggiature più o meno dense, e l’insieme appare talorabiancastro, come nuvole vaporose uscite da pocodall’acqua in ebollizione, a tinte grigiastre, oscure di to-nalità sempre più spiccate fino ad assumere le colorazio-ni cineree, prodromi degli acquazzoni o delle piogge be-nefiche che dissetano le ubertose campagne nelle epo-che di maggiore caldura.

In queste formazioni i movimenti verticali sono viva-ci, e non di rado si notano turbini e manifestazioni elet-triche. I velivoli in prossimità di esse incontrano subita-nei, irregolari spostamenti e sogliono quindi contornarlee, ove è possibile, superarle.

Le correnti aeree scindono spesso in più parti questeformazioni nuvolose, le smembrano: chiazze trasparenti,come azzurrognole vedette, segnano le zone meno con-tinue, e talora elementi distaccatisi galoppano come alaticorrieri verso regioni ove, con successive suddivisioni,evaporano in filamenti sempre più evanescenti.

Fenomeni ben diversi si presentano allorchè le cor-renti aeree trasportano masse di aria in determinate con-dizioni termo-igrometriche, e se ai livelli ove esse giun-gono, si trovano già altre masse di aria di natura diffe-rente e provenienti da altre vie. Più fatti fisici allora si

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svolgono: saturazioni, soprassaturazioni, condensazioni,sublimazioni, variazioni di densità presiedono alla for-mazione di complicate strutture; e l’atmosfera è invasada annuvolamenti distribuiti in più piani, come volantimessaggi che preannunziano l’arrivo di annuvolamentipiù densi, di formazioni che scatenano grandiose ener-gie con generale perturbazione.

* * *

Alcune volte gli aspetti nuvolosi sono più tranquilli,stazionano a varî livelli e agli osservatori terrestri appa-iono come ampi strati biancastri, amorfi e disposti apoca altitudine. Le nubi sembrano galleggiare alla su-perficie di uno strato leggermente nebbioso che si esten-de fino al suolo.

Sono i cosidetti mari di nubi (Tav. XV).Magnifiche visioni le quali dalle cime elevate dei

monti e agli aviatori si presentano come sterminate di-stese bianche.

Avvicinandosi, non pochi particolari si fanno distinti.L’uniformità della stratificazione è rotta in più punti edegli incavi più o meno pronunciati fanno intravedere lesoluzioni di continuità fra i diversi elementi. E talora sidistinguono tracce più oscure a guisa di lunghi sentieriserpeggianti attraverso i quali appare la terra sottostante.

Sulle regioni più tormentate orograficamente, le stra-tificazioni si addensano nelle zone più elevate, comeun’ampia coltre bianca che sui fianchi delle montagne si

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svolgono: saturazioni, soprassaturazioni, condensazioni,sublimazioni, variazioni di densità presiedono alla for-mazione di complicate strutture; e l’atmosfera è invasada annuvolamenti distribuiti in più piani, come volantimessaggi che preannunziano l’arrivo di annuvolamentipiù densi, di formazioni che scatenano grandiose ener-gie con generale perturbazione.

* * *

Alcune volte gli aspetti nuvolosi sono più tranquilli,stazionano a varî livelli e agli osservatori terrestri appa-iono come ampi strati biancastri, amorfi e disposti apoca altitudine. Le nubi sembrano galleggiare alla su-perficie di uno strato leggermente nebbioso che si esten-de fino al suolo.

Sono i cosidetti mari di nubi (Tav. XV).Magnifiche visioni le quali dalle cime elevate dei

monti e agli aviatori si presentano come sterminate di-stese bianche.

Avvicinandosi, non pochi particolari si fanno distinti.L’uniformità della stratificazione è rotta in più punti edegli incavi più o meno pronunciati fanno intravedere lesoluzioni di continuità fra i diversi elementi. E talora sidistinguono tracce più oscure a guisa di lunghi sentieriserpeggianti attraverso i quali appare la terra sottostante.

Sulle regioni più tormentate orograficamente, le stra-tificazioni si addensano nelle zone più elevate, comeun’ampia coltre bianca che sui fianchi delle montagne si

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suddivide in brandelli.Avvicinandosi ulteriormente si rivela la particolare

struttura della piatta distesa di nubi: sono quasi dei gros-si gomitoli o dei densi covoni di messe disposte l’unoaccanto all’altro, o lievemente distanziati, ma tutti alli-neati, sì che da lontano l’ombra dell’uno proiettandosisull’altra produce una apparente continuità.

Come superficie maculata le nubi frammentate si di-stendono al disopra del suolo, specie nelle ore pomeri-diane, quando cioè le correnti ascendenti hanno raggiun-to la massima efficacia.

* * *

Gli anzidetti mari di nubi sono tranquilli a superficiepiatta: ricordano l’aspetto dei nostri mari nelle ore ve-spertine, quando lievi ondulazioni striano le placide ac-que e in prossimità di rilievi costieri, è la cosidetta «gri-calata» dei pescatori siciliani, dolce richiamo delle bar-che pavesate di variopinte vele.

Ma non di rado i mari di cumuli, apparentementetranquilli se visti da lontano, sono invece sede di scon-volgimenti che preludiano a profonde modificazionidell’aspetto dell’atmosfera. Degli ammassi rotondeg-gianti, cumuli densi, mammellonati, talora si elevano aldisopra del lungo strato di nubi: man mano si ingrandi-scono e successivamente le vicine formazioni li seguo-no, cosicchè in definitiva tutto lo strato si eleva.

Questi cumuli sembrano bianche vedette che trascina-

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suddivide in brandelli.Avvicinandosi ulteriormente si rivela la particolare

struttura della piatta distesa di nubi: sono quasi dei gros-si gomitoli o dei densi covoni di messe disposte l’unoaccanto all’altro, o lievemente distanziati, ma tutti alli-neati, sì che da lontano l’ombra dell’uno proiettandosisull’altra produce una apparente continuità.

Come superficie maculata le nubi frammentate si di-stendono al disopra del suolo, specie nelle ore pomeri-diane, quando cioè le correnti ascendenti hanno raggiun-to la massima efficacia.

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Gli anzidetti mari di nubi sono tranquilli a superficiepiatta: ricordano l’aspetto dei nostri mari nelle ore ve-spertine, quando lievi ondulazioni striano le placide ac-que e in prossimità di rilievi costieri, è la cosidetta «gri-calata» dei pescatori siciliani, dolce richiamo delle bar-che pavesate di variopinte vele.

Ma non di rado i mari di cumuli, apparentementetranquilli se visti da lontano, sono invece sede di scon-volgimenti che preludiano a profonde modificazionidell’aspetto dell’atmosfera. Degli ammassi rotondeg-gianti, cumuli densi, mammellonati, talora si elevano aldisopra del lungo strato di nubi: man mano si ingrandi-scono e successivamente le vicine formazioni li seguo-no, cosicchè in definitiva tutto lo strato si eleva.

Questi cumuli sembrano bianche vedette che trascina-

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no poi la moltitudine sottostante a livelli più alti, a quoteove è raggiunta la stabilità per un eventuale assalto ver-so una nuova mèta, se così richiedono le speciali condi-zioni termiche man mano stabilitesi.

In altri casi i sollevamenti sono preceduti da gibbositàin continua evoluzione: esse si allargano a guisa di bian-castra spuma, si modellano come frammenti cumulifor-mi lievemente emergenti dallo strato caotico che spessoluccica per maggiore diffusione della luce solare.

Talora il mare dei cumuli è pervaso da intensa agita-zione e all’osservatore poco distante, appaiono più stratiadagiati gli uni agli altri come fogli di un grosso libro: ibordi rotondeggianti man mano si distendono e l’unocerca di prevalere sull’altro, si producono spostamentiorizzontali, ma anche verticali e talora questi ultimi pre-valgono e un vistoso cumulo si eleva a guisa di ripidatorre (Tav. XVI).

Ma il più delle volte i varî strati si allargano, ben di-staccandosi fra di loro, formando quasi uno scenario diincomparabile struttura e le ombre degli uni sugli altrine aumentano la tonalità cromatica, cosicchè alcune par-ti divengono cineree e assumono aspetti tetri, in contra-sto con i nivei contorni delle pendici più elevate.

* * *

Le anzidette formazioni nuvolose vengono interpreta-te come effetto dovuto allo scorrimento di masse di ariacalda su altre masse di aria fredda, lungo una superficie

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no poi la moltitudine sottostante a livelli più alti, a quoteove è raggiunta la stabilità per un eventuale assalto ver-so una nuova mèta, se così richiedono le speciali condi-zioni termiche man mano stabilitesi.

In altri casi i sollevamenti sono preceduti da gibbositàin continua evoluzione: esse si allargano a guisa di bian-castra spuma, si modellano come frammenti cumulifor-mi lievemente emergenti dallo strato caotico che spessoluccica per maggiore diffusione della luce solare.

Talora il mare dei cumuli è pervaso da intensa agita-zione e all’osservatore poco distante, appaiono più stratiadagiati gli uni agli altri come fogli di un grosso libro: ibordi rotondeggianti man mano si distendono e l’unocerca di prevalere sull’altro, si producono spostamentiorizzontali, ma anche verticali e talora questi ultimi pre-valgono e un vistoso cumulo si eleva a guisa di ripidatorre (Tav. XVI).

Ma il più delle volte i varî strati si allargano, ben di-staccandosi fra di loro, formando quasi uno scenario diincomparabile struttura e le ombre degli uni sugli altrine aumentano la tonalità cromatica, cosicchè alcune par-ti divengono cineree e assumono aspetti tetri, in contra-sto con i nivei contorni delle pendici più elevate.

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Le anzidette formazioni nuvolose vengono interpreta-te come effetto dovuto allo scorrimento di masse di ariacalda su altre masse di aria fredda, lungo una superficie

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di contatto, la quale per l’inevitabile rimescolamentodelle masse a contatto diviene una zona di gradiente ter-mico minore e anche di inversione.

Al disopra di questo largo letto di nubi, l’aria è piùcalda e più asciutta, e le correnti ascendenti vi deposita-no il vapore d’acqua da essi trasportato e che elevandosiha raggiunto lo stato di condensazione.

Queste formazioni, all’ingrosso orizzontali, trovanole condizioni favorevoli per un largo sviluppo nel predo-minio di movimenti orizzontali sui movimenti verticalidovuti alle correnti ascendenti.

Le varietà orografiche influiscono molto sugli sposta-menti verticali, e l’espansione adiabatica delle masse diaria nel successivo sollevamento, col lavoro esternocompiuto a spese dell’energia interna, può ben raggiun-gere lo strato di equilibrio indifferente in cui gli annuvo-lamenti prodottisi, quasi galleggiano sopra strati che siadagiano sul suolo.

Sui mari di nubi talvolta si formano ondedell’ampiezza di diecine di metri, con pronunciate crestedovute alla più intensa condensazione.

In vicinanza dei mari di cumuli i velivoli sono sotto-posti a bruschi sobbalzi, ma allontanandosi la turbolenzadiminuisce e subentrano strati tranquilli, luminosi, nellalimpida atmosfera.

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di contatto, la quale per l’inevitabile rimescolamentodelle masse a contatto diviene una zona di gradiente ter-mico minore e anche di inversione.

Al disopra di questo largo letto di nubi, l’aria è piùcalda e più asciutta, e le correnti ascendenti vi deposita-no il vapore d’acqua da essi trasportato e che elevandosiha raggiunto lo stato di condensazione.

Queste formazioni, all’ingrosso orizzontali, trovanole condizioni favorevoli per un largo sviluppo nel predo-minio di movimenti orizzontali sui movimenti verticalidovuti alle correnti ascendenti.

Le varietà orografiche influiscono molto sugli sposta-menti verticali, e l’espansione adiabatica delle masse diaria nel successivo sollevamento, col lavoro esternocompiuto a spese dell’energia interna, può ben raggiun-gere lo strato di equilibrio indifferente in cui gli annuvo-lamenti prodottisi, quasi galleggiano sopra strati che siadagiano sul suolo.

Sui mari di nubi talvolta si formano ondedell’ampiezza di diecine di metri, con pronunciate crestedovute alla più intensa condensazione.

In vicinanza dei mari di cumuli i velivoli sono sotto-posti a bruschi sobbalzi, ma allontanandosi la turbolenzadiminuisce e subentrano strati tranquilli, luminosi, nellalimpida atmosfera.

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TAV. XV – Mare di nubi osservato sul mare Tirreno da 3500 m.il 24 gennaio 1933.

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TAV. XV – Mare di nubi osservato sul mare Tirreno da 3500 m.il 24 gennaio 1933.

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TAV. XVI – Particolari del mare di nubi osservati sulMediterraneo dalla quota 4000 il 9 marzo 1935.

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TAV. XVI – Particolari del mare di nubi osservati sulMediterraneo dalla quota 4000 il 9 marzo 1935.

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TAV. XVII – I cristalli di neve disegnati da W. A. Bentley.Forme a raggera.

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TAV. XVII – I cristalli di neve disegnati da W. A. Bentley.Forme a raggera.

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TAV. XVIII – I cristalli di neve disegnati da W. A. Bentley.Forme stellari.

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TAV. XVIII – I cristalli di neve disegnati da W. A. Bentley.Forme stellari.

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C A P ITO L O Q U IN TO

GEOMETRIA DELLA NATURA

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C A P ITO L O Q U IN TO

GEOMETRIA DELLA NATURA

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CRISTALLI DI NEVE

La bianca neve che, come un immacolato e sofficetappeto, copre androni, piazze, e adorna con pittoreschiaddobbi gli alberi e a guisa di magnifici festoni si di-stende su cuspidi, su sporgenze, su aguglie, desta sem-pre suggestive impressioni per i magnifici e talvolta fug-gevoli panorami.

Il manto nevoso si forma per sovrapposizione di pu-rissime gemme, dalle forme più diverse che cadono iso-late o riunite in fragili fiocchi, e senza alito di vento,tracciano una struttura particolare dentellata a piccolepagliuzze trasparenti o opache e tutte inclinate e lucci-canti come un grandioso caleidoscopio ai tepori dei rag-gi solari.

* * *

Dopo una notte gelida la superficie del manto nevosoappare cesellata da minute incrostazioni solide scintil-lanti e i piccoli cristalli di neve modellano con nuove ar-

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CRISTALLI DI NEVE

La bianca neve che, come un immacolato e sofficetappeto, copre androni, piazze, e adorna con pittoreschiaddobbi gli alberi e a guisa di magnifici festoni si di-stende su cuspidi, su sporgenze, su aguglie, desta sem-pre suggestive impressioni per i magnifici e talvolta fug-gevoli panorami.

Il manto nevoso si forma per sovrapposizione di pu-rissime gemme, dalle forme più diverse che cadono iso-late o riunite in fragili fiocchi, e senza alito di vento,tracciano una struttura particolare dentellata a piccolepagliuzze trasparenti o opache e tutte inclinate e lucci-canti come un grandioso caleidoscopio ai tepori dei rag-gi solari.

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Dopo una notte gelida la superficie del manto nevosoappare cesellata da minute incrostazioni solide scintil-lanti e i piccoli cristalli di neve modellano con nuove ar-

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monie candide e fantastiche fioriture.Il nuovo aspetto che assumono i paesaggi prende tutta

la nostra attenzione; trascuriamo i particolari e ben po-chi rivolgono l’attenzione ai cristalli di neve, a questegioie, a questi ornamenti che la natura distribuisce conprodigalità nelle fredde e umide giornate, che in Italianon mancano dal verificarsi nell’inverno, e con minorefrequenza in marzo e talvolta financo in aprile.

Il primo osservatore fra tutti coloro che cercarono ditramandare descrizioni sui cristalli di neve fu Claus Ma-gnus, arcivescovo di Upsala. Nel 1555 a Roma vennepubblicato il suo interessante libro sui fenomeni naturalie bizzarre incisioni in legno riproducono i disegni trac-ciati dal colto arcivescovo.

Ben 23 piccole illustrazioni dànno un’idea generaledelle diverse forme cristalline della neve.

Nel 1820 Scoresby, con accurato studio, tracciò nitididisegni dei magnifici cristalli di neve osservati nelleesplorazioni artiche. La letteratura scientifica man manosi arricchì di nuovo materiale e nelle relazioni delle va-rie spedizioni polari, specie di quella della Belgica, lar-ghi capitoli furono dedicati alla cristallizzazione dellaneve. Dobrowolski apportò a intervalli pregevoli contri-buti e Barnes compì splendidi studî con i raggi Röntgenesaminando le strutture dell’acqua solidificata in condi-zioni diverse.

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monie candide e fantastiche fioriture.Il nuovo aspetto che assumono i paesaggi prende tutta

la nostra attenzione; trascuriamo i particolari e ben po-chi rivolgono l’attenzione ai cristalli di neve, a questegioie, a questi ornamenti che la natura distribuisce conprodigalità nelle fredde e umide giornate, che in Italianon mancano dal verificarsi nell’inverno, e con minorefrequenza in marzo e talvolta financo in aprile.

Il primo osservatore fra tutti coloro che cercarono ditramandare descrizioni sui cristalli di neve fu Claus Ma-gnus, arcivescovo di Upsala. Nel 1555 a Roma vennepubblicato il suo interessante libro sui fenomeni naturalie bizzarre incisioni in legno riproducono i disegni trac-ciati dal colto arcivescovo.

Ben 23 piccole illustrazioni dànno un’idea generaledelle diverse forme cristalline della neve.

Nel 1820 Scoresby, con accurato studio, tracciò nitididisegni dei magnifici cristalli di neve osservati nelleesplorazioni artiche. La letteratura scientifica man manosi arricchì di nuovo materiale e nelle relazioni delle va-rie spedizioni polari, specie di quella della Belgica, lar-ghi capitoli furono dedicati alla cristallizzazione dellaneve. Dobrowolski apportò a intervalli pregevoli contri-buti e Barnes compì splendidi studî con i raggi Röntgenesaminando le strutture dell’acqua solidificata in condi-zioni diverse.

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Rohrer con i grumi lanosi, Wegener con gli sfenocri-stalli, apportarono nuovi elementi alla struttura cristalli-na e ai raggruppamenti di particelle di neve; e Humph-reys illustrò scientificamente le più tipiche formazioni.

Di recente Findeisen enunciò importanti considera-zioni sulle precipitazioni al suolo di particelle ghiaccia-te.

Il microscopio fotografico avviò le indagini sulla fasepiù redditizia; e le forme ottenute superarono, per arte eper simmetria, quanto avevano accumulato le dirette os-servazioni.

W. Bently rimane il più paziente e instancabile ricer-catore: con l’ardore dell’innamorato proseguì, per quasimezzo secolo, il più accurato lavoro prendendo fotogra-fie sui luoghi montuosi (Tav. XVII e XVIII).

Non solo egli trovò migliaia di forme nella varietà deicristalli, ma ottenne abilmente fotografie.

Le nostre conoscenze sui cristalli di neve non posso-no ritenersi complete e in ogni stagione invernale glistudiosi perfezionano le indagini, poichè penetrare nellaintima formazione dei cristalli di neve, significa perfe-zionare le interpretazioni dei fenomeni meteorologici.Ma le osservazioni sui cristalli di neve formano uno deipiù attraenti capitoli, e chiunque può apportare un con-tributo con la personale osservazione.

I finissimi fiocchi, i piccolissimi cristalli che ondeg-giano dal cielo alla terra, formano un’infinita galleria diricami, di trine, di mirabile fattura.

I mezzi più ingegnosi furono man mano adottati per

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Rohrer con i grumi lanosi, Wegener con gli sfenocri-stalli, apportarono nuovi elementi alla struttura cristalli-na e ai raggruppamenti di particelle di neve; e Humph-reys illustrò scientificamente le più tipiche formazioni.

Di recente Findeisen enunciò importanti considera-zioni sulle precipitazioni al suolo di particelle ghiaccia-te.

Il microscopio fotografico avviò le indagini sulla fasepiù redditizia; e le forme ottenute superarono, per arte eper simmetria, quanto avevano accumulato le dirette os-servazioni.

W. Bently rimane il più paziente e instancabile ricer-catore: con l’ardore dell’innamorato proseguì, per quasimezzo secolo, il più accurato lavoro prendendo fotogra-fie sui luoghi montuosi (Tav. XVII e XVIII).

Non solo egli trovò migliaia di forme nella varietà deicristalli, ma ottenne abilmente fotografie.

Le nostre conoscenze sui cristalli di neve non posso-no ritenersi complete e in ogni stagione invernale glistudiosi perfezionano le indagini, poichè penetrare nellaintima formazione dei cristalli di neve, significa perfe-zionare le interpretazioni dei fenomeni meteorologici.Ma le osservazioni sui cristalli di neve formano uno deipiù attraenti capitoli, e chiunque può apportare un con-tributo con la personale osservazione.

I finissimi fiocchi, i piccolissimi cristalli che ondeg-giano dal cielo alla terra, formano un’infinita galleria diricami, di trine, di mirabile fattura.

I mezzi più ingegnosi furono man mano adottati per

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scoprire la forma della piccola unità del cristallo, persvelare a quale tipo esatto di cristallizzazione esso effet-tivamente apparteneva.

Non occorrono attrezzature per l’osservazione delleforme principali da distinguersi facilmente ad occhionudo senza ausilio ottico. Non è opportuno esaminare lasuperficie della coltre di neve al suolo, ma è meglio os-servare le particelle di neve che si sono deposte su unasuperficie liberata immediatamente prima della nevepreesistente come manica di soprabito, o un pezzo divelluto.

Per analisi più delicate va impiegata la fotografia, maallora occorre decisione rapida, grande abilità, poichè icristalli si fondono al più lieve alito e non possono resi-stere a lungo al calore del corpo umano vicino.

Una piccola tavoletta nera, liscia, si tiene per poconella neve che cade; indi si porta al riparo in temperatu-ra analoga all’esterno, con l’aiuto di una stecca di legnoil cristallo più distinto, si porta sopra un vetrino, e pres-sandolo lentamente con una piuma, si adatta alla piastri-na di vetro pel microscopio. Con piccola apertura deldiaframma e con luce diffusa inviata, attraverso unospecchio posto inferiormente al cristallo, e con lastre fo-tografiche a moderato contrasto, e con posa di 20 secon-di, al massimo, si ottengono artistiche fotografie digrande valore anche scientifico.

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scoprire la forma della piccola unità del cristallo, persvelare a quale tipo esatto di cristallizzazione esso effet-tivamente apparteneva.

Non occorrono attrezzature per l’osservazione delleforme principali da distinguersi facilmente ad occhionudo senza ausilio ottico. Non è opportuno esaminare lasuperficie della coltre di neve al suolo, ma è meglio os-servare le particelle di neve che si sono deposte su unasuperficie liberata immediatamente prima della nevepreesistente come manica di soprabito, o un pezzo divelluto.

Per analisi più delicate va impiegata la fotografia, maallora occorre decisione rapida, grande abilità, poichè icristalli si fondono al più lieve alito e non possono resi-stere a lungo al calore del corpo umano vicino.

Una piccola tavoletta nera, liscia, si tiene per poconella neve che cade; indi si porta al riparo in temperatu-ra analoga all’esterno, con l’aiuto di una stecca di legnoil cristallo più distinto, si porta sopra un vetrino, e pres-sandolo lentamente con una piuma, si adatta alla piastri-na di vetro pel microscopio. Con piccola apertura deldiaframma e con luce diffusa inviata, attraverso unospecchio posto inferiormente al cristallo, e con lastre fo-tografiche a moderato contrasto, e con posa di 20 secon-di, al massimo, si ottengono artistiche fotografie digrande valore anche scientifico.

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La parte centrale di ogni cristallo mostra molti parti-colari e merita quindi di essere osservata con un oppor-tuno ingrandimento, mentre le estremità presentano va-riabile struttura. In base all’aspetto generale è conve-niente la seguente classificazione: colonna esagonaleusualmente da 3 a 5 volte più lunga che spessa, aventele estremità normali alle facce o terminanti con laminesottili; piramide retta esagonale; lamina esagonale diecivolte più grande che spessa; lamine triangolari; lamine adodecagono.

La quantità dei cristalli appartenenti a ciascun gruppovaria a seconda delle circostanze: così le colonne, gliaghi, e le lamine piane esagonali, si riscontrano più fre-quenti nelle alte quote; nelle nubi elevate, ove la tempe-ratura è più bassa, la quantità di vapore acqueo è poca ela crescita del cristallo relativamente lenta (Tav. XIX).

I cristalli più complessi, quelli con diramazioni, av-vengono a temperature più alte e corrispondentementel’umidità assoluta è relativamente grande. Essi sonoquindi abbondanti nelle nubi basse. Nelle nubi a livelliintermedi i cristalli tendono ad avere forme intermedie.

Il cristallo è incolore: ma vi sono spazietti che disper-dono la luce che li attraversa, così da apparire meno lu-minosi nelle parti adiacenti. Lungo le giunture dei seg-menti, nelle diramazioni degli angoli, le cime formanotalvolta lenti convesse in miniatura che alterano il corsodella luce che le attraversa e quasi sempre appaiono re-lativamente oscure. Nelle scanalature, nei bracci, nellediramazioni, nelle saldature si formano minutissime len-

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La parte centrale di ogni cristallo mostra molti parti-colari e merita quindi di essere osservata con un oppor-tuno ingrandimento, mentre le estremità presentano va-riabile struttura. In base all’aspetto generale è conve-niente la seguente classificazione: colonna esagonaleusualmente da 3 a 5 volte più lunga che spessa, aventele estremità normali alle facce o terminanti con laminesottili; piramide retta esagonale; lamina esagonale diecivolte più grande che spessa; lamine triangolari; lamine adodecagono.

La quantità dei cristalli appartenenti a ciascun gruppovaria a seconda delle circostanze: così le colonne, gliaghi, e le lamine piane esagonali, si riscontrano più fre-quenti nelle alte quote; nelle nubi elevate, ove la tempe-ratura è più bassa, la quantità di vapore acqueo è poca ela crescita del cristallo relativamente lenta (Tav. XIX).

I cristalli più complessi, quelli con diramazioni, av-vengono a temperature più alte e corrispondentementel’umidità assoluta è relativamente grande. Essi sonoquindi abbondanti nelle nubi basse. Nelle nubi a livelliintermedi i cristalli tendono ad avere forme intermedie.

Il cristallo è incolore: ma vi sono spazietti che disper-dono la luce che li attraversa, così da apparire meno lu-minosi nelle parti adiacenti. Lungo le giunture dei seg-menti, nelle diramazioni degli angoli, le cime formanotalvolta lenti convesse in miniatura che alterano il corsodella luce che le attraversa e quasi sempre appaiono re-lativamente oscure. Nelle scanalature, nei bracci, nellediramazioni, nelle saldature si formano minutissime len-

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ti concave cilindriche. Si distinguono anche dentellatureondose causate da pellicole d’acqua prodotte da leggerafusione.

Accade di rado che goccioline liquide delle nubi ven-gano prese dai cristalli di neve: un piccolo cristallo dighiaccio allora si sviluppa su ciascuna di queste goccio-line catturate e si forma un orlo opaco mentre la zonacentrale brilla ai raggi solari, come il turchese, l’opacapietra dal colore del cielo (Tav. XX).

Quanti effetti meravigliosi produce la luce nelle di-verse forme dei cristalli, talvolta l’intrusione di grani dipolvere genera delle gemme che ricordano l’ametista, ildiamante, lo zaffiro!

* * *

L’analisi dei cristalli di neve delle centinaia di formeche si susseguono durante le nevicate, destano godimen-ti estetici dai quali non ci si può mai stancare. E quantagioia nel trovare oggetti di qualsiasi specie alla stessaguisa delle immagini che si è portati a distinguere nelleceneri o nei tizzoni degli ultimi fuochi dei camini nellesere invernali: belle perle che adornano la fine tela delragno, delicate cortine di ricami come quella che il geloproduce sul vetro delle finestre durante il sonno nottur-no.

L’abilità e l’intelligenza dell’osservatore si associanoalle più gradevoli sensazioni avvolte dalla più armonicaserenità.

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ti concave cilindriche. Si distinguono anche dentellatureondose causate da pellicole d’acqua prodotte da leggerafusione.

Accade di rado che goccioline liquide delle nubi ven-gano prese dai cristalli di neve: un piccolo cristallo dighiaccio allora si sviluppa su ciascuna di queste goccio-line catturate e si forma un orlo opaco mentre la zonacentrale brilla ai raggi solari, come il turchese, l’opacapietra dal colore del cielo (Tav. XX).

Quanti effetti meravigliosi produce la luce nelle di-verse forme dei cristalli, talvolta l’intrusione di grani dipolvere genera delle gemme che ricordano l’ametista, ildiamante, lo zaffiro!

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L’analisi dei cristalli di neve delle centinaia di formeche si susseguono durante le nevicate, destano godimen-ti estetici dai quali non ci si può mai stancare. E quantagioia nel trovare oggetti di qualsiasi specie alla stessaguisa delle immagini che si è portati a distinguere nelleceneri o nei tizzoni degli ultimi fuochi dei camini nellesere invernali: belle perle che adornano la fine tela delragno, delicate cortine di ricami come quella che il geloproduce sul vetro delle finestre durante il sonno nottur-no.

L’abilità e l’intelligenza dell’osservatore si associanoalle più gradevoli sensazioni avvolte dalla più armonicaserenità.

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L’ACQUA SOLIDA NEIPANORAMI INVERNALI

Nel seguire lo svolgimento dei diversi fenomeni natu-rali che ovunque si presentano come manifestazioni vi-tali di forze che si sogliono chiamare forze naturali, si èportati ad indagare la causa di essi e rilevare i fatti pertrovare una spiegazione soddisfacente di ciò che si os-serva nelle armonie dei paesaggi indefiniti.

I fenomeni prodotti dalla presenza del vapore d’acquanell’atmosfera e dall’andamento termico diurno mag-giormente attirano l’attenzione, in specie allorquando laserenità del cielo invita l’occhio a discernere i diversielementi che nel loro insieme costituiscono i paesaggiche natura ha diffuso nel nostro bel paese.

Dopo una notte tranquilla, senza alito di vento, conassenza di nebbia, ai primi raggi del sole irraggianteluce e calore sul cielo limpido ed azzurro, talora appaio-no sui corpi esposti al libero cielo incrostazioni di acquasolida che costituiscono la brina. La persistenza di ele-vate pressioni favorisce la formazione della brina e nel

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L’ACQUA SOLIDA NEIPANORAMI INVERNALI

Nel seguire lo svolgimento dei diversi fenomeni natu-rali che ovunque si presentano come manifestazioni vi-tali di forze che si sogliono chiamare forze naturali, si èportati ad indagare la causa di essi e rilevare i fatti pertrovare una spiegazione soddisfacente di ciò che si os-serva nelle armonie dei paesaggi indefiniti.

I fenomeni prodotti dalla presenza del vapore d’acquanell’atmosfera e dall’andamento termico diurno mag-giormente attirano l’attenzione, in specie allorquando laserenità del cielo invita l’occhio a discernere i diversielementi che nel loro insieme costituiscono i paesaggiche natura ha diffuso nel nostro bel paese.

Dopo una notte tranquilla, senza alito di vento, conassenza di nebbia, ai primi raggi del sole irraggianteluce e calore sul cielo limpido ed azzurro, talora appaio-no sui corpi esposti al libero cielo incrostazioni di acquasolida che costituiscono la brina. La persistenza di ele-vate pressioni favorisce la formazione della brina e nel

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dicembre 1939, in Roma, per diversi giorni, sul mattinouno straterello bianco e scintillante copriva le strade, lepiazze.

* * *

La minore temperatura che assumono per radiazionealcuni corpi non oltrepassanti due metri di altezza sulsuolo rispetto all’aria circostante fa sì che il vapored’acqua, condensandosi sotto forma di rugiada, manmano si solidifichi in aghetti amorfi, talvolta riuniti, for-manti una sottile lamina di ghiaccio trasparente, biancaper la riflessione totale della luce diffusa, e che si esten-de sulle foglie, sui ramoscelli delle piante erbacce. Edalcune volte in montagna, sui fili metallici abbandonatisul terreno o sui bordi del fogliame caduto, alla brinaamorfa si sovrappongono cristallini minuti di ghiaccioscintillanti all’apparire dei raggi solari e man mano sifondono trasformandosi in acqua, benefica alimentatricedella vita vegetativa. Ma se bello è il panorama della na-tura inghirlandata dalle piccole incrostazioni solide scin-tillanti, ed induce il viandante ad indugiarsi ed ammirarela maestà del fenomeno, quanta mestizia esse suscitanonegli agricoltori, allorchè, in forma più vasta, costitui-scono un immenso bianco lenzuolo disteso sulle pianti-celle nascenti e che scomparendo ai tiepidi raggi solari,discopre la distruzione e la morte di quelle piccole nuo-ve vite stroncate all’inizio del periodo vegetativo.

Negli spazi intercellulari delle piante vengono a for-

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dicembre 1939, in Roma, per diversi giorni, sul mattinouno straterello bianco e scintillante copriva le strade, lepiazze.

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La minore temperatura che assumono per radiazionealcuni corpi non oltrepassanti due metri di altezza sulsuolo rispetto all’aria circostante fa sì che il vapored’acqua, condensandosi sotto forma di rugiada, manmano si solidifichi in aghetti amorfi, talvolta riuniti, for-manti una sottile lamina di ghiaccio trasparente, biancaper la riflessione totale della luce diffusa, e che si esten-de sulle foglie, sui ramoscelli delle piante erbacce. Edalcune volte in montagna, sui fili metallici abbandonatisul terreno o sui bordi del fogliame caduto, alla brinaamorfa si sovrappongono cristallini minuti di ghiaccioscintillanti all’apparire dei raggi solari e man mano sifondono trasformandosi in acqua, benefica alimentatricedella vita vegetativa. Ma se bello è il panorama della na-tura inghirlandata dalle piccole incrostazioni solide scin-tillanti, ed induce il viandante ad indugiarsi ed ammirarela maestà del fenomeno, quanta mestizia esse suscitanonegli agricoltori, allorchè, in forma più vasta, costitui-scono un immenso bianco lenzuolo disteso sulle pianti-celle nascenti e che scomparendo ai tiepidi raggi solari,discopre la distruzione e la morte di quelle piccole nuo-ve vite stroncate all’inizio del periodo vegetativo.

Negli spazi intercellulari delle piante vengono a for-

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marsi dei cristalli di ghiaccio che si accrescono per lacongelazione dell’acqua che affluisce dalle cellule vici-ne. Per un rilevante aumento di volume di detti cristalli,le cellule possono in certi casi venire compresse e inparte vuotate. Ma un’altra azione più intensa si esercitasulle cellule producendovi una deformazione dellamembrana protoplasmatica, in seguito alla quale essaperde il potere di ritenere i liquidi che sviluppa; e le cel-lule, private dei loro liquidi costitutivi, perdono la loroturgescenza e finiscono per morire.

* * *

Talvolta al verificarsi di pioggerelle fredde le goccio-line sopraffuse giungendo sul suolo nudo o sugli oggettisovrapposti si congelano rapidamente formando unostraterello continuo di ghiaccio trasparente che suolechiamarsi gelicidio. Siffatto straterello di ghiaccio li-scio, compatto, può avere sottili croste, ma può ancheassumere ragguardevoli dimensioni, sì da avvolgerepiante e ramoscelli modellandoli perfettamente conl’aggiunta di prominenze che in modo caratteristicoadornano la magnificenza dello spettacolo (Tav. XXI).

Quanti quadri possono ritrarsi, inoltrandosi, durantele limpide giornate invernali, nelle valli, nei declivi, sul-le colline, sui pianori di un paesaggio vario orografica-mente! E quale grande utilità scientifica potrebbero ap-portare tutte le indicazioni dirette a precisare lo sviluppodel fenomeno e il comportamento dei concomitanti ele-

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marsi dei cristalli di ghiaccio che si accrescono per lacongelazione dell’acqua che affluisce dalle cellule vici-ne. Per un rilevante aumento di volume di detti cristalli,le cellule possono in certi casi venire compresse e inparte vuotate. Ma un’altra azione più intensa si esercitasulle cellule producendovi una deformazione dellamembrana protoplasmatica, in seguito alla quale essaperde il potere di ritenere i liquidi che sviluppa; e le cel-lule, private dei loro liquidi costitutivi, perdono la loroturgescenza e finiscono per morire.

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Talvolta al verificarsi di pioggerelle fredde le goccio-line sopraffuse giungendo sul suolo nudo o sugli oggettisovrapposti si congelano rapidamente formando unostraterello continuo di ghiaccio trasparente che suolechiamarsi gelicidio. Siffatto straterello di ghiaccio li-scio, compatto, può avere sottili croste, ma può ancheassumere ragguardevoli dimensioni, sì da avvolgerepiante e ramoscelli modellandoli perfettamente conl’aggiunta di prominenze che in modo caratteristicoadornano la magnificenza dello spettacolo (Tav. XXI).

Quanti quadri possono ritrarsi, inoltrandosi, durantele limpide giornate invernali, nelle valli, nei declivi, sul-le colline, sui pianori di un paesaggio vario orografica-mente! E quale grande utilità scientifica potrebbero ap-portare tutte le indicazioni dirette a precisare lo sviluppodel fenomeno e il comportamento dei concomitanti ele-

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menti meteorologici, come pure la constatazione se sinotò acqua sopraffusa o sferette di ghiaccio trasparente,ossia gocce di pioggia solidificata! (Tav. XXII).

* * *

Talvolta a guisa di addobbo invernale l’acqua solidacopre tutti gli oggetti, e con aghi di ghiaccio di lunghez-za varia che raggiunge perfino i 6 cm., si addensa suglispigoli degli edilizi, sui rami degli alberi o sulle promi-nenze del suolo quasi volendone uniformare la superfi-cie. Siffatto fenomeno, denominato galaverna, si presen-ta ovunque allorquando la temperatura dell’aria è moltobassa, il cielo sereno, l’atmosfera tranquilla o mossa, masempre torbida: l’acqua solida si addensa sugli albericoprendoli di novella chioma bianca e si deposita sottoforma di piccoli aghi di ghiaccio sugli abiti dei viandan-ti o sulle criniere dei quadrupedi. Non mancano i casiche la successione delle piastrine esagonali provenientidal vapore dovuto alla sublimazione del ghiaccio si in-tensifichi dando luogo ad ampi filamenti che a guisa difestoni riuniscono alberi ad alberi (Tav. XXIII). E, sulsuolo circostante nudo e gelato, spesso si delineano in-crostazioni di acqua ghiacciata che si modellano, con al-terate dimensioni, ai bei fiori delle piante erbacce e suf-fruticose formando un candido e fantastico tappeto (Tav.XXIV). Sono i cosidetti fiori di ghiaccio che il viandan-te, spesso inavvedutamente, calpesta senza avere ritrattole forme principali, distruggendo così la nuova armonia

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menti meteorologici, come pure la constatazione se sinotò acqua sopraffusa o sferette di ghiaccio trasparente,ossia gocce di pioggia solidificata! (Tav. XXII).

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Talvolta a guisa di addobbo invernale l’acqua solidacopre tutti gli oggetti, e con aghi di ghiaccio di lunghez-za varia che raggiunge perfino i 6 cm., si addensa suglispigoli degli edilizi, sui rami degli alberi o sulle promi-nenze del suolo quasi volendone uniformare la superfi-cie. Siffatto fenomeno, denominato galaverna, si presen-ta ovunque allorquando la temperatura dell’aria è moltobassa, il cielo sereno, l’atmosfera tranquilla o mossa, masempre torbida: l’acqua solida si addensa sugli albericoprendoli di novella chioma bianca e si deposita sottoforma di piccoli aghi di ghiaccio sugli abiti dei viandan-ti o sulle criniere dei quadrupedi. Non mancano i casiche la successione delle piastrine esagonali provenientidal vapore dovuto alla sublimazione del ghiaccio si in-tensifichi dando luogo ad ampi filamenti che a guisa difestoni riuniscono alberi ad alberi (Tav. XXIII). E, sulsuolo circostante nudo e gelato, spesso si delineano in-crostazioni di acqua ghiacciata che si modellano, con al-terate dimensioni, ai bei fiori delle piante erbacce e suf-fruticose formando un candido e fantastico tappeto (Tav.XXIV). Sono i cosidetti fiori di ghiaccio che il viandan-te, spesso inavvedutamente, calpesta senza avere ritrattole forme principali, distruggendo così la nuova armonia

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che natura ha creato nei rigori invernali (Tav. XXV).Ma talora, per la mancanza dei raggi solari trattenuti

nel loro cammino da spesse nubi, le goccioline di acquasopraffuse, spinte maggiormente da venti freddi, inve-stono gli oggetti, vi si addensano formando spessi stratidi ghiaccio opaco o semiopaco che a guisa di pesanti ag-glomeramenti tutto ricoprono e avvolgono. È allora lacosidetta calabrosa che imperversa e che intensificando-si provoca ingenti danni nella vegetazione, rotture dicavi e di fili.

* * *

Quante ispirazioni desta la natura nelle sue candidemanifestazioni che diffonde nella stagione invernale!(Tav. XXVI).

Quanti elementi di ricerca fornisce a coloro che vo-gliono sciogliere l’arcano che regola le leggi dei feno-meni che a noi si presentano!

O viandante che solchi le candide lande investito dal-le dolci e fresche aure, mira la magnificenza della naturanell’argenteo ammanto e ferma sulla lastra fotografica imeravigliosi e fuggevoli istanti dei divini paesaggi!

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che natura ha creato nei rigori invernali (Tav. XXV).Ma talora, per la mancanza dei raggi solari trattenuti

nel loro cammino da spesse nubi, le goccioline di acquasopraffuse, spinte maggiormente da venti freddi, inve-stono gli oggetti, vi si addensano formando spessi stratidi ghiaccio opaco o semiopaco che a guisa di pesanti ag-glomeramenti tutto ricoprono e avvolgono. È allora lacosidetta calabrosa che imperversa e che intensificando-si provoca ingenti danni nella vegetazione, rotture dicavi e di fili.

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Quante ispirazioni desta la natura nelle sue candidemanifestazioni che diffonde nella stagione invernale!(Tav. XXVI).

Quanti elementi di ricerca fornisce a coloro che vo-gliono sciogliere l’arcano che regola le leggi dei feno-meni che a noi si presentano!

O viandante che solchi le candide lande investito dal-le dolci e fresche aure, mira la magnificenza della naturanell’argenteo ammanto e ferma sulla lastra fotografica imeravigliosi e fuggevoli istanti dei divini paesaggi!

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LA GRANDINE

Nei pomeriggi delle giornate calde, leggiere nubi sielevano talora lentamente dai bassi strati e via via rag-giungono maggiori altitudini; e alle nuvolette vagantisubentrano cumuli a catena che alimentati da correntiascendenti si addensano; ben presto coprono l’orizzontee nereggiano assumendo aspetti tetri.

Nubi di acciaio bruciato, cangianti in giallo oscuro:guizzi luminosi ramificati le attraversano in tutti i sensie si susseguono tuoni continui, bruschi, simili a bronto-lìo.

Alle prime goccioline, subentrano pallottoline bian-che, tal’altra opache, di dimensioni le più diverse.

Durante le più profonde perturbazioni, è intenso iltambureggiamento dei chicchi a forma di cono con baseemisferica e di quei più voluminosi, irregolari per protu-beranze, punte a prismi di ghiaccio cristallizzato con in-fossature o spaccature; e le messi, i vigneti, i frutteti,non resistono a tanto fragore.

La struttura interna è molto diversa e l’esame di essa

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LA GRANDINE

Nei pomeriggi delle giornate calde, leggiere nubi sielevano talora lentamente dai bassi strati e via via rag-giungono maggiori altitudini; e alle nuvolette vagantisubentrano cumuli a catena che alimentati da correntiascendenti si addensano; ben presto coprono l’orizzontee nereggiano assumendo aspetti tetri.

Nubi di acciaio bruciato, cangianti in giallo oscuro:guizzi luminosi ramificati le attraversano in tutti i sensie si susseguono tuoni continui, bruschi, simili a bronto-lìo.

Alle prime goccioline, subentrano pallottoline bian-che, tal’altra opache, di dimensioni le più diverse.

Durante le più profonde perturbazioni, è intenso iltambureggiamento dei chicchi a forma di cono con baseemisferica e di quei più voluminosi, irregolari per protu-beranze, punte a prismi di ghiaccio cristallizzato con in-fossature o spaccature; e le messi, i vigneti, i frutteti,non resistono a tanto fragore.

La struttura interna è molto diversa e l’esame di essa

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riesce istruttiva. Il più delle volte, sezionati i chicchi, sinota un nucleo centrale avviluppato da ghiaccio compat-to e bianco, oppure si distinguono diversi strati concen-trici, composti alternativamente di ghiaccio trasparentee di ghiaccio opaco, mostrando in tal modo che i diversichicchi prima di arrivare al suolo hanno attraversatostrati atmosferici in condizioni molto differenti o sonosoggiornati per molto tempo in strati di aria molto fred-da, e il cui vapor d’acqua si è condensato a poco a pocosul nucleo principale di ghiaccio, molto lentamente, perprendere la forma cristallina (Tav. XXVII).

Le relazioni tra grandine e fenomeni temporaleschisono tuttora incerte e non possiamo elevare a legge ladeduzione che parve ad alcuni emettere, cioè, che il tuo-no dei temporali grandiniferi, è continuo, brusco, similea brontolìo e non secco, ed ancora che i lampi vi appaio-no diffusi e incessanti. I caratteri di distribuzione deidanni che apporta la grandine rimangono ancora indefi-niti e difatti non possono elevarsi a legge le constatazio-ni che la grandine cade a striscie strette e larghe orienta-te secondo il senso del movimento del temporale, in-quantochè talora la grandine, pur non riuscendo ugual-mente dannosa, si estende fuori di queste striscie, inte-ressando ampie e larghe regioni.

La determinazione della direzione prevalente da cuiprovengono i temporali grandiniferi costituisce un datodi grande utilità pratica perchè può condurci a preserva-re dalla grandine tutte le piante che si coltivano a spal-liera, inquantochè, disponendole nella direzione diame-

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riesce istruttiva. Il più delle volte, sezionati i chicchi, sinota un nucleo centrale avviluppato da ghiaccio compat-to e bianco, oppure si distinguono diversi strati concen-trici, composti alternativamente di ghiaccio trasparentee di ghiaccio opaco, mostrando in tal modo che i diversichicchi prima di arrivare al suolo hanno attraversatostrati atmosferici in condizioni molto differenti o sonosoggiornati per molto tempo in strati di aria molto fred-da, e il cui vapor d’acqua si è condensato a poco a pocosul nucleo principale di ghiaccio, molto lentamente, perprendere la forma cristallina (Tav. XXVII).

Le relazioni tra grandine e fenomeni temporaleschisono tuttora incerte e non possiamo elevare a legge ladeduzione che parve ad alcuni emettere, cioè, che il tuo-no dei temporali grandiniferi, è continuo, brusco, similea brontolìo e non secco, ed ancora che i lampi vi appaio-no diffusi e incessanti. I caratteri di distribuzione deidanni che apporta la grandine rimangono ancora indefi-niti e difatti non possono elevarsi a legge le constatazio-ni che la grandine cade a striscie strette e larghe orienta-te secondo il senso del movimento del temporale, in-quantochè talora la grandine, pur non riuscendo ugual-mente dannosa, si estende fuori di queste striscie, inte-ressando ampie e larghe regioni.

La determinazione della direzione prevalente da cuiprovengono i temporali grandiniferi costituisce un datodi grande utilità pratica perchè può condurci a preserva-re dalla grandine tutte le piante che si coltivano a spal-liera, inquantochè, disponendole nella direzione diame-

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tralmente opposta alla direzione dominante dei tempora-li, esse saranno colpite solo di fianco, e si difenderannoscambievolmente, diminuendo così gli effetti dannosi.

* * *

La grandine trova la sua origine nel raffreddamentorapido di una corrente umida e calda che si eleva con ra-pidità; al termine dell’ascensione il vapore acqueo sicondensa sui nuclei formando delle goccioline, piccoliglobuli pieni di acqua e tali rimangono anche se la tem-peratura si abbassa al disotto di zero gradi, cioè si man-tengono allo stato di soprasaturazione.

Si hanno allora quelle formazioni nuvolose a fortesviluppo verticale a guisa di incudine e con gibbositàcome un enorme cavolfiore, che si elevano talvolta dai 5ai 6 mila metri.

Le goccioline tal’altra si ispessiscono fino ad averedimensioni tali, da vincere le correnti ascendenti e quin-di raggiungono il suolo.

Si ritiene che la grandine si formi alle sommità dellenubi temporalesche: cumuli nembi, a contatto dei cirri odei cirro-strati, e al disopra dell’isoterma zero, la qualedurante il periodo caldo si trova nel pomeriggio tra 3mila e 6 mila metri.

Nella zona di soprafusione le gocce di acqua si me-scolano con gli aghi di ghiaccio dei cirri, dando luogo apiccoli agglomeramenti che man mano aumentano divolume, per poi piombare al suolo.

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tralmente opposta alla direzione dominante dei tempora-li, esse saranno colpite solo di fianco, e si difenderannoscambievolmente, diminuendo così gli effetti dannosi.

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La grandine trova la sua origine nel raffreddamentorapido di una corrente umida e calda che si eleva con ra-pidità; al termine dell’ascensione il vapore acqueo sicondensa sui nuclei formando delle goccioline, piccoliglobuli pieni di acqua e tali rimangono anche se la tem-peratura si abbassa al disotto di zero gradi, cioè si man-tengono allo stato di soprasaturazione.

Si hanno allora quelle formazioni nuvolose a fortesviluppo verticale a guisa di incudine e con gibbositàcome un enorme cavolfiore, che si elevano talvolta dai 5ai 6 mila metri.

Le goccioline tal’altra si ispessiscono fino ad averedimensioni tali, da vincere le correnti ascendenti e quin-di raggiungono il suolo.

Si ritiene che la grandine si formi alle sommità dellenubi temporalesche: cumuli nembi, a contatto dei cirri odei cirro-strati, e al disopra dell’isoterma zero, la qualedurante il periodo caldo si trova nel pomeriggio tra 3mila e 6 mila metri.

Nella zona di soprafusione le gocce di acqua si me-scolano con gli aghi di ghiaccio dei cirri, dando luogo apiccoli agglomeramenti che man mano aumentano divolume, per poi piombare al suolo.

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I chicchi di grandine si riuniscono in masse turbolentidi larghezza non superiore al chilometro. Sono ben visi-bili i turbini che li trascinano in mezzo alle nubi, a guisadi un’enorme colonna bianco giallastra.

* * *

Le difese nei decorsi secoli si riducevano a praticheadoperate per scongiurare preventivamente il pericolodella grandine.

Gli scongiuri, dipendenti da superstizioni popolari oda pregiudizi, si materializzano con l’impiego di oggettie con determinate operazioni dirette ad allontanare la te-muta meteora. E ancora oggi, in alcune zone rurali, sicolloca sui campi di frumento una croce di legno di sali-ce, ad altezze tali che superi i colmi delle piante. Si col-locano sugli alberi che delimitano il podere, frammentidi carbone del ceppo di Natale, o ramoscelli di olivo be-nedetti nella domenica delle palme. Amuleti, talismani,sono largamente impiegati, per allontanare o dissipare inembi grandiniferi.

E quando appaiono all’orizzonte le tetre nubi si met-tono in pratica i mezzi più efficaci, sparando contro lenubi; spesso è il più anziano della famiglia che, adope-rando vecchi tromboni, compie questa pratica ritenutadecisiva. Se pur nondimeno giunge gragnuola in abbon-danza, la colpa risiede nell’aver tardato a sparare. E lastessa colpa si attribuisce al sacrista che all’approssi-marsi del temporale ha tardato a suonare i sacri bronzi:

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I chicchi di grandine si riuniscono in masse turbolentidi larghezza non superiore al chilometro. Sono ben visi-bili i turbini che li trascinano in mezzo alle nubi, a guisadi un’enorme colonna bianco giallastra.

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Le difese nei decorsi secoli si riducevano a praticheadoperate per scongiurare preventivamente il pericolodella grandine.

Gli scongiuri, dipendenti da superstizioni popolari oda pregiudizi, si materializzano con l’impiego di oggettie con determinate operazioni dirette ad allontanare la te-muta meteora. E ancora oggi, in alcune zone rurali, sicolloca sui campi di frumento una croce di legno di sali-ce, ad altezze tali che superi i colmi delle piante. Si col-locano sugli alberi che delimitano il podere, frammentidi carbone del ceppo di Natale, o ramoscelli di olivo be-nedetti nella domenica delle palme. Amuleti, talismani,sono largamente impiegati, per allontanare o dissipare inembi grandiniferi.

E quando appaiono all’orizzonte le tetre nubi si met-tono in pratica i mezzi più efficaci, sparando contro lenubi; spesso è il più anziano della famiglia che, adope-rando vecchi tromboni, compie questa pratica ritenutadecisiva. Se pur nondimeno giunge gragnuola in abbon-danza, la colpa risiede nell’aver tardato a sparare. E lastessa colpa si attribuisce al sacrista che all’approssi-marsi del temporale ha tardato a suonare i sacri bronzi:

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lenti e cadenzati rintocchi, che si diffondono in mezzoallo scrosciare della pioggia e al rumore assordante dellescariche elettriche.

Erodoto ricorda che i Traci durante i temporali tirava-no frecce contro le nubi; lo stesso praticavano i Goti peraiutare gli Dei favorevoli a combattere le Divinità con-trarie.

La costumanza di tirare fucilate verso le nubi grandi-nifere, ha sempre rappresentato il più efficace metodo didifesa.

* * *

Negli ultimi anni del secolo scorso Stier della Siria,propose l’impiego di speciali cannoni, a guisa di grossimortai, con un lungo imbuto in lamiera di ferro. Conuna carica di 200 grammi di polvere nera, si aveva unproiettile gassoso, a forma di toro, animato di grandevelocità di rotazione, ma di debole velocità di traslazio-ne, cosicchè poteva giungere al massimo a poche centi-naia di metri di altezza. Detti cannoni grandinifughi fu-rono largamente impiegati anche in Italia: ma non risul-tarono efficaci e fu abbandonato questo mezzo di prote-zione, anche dopo l’impiego di bombe appositamenteconfezionate e che scoppiavano a quota intorno ai 2000metri. Il più delle volte si sparava all’impazzata, non ap-pena si delineavano nubi temporalesche.

Più tardi vennero impiegati i fucili grandinifughi, iquali lanciavano da 100 a 300 grammi dell’esplosivo

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lenti e cadenzati rintocchi, che si diffondono in mezzoallo scrosciare della pioggia e al rumore assordante dellescariche elettriche.

Erodoto ricorda che i Traci durante i temporali tirava-no frecce contro le nubi; lo stesso praticavano i Goti peraiutare gli Dei favorevoli a combattere le Divinità con-trarie.

La costumanza di tirare fucilate verso le nubi grandi-nifere, ha sempre rappresentato il più efficace metodo didifesa.

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Negli ultimi anni del secolo scorso Stier della Siria,propose l’impiego di speciali cannoni, a guisa di grossimortai, con un lungo imbuto in lamiera di ferro. Conuna carica di 200 grammi di polvere nera, si aveva unproiettile gassoso, a forma di toro, animato di grandevelocità di rotazione, ma di debole velocità di traslazio-ne, cosicchè poteva giungere al massimo a poche centi-naia di metri di altezza. Detti cannoni grandinifughi fu-rono largamente impiegati anche in Italia: ma non risul-tarono efficaci e fu abbandonato questo mezzo di prote-zione, anche dopo l’impiego di bombe appositamenteconfezionate e che scoppiavano a quota intorno ai 2000metri. Il più delle volte si sparava all’impazzata, non ap-pena si delineavano nubi temporalesche.

Più tardi vennero impiegati i fucili grandinifughi, iquali lanciavano da 100 a 300 grammi dell’esplosivo

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cheddite che poteva elevarsi dai 1000 ai 2000 metri.Oggi, sebbene molto perfezionati, i medesimi proce-

dimenti ritornano a far nascere le più floride speranze.Gli odierni perfezionamenti consistono nel fare esplo-

dere nell’interno della nube un proiettile in modo da farcessare immediatamente la soprafusione e di dislocarele correnti ascendenti che mantengono sospesi i piccoligrani. Il segreto del procedimento sta nel fare esplodereil proiettile prima che la grandine si formi o prima cheassuma proporzioni pericolose.

Queste esplosioni debbono verificarsi in determinatezone della formazione nuvolosa e lanciarsi da grandi al-titudini.

Il Ruby da un triennio ha organizzato campagne esti-ve al fine di debellare la grandine, a mezzo di bombelanciate dall’aeroplano sulle formazioni nuvolose.

Trattasi di bombe di modello speciale caricate da 2 a3 chili di cheddite e calcolate in modo che esse esploda-no da 300 a 500 metri al disotto dell’aeroplano.

Una dozzina di bombe esplose nella parte sensibile diuna nube, sono sufficienti per far cessare la soprafusio-ne, lo stato di equilibrio stabile, e dislocare le correntiascendenti.

Ma nel contempo bisogna sparare dal suolo con bom-be di cheddite che possono esplodere a quote elevate.

Sono stati eseguiti esperimenti nei monti Beaujolais(nel distretto di Lione) che formano nell’insieme due al-lineamenti nord-sud distanti da 6 a 10 chm. Nella partebassa e media la cultura della vite è notevolmente svi-

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cheddite che poteva elevarsi dai 1000 ai 2000 metri.Oggi, sebbene molto perfezionati, i medesimi proce-

dimenti ritornano a far nascere le più floride speranze.Gli odierni perfezionamenti consistono nel fare esplo-

dere nell’interno della nube un proiettile in modo da farcessare immediatamente la soprafusione e di dislocarele correnti ascendenti che mantengono sospesi i piccoligrani. Il segreto del procedimento sta nel fare esplodereil proiettile prima che la grandine si formi o prima cheassuma proporzioni pericolose.

Queste esplosioni debbono verificarsi in determinatezone della formazione nuvolosa e lanciarsi da grandi al-titudini.

Il Ruby da un triennio ha organizzato campagne esti-ve al fine di debellare la grandine, a mezzo di bombelanciate dall’aeroplano sulle formazioni nuvolose.

Trattasi di bombe di modello speciale caricate da 2 a3 chili di cheddite e calcolate in modo che esse esploda-no da 300 a 500 metri al disotto dell’aeroplano.

Una dozzina di bombe esplose nella parte sensibile diuna nube, sono sufficienti per far cessare la soprafusio-ne, lo stato di equilibrio stabile, e dislocare le correntiascendenti.

Ma nel contempo bisogna sparare dal suolo con bom-be di cheddite che possono esplodere a quote elevate.

Sono stati eseguiti esperimenti nei monti Beaujolais(nel distretto di Lione) che formano nell’insieme due al-lineamenti nord-sud distanti da 6 a 10 chm. Nella partebassa e media la cultura della vite è notevolmente svi-

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luppata.Dai risultati ottenuti dal 1936 al 1938, secondo le illu-

strazioni fatte dallo stesso Ruby e dall’Allix, sembra chesia stata ben dimostrata l’efficacia del procedimento.

Non riteniamo però che i dati acquisiti siano tali daconsentire la generalizzazione del metodo. Le conclu-sioni forse sono azzardate ed è consigliabile, come delresto pensa anche Wehrlè, di continuare le esperienze sularga scala e concomitanti dettagliate ricerche meteoro-logiche.

* * *

Nei primi anni dell’attuale secolo furono proposte al-tre disposizioni di natura elettrica, la efficacia delle qua-li è ancora dubbia.

I generali Negrier e Beauchamp idearono i «Niagari»costituiti di grandi piloni elevati sulle sommità dellezone da proteggere e rilegate al suolo con un nastro dirame collegato ad una sorgente o ad un pozzo.

Nell’avvicinarsi delle nubi temporalesche si sviluppa-no sul suolo correnti telluriche di polarità contraria aquella delle nubi; e questa elettricità del suolo attiratadalle nubi tende a neutralizzare il campo elettricodell’atmosfera.

Più tardi furono ideati i paragrandini radioattivi. Suun palo di legno di poca altezza, si fissa un isolante cheporta una calotta di porcellana rivestita da sostanze ra-dioattive. Al disopra di questa calotta è situato un disco

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luppata.Dai risultati ottenuti dal 1936 al 1938, secondo le illu-

strazioni fatte dallo stesso Ruby e dall’Allix, sembra chesia stata ben dimostrata l’efficacia del procedimento.

Non riteniamo però che i dati acquisiti siano tali daconsentire la generalizzazione del metodo. Le conclu-sioni forse sono azzardate ed è consigliabile, come delresto pensa anche Wehrlè, di continuare le esperienze sularga scala e concomitanti dettagliate ricerche meteoro-logiche.

* * *

Nei primi anni dell’attuale secolo furono proposte al-tre disposizioni di natura elettrica, la efficacia delle qua-li è ancora dubbia.

I generali Negrier e Beauchamp idearono i «Niagari»costituiti di grandi piloni elevati sulle sommità dellezone da proteggere e rilegate al suolo con un nastro dirame collegato ad una sorgente o ad un pozzo.

Nell’avvicinarsi delle nubi temporalesche si sviluppa-no sul suolo correnti telluriche di polarità contraria aquella delle nubi; e questa elettricità del suolo attiratadalle nubi tende a neutralizzare il campo elettricodell’atmosfera.

Più tardi furono ideati i paragrandini radioattivi. Suun palo di legno di poca altezza, si fissa un isolante cheporta una calotta di porcellana rivestita da sostanze ra-dioattive. Al disopra di questa calotta è situato un disco

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metallico portato a un potenziale positivo elevato; inqueste condizioni gli ioni negativi, provenienti dalla ra-diazione del radio, sono neutralizzati dal disco e gli ionipositivi, sottoposti a un potenziale crescente, sono re-spinti con velocità crescente. Si inizia così una colonnadi aria ascendente e un gran numero di ioni positivi im-pediscono la formazione di chicchi di grandine.

Per ionizzare l’aria si impiegarono anche fucili contubo ricoperto di sostanza radioattiva che veniva portataa temperatura elevata per la combustione della polvere.A siffatta temperatura, la sostanza radioattiva disimpe-gna forte emanazione che crea una grandiosa colonnaconduttrice tra nube e suolo con successiva riduzionedel campo elettrico dell’atmosfera.

Venne anche proposto l’uso di bombe radioattive dalanciarsi dagli aeroplani, e formate da più tubi radioatti-vi, dei quali alcuni, ben profilati, attraversano la nubedall’alto al basso e altri, di forma diversa, venivano tra-sportati dalle correnti turbolenti in modo da ionizzare ilmassimo volume.

* * *

Stanoièvitch emise il proposito di provocare una fortevibrazione aerea all’altezza a cui presumibilmente siformano le nubi grandinifere e a tal uopo bastava attac-care a un cervo volante o a un pallone frenato una fortesirena elettrica che col suo suono grave o acuto avrebbeprodotto nella nube vibrazioni aeree molto più forti di

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metallico portato a un potenziale positivo elevato; inqueste condizioni gli ioni negativi, provenienti dalla ra-diazione del radio, sono neutralizzati dal disco e gli ionipositivi, sottoposti a un potenziale crescente, sono re-spinti con velocità crescente. Si inizia così una colonnadi aria ascendente e un gran numero di ioni positivi im-pediscono la formazione di chicchi di grandine.

Per ionizzare l’aria si impiegarono anche fucili contubo ricoperto di sostanza radioattiva che veniva portataa temperatura elevata per la combustione della polvere.A siffatta temperatura, la sostanza radioattiva disimpe-gna forte emanazione che crea una grandiosa colonnaconduttrice tra nube e suolo con successiva riduzionedel campo elettrico dell’atmosfera.

Venne anche proposto l’uso di bombe radioattive dalanciarsi dagli aeroplani, e formate da più tubi radioatti-vi, dei quali alcuni, ben profilati, attraversano la nubedall’alto al basso e altri, di forma diversa, venivano tra-sportati dalle correnti turbolenti in modo da ionizzare ilmassimo volume.

* * *

Stanoièvitch emise il proposito di provocare una fortevibrazione aerea all’altezza a cui presumibilmente siformano le nubi grandinifere e a tal uopo bastava attac-care a un cervo volante o a un pallone frenato una fortesirena elettrica che col suo suono grave o acuto avrebbeprodotto nella nube vibrazioni aeree molto più forti di

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quelle apportate dalle masse aeriforme lanciate dalla ter-ra. Stanoièvitch riprende ora l’argomento e consiglial’impiego dell’aeroplano, con una efficacia maggiore.Difatti, la rotazione dell’elica nelle nubi stesse e il forterumore provocheranno un’azione più efficace dei meto-di avanti indicati. In tal modo il pilota col suo apparec-chio deve entrare in lotta diretta con la nube grandinife-ra e con pericoli non pochi a causa delle scariche elettri-che e con risultati poco efficaci, poichè vi giunge quan-do la grandine è formata.

Ma l’azione dell’aeroplano la si può ritenere più sicu-ra se è preventiva, cioè se si esplica in tempo per impe-dire la formazione delle nubi grandinifere. E siccometali nubi preferibilmente appaiono in alcune località, ba-sterà in queste istituire un servizio di aeroplani in modoche nelle giornate calde, secche e calme, sollevandosigli aeroplani, possono distruggere la calma degli altistrati atmosferici che sembra costituisca la caratteristicaper la formazione delle perturbazioni grandinifere.

* * *

Le pratiche protettrici contro la grandine non hannoancora raggiunto i desiderati risultati.

La causa prima degli insuccessi risiede nella poca co-noscenza dei fatti meteorologici che nell’alta atmosferapresiedono alla formazione della grandine. Da pochianni la dinamica dell’atmosfera ha affrontato la più lar-ga interpretazione dei fenomeni atmosferici, avvalendo-

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quelle apportate dalle masse aeriforme lanciate dalla ter-ra. Stanoièvitch riprende ora l’argomento e consiglial’impiego dell’aeroplano, con una efficacia maggiore.Difatti, la rotazione dell’elica nelle nubi stesse e il forterumore provocheranno un’azione più efficace dei meto-di avanti indicati. In tal modo il pilota col suo apparec-chio deve entrare in lotta diretta con la nube grandinife-ra e con pericoli non pochi a causa delle scariche elettri-che e con risultati poco efficaci, poichè vi giunge quan-do la grandine è formata.

Ma l’azione dell’aeroplano la si può ritenere più sicu-ra se è preventiva, cioè se si esplica in tempo per impe-dire la formazione delle nubi grandinifere. E siccometali nubi preferibilmente appaiono in alcune località, ba-sterà in queste istituire un servizio di aeroplani in modoche nelle giornate calde, secche e calme, sollevandosigli aeroplani, possono distruggere la calma degli altistrati atmosferici che sembra costituisca la caratteristicaper la formazione delle perturbazioni grandinifere.

* * *

Le pratiche protettrici contro la grandine non hannoancora raggiunto i desiderati risultati.

La causa prima degli insuccessi risiede nella poca co-noscenza dei fatti meteorologici che nell’alta atmosferapresiedono alla formazione della grandine. Da pochianni la dinamica dell’atmosfera ha affrontato la più lar-ga interpretazione dei fenomeni atmosferici, avvalendo-

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si dei dati forniti dai sondaggi alle quote elevate, conmeteorografi installati a bordo di velivoli o trainati dasferici. La struttura termica va seguita nei successivisviluppi durante le fasi che precedono la dannosa me-teora e con ritmo crescente in relazione alla profonditàdella perturbazione.

Nei primi anni del secolo, meteorologi, agricoltori,tecnici, collaborarono per definire l’utilità dei cosidetticannoni grandinifughi; oggi migliorati i mezzi di indagi-ni meteorologiche, perfezionata la tecnica della difesa,si prospetta una nuova più fattiva collaborazione colproposito di collegare i risultati delle esperienze, alcomplesso dei fenomeni meteorologici.

Se ancora non si è riusciti a debellare la dannosa me-teora, la fede nella ricerca scientifica non è diminuita; ele nuove vie aperte dagli appassionati studiosi sarannopercorse con tenacia, con metodi severi e con il control-lo delle esperienze, come tappe verso il raggiungimentodei più sicuri procedimenti di difesa, contro le avversemanifestazioni atmosferiche.

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si dei dati forniti dai sondaggi alle quote elevate, conmeteorografi installati a bordo di velivoli o trainati dasferici. La struttura termica va seguita nei successivisviluppi durante le fasi che precedono la dannosa me-teora e con ritmo crescente in relazione alla profonditàdella perturbazione.

Nei primi anni del secolo, meteorologi, agricoltori,tecnici, collaborarono per definire l’utilità dei cosidetticannoni grandinifughi; oggi migliorati i mezzi di indagi-ni meteorologiche, perfezionata la tecnica della difesa,si prospetta una nuova più fattiva collaborazione colproposito di collegare i risultati delle esperienze, alcomplesso dei fenomeni meteorologici.

Se ancora non si è riusciti a debellare la dannosa me-teora, la fede nella ricerca scientifica non è diminuita; ele nuove vie aperte dagli appassionati studiosi sarannopercorse con tenacia, con metodi severi e con il control-lo delle esperienze, come tappe verso il raggiungimentodei più sicuri procedimenti di difesa, contro le avversemanifestazioni atmosferiche.

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TAV. XIX – Microfotografie di cristalli di neve.

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TAV. XIX – Microfotografie di cristalli di neve.

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TAV. XX – Particolari forme di ghiaccioli.

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TAV. XX – Particolari forme di ghiaccioli.

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TAV. XXI – Osservatorio meteorologico di Iungfraujoch.Anemometro, nov. 1937.

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TAV. XXI – Osservatorio meteorologico di Iungfraujoch.Anemometro, nov. 1937.

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TAV. XXII – Osservatorio meteorologico di Saentis.Sopraelevazione con gli anemometri, 28-XI-1939.

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TAV. XXII – Osservatorio meteorologico di Saentis.Sopraelevazione con gli anemometri, 28-XI-1939.

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C A P ITO L O S E S T O

V IC E N D E D E L L E S TA G IO N I

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C A P ITO L O S E S T O

V IC E N D E D E L L E S TA G IO N I

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LE VARIAZIONI DEL TEMPONELLA STORIA DI ROMA

Al mutare delle stagioni, nelle ore meridiane, alle nu-volette vaganti susseguono cumuli a catena, alimentatida marcate correnti ascendenti; cumuli che si addensanoin forme cineree frastagliate ai bordi: grossi nembi di ra-pido spostamento. Talvolta esse si attardano sulle circo-stanti rigogliose colline, e in file ordinate raggiungonola città arrecando scrosci di pioggia di breve durata.

Fenomeni passeggeri che si risolvono entro pocheore, cosicchè a sera sul limpido cielo si disegnano niti-damente le luccicanti costellazioni.

Fenomeni però alquanto persistenti e tali da nascon-dere spesso i magnifici panorami romani, che si incen-diano con magici riflessi non appena il sole si avvicinaal terso orizzonte.

La frequenza di questi fenomeni fa pensare a rivolgi-menti nella struttura meteorologica dell’atmosfera, amutamenti di stagioni; e gli appassionati ricordi deglianni passati dipingono scene e paesaggi suggestivi, sen-

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LE VARIAZIONI DEL TEMPONELLA STORIA DI ROMA

Al mutare delle stagioni, nelle ore meridiane, alle nu-volette vaganti susseguono cumuli a catena, alimentatida marcate correnti ascendenti; cumuli che si addensanoin forme cineree frastagliate ai bordi: grossi nembi di ra-pido spostamento. Talvolta esse si attardano sulle circo-stanti rigogliose colline, e in file ordinate raggiungonola città arrecando scrosci di pioggia di breve durata.

Fenomeni passeggeri che si risolvono entro pocheore, cosicchè a sera sul limpido cielo si disegnano niti-damente le luccicanti costellazioni.

Fenomeni però alquanto persistenti e tali da nascon-dere spesso i magnifici panorami romani, che si incen-diano con magici riflessi non appena il sole si avvicinaal terso orizzonte.

La frequenza di questi fenomeni fa pensare a rivolgi-menti nella struttura meteorologica dell’atmosfera, amutamenti di stagioni; e gli appassionati ricordi deglianni passati dipingono scene e paesaggi suggestivi, sen-

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za improvvise variazioni del tempo.Ed anche le epoche storiche, specie quelle affini alle

gloriose affermazioni della civiltà latina, a seconda dellagrandiosità dei fatti, spesso sono associate a spiccata re-golarità dei fenomeni atmosferici.

Ma viene di domandarsi: le condizioni climatiche diRoma sfolgorante nel fervore delle opere di Cesare, nel-la luce della civiltà di Augusto, erano molto diverse diquanto oggi constatiamo.

* * *

Estremamente difficile si presenta la trattazione di unsiffatto argomento, perchè allora non si avevano stru-menti meteorologici, portato delle epoche moderne, equindi mancano i diretti elementi per la determinazionedel clima.

I Romani erano acuti osservatori ed anche i fenomeniatmosferici venivano seguiti nelle diverse evoluzioni,come attestano le descrizioni lasciateci; però mancanodelle cronache complete, attraverso le quali potrebberotrarsi i dati fondamentali per formulare una adeguatastatistica da compararsi, anche grossolanamente, a quel-la che oggi siamo abituati ad elaborare.

Soltanto i fatti eccezionali richiamarono l’attenzionedegli scrittori o dei poeti ma senza continuità, poichè ditali fatti gli scrittori si servivano spesso per illustraremaggiormente l’opera di cittadini di grido, di guerrieri,ed i poeti li utilizzarono più che altro come scenario del-

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za improvvise variazioni del tempo.Ed anche le epoche storiche, specie quelle affini alle

gloriose affermazioni della civiltà latina, a seconda dellagrandiosità dei fatti, spesso sono associate a spiccata re-golarità dei fenomeni atmosferici.

Ma viene di domandarsi: le condizioni climatiche diRoma sfolgorante nel fervore delle opere di Cesare, nel-la luce della civiltà di Augusto, erano molto diverse diquanto oggi constatiamo.

* * *

Estremamente difficile si presenta la trattazione di unsiffatto argomento, perchè allora non si avevano stru-menti meteorologici, portato delle epoche moderne, equindi mancano i diretti elementi per la determinazionedel clima.

I Romani erano acuti osservatori ed anche i fenomeniatmosferici venivano seguiti nelle diverse evoluzioni,come attestano le descrizioni lasciateci; però mancanodelle cronache complete, attraverso le quali potrebberotrarsi i dati fondamentali per formulare una adeguatastatistica da compararsi, anche grossolanamente, a quel-la che oggi siamo abituati ad elaborare.

Soltanto i fatti eccezionali richiamarono l’attenzionedegli scrittori o dei poeti ma senza continuità, poichè ditali fatti gli scrittori si servivano spesso per illustraremaggiormente l’opera di cittadini di grido, di guerrieri,ed i poeti li utilizzarono più che altro come scenario del-

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le produzioni della loro fervida fantasia. Più largo postotrovarono invece le interpretazioni dei fatti naturali, conintendimenti che potrebbero chiamarsi positivi e in uncerto senso scientifici ed un’ampia documentazione sto-rica può fare comprendere il continuo lavorìo intellet-tuale per adattare i fatti osservati alle idee materialisti-che da una parte, e alle concezioni di carattere sopranna-turale e superstizioso dall’altra.

Pur nondimeno, entro larghi limiti si può prospettarel’andamento annuale dei fenomeni atmosferici in queigloriosi tempi, in cui il Fascio del Littorio, era, comeoggi, simbolo di progresso e di attività.

* * *

Da Plinio apprendiamo che nell’epoca romana, le sta-gioni meteorologiche non avevano esattamente princi-pio agli equinozii e ai solstizii, ma si protraevano spessoper alcuni giorni, mantenendo il tempo invariabile.

I venti più freddi erano quelli di tramontana ed essiscacciavano le nubi. Ed oggi possiamo ripetere lo stes-so, poichè le limpide giornate si hanno appunto con lafrizzante tramontana.

Durante il periodo invernale i Romani non arrestava-no la navigazione, anzi cercavano di intensificarla poi-chè allora si era più sicuri di non essere disturbati daicorsari e sfidavano le tempeste con maggiore tranquilli-tà che non le insidie dei pericolosi assalitori.

Ciò sta a provare come i naviganti di allora ben sa-

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le produzioni della loro fervida fantasia. Più largo postotrovarono invece le interpretazioni dei fatti naturali, conintendimenti che potrebbero chiamarsi positivi e in uncerto senso scientifici ed un’ampia documentazione sto-rica può fare comprendere il continuo lavorìo intellet-tuale per adattare i fatti osservati alle idee materialisti-che da una parte, e alle concezioni di carattere sopranna-turale e superstizioso dall’altra.

Pur nondimeno, entro larghi limiti si può prospettarel’andamento annuale dei fenomeni atmosferici in queigloriosi tempi, in cui il Fascio del Littorio, era, comeoggi, simbolo di progresso e di attività.

* * *

Da Plinio apprendiamo che nell’epoca romana, le sta-gioni meteorologiche non avevano esattamente princi-pio agli equinozii e ai solstizii, ma si protraevano spessoper alcuni giorni, mantenendo il tempo invariabile.

I venti più freddi erano quelli di tramontana ed essiscacciavano le nubi. Ed oggi possiamo ripetere lo stes-so, poichè le limpide giornate si hanno appunto con lafrizzante tramontana.

Durante il periodo invernale i Romani non arrestava-no la navigazione, anzi cercavano di intensificarla poi-chè allora si era più sicuri di non essere disturbati daicorsari e sfidavano le tempeste con maggiore tranquilli-tà che non le insidie dei pericolosi assalitori.

Ciò sta a provare come i naviganti di allora ben sa-

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pessero dirigere i battelli anche durante le furiose fasidelle perturbazioni atmosferiche.

Verso la metà di febbraio, sappiamo da Plinio, le rigi-de temperature si alternavamo, ma talvolta bisognava at-tendere la fine del mese pel raddolcimento dell’aria,condizione favorevole per l’arrivo delle rondini.

Simile andamento riscontriamo oggi, ed invero aRoma il febbraio, e talvolta marzo, è di estrema variabi-lità: i rigori invernali si attenuano con prematuri tepori,ma alla fine del mese normalmente il periodo burrasco-so è tramontato.

Tornava la primavera, la stagione propizia alla rina-scita della vegetazione, ed essa si protraeva fino a mag-gio. Ed anche oggi i campi fioriti e le olezzanti cultureimbalsamano l’aria di odorose aure, irrorate da alternatiacquazzoni.

* * *

Un fatto che ci conferma l’identicità del clima attualecon quello dell’epoca romana, riguarda l’identica circo-lazione atmosferica quale ci si presenta con i venti do-minanti.

Le correnti aeree sintetizzano i caratteri climatici diuna regione, poichè esse, a seconda della regione dadove provengono, apportano masse di aria fredda o diaria calda, umida o secca.

Verso gli idi di febbraio sorgeva il Favonio (vento traponente e libeccio) e durava fino agli idi di maggio;

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pessero dirigere i battelli anche durante le furiose fasidelle perturbazioni atmosferiche.

Verso la metà di febbraio, sappiamo da Plinio, le rigi-de temperature si alternavamo, ma talvolta bisognava at-tendere la fine del mese pel raddolcimento dell’aria,condizione favorevole per l’arrivo delle rondini.

Simile andamento riscontriamo oggi, ed invero aRoma il febbraio, e talvolta marzo, è di estrema variabi-lità: i rigori invernali si attenuano con prematuri tepori,ma alla fine del mese normalmente il periodo burrasco-so è tramontato.

Tornava la primavera, la stagione propizia alla rina-scita della vegetazione, ed essa si protraeva fino a mag-gio. Ed anche oggi i campi fioriti e le olezzanti cultureimbalsamano l’aria di odorose aure, irrorate da alternatiacquazzoni.

* * *

Un fatto che ci conferma l’identicità del clima attualecon quello dell’epoca romana, riguarda l’identica circo-lazione atmosferica quale ci si presenta con i venti do-minanti.

Le correnti aeree sintetizzano i caratteri climatici diuna regione, poichè esse, a seconda della regione dadove provengono, apportano masse di aria fredda o diaria calda, umida o secca.

Verso gli idi di febbraio sorgeva il Favonio (vento traponente e libeccio) e durava fino agli idi di maggio;

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dopo subentrava il subsolano (vento tra levante e sciroc-co) a cui succedeva l’austro (vento da sud). Nell’estatecentrale si levava il borea (tra tramontana e greco), poitornava l’austro verso l’equinozio di autunno e, final-mente, l’inverno, dominato da correnti boreali assai piùimpetuose da quelle estive.

Le nubi si addensavano sull’appennino e non di radole vette si illuminavano con rumoreggianti temporali. Etutt’oggi vediamo sui colli laziali elaborarsi quelle ma-gnifiche galoppate di cumuli, di nembi che si dissolvonoin piogge benefiche alle ubertose campagne.

Nei periodi invernale e primaverile, i venti intornosud apportano piogge, spesso rovesci, inondando estesepianure.

Raramente viene ricordato il vento di levante, e ancheoggi, attraverso le secolari statistiche, risultano moltorare le correnti di tale direzione, e ciò a causa dell’osta-colo opposto dalla circostante orografia.

* * *

E tale conoscenza dei venti era allora ritenuta indi-spensabile per la navigazione marittima la quale, pur di-minuendo di attività nel periodo invernale, a causa delletempeste disastrose che schiantavano le impareggiabilinavi alessandrine, navi onerarie al servizio dell’Urbe,trovava nelle correnti aeree gli alleati più sicuri per rag-giungere la mèta.

Una vera e propria linea da Cesarea a Puteoli, percor-

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dopo subentrava il subsolano (vento tra levante e sciroc-co) a cui succedeva l’austro (vento da sud). Nell’estatecentrale si levava il borea (tra tramontana e greco), poitornava l’austro verso l’equinozio di autunno e, final-mente, l’inverno, dominato da correnti boreali assai piùimpetuose da quelle estive.

Le nubi si addensavano sull’appennino e non di radole vette si illuminavano con rumoreggianti temporali. Etutt’oggi vediamo sui colli laziali elaborarsi quelle ma-gnifiche galoppate di cumuli, di nembi che si dissolvonoin piogge benefiche alle ubertose campagne.

Nei periodi invernale e primaverile, i venti intornosud apportano piogge, spesso rovesci, inondando estesepianure.

Raramente viene ricordato il vento di levante, e ancheoggi, attraverso le secolari statistiche, risultano moltorare le correnti di tale direzione, e ciò a causa dell’osta-colo opposto dalla circostante orografia.

* * *

E tale conoscenza dei venti era allora ritenuta indi-spensabile per la navigazione marittima la quale, pur di-minuendo di attività nel periodo invernale, a causa delletempeste disastrose che schiantavano le impareggiabilinavi alessandrine, navi onerarie al servizio dell’Urbe,trovava nelle correnti aeree gli alleati più sicuri per rag-giungere la mèta.

Una vera e propria linea da Cesarea a Puteoli, percor-

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sa dalle grandi navi alessandrine, collegava il cuoredell’Impero all’estremo confine orientale.

Gli agili velieri navigavano sempre con le supparespiegate e col grande stendardo di Cesare che sventola-va in cima all’albero maestro.

Le tempeste venivano osservate principalmente nelladirezione maestrale – scirocco, e la costa tirrenica, comeoggi, era molto sconvolta dalle libecciate persistenti.

Nel complesso le condizioni generali del tempo nonerano allora in gran parte diverse dalle attuali. Però, inbase alle notizie che ci pervengono dagli scrittori, nonpossiamo precisare le oscillazioni climatiche che ad in-tervalli venivano segnalate come perturbatori non desi-derati, nei festosi conviti e nelle ricorrenze di manifesta-zioni storiche; oscillazioni climatiche da un annoall’altro, che oggi siamo in grado di precisare attraversole segnalazioni strumentali ormai largamente impiegate.

Il clima delle nostre latitudini non può ritenersi co-stante: ritardi di stagioni, precipitazioni irregolari, pos-sono alternarsi con rigorosi inverni e caldure estive.

Trattasi di fluttuazioni climatiche periodiche relegatea cicli astronomici e che praticamente si presentano condistribuzioni barometriche diverse dal normale.

Fluttuazioni che più studiosi hanno già messo in rela-zione con i movimenti degli astri, rivestendo con rigoro-se ricerche quanto le epoche decorse ci hanno trasmessosotto forma di credenza popolare fondata, in modo parti-colare, sull’azione che il satellite della Terra ha sulleanomalie del tempo.

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sa dalle grandi navi alessandrine, collegava il cuoredell’Impero all’estremo confine orientale.

Gli agili velieri navigavano sempre con le supparespiegate e col grande stendardo di Cesare che sventola-va in cima all’albero maestro.

Le tempeste venivano osservate principalmente nelladirezione maestrale – scirocco, e la costa tirrenica, comeoggi, era molto sconvolta dalle libecciate persistenti.

Nel complesso le condizioni generali del tempo nonerano allora in gran parte diverse dalle attuali. Però, inbase alle notizie che ci pervengono dagli scrittori, nonpossiamo precisare le oscillazioni climatiche che ad in-tervalli venivano segnalate come perturbatori non desi-derati, nei festosi conviti e nelle ricorrenze di manifesta-zioni storiche; oscillazioni climatiche da un annoall’altro, che oggi siamo in grado di precisare attraversole segnalazioni strumentali ormai largamente impiegate.

Il clima delle nostre latitudini non può ritenersi co-stante: ritardi di stagioni, precipitazioni irregolari, pos-sono alternarsi con rigorosi inverni e caldure estive.

Trattasi di fluttuazioni climatiche periodiche relegatea cicli astronomici e che praticamente si presentano condistribuzioni barometriche diverse dal normale.

Fluttuazioni che più studiosi hanno già messo in rela-zione con i movimenti degli astri, rivestendo con rigoro-se ricerche quanto le epoche decorse ci hanno trasmessosotto forma di credenza popolare fondata, in modo parti-colare, sull’azione che il satellite della Terra ha sulleanomalie del tempo.

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Risultati che possono inquadrarsi nelle attuali cono-scenze scientifiche, poichè alcuni pensano che la preva-lenza di determinate condizioni bariche, risental’influenza dell’argenteo astro serotino che spesso sci-vola sul cielo tappezzato da strati plumbei e da nuvolerotondeggianti.

* * *

Ma siffatte irregolarità guardate a lunga distanza dianni ci appaiono attutite e la mitezza del clima mediter-raneo si afferma la base della civiltà latina la cui luce ir-radiò e irradierà sempre tutto il mondo.

I pini con alti tronchi e con dense chiome di foglieaciculari, anche oggi, come ai tempi di Roma antica, or-nano i luoghi più pittoreschi.

I prati, i pascoli, anche oggi si riempiono di una enor-me quantità di piante erbacee e suffruticose e di piantebulbose, e la bellezza di fiori, vere gemme della floraromana, fa corona alle feraci graminacee.

I perlacei grappoli che si indorano alle prime luci sonsacrificati a Dioniso alle medesime date attuali tra il 22settembre e il 15 ottobre. I narcisi, i tulipani e i candidigrappoli degli asfodeli, graziosi fiori tutti che si ergonosul tappeto verde delle erbe più umili, continuano a ral-legrare i luminosi giardini che circondano l’Urbe rinataa nuovi fasti.

Il leandro e il mirto anch’oggi cingono le opere gran-diose che il Fascismo eleva a ricordo della nuova fase di

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Risultati che possono inquadrarsi nelle attuali cono-scenze scientifiche, poichè alcuni pensano che la preva-lenza di determinate condizioni bariche, risental’influenza dell’argenteo astro serotino che spesso sci-vola sul cielo tappezzato da strati plumbei e da nuvolerotondeggianti.

* * *

Ma siffatte irregolarità guardate a lunga distanza dianni ci appaiono attutite e la mitezza del clima mediter-raneo si afferma la base della civiltà latina la cui luce ir-radiò e irradierà sempre tutto il mondo.

I pini con alti tronchi e con dense chiome di foglieaciculari, anche oggi, come ai tempi di Roma antica, or-nano i luoghi più pittoreschi.

I prati, i pascoli, anche oggi si riempiono di una enor-me quantità di piante erbacee e suffruticose e di piantebulbose, e la bellezza di fiori, vere gemme della floraromana, fa corona alle feraci graminacee.

I perlacei grappoli che si indorano alle prime luci sonsacrificati a Dioniso alle medesime date attuali tra il 22settembre e il 15 ottobre. I narcisi, i tulipani e i candidigrappoli degli asfodeli, graziosi fiori tutti che si ergonosul tappeto verde delle erbe più umili, continuano a ral-legrare i luminosi giardini che circondano l’Urbe rinataa nuovi fasti.

Il leandro e il mirto anch’oggi cingono le opere gran-diose che il Fascismo eleva a ricordo della nuova fase di

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attività sociale che la Storia ha già immortalato.E l’alloro, con le magnifiche impalcature di denso fo-

gliame ombreggia sui larghi viali e orna con le robustefoglie, con i robusti virgulti, le fronti dei Littoriali, aral-di di impareggiabile bellezza della nuova epopea eroicache sorge nei solchi tracciati dai nostri padri sulle uber-tose rive del Tirreno.

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attività sociale che la Storia ha già immortalato.E l’alloro, con le magnifiche impalcature di denso fo-

gliame ombreggia sui larghi viali e orna con le robustefoglie, con i robusti virgulti, le fronti dei Littoriali, aral-di di impareggiabile bellezza della nuova epopea eroicache sorge nei solchi tracciati dai nostri padri sulle uber-tose rive del Tirreno.

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TAV. XXIII. – Nevicata ghiacciata a Roma.

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TAV. XXIII. – Nevicata ghiacciata a Roma.

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TAV. XXIV – Ghiacciate al suolo.

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TAV. XXIV – Ghiacciate al suolo.

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ALBORI Dl PRIMAVERA

La primavera, stagione della quiete celeste, simboleg-giata da Pallade Atena o dalla dea italica Minerva, su-bentra dopo un periodo di burrasche, gelate, di procelleminacciose, di temporali, di acquazzoni. Sull’atmosferatrasparente, limpida si specchia il suolo ammantato inluminosi prati di verde smeraldo, tappezzati da miriadidi calici profumati ed ondeggianti ai delicati soffi deizefiri. E ghirlande e ceste di fiori adornano la dea Florache troneggia in un tripudio di luci.

Sui magnifici tempii dell’Aventino, del Celionell’Epopea dell’Impero Romano, gioiose feste dei cin-que giorni, i quinquatrus, il 21 marzo annunciavanol’arrivo della bella stagione.

E anche oggi nella rinnovata epopea romana, dagli in-cantevoli colli che cingono l’Urbe, si ripetono le laudialle floride terre elaboratrici delle lussureggianti messi,al luminoso azzurro della volta celeste che al vespero sitrasforma in magico manto trapuntato da luccicanti stel-le.

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ALBORI Dl PRIMAVERA

La primavera, stagione della quiete celeste, simboleg-giata da Pallade Atena o dalla dea italica Minerva, su-bentra dopo un periodo di burrasche, gelate, di procelleminacciose, di temporali, di acquazzoni. Sull’atmosferatrasparente, limpida si specchia il suolo ammantato inluminosi prati di verde smeraldo, tappezzati da miriadidi calici profumati ed ondeggianti ai delicati soffi deizefiri. E ghirlande e ceste di fiori adornano la dea Florache troneggia in un tripudio di luci.

Sui magnifici tempii dell’Aventino, del Celionell’Epopea dell’Impero Romano, gioiose feste dei cin-que giorni, i quinquatrus, il 21 marzo annunciavanol’arrivo della bella stagione.

E anche oggi nella rinnovata epopea romana, dagli in-cantevoli colli che cingono l’Urbe, si ripetono le laudialle floride terre elaboratrici delle lussureggianti messi,al luminoso azzurro della volta celeste che al vespero sitrasforma in magico manto trapuntato da luccicanti stel-le.

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Non sempre i fenomeni meteorologici si adattano amutare le procellose manifestazioni a data fissa; e spes-so piogge tardive irroravano le are dei templi e irati ven-ti sospingevano ammassi di nubi tetre, di strati compattiplumbei all’equinozio di primavera, alla entrata decisadel sole nell’emisfero boreale.

* * *

Fatti che si rinnovano senza norme fisse e da un annoall’altro la successione dei fenomeni avviene in modoapparentemente disordinato, perchè molteplici sono lecause che regolano le agitazioni dell’atmosfera. E talicontrasti appaiono più distinti, se si considerano quegliaggruppamenti trimestrali, stagioni meteorologiche, chehanno inizio e fine rispettivamente col primo e conl’ultimo giorno dei mesi estremi.

Con una certa larghezza e per indagini statistiche escientifiche, la suddivisione anzidetta è utile, ma ai finipratici non corrisponde affatto, perchè non si tiene contodei numerosi fenomeni che si evolvono nell’atmosfera eche costituiscono il cosidetto stato del tempo: frequenzedi piogge, annuvolamenti, temporali, venti forti, ecc., uncomplesso di fatti meteorologici che operano diretta-mente su ogni manifestazione della nostra attività. Sif-fatti fenomeni sono regolati da leggi del tutto diverse daquelle degli astri; e quindi non può pensarsi ad una cor-rispondenza ben netta con le stagioni astronomiche.

Acquazzoni, talvolta persistenti, e luminose serenità,

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Non sempre i fenomeni meteorologici si adattano amutare le procellose manifestazioni a data fissa; e spes-so piogge tardive irroravano le are dei templi e irati ven-ti sospingevano ammassi di nubi tetre, di strati compattiplumbei all’equinozio di primavera, alla entrata decisadel sole nell’emisfero boreale.

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Fatti che si rinnovano senza norme fisse e da un annoall’altro la successione dei fenomeni avviene in modoapparentemente disordinato, perchè molteplici sono lecause che regolano le agitazioni dell’atmosfera. E talicontrasti appaiono più distinti, se si considerano quegliaggruppamenti trimestrali, stagioni meteorologiche, chehanno inizio e fine rispettivamente col primo e conl’ultimo giorno dei mesi estremi.

Con una certa larghezza e per indagini statistiche escientifiche, la suddivisione anzidetta è utile, ma ai finipratici non corrisponde affatto, perchè non si tiene contodei numerosi fenomeni che si evolvono nell’atmosfera eche costituiscono il cosidetto stato del tempo: frequenzedi piogge, annuvolamenti, temporali, venti forti, ecc., uncomplesso di fatti meteorologici che operano diretta-mente su ogni manifestazione della nostra attività. Sif-fatti fenomeni sono regolati da leggi del tutto diverse daquelle degli astri; e quindi non può pensarsi ad una cor-rispondenza ben netta con le stagioni astronomiche.

Acquazzoni, talvolta persistenti, e luminose serenità,

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si avvicendano tanto ai solstizi quanto agli equinozi, econ variazioni improvvise, spostate anche di parecchigiorni, in annate assai vicine.

* * *

Le stagioni meteorologiche presentano inoltre caratte-ri diversi da regione a regione, specialmente se il paeseconsiderato è molto sviluppato in latitudine o in longitu-dine. Così nella Penisola Italica le stagioni meteorologi-che si svolgono sulle regioni settentrionali in modo di-verso da quanto si verifica sulle regioni meridionali. Di-fatti, nelle provincie peninsulari, ed in Sicilia, la prima-vera segna l’inizio del bel tempo: limitazione delle piog-ge, talvolta mancanza assoluta per più decadi, serenitàintensa, e frequente. Sulle regioni settentrionali invecele piogge sono più frequenti di quelle notate nell’inver-no; e anzi, nella distribuzione annuale vengono a rap-presentare il massimo sul Piemonte e sulla Lombardia.

Anche sull’Emilia e sul Veneto non mancano le piog-ge nella primavera, ma esse nel complesso formano untotale inferiore a quanto si constata in autunno.

Quindi mutazioni continue di tempo che si diradanoall’approssimarsi dell’estate. Però, dovunque, nella pri-mavera la mite temperatura e le piogge facilitano le ma-gnifiche fioriture, dalle varie tinte, sulle alberature erettea guisa di incantevoli festoni, e profumi delicati, delizio-si, si diffondono nella tersa atmosfera.

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si avvicendano tanto ai solstizi quanto agli equinozi, econ variazioni improvvise, spostate anche di parecchigiorni, in annate assai vicine.

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Le stagioni meteorologiche presentano inoltre caratte-ri diversi da regione a regione, specialmente se il paeseconsiderato è molto sviluppato in latitudine o in longitu-dine. Così nella Penisola Italica le stagioni meteorologi-che si svolgono sulle regioni settentrionali in modo di-verso da quanto si verifica sulle regioni meridionali. Di-fatti, nelle provincie peninsulari, ed in Sicilia, la prima-vera segna l’inizio del bel tempo: limitazione delle piog-ge, talvolta mancanza assoluta per più decadi, serenitàintensa, e frequente. Sulle regioni settentrionali invecele piogge sono più frequenti di quelle notate nell’inver-no; e anzi, nella distribuzione annuale vengono a rap-presentare il massimo sul Piemonte e sulla Lombardia.

Anche sull’Emilia e sul Veneto non mancano le piog-ge nella primavera, ma esse nel complesso formano untotale inferiore a quanto si constata in autunno.

Quindi mutazioni continue di tempo che si diradanoall’approssimarsi dell’estate. Però, dovunque, nella pri-mavera la mite temperatura e le piogge facilitano le ma-gnifiche fioriture, dalle varie tinte, sulle alberature erettea guisa di incantevoli festoni, e profumi delicati, delizio-si, si diffondono nella tersa atmosfera.

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TAV. XXV – Microfotografie del ghiaccio.

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TAV. XXV – Microfotografie del ghiaccio.

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TAV. XXVI – Sopra: L’Etna ammantata di neve. – Sotto:nevicata e ghiacciata a Pisa.

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TAV. XXVI – Sopra: L’Etna ammantata di neve. – Sotto:nevicata e ghiacciata a Pisa.

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* * *

Di solito il transito dall’inverno alla primavera si ef-fettua da noi nel mese di marzo; e le alternative di ariafrizzante con dolci tepori, rendono molto instabili lecondizioni generali del tempo, cosicchè il marzo è anno-verato fra i mesi più variabili.

Ma talora le notevoli condizioni del tempo si attarda-no nel ritmo regolare dei fenomeni e non è facile distin-guere la causa prima di questo stato di cose, perchè sonotali e tante le mutue influenze dei diversi fenomeni me-teorologici che non sempre riesce chiaro quel complessodi fattori che definiscono lo stato del tempo.

Nel linguaggio tecnico è presto trovata la colleganzadei fenomeni attuali, e difatti le distribuzioni sinottichebarometriche segnalano particolari disposizioni: ampiezone di alta pressione sulle regioni nordiche dell’Euro-pa, basse pressioni sulle regioni centrali e livellamentipoco accentuati sulle meridionali, afflusso persistente dimasse di aria continentale raffreddate per la continua ir-radiazione dovuta alla serenità continuata; controbilan-cio di masse di aria tropicale, ma poco intenso. Avvici-namento delle due diverse masse, ma in intimo connu-bio e quindi con profonde discontinuità fomentatrici diconvulsioni atmosferiche (Tav. XXVIII).

Tutto ciò è conforme alla particolare situazione crea-tasi con le posizioni di quelle estese aree di alta e di bas-sa pressione denominate centri di azione.

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Di solito il transito dall’inverno alla primavera si ef-fettua da noi nel mese di marzo; e le alternative di ariafrizzante con dolci tepori, rendono molto instabili lecondizioni generali del tempo, cosicchè il marzo è anno-verato fra i mesi più variabili.

Ma talora le notevoli condizioni del tempo si attarda-no nel ritmo regolare dei fenomeni e non è facile distin-guere la causa prima di questo stato di cose, perchè sonotali e tante le mutue influenze dei diversi fenomeni me-teorologici che non sempre riesce chiaro quel complessodi fattori che definiscono lo stato del tempo.

Nel linguaggio tecnico è presto trovata la colleganzadei fenomeni attuali, e difatti le distribuzioni sinottichebarometriche segnalano particolari disposizioni: ampiezone di alta pressione sulle regioni nordiche dell’Euro-pa, basse pressioni sulle regioni centrali e livellamentipoco accentuati sulle meridionali, afflusso persistente dimasse di aria continentale raffreddate per la continua ir-radiazione dovuta alla serenità continuata; controbilan-cio di masse di aria tropicale, ma poco intenso. Avvici-namento delle due diverse masse, ma in intimo connu-bio e quindi con profonde discontinuità fomentatrici diconvulsioni atmosferiche (Tav. XXVIII).

Tutto ciò è conforme alla particolare situazione crea-tasi con le posizioni di quelle estese aree di alta e di bas-sa pressione denominate centri di azione.

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* * *

Le situazioni del tempo nelle diverse parti del globosono intimamente collegate e le perturbazioni che si ma-nifestano in alcune regioni man mano si spostano, gui-date quasi da queste zone di alta pressione, i regolatoridi ogni attività meteorologica.

Le carte sinottiche che ormai si estendono a quasi tut-ta l’Europa, gran parte dell’Oceano e congiungono ilcontinente americano coll’Asia, segnalano i continuispostamenti di detti centri di azione, e difatti attraverso icosidetti nuclei di variazione barometrica, si seguononettamente le trasformazioni delle varie perturbazioni.

Pel Mediterraneo presentano notevole importanza learee anticiclonali delle Azzorre e del continente Russo-Asiatico, inquantochè dalla posizione che esse occupanodipende l’elaborazione di qualsiasi manifestazione me-teorologica.

Se le alte pressioni soggiornano in tutta l’Europa set-tentrionale, cioè le due aree di alta pressione raggiungo-no elevate latitudini, le correnti del nord si dirigono ver-so latitudini più basse e in contrapposto correnti meri-dionali, generano perturbazioni senza il ristabilimentodelle condizioni normali.

Siffatti perturbamenti sono più frequenti in corrispon-denza dell’abbondanza di macchie che coprono la su-perficie del sole.

In prossimità del massimo di attività del sole,l’immenso campo magnetico, elettrico, acquista ed

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Le situazioni del tempo nelle diverse parti del globosono intimamente collegate e le perturbazioni che si ma-nifestano in alcune regioni man mano si spostano, gui-date quasi da queste zone di alta pressione, i regolatoridi ogni attività meteorologica.

Le carte sinottiche che ormai si estendono a quasi tut-ta l’Europa, gran parte dell’Oceano e congiungono ilcontinente americano coll’Asia, segnalano i continuispostamenti di detti centri di azione, e difatti attraverso icosidetti nuclei di variazione barometrica, si seguononettamente le trasformazioni delle varie perturbazioni.

Pel Mediterraneo presentano notevole importanza learee anticiclonali delle Azzorre e del continente Russo-Asiatico, inquantochè dalla posizione che esse occupanodipende l’elaborazione di qualsiasi manifestazione me-teorologica.

Se le alte pressioni soggiornano in tutta l’Europa set-tentrionale, cioè le due aree di alta pressione raggiungo-no elevate latitudini, le correnti del nord si dirigono ver-so latitudini più basse e in contrapposto correnti meri-dionali, generano perturbazioni senza il ristabilimentodelle condizioni normali.

Siffatti perturbamenti sono più frequenti in corrispon-denza dell’abbondanza di macchie che coprono la su-perficie del sole.

In prossimità del massimo di attività del sole,l’immenso campo magnetico, elettrico, acquista ed

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emette energie notevoli, e tuttociò dovrà ripercuotersinelle manifestazioni che si presentano nell’atmosferache avvolge il nostro globo.

* * *

Ben poco sappiamo della correlazione fra i fenomenisolari e i fenomeni atmosferici, poichè quanto osservia-mo dalla superficie del globo, ci appare perturbato dalladiversa orografia, idrografia, dai continenti, dagli ocea-ni, dai mari.

L’intensificata esplorazione dell’alta atmosfera fasperare un progresso notevole sull’interpretazione deifatti atmosferici. Già conosciamo le caratteristiche delledue grandi zone nelle quali per comodità di studio si èdistinta l’intera atmosfera. La troposfera, ove la tempe-ratura varia notevolmente con l’aumentare dell’altezza,mentre orizzontalmente è poco diversa, con abbondanzadi vapore acqueo e venti di velocità gradatamente cre-scenti con la quota. La stratosfera con temperatura quasicostante alle diverse altezze è, invece, con variazionitermiche marcate da luogo a luogo e anche nello stessoposto da un giorno all’altro.

Le perturbazioni della troposfera si estendono fino adieci chilometri di altezza, però non penetrano neglistrati successivi che formano la stratosfera.

Ma anche in questi strati elevati si elaborano delleperturbazioni, perchè vi è una zona di discontinuità, in-torno ai 30 gradi di latitudine, considerando una altezza

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emette energie notevoli, e tuttociò dovrà ripercuotersinelle manifestazioni che si presentano nell’atmosferache avvolge il nostro globo.

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Ben poco sappiamo della correlazione fra i fenomenisolari e i fenomeni atmosferici, poichè quanto osservia-mo dalla superficie del globo, ci appare perturbato dalladiversa orografia, idrografia, dai continenti, dagli ocea-ni, dai mari.

L’intensificata esplorazione dell’alta atmosfera fasperare un progresso notevole sull’interpretazione deifatti atmosferici. Già conosciamo le caratteristiche delledue grandi zone nelle quali per comodità di studio si èdistinta l’intera atmosfera. La troposfera, ove la tempe-ratura varia notevolmente con l’aumentare dell’altezza,mentre orizzontalmente è poco diversa, con abbondanzadi vapore acqueo e venti di velocità gradatamente cre-scenti con la quota. La stratosfera con temperatura quasicostante alle diverse altezze è, invece, con variazionitermiche marcate da luogo a luogo e anche nello stessoposto da un giorno all’altro.

Le perturbazioni della troposfera si estendono fino adieci chilometri di altezza, però non penetrano neglistrati successivi che formano la stratosfera.

Ma anche in questi strati elevati si elaborano delleperturbazioni, perchè vi è una zona di discontinuità, in-torno ai 30 gradi di latitudine, considerando una altezza

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ovunque di 16 chilometri: trattasi di un fronte che, inopposizione a quello polare, possiamo denominareequatoriale. Le perturbazioni sono di altra natura, senzail corteo di ammassi nuvolosi, ma non meno profonde edotate di notevole spostamento.

Non devesi quindi ritenere la stratosfera come unazona perfettamente calma; anzi si pensa che vi sia unainterdipendenza tra le perturbazioni della stratosfera e lemodificazioni del tempo che si osservano negli stratidell’atmosfera più vicini al suolo. Durante il periododella massima attività solare le perturbazioni presentanomaggiori irregolarità; e forse una più particolare e conti-nua esplorazione delle alte quote potrà perfezionare lenostre conoscenze al riguardo.

* * *

Le manifestazioni meteorologiche in grande stile inte-ressano contemporaneamente gran parte del nostro glo-bo; ma di esse non sappiamo l’entità nelle varie zone,perchè le stazioni meteorologiche installate nei diversipaesi non sono molte. I convegni internazionali meteo-rologici mirano appunto ad allargare le reti già esistenti.Ma un notevole progresso viene apportato dallo svilup-po della navigazione aerea, inquantochè le rotte aereesempre più numerose, e specie quelle atlantiche, hannofavorito la riunione di dati meteorologici sulla grandeestensione dei mari.

Allorquando i meteorologi disporranno di notizie re-

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ovunque di 16 chilometri: trattasi di un fronte che, inopposizione a quello polare, possiamo denominareequatoriale. Le perturbazioni sono di altra natura, senzail corteo di ammassi nuvolosi, ma non meno profonde edotate di notevole spostamento.

Non devesi quindi ritenere la stratosfera come unazona perfettamente calma; anzi si pensa che vi sia unainterdipendenza tra le perturbazioni della stratosfera e lemodificazioni del tempo che si osservano negli stratidell’atmosfera più vicini al suolo. Durante il periododella massima attività solare le perturbazioni presentanomaggiori irregolarità; e forse una più particolare e conti-nua esplorazione delle alte quote potrà perfezionare lenostre conoscenze al riguardo.

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Le manifestazioni meteorologiche in grande stile inte-ressano contemporaneamente gran parte del nostro glo-bo; ma di esse non sappiamo l’entità nelle varie zone,perchè le stazioni meteorologiche installate nei diversipaesi non sono molte. I convegni internazionali meteo-rologici mirano appunto ad allargare le reti già esistenti.Ma un notevole progresso viene apportato dallo svilup-po della navigazione aerea, inquantochè le rotte aereesempre più numerose, e specie quelle atlantiche, hannofavorito la riunione di dati meteorologici sulla grandeestensione dei mari.

Allorquando i meteorologi disporranno di notizie re-

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lative alle diverse parti del globo e dell’alta atmosfera,sapranno meglio seguire le variazioni del tempo e pre-annunziare le diverse trasformazioni e forse anche a lun-ga scadenza.

La magnifica colleganza di tutti i meteorologi dellepiù diverse nazionalità, nello studio dei fenomeni atmo-sferici, è di sicura fiducia nella risoluzione dell’annosoproblema della prognosi del tempo.

* * *

Nei secoli decorsi gli auguri si portavano sui luoghielevati per osservare meglio i segni celesti su larghiorizzonti. Oggi i meteorologi spaziano su orizzonti mol-to ampi, poichè la divinazione di Marconi consente diricevere rapidamente le osservazioni eseguite nelle di-verse stazioni del globo. Molti progressi con siffattomezzo sono stati conseguiti: ma l’orizzonte ancora è li-mitato alla bassa atmosfera.

I fenomeni che si elaborano negli strati superiori an-cora ci sfuggono nelle singole manifestazioni; ma nonsarà lontana la penetrazione dell’occhio vigile dello stu-dioso anche negli strati inaccessibili.

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lative alle diverse parti del globo e dell’alta atmosfera,sapranno meglio seguire le variazioni del tempo e pre-annunziare le diverse trasformazioni e forse anche a lun-ga scadenza.

La magnifica colleganza di tutti i meteorologi dellepiù diverse nazionalità, nello studio dei fenomeni atmo-sferici, è di sicura fiducia nella risoluzione dell’annosoproblema della prognosi del tempo.

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Nei secoli decorsi gli auguri si portavano sui luoghielevati per osservare meglio i segni celesti su larghiorizzonti. Oggi i meteorologi spaziano su orizzonti mol-to ampi, poichè la divinazione di Marconi consente diricevere rapidamente le osservazioni eseguite nelle di-verse stazioni del globo. Molti progressi con siffattomezzo sono stati conseguiti: ma l’orizzonte ancora è li-mitato alla bassa atmosfera.

I fenomeni che si elaborano negli strati superiori an-cora ci sfuggono nelle singole manifestazioni; ma nonsarà lontana la penetrazione dell’occhio vigile dello stu-dioso anche negli strati inaccessibili.

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TAV. XXVII – Sopra: Grandinata avvenuta nelle ore pomeridia-ne sulla strada di Gimma-Addis Abeba a circa 50 Km. da Gim-ma il 16 maggio 1937-XVII. – Sotto: Grandine caduta a Wa-shington il 29 aprile 1938 (grandezza effettiva un quarto di tal-lero).

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TAV. XXVII – Sopra: Grandinata avvenuta nelle ore pomeridia-ne sulla strada di Gimma-Addis Abeba a circa 50 Km. da Gim-ma il 16 maggio 1937-XVII. – Sotto: Grandine caduta a Wa-shington il 29 aprile 1938 (grandezza effettiva un quarto di tal-lero).

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TAV. XXVIII – Albori di primavera.

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TAV. XXVIII – Albori di primavera.

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LE SABBIE E LE PIOGGE COLORATE

Nei mesi di marzo e di aprile, e più raramente in mag-gio, il limpido azzurro delle giornate assolate, talvolta siintorbida: nelle ore meridiane impallidisce con tinte vol-genti al bianco lattiginoso e nel pomeriggio inoltrato su-bentrano colorazioni gialle rosee che si allargano versol’orizzonte. Man mano quasi tutto l’occaso è rosso viva-ce: e fin quasi allo zenit il cielo rosseggia come riflessidi incendi e di fuochi provenienti da lontane e misterio-se regioni verso le quali si muove Febo con il suo aureococchio.

Sul mattino gli oggetti all’aperto appaiono, in taligiorni, impolverati: dei grani fini, impalpabili, giallastri,si ammucchiano nei posti arcati e fanno risaltare le pie-ghettature delle tende e dei drappi.

Trattasi di minutissime polveri sollevate dai venti sulontane regioni, e trasportate alle nostre latitudini dallecorrenti degli alti strati. Di giorno esse rimangono so-spese nell’atmosfera, sorrette dalle correnti discendenti,più marcate nelle ore meridiane e generano glorie di luci

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LE SABBIE E LE PIOGGE COLORATE

Nei mesi di marzo e di aprile, e più raramente in mag-gio, il limpido azzurro delle giornate assolate, talvolta siintorbida: nelle ore meridiane impallidisce con tinte vol-genti al bianco lattiginoso e nel pomeriggio inoltrato su-bentrano colorazioni gialle rosee che si allargano versol’orizzonte. Man mano quasi tutto l’occaso è rosso viva-ce: e fin quasi allo zenit il cielo rosseggia come riflessidi incendi e di fuochi provenienti da lontane e misterio-se regioni verso le quali si muove Febo con il suo aureococchio.

Sul mattino gli oggetti all’aperto appaiono, in taligiorni, impolverati: dei grani fini, impalpabili, giallastri,si ammucchiano nei posti arcati e fanno risaltare le pie-ghettature delle tende e dei drappi.

Trattasi di minutissime polveri sollevate dai venti sulontane regioni, e trasportate alle nostre latitudini dallecorrenti degli alti strati. Di giorno esse rimangono so-spese nell’atmosfera, sorrette dalle correnti discendenti,più marcate nelle ore meridiane e generano glorie di luci

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fantastiche sui monti, sui velivoli che sorvolano le altequote. Sul tardi, al tramonto, lentamente discendono,frapponendosi al percorso rettilineo dei raggi solari, fo-mentano meravigliose gamme di colorazioni dal bianco-pallido al giallo-oro e al rosso di fornace.

Le maglie della suggestiva rete del fogliame degliabeti, dei pini, appaiono cesellate da chiazze di rosellineselvatiche con la vivacità delle luci di immensi focolaiattivi.

Se nel contempo l’atmosfera ha del vapore d’acquadiffuso in notevole quantità, nella notte per la diminu-zione della temperatura, parte di esso può condensarsi ele polveri allora raggiungono il suolo associate a goccio-line d’acqua, e tutto si tinge di una colorazione chiaragiallastra.

Lasciando all’aperto una superficie piatta, spesso almattino in questi mesi primaverili, si trova della sabbiafinissima, giallastra, e bastano pochi soffi perchè essa sisollevi formando nubi polverose con vigorose volute,per sparpagliarsi successivamente in minutissimi grani.

* * *

La provenienza di queste sabbie per molti anni, fu av-volta nel mistero; e le più spigliate fantasie le attribuiva-no a fenomeni cosmici e quindi non appartenenti al no-stro globo. Nell’occasione della caduta della meteoracondrite carboniosa di Orgueil, il Daubrée sostennel’ipotesi che le meteoriti potevano disgregarsi e precipi-

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fantastiche sui monti, sui velivoli che sorvolano le altequote. Sul tardi, al tramonto, lentamente discendono,frapponendosi al percorso rettilineo dei raggi solari, fo-mentano meravigliose gamme di colorazioni dal bianco-pallido al giallo-oro e al rosso di fornace.

Le maglie della suggestiva rete del fogliame degliabeti, dei pini, appaiono cesellate da chiazze di rosellineselvatiche con la vivacità delle luci di immensi focolaiattivi.

Se nel contempo l’atmosfera ha del vapore d’acquadiffuso in notevole quantità, nella notte per la diminu-zione della temperatura, parte di esso può condensarsi ele polveri allora raggiungono il suolo associate a goccio-line d’acqua, e tutto si tinge di una colorazione chiaragiallastra.

Lasciando all’aperto una superficie piatta, spesso almattino in questi mesi primaverili, si trova della sabbiafinissima, giallastra, e bastano pochi soffi perchè essa sisollevi formando nubi polverose con vigorose volute,per sparpagliarsi successivamente in minutissimi grani.

* * *

La provenienza di queste sabbie per molti anni, fu av-volta nel mistero; e le più spigliate fantasie le attribuiva-no a fenomeni cosmici e quindi non appartenenti al no-stro globo. Nell’occasione della caduta della meteoracondrite carboniosa di Orgueil, il Daubrée sostennel’ipotesi che le meteoriti potevano disgregarsi e precipi-

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tare sul globo sotto forma di polveri di estrema tenuità.La frammentazione della meteora, dipendeva dalloscoppio della relativa massa di notevole velocità controaria fortemente compressa. La luminosità, dovuta al ca-lore prodottosi, provocava dilatazioni irregolari, gene-rando particelle ignee che si diffondevano nelle ore not-turne come scintille di magiche combustioni.

Phipson provò per la prima volta la presenza del ferronell’aria; egli espose al libero cielo delle placche di ve-tro spalmate di glicerina e fra le sostanze trovate aderen-ti risaltarono corpuscoli che davano reazioni chimicheidentiche a quelle del ferro.

Nordenskiöld esaminando le sostanze pulverulentiraccolte sia a Stoccolma, nell’occasione di una abbon-dante caduta di neve, sia sulle regioni solitarie del maredi ghiaccio dell’interno della Groenlandia, sia nelle fo-reste della Finlandia, vi trovò sempre del ferro, del ni-chel, del cobalto e frammenti di diatomee.

Comunque venne affermata la esistenza di polverecosmica, che cadeva continuamente e impercettibilmen-te; e questo edificio di origine cosmica riposava sullapresenza di ferro nella maggior parte dei campioni esa-minati.

Non mancarono però dei casi di precipitazioni di pol-veri con detriti vegetali, o di lichenei, o di spore, o fram-menti di insetti; i quali con precipitazioni acquee, dava-no delle piogge di colore diverso, dal nero di inchiostroal rosso vivace. Questi fatti non corroborarono la ipotesidi un’origine del tutto cosmica, e andò affermandosi in-

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tare sul globo sotto forma di polveri di estrema tenuità.La frammentazione della meteora, dipendeva dalloscoppio della relativa massa di notevole velocità controaria fortemente compressa. La luminosità, dovuta al ca-lore prodottosi, provocava dilatazioni irregolari, gene-rando particelle ignee che si diffondevano nelle ore not-turne come scintille di magiche combustioni.

Phipson provò per la prima volta la presenza del ferronell’aria; egli espose al libero cielo delle placche di ve-tro spalmate di glicerina e fra le sostanze trovate aderen-ti risaltarono corpuscoli che davano reazioni chimicheidentiche a quelle del ferro.

Nordenskiöld esaminando le sostanze pulverulentiraccolte sia a Stoccolma, nell’occasione di una abbon-dante caduta di neve, sia sulle regioni solitarie del maredi ghiaccio dell’interno della Groenlandia, sia nelle fo-reste della Finlandia, vi trovò sempre del ferro, del ni-chel, del cobalto e frammenti di diatomee.

Comunque venne affermata la esistenza di polverecosmica, che cadeva continuamente e impercettibilmen-te; e questo edificio di origine cosmica riposava sullapresenza di ferro nella maggior parte dei campioni esa-minati.

Non mancarono però dei casi di precipitazioni di pol-veri con detriti vegetali, o di lichenei, o di spore, o fram-menti di insetti; i quali con precipitazioni acquee, dava-no delle piogge di colore diverso, dal nero di inchiostroal rosso vivace. Questi fatti non corroborarono la ipotesidi un’origine del tutto cosmica, e andò affermandosi in-

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vece un più intimo legame con fenomeni terrestri.Von Lasaulx apportò un valido contributo a questa

nuova interpretazione, poichè dall’analisi di parecchiesemplari risultarono del quarzo e della mica, corpi chemai si erano riscontrati nei meteoriti. Molte indagini fu-rono compiute su campioni di polveri provenienti dazone attorno a Catania e raccolte dal Silvestri; e mentrealcune risultarono di origine vulcanica, altre invece pre-sentavano dei corpi diversi con prevalenza di silice, diargilla, e talvolta di sostanze organiche.

* * *

Non v’è dubbio che delle polveri possono trovarsinell’atmosfera lanciate dai vulcani nelle fasi di parossi-smo: e nelle città attorno il Vesuvio e attorno l’Etna, ilfenomeno è frequente. Ceneri vulcaniche furono riscon-trate anche sull’Europa Settentrionale provenienti daivulcani dell’Islanda. Verso la metà del secolo scorso, sugran parte dell’Europa, per quattro mesi successivi, per-durò una nebbia secca, a guisa di spessa caligine: le spi-gliate fantasie, dapprima attribuirono il fatto al passag-gio della terra attraverso la coda di una gigantesca co-meta; ma ben presto fu provata la corrispondenza confenomeni vulcanici sull’Islanda.

Polveri possono anche provenire da colossali incendi,tali da diffondere nell’aria ceneri, residui delle combu-stioni, che trascinati dalle correnti aeree lontanodall’origine, allorchè giungono al suolo commiste a con-

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vece un più intimo legame con fenomeni terrestri.Von Lasaulx apportò un valido contributo a questa

nuova interpretazione, poichè dall’analisi di parecchiesemplari risultarono del quarzo e della mica, corpi chemai si erano riscontrati nei meteoriti. Molte indagini fu-rono compiute su campioni di polveri provenienti dazone attorno a Catania e raccolte dal Silvestri; e mentrealcune risultarono di origine vulcanica, altre invece pre-sentavano dei corpi diversi con prevalenza di silice, diargilla, e talvolta di sostanze organiche.

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Non v’è dubbio che delle polveri possono trovarsinell’atmosfera lanciate dai vulcani nelle fasi di parossi-smo: e nelle città attorno il Vesuvio e attorno l’Etna, ilfenomeno è frequente. Ceneri vulcaniche furono riscon-trate anche sull’Europa Settentrionale provenienti daivulcani dell’Islanda. Verso la metà del secolo scorso, sugran parte dell’Europa, per quattro mesi successivi, per-durò una nebbia secca, a guisa di spessa caligine: le spi-gliate fantasie, dapprima attribuirono il fatto al passag-gio della terra attraverso la coda di una gigantesca co-meta; ma ben presto fu provata la corrispondenza confenomeni vulcanici sull’Islanda.

Polveri possono anche provenire da colossali incendi,tali da diffondere nell’aria ceneri, residui delle combu-stioni, che trascinati dalle correnti aeree lontanodall’origine, allorchè giungono al suolo commiste a con-

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densazioni di vapore acqueo, producono piogge nere,come si verificò anni or sono nel Canadà, a Montreal, ein Francia non molto distante dal Distretto di Parigi.

Ma oltre a queste piogge colorate ve ne sono altre acarattere periodico, che si ripetono quasi annualmentecon intensità e frequenza diverse.

Le piogge giallastre si osservano su quasi tutta la pe-nisola e talvolta le correnti aeree le trasportano oltre leAlpi, sulla Svizzera, sulla Francia, sulla Germania, e piùdi rado sul Baltico.

L’anno scorso più volte si rinnovò il fenomeno, e connotevoli estensioni. Anche a quote di 1500 e 2000 metri,l’immissione di polvere talvolta è notevole e alcuni pilo-ti della linea Marsiglia-Genova, hanno veduto i bordi diattacco delle ali e di impennaggio cosparsi di biondasabbia.

* * *

Queste polveri giallo-cammello, sono di origine Sa-hariana, e come illustrarono largamente Tacchini e Ric-cò, trovano l’origine nelle profonde depressioni barome-triche elaboratesi dapprima ai bordi del continente afri-cano e di poi, seguendo rotte da scirocco a libeccio, tra-sportatesi sui mari italiani, e al contemporaneo soggior-no di elevate pressioni sul Sahara. Il forte gradiente ba-rometrico provoca sulle larghe zone desertiche, fortiventi che sollevano materiali friabili, la sabbia minuta,dovuta alla triturazione esplicata dagli agenti atmosferi-

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densazioni di vapore acqueo, producono piogge nere,come si verificò anni or sono nel Canadà, a Montreal, ein Francia non molto distante dal Distretto di Parigi.

Ma oltre a queste piogge colorate ve ne sono altre acarattere periodico, che si ripetono quasi annualmentecon intensità e frequenza diverse.

Le piogge giallastre si osservano su quasi tutta la pe-nisola e talvolta le correnti aeree le trasportano oltre leAlpi, sulla Svizzera, sulla Francia, sulla Germania, e piùdi rado sul Baltico.

L’anno scorso più volte si rinnovò il fenomeno, e connotevoli estensioni. Anche a quote di 1500 e 2000 metri,l’immissione di polvere talvolta è notevole e alcuni pilo-ti della linea Marsiglia-Genova, hanno veduto i bordi diattacco delle ali e di impennaggio cosparsi di biondasabbia.

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Queste polveri giallo-cammello, sono di origine Sa-hariana, e come illustrarono largamente Tacchini e Ric-cò, trovano l’origine nelle profonde depressioni barome-triche elaboratesi dapprima ai bordi del continente afri-cano e di poi, seguendo rotte da scirocco a libeccio, tra-sportatesi sui mari italiani, e al contemporaneo soggior-no di elevate pressioni sul Sahara. Il forte gradiente ba-rometrico provoca sulle larghe zone desertiche, fortiventi che sollevano materiali friabili, la sabbia minuta,dovuta alla triturazione esplicata dagli agenti atmosferi-

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ci sui materiali solidi. Le correnti elevate trascinanoqueste sabbie su estese zone e vengono segnalate dalparticolare aspetto degli strati inferiori sui quali si ergeil padiglione biancastro del cielo.

Gran parte di esse cadono, come fu detto, nella notte,ma altre, le più minute, rimangono nell’aria; e ad esse sidebbono le colorazioni vivaci dal rosso porpora al rossodel nucleo di mattoni, o del porfido rosso cupo, chespesso predominano al tramonto, durante i mesi prima-verili, formando una fantastica decorazione di grandiosaarmonia, da far risaltare la raffinata bellezza del fascinodella rinata Roma imperiale.

Il continente africano è quindi un centro di dispersio-ne di sedimenti friabili sollevati e trasportati dalle cor-renti aeree della grande circolazione atmosferica (Tav.XXIX). Dalle latitudini di circa venti gradi nord al largoCiad, la frequenza delle polveri diffuse nell’atmosfera ènotevole; e ad esse si debbono le brillanti colorazionidel cielo in tinte vivaci, nette, senza fasi di indebolimen-to e che a sera arrossano gli impareggiabili panorami(Tav. XXX e XXXI).

E specie le alture risaltano sul chiaro celeste con lecime illuminate dai raggi obliqui del sole a guisa di ra-diosi fari prossimi a spegnersi.

* * *

Le polveri diffuse nell’atmosfera mediterranea, impe-discono la condensazione del vapore acqueo in notevole

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ci sui materiali solidi. Le correnti elevate trascinanoqueste sabbie su estese zone e vengono segnalate dalparticolare aspetto degli strati inferiori sui quali si ergeil padiglione biancastro del cielo.

Gran parte di esse cadono, come fu detto, nella notte,ma altre, le più minute, rimangono nell’aria; e ad esse sidebbono le colorazioni vivaci dal rosso porpora al rossodel nucleo di mattoni, o del porfido rosso cupo, chespesso predominano al tramonto, durante i mesi prima-verili, formando una fantastica decorazione di grandiosaarmonia, da far risaltare la raffinata bellezza del fascinodella rinata Roma imperiale.

Il continente africano è quindi un centro di dispersio-ne di sedimenti friabili sollevati e trasportati dalle cor-renti aeree della grande circolazione atmosferica (Tav.XXIX). Dalle latitudini di circa venti gradi nord al largoCiad, la frequenza delle polveri diffuse nell’atmosfera ènotevole; e ad esse si debbono le brillanti colorazionidel cielo in tinte vivaci, nette, senza fasi di indebolimen-to e che a sera arrossano gli impareggiabili panorami(Tav. XXX e XXXI).

E specie le alture risaltano sul chiaro celeste con lecime illuminate dai raggi obliqui del sole a guisa di ra-diosi fari prossimi a spegnersi.

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Le polveri diffuse nell’atmosfera mediterranea, impe-discono la condensazione del vapore acqueo in notevole

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quantità, cosicchè se le masse di aria si presentano incondizioni di instabilità, esse non si evolvono in manie-ra tale da avviare la formazione di perturbazioni tempo-ralesche. Difatti, quasi dovunque, sul Mediterraneo, itemporali primaverili sono rari; e le piogge cadono uni-formi, senza irruenza, come un pregevole alimento allaferacità dei terreni arati, alla prosperità delle messi, alrigoglio della vegetazione arborea.

Nell’intensificazione del nuovo ciclo delle coltivazio-ni agricole, la bellezza e la grandiosità della natura èadorna di grandiosi festoni, di leggiadre decorazioni chela radiazione solare genera, attraversando le minuscoleparticelle rimaste sospese nell’immensa volta celeste.

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quantità, cosicchè se le masse di aria si presentano incondizioni di instabilità, esse non si evolvono in manie-ra tale da avviare la formazione di perturbazioni tempo-ralesche. Difatti, quasi dovunque, sul Mediterraneo, itemporali primaverili sono rari; e le piogge cadono uni-formi, senza irruenza, come un pregevole alimento allaferacità dei terreni arati, alla prosperità delle messi, alrigoglio della vegetazione arborea.

Nell’intensificazione del nuovo ciclo delle coltivazio-ni agricole, la bellezza e la grandiosità della natura èadorna di grandiosi festoni, di leggiadre decorazioni chela radiazione solare genera, attraversando le minuscoleparticelle rimaste sospese nell’immensa volta celeste.

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LA PREVISIONE DEL TEMPOA LUNGA SCADENZA

All’inizio di una nuova stagione, specie nell’invernoe nell’estate, viene quasi naturale di conoscere con anti-cipo l’andamento generale del tempo che si verificherànei giorni successivi.

Nell’approssimarsi dell’inverno le richieste sono piùpressanti; poichè la rigidità della temperatura e la pocoserenità sono causa di una serie di provvidenze che in-fluenzano l’economia generale. È evidente che le gior-nate assolate d’inverno destano grande attrattiva con icieli limpidi, azzurri, con le fantasmagorie delle tinte vi-vaci, con i tramonti dorati e con la scintillazione seroti-na delle miriadi di mondi siderali. Mentre le giornate in-vernali piovose, nebbiose, nuvolose, sono più temute ela vita è più intensa nei focolai domestici, ove si irradia-no armonie sane e sentimenti famigliari.

Si sopportano mal volentieri le giornate uggiose, maci si adatta nella speranza che esse apportino larghimanti nevosi dalle montagne alle colline, ai pianori. La

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LA PREVISIONE DEL TEMPOA LUNGA SCADENZA

All’inizio di una nuova stagione, specie nell’invernoe nell’estate, viene quasi naturale di conoscere con anti-cipo l’andamento generale del tempo che si verificherànei giorni successivi.

Nell’approssimarsi dell’inverno le richieste sono piùpressanti; poichè la rigidità della temperatura e la pocoserenità sono causa di una serie di provvidenze che in-fluenzano l’economia generale. È evidente che le gior-nate assolate d’inverno destano grande attrattiva con icieli limpidi, azzurri, con le fantasmagorie delle tinte vi-vaci, con i tramonti dorati e con la scintillazione seroti-na delle miriadi di mondi siderali. Mentre le giornate in-vernali piovose, nebbiose, nuvolose, sono più temute ela vita è più intensa nei focolai domestici, ove si irradia-no armonie sane e sentimenti famigliari.

Si sopportano mal volentieri le giornate uggiose, maci si adatta nella speranza che esse apportino larghimanti nevosi dalle montagne alle colline, ai pianori. La

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persistente coltre, soffice bambagia, che imbianca i rilie-vi montuosi, dai nitidi profili su orizzonti trasparenti,costituisce una magica attrattiva per tuffarsi nelle gelideondulazioni tempestate da cristallini sconvolti dalla ra-diazione meridiana.

Giustificate quindi le richieste rivolte agli studiosi deltempo, specie quando impera la variabilità. Invece nellegiornate assolate, nessuno pensa alla stagione invernale:il tempo bello, sereno, fuga il ricordo delle perturbazioniatmosferiche.

Ma se i deliziosi paesaggi e le fresche aurore si dira-dano, se i tramonti si chiudono con dense stratificazionidi nubi, se la bruma mattinale attarda a dissolversi, allo-ra viene da domandarsi quali modificazioni si elaboranoper la prossima stagione.

I meteorologi, auguri moderni, sono consultati, poi-chè essi sanno interpretare le diverse segnalazioni cheprecedono i fenomeni atmosferici. Ogni perturbazione,ogni burrasca, ogni sconvolgimento atmosferico, deveconsiderarsi come una sintesi di tante manifestazioni ap-parentemente isolate, ma invece collegate tutte daun’intima armonia.

* * *

Alcuni ritengono che le previsioni a lunga scadenzatrovino fondamento nelle indagini condotte sulla corren-te del Golfo, largo fiume tiepido della portata di circa 33milioni di metri cubi, che prende origine dalla grande

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persistente coltre, soffice bambagia, che imbianca i rilie-vi montuosi, dai nitidi profili su orizzonti trasparenti,costituisce una magica attrattiva per tuffarsi nelle gelideondulazioni tempestate da cristallini sconvolti dalla ra-diazione meridiana.

Giustificate quindi le richieste rivolte agli studiosi deltempo, specie quando impera la variabilità. Invece nellegiornate assolate, nessuno pensa alla stagione invernale:il tempo bello, sereno, fuga il ricordo delle perturbazioniatmosferiche.

Ma se i deliziosi paesaggi e le fresche aurore si dira-dano, se i tramonti si chiudono con dense stratificazionidi nubi, se la bruma mattinale attarda a dissolversi, allo-ra viene da domandarsi quali modificazioni si elaboranoper la prossima stagione.

I meteorologi, auguri moderni, sono consultati, poi-chè essi sanno interpretare le diverse segnalazioni cheprecedono i fenomeni atmosferici. Ogni perturbazione,ogni burrasca, ogni sconvolgimento atmosferico, deveconsiderarsi come una sintesi di tante manifestazioni ap-parentemente isolate, ma invece collegate tutte daun’intima armonia.

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Alcuni ritengono che le previsioni a lunga scadenzatrovino fondamento nelle indagini condotte sulla corren-te del Golfo, largo fiume tiepido della portata di circa 33milioni di metri cubi, che prende origine dalla grande

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corrente equatoriale dell’emisfero sud, rinforzata dagliafflussi provenienti dal mare dei Sargassi e che attraver-so gli isolotti che contornano la Florida penetranell’Atlantico, dirigendosi verso l’Europa.

Non di rado a questa grande corrente marina vengonoattribuiti spostamenti con aumento o diminuzione dellatemperatura, specialmente quando i ghiacciai nordici siportano in grande quantità a latitudini più basse, inmodo da convogliarsi nella corrente del Labrador. Allo-ra le varie azioni del deflusso delle acque tiepide dellacorrente del Golfo, possono risultare notevoli e tali damodificare sensibilmente la distribuzione della tempera-tura sugli oceani.

Però non è sempre facile delimitare i nuovi orienta-menti, perchè le relative indicazioni termiche esigono ri-cerche e numerose osservazioni di lunga durata.

* * *

Anni or sono C. F. Brooks, esaminando la temperatu-ra dell’Oceano, dedusse che se fosse possibile prevederela distribuzione della temperatura alla superficiedell’acqua, alcune settimane prima sarebbe possibiletracciare le rotte delle depressioni barometriche, cioè diquelle convulsioni atmosferiche che coprono i cieli didensi nuvoloni e la permanenza delle aree di alte pres-sioni barometriche apportatrici di bel tempo.

Sandström, al recente ritorno da una spedizione, pre-annunciò per il 1939 un inverno più freddo dell’anno

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corrente equatoriale dell’emisfero sud, rinforzata dagliafflussi provenienti dal mare dei Sargassi e che attraver-so gli isolotti che contornano la Florida penetranell’Atlantico, dirigendosi verso l’Europa.

Non di rado a questa grande corrente marina vengonoattribuiti spostamenti con aumento o diminuzione dellatemperatura, specialmente quando i ghiacciai nordici siportano in grande quantità a latitudini più basse, inmodo da convogliarsi nella corrente del Labrador. Allo-ra le varie azioni del deflusso delle acque tiepide dellacorrente del Golfo, possono risultare notevoli e tali damodificare sensibilmente la distribuzione della tempera-tura sugli oceani.

Però non è sempre facile delimitare i nuovi orienta-menti, perchè le relative indicazioni termiche esigono ri-cerche e numerose osservazioni di lunga durata.

* * *

Anni or sono C. F. Brooks, esaminando la temperatu-ra dell’Oceano, dedusse che se fosse possibile prevederela distribuzione della temperatura alla superficiedell’acqua, alcune settimane prima sarebbe possibiletracciare le rotte delle depressioni barometriche, cioè diquelle convulsioni atmosferiche che coprono i cieli didensi nuvoloni e la permanenza delle aree di alte pres-sioni barometriche apportatrici di bel tempo.

Sandström, al recente ritorno da una spedizione, pre-annunciò per il 1939 un inverno più freddo dell’anno

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scorso sulle regioni settentrionali, perchè la temperaturasuperficiale della corrente del Golfo si è già abbassata diun grado.

Altri studiosi preannunciarono, invece, inverno mitesull’Europa centrale, perchè la temperatura della dettacorrente è più elevata.

I due diversi caratteri riscontrati nella temperaturadella corrente del Golfo, non sono contradittori, poichè,sicuramente, si riferiscono a determinazioni compiute indiverse parti della corrente. Per una massa di acqua cosìimmensa, occorrono molte misure, che richiedono pa-recchio tempo prima di definire il carattere termico zo-nale della corrente, poichè pur essendo tiepida la massadi acqua trasportata risente la vicinanza di correntighiacciate o di estesi rilievi costieri.

Si comprende quindi come si ricorra spesso alla cor-rente del Golfo per diffondere previsioni del tempo alunga scadenza.

* * *

Ma a parte ciò, l’origine della diversa temperatura delmare non ha trovato una spiegazione universalmente ac-cettata.

Difatti, mentre Brooks la collega a variazioni della ra-diazione solare, altri fanno intervenire l’afflusso deighiacciai nordici verso latitudini più basse; mentre Hel-land Hansen e Nansen la attribuiscono al diverso predo-minio delle correnti generate dalle mutevoli posizioni

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scorso sulle regioni settentrionali, perchè la temperaturasuperficiale della corrente del Golfo si è già abbassata diun grado.

Altri studiosi preannunciarono, invece, inverno mitesull’Europa centrale, perchè la temperatura della dettacorrente è più elevata.

I due diversi caratteri riscontrati nella temperaturadella corrente del Golfo, non sono contradittori, poichè,sicuramente, si riferiscono a determinazioni compiute indiverse parti della corrente. Per una massa di acqua cosìimmensa, occorrono molte misure, che richiedono pa-recchio tempo prima di definire il carattere termico zo-nale della corrente, poichè pur essendo tiepida la massadi acqua trasportata risente la vicinanza di correntighiacciate o di estesi rilievi costieri.

Si comprende quindi come si ricorra spesso alla cor-rente del Golfo per diffondere previsioni del tempo alunga scadenza.

* * *

Ma a parte ciò, l’origine della diversa temperatura delmare non ha trovato una spiegazione universalmente ac-cettata.

Difatti, mentre Brooks la collega a variazioni della ra-diazione solare, altri fanno intervenire l’afflusso deighiacciai nordici verso latitudini più basse; mentre Hel-land Hansen e Nansen la attribuiscono al diverso predo-minio delle correnti generate dalle mutevoli posizioni

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assunte dai cosidetti centri di azione, cioè dalle zone dialta o di bassa pressione, dotate di continui spostamenti.

Così se l’anticiclone atlantico si estende maggiormen-te sull’Europa Settentrionale, predomineranno venti nor-dici freddi d’inverno, caldi nell’estate, mentre se l’anti-ciclone occupa l’Europa centrale si ha un andamentoopposto.

Dalle recenti ricerche di H. Clayton, condotte sulleosservazioni relative a 200 stazioni sparse nel mondo,risulta in modo inequivocabile che durante il massimodelle macchie solari la pressione barometrica è in mar-cato aumento sulle latitudini medie, sugli Oceani, men-tre in corrispondenza al minimo delle macchie solari, lapressione è in distinta diminuzione sulle zone tropicali esugli Oceani. E inoltre, le aree di pressione elevata degliOceani accusano spostamenti verso NW più o menopronunciati a seconda della intensità del massimo dellemacchie solari.

Come conseguenza risulta uno spostamento verso la-titudini più basse della zona di discontinuità, sui marginidella quale si elaborano le perturbazioni atmosfericheper l’immediata vicinanza di masse di aria fredda o diaria calda che vi giungono sotto diversa inclinazione.

Sembra anzi che le invasioni di masse di aria caldaverso latitudini elevate, si rinnovino con una certa perio-dicità collegata al noto periodo di Saros (18 anni e 11giorni), periodo che riconduce il sole, la terra e la lunaalle medesime posizioni rispettive.

Ossia le masse di aria calda provenienti dai tropici,

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assunte dai cosidetti centri di azione, cioè dalle zone dialta o di bassa pressione, dotate di continui spostamenti.

Così se l’anticiclone atlantico si estende maggiormen-te sull’Europa Settentrionale, predomineranno venti nor-dici freddi d’inverno, caldi nell’estate, mentre se l’anti-ciclone occupa l’Europa centrale si ha un andamentoopposto.

Dalle recenti ricerche di H. Clayton, condotte sulleosservazioni relative a 200 stazioni sparse nel mondo,risulta in modo inequivocabile che durante il massimodelle macchie solari la pressione barometrica è in mar-cato aumento sulle latitudini medie, sugli Oceani, men-tre in corrispondenza al minimo delle macchie solari, lapressione è in distinta diminuzione sulle zone tropicali esugli Oceani. E inoltre, le aree di pressione elevata degliOceani accusano spostamenti verso NW più o menopronunciati a seconda della intensità del massimo dellemacchie solari.

Come conseguenza risulta uno spostamento verso la-titudini più basse della zona di discontinuità, sui marginidella quale si elaborano le perturbazioni atmosfericheper l’immediata vicinanza di masse di aria fredda o diaria calda che vi giungono sotto diversa inclinazione.

Sembra anzi che le invasioni di masse di aria caldaverso latitudini elevate, si rinnovino con una certa perio-dicità collegata al noto periodo di Saros (18 anni e 11giorni), periodo che riconduce il sole, la terra e la lunaalle medesime posizioni rispettive.

Ossia le masse di aria calda provenienti dai tropici,

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presentano da un anno all’altro spostamenti verso latitu-dini più elevate, venendo più immediatamente a contattocon le masse di aria fredda nordica, e di conseguenza leperturbazioni atmosferiche si spostano maggiormenteverso nord.

Le mutazioni del tempo sono rapide e non sempreben determinabili nelle successive modificazioni, equindi non possiamo assicurare l’evoluzione dei feno-meni meteorologici entro un ciclo di pochi giorni emeno ancora di settimane, però nell’insieme possonotracciarsi le linee generali, tenuto conto dell’andamentoverificatosi nelle annate vicine.

* * *

Altri studiosi vogliono trovare correlazioni con lamaggiore frequenza delle cosidette nubi di ghiaccio, congoccioline soprafuse e ghiaccioli.

Non solo i cirri e i cirrostrati, nubi filamentose dellequote elevate, sono composte di cristallini di ghiaccio,ma anche le nubi denominate alti strati, e specie i nembistratificati in grande sviluppo, tanto verticale quantoorizzontale.

Nuove ricerche hanno dimostrato che ogni precipita-zione rilevante può avvenire solo se essa sia precedutada formazioni di nubi di ghiaccio, secondo Bergeron.

Ciascuna pioggia, eccettuate le pioggerelle a goccepiccolissime, deriva dalla fusione di ghiaccioli. Le pre-cipitazioni invernali ed estive hanno la medesima origi-

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presentano da un anno all’altro spostamenti verso latitu-dini più elevate, venendo più immediatamente a contattocon le masse di aria fredda nordica, e di conseguenza leperturbazioni atmosferiche si spostano maggiormenteverso nord.

Le mutazioni del tempo sono rapide e non sempreben determinabili nelle successive modificazioni, equindi non possiamo assicurare l’evoluzione dei feno-meni meteorologici entro un ciclo di pochi giorni emeno ancora di settimane, però nell’insieme possonotracciarsi le linee generali, tenuto conto dell’andamentoverificatosi nelle annate vicine.

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Altri studiosi vogliono trovare correlazioni con lamaggiore frequenza delle cosidette nubi di ghiaccio, congoccioline soprafuse e ghiaccioli.

Non solo i cirri e i cirrostrati, nubi filamentose dellequote elevate, sono composte di cristallini di ghiaccio,ma anche le nubi denominate alti strati, e specie i nembistratificati in grande sviluppo, tanto verticale quantoorizzontale.

Nuove ricerche hanno dimostrato che ogni precipita-zione rilevante può avvenire solo se essa sia precedutada formazioni di nubi di ghiaccio, secondo Bergeron.

Ciascuna pioggia, eccettuate le pioggerelle a goccepiccolissime, deriva dalla fusione di ghiaccioli. Le pre-cipitazioni invernali ed estive hanno la medesima origi-

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ne: solo che in inverno le particelle di ghiaccio non sifondono.

Le nubi di ghiaccio operano efficacemente per la for-mazione delle precipitazioni, mentre quelle di acquasono di secondaria importanza.

Il contenuto in nuclei di una massa d’aria a causadell’influenza delle condizioni atmosferiche edell’apporto di nuovi nuclei dal suolo, è soggetto a rapi-di e notevoli cambiamenti. Il contenuto in nuclei sta inrelazione piuttosto con le vicende delle masse stesse aseconda della provenienza originaria. Anche i grandicontrasti, come ha recentemente illustrato Findeisen neisuoi brillanti contributi, fra aria puramente marittima earia puramente continentale, che risultano dalla diversagenerazione dei nuclei sul mare e sulla terra ferma, pos-sono sparire in pochi giorni.

A seconda delle condizioni del tempo, lo scambio dimasse e quindi anche il trasporto di nuclei dal suolo allealte quote povere di nuclei è differente. Lo scambio ètanto maggiore quanto minore è la stabilità termodina-mica della stratificazione dell’aria. Con strati poco sta-bili, si formano facilmente correnti di convezione chefacilitano grandemente lo scambio.

Nel tempo bello, anticiclonico, le correnti d’aria es-sendo dirette verso il basso trasportano masse di aria po-vere di nuclei dagli strati superiori. Durante il tempocattivo, con tempeste e intense formazioni nuvolose, siha forte trasporto verticale sia per l’attivo movimentoconvettivo, sia per la forte diminuzione verticale della

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ne: solo che in inverno le particelle di ghiaccio non sifondono.

Le nubi di ghiaccio operano efficacemente per la for-mazione delle precipitazioni, mentre quelle di acquasono di secondaria importanza.

Il contenuto in nuclei di una massa d’aria a causadell’influenza delle condizioni atmosferiche edell’apporto di nuovi nuclei dal suolo, è soggetto a rapi-di e notevoli cambiamenti. Il contenuto in nuclei sta inrelazione piuttosto con le vicende delle masse stesse aseconda della provenienza originaria. Anche i grandicontrasti, come ha recentemente illustrato Findeisen neisuoi brillanti contributi, fra aria puramente marittima earia puramente continentale, che risultano dalla diversagenerazione dei nuclei sul mare e sulla terra ferma, pos-sono sparire in pochi giorni.

A seconda delle condizioni del tempo, lo scambio dimasse e quindi anche il trasporto di nuclei dal suolo allealte quote povere di nuclei è differente. Lo scambio ètanto maggiore quanto minore è la stabilità termodina-mica della stratificazione dell’aria. Con strati poco sta-bili, si formano facilmente correnti di convezione chefacilitano grandemente lo scambio.

Nel tempo bello, anticiclonico, le correnti d’aria es-sendo dirette verso il basso trasportano masse di aria po-vere di nuclei dagli strati superiori. Durante il tempocattivo, con tempeste e intense formazioni nuvolose, siha forte trasporto verticale sia per l’attivo movimentoconvettivo, sia per la forte diminuzione verticale della

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quantità di nuclei in quota a causa della condensazione.

* * *

I nuclei di sublimazione esplicano un’azione decisivasulla formazione delle precipitazioni, e questa constata-zione è di somma importanza poichè fino ad oggi si am-metteva, che la condensazione potesse verificarsi soltan-to nei nuclei di condensazione, particelle minuscole disali sospese nell’atmosfera.

Quest’ultimi si trovano sempre nell’atmosfera e inquantità sufficienti per dare luogo a formazioni di nubi;mentre la qualità e il numero dei nuclei di sublimazione,sono soggetti ad oscillazioni ancora non bene determi-nate.

Si deve quindi attribuire al diverso contenuto in nu-clei di sublimazione, il fatto che con uguali condizionitermodinamiche alcune nubi producono precipitazionied altre non dànno che pochissima acqua; e che ciclonimolto profondi apportano poca precipitazione, mentrealtri meno profondi producono abbondanti piogge.

Le minutissime particelle solide sollevate dai turbinipiù violenti, da venti tempestosi, sulle zone con materia-li friabili, raggiunte le alte quote e forse associate a par-ticelle di dimensioni ancora più piccole provenienti da-gli spazi planetari, condensando il vapore acqueodell’atmosfera, sono adunque gli agenti principali delleperturbazioni atmosferiche.

Se alle polveri cosmiche attribuiamo una frequenza

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quantità di nuclei in quota a causa della condensazione.

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I nuclei di sublimazione esplicano un’azione decisivasulla formazione delle precipitazioni, e questa constata-zione è di somma importanza poichè fino ad oggi si am-metteva, che la condensazione potesse verificarsi soltan-to nei nuclei di condensazione, particelle minuscole disali sospese nell’atmosfera.

Quest’ultimi si trovano sempre nell’atmosfera e inquantità sufficienti per dare luogo a formazioni di nubi;mentre la qualità e il numero dei nuclei di sublimazione,sono soggetti ad oscillazioni ancora non bene determi-nate.

Si deve quindi attribuire al diverso contenuto in nu-clei di sublimazione, il fatto che con uguali condizionitermodinamiche alcune nubi producono precipitazionied altre non dànno che pochissima acqua; e che ciclonimolto profondi apportano poca precipitazione, mentrealtri meno profondi producono abbondanti piogge.

Le minutissime particelle solide sollevate dai turbinipiù violenti, da venti tempestosi, sulle zone con materia-li friabili, raggiunte le alte quote e forse associate a par-ticelle di dimensioni ancora più piccole provenienti da-gli spazi planetari, condensando il vapore acqueodell’atmosfera, sono adunque gli agenti principali delleperturbazioni atmosferiche.

Se alle polveri cosmiche attribuiamo una frequenza

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più vistosa e più variabile durante il massimo delle mac-chie solari, potremo ben collegare le attuali mutazioni,non comuni del tempo, alla diversa attività della fotosfe-ra, della cromosfera e della corona solare.

* * *

La causa motrice di siffatti spostamenti risiede nellaradiazione del sole soggetta a continue oscillazioni.

Si sa che una corda di violino vibra nello stesso tem-po in una nota fondamentale con molte armoniche, cioèaccompagnata da altri suoni di altezza maggiore e le dicui vibrazioni stanno in rapporto semplice e costantecon la nota fondamentale.

Così pensa Abbot, la radiazione solare sembra che sicomporti in modo analogo: la grande sfera di gas caldicompressi, il Sole, ha una vibrazione fondamentale emolte armoniche come le hanno le corde del violino.

Le vibrazioni fondamentali della radiazione solaresembra che sia il ciclo di 23 anni, ma nel contempo sihanno vibrazioni, a guisa di armoniche, le quali operan-do in modo diverso fanno sì che la ripetizione del ciclofondamentale non si verifichi con regolarità e si consta-tano degli spostamenti di fase ancora non bene precisati.E soltanto attraverso una perfetta conoscenza di questearmoniche, si potrà prevedere la periodicità della radia-zione solare, cioè della principale regolatrice di tutti ifenomeni meteorologici.

Può quindi affermarsi che la previsione del tempo a

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più vistosa e più variabile durante il massimo delle mac-chie solari, potremo ben collegare le attuali mutazioni,non comuni del tempo, alla diversa attività della fotosfe-ra, della cromosfera e della corona solare.

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La causa motrice di siffatti spostamenti risiede nellaradiazione del sole soggetta a continue oscillazioni.

Si sa che una corda di violino vibra nello stesso tem-po in una nota fondamentale con molte armoniche, cioèaccompagnata da altri suoni di altezza maggiore e le dicui vibrazioni stanno in rapporto semplice e costantecon la nota fondamentale.

Così pensa Abbot, la radiazione solare sembra che sicomporti in modo analogo: la grande sfera di gas caldicompressi, il Sole, ha una vibrazione fondamentale emolte armoniche come le hanno le corde del violino.

Le vibrazioni fondamentali della radiazione solaresembra che sia il ciclo di 23 anni, ma nel contempo sihanno vibrazioni, a guisa di armoniche, le quali operan-do in modo diverso fanno sì che la ripetizione del ciclofondamentale non si verifichi con regolarità e si consta-tano degli spostamenti di fase ancora non bene precisati.E soltanto attraverso una perfetta conoscenza di questearmoniche, si potrà prevedere la periodicità della radia-zione solare, cioè della principale regolatrice di tutti ifenomeni meteorologici.

Può quindi affermarsi che la previsione del tempo a

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lunga distanza, debba tenere in gran conto, come impor-tante fattore la radiazione solare.

La vita terrena, nelle sue varie esplicazioni, risente lepulsazioni e i ritmi dell’immensa e ricca sorgente solaredi energie ancora completamente sconosciute e non lar-gamente utilizzate pel benessere della umanità.

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lunga distanza, debba tenere in gran conto, come impor-tante fattore la radiazione solare.

La vita terrena, nelle sue varie esplicazioni, risente lepulsazioni e i ritmi dell’immensa e ricca sorgente solaredi energie ancora completamente sconosciute e non lar-gamente utilizzate pel benessere della umanità.

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LA LUNA NELLE IMMAGINOSEFIGURAZIONI

Nel periodo della superstizione e dell’ignoranza, que-sto astro che illumina il firmamento nelle notti stellate eche scivola calma tra gli ammassi nuvolosi, apparendo atratti candida negli interstizi, dovunque ha destato le piùsbrigliate fantasie.

La luna presenta aspetti diversi, specie quando si os-serva al sorgere: si distinguono macchie oscure di di-mensioni varie e mutevoli, tra le chiazze di diversi gradidi splendore.

Quanti domandano alla chiarezza, alla limpidezza ditali visioni, l’assistenza alle deliziose immaginazionidurante la vita operosa!

Queste macchie a molti mostrano simiglianza di facceumane, viste di profilo, e in tempi remoti secondo alcuniesse dipendevano dalle riflessioni della diversa topogra-fia della superficie della terra, potendosi paragonare ilcorpo della luna ad uno specchio.

Piccolomini, nella sua filosofia naturale, combattè tali

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LA LUNA NELLE IMMAGINOSEFIGURAZIONI

Nel periodo della superstizione e dell’ignoranza, que-sto astro che illumina il firmamento nelle notti stellate eche scivola calma tra gli ammassi nuvolosi, apparendo atratti candida negli interstizi, dovunque ha destato le piùsbrigliate fantasie.

La luna presenta aspetti diversi, specie quando si os-serva al sorgere: si distinguono macchie oscure di di-mensioni varie e mutevoli, tra le chiazze di diversi gradidi splendore.

Quanti domandano alla chiarezza, alla limpidezza ditali visioni, l’assistenza alle deliziose immaginazionidurante la vita operosa!

Queste macchie a molti mostrano simiglianza di facceumane, viste di profilo, e in tempi remoti secondo alcuniesse dipendevano dalle riflessioni della diversa topogra-fia della superficie della terra, potendosi paragonare ilcorpo della luna ad uno specchio.

Piccolomini, nella sua filosofia naturale, combattè tali

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idee, perchè le macchie si presentavano le medesime daqualsiasi luogo di osservazione; e invece le attribuì alladiversa densità del corpo lunare potendosi supporre dipiù in alcune parti e di meno in altre.

Le macchie centrali, presentano maggiore rilievo e adocchio nudo sembra distinguere due teste di profilol’una di fronte all’altra come se si baciassero.

Deformazioni delle immagini della Luna al sorgere.

* * *

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idee, perchè le macchie si presentavano le medesime daqualsiasi luogo di osservazione; e invece le attribuì alladiversa densità del corpo lunare potendosi supporre dipiù in alcune parti e di meno in altre.

Le macchie centrali, presentano maggiore rilievo e adocchio nudo sembra distinguere due teste di profilol’una di fronte all’altra come se si baciassero.

Deformazioni delle immagini della Luna al sorgere.

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Questa suggestiva visione fu intravvista per la primavolta, in uno splendido plenilunio di agosto del 1880,dal poeta triestino Filippo Zamboni, il quale ne rimaseestremamente colpito come d’una meravigliosa appari-zione celeste. Egli era allora a Capodimonte, in compa-gnia della sua donna, una bionda tedesca che amò ap-passionatamente per trent’anni; e poichè la visione gliapparve in uno di quegli istanti di felicità suprema in cuisi trasforma e si abbellisce, ai nostri occhi, l’aspetto del-le cose che ci circondano, e le illusioni dei sensi diven-gono facili e verosimili; e poichè inoltre, alcune circo-stanze sopraggiunsero a distrarlo, nè, in seguito, durantei pleniluni, gli venne fatto di ritrovare sul disco lunarel’immagine che lo aveva colpito a Capodimonte; cosìegli si convinse essersi trattato di un errore dei sensi, diuna visione beata del pensiero, e non vi diede molta im-portanza.

Non gli fu possibile però dimenticarla, e molti annidopo, dovendo parlare nel suo dramma «Sotto i Flavi»del culto della Luna fra i Galli, si sovvenne del quadrolunare balenato una volta ai suoi occhi, e durò non pocafatica a ricostruirlo nella memoria. Infine, la visione glisi manifestò ancora e questa volta molto ben definita echiara, sicchè il poeta finì per interessarsene vivamentee ne fece grande propaganda, compiacendosi, per tuttala sua vita, di questa scoperta che lusingava il suo spiri-to di appassionato amatore della scienza dei cieli, e gliprocurava l’ammirazione degli astronomi, molti deiquali ebbe compagni e guide nel suo grande bisogno di

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Questa suggestiva visione fu intravvista per la primavolta, in uno splendido plenilunio di agosto del 1880,dal poeta triestino Filippo Zamboni, il quale ne rimaseestremamente colpito come d’una meravigliosa appari-zione celeste. Egli era allora a Capodimonte, in compa-gnia della sua donna, una bionda tedesca che amò ap-passionatamente per trent’anni; e poichè la visione gliapparve in uno di quegli istanti di felicità suprema in cuisi trasforma e si abbellisce, ai nostri occhi, l’aspetto del-le cose che ci circondano, e le illusioni dei sensi diven-gono facili e verosimili; e poichè inoltre, alcune circo-stanze sopraggiunsero a distrarlo, nè, in seguito, durantei pleniluni, gli venne fatto di ritrovare sul disco lunarel’immagine che lo aveva colpito a Capodimonte; cosìegli si convinse essersi trattato di un errore dei sensi, diuna visione beata del pensiero, e non vi diede molta im-portanza.

Non gli fu possibile però dimenticarla, e molti annidopo, dovendo parlare nel suo dramma «Sotto i Flavi»del culto della Luna fra i Galli, si sovvenne del quadrolunare balenato una volta ai suoi occhi, e durò non pocafatica a ricostruirlo nella memoria. Infine, la visione glisi manifestò ancora e questa volta molto ben definita echiara, sicchè il poeta finì per interessarsene vivamentee ne fece grande propaganda, compiacendosi, per tuttala sua vita, di questa scoperta che lusingava il suo spiri-to di appassionato amatore della scienza dei cieli, e gliprocurava l’ammirazione degli astronomi, molti deiquali ebbe compagni e guide nel suo grande bisogno di

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investigare la bellezza dei cieli e l’armonia delle sfere.Con la cooperazione di artisti e dopo una serie di ten-

tativi mal riusciti, lo Zamboni realizzò nel 1887, la suascoperta col suo disegno edito dal Lowy.

* * *

Le cromotipie uscirono in un’edizione di 2000 copie,coi versi Zamboniani dei Flavi in italiano e tradotti infrancese, inglese e tedesco: parvero grandi novità, di-vennero ben presto popolari, e dappertutto, nelle serateplenilunari, molte persone diressero il binocolo verso laLuna, alla ricerca degli amanti siderici.

Nel suo libro che si intitola Pandemonio, lo Zambonidice che non occorre, per ottenere la visione, far uso diun cannocchiale astronomico che capovolgerebbel’immagine e dissolverebbe le macchie in un bucheratodi cratere: basta l’aiuto di un semplice binocolo o, chisia miope, di un cannocchiale di campagna, perchèl’osservatore scorga, senza molto lavorìo di fantasia, nelmezzo disco a destra, il profilo della testa dell’uomo ric-camente chiomata, il collo, e parte del petto su cui brillauna lucentissima stella. Il profilo femmineo, un po’ in-clinato, occupa l’altra metà del disco lunare e lasciascorgere l’occhio, la guancia, e un filo di labbri accostatiai labbri dell’uomo. Le due teste assumono atteggia-menti visibilmente diversi secondo la stagione, le fasilunari, l’altitudine del luogo e l’ora d’osservazione.

I pleniluni in cui la visione si discerne meglio sono

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investigare la bellezza dei cieli e l’armonia delle sfere.Con la cooperazione di artisti e dopo una serie di ten-

tativi mal riusciti, lo Zamboni realizzò nel 1887, la suascoperta col suo disegno edito dal Lowy.

* * *

Le cromotipie uscirono in un’edizione di 2000 copie,coi versi Zamboniani dei Flavi in italiano e tradotti infrancese, inglese e tedesco: parvero grandi novità, di-vennero ben presto popolari, e dappertutto, nelle serateplenilunari, molte persone diressero il binocolo verso laLuna, alla ricerca degli amanti siderici.

Nel suo libro che si intitola Pandemonio, lo Zambonidice che non occorre, per ottenere la visione, far uso diun cannocchiale astronomico che capovolgerebbel’immagine e dissolverebbe le macchie in un bucheratodi cratere: basta l’aiuto di un semplice binocolo o, chisia miope, di un cannocchiale di campagna, perchèl’osservatore scorga, senza molto lavorìo di fantasia, nelmezzo disco a destra, il profilo della testa dell’uomo ric-camente chiomata, il collo, e parte del petto su cui brillauna lucentissima stella. Il profilo femmineo, un po’ in-clinato, occupa l’altra metà del disco lunare e lasciascorgere l’occhio, la guancia, e un filo di labbri accostatiai labbri dell’uomo. Le due teste assumono atteggia-menti visibilmente diversi secondo la stagione, le fasilunari, l’altitudine del luogo e l’ora d’osservazione.

I pleniluni in cui la visione si discerne meglio sono

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gli estivi e principalmente quello di agosto in cuil’atteggiamento delle due teste è al sommo grado artisti-co, poichè si intravvede abbastanza l’atto del dare e ri-cevere il bacio; i meno propizi, gli invernali.

L’ora più indicata è quando la Luna sorge, molto dila-tata sull’orizzonte, o allorchè, nei mesi in cui il disco sifa intero di giorno e in questo caso il disegno si presentasfumato e stupendo. Le due sembianze sono perfette nelgiorno del plenilunio in cui la Luna è completa; ma vi siscorgono anche, alquanto imperfette, tre giorni prima etre giorni dopo il plenilunio, mentre negli altri periodi viè sempre qualche novità sulle macchie, le quali si rileva-no diversamente da notte a notte, e talvolta scompaiono.

* * *

Gli astronomi accolsero favorevolmente la scopertaZamboniana: e il Flammarion, osservando la Luna, nonpotè trattenersi dall’esclamare: «C’est vrai! c’est vrai!»,mentre l’astronomo Cerulli scriveva al poeta «non potròmai abbastanza dolermi dall’avere, fino a un mese fa,ignorato questa meraviglia».

All’Osservatorio del Collegio Romano, Tacchini e isuoi assistenti particolare attenzione posero nel disegna-re la luna veduta con un piccolo binocolo.

Tuttavia ci sembra opportuno notare come non siacosa molto facile scorgere sul disco lunare il quadroZamboniano con quella nitidezza e precisione di contor-ni con cui il poeta ce lo presenta. Siccome trattasi di il-

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gli estivi e principalmente quello di agosto in cuil’atteggiamento delle due teste è al sommo grado artisti-co, poichè si intravvede abbastanza l’atto del dare e ri-cevere il bacio; i meno propizi, gli invernali.

L’ora più indicata è quando la Luna sorge, molto dila-tata sull’orizzonte, o allorchè, nei mesi in cui il disco sifa intero di giorno e in questo caso il disegno si presentasfumato e stupendo. Le due sembianze sono perfette nelgiorno del plenilunio in cui la Luna è completa; ma vi siscorgono anche, alquanto imperfette, tre giorni prima etre giorni dopo il plenilunio, mentre negli altri periodi viè sempre qualche novità sulle macchie, le quali si rileva-no diversamente da notte a notte, e talvolta scompaiono.

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Gli astronomi accolsero favorevolmente la scopertaZamboniana: e il Flammarion, osservando la Luna, nonpotè trattenersi dall’esclamare: «C’est vrai! c’est vrai!»,mentre l’astronomo Cerulli scriveva al poeta «non potròmai abbastanza dolermi dall’avere, fino a un mese fa,ignorato questa meraviglia».

All’Osservatorio del Collegio Romano, Tacchini e isuoi assistenti particolare attenzione posero nel disegna-re la luna veduta con un piccolo binocolo.

Tuttavia ci sembra opportuno notare come non siacosa molto facile scorgere sul disco lunare il quadroZamboniano con quella nitidezza e precisione di contor-ni con cui il poeta ce lo presenta. Siccome trattasi di il-

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lusione ottica che è funzione dell’acuità visivadell’occhio umano le persone di debole acuità visiva,oppure di acuità eccezionale, non possono vedere l’illu-sione ottica, perchè i primi mal separando, i seconditroppo separando, non si trovano nella condizione diuna separazione d’immagini necessaria affinchè inter-venga la illusione ottica. In generale, per vedere il «ba-cio della luna» necessita un’acuità visiva media; coloroinvece che hanno acuità visiva debole raggiungonol’intento con un debolissimo cannocchiale da teatro(Tav. XXXII).

* * *

Ogni qualvolta l’andamento meteorologico della sta-gione si allontana dal normale con irregolari mutamentidel tempo, con improvvise oscillazioni della temperatu-ra, non pochi pensano alle fasi lunari.

Sin dalle epoche remote la periodicità delle anomaliemeteorologiche fu generalmente ammessa come formadi credenza e i ritorni regolari venivano collegati ai ciclidei fenomeni astronomici, dando influenza preponde-rante al satellite della Terra.

L’astrologia e le scienze occulte, trovarono nel biancoastro notturno la base delle più larghe interpretazioni, ri-tenendo che la chiave regolatrice dei mutamenti deltempo risieda sui movimenti degli astri, sui quali gliastronomi erano pervenuti a previsioni di assoluta cer-tezza.

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lusione ottica che è funzione dell’acuità visivadell’occhio umano le persone di debole acuità visiva,oppure di acuità eccezionale, non possono vedere l’illu-sione ottica, perchè i primi mal separando, i seconditroppo separando, non si trovano nella condizione diuna separazione d’immagini necessaria affinchè inter-venga la illusione ottica. In generale, per vedere il «ba-cio della luna» necessita un’acuità visiva media; coloroinvece che hanno acuità visiva debole raggiungonol’intento con un debolissimo cannocchiale da teatro(Tav. XXXII).

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Ogni qualvolta l’andamento meteorologico della sta-gione si allontana dal normale con irregolari mutamentidel tempo, con improvvise oscillazioni della temperatu-ra, non pochi pensano alle fasi lunari.

Sin dalle epoche remote la periodicità delle anomaliemeteorologiche fu generalmente ammessa come formadi credenza e i ritorni regolari venivano collegati ai ciclidei fenomeni astronomici, dando influenza preponde-rante al satellite della Terra.

L’astrologia e le scienze occulte, trovarono nel biancoastro notturno la base delle più larghe interpretazioni, ri-tenendo che la chiave regolatrice dei mutamenti deltempo risieda sui movimenti degli astri, sui quali gliastronomi erano pervenuti a previsioni di assoluta cer-tezza.

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L’influenza delle fasi lunari sui fenomeni meteorolo-gici assunse carattere di ricerca, allorchè venne ben defi-nita l’azione attrattiva che la luna esplica sull’acqua, colperiodico innalzamento e sollevamento del livello deimari. Era evidente che si pensasse a qualcosa di analogoper l’atmosfera, e cioè che anche nel fluido gassoso cheavvolge il globo dovesse verificarsi una periodica oscil-lazione in corrispondenza alle varie fasi lunari; ma nes-suna conferma diedero le misure del peso dell’atmosferaeseguite col barometro, le più adatte a indicare l’even-tuale flusso e riflusso dell’atmosfera.

Non poche indagini furono rivolte sull’influenza dellefasi lunari; e gli elementi meteorologici preferiti furonola frequenza, la quantità della pioggia, la direzione deiventi, la serenità, la frequenza dei temporali, delle bur-rasche, dei periodi di perturbazione.

Ma la questione rimase sempre dubbia a causa delpoco accordo e talvolta della completa inversione che simanifestava, trattando separatamente periodi indipen-denti l’uno dall’altro.

Il primo studio organico sull’influenza delle fasi luna-ri si deve a Toaldo dell’Università di Padova, che nel1770 a mezzo di 27 aforismi illustrò un periodo di 18-19anni nei fenomeni meteorologici. Le deduzioni di Toal-do trovarono larga diffusione e lo applicano tutt’oggi icompilatori degli almanacchi, dei barbanera, per prean-nunziare l’andamento stagionale dell’annata successiva.Normalmente si ripetono per un’annata i fenomeni nota-ti 18 anni prima e si intercalano fatti o avvenimenti poli-

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L’influenza delle fasi lunari sui fenomeni meteorolo-gici assunse carattere di ricerca, allorchè venne ben defi-nita l’azione attrattiva che la luna esplica sull’acqua, colperiodico innalzamento e sollevamento del livello deimari. Era evidente che si pensasse a qualcosa di analogoper l’atmosfera, e cioè che anche nel fluido gassoso cheavvolge il globo dovesse verificarsi una periodica oscil-lazione in corrispondenza alle varie fasi lunari; ma nes-suna conferma diedero le misure del peso dell’atmosferaeseguite col barometro, le più adatte a indicare l’even-tuale flusso e riflusso dell’atmosfera.

Non poche indagini furono rivolte sull’influenza dellefasi lunari; e gli elementi meteorologici preferiti furonola frequenza, la quantità della pioggia, la direzione deiventi, la serenità, la frequenza dei temporali, delle bur-rasche, dei periodi di perturbazione.

Ma la questione rimase sempre dubbia a causa delpoco accordo e talvolta della completa inversione che simanifestava, trattando separatamente periodi indipen-denti l’uno dall’altro.

Il primo studio organico sull’influenza delle fasi luna-ri si deve a Toaldo dell’Università di Padova, che nel1770 a mezzo di 27 aforismi illustrò un periodo di 18-19anni nei fenomeni meteorologici. Le deduzioni di Toal-do trovarono larga diffusione e lo applicano tutt’oggi icompilatori degli almanacchi, dei barbanera, per prean-nunziare l’andamento stagionale dell’annata successiva.Normalmente si ripetono per un’annata i fenomeni nota-ti 18 anni prima e si intercalano fatti o avvenimenti poli-

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tici o sociali, senza però precisazioni con qualche feno-meno tellurico.

Molti ricorderanno le previsioni che Mathieu de laDròme, per parecchio tempo diffuse nel mondo, basan-dosi esclusivamente sulle influenze lunari, generando il-lusioni che ben presto si smorzarono nel più profondopessimismo.

* * *

I proverbi lunari provvedono anch’essi alle previsionidel tempo, ma siccome essi sono validi in tutti i mesi ein tutti i cieli, possono ancora sussistere.

Si ricordano spesso le cosidette leggi enunciate dalMaresciallo Bugeand e che si vuole provengano da unmanoscritto trovato in un convento spagnolo durante laguerra napoleonica.

Ma l’insieme di tali norme risentono molto delle de-duzioni del Toaldo; e quindi è molto probabile che ilmanoscritto trovato, sia una copia più o meno fedele deirisultati ottenuti da Toaldo.

Larghe verifiche condotte su osservazioni estese amolte annate hanno dato risultati contradittori, perònell’insieme non mettono in evidenza, l’influenza dellefasi lunari sull’andamento dei fenomeni meteorologici.

Recenti contributi invece segnalano l’influenza lunaresui fenomeni meteorologici, ma non conducono a dellenorme semplici da potersi applicare praticamente perpredire le vicende atmosferiche.

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tici o sociali, senza però precisazioni con qualche feno-meno tellurico.

Molti ricorderanno le previsioni che Mathieu de laDròme, per parecchio tempo diffuse nel mondo, basan-dosi esclusivamente sulle influenze lunari, generando il-lusioni che ben presto si smorzarono nel più profondopessimismo.

* * *

I proverbi lunari provvedono anch’essi alle previsionidel tempo, ma siccome essi sono validi in tutti i mesi ein tutti i cieli, possono ancora sussistere.

Si ricordano spesso le cosidette leggi enunciate dalMaresciallo Bugeand e che si vuole provengano da unmanoscritto trovato in un convento spagnolo durante laguerra napoleonica.

Ma l’insieme di tali norme risentono molto delle de-duzioni del Toaldo; e quindi è molto probabile che ilmanoscritto trovato, sia una copia più o meno fedele deirisultati ottenuti da Toaldo.

Larghe verifiche condotte su osservazioni estese amolte annate hanno dato risultati contradittori, perònell’insieme non mettono in evidenza, l’influenza dellefasi lunari sull’andamento dei fenomeni meteorologici.

Recenti contributi invece segnalano l’influenza lunaresui fenomeni meteorologici, ma non conducono a dellenorme semplici da potersi applicare praticamente perpredire le vicende atmosferiche.

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Questa soluzione dubbia non ha soddisfatto la nume-rosa schiera dei credenti nella Dea Selene di argenteosplendore e il pregiudizio rimane tuttora ben radicato,specialmente fra agricoltori.

* * *

Come giustamente osserva il Rouch, il pregiudiziosull’influenza lunare nei fenomeni meteorologici, puòavere avuto origine dalla maniera con cui i popoli primi-tivi apprezzavano gl’intervalli di tempo, maniera dallaquale ci siamo completamente liberati.

Le lunazioni e i quarti di una lunazione erano delleunità di tempo alle quali era comodo riferire gli avveni-menti che avevano durata maggiore di un giorno e mi-nore di un mese. Era naturale dire: è piovuto durante iltale quarto della luna e speriamo che la prossima luna-zione ci porti bel tempo. E allorchè si pensava che il cat-tivo tempo poteva durare diversi giorni, si diceva natu-ralmente che sarebbe durato sino alla fine della luna. Siè finito quindi col prendere questo linguaggio alla lette-ra e col vedere nelle lunazioni stesse la causa dei feno-meni. Se per una ragione qualsiasi si fosse cominciato acontare il tempo per decadi, probabilmente al periodo didieci giorni si sarebbero addossate le responsabilità me-teorologiche.

I pregiudizi o le superstizioni non si distruggono sen-za mettere nulla al loro posto, e quindi si finirà di crede-re alle influenze lunari, fino a che la meteorologia darà

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Questa soluzione dubbia non ha soddisfatto la nume-rosa schiera dei credenti nella Dea Selene di argenteosplendore e il pregiudizio rimane tuttora ben radicato,specialmente fra agricoltori.

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Come giustamente osserva il Rouch, il pregiudiziosull’influenza lunare nei fenomeni meteorologici, puòavere avuto origine dalla maniera con cui i popoli primi-tivi apprezzavano gl’intervalli di tempo, maniera dallaquale ci siamo completamente liberati.

Le lunazioni e i quarti di una lunazione erano delleunità di tempo alle quali era comodo riferire gli avveni-menti che avevano durata maggiore di un giorno e mi-nore di un mese. Era naturale dire: è piovuto durante iltale quarto della luna e speriamo che la prossima luna-zione ci porti bel tempo. E allorchè si pensava che il cat-tivo tempo poteva durare diversi giorni, si diceva natu-ralmente che sarebbe durato sino alla fine della luna. Siè finito quindi col prendere questo linguaggio alla lette-ra e col vedere nelle lunazioni stesse la causa dei feno-meni. Se per una ragione qualsiasi si fosse cominciato acontare il tempo per decadi, probabilmente al periodo didieci giorni si sarebbero addossate le responsabilità me-teorologiche.

I pregiudizi o le superstizioni non si distruggono sen-za mettere nulla al loro posto, e quindi si finirà di crede-re alle influenze lunari, fino a che la meteorologia darà

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regole di previsione del tempo a lunga scadenza, checorrispondono pienamente alla realtà.

* * *

Difficilmente si giungerà a un risultato concreto e de-cisivo, perchè le modificazioni che la luna potrà appor-tare sui fenomeni del tempo sono affatto secondarie e siperdono nelle grandi oscillazioni prodotte dagli influssidiretti e indiretti del sole. Qualche volta l’azione lunarepuò prevalere sulle altre influenze ma non sappiamo, al-meno finora, come isolare questo caso dagli altri innu-merevoli ove non si verifica affatto siffatta condizione.

Le profezie del tempo fondate sull’influenza lunaresono ormai troppo radicate, e sebbene si sia portati a se-gnare soltanto i fattori perfettamente consoni alle pro-prie idee, e lasciare passare inavvertiti tutti quelli chenon concordano con la propria opinione, molti non ri-nunceranno alla silenziosa luna.

Il lucido e cavernoso satellite continuerà la sua pere-grinazione nel cielo; e con la pallida luce, variabile a se-conda delle fasi, rischiarerà i suggestivi paesaggi dellasuperficie terrestre e farà sempre fluire le più immagino-se fantasie.

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regole di previsione del tempo a lunga scadenza, checorrispondono pienamente alla realtà.

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Difficilmente si giungerà a un risultato concreto e de-cisivo, perchè le modificazioni che la luna potrà appor-tare sui fenomeni del tempo sono affatto secondarie e siperdono nelle grandi oscillazioni prodotte dagli influssidiretti e indiretti del sole. Qualche volta l’azione lunarepuò prevalere sulle altre influenze ma non sappiamo, al-meno finora, come isolare questo caso dagli altri innu-merevoli ove non si verifica affatto siffatta condizione.

Le profezie del tempo fondate sull’influenza lunaresono ormai troppo radicate, e sebbene si sia portati a se-gnare soltanto i fattori perfettamente consoni alle pro-prie idee, e lasciare passare inavvertiti tutti quelli chenon concordano con la propria opinione, molti non ri-nunceranno alla silenziosa luna.

Il lucido e cavernoso satellite continuerà la sua pere-grinazione nel cielo; e con la pallida luce, variabile a se-conda delle fasi, rischiarerà i suggestivi paesaggi dellasuperficie terrestre e farà sempre fluire le più immagino-se fantasie.

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TAV. XXIX – Sopra: Sabbie a Chartum il 7 giugno 1932. –Sotto: Diavoli di sabbia.

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TAV. XXIX – Sopra: Sabbie a Chartum il 7 giugno 1932. –Sotto: Diavoli di sabbia.

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(Foto del Ministero delle Colonie)TAV. XXX – Prossimo temporale di sabbia.

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(Foto del Ministero delle Colonie)TAV. XXX – Prossimo temporale di sabbia.

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C A P ITO L O S E T T IM O

A R IA D E L L E C IT T À

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C A P ITO L O S E T T IM O

A R IA D E L L E C IT T À

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LE POLVERI NEI BASSI STRATIDELL’ATMOSFERA

L’orientazione, l’altezza dei fabbricati, la larghezzadelle vie, sono elementi fondamentali che gli urbanisticurano particolarmente; ma spesso le buone condizioniclimatiche subiscono alterazioni, a prima vista, di pocaimportanza, ma invece praticamente nocive.

Trattasi delle minutissime particelle di pulviscolo, de-triti vegetali e minerali che, particolarmente nei mesipiù freddi dell’anno, si accumulano nell’atmosfera e chegiornalmente vengono alimentati dall’accresciuto fun-zionamento dei focolari domestici con cattive combu-stioni.

* * *

In alcune località, i vapori nerastri, ricchi di particelledi carbone, formano come una volta semiopaca da arre-stare la propagazione di raggi ultravioletti indispensabilialla prima infanzia.

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LE POLVERI NEI BASSI STRATIDELL’ATMOSFERA

L’orientazione, l’altezza dei fabbricati, la larghezzadelle vie, sono elementi fondamentali che gli urbanisticurano particolarmente; ma spesso le buone condizioniclimatiche subiscono alterazioni, a prima vista, di pocaimportanza, ma invece praticamente nocive.

Trattasi delle minutissime particelle di pulviscolo, de-triti vegetali e minerali che, particolarmente nei mesipiù freddi dell’anno, si accumulano nell’atmosfera e chegiornalmente vengono alimentati dall’accresciuto fun-zionamento dei focolari domestici con cattive combu-stioni.

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In alcune località, i vapori nerastri, ricchi di particelledi carbone, formano come una volta semiopaca da arre-stare la propagazione di raggi ultravioletti indispensabilialla prima infanzia.

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I prodotti delle combustioni dei focolari, composti digas, di vapori tossici (anidride solforica e solforosa), diparticelle solide e liquide, formano un miscuglio nocivoall’organismo e apportano alterazioni ai materiali degliedifizi.

Gli stabilimenti industriali ne producono in misura ri-levante, e specialmente dove si impiega dell’olio, per-chè trattasi di un combustibile eterogeneo e i cui costi-tuenti bruciano in modo diverso; invece il gas illumi-nante e il coke, prodotti dalla distillazione del carbonefossile, si trovano nelle migliori condizioni per bruciarequasi completamente.

L’abbondanza del pulviscolo atmosferico può modifi-care l’andamento normale delle condizioni termiche, al-terando le normali; perchè le particelle solide intercet-tando la radiazione solare e in misura notevole, come siè constatato comparando il numero dei giorni di nebbiain due città aventi lo stesso clima, ma non la medesimaimportanza industriale.

La radiazione solare che giunge al suolo varia a se-conda della massa d’aria attraversata: e si produceun’estinzione, variabile a seconda delle ore del giorno indipendenza dell’altezza del sole sull’orizzonte.

La perturbazione esplicata da una grande città siestende tutto attorno ed è visibile a distanze variabili da40 chm. e più. Da grande altezza, ad esempio 5000 m.,il profilo della foschia rassomiglia a un lungo pennac-chio, che sfugge dalla città intera come da un immensocamino.

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I prodotti delle combustioni dei focolari, composti digas, di vapori tossici (anidride solforica e solforosa), diparticelle solide e liquide, formano un miscuglio nocivoall’organismo e apportano alterazioni ai materiali degliedifizi.

Gli stabilimenti industriali ne producono in misura ri-levante, e specialmente dove si impiega dell’olio, per-chè trattasi di un combustibile eterogeneo e i cui costi-tuenti bruciano in modo diverso; invece il gas illumi-nante e il coke, prodotti dalla distillazione del carbonefossile, si trovano nelle migliori condizioni per bruciarequasi completamente.

L’abbondanza del pulviscolo atmosferico può modifi-care l’andamento normale delle condizioni termiche, al-terando le normali; perchè le particelle solide intercet-tando la radiazione solare e in misura notevole, come siè constatato comparando il numero dei giorni di nebbiain due città aventi lo stesso clima, ma non la medesimaimportanza industriale.

La radiazione solare che giunge al suolo varia a se-conda della massa d’aria attraversata: e si produceun’estinzione, variabile a seconda delle ore del giorno indipendenza dell’altezza del sole sull’orizzonte.

La perturbazione esplicata da una grande città siestende tutto attorno ed è visibile a distanze variabili da40 chm. e più. Da grande altezza, ad esempio 5000 m.,il profilo della foschia rassomiglia a un lungo pennac-chio, che sfugge dalla città intera come da un immensocamino.

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* * *

Per la climatologia urbanistica la diminuzione dellatemperatura con l’altezza è fondamentale, poichè daessa dipende la distribuzione del pulviscolo in altezza.In effetti se la temperatura dell’aria diminuisce rapida-mente, la diffusione per turbolenza è aumentata, e alloral’atmosfera è instabile: cosicchè la minima massa d’ariariscaldata localmente viene trascinata verso l’alto e conessa vanno le polveri, i fumi, insomma, tutte le emana-zioni superficiali della città.

La diminuzione uguale o superiore di un grado perogni 100 metri di altezza, corrisponde ad una situazioneeccellente per la purificazione dell’aria della città; inve-ce nessuna diminuzione o nessun aumento della tempe-ratura con l’altezza sono dannosi.

Durante la notte, in perfetta calma, specie nei mesipiù freddi, la temperatura del suolo è frequentementepiù bassa di quanto si osserva al disopra e spesso oltrequalche centinaio di metri di altezza e si verificano allo-ra le condizioni più sfavorevoli.

Se con appositi strumenti si misura in modo quasicontinuo il quantitativo delle polveri, nelle città, nonlontano dal suolo, si trova una ben netta variazione diur-na: il massimo si ha al mattino tra le 7h e le 9h, segue poiun minimo prolungato, e un massimo secondario si con-stata tra le 18h e le 21h.

Le variazioni diurne della radiazione solare generanosu gli edifici una circolazione locale. Difatti, nel giorno

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Per la climatologia urbanistica la diminuzione dellatemperatura con l’altezza è fondamentale, poichè daessa dipende la distribuzione del pulviscolo in altezza.In effetti se la temperatura dell’aria diminuisce rapida-mente, la diffusione per turbolenza è aumentata, e alloral’atmosfera è instabile: cosicchè la minima massa d’ariariscaldata localmente viene trascinata verso l’alto e conessa vanno le polveri, i fumi, insomma, tutte le emana-zioni superficiali della città.

La diminuzione uguale o superiore di un grado perogni 100 metri di altezza, corrisponde ad una situazioneeccellente per la purificazione dell’aria della città; inve-ce nessuna diminuzione o nessun aumento della tempe-ratura con l’altezza sono dannosi.

Durante la notte, in perfetta calma, specie nei mesipiù freddi, la temperatura del suolo è frequentementepiù bassa di quanto si osserva al disopra e spesso oltrequalche centinaio di metri di altezza e si verificano allo-ra le condizioni più sfavorevoli.

Se con appositi strumenti si misura in modo quasicontinuo il quantitativo delle polveri, nelle città, nonlontano dal suolo, si trova una ben netta variazione diur-na: il massimo si ha al mattino tra le 7h e le 9h, segue poiun minimo prolungato, e un massimo secondario si con-stata tra le 18h e le 21h.

Le variazioni diurne della radiazione solare generanosu gli edifici una circolazione locale. Difatti, nel giorno

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si riscalda di più l’aria al disopra del tetto delle case, eallora si producono dei filetti di aria ascendente lungo imuri esterni.

* * *

Nella notte avviene tutto l’opposto; i tetti si raffredda-no molto; le masse d’aria discendono verso il basso lun-go i muri fino a raggiungere il suolo, per poi elevarsi nelmezzo della strada e negli spazi liberi della città.

Nelle vie orientate nella direzione levante-ponente,verso le ore del mezzodì, ha luogo una ascendenza lun-go la fila delle facciate poste di fronte l’una all’altra;l’aria ascende lungo i muri assolati e discende in quelliposti all’ombra.

Ma oltre a questa circolazione termica, si produceun’altra circolazione dinamica dovuta all’effetto delvento sugli abitati.

L’effetto di un vento orizzontale, la cui direzione èperpendicolare a quella di una strada, si manifesta conun turbine ad asse orizzontale e parallelo alla strada.

Le masse d’aria sono ascendenti lungo i muri che ilvento va a urtare e discendenti lungo la parete opposta.A causa di questo meccanismo, l’aria si rinnova duranteil giorno e durante la notte. Nelle strade sviluppate se-condo la direzione del vento, il risanamento è più facil-mente assicurato.

Se l’effetto del turbine sui movimenti ascendentidell’aria è inverso a quello che produrrebbe a sua volta

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si riscalda di più l’aria al disopra del tetto delle case, eallora si producono dei filetti di aria ascendente lungo imuri esterni.

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Nella notte avviene tutto l’opposto; i tetti si raffredda-no molto; le masse d’aria discendono verso il basso lun-go i muri fino a raggiungere il suolo, per poi elevarsi nelmezzo della strada e negli spazi liberi della città.

Nelle vie orientate nella direzione levante-ponente,verso le ore del mezzodì, ha luogo una ascendenza lun-go la fila delle facciate poste di fronte l’una all’altra;l’aria ascende lungo i muri assolati e discende in quelliposti all’ombra.

Ma oltre a questa circolazione termica, si produceun’altra circolazione dinamica dovuta all’effetto delvento sugli abitati.

L’effetto di un vento orizzontale, la cui direzione èperpendicolare a quella di una strada, si manifesta conun turbine ad asse orizzontale e parallelo alla strada.

Le masse d’aria sono ascendenti lungo i muri che ilvento va a urtare e discendenti lungo la parete opposta.A causa di questo meccanismo, l’aria si rinnova duranteil giorno e durante la notte. Nelle strade sviluppate se-condo la direzione del vento, il risanamento è più facil-mente assicurato.

Se l’effetto del turbine sui movimenti ascendentidell’aria è inverso a quello che produrrebbe a sua volta

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la circolazione termica, l’aerazione è meno di quanto siverifica se le due azioni si sommano. Vi è tutta unagamma di intensità nella circolazione atmosferica in unacittà.

Per effetto dell’azione combinata del vento e dellatemperatura, l’aria delle grandi città è quasi trascinatasecondo una inclinazione ascendente verso altitudini su-periori.

Il passaggio di una serie di depressioni barometricheriesce favorevole per una città, perchè vi è sempre fortevento verticale e la pioggia purifica l’aria.

Durante la permanenza delle zone di alta pressione(anticiclone specie d’inverno, con vento debole o nullo),la diminuzione della temperatura con l’altezza è quasinulla e di conseguenza l’aria degli strati bassi è stagnan-te.

Per rendere salubre e bene arieggiata una città, nonbasta la buona esposizione e l’azione purificatrice delleperturbazioni atmosferiche, ma occorre l’osservanza dinorme dirette a impedire la diffusione nell’atmosfera diresidui delle combustioni incomplete.

Nei paesi molto freddi, ove si fa largo uso del riscal-damento degli ambienti, tali norme vanno sempre piùperfezionandosi e si adattano dispositivi tali da assicura-re il completo consumo del combustibile.

Non tutti gli abitanti possono seguire tale via pelmaggiore dispendio che inciderebbe notevolmente nelbilancio domestico.

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la circolazione termica, l’aerazione è meno di quanto siverifica se le due azioni si sommano. Vi è tutta unagamma di intensità nella circolazione atmosferica in unacittà.

Per effetto dell’azione combinata del vento e dellatemperatura, l’aria delle grandi città è quasi trascinatasecondo una inclinazione ascendente verso altitudini su-periori.

Il passaggio di una serie di depressioni barometricheriesce favorevole per una città, perchè vi è sempre fortevento verticale e la pioggia purifica l’aria.

Durante la permanenza delle zone di alta pressione(anticiclone specie d’inverno, con vento debole o nullo),la diminuzione della temperatura con l’altezza è quasinulla e di conseguenza l’aria degli strati bassi è stagnan-te.

Per rendere salubre e bene arieggiata una città, nonbasta la buona esposizione e l’azione purificatrice delleperturbazioni atmosferiche, ma occorre l’osservanza dinorme dirette a impedire la diffusione nell’atmosfera diresidui delle combustioni incomplete.

Nei paesi molto freddi, ove si fa largo uso del riscal-damento degli ambienti, tali norme vanno sempre piùperfezionandosi e si adattano dispositivi tali da assicura-re il completo consumo del combustibile.

Non tutti gli abitanti possono seguire tale via pelmaggiore dispendio che inciderebbe notevolmente nelbilancio domestico.

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* * *

Una soluzione elegante, come pensa Fresson, consi-sterebbe nell’apportare a domicilio il calore provenienteda una centrale sotto forma di elettricità, di vapore o diacqua calda; però non poche difficoltà si frappongonoall’attuazione pratica, salvo il caso dell’elettricità pro-dotta da officine idrauliche.

La vera soluzione sta invece nell’impiego di focolaria caricamento continuo nei quali l’aria, necessaria alledifferenti fasi della combustione, può essere convenien-temente dosata, seconda la natura del combustibile,come pensa Band.

Si possono impiegare, come suggerisce Hayert, degliapparecchi per captare le polveri, impiegando depolve-rizzatori umidi nei quali le polveri pesanti sono traspor-tate da una proiezione di acqua, oppure vanno a deposi-tarsi contro una superficie tenuta umida.

Nei paesi a clima temperato il problema si presentaalla discussione soltanto in dati periodi dell’anno, cioèdurante la stagione rigida, non pensando che la diffusio-ne del pulviscolo nell’atmosfera è un problema conti-nuo; la diffusione del pulviscolo nell’atmosfera avvienecontinuamente in qualunque mese dell’anno.

Cosicchè in questi paesi è ugualmente necessaria lapromulgazione di particolari norme per assicurare lacompleta bruciatura dei combustibili impiegati.

Le opere e gli agi della civilizzazione che rappresen-tano un enorme complesso di spese, vengono a diffon-

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Una soluzione elegante, come pensa Fresson, consi-sterebbe nell’apportare a domicilio il calore provenienteda una centrale sotto forma di elettricità, di vapore o diacqua calda; però non poche difficoltà si frappongonoall’attuazione pratica, salvo il caso dell’elettricità pro-dotta da officine idrauliche.

La vera soluzione sta invece nell’impiego di focolaria caricamento continuo nei quali l’aria, necessaria alledifferenti fasi della combustione, può essere convenien-temente dosata, seconda la natura del combustibile,come pensa Band.

Si possono impiegare, come suggerisce Hayert, degliapparecchi per captare le polveri, impiegando depolve-rizzatori umidi nei quali le polveri pesanti sono traspor-tate da una proiezione di acqua, oppure vanno a deposi-tarsi contro una superficie tenuta umida.

Nei paesi a clima temperato il problema si presentaalla discussione soltanto in dati periodi dell’anno, cioèdurante la stagione rigida, non pensando che la diffusio-ne del pulviscolo nell’atmosfera è un problema conti-nuo; la diffusione del pulviscolo nell’atmosfera avvienecontinuamente in qualunque mese dell’anno.

Cosicchè in questi paesi è ugualmente necessaria lapromulgazione di particolari norme per assicurare lacompleta bruciatura dei combustibili impiegati.

Le opere e gli agi della civilizzazione che rappresen-tano un enorme complesso di spese, vengono a diffon-

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dere nell’atmosfera dei corpuscoli e dei germi che sonopoi in gran parte causa di malanni, dai quali si guariscecon l’erogazione di un complesso pure ingente di spese.

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dere nell’atmosfera dei corpuscoli e dei germi che sonopoi in gran parte causa di malanni, dai quali si guariscecon l’erogazione di un complesso pure ingente di spese.

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LA MICROCLIMATOLOGIA E LA LOTTACONTRO I RUMORI

Ritornando nelle città che vedemmo anni addietro, ri-passando per viali, aiuole, prati, piazze soleggiate, cisorprende spesso di notare un distinto mutamentodell’ambiente. Luoghi tranquilli, silenziosi, oggi sonotormentati da frequenti rumori: suoni acuti, intermitten-ti, si rinnovano: e l’aria sembra percorsa da voci strane,stridule che seguono i rapidi velivoli con una scia di ru-mori a ritmo assordante.

È un nuovo clima: una nuova aria si sprigiona dap-pertutto, nuovi addobbi acustici, nuove sensazioni ali-mentate da armonie e da dissonanze. Sensazioni che siripetono dovunque: dalle opulenti città ai piccoli centri,ai gruppi di case appollaiate sui ciglioni.

Non può attribuirsi ciò a mutate condizioni climatolo-giche, perchè l’andamento della temperatura, dei venti,il succedersi delle stagioni, le alternative di periodi pio-vosi non segnalano nulla di particolare. Non sono man-cati piccoli spostamenti, come anticipo o ritardo dei pe-

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LA MICROCLIMATOLOGIA E LA LOTTACONTRO I RUMORI

Ritornando nelle città che vedemmo anni addietro, ri-passando per viali, aiuole, prati, piazze soleggiate, cisorprende spesso di notare un distinto mutamentodell’ambiente. Luoghi tranquilli, silenziosi, oggi sonotormentati da frequenti rumori: suoni acuti, intermitten-ti, si rinnovano: e l’aria sembra percorsa da voci strane,stridule che seguono i rapidi velivoli con una scia di ru-mori a ritmo assordante.

È un nuovo clima: una nuova aria si sprigiona dap-pertutto, nuovi addobbi acustici, nuove sensazioni ali-mentate da armonie e da dissonanze. Sensazioni che siripetono dovunque: dalle opulenti città ai piccoli centri,ai gruppi di case appollaiate sui ciglioni.

Non può attribuirsi ciò a mutate condizioni climatolo-giche, perchè l’andamento della temperatura, dei venti,il succedersi delle stagioni, le alternative di periodi pio-vosi non segnalano nulla di particolare. Non sono man-cati piccoli spostamenti, come anticipo o ritardo dei pe-

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riodi di freddo, di temperature calde, ma nulla di radica-li modificazioni segnalano le statistiche climatologiche.

Le mutate modulazioni della sonorità delle diversezone, stanno invece in relazione a perturbamenti che larinnovata architettura, man mano ampliatasi ha portatosulla propagazione dei fenomeni meteorologici nei bassistrati.

Le stazioni meteorologiche destinate al quotidiano ri-lievo delle osservazioni sono situate in posizioni tali darimanere al riparo di siffatte perturbazioni, poichè essedebbono fornire dati da stare a raffronto con altri analo-ghi raccolti in più stazioni e al fine di interpretarne la di-stribuzione generale.

Per la vita quotidiana, per l’operosità dei cittadini, in-vece, interessano dette perturbazioni locali perchè essemettono in evidenza la fisionomia propria del clima am-bientale.

* * *

Una nuova scienza di recente si è stabilizzata, la mi-croclimatologia, col compito precipuo di esaminare legraduazioni del clima da una plaga all’altra.

Oggi queste recenti ricerche assurgono a maggioreimportanza a causa della lotta contro i rumori, una carat-teristica dell’epoca attuale. Dovunque si prendono prov-vedimenti per attenuare i disturbi provenienti dall’inten-sificato traffico e particolarmente in quei quartieri overisiedono istituti di ricerca, scuole, cliniche, sanatorî.

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riodi di freddo, di temperature calde, ma nulla di radica-li modificazioni segnalano le statistiche climatologiche.

Le mutate modulazioni della sonorità delle diversezone, stanno invece in relazione a perturbamenti che larinnovata architettura, man mano ampliatasi ha portatosulla propagazione dei fenomeni meteorologici nei bassistrati.

Le stazioni meteorologiche destinate al quotidiano ri-lievo delle osservazioni sono situate in posizioni tali darimanere al riparo di siffatte perturbazioni, poichè essedebbono fornire dati da stare a raffronto con altri analo-ghi raccolti in più stazioni e al fine di interpretarne la di-stribuzione generale.

Per la vita quotidiana, per l’operosità dei cittadini, in-vece, interessano dette perturbazioni locali perchè essemettono in evidenza la fisionomia propria del clima am-bientale.

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Una nuova scienza di recente si è stabilizzata, la mi-croclimatologia, col compito precipuo di esaminare legraduazioni del clima da una plaga all’altra.

Oggi queste recenti ricerche assurgono a maggioreimportanza a causa della lotta contro i rumori, una carat-teristica dell’epoca attuale. Dovunque si prendono prov-vedimenti per attenuare i disturbi provenienti dall’inten-sificato traffico e particolarmente in quei quartieri overisiedono istituti di ricerca, scuole, cliniche, sanatorî.

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A parità di intensità, la distanza di udibilità dei suonigravi è maggiore di quella dei suoni acuti, e quindi noisiamo tormentati particolarmente dai suoni alti e acuti.

Le onde lunghe, prodotte da suoni bassi, come il rom-bo delle artiglierie, girano attorno ad ostacoli solidi,come case, colline, filari di alberi, la di cui circonferen-za non supera di molto la lunghezza d’onda del suono;invece nei suoni alti avviene spesso un fenomeno moltoimportante, denominato ombra acustica, cioè rapidosmorzamento delle vibrazioni.

La diversa percezione dei suoni quindi non dipendedalla distanza della sorgente sonora, ma piuttosto dellasituazione circostante, dalle riflessioni, dalle rifrazioniche le onde sonore subiscono contro fabbricati, rilievipiù o meno accentuati, dalla copertura del suolo in rela-zione alla predominanza delle situazioni meteorologi-che.

Striscie di nuvole frastagliate, a poca altezza dal suo-lo, cieli grigi, pallidi, possono produrre riflessi o rinforzidei suoni, generando durante la concomitante perturba-zione del tempo, rumori frequenti e anche assordanti.

All’incontro cieli sereni, limpidi, con regolare distri-buzione della temperatura anche a quota, senza inversio-ni, sono silenziosi poichè il suono si disperde propagan-dosi uniformemente tutto all’intorno.

Siepi, cespugli, addobbi floreali, stagni d’acqua, lenteacque dei fiumi, tutti contribuiscono a trasformare i suo-ni acuti in suoni gravi, generando combinazioni di variatonalità a seconda della maggiore o minore radiazione

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A parità di intensità, la distanza di udibilità dei suonigravi è maggiore di quella dei suoni acuti, e quindi noisiamo tormentati particolarmente dai suoni alti e acuti.

Le onde lunghe, prodotte da suoni bassi, come il rom-bo delle artiglierie, girano attorno ad ostacoli solidi,come case, colline, filari di alberi, la di cui circonferen-za non supera di molto la lunghezza d’onda del suono;invece nei suoni alti avviene spesso un fenomeno moltoimportante, denominato ombra acustica, cioè rapidosmorzamento delle vibrazioni.

La diversa percezione dei suoni quindi non dipendedalla distanza della sorgente sonora, ma piuttosto dellasituazione circostante, dalle riflessioni, dalle rifrazioniche le onde sonore subiscono contro fabbricati, rilievipiù o meno accentuati, dalla copertura del suolo in rela-zione alla predominanza delle situazioni meteorologi-che.

Striscie di nuvole frastagliate, a poca altezza dal suo-lo, cieli grigi, pallidi, possono produrre riflessi o rinforzidei suoni, generando durante la concomitante perturba-zione del tempo, rumori frequenti e anche assordanti.

All’incontro cieli sereni, limpidi, con regolare distri-buzione della temperatura anche a quota, senza inversio-ni, sono silenziosi poichè il suono si disperde propagan-dosi uniformemente tutto all’intorno.

Siepi, cespugli, addobbi floreali, stagni d’acqua, lenteacque dei fiumi, tutti contribuiscono a trasformare i suo-ni acuti in suoni gravi, generando combinazioni di variatonalità a seconda della maggiore o minore radiazione

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solare, della limpidezza e della trasparenza dell’atmo-sfera.

* * *

Le onde sonore si diffondono favorevolmente colvento e specie nel caso che la velocità del vento aumen-ta con la quota. Quindi, lungo la direzione del vento for-te proveniente da una sorgente sonora, si trovano gene-ralmente le zone meno rumorose.

Nelle giornate calme, con correnti d’aria che si inten-sificano verso l’alto, le onde sonore pel fenomeno diconvergenza, si addensano di più sulle sommità. E lostesso avviene per venti forti dovuti a cause aerodinami-che: le onde sonore si raccolgono in quantità sulle crestedelle montagne.

Le zone sottovento di una grande città sono moltosfavorevoli, e siffatto svantaggio si estende fino alla cre-sta del ciglione o della collina; e se l’orografia non èmolto accidentata, potranno le onde sonore portarsi mol-to lontano.

Uno dei concetti più importanti della climatologiaambientale riguarda il cosidetto strato di sbarramento,ossia uno strato di aria in cui la temperatura non dimi-nuisce gradualmente con l’altezza, ma invece ad unacerta quota aumenta con netta inversione. La differenzadi temperatura può elevarsi financo a 10° e a 15°. E sic-come la velocità del suono è proporzionale alla radicequadrata della temperatura assoluta, ne segue che un sif-

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solare, della limpidezza e della trasparenza dell’atmo-sfera.

* * *

Le onde sonore si diffondono favorevolmente colvento e specie nel caso che la velocità del vento aumen-ta con la quota. Quindi, lungo la direzione del vento for-te proveniente da una sorgente sonora, si trovano gene-ralmente le zone meno rumorose.

Nelle giornate calme, con correnti d’aria che si inten-sificano verso l’alto, le onde sonore pel fenomeno diconvergenza, si addensano di più sulle sommità. E lostesso avviene per venti forti dovuti a cause aerodinami-che: le onde sonore si raccolgono in quantità sulle crestedelle montagne.

Le zone sottovento di una grande città sono moltosfavorevoli, e siffatto svantaggio si estende fino alla cre-sta del ciglione o della collina; e se l’orografia non èmolto accidentata, potranno le onde sonore portarsi mol-to lontano.

Uno dei concetti più importanti della climatologiaambientale riguarda il cosidetto strato di sbarramento,ossia uno strato di aria in cui la temperatura non dimi-nuisce gradualmente con l’altezza, ma invece ad unacerta quota aumenta con netta inversione. La differenzadi temperatura può elevarsi financo a 10° e a 15°. E sic-come la velocità del suono è proporzionale alla radicequadrata della temperatura assoluta, ne segue che un sif-

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fatto strato di sbarramento deve comportare una curva-tura dei raggi sonori, cioè i raggi diretti verso l’alto,possono ridiscendere fino al suolo.

In questo modo lo strato di sbarramento favorisce lapercezione di sorgenti sonore lontanissime.

Dentro, al disotto dello strato di sbarramento, la per-cezione viene notevolmente migliorata, però l’aumentodella densità dell’energia sonora avviene a discapito de-gli strati soprastanti. Così lo strato di sbarramento perposizioni molto basse diventa una circostanza che au-menta il rumore; per posizioni molto alte, invece, espli-ca quasi una certa protezione.

* * *

La frequenza, la durata di queste formazioni di stratidi sbarramento, possono dedursi dalle note leggi dellaclimatologia generale. Con alcune situazioni meteorolo-giche, anche i rumori più forti, come i tuoni, si smorza-no a breve distanza, mentre con altre situazioni, i rumo-ri, anche di media intensità, sono nettamente percepitifino a diventare molesti.

Non possiamo modificare l’andamento dei fenomeninaturali, ma possiamo adattare le abitazioni, orientare levie, sistemare le popolate zone in modo che, tanto la fre-quenza dei venti quanto la distribuzione della tempera-tura, favoriscano la diffusione e l’indebolimento deisuoni acuti, e rendano il soggiorno più silenzioso.

La climatologia ambientale, sopprimendo o riducendo

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fatto strato di sbarramento deve comportare una curva-tura dei raggi sonori, cioè i raggi diretti verso l’alto,possono ridiscendere fino al suolo.

In questo modo lo strato di sbarramento favorisce lapercezione di sorgenti sonore lontanissime.

Dentro, al disotto dello strato di sbarramento, la per-cezione viene notevolmente migliorata, però l’aumentodella densità dell’energia sonora avviene a discapito de-gli strati soprastanti. Così lo strato di sbarramento perposizioni molto basse diventa una circostanza che au-menta il rumore; per posizioni molto alte, invece, espli-ca quasi una certa protezione.

* * *

La frequenza, la durata di queste formazioni di stratidi sbarramento, possono dedursi dalle note leggi dellaclimatologia generale. Con alcune situazioni meteorolo-giche, anche i rumori più forti, come i tuoni, si smorza-no a breve distanza, mentre con altre situazioni, i rumo-ri, anche di media intensità, sono nettamente percepitifino a diventare molesti.

Non possiamo modificare l’andamento dei fenomeninaturali, ma possiamo adattare le abitazioni, orientare levie, sistemare le popolate zone in modo che, tanto la fre-quenza dei venti quanto la distribuzione della tempera-tura, favoriscano la diffusione e l’indebolimento deisuoni acuti, e rendano il soggiorno più silenzioso.

La climatologia ambientale, sopprimendo o riducendo

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la maggior parte delle cause perturbatrici, può ben tra-sformare una plaga tormentata dai suoni in un’altra piùtranquilla.

La microclimatologia è stata fondata da Geiger e lar-gamente sviluppata da Mörikofer, Seltzer, Pohl, Humph-reys, Aujeski e da molti altri; ed è destinata a collabora-re insieme all’architettura, per conferire alle operose cit-tà, con le nuove costruzioni, una necessaria silenziositàrispetto agli assordanti rumori dei traffici in continuosviluppo.

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la maggior parte delle cause perturbatrici, può ben tra-sformare una plaga tormentata dai suoni in un’altra piùtranquilla.

La microclimatologia è stata fondata da Geiger e lar-gamente sviluppata da Mörikofer, Seltzer, Pohl, Humph-reys, Aujeski e da molti altri; ed è destinata a collabora-re insieme all’architettura, per conferire alle operose cit-tà, con le nuove costruzioni, una necessaria silenziositàrispetto agli assordanti rumori dei traffici in continuosviluppo.

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IL TEMPO E LA SALUTE

Le relazioni tra lo stato del tempo e le condizioni disalute, formano ormai un canone indiscutibile: moltepubblicazioni hanno messo sempre in più chiara luce,l’influenza dei singoli elementi climatologici e i contri-buti si rinnovano portando nuovi fatti. Però sono rare lesintesi estese a larghe zone in modo da abbracciare lecorrelazioni di carattere generale, sorvolando sulle parti-colarità dovute a perturbazioni locali.

Clarence A. Millis in un recente studio, reso noto dal-la Società Meteorologica Americana, giunge a conclu-sioni fattive con ampi riflessi sulle più svariate condi-zioni meteorologiche: trattasi di uno studio di insiemebasato tanto sulle osservazioni meteorologiche quantosu fatti patologici e su fatti sociali di grande rilievo.

Due principali caratteristiche del tempo influisconodirettamente sulle attività e sul benessere fisicodell’umanità; cioè il livello della temperatura media inrelazione alla dissipazione del calore del corpo e lo statotemporalesco, di agitazione atmosferica, al quale l’orga-

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IL TEMPO E LA SALUTE

Le relazioni tra lo stato del tempo e le condizioni disalute, formano ormai un canone indiscutibile: moltepubblicazioni hanno messo sempre in più chiara luce,l’influenza dei singoli elementi climatologici e i contri-buti si rinnovano portando nuovi fatti. Però sono rare lesintesi estese a larghe zone in modo da abbracciare lecorrelazioni di carattere generale, sorvolando sulle parti-colarità dovute a perturbazioni locali.

Clarence A. Millis in un recente studio, reso noto dal-la Società Meteorologica Americana, giunge a conclu-sioni fattive con ampi riflessi sulle più svariate condi-zioni meteorologiche: trattasi di uno studio di insiemebasato tanto sulle osservazioni meteorologiche quantosu fatti patologici e su fatti sociali di grande rilievo.

Due principali caratteristiche del tempo influisconodirettamente sulle attività e sul benessere fisicodell’umanità; cioè il livello della temperatura media inrelazione alla dissipazione del calore del corpo e lo statotemporalesco, di agitazione atmosferica, al quale l’orga-

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Page 228: Nuovi orizzonti della meteorologia - Liber Liber · Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di: E-text Web design, Editoria, Multimedia (pubblica il tuo libro,

nismo deve costantemente adattare le proprie funzioni.Queste due azioni differiscono notevolmente nel mec-

canismo col quale gli effetti si producono.Gran parte delle attività funzionali del nostro organi-

smo sono accompagnate da produzione di calore che sisviluppa dalla ossidazione degli alimenti. Negli uomini,e negli animali a sangue caldo, gran parte di questa pro-duzione interna di calore occorre per mantenere la tem-peratura del corpo a un livello costante al disopradell’ambiente circostante.

Se la temperatura esterna diminuisce, la dissipazionedel calore del corpo aumenta e la combustione internaviene accelerata. Il livello della produzione del calore èinversamente proporzionale ai livelli della temperaturaesterna; e l’adattamento dell’organismo ai nuovi livelli,spesso può avvenire nel giro di poche settimane.

Se si accentua l’aumento della temperatura esterna, ladissipazione del calore del corpo diviene più difficile, losviluppo fisico ritarda, però nell’insieme gli organismiposseggono una resistenza anormalmente bassa all’infe-zione.

In un ambiente più freddo, il calore si dissipa conmaggiore facilità, lo sviluppo fisico è molto più rapido,la maturità viene raggiunta più presto, il peso e le di-mensioni del corpo sono maggiori, il tipo è più robusto.La resistenza dell’organismo all’infezione è molto piùelevata.

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nismo deve costantemente adattare le proprie funzioni.Queste due azioni differiscono notevolmente nel mec-

canismo col quale gli effetti si producono.Gran parte delle attività funzionali del nostro organi-

smo sono accompagnate da produzione di calore che sisviluppa dalla ossidazione degli alimenti. Negli uomini,e negli animali a sangue caldo, gran parte di questa pro-duzione interna di calore occorre per mantenere la tem-peratura del corpo a un livello costante al disopradell’ambiente circostante.

Se la temperatura esterna diminuisce, la dissipazionedel calore del corpo aumenta e la combustione internaviene accelerata. Il livello della produzione del calore èinversamente proporzionale ai livelli della temperaturaesterna; e l’adattamento dell’organismo ai nuovi livelli,spesso può avvenire nel giro di poche settimane.

Se si accentua l’aumento della temperatura esterna, ladissipazione del calore del corpo diviene più difficile, losviluppo fisico ritarda, però nell’insieme gli organismiposseggono una resistenza anormalmente bassa all’infe-zione.

In un ambiente più freddo, il calore si dissipa conmaggiore facilità, lo sviluppo fisico è molto più rapido,la maturità viene raggiunta più presto, il peso e le di-mensioni del corpo sono maggiori, il tipo è più robusto.La resistenza dell’organismo all’infezione è molto piùelevata.

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Su vaste zone della terra, centinaia di milioni di per-sone vivono sotto la larga copertura del caldo umido: dagenerazioni a generazioni, la dissipazione del calore dalcorpo è così difficile, da sminuire grandemente ogni at-tività.

Se queste popolazioni emigrano in terre della zonatemperata, ove le temperature subiscono nell’anno fortivariazioni, mostrano un deciso cambiamento sin dallaprima generazione. E questa spiccata tendenzadell’organismo ad adattarsi alle nuove condizioni am-bientali, avviene anche in quegli organismi che dalle re-gioni temperate, si trasferiscono nelle zone equatoriali.

L’organismo umano, cioè, risponde agli impulsi cli-matologici, e man mano i vari organi si modellano allenuove esigenze provocate dai mutati andamenti dei di-versi elementi meteorologici.

Però questi impulsi riescono tanto più efficaci, quantopiù gradualmente si manifestano, ossia senza eccessi,nell’uno e nell’altro senso, poichè gli stimoli molto fortipossono causare spossatezza ed esaurimento dell’orga-nismo a tal punto da abbassare l’efficienza della massa eporre limiti al progresso umano.

E in modo analogo la difficile dissipazione del caloredal corpo può abbassare le attività fino alla vita pura-mente vegetativa. Quanto più attivo ed energico èl’organismo, tanto maggiore sforzo impiegherànell’effettuare un dato lavoro.

Il nativo tropicale, o il meridionale, può compiere piùlavoro con minore alimento di quanto occorre al nativo

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Su vaste zone della terra, centinaia di milioni di per-sone vivono sotto la larga copertura del caldo umido: dagenerazioni a generazioni, la dissipazione del calore dalcorpo è così difficile, da sminuire grandemente ogni at-tività.

Se queste popolazioni emigrano in terre della zonatemperata, ove le temperature subiscono nell’anno fortivariazioni, mostrano un deciso cambiamento sin dallaprima generazione. E questa spiccata tendenzadell’organismo ad adattarsi alle nuove condizioni am-bientali, avviene anche in quegli organismi che dalle re-gioni temperate, si trasferiscono nelle zone equatoriali.

L’organismo umano, cioè, risponde agli impulsi cli-matologici, e man mano i vari organi si modellano allenuove esigenze provocate dai mutati andamenti dei di-versi elementi meteorologici.

Però questi impulsi riescono tanto più efficaci, quantopiù gradualmente si manifestano, ossia senza eccessi,nell’uno e nell’altro senso, poichè gli stimoli molto fortipossono causare spossatezza ed esaurimento dell’orga-nismo a tal punto da abbassare l’efficienza della massa eporre limiti al progresso umano.

E in modo analogo la difficile dissipazione del caloredal corpo può abbassare le attività fino alla vita pura-mente vegetativa. Quanto più attivo ed energico èl’organismo, tanto maggiore sforzo impiegherànell’effettuare un dato lavoro.

Il nativo tropicale, o il meridionale, può compiere piùlavoro con minore alimento di quanto occorre al nativo

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settentrionale, poichè abbisogna di poco combustibile.Nelle regioni ove si svolge la più attiva energia del

mondo, lo sforzo che compie l’organismo e l’impiegofrequente delle proprie riserve, causano irrequietezza, el’incalzante lotta pel progresso, è accompagnata da al-larmante esaurimento fisico e mentale.

* * *

L’altro fattore climatico di grande importanza perl’organismo è lo stato temporalesco, di perturbazione,nel quale viviamo e al quale dobbiamo adattare le nostrefunzioni fisiche. I bruschi cambiamenti, particolarmentenella temperatura e nella pressione, inducono nette alte-razioni nell’efficienza funzionale dei vari organi. Finchèl’adattamento si compie bene, l’individuo conserva labuona salute.

Sul percorso di ogni centro di una grande perturbazio-ne atmosferica, si vede una scia di naufraghi umani, in-fezioni respiratorie, attacchi acuti appendicolari.

Molti marcati contrasti nella perturbazione atmosferi-ca e nelle sue conseguenze sull’uomo, sono quelli osser-vati nel confronto del calore dell’estate calma col freddoe le tempeste degli inverni settentrionali e nel confrontodel calore stagnante dei tropici con le regioni tempesto-se medio temperate dell’emisfero settentrionale.

Nella zona temperata settentrionale, la salute subiscequasi una marca stagionale, con maggiori pericoli pro-venienti dal freddo e dalle tempeste invernali, e con una

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settentrionale, poichè abbisogna di poco combustibile.Nelle regioni ove si svolge la più attiva energia del

mondo, lo sforzo che compie l’organismo e l’impiegofrequente delle proprie riserve, causano irrequietezza, el’incalzante lotta pel progresso, è accompagnata da al-larmante esaurimento fisico e mentale.

* * *

L’altro fattore climatico di grande importanza perl’organismo è lo stato temporalesco, di perturbazione,nel quale viviamo e al quale dobbiamo adattare le nostrefunzioni fisiche. I bruschi cambiamenti, particolarmentenella temperatura e nella pressione, inducono nette alte-razioni nell’efficienza funzionale dei vari organi. Finchèl’adattamento si compie bene, l’individuo conserva labuona salute.

Sul percorso di ogni centro di una grande perturbazio-ne atmosferica, si vede una scia di naufraghi umani, in-fezioni respiratorie, attacchi acuti appendicolari.

Molti marcati contrasti nella perturbazione atmosferi-ca e nelle sue conseguenze sull’uomo, sono quelli osser-vati nel confronto del calore dell’estate calma col freddoe le tempeste degli inverni settentrionali e nel confrontodel calore stagnante dei tropici con le regioni tempesto-se medio temperate dell’emisfero settentrionale.

Nella zona temperata settentrionale, la salute subiscequasi una marca stagionale, con maggiori pericoli pro-venienti dal freddo e dalle tempeste invernali, e con una

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sicurezza pei mesi più caldi.Le malattie respiratorie e le altre infezioni acute costi-

tuiscono la maggior parte dei rischi invernali; l’aumen-tato carico cardiaco, e l’insufficienza del ricambio, deri-vante dal livello più elevato di combustione dell’inver-no, contribuiscono all’aumento della mortalità.

Nelle zone ove si è nettamente soggiogati dal calore edalla mancanza di stimolo temporalesco, il contrastosull’effetto del tempo è accentuato.

Invece nelle zone ove l’uomo vive in condizioni at-mosferiche che si mantengono più eque durante l’anno,e cioè con caldo estivo temperato da frequenti muta-menti temporaleschi e con freddo invernale, non sotto-posto a forti e brusche variazioni, il regime di vita scor-re normale.

Oltre le marcate influenze stagionali sulla salute, esulla vitabilità umana, si incontrano altre meno marcatevariazioni apparentemente irregolari, ma che sicuramen-te si trovano in relazione con fenomeni cosmici. Difatti idistinti cambiamenti sul livello della temperatura mediae sulle perturbazioni atmosferiche, che si osservano adintervalli di 4 anni, forse sono dovuti principalmente acambiamenti della radiazione solare sulla terra, in rela-zione al periodo delle macchie solari.

Sembra che dopo l’eliminazione della marcata in-fluenza stagionale, rimangono periodi a ricorsi irregolaridi cambiamenti nelle temperature medie e nelle pertur-bazioni sulle differenti regioni della terra. Quando ven-gono periodi di caldo e di clima non comuni, gli organi-

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sicurezza pei mesi più caldi.Le malattie respiratorie e le altre infezioni acute costi-

tuiscono la maggior parte dei rischi invernali; l’aumen-tato carico cardiaco, e l’insufficienza del ricambio, deri-vante dal livello più elevato di combustione dell’inver-no, contribuiscono all’aumento della mortalità.

Nelle zone ove si è nettamente soggiogati dal calore edalla mancanza di stimolo temporalesco, il contrastosull’effetto del tempo è accentuato.

Invece nelle zone ove l’uomo vive in condizioni at-mosferiche che si mantengono più eque durante l’anno,e cioè con caldo estivo temperato da frequenti muta-menti temporaleschi e con freddo invernale, non sotto-posto a forti e brusche variazioni, il regime di vita scor-re normale.

Oltre le marcate influenze stagionali sulla salute, esulla vitabilità umana, si incontrano altre meno marcatevariazioni apparentemente irregolari, ma che sicuramen-te si trovano in relazione con fenomeni cosmici. Difatti idistinti cambiamenti sul livello della temperatura mediae sulle perturbazioni atmosferiche, che si osservano adintervalli di 4 anni, forse sono dovuti principalmente acambiamenti della radiazione solare sulla terra, in rela-zione al periodo delle macchie solari.

Sembra che dopo l’eliminazione della marcata in-fluenza stagionale, rimangono periodi a ricorsi irregolaridi cambiamenti nelle temperature medie e nelle pertur-bazioni sulle differenti regioni della terra. Quando ven-gono periodi di caldo e di clima non comuni, gli organi-

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smi provano effetti quasi analoghi a quelli della stagioneestiva; l’energia dell’organismo, e l’attività volitiva sce-mano; la vita si orienta verso un ritmo più calmo.

* * *

Diminuendo le perturbazioni atmosferiche, gli attac-chi di infezioni respiratorie e di altre infezioni acute col-piscono meno frequentemente, e la salute generalmentemigliora.

Si ha così un’energia normale, e un miglioramentodella salute.

Alcuni anni fa Huntington, mettendo in relazione lasalute generale con l’attività economica, ritenne che icambiamenti notati nella salute, dipendessero essenzial-mente da cambiamenti economici; e cioè che l’aumentodella morbilità provocasse una depressione economica einversamente che il miglioramento nella salute dei pe-riodi di depressione, causasse poi una ripresa economi-ca.

Indubbiamente, l’aumentata attività di affari ha unaben definita parte nella morbilità per l’aumentato sforzodella crescente spesa di energia; ma questo fattore è pro-babilmente di importanza secondaria nel quadro genera-le della salute, perchè si vede netto parallelismo fra i ci-cli del tempo e le malattie respiratorie, fra coloro che ef-fettivamente operano.

Ma un fatto molto importante ricorda il Millis, fon-dandosi sui dati contenuti nei bollettini statistici delle

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smi provano effetti quasi analoghi a quelli della stagioneestiva; l’energia dell’organismo, e l’attività volitiva sce-mano; la vita si orienta verso un ritmo più calmo.

* * *

Diminuendo le perturbazioni atmosferiche, gli attac-chi di infezioni respiratorie e di altre infezioni acute col-piscono meno frequentemente, e la salute generalmentemigliora.

Si ha così un’energia normale, e un miglioramentodella salute.

Alcuni anni fa Huntington, mettendo in relazione lasalute generale con l’attività economica, ritenne che icambiamenti notati nella salute, dipendessero essenzial-mente da cambiamenti economici; e cioè che l’aumentodella morbilità provocasse una depressione economica einversamente che il miglioramento nella salute dei pe-riodi di depressione, causasse poi una ripresa economi-ca.

Indubbiamente, l’aumentata attività di affari ha unaben definita parte nella morbilità per l’aumentato sforzodella crescente spesa di energia; ma questo fattore è pro-babilmente di importanza secondaria nel quadro genera-le della salute, perchè si vede netto parallelismo fra i ci-cli del tempo e le malattie respiratorie, fra coloro che ef-fettivamente operano.

Ma un fatto molto importante ricorda il Millis, fon-dandosi sui dati contenuti nei bollettini statistici delle

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assicurazioni in America, cioè l’improvviso aumento dimorbilità e di mortalità per tubercolosi nel 1934, contendenza a stabilirsi ed anche a crescere, mentre neglianni precedenti la campagna antitubercolare aveva rag-giunto ottimi risultati, quantunque permanessero le ag-glomerazioni e vi fosse una specie di depressione eco-nomica.

Nel 1934, sebbene le condizioni economiche fosseromigliorate, il declinare della mortalità ricevette un bru-sco arresto col profilo di successivi aumenti.

Non deve attribuirsi ciò a peggioramento nella vitalitàamericana o a rallentamento della campagna antituber-colare, ma invece a diminuzioni dei livelli di temperatu-ra e a irregolare aumento dello stato temporalescodell’atmosfera.

Nelle regioni temperate le mutazioni del tempo sonoperiodiche e si distingue, tanto nelle condizioni di salutequanto nelle varie attività sociali, una variazione stagio-nale e le molte statistiche hanno già segnalato questodecorso, con ritmi in relazione allo sviluppo stagionaledei fenomeni meteorologici.

* * *

Però non di rado si nota una variazione più profondache si distacca alquanto dal normale: e si è portati a tro-vare l’influenza di altre cause le quali possono operarepeggiorando o migliorando il corso regolare.

Nella maggior parte dei casi non è facile distinguere

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assicurazioni in America, cioè l’improvviso aumento dimorbilità e di mortalità per tubercolosi nel 1934, contendenza a stabilirsi ed anche a crescere, mentre neglianni precedenti la campagna antitubercolare aveva rag-giunto ottimi risultati, quantunque permanessero le ag-glomerazioni e vi fosse una specie di depressione eco-nomica.

Nel 1934, sebbene le condizioni economiche fosseromigliorate, il declinare della mortalità ricevette un bru-sco arresto col profilo di successivi aumenti.

Non deve attribuirsi ciò a peggioramento nella vitalitàamericana o a rallentamento della campagna antituber-colare, ma invece a diminuzioni dei livelli di temperatu-ra e a irregolare aumento dello stato temporalescodell’atmosfera.

Nelle regioni temperate le mutazioni del tempo sonoperiodiche e si distingue, tanto nelle condizioni di salutequanto nelle varie attività sociali, una variazione stagio-nale e le molte statistiche hanno già segnalato questodecorso, con ritmi in relazione allo sviluppo stagionaledei fenomeni meteorologici.

* * *

Però non di rado si nota una variazione più profondache si distacca alquanto dal normale: e si è portati a tro-vare l’influenza di altre cause le quali possono operarepeggiorando o migliorando il corso regolare.

Nella maggior parte dei casi non è facile distinguere

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la genesi e lo sviluppo di quest’altra causa occasionale;ma è molto probabile che essa stia in relazione con unpiù accentuato andamento dei fenomeni atmosferici eanche di fenomeni cosmici, i quali agiscono rendendodifficile il disimpegno del calore o perturbando più in-tensamente il tempo.

In tali condizioni l’organismo è sottoposto ad un su-perlavoro, all’impiego di maggiore energia, e le diverseattività individuali si ripercuotono nell’efficienza deglisviluppi dei fattori economici.

Questa fluttuazione della salute e dell’esercizio uma-no, quindi riguarda non solo in modo più intimo la no-stra salute e il nostro benessere fisico, ma fornisce altre-sì una spiegazione logica delle fluttuazioni nelle attivitàeconomiche nazionali.

Vengono in tal modo liberate dal caso e dal fato i ri-corsi delle depressioni economiche che vanno collegatealla tendenza del tempo.

Si possono quindi trovare ragioni per i cicli economi-ci e metterle piuttosto in relazione ad accentuate mareestagionali, alcune delle quali hanno corso regolare.

La nostra attività, i nostri sentimenti acquistano tim-bri diversi a seconda dello stato del tempo. L’aria umi-da, uggiosa, il tempo piovoso ci appesantiscono, le no-stre energie momentaneamente si rallentano, ma esse ri-tornano virili, e si orientano verso una maggiore opero-sità, all’apparire della serenità e della tranquillitàdell’atmosfera. Anzi, questa alternativa forma uno sti-molo che maggiormente acuisce la genialità e il rendi-

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la genesi e lo sviluppo di quest’altra causa occasionale;ma è molto probabile che essa stia in relazione con unpiù accentuato andamento dei fenomeni atmosferici eanche di fenomeni cosmici, i quali agiscono rendendodifficile il disimpegno del calore o perturbando più in-tensamente il tempo.

In tali condizioni l’organismo è sottoposto ad un su-perlavoro, all’impiego di maggiore energia, e le diverseattività individuali si ripercuotono nell’efficienza deglisviluppi dei fattori economici.

Questa fluttuazione della salute e dell’esercizio uma-no, quindi riguarda non solo in modo più intimo la no-stra salute e il nostro benessere fisico, ma fornisce altre-sì una spiegazione logica delle fluttuazioni nelle attivitàeconomiche nazionali.

Vengono in tal modo liberate dal caso e dal fato i ri-corsi delle depressioni economiche che vanno collegatealla tendenza del tempo.

Si possono quindi trovare ragioni per i cicli economi-ci e metterle piuttosto in relazione ad accentuate mareestagionali, alcune delle quali hanno corso regolare.

La nostra attività, i nostri sentimenti acquistano tim-bri diversi a seconda dello stato del tempo. L’aria umi-da, uggiosa, il tempo piovoso ci appesantiscono, le no-stre energie momentaneamente si rallentano, ma esse ri-tornano virili, e si orientano verso una maggiore opero-sità, all’apparire della serenità e della tranquillitàdell’atmosfera. Anzi, questa alternativa forma uno sti-molo che maggiormente acuisce la genialità e il rendi-

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mento che apre la via al benessere completo; caratterifondamentali dei paesi mediterranei ove si sviluppano ipiù grandi centri dell’educazione del genio umano e ovesorsero le remote civilizzazioni.

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mento che apre la via al benessere completo; caratterifondamentali dei paesi mediterranei ove si sviluppano ipiù grandi centri dell’educazione del genio umano e ovesorsero le remote civilizzazioni.

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C A P ITO L O O T TA VO

NELLE FUCINE DELLE RICERCHE

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C A P ITO L O O T TA VO

NELLE FUCINE DELLE RICERCHE

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POZZI, SPECULE, OSSERVATORI,LABORATORÎ ASTRONOMICI

Chi oggi vuole seguire i vari fenomeni che si svolgo-no nella volta celeste da tanti innumerevoli corpi lumi-nosi che mostrano la grandiosità dell’universo e la pic-colezza del nostro pianeta, fa uso di speciali strumenti,detti cannocchiali, che vengono installati in luoghi ele-vati, appositamente arredati, chiamati osservatori, mache comunemente vengono indicati con la parola specu-la.

Però gli astronomi antichi, o meglio i primi osserva-tori dei fenomeni celesti, ben altri dispositivi impiegava-no; e nelle epoche in cui le abitazioni dell’uomo eranocostituite da grotte, i primi osservatori si collocaronoentro caverne, in fondo a veri pozzi, all’intento di evita-re gli effetti della luce diffusa e di proseguire le osserva-zioni degli astri sia di giorno che di notte.

Siffatto modo di osservare venne seguito per lungaserie di anni e senza dubbio da ciò deriva il procedimen-to praticato dagli astronomi delle epoche successive di

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POZZI, SPECULE, OSSERVATORI,LABORATORÎ ASTRONOMICI

Chi oggi vuole seguire i vari fenomeni che si svolgo-no nella volta celeste da tanti innumerevoli corpi lumi-nosi che mostrano la grandiosità dell’universo e la pic-colezza del nostro pianeta, fa uso di speciali strumenti,detti cannocchiali, che vengono installati in luoghi ele-vati, appositamente arredati, chiamati osservatori, mache comunemente vengono indicati con la parola specu-la.

Però gli astronomi antichi, o meglio i primi osserva-tori dei fenomeni celesti, ben altri dispositivi impiegava-no; e nelle epoche in cui le abitazioni dell’uomo eranocostituite da grotte, i primi osservatori si collocaronoentro caverne, in fondo a veri pozzi, all’intento di evita-re gli effetti della luce diffusa e di proseguire le osserva-zioni degli astri sia di giorno che di notte.

Siffatto modo di osservare venne seguito per lungaserie di anni e senza dubbio da ciò deriva il procedimen-to praticato dagli astronomi delle epoche successive di

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esaminare il cielo attraverso dei tubi, specie di pozziportatili e che dopo vennero costruiti stabilmente sulsuolo, dando ad essi un’altezza più o meno rilevante.Negli scrittori antichi si trova cenno di tali pozzi ed an-che Aristotele, parlando dell’osservazione del cielo at-traverso un tubo, dice come, per osservare gli astri, alcu-ni solevano scendere qualche volta nei sotterranei o neipozzi. E ciò sta a provare come al IV secolo a. C. i pozziastronomici erano quasi abbandonati e l’uso che di essisi faceva era rarissimo; ma non si hanno gli elementi perdecidere in quale epoca si verificò tale abbandono.

* * *

Dalle descrizioni che lasciarono gli antichi, sappiamoche entro questi pozzi si discendeva per mezzo di unascala e sui muri interni erano tracciate delle divisioni re-golari. E il celebre osservatorio di Meragah, costruitonel XIII secolo dall’astronomo persiano Nassir-eddin-elThoussi, come si legge in uno studio recente di A. T.Vercontre, presentava una disposizione che ricorda quel-la dei pozzi astronomici. Difatti, tale edificio era dispo-sto in modo, che ogni mattina i raggi solari, passando at-traverso un buco praticato nella sua cupola, si proiettavasul muro, il che permetteva di notare i gradi e i minutidel movimento medio del Sole, la sua altezza nelle di-verse stagioni, ecc.; e inoltre vi erano tracciate nel suointerno delle figure, cerchi, ecc., destinati a rappresenta-re i movimenti dei dodici segni dello Zodiaco, e infine

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esaminare il cielo attraverso dei tubi, specie di pozziportatili e che dopo vennero costruiti stabilmente sulsuolo, dando ad essi un’altezza più o meno rilevante.Negli scrittori antichi si trova cenno di tali pozzi ed an-che Aristotele, parlando dell’osservazione del cielo at-traverso un tubo, dice come, per osservare gli astri, alcu-ni solevano scendere qualche volta nei sotterranei o neipozzi. E ciò sta a provare come al IV secolo a. C. i pozziastronomici erano quasi abbandonati e l’uso che di essisi faceva era rarissimo; ma non si hanno gli elementi perdecidere in quale epoca si verificò tale abbandono.

* * *

Dalle descrizioni che lasciarono gli antichi, sappiamoche entro questi pozzi si discendeva per mezzo di unascala e sui muri interni erano tracciate delle divisioni re-golari. E il celebre osservatorio di Meragah, costruitonel XIII secolo dall’astronomo persiano Nassir-eddin-elThoussi, come si legge in uno studio recente di A. T.Vercontre, presentava una disposizione che ricorda quel-la dei pozzi astronomici. Difatti, tale edificio era dispo-sto in modo, che ogni mattina i raggi solari, passando at-traverso un buco praticato nella sua cupola, si proiettavasul muro, il che permetteva di notare i gradi e i minutidel movimento medio del Sole, la sua altezza nelle di-verse stagioni, ecc.; e inoltre vi erano tracciate nel suointerno delle figure, cerchi, ecc., destinati a rappresenta-re i movimenti dei dodici segni dello Zodiaco, e infine

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la forma della Terra, la divisione in sette climi della suaparte abitata, ecc.

Se si tiene presente questo fatto, si comprende il sen-so della nota leggenda che ricorda Zoroastro (il primoche ebbe l’idea di consacrare a Mitra, creatore e padre ditutte le cose, e adorato dai Persiani), allorchè, avendoterminato i suoi viaggi con i quali considerava mettersiin relazione con i saggi, si era chiuso in una grotta permeditare ed elevarsi al cielo. Leggenda che vuole signi-ficare come Zoroastro sia disceso entro un pozzo per de-dicarsi agli studi astronomici, che dovevano servire dibase alle sue dottrine filosofiche.

* * *

E il ricordo dei pozzi astronomici è giunto a noi attra-verso la forma allegorica, «la verità abitava il fondo deipozzi», che glorifica l’umile ridotto là dove per la primavolta si erano osservati con metodo gli astri. Ed è bendegno di ammirazione il filosofo Democrito il quale, nelsecolo V a. C. esplicava la natura dell’uomo e il finedelle sue azioni, con una concezione basata sulla forma-zione e i fenomeni dell’universo, e proclamava con en-tusiasmo, che la verità è il fondo del pozzo. Niun dub-bio, adunque, che in queste epoche il pozzo astronomicoera considerato come un pozzo di luce e di verità; ma inseguito, con l’invenzione dei tubi che servirono da can-nocchiali, la nozione di pozzo a poco a poco scompare el’anzidetta allegoria, divenuta incomprensibile, perdette

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la forma della Terra, la divisione in sette climi della suaparte abitata, ecc.

Se si tiene presente questo fatto, si comprende il sen-so della nota leggenda che ricorda Zoroastro (il primoche ebbe l’idea di consacrare a Mitra, creatore e padre ditutte le cose, e adorato dai Persiani), allorchè, avendoterminato i suoi viaggi con i quali considerava mettersiin relazione con i saggi, si era chiuso in una grotta permeditare ed elevarsi al cielo. Leggenda che vuole signi-ficare come Zoroastro sia disceso entro un pozzo per de-dicarsi agli studi astronomici, che dovevano servire dibase alle sue dottrine filosofiche.

* * *

E il ricordo dei pozzi astronomici è giunto a noi attra-verso la forma allegorica, «la verità abitava il fondo deipozzi», che glorifica l’umile ridotto là dove per la primavolta si erano osservati con metodo gli astri. Ed è bendegno di ammirazione il filosofo Democrito il quale, nelsecolo V a. C. esplicava la natura dell’uomo e il finedelle sue azioni, con una concezione basata sulla forma-zione e i fenomeni dell’universo, e proclamava con en-tusiasmo, che la verità è il fondo del pozzo. Niun dub-bio, adunque, che in queste epoche il pozzo astronomicoera considerato come un pozzo di luce e di verità; ma inseguito, con l’invenzione dei tubi che servirono da can-nocchiali, la nozione di pozzo a poco a poco scompare el’anzidetta allegoria, divenuta incomprensibile, perdette

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il suo senso primitivo e dalla maggior parte oggi si cre-de che nell’allegoria su riferita, il pozzo detto della veri-tà, rappresenta l’abisso dell’errore e dell’oscurità.

E accettando tale ipotesi riusciamo a comprendereperchè la verità che abita il pozzo tiene in mano unospecchio, l’istrumento il cui nome servì di titolo all’ope-ra del celebre astronomo Eudoxe di Cmide, che nacquenel V secolo a. C. e che ci porta a concludere come que-sto strumento faceva parte degli apparecchi che equi-paggiavano gli osservatori sotterranei.

* * *

Attraverso le varie epoche, l’idea dei pozzi astrono-mici rimase fissa nella memoria popolare e difatti nelsenso attribuito da Democrito, si trova anche negli scrit-tori della media età, e una prova di ciò la troviamo nellarappresentazione dell’astronomia ideata dagli artisti, inparticolare da quelli dediti alla scultura e alla lavorazio-ne dei vetri, che ornano le diverse chiese.

Difatti, in essa l’astronomia è rappresentata da unadonna che leva gli occhi al cielo e tiene un oggetto cheda molti è considerato uno staio. Secondo alcuni, questooggetto ricorda uno strumento che, riempito di acqua,veniva utilizzato dagli antichi per studiare gli astri permezzo della riflessione; secondo altri sta a indicare chel’astronomia presiede ai lavori agricoli; da quanto si èdetto, è più probabile che con tale specie di staio si siavoluto ricordare l’immagine di un pozzo conformemen-

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il suo senso primitivo e dalla maggior parte oggi si cre-de che nell’allegoria su riferita, il pozzo detto della veri-tà, rappresenta l’abisso dell’errore e dell’oscurità.

E accettando tale ipotesi riusciamo a comprendereperchè la verità che abita il pozzo tiene in mano unospecchio, l’istrumento il cui nome servì di titolo all’ope-ra del celebre astronomo Eudoxe di Cmide, che nacquenel V secolo a. C. e che ci porta a concludere come que-sto strumento faceva parte degli apparecchi che equi-paggiavano gli osservatori sotterranei.

* * *

Attraverso le varie epoche, l’idea dei pozzi astrono-mici rimase fissa nella memoria popolare e difatti nelsenso attribuito da Democrito, si trova anche negli scrit-tori della media età, e una prova di ciò la troviamo nellarappresentazione dell’astronomia ideata dagli artisti, inparticolare da quelli dediti alla scultura e alla lavorazio-ne dei vetri, che ornano le diverse chiese.

Difatti, in essa l’astronomia è rappresentata da unadonna che leva gli occhi al cielo e tiene un oggetto cheda molti è considerato uno staio. Secondo alcuni, questooggetto ricorda uno strumento che, riempito di acqua,veniva utilizzato dagli antichi per studiare gli astri permezzo della riflessione; secondo altri sta a indicare chel’astronomia presiede ai lavori agricoli; da quanto si èdetto, è più probabile che con tale specie di staio si siavoluto ricordare l’immagine di un pozzo conformemen-

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te alle abitudini iconografiche dell’epoca. Si potrebbeconfondere con l’antico tubo che deriva da cannocchia-le, ma ciò non sembra, perchè sotto la forma dell’astro-nomia appare Ptolomeo che tiene nelle mani dei tubi, e,siccome l’artista vuole caratterizzare la differenza fra ledue figure, si comprende che non poteva con ciascuna diesse rappresentare il medesimo oggetto.

* * *

Un ricordo di tali pozzi, primi passi nello studiodell’astronomia, lo vediamo nell’uso che viene fatto tut-tora della parola specula per indicare i luoghi ove si os-servano i fenomeni astronomici. Ricordiamo che in lati-no specio significa vedere, spectare significa osservare,speculum è lo specchio, specula, osservatorio, e specu-lari, osservare; voci che si avvicinano al nome latinospecus, in greco σπευς, che vuole dire sotterraneo.

Così, tanto nella lingua latina quanto nella greca, ilverbo osservare e tutti i derivati richiamano l’idea deiprimi osservatori che dai pozzi astronomici intrapreserolo studio dei fenomeni celesti, studio che nelle diverseepoche si è sempre più intensificato, specialmente quan-do il grande Pisano armò la potenza visiva dell’uomo diuno strumento formidabile.

Altre armi l’astronomo ideò in seguito per vincere legrandi battaglie contro l’ignoto, e oggi con l’impiegodel cannocchiale, dello spettroscopio e della lastra foto-grafica, si sono dischiuse le prime vie del firmamento e,

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te alle abitudini iconografiche dell’epoca. Si potrebbeconfondere con l’antico tubo che deriva da cannocchia-le, ma ciò non sembra, perchè sotto la forma dell’astro-nomia appare Ptolomeo che tiene nelle mani dei tubi, e,siccome l’artista vuole caratterizzare la differenza fra ledue figure, si comprende che non poteva con ciascuna diesse rappresentare il medesimo oggetto.

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Un ricordo di tali pozzi, primi passi nello studiodell’astronomia, lo vediamo nell’uso che viene fatto tut-tora della parola specula per indicare i luoghi ove si os-servano i fenomeni astronomici. Ricordiamo che in lati-no specio significa vedere, spectare significa osservare,speculum è lo specchio, specula, osservatorio, e specu-lari, osservare; voci che si avvicinano al nome latinospecus, in greco σπευς, che vuole dire sotterraneo.

Così, tanto nella lingua latina quanto nella greca, ilverbo osservare e tutti i derivati richiamano l’idea deiprimi osservatori che dai pozzi astronomici intrapreserolo studio dei fenomeni celesti, studio che nelle diverseepoche si è sempre più intensificato, specialmente quan-do il grande Pisano armò la potenza visiva dell’uomo diuno strumento formidabile.

Altre armi l’astronomo ideò in seguito per vincere legrandi battaglie contro l’ignoto, e oggi con l’impiegodel cannocchiale, dello spettroscopio e della lastra foto-grafica, si sono dischiuse le prime vie del firmamento e,

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come ben disse il Millosevich, sono sorti non osservato-rî, ma laboratorî astronomici ove si misura, si calcola esi studia.

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come ben disse il Millosevich, sono sorti non osservato-rî, ma laboratorî astronomici ove si misura, si calcola esi studia.

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ANTICHI E NUOVI TEMPLIPER IL CULTO SOLARE

La superficie del globo è sottoposta a tenti e continuisollevamenti o abbassamenti, i quali appaiono più evi-denti sul litorale marino ove è facile trovare dei punti diriferimento.

Lenti movimenti, non percettibili, i bradisismi colle-gati alle evoluzioni geologiche a guisa di pulsazioni,della vita interna del nostro globo, elaboratrici di queigrandiosi fenomeni tellurici che appaiono ad intervalli,nelle fasi culminanti della maggiore intensità delle forzeendogene.

Le coste flegree, nel decorso di due millenni, si sonopiù volte abbassate sotto il livello del mare per poi risol-levarsi, e da oltre un secolo sono in generale fase di ab-bassamento.

Da Nisida a Posillipo per Pozzuoli, per Baja, per Mi-seno, nel largo orizzonte sinuoso che si specchia sulcupo azzurro marino, sino a Cuma come una smisurataconchiglia, vi sono vestigia di romanità, avanzi di gran-

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ANTICHI E NUOVI TEMPLIPER IL CULTO SOLARE

La superficie del globo è sottoposta a tenti e continuisollevamenti o abbassamenti, i quali appaiono più evi-denti sul litorale marino ove è facile trovare dei punti diriferimento.

Lenti movimenti, non percettibili, i bradisismi colle-gati alle evoluzioni geologiche a guisa di pulsazioni,della vita interna del nostro globo, elaboratrici di queigrandiosi fenomeni tellurici che appaiono ad intervalli,nelle fasi culminanti della maggiore intensità delle forzeendogene.

Le coste flegree, nel decorso di due millenni, si sonopiù volte abbassate sotto il livello del mare per poi risol-levarsi, e da oltre un secolo sono in generale fase di ab-bassamento.

Da Nisida a Posillipo per Pozzuoli, per Baja, per Mi-seno, nel largo orizzonte sinuoso che si specchia sulcupo azzurro marino, sino a Cuma come una smisurataconchiglia, vi sono vestigia di romanità, avanzi di gran-

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diose costruzioni in parte sommerse.Nelle giornate chiare, radiose, attraverso le argentee

ondulazioni delle limpide acque o sul mare violetto delcrepuscolo, si riflettono frammenti architettonici, traccedi pavimenti a mosaico, residui di templi ieratici, che lapiù spigliata immaginazione vede cementate e riunitenella opulenza di un’epoca storica; come tappe della ci-viltà fenicia, etrusca, romana, bizantina, mirabile prelu-dio della italica civiltà.

In alcune zone, le vetuste costruzioni emergono inframmenti più o meno marcati, quasi a testimonianzadelle civiltà mediterranee millenarie; e su di essi i lentisollevamenti sono trascritti in modo indelebile, cosicchèvi è la possibilità di dedurre attraverso i secoli passati losvolgimento della continua pulsazione della superficieterrestre.

* * *

La spiaggia di Pozzuoli si presta più di ogni altra asiffatta indagine; attraverso le tracce che il livello delmare ha lasciato nelle epoche storiche sulla superficiedelle colonne del Serapeo. Difatti, del tempio di GioveSerapide, restano tre colonne di marmo cipollino e unammasso di colonne mozze e trabeazioni sommerse inuno stagno. La varia immersione delle colonne stessenelle acque del mare è visibile attraverso le notissimefascie prodotte dall’azione dei litofagi.

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diose costruzioni in parte sommerse.Nelle giornate chiare, radiose, attraverso le argentee

ondulazioni delle limpide acque o sul mare violetto delcrepuscolo, si riflettono frammenti architettonici, traccedi pavimenti a mosaico, residui di templi ieratici, che lapiù spigliata immaginazione vede cementate e riunitenella opulenza di un’epoca storica; come tappe della ci-viltà fenicia, etrusca, romana, bizantina, mirabile prelu-dio della italica civiltà.

In alcune zone, le vetuste costruzioni emergono inframmenti più o meno marcati, quasi a testimonianzadelle civiltà mediterranee millenarie; e su di essi i lentisollevamenti sono trascritti in modo indelebile, cosicchèvi è la possibilità di dedurre attraverso i secoli passati losvolgimento della continua pulsazione della superficieterrestre.

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La spiaggia di Pozzuoli si presta più di ogni altra asiffatta indagine; attraverso le tracce che il livello delmare ha lasciato nelle epoche storiche sulla superficiedelle colonne del Serapeo. Difatti, del tempio di GioveSerapide, restano tre colonne di marmo cipollino e unammasso di colonne mozze e trabeazioni sommerse inuno stagno. La varia immersione delle colonne stessenelle acque del mare è visibile attraverso le notissimefascie prodotte dall’azione dei litofagi.

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(Foto del Ministero delle Colonie)TAV. XXXI – Cessata la tempesta di sabbia.

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(Foto del Ministero delle Colonie)TAV. XXXI – Cessata la tempesta di sabbia.

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TAV. XXXII – 1, I contorni del disco lunare disegnato da Gali-lei; 2, Disegni della Luna come la vide Zamboni con l’illusionedelle due teste che si baciano; 3 e 4, la Luna veduta con un pic-colo binocolo: disegni di P. Vezzani da Roma e di Cavallari daPalermo.

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TAV. XXXII – 1, I contorni del disco lunare disegnato da Gali-lei; 2, Disegni della Luna come la vide Zamboni con l’illusionedelle due teste che si baciano; 3 e 4, la Luna veduta con un pic-colo binocolo: disegni di P. Vezzani da Roma e di Cavallari daPalermo.

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Sono documenti storici delle alterne vicende edell’altezza della spiaggia che recentemente E. Majo il-lustrò in un lavoro di chiara sintesi di molte ricerchecondotte da studiosi diversi.

Platania, riportando su un diagramma cartesiano gliabbassamenti a Pozzuoli, notò che le linee congiungentii punti sono due: se si considera la linea dal 1878 al1924 si ottiene un abbassamento annuo di ben 32 mm.

Oggi la spiaggia di Pozzuoli è in fase di lento abbas-samento.

* * *

Le acque del mare con la diuturna azione erosiva, mi-nano la durezza delle rocce, dapprima agglutinata conincavi che successivamente si allargano in ampie caver-ne, in spelonche.

Gli abitanti preistorici dovettero sfruttare queste spac-cature adattandole particolarmente a templi destinati aiculti degli Dei, della potenza della luce e del calore; el’astro apportatore di luce e di calore fu avvolto da unaaureola di misteri.

Nel bacino del Mediterraneo, dall’epoca neolitica aquella del bronzo e del ferro, i culti solari dei cavernico-li, culti magico-religiosi a sfondo naturalistico, si diffu-sero ovunque, come attestano i templi dedicati al Sole.In essi una finestra rivolta ad oriente faceva penetrare iraggi solari che illuminavano l’ara nel periodo del sol-stizio, segno della rinascita dell’autunno.

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Sono documenti storici delle alterne vicende edell’altezza della spiaggia che recentemente E. Majo il-lustrò in un lavoro di chiara sintesi di molte ricerchecondotte da studiosi diversi.

Platania, riportando su un diagramma cartesiano gliabbassamenti a Pozzuoli, notò che le linee congiungentii punti sono due: se si considera la linea dal 1878 al1924 si ottiene un abbassamento annuo di ben 32 mm.

Oggi la spiaggia di Pozzuoli è in fase di lento abbas-samento.

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Le acque del mare con la diuturna azione erosiva, mi-nano la durezza delle rocce, dapprima agglutinata conincavi che successivamente si allargano in ampie caver-ne, in spelonche.

Gli abitanti preistorici dovettero sfruttare queste spac-cature adattandole particolarmente a templi destinati aiculti degli Dei, della potenza della luce e del calore; el’astro apportatore di luce e di calore fu avvolto da unaaureola di misteri.

Nel bacino del Mediterraneo, dall’epoca neolitica aquella del bronzo e del ferro, i culti solari dei cavernico-li, culti magico-religiosi a sfondo naturalistico, si diffu-sero ovunque, come attestano i templi dedicati al Sole.In essi una finestra rivolta ad oriente faceva penetrare iraggi solari che illuminavano l’ara nel periodo del sol-stizio, segno della rinascita dell’autunno.

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Idoli, amuleti, con dischi, come alcuni Dei egiziani,sulla testa e sulle braccia forse per indicare, come pensaPuglisi, le tre diverse posizioni del sole durante il gior-no, adornavano il culto preistorico.

Nelle continue oscillazioni del livello marino, moltidi questi templi rimasero sepolti dalle acque e corrononotizie frammentarie sulla entità e sullo sviluppo di sif-fatti templi nel bacino del Mediterraneo.

Nell’Isola d’Ischia i fenomeni di bradisismo sono no-tevoli: secondo Grablovitz l’abbassamento della spiag-gia è di circa 5 mm. all’anno. Contributi notevoli hannoapportato Algranati, Platania, Friedlender, e le varie fasidi bradisismo possono ben seguirsi, portando le indaginisulle grotte dai riflessi magici che si ergono sul mare dismeraldi.

Particolare attenzione ha richiamato la grotta di ar-gento, ben nota ai pescatori, chiamata anche grotta delMago, recentemente esplorata da Giannelli, Platania eMario Puglisi, distinto studioso di storia e filosofia dellareligione. Le forme e le disposizioni rilevate sono tali daaffermare che quella fosse, in tempi preistorici,nell’epoca neolitica, un tempio dedicato al culto solare.

Da studi condotti dal Platania, non è da dubitare chela costa orientale dell’isola d’Ischia si sia lentamentesommersa, cosicchè la grotta in tempi remotissimi do-vette trovarsi molto lontana dalla battigia.

Deduzioni di De Lorenzo e di Riva, testimoniano unlieve abbassamento di tutto il bacino eruttivo di Napoliche si insacca e si deprime per il peso del nuovo mate-

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Idoli, amuleti, con dischi, come alcuni Dei egiziani,sulla testa e sulle braccia forse per indicare, come pensaPuglisi, le tre diverse posizioni del sole durante il gior-no, adornavano il culto preistorico.

Nelle continue oscillazioni del livello marino, moltidi questi templi rimasero sepolti dalle acque e corrononotizie frammentarie sulla entità e sullo sviluppo di sif-fatti templi nel bacino del Mediterraneo.

Nell’Isola d’Ischia i fenomeni di bradisismo sono no-tevoli: secondo Grablovitz l’abbassamento della spiag-gia è di circa 5 mm. all’anno. Contributi notevoli hannoapportato Algranati, Platania, Friedlender, e le varie fasidi bradisismo possono ben seguirsi, portando le indaginisulle grotte dai riflessi magici che si ergono sul mare dismeraldi.

Particolare attenzione ha richiamato la grotta di ar-gento, ben nota ai pescatori, chiamata anche grotta delMago, recentemente esplorata da Giannelli, Platania eMario Puglisi, distinto studioso di storia e filosofia dellareligione. Le forme e le disposizioni rilevate sono tali daaffermare che quella fosse, in tempi preistorici,nell’epoca neolitica, un tempio dedicato al culto solare.

Da studi condotti dal Platania, non è da dubitare chela costa orientale dell’isola d’Ischia si sia lentamentesommersa, cosicchè la grotta in tempi remotissimi do-vette trovarsi molto lontana dalla battigia.

Deduzioni di De Lorenzo e di Riva, testimoniano unlieve abbassamento di tutto il bacino eruttivo di Napoliche si insacca e si deprime per il peso del nuovo mate-

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riale sovrapposto, e pel vuoto prodotto dall’estravasionedel magma.

Il singolare monumento preistorico formerà oggettodi ricerche minute, sia dal lato storico che da quelloscientifico; poichè nuovi dati emergeranno dalle misuree dalle determinazioni dei gradini dell’ara, delle rocce edei petroglifici.

* * *

Nelle varie età l’adorazione del sole, principio di ognisapienza, fu persistente, e sotto forme diverse i popoli videdicarono gran parte della propria cultura spirituale.

Il culto del Sole dai Romani fu molto curato presso iltempio di Quirino: sulla facciata fu costruito il primoorologio solare.

Oggi le nuove conoscenze sul mondo siderale, sui fe-nomeni fisici, hanno trasformato quel culto magico reli-gioso in fervore di attività scientifica sperimentale; edalle specule astronomiche, dalle torri solari, nuovi tem-pii eretti dall’umano sapere, non si spiritualizzano co-gnizioni cosmiche e teosofiche, ma si segue ogni pulsa-zione, ogni fase, ogni manifestazione del sole, per poter-le assieme collegare e interpretare meglio la natura deldivino astro:

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . .Ecco il sol che ritorna, ecco sorridePer li poggi e le ville. Apre i balconi,

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riale sovrapposto, e pel vuoto prodotto dall’estravasionedel magma.

Il singolare monumento preistorico formerà oggettodi ricerche minute, sia dal lato storico che da quelloscientifico; poichè nuovi dati emergeranno dalle misuree dalle determinazioni dei gradini dell’ara, delle rocce edei petroglifici.

* * *

Nelle varie età l’adorazione del sole, principio di ognisapienza, fu persistente, e sotto forme diverse i popoli videdicarono gran parte della propria cultura spirituale.

Il culto del Sole dai Romani fu molto curato presso iltempio di Quirino: sulla facciata fu costruito il primoorologio solare.

Oggi le nuove conoscenze sul mondo siderale, sui fe-nomeni fisici, hanno trasformato quel culto magico reli-gioso in fervore di attività scientifica sperimentale; edalle specule astronomiche, dalle torri solari, nuovi tem-pii eretti dall’umano sapere, non si spiritualizzano co-gnizioni cosmiche e teosofiche, ma si segue ogni pulsa-zione, ogni fase, ogni manifestazione del sole, per poter-le assieme collegare e interpretare meglio la natura deldivino astro:

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . .Ecco il sol che ritorna, ecco sorridePer li poggi e le ville. Apre i balconi,

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Apre i terrazzi e logge la famiglia;E, dalla via corrente odi lontanoTintinnio di sonagli; il carro strideDel passegger che il suo cammin ripiglia.

Le macchie solari quali grandiosi vortici, le protube-ranze quali gigantesche eruzioni di idrogeno, e le tem-peste solari formano oggetto di continue osservazioniper seguire la vita dell’astro rivelatore costante di forzemisteriose.

* * *

Nel fulgido progresso delle scienze, Elio che indorale cime delle montagne mentre le stelle ingemmanol’etere cosmico, è la piattaforma continua ove si assag-giano i continui contributi scientifici diretti anche a col-legare i fenomeni cosmici con i fenomeni che si manife-stano nell’atmosfera terrestre.

E rimane ancora avvolta nei misteri più profondi laorigine della luce nel pensiero scientifico moderno.

Il calore, il suono, il magnetismo, la forza di gravitàhanno finito più o meno completamente per svelare illoro segreto. La luce invece si propaga fuori di ogni ma-teria, attraverso il vuoto più perfetto, attraverso gli spaziinterstellari: appena emessa essa viaggia sola per pro-prio conto.

Nei laboratori sperimentali più attrezzati, nuovi tem-pii del culto solare, s’indaga continuamente per risolve-

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Apre i terrazzi e logge la famiglia;E, dalla via corrente odi lontanoTintinnio di sonagli; il carro strideDel passegger che il suo cammin ripiglia.

Le macchie solari quali grandiosi vortici, le protube-ranze quali gigantesche eruzioni di idrogeno, e le tem-peste solari formano oggetto di continue osservazioniper seguire la vita dell’astro rivelatore costante di forzemisteriose.

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Nel fulgido progresso delle scienze, Elio che indorale cime delle montagne mentre le stelle ingemmanol’etere cosmico, è la piattaforma continua ove si assag-giano i continui contributi scientifici diretti anche a col-legare i fenomeni cosmici con i fenomeni che si manife-stano nell’atmosfera terrestre.

E rimane ancora avvolta nei misteri più profondi laorigine della luce nel pensiero scientifico moderno.

Il calore, il suono, il magnetismo, la forza di gravitàhanno finito più o meno completamente per svelare illoro segreto. La luce invece si propaga fuori di ogni ma-teria, attraverso il vuoto più perfetto, attraverso gli spaziinterstellari: appena emessa essa viaggia sola per pro-prio conto.

Nei laboratori sperimentali più attrezzati, nuovi tem-pii del culto solare, s’indaga continuamente per risolve-

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re le onde prigioniere che chiamiamo materia, le ondelibere che chiamiamo radiazione, luce.

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re le onde prigioniere che chiamiamo materia, le ondelibere che chiamiamo radiazione, luce.

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LA METEOROLOGIA AERONAUTICA

La meteorologia, nelle sue prime affermazioni, fuscienza eminentemente descrittiva e gli Annali dei seco-li decorsi contengono chiare e nitide descrizioni dei di-versi fenomeni atmosferici, tanto in concomitanza aconvulsioni con irati venti e tempestose procelle, quantonei riflessi di giornate radiose ricche di grandi festoni dinubi, tinte da riflessi d’oro o con nubi sbandate, striate,di toni alternati e intramezzate da chiazze di cielo azzur-ro.

Con l’invenzione del termometro e del barometro, sicominciò la misura dei principali elementi atmosferici eattraverso serie di osservazioni continue per più annate,gli studiosi collegarono i fatti constatati deducendonenorme di carattere locale. Però sfuggiva l’interpretazio-ne dei fenomeni nelle successive evoluzioni, e le pertur-bazioni, anche le più profonde, apparivano come fattiisolati, senza alcun legame con quanto si verificava nel-le località vicine.

I meteorologi seguivano quotidianamente i fenomeni

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LA METEOROLOGIA AERONAUTICA

La meteorologia, nelle sue prime affermazioni, fuscienza eminentemente descrittiva e gli Annali dei seco-li decorsi contengono chiare e nitide descrizioni dei di-versi fenomeni atmosferici, tanto in concomitanza aconvulsioni con irati venti e tempestose procelle, quantonei riflessi di giornate radiose ricche di grandi festoni dinubi, tinte da riflessi d’oro o con nubi sbandate, striate,di toni alternati e intramezzate da chiazze di cielo azzur-ro.

Con l’invenzione del termometro e del barometro, sicominciò la misura dei principali elementi atmosferici eattraverso serie di osservazioni continue per più annate,gli studiosi collegarono i fatti constatati deducendonenorme di carattere locale. Però sfuggiva l’interpretazio-ne dei fenomeni nelle successive evoluzioni, e le pertur-bazioni, anche le più profonde, apparivano come fattiisolati, senza alcun legame con quanto si verificava nel-le località vicine.

I meteorologi seguivano quotidianamente i fenomeni

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entro un limitato orizzonte e soltanto attraverso le mediedi più osservazioni e, a distanza di più mesi dall’epocaal quale esse si riferivano, la cementazione di tante cifreilluminava la configurazione dei movimenti atmosferici.

Epoche storiche di grande diligenza e utilissime, per-chè con la più larga ricchezza di dati, potè considerarsila distribuzione degli elementi stessi nel globo, segnala-re le divergenze tra regioni e regioni, classificare i variclimi, dando una chiara fisionomia del modo di manife-starsi dei fenomeni stessi attraverso analisi di più osser-vazioni.

* * *

I fenomeni di rapido sviluppo come le perturbazioni,le profonde modificazioni del tempo, rimasero però ine-splicabili fin quasi alla metà del secolo XIX, quando LeVerrier comprese la necessità di rinunciare alla meteoro-logia locale e fondò le reti di stazioni con osservazionisimultanee, per seguire su più vasta scala l’andamento el’evoluzione dei diversi fenomeni.

Le reti di stazioni man mano si ampliarono, ma le li-mitazioni imposte dai mezzi di comunicazione, telegra-fo, telefono, non consentirono la rapida concentrazionedi dati a breve distanza dall’ora di osservazioni; cosic-chè le evoluzioni dei varî fenomeni venivano seguite adistanza del periodo di tempo, al quale si riferivano lemisure e le osservazioni compiute. Anche attraverso sif-fatta limitazione, le indagini scientifiche man mano si

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entro un limitato orizzonte e soltanto attraverso le mediedi più osservazioni e, a distanza di più mesi dall’epocaal quale esse si riferivano, la cementazione di tante cifreilluminava la configurazione dei movimenti atmosferici.

Epoche storiche di grande diligenza e utilissime, per-chè con la più larga ricchezza di dati, potè considerarsila distribuzione degli elementi stessi nel globo, segnala-re le divergenze tra regioni e regioni, classificare i variclimi, dando una chiara fisionomia del modo di manife-starsi dei fenomeni stessi attraverso analisi di più osser-vazioni.

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I fenomeni di rapido sviluppo come le perturbazioni,le profonde modificazioni del tempo, rimasero però ine-splicabili fin quasi alla metà del secolo XIX, quando LeVerrier comprese la necessità di rinunciare alla meteoro-logia locale e fondò le reti di stazioni con osservazionisimultanee, per seguire su più vasta scala l’andamento el’evoluzione dei diversi fenomeni.

Le reti di stazioni man mano si ampliarono, ma le li-mitazioni imposte dai mezzi di comunicazione, telegra-fo, telefono, non consentirono la rapida concentrazionedi dati a breve distanza dall’ora di osservazioni; cosic-chè le evoluzioni dei varî fenomeni venivano seguite adistanza del periodo di tempo, al quale si riferivano lemisure e le osservazioni compiute. Anche attraverso sif-fatta limitazione, le indagini scientifiche man mano si

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allargavano: nei convegni internazionali si raggiunsemaggiore concordanza di propositi e gli uffici meteoro-logici internazionali intensificarono con uguali norme lerappresentazioni cartografiche delle evoluzioni del tem-po, base fondamentale per le più complete sintesi.

Le diverse disposizioni barometriche furono seguitenelle successive trasformazioni, se ne dedussero le leg-gi, per lo più empiriche, gli spostamenti, l’andamentodei fenomeni nelle diverse zone della perturbazione, sta-bilendo le basi più salde della dinamica dell’atmosfera eapportando proficua, utilissima assistenza alla naviga-zione marittima.

Per quasi mezzo secolo, le ricerche meteorologichecontinuarono nella medesima via e nel contempo si in-tensificava la riunione di più osservazioni, al fine digiungere alla formulazione di eventuali periodicità deifenomeni atmosferici, almeno di quelli che presentava-no maggiore regolarità.

* * *

La grande guerra apportò un nuovo impulso alle inda-gini meteorologiche: la mancanza di notizie dello statodel tempo nelle zone nordiche, acuì le ricerche e i diver-si elementi meteorologici furono sottoposti a minute in-dagini, applicandovi anche procedimenti matematici,col proposito di ricostruire la situazione meteorologicadel momento e interpretarne le successive evoluzioni,sulla base di pochi elementi, appoggiandosi alla periodi-

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allargavano: nei convegni internazionali si raggiunsemaggiore concordanza di propositi e gli uffici meteoro-logici internazionali intensificarono con uguali norme lerappresentazioni cartografiche delle evoluzioni del tem-po, base fondamentale per le più complete sintesi.

Le diverse disposizioni barometriche furono seguitenelle successive trasformazioni, se ne dedussero le leg-gi, per lo più empiriche, gli spostamenti, l’andamentodei fenomeni nelle diverse zone della perturbazione, sta-bilendo le basi più salde della dinamica dell’atmosfera eapportando proficua, utilissima assistenza alla naviga-zione marittima.

Per quasi mezzo secolo, le ricerche meteorologichecontinuarono nella medesima via e nel contempo si in-tensificava la riunione di più osservazioni, al fine digiungere alla formulazione di eventuali periodicità deifenomeni atmosferici, almeno di quelli che presentava-no maggiore regolarità.

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La grande guerra apportò un nuovo impulso alle inda-gini meteorologiche: la mancanza di notizie dello statodel tempo nelle zone nordiche, acuì le ricerche e i diver-si elementi meteorologici furono sottoposti a minute in-dagini, applicandovi anche procedimenti matematici,col proposito di ricostruire la situazione meteorologicadel momento e interpretarne le successive evoluzioni,sulla base di pochi elementi, appoggiandosi alla periodi-

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cità o alle oscillazioni dei medesimi, che emergevanodall’analisi delle registrazioni anteriori.

Indagini pregevoli, anche per i meteorologi scaglio-nati nelle varie trincee, e feconde sintesi ampliarono fe-licemente il campo di analisi della meteorologia sinotti-ca.

Frattanto le trasmissioni radiotelegrafiche si afferma-vano; cavi, fili, palificazioni, venivano sostituiti connuove installazioni: non più convenzioni diplomaticheper lo scambio gratuito telegrafico delle osservazionimeteorologiche, le onde elettriche irradiavano dovunquele osservazioni, compiute più volte al giorno, e gli ufficidestinati a siffatte indagini, giungevano a compilare lecarte del tempo con grande rapidità.

* * *

Ma un impulso rapido, deciso alle conoscenze deltempo fu promosso dall’aviazione, dalla nuova afferma-zione del genio umano.

I voli divennero continuativi, le comunicazioni fra idiversi paesi si intensificarono e la navigazione aerea,attraverso rotte sempre più lunghe, riunì regioni e conti-nenti, con rapidi percorsi.

La continuità e la regolarità delle comunicazioni, im-posero una protezione meteorologica con segnalazionipreventive e successive delle evoluzioni del tempo, conindicazioni delle più burrascose, e delle quote più battu-te dai venti.

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cità o alle oscillazioni dei medesimi, che emergevanodall’analisi delle registrazioni anteriori.

Indagini pregevoli, anche per i meteorologi scaglio-nati nelle varie trincee, e feconde sintesi ampliarono fe-licemente il campo di analisi della meteorologia sinotti-ca.

Frattanto le trasmissioni radiotelegrafiche si afferma-vano; cavi, fili, palificazioni, venivano sostituiti connuove installazioni: non più convenzioni diplomaticheper lo scambio gratuito telegrafico delle osservazionimeteorologiche, le onde elettriche irradiavano dovunquele osservazioni, compiute più volte al giorno, e gli ufficidestinati a siffatte indagini, giungevano a compilare lecarte del tempo con grande rapidità.

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Ma un impulso rapido, deciso alle conoscenze deltempo fu promosso dall’aviazione, dalla nuova afferma-zione del genio umano.

I voli divennero continuativi, le comunicazioni fra idiversi paesi si intensificarono e la navigazione aerea,attraverso rotte sempre più lunghe, riunì regioni e conti-nenti, con rapidi percorsi.

La continuità e la regolarità delle comunicazioni, im-posero una protezione meteorologica con segnalazionipreventive e successive delle evoluzioni del tempo, conindicazioni delle più burrascose, e delle quote più battu-te dai venti.

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Non era più sufficiente la conoscenza dei fenomenimeteorologici alla superficie del suolo, bisognava inda-gare le quote superiori, seguire l’andamento delle cor-renti elevate che talvolta apparivano molto diverse daquelle al suolo, attraverso i rapidi galoppi delle nubi nel-le fasi preannunciatrici delle burrasche; seguire la strut-tura termica e igrometrica delle quote elevate, interpre-tare l’energia delle diverse masse di aria che dovevaraggiungere grandezze anche notevoli, come attestavanole improvvise modificazioni della copertura del cielocon formazioni nuvolose varie, apparentemente irrego-lari.

* * *

Le esplorazioni dell’alta atmosfera che, ai primi annidel secolo attuale, si erano iniziate con palloni sonda,con sferici montati da naviganti e da meteorologi, subi-rono un notevole sviluppo; e da più posti si elevaronoquotidianamente sferici con stazioni radiotrasmittentiche irradiavano treni d’onda diversi a seconda dellagrandezza della temperatura, dell’umidità e della pres-sione e poi velivoli con meteorografi adeguatamente in-stallati lungo le ali.

La direzione, la velocità del vento a mezzo dei pallonipiloti, furono rilevate in più località. I rilevamenti dellestazioni portati dagli sferici a mezzo di radiogoniometri,consentì di fissare le posizioni successive e quindi la de-duzione della direzione e della velocità del vento, anche

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Non era più sufficiente la conoscenza dei fenomenimeteorologici alla superficie del suolo, bisognava inda-gare le quote superiori, seguire l’andamento delle cor-renti elevate che talvolta apparivano molto diverse daquelle al suolo, attraverso i rapidi galoppi delle nubi nel-le fasi preannunciatrici delle burrasche; seguire la strut-tura termica e igrometrica delle quote elevate, interpre-tare l’energia delle diverse masse di aria che dovevaraggiungere grandezze anche notevoli, come attestavanole improvvise modificazioni della copertura del cielocon formazioni nuvolose varie, apparentemente irrego-lari.

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Le esplorazioni dell’alta atmosfera che, ai primi annidel secolo attuale, si erano iniziate con palloni sonda,con sferici montati da naviganti e da meteorologi, subi-rono un notevole sviluppo; e da più posti si elevaronoquotidianamente sferici con stazioni radiotrasmittentiche irradiavano treni d’onda diversi a seconda dellagrandezza della temperatura, dell’umidità e della pres-sione e poi velivoli con meteorografi adeguatamente in-stallati lungo le ali.

La direzione, la velocità del vento a mezzo dei pallonipiloti, furono rilevate in più località. I rilevamenti dellestazioni portati dagli sferici a mezzo di radiogoniometri,consentì di fissare le posizioni successive e quindi la de-duzione della direzione e della velocità del vento, anche

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quando dense nubi coprivano il cielo.Attraverso tutti questi nuovi elementi, la struttura

dell’atmosfera appariva completa e ben diversa di quan-to si era supposta nel passato; e già si delineava l’esten-sione di alcuni fatti fisici elaborati nei gabinetti scienti-fici.

Oggi le installazioni per l’esplorazione dell’alta atmo-sfera hanno raggiunto perfezionamenti meravigliosi e lanecessità di disciplinare tante attività, svolte nei diversipaesi, e di facilitare l’utilizzazione degli elementi rac-colti da qualsiasi ufficio scientifico, condusse a inteseinternazionali animate dalla luminosa fiamma delle ri-cerche che risplende sotto ogni cielo.

* * *

Nacque in tal modo la Meteorologia Aeronauticacome cementazione sapiente delle diverse attività incontinuo sviluppo nei paesi, nelle zone acquisite alla ci-viltà. Regolamentare, armonizzare, senza imporre unostretto unitarismo, mantenere una stabilità relativa inco-raggiando i progressi, fissare regole, promuovendo pro-gressive trasformazioni, consolidare i vantaggi acquisiti,formano il magnifico piano di lavoro nelle diverse ener-gie internazionali che lavorano, senza ambizione perso-nale, con intelligenza e con cuore collettivo.

La perfetta descrizione ormai raggiunta dei fenomeniatmosferici è la definizione dei problemi che quotidia-namente si prospettano: la meteorologia deve anche af-

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quando dense nubi coprivano il cielo.Attraverso tutti questi nuovi elementi, la struttura

dell’atmosfera appariva completa e ben diversa di quan-to si era supposta nel passato; e già si delineava l’esten-sione di alcuni fatti fisici elaborati nei gabinetti scienti-fici.

Oggi le installazioni per l’esplorazione dell’alta atmo-sfera hanno raggiunto perfezionamenti meravigliosi e lanecessità di disciplinare tante attività, svolte nei diversipaesi, e di facilitare l’utilizzazione degli elementi rac-colti da qualsiasi ufficio scientifico, condusse a inteseinternazionali animate dalla luminosa fiamma delle ri-cerche che risplende sotto ogni cielo.

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Nacque in tal modo la Meteorologia Aeronauticacome cementazione sapiente delle diverse attività incontinuo sviluppo nei paesi, nelle zone acquisite alla ci-viltà. Regolamentare, armonizzare, senza imporre unostretto unitarismo, mantenere una stabilità relativa inco-raggiando i progressi, fissare regole, promuovendo pro-gressive trasformazioni, consolidare i vantaggi acquisiti,formano il magnifico piano di lavoro nelle diverse ener-gie internazionali che lavorano, senza ambizione perso-nale, con intelligenza e con cuore collettivo.

La perfetta descrizione ormai raggiunta dei fenomeniatmosferici è la definizione dei problemi che quotidia-namente si prospettano: la meteorologia deve anche af-

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frontare la spiegazione dei fenomeni.Nelle varie tappe, nelle indagini apparentemente spe-

culative, è stata sempre forte causa propulsiva, l’interes-se collettivo dovuto alla necessità di facilitare compitisociali che svolgono alcune categorie di persone.

* * *

Il nuovo sistema frontologico di previsioni del tempo,iniziatosi in Norvegia dal Bjerknes, ebbe come sfondodi assicurare il lavoro alle molte barche da pesca chepercorrono le frastagliate coste della Scandinavia. IlBjerknes seppe giungere ad una più esatta valutazionedei fatti trasportando nell’indagine dei fenomeni atmo-sferici, i fatti acquisiti dalla idrodinamica classica.

Anche la scuola francese, capitanata da Wehrlé, ap-portò notevoli contributi a queste nuove concezioni.

Da una parte l’idrodinamica, fondata sui principî ge-nerali della meccanica (conservazione della massa,dell’energia, teorema della quantità di moto) e dall’altrala teoria classica dei fluidi vischiosi, hanno consentitoun ingrandimento illimitato della scala a condizione diintrodurre dei coefficienti di vischiosità molto più gran-di dei coefficienti molecolari, per tener conto degliscambi dovuti ai movimenti di turbolenza e non sola-mente della agitazione molecolare.

Le modificazioni e le aggiunte al sistema frontologi-co, atte a considerare i fenomeni non soltanto ai confinidelle masse d’aria, ma anche nell’interno delle masse

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frontare la spiegazione dei fenomeni.Nelle varie tappe, nelle indagini apparentemente spe-

culative, è stata sempre forte causa propulsiva, l’interes-se collettivo dovuto alla necessità di facilitare compitisociali che svolgono alcune categorie di persone.

* * *

Il nuovo sistema frontologico di previsioni del tempo,iniziatosi in Norvegia dal Bjerknes, ebbe come sfondodi assicurare il lavoro alle molte barche da pesca chepercorrono le frastagliate coste della Scandinavia. IlBjerknes seppe giungere ad una più esatta valutazionedei fatti trasportando nell’indagine dei fenomeni atmo-sferici, i fatti acquisiti dalla idrodinamica classica.

Anche la scuola francese, capitanata da Wehrlé, ap-portò notevoli contributi a queste nuove concezioni.

Da una parte l’idrodinamica, fondata sui principî ge-nerali della meccanica (conservazione della massa,dell’energia, teorema della quantità di moto) e dall’altrala teoria classica dei fluidi vischiosi, hanno consentitoun ingrandimento illimitato della scala a condizione diintrodurre dei coefficienti di vischiosità molto più gran-di dei coefficienti molecolari, per tener conto degliscambi dovuti ai movimenti di turbolenza e non sola-mente della agitazione molecolare.

Le modificazioni e le aggiunte al sistema frontologi-co, atte a considerare i fenomeni non soltanto ai confinidelle masse d’aria, ma anche nell’interno delle masse

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d’aria, costituiscono la base dei moderni metodi di pre-visioni del tempo.

Altri principî e idee nuove portano benefico effettonell’analisi delle masse d’aria e nello studio delle cor-renti superiori.

* * *

L’organizzazione meteorologica aeronautica in piùpaesi, e specie in Italia, ha raggiunto un elevato livellodi sviluppo col movimento favorevole dell’opinionepubblica, e della coscienza meteorologica diffusa a pocoa poco in tutta la massa del pubblico e per l’alta com-prensione delle Autorità governative.

La brillante affermazione della navigazione aereacommerciale, la necessità di una organizzazione permantenere e consolidare la sicurezza e la regolarità delvolo, hanno intensificato i legami di una sapiente colla-borazione meteorologica internazionale, con propositialtamente umanitari.

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d’aria, costituiscono la base dei moderni metodi di pre-visioni del tempo.

Altri principî e idee nuove portano benefico effettonell’analisi delle masse d’aria e nello studio delle cor-renti superiori.

* * *

L’organizzazione meteorologica aeronautica in piùpaesi, e specie in Italia, ha raggiunto un elevato livellodi sviluppo col movimento favorevole dell’opinionepubblica, e della coscienza meteorologica diffusa a pocoa poco in tutta la massa del pubblico e per l’alta com-prensione delle Autorità governative.

La brillante affermazione della navigazione aereacommerciale, la necessità di una organizzazione permantenere e consolidare la sicurezza e la regolarità delvolo, hanno intensificato i legami di una sapiente colla-borazione meteorologica internazionale, con propositialtamente umanitari.

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IN D IC E

Prefazione

CAPITOLO IFRONTIERE DELL’ARIA

Ai confini dell’atmosfera con gli spazii sideraliLe pietre celesti attraverso l’atmosferaLe aurore boreali

CAPITOLO IIL’IMPENETRABILE STRATOSFERA

La meteorologia delle alte quoteL’acqua nella stratosferaLe ali silenziose raggiungeranno la stratosfera?

CAPITOLO IIIGLI EFFETTI DELLA LUCE

L’azzurro del cieloLe luci crepuscolariGli addobbi luminosi del cieloIl raggio verde nelle immagini luminose del sole

CAPITOLO IVGLI AMMASSI NUVOLOSI

Giovinezza e vecchiaia delle nubiLe nubi primaverili nelle giornate burrascoseGli spettri del Brocken

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IN D IC E

Prefazione

CAPITOLO IFRONTIERE DELL’ARIA

Ai confini dell’atmosfera con gli spazii sideraliLe pietre celesti attraverso l’atmosferaLe aurore boreali

CAPITOLO IIL’IMPENETRABILE STRATOSFERA

La meteorologia delle alte quoteL’acqua nella stratosferaLe ali silenziose raggiungeranno la stratosfera?

CAPITOLO IIIGLI EFFETTI DELLA LUCE

L’azzurro del cieloLe luci crepuscolariGli addobbi luminosi del cieloIl raggio verde nelle immagini luminose del sole

CAPITOLO IVGLI AMMASSI NUVOLOSI

Giovinezza e vecchiaia delle nubiLe nubi primaverili nelle giornate burrascoseGli spettri del Brocken

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Mari di nubiCAPITOLO V

GEOMETRIA DELLA NATURAI cristalli di neveL’acqua solida nei panorami invernaliLa grandine

CAPITOLO VIVICENDE DELLE STAGIONI

Variabilità del tempo nella storia di RomaAlbori di primaveraLe sabbie e le piogge colorateLe previsioni del tempo a lunga scadenzaLa luna nelle immaginose figurazioni

CAPITOLO VIIARIA DELLE CITTA

Le polveri nei bassi strati dell’atmosferaLa microclimatologia e la lotta contro i rumoriIl tempo e la salute

CAPITOLO VIIINELLE FUCINE DELLE RICERCHE

Pozzi, specule, osservatori, laboratorî astronomiciAntichi e nuovi templi pel culto solareLa Meteorologia aeronautica

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Mari di nubiCAPITOLO V

GEOMETRIA DELLA NATURAI cristalli di neveL’acqua solida nei panorami invernaliLa grandine

CAPITOLO VIVICENDE DELLE STAGIONI

Variabilità del tempo nella storia di RomaAlbori di primaveraLe sabbie e le piogge colorateLe previsioni del tempo a lunga scadenzaLa luna nelle immaginose figurazioni

CAPITOLO VIIARIA DELLE CITTA

Le polveri nei bassi strati dell’atmosferaLa microclimatologia e la lotta contro i rumoriIl tempo e la salute

CAPITOLO VIIINELLE FUCINE DELLE RICERCHE

Pozzi, specule, osservatori, laboratorî astronomiciAntichi e nuovi templi pel culto solareLa Meteorologia aeronautica

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IN D IC E D E L L E TAV O L EFotografie di meteorite Tav. IFotografie di meteoriti » IIStruttura interna di meteoriti » IIIAurore boreali » IVCorone di aurore boreali » VLe ali silenziose » VILe luci crepuscolari » VIIAloni lunari » VIIIAnormale rifrazione e alone » IXNubi vecchie prossime alla dissoluzione » XNubi giovani in formazione » XILe nubi primaverili nelle giornate burra-

scose» XII

Effetti di nubi nel maggio a Roma » XIIILo spettro del Brocken » XIVMare di nubi » XVParticolari del mare di nubi » XVII cristalli di neve: forme a raggera » XVIII cristalli di neve: forme stellari » XVIIIMicrofotografie di cristalli di neve » XIXParticolari forme di ghiaccioli » XXOsservatorio meteorologico Jungfraujoch » XXIOsservatorio meteorologico di Saentis » XXIINevicata e ghiacciata a Roma » XXIIIGhiacciate al suolo » XXIV

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IN D IC E D E L L E TAV O L EFotografie di meteorite Tav. IFotografie di meteoriti » IIStruttura interna di meteoriti » IIIAurore boreali » IVCorone di aurore boreali » VLe ali silenziose » VILe luci crepuscolari » VIIAloni lunari » VIIIAnormale rifrazione e alone » IXNubi vecchie prossime alla dissoluzione » XNubi giovani in formazione » XILe nubi primaverili nelle giornate burra-

scose» XII

Effetti di nubi nel maggio a Roma » XIIILo spettro del Brocken » XIVMare di nubi » XVParticolari del mare di nubi » XVII cristalli di neve: forme a raggera » XVIII cristalli di neve: forme stellari » XVIIIMicrofotografie di cristalli di neve » XIXParticolari forme di ghiaccioli » XXOsservatorio meteorologico Jungfraujoch » XXIOsservatorio meteorologico di Saentis » XXIINevicata e ghiacciata a Roma » XXIIIGhiacciate al suolo » XXIV

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Microfotografie del ghiaccio » XXVL’Etna ammantata di neve e nevicata a

Pisa» XXVI

Grandinate » XXVIIAlbori di primavera » XXVIIISabbie e diavoli di sabbia » XXIXProssimo temporale di sabbia » XXXCessata la tempesta di sabbia » XXXIDisegni della luna » XXXII

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