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Parole da risignificare

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3 Parole da risignificare Prof. S. Curci SIMI 23 ottobre 2015
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3 Parole da risignificare

Prof. S. Curci

SIMI 23

ottobre 2015

1. Cultura

Da un concetto pesante a uno leggero: de-localizzare e de-etnicizzare«qual è la cultura dei kosovari, quale quella degli albanesi e quale quella dei curdi, dei maghrebini, degli iraniani, riuniti sui “motoscafi della disperazione” da eventi diversi, da occasioni tutte drammatiche ma non certo preordinate? Quanti di essi condividono tradizioni avite o invece non sono già partecipi di una cultura “interstiziale”, carica di contaminazioni e di meticciati?» (M. Callari Galli).

Cultura - storia

La cultura è “un insieme di sistemi simbolici in cui, al primo posto, si collocano il linguaggio, le regole matrimoniali, i rapporti economici, l’arte, la scienza, la religione. Tutti questi sistemi tendono a esprimere taluni aspetti della realtà fisica e della realtà sociale e, ancora di più, le relazioni che intercorrono tra gli stessi sistemi simbolici” (Lévi-Strauss). Metafora delle carte.

Cultura - storia

«la cultura è un insieme di segni che si va socialmente costruendo nel momento in cui essi sono interpretati (simboli), la cultura non è un potere, qualcosa a cui si possano causalmente attribuire avvenimenti sociali, comportamenti, istituzioni o processi; essa è un contesto, qualcosa entro cui tutti questi fatti possono essere descritti in maniera intelligibile» (Geertz)

Cultura – storia

la riflessione antropologica, fedele sin dalla sua nascita al cosiddetto “postulato universalista”, ha dunque fatto sì che, lentamente, prima l’idea di “Cultura” si affermasse contro l’idea di “Natura”, poi che l’idea delle “culture” si affermasse contro l’idea della “Cultura”. T.S. Eliot: la cultura è la forma complessiva all’interno della quale un popolo vive dalla nascita alla tomba, da mattina a sera, e anche nel sonno

Cultura

L’uomo è l’animale impigliato nella rete di significati che ha tessuto

«se implico una sostanza mentale, il sostantivo cultura privilegia di fatti quell’idea di condivisione, accordo e compiutezza che [ … ] distoglie l’attenzione dalle concezioni e dall’azione di coloro che sono emarginati o dominati. Se invece è vista come sostanza fisica, la cultura comincia allora a puzzare di qualche varietà di biologismo, inclusa la razza che abbiamo sicuramente superato come categorie scientifiche».

Modernità in polvere (1996, ed.it. 2001): saggio di Arjun Appadurai

Il mondo contemporaneo è nuovo: sradicamento, distanza psicologica tra gli individui e vicinanza elettronica

I processi culturali si sviluppano attraverso flussi globali di persone e cose

Il materiale culturale si muove e gli stili culturali diventano intercambiabili

I sostenitori dell’omologazione culturale parlano di americanizzazione e macdonaldizzazione (omogeneizzazione, mercificazione)

Ma non si rendono conto che quando un elemento si trasferisce da un ambito culturale ad un altro non rimane lo stesso!

Esso tende a essere “indigenizzato”, non si sincronizza con l’originale

I teorici dell’omogeneizzazione culturale ragionano secondo il modello Centro-periferia

Invece il nuovo assetto del mondo è essere complesso e sovrapposto

Appadurai propone di analizzare le disgiunture tra economia politica cultura attraverso 5 dimensioni

Appadurai: 5 dimensioni

Etnorami

Mediorami

Tecnorami

Finanziorami

Ideorami

Etnorama: Panorama di persone e gruppi in movimento. Le comunità stabili esistono, ma sono sempre attraversate da flussi di personeMediorama: diffusione delle capacità elettroniche e delle loro possibilità di diffondere informazioni: forniscono a tutti repertori di immagini e narrazioni che mescolano segni e significati provenienti da ambiti culturali differenti. Favoriscono la costruzione di mondi immaginati

Tecnorama: la tecnologia si muove velocissima superando i confiniFinanziorama: relazione sempre più fluida tra flussi di denaro, investimenti, flussi fiscali.Ideorama: mischiarsi di idee, immagini, spesso derivati dall’Illuminismo (libertà, diritti, democrazia). Questi concetti cambiano di significati nel mondoQuesti panorami non si danno in modo oggettivo, ogni uomo li può recepire a suo modo

Una conseguenza: la deterritorializzazione

Sposta flussi di persone e cose, crea nuovi mercati, muta il ruolo dello stato-nazione, è al centro dei fondamentalismiSi creano comunità “senza il senso del luogo”, non c’è più stabilità della conoscenza, le relazioni, anche familiari, diventano volatili.Non c’è più il legame spazio-stabilità-riproduzione culturale, vanno in crisi le strategie localizzanti dell’etnografia tradizionale

Una conseguenza: il nuovo ruolo dell’immaginazione

Essa è sempre stata una forma di organizzazione culturale

Ma oggi le persone hanno possibilità mai viste di concepire un più vasto repertorio di vite possibili grazie ai mass-media, che offrono immaginazioni sempre nuove

PRIMA: la vita sociale era più statica, legata alla tradizione. La fantasia e l’immaginazione avevano spazi piccoliORA: in tutto il mondo le persone vedono le loro vite attraverso il prisma delle vite possibili messe a disposizione dai media. Fantasia e immaginazione modellano le vite delle persone

Cultura secondo Appadurai

La cultura è «uno strumento euristico utile per parlare della differenza piuttosto che come una proprietà degli individui e dei gruppi»Cultura è il panorama mentale, la finestra sul mondo che si riesce a vedere, che si forma per vari fattori personali. È un concetto non pesante e non statico, non si può inchiodare una persona alla presunta cultura del contesto geografico di provenienza o del gruppo etnico di appartenenza.

Cultura

I confini, tutti i confini, sembrano spostarsi continuamente senza alcuna linearità. Il nuovo paesaggio in cui la cultura si colloca diventa pertanto quello della contaminazione e della cultura senza confini

Questioni aperte: postumano

Roberto Marchesini considera la pretesa auto fondazione dell’umano un errore:il post-umanismo rompe il dettato dell’autosufficienza e legge l’umano quale esito inclusivo di alterità, la dimensione umana è il frutto di una lunga sequenza di processi ibridativi con le alterità.

Questioni aperte: postumano

Longo e il simbionte: ogni essere umano è il risultato di un meticciamento che ha origini primordiali e la cui estensione e varietà sono venute crescendo nei millenni: virus, batteri, cibi, medicine, animali domestici, droghe, farmaci… ciascuno di noi è una colonia. Siamo entità plurime nel corpo e, nella psiche, abbiamo scoperto la molteplicità che ci costituisce.

Questioni aperte: cybercultura

il cyberspazio è il nuovo ambiente di comunicazione emergente dall’interconnessione mondiale dei computer. Il termine non designa soltanto l’infrastruttura materiale della comunicazione digitale, ma anche l’oceanico universo di informazioni che ospita, insieme agli esseri umani che ci navigano e lo alimentano. Quanto al neologismo cybercultura, esso designa l’insieme delle tecniche (materiali e intellettuali), delle pratiche, delle attitudini, delle modalità di pensiero e dei valori che si sviluppano in concomitanza con la crescita del cyberspazio (Lévy)

Questioni aperte:cybercultura

Cultura gutemberghiana vs digitale e partecipativa.

Nativi e immigranti digitali.

Ibridazione

Processi di ibridazione sono sempre esistiti ed esisteranno in tutte le società. Ogni cultura è l’esito di un amalgama ibrido che alla fine fa convivere ciò che prima si opponeva e sembrava incompatibile. Canclini: tutta la modernità è ibrida e si presenta come il risultato di mescolare tre mondi culturali diversi, che però si sono incrociati e intersecati tra loro fino a coesistere in nuove manifestazioni che possiamo chiamare culture ibride. Nella modernità ciò che è passato coabita con ciò che è contemporaneo, il locale col globale, la cultura d’elite con la cultura di massa. È questo il processo di ibridazione a cui niente più sembra poter sfuggire.

Ibridazione

Dunque l’ibridazione è necessaria e si collega al pluralismo e alla tolleranza: produce una cultura nuova e meticcia, dove più che il sincretismo si valorizza il dialogo e la capacità di creare un’assimilazione reciproca.

Sincretismi (Canevacci)

L’ibridazione culturale non è una categoria negativa: «il mix dei tratti culturali compatibili con la propria cultura attesta la scelta di una crisi delle acculturazioni violente, corsare, deprivanti. Il contesto del contatto culturale può essere caratterizzato dalla reinterpretazione attiva, dalla ricombinazione spiazzante, dalla rivitalizzazione mobile.

Sincretismi (Canevacci)

Al contrario, il sincretismo si appassiona delle cose triviali, secondarie, aliene: esso include sia il replacement che il displacement. Nel primo caso, si sostituisce una parzialità familiare con un’altra estranea; nel secondo, si ottiene di disorientare il soggetto, di dislocarlo dal suo ordine spaziale (temporale o spazio-temporale) normale».

Connessioni (Amselle)

“ricorrendo alla metafora elettrica o informatica della connessione, cioè a quella di una derivazione di significati particolaristici rispetto a una rete di significati planetari, si prendono le distanze dall’approccio che consiste nel vedere nel nostro mondo globalizzato il prodotto di una mescolanza di culture viste a loro volta come universi chiusi, e si riesce a mettere al centro della riflessione l’idea di triangolazione, cioè di ricorso a un terzo elemento per fondare la propria identità”

Obiezione di Mantovani

Meticciato, pur usato con buone intenzioni, incorpora una concezione fondamentalista della cultura perché implica l’idea di una purità originaria poi guastata dagli scambi con l’esterno. Ma questa purezza è un mito.

Delocalizzare

quando la gente circola con i propri significati e quando i significati, grazie alla velocità impressa dai mezzi di comunicazione e di spostamento, trovano il modo di circolare anche senza la gente, i territori non possono essere gli unici contenitori delle culture

Cultura senza confini

ridefinire i concetti di territorio e confine, tenendo anche presenti le esperienze vissute e quelle virtuali che, a livello di immaginario collettivo, formano un mix dinamico, sia locale che globale.Basta “metafisica della sedentarietà”: se non consideriamo come ovvi e inevitabili il radicamento e l’attaccamento alla comunità, vedremo con chiarezza che l’esperienza apparentemente immediata della vita comunitaria, in realtà è costituita da un ben più ampio apparato di relazioni sociali e spaziali. Contaminazione e “cultura senza confini”

Relatività dell’esperienza linguistica

Whorf: la struttura grammaticale di una lingua forma il processo di pensiero (ipotesi Sapir-Whorf)Es. in italiano una sola parola indica “neve”; nelle lingue eschimesi 25 parole, perché hanno bisogno della massima precisioneEs. in italiano e inglese 7 colori (rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco, violetto). I nativi americani Shona e Basa hanno 4 e 2 parole: però la loro retina è biologicamente la stessa.La classificazione linguistica impone un sistema che altera le nostre percezioni e toglie importanza a differenze che quindi spariscono dal piano comunicativo

I fenomeni globali, una volta assunti dalla cultura che li riceve, non sono più esterni ad essa, ma diventano parte di quella cultura, la quale continua a formulare i propri significati secondo le proprie esigenze locali che devono tuttavia tenere conto, a loro volta, delle forze globali. Come ad esempio accade a Singapore, dove si mettono i feticci nei frigoriferi per mantenerli efficaci.

Dalla Cultura all’identità

Differenza: la cultura rimanda a processi inconsci, l’identità rimanda ad un’appartenenza cosciente.

Identità in senso relazionale, si costruisce costantemente all’interno di scambi sociali, con una moltiplicazione cosciente delle appartenenze

2. Identità

se le “culture” sono delimitate da confini/barriere di carattere morale, sociale e spesso anche religioso, i “membri” del gruppo che attraversano i confini corrompono la “purezza” del gruppo, ne mettono in pericolo l’identità. La paura della contaminazione, dell’eterodossia, dell’apostasia giustifica per i fondamentalisti ogni misura a difesa del patrimonio “identitario” del gruppo

identità

Mantovani: le identità sono molte e ciascuno sceglie, nelle varie circostanze, l’ordine di priorità in cui collocarle. Una persona che viene dal Marocco può dare la priorità al suo essere geometra mentre sostiene un colloquio per l’assunzione al lavoro, o al suo essere padre mentre parla con l’insegnante della sua bambina, o al suo essere ammalato quando è nell’ambulatorio del medico

Identità e tombe

Bauman: «l’identità è divenuta oggi un prisma attraverso il quale tutti gli altri apporti di spicco della vita contemporanea vengono individuati, compresi ed esaminati».«l’identità germoglia sulle tombe della comunità». È quando la comunità crolla che viene inventata l’identità. Amare la propria identità significa anche evitare che essa venga scambiata per un feticcio, mentre ogni identità vivente è sempre una realtà dinamica, in fieri.

Identità

Essere cittadini di una comunità etnica, nazionale non è più il fattore determinante per fissare l’identità

Bisogna collegare identità e differenza, pensando identità plurali: l’incontro con le differenze produce spaesamenti, incertezza, crisi di identità

Lasciarsi sfidare, fecondare da altri modelli culturali per rivedere le identità

Identità

Francesco Remotti osserva che c’è nell’aria un uso strumentale e distorto del concetto di identità. Per questo bisogna vigilare. Non esiste una identità come essenza originaria e monolitica. L’identità è sempre un costrutto culturale, un processo aperto all’incontro, allo scambio, alla contaminazione. Bisogna pertanto contestare la reificazione, l’etnicizzazione e la biologizzazione dell’identità.

Identità

Maalouf (libanese-francese, arabo, cristiano, melkita): in tutte le epoche ci sono state persone che hanno ritenuto che ci fosse una sola appartenenza fondamentale talmente superiore alle altre in ogni circostanza da poterla chiamare legittimamente ‘identità’ (nazione, religione, classe sociale). Ma basta far scorrere lo sguardo sui differenti conflitti che si svolgono attraverso il mondo per rendersi conto che nessuna appartenenza prevale in maniera assoluta

Identità: Maalouf

“ciascuno è depositario di due retaggi. Il primo, verticale, gli viene dagli avi e dalla tradizione. Il secondo gli viene dai contemporanei. È quest’ultimo, mi sembra, a essere oggi più importante e lo diviene sempre di più”

Oggi un italiano è più simile a un contemporaneo indiano o cinese, piuttosto che un antenato del Rinascimento

Identità: Glissant

Glissant, Poetica del diverso: il mondo si creolizza, le culture cambiano scambiandosi colpi e guerre, ma anche progressi della coscienza e della speranza che fanno abbandonare l’idea che l’identità è riconoscibile solo se esclude le altre (Mar dei Caraibi, Mediterraneo)

Identità: Todorov

Todorov: oggi ognuno di noi ha già vissuto dentro di sé, sia pure in misura diversa, questo incontro di culture: siamo tutti meticci. L’appartenenza culturale nazionale è soltanto la più forte di tutte, perché vi si mescolano le tracce lasciate – nel corpo e nella mente – dalla famiglia e dalla comunità, dalla lingua e dalla religione

Identità: Morin

Ognuno di noi deve oggi imparare ad attraversare una pluralità di identità: locale, nazionale, europea, terrestre (intesa come punto di partenza, la comune origine terrestre, che come punto di arrivo, la comunità di rischio).Morin: solidarietà e responsabilità non derivano da pie esortazioni ma da un sentimento di affiliazione matri/patriottico che deve essere coltivato in modo concentrico in ogni singola comunità locale

Il ponte levatoio

Si sente dire spesso, soprattutto dalle persone più timorose, che la nostra identità deve diventare più forte, più sicura. Ciò è vero, l’importante è che non diventi anche più rigida, o più dogmatica e fondamentalista, perché questo sarebbe un disastro. Serve un’identità forte ma non rocciosa, sicura ma non integralista. Non abbiamo bisogno di identità reattive (muro contro muro) ma di identità assertive e flessibili (come ponti levatoi) che si alzano o si abbassano a seconda delle circostanze.

La bugia del fondamentalista

Smith (Le origine etniche delle nazioni) ci ricorda che le società hanno bisogno di legittimare le loro innovazioni rivolgendosi al proprio passato e “riscrivendolo”. Invece il fondamentalista pensa che la sua identità culturale sia data, eterna, immutabile: non si rende conto che c’è una costruzione posteriore dietro, alimentata dalla nostalgia, da un desiderio di tornare ad una presunta età dell’oro e a uno stile di vita antico, irrimediabilmente perduto. Nel tentativo di vincere la morte gli uomini hanno storicamente cercato di legarsi a una “comunità di storia e di destino” per raggiungere una qualche forma di immortalità, preservando le proprie opere dall’oblio. Il fondamentalista arriva dopo, e rimuove questa operazione che altri hanno compiuto.

3. Cittadinanza

La polis è lo spazio originario della cittadinanza: si è cittadini solo se si è nati all’interno del suo territorio. Nella polis l’uomo (o meglio, il maschio e solo alcuni tra i maschi) si identifica totalmente con la città di cui è cittadino.Nello stato moderno l’uomo diventa invece cittadino per contratto: l’uomo tende alla propria affermazione, anche a costo della distruzione del prossimo (Hobbes) Il contratto è basato sul primato del diritto di ognuno e sul rispetto del diritto altrui, patto garantito dalla legge e sanzionato dalla forza.

Cittadinanza

Con la nascita dello stato-nazione (rivoluzione francese e Romanticismo) si recupera il legame tra “spazio geografico definito” e stato, ricucendo così i legami con l’antica concezione della polis (Hegel), per cui è il cittadino a servizio dello stato e non viceversa.

Dal 1648 in Europa c’è l’assetto westfaliano che assolutizza il potere statale entro i confini

Cosa significa cittadinanza?

Essa implica “azioni socialmente rilevanti mediante le quali o soggetti si affermano come cittadini” (Ambrosini)- cittadinanza civile: essere in regola coi documentiCitt. Economica: sottoscrivere contratti regolariCitt. Sociale: accedere ai servizi (SSN, sussidi)Citt. Educativa: ottenere un titolo di studioCitt. Politica: rivendicare diritti, aderire a sindacati (gli stranieri non votano)

Quindi….

Se uno straniero emerge dall’irregolarità, trova lavoro, paga le tasse, studia, beneficia di servizi sociali, si iscrive al sindacato, partecipa alla vita sociale… non si “cittadinizza”????

Ma il riconoscimento giuridico viene negato! Il “diritto ad avere diritti” di H. Arendt va riletto in senso dinamico, ci sono tappe che permettono di includere nella cittadinanza chi è escluso

Cittadinanza

L’assetto westfaliano è in crisi, si parla di superare la cittadinanza nazionale per una sovranazionaleBenhabib parla di “disaggregazione della cittadinanza” cioè separazione delle sue dimensioni: l’identità collettiva, i privilegi dell’appartenenza politica e la possibilità di fruire dei diritti sociali. I confini tra popolo e territorio sono continuamente negoziatiOggi serve la grande metafora del cosmopolitismo, della cittadinanza del mondo. Oggi questa forma di cittadinanza si presenta come una urgente necessità a causa dei processi di unificazione planetaria e globalizzazione.

Cittadinanza

La cittadinanza è dunque sempre storica.

Fino a qualche tempo fa era universalmente accettata la definizione di T.H. Marshall (Citizenship and Social Class, 1950) basata su tre ordini di diritti: civili (libertà individuale), politici (voto, potere politico) e sociali (benessere, sicurezza economica).

Cittadinanza

Dalla cittadinanza come appartenenza etnica, individuale a uno Stato, regolata dai principi dello jus soli e dello jus sanguinis, si sta passando ad una concezione della cittadinanza sganciata da vincoli particolari e fondata sullo stesso statuto di umanità.Siamo di fronte al paradosso della cittadinanza: nato storicamente come principio di inclusione e di uguaglianza, il diritto di cittadinanza si sta trasformando in un fattore di esclusione e di disuguaglianza. È il “confine interno”.

Situazione europea

Cittadinanza proibitiva: (Germania, Austria, Danimarca) concezione differenzialista (diritto di sangue e diffidenza per la doppia nazionalità), alte barriere di ingresso (lingua, corsi di integrazione)

Cittadinanza abilitante: (Belgio, Finlandia, Portogallo, Svezia, Irlanda) requisiti di accesso più favorevoli e bassi ostacoli

Cittadinanza isolazionista: (Italia Spagna Grecia Lussemburgo) ostacoli per richiedere la cittadinanza: ius sanguinis e anni di residenza per la naturalizzazioneCittadinanza condizionale: (Francia, Paesi Bassi, Regno Unito): ostacoli consistenti in Paesi a tradizione liberale

Ius soli o sanguinis?

Germania: ius sanguinis ma con regole semplici (dal 2000 uno dei genitori deve avere permesso di soggiorno da tre anni e viva nel paese da otto)

Francia: ius soli dal 1515

Usa: ius soli.

Ius soli o sanguinis?

Gran Bretagna: cittadinanza a chi nasce in suolo britannico anche da un solo genitore cittadino britannico o legalmente residente

Spagna: un genitore spagnolo o da genitori stranieri di cui uno deve essere nato in Spagna

Superare lo schema inclusione-esclusione: i residenti stranieri possono vedersi riconosciuti alcuni diritti nel tempo, mentre soggiornano, fino all’eventuale naturalizzazioneSi può parlare di una piramide:- gli irregolari

- Quelli in attesa di regolarizzazione (es. domanda presentata dai datori di lavoro)

- Quelli con permesso di soggiorno temporaneo- Quelli con permesso di soggiorno di lunga durata- Quelli che provengono dall’UE che hanno quasi

tutti i diritti

Non è vero che i migranti “non hanno diritti” né che ne “hanno più degli italiani”: è vero che godono di diritti differenziati, inferiori a quelli dei cittadini, e spesso faticano a vederli riconosciuti

I tre cerchi di F. Cambi

Tre cerchi sempre in movimento e in equilibrio dinamico, perché non si è cittadini, ma si diventa tali: il primo cerchio è l’Appartenenza, il secondo la Democrazia e il terzo la Mondialità. La prima dimensione è quella teorizzata da Rousseau, partecipazione attiva e responsabile guidata dalla volontà generale e da un forte ethos comunitario perché tutti devono condividere le radici e l’identità. Ma se questa dimensione non si incrocia con le altre può diventare sciovinismo e nazionalismo.

I tre cerchi di F. Cambi

La cittadinanza come Democrazia nel senso che la democrazia non è solo organizzazione del potere, ma è impegno, rispetto del pluralismo e delle differenze.

La cittadinanza come mondialità (Balducci, Morin). È una cittadinanza “adveniente”, esige che diventiamo cittadini del mondo, capaci di dialogare, valorizzare le differenze, rispettare i diritti umani, praticare la solidarietà.

Cittadinanza multiculturale

W. Kymlicka ha proposto una “cittadinanza multiculturale” che dia spazio alla diversità etnica e alle richieste di inclusione degli immigrati, accordando democraticamente diritti di “cittadinanza differenziata”, diritti polietnici di rappresentanza e autogoverni a specifici gruppi. È una visione integratice che favorisce l’inclusione.

Dalla cittadinanza all’Etica pubblica

Occorre definire al più presto i principi di un’etica pubblica come “universalismo delle differenze” che sia aperto cioè a tutti i simboli culturali e religiosi senza esclusioni pregiudiziali. Rischio: visibilità soltanto per i simboli economici e commerciali, estetici, sportivi ma non per i simboli religiosi e cultuali in quanto ritenuti di natura ideologica. Sullo spazio che sarà dato ai simboli si giocherà un tratto costitutivo della civiltà – più o meno aperta – che andremo a costruire.

Bibliografia

Aime M, Eccessi di culture, Einaudi 2004.Ambrosini M., Non passa lo straniero?, Cittadella 2014.Amselle J.L., Logiche meticce, Bollati Boringhieri 1999; Connessioni, 2001.Appadurai A., Modernità in polvere, Meltemi 2001.Canevacci M., Sincretismi, Costa & Nolan 2004.Fabietti U., L’identità etnica, Nis 1995.Geetz C., Interpretazione di culture, Il Mulino 1998.Lévy P., Cybercultura, Feltrinelli 1999.Longo G.O,, Il simbionte, Meltemi 2003.Nanni A.--Curci S., Buone pratiche per fare intercultura, Emi 2005.Nanni A.-Fucecchi A.-Curci S., Progetto convivialità, Emi 2012.Remotti F., Cultura, Laterza 2011.


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