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PM di aprile 2011

Date post: 28-Mar-2016
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Anteprima del nuovo fantastico numero!
25
ANNO 85 • n° 985 • € 3,00 • Poste Italiane s.p.a. • sped. in a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB VERONA www.bandapm.it il piccolo missionario aprile 2011 - n. 4 CONtIENE I.P.
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Attualità Sud Sudan

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aprile 2011 - n. 4CO

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Diceildire

p. Elio Boscaini

e vita

Pasqua

Apr 2011

DD omenica 24 aprile i credenti cristiani celebrano Pasqua, cioè la risurrezione di Gesù da morte. Quest’anno la Provvidenza vuole che sia i cristiani

d’Occidente (noi) che quelli d’Oriente celebrino la Pasqua la stessa domenica. Il giorno di Pasqua è legato alla prima domenica dopo il plenilunio che segue l’equinozio di primavera, normal-mente il 21 marzo. Pasqua è per il credente la festa più

grande dell’anno. È la grande festa del ritorno alla vita e della sua vittoria sulla morte, rappresentata dall’inver-

no appena terminato. Ogni nostra regione ha delle tradizioni legate alla Pasqua che è giusto osservare. Il simbolo più usato è quello dell’uovo, immagine della vita e della rinascita, che esprime al meglio il rinnovamento inaugurato dalla risurrezione di Gesù.Come ogni anno, il 23 aprile, si celebra la Giorna-ta mondiale del libro. Il libro e l’industria edito-riale sono tra gli attori principali della promozione della diversità culturale nel mondo e uno dei mez-zi più importanti di dialogo interculturale.Questa giornata, organizzata dall’Unesco, non è

stata scelta a caso: quel giorno del 1616, infatti, vennero a mancare alcuni tra i più grandi esponenti della letteratura mondiale: Miguel de Cervantes, autore del Don Chisciotte, William Shakespeare, grande scrittore di teatro britannico, e El Inca Gar-cilaso de la Vega, uno dei primi meticci del Nuovo Mondo, autore dei Comentarios Reales de los Incas, considerato il suo capolavoro. Sempre in aprile, il giorno 25 del 1911, moriva Emilio Salgari, uno stra-ordinario scrittore italiano di romanzi di avventura: a lui il PM di questo mese dedica la copertina e un interessante speciale.Non si può celebrare il libro senza pensare agli oltre 700milioni di persone che nel mondo non sanno né leggere né scrivere, i due terzi delle quali sono don-ne. Quello di leggere, d’istruirsi e di accedere alla cultura – “il diritto all’educazione” – è un diritto uma-no fondamentale.

Buona Pasqua

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Attualità

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“È“È un serpente di metallo gigante. Ci cir-conda e ingoia i piccoli muri che sepa-rano le nostre camere da letto, bagni,

cucine e saloni. Un serpente che ondeggia per non assomigliare ai nostri sguardi tesi in avanti. Un ser-pente che brandisce il suo incubo e sviluppa le sue vertebre di cemento armato e di acciaio…”. Così il poeta palestinese Mahmoud Darwich comincia una sua pagina sul Muro. La metafora del serpen-te è azzeccata, calza a pennello. Il suo procedere ondeggiante ricorda proprio l’immagine del rettile che strisciando si insinua nel paesaggio.

Un messaggio di Leyla, israeliana, scritto sul muro: “Palestinese, dimmi

cosa posso fare per aiutarti?”

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Un’inutile barriera che separa popoli

e territorie tere ter

Il muro della vergogna

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Apr 2011

a cura di Laura d’Ascola

INSEDIAMENTI: Centro urbano costruito

e abitato da Israeliani, chiamati “coloni”,

all’interno del territorio assegnato al po-

polo palestinese. Gli insediamenti sono

illegali per il diritto internazionale, ma le-

gali per il diritto israeliano.

CHECK-POINT: Passaggio stradale o

pedonale, generalmente controllato da

soldati. È un sistema di controllo per per-

quisire le persone, per non far entrare o

uscire da un territorio merci o persone

non gradite.

Check point israeliano

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Il Muro in questione è quello che sorge fra Israele e i Terri-tori Palestinesi ed è in costruzione dal giugno del 2002. Un muro per separare i due popoli ma soprattutto per favo-rire la continua espansione degli insediamenti israeliani all’interno dei territori destinati ai Palestinesi.

UNA BARRIERA IMPONENTE

Quando sarà terminato, il Muro avrà una lunghezza di cir-ca 770 chilometri e un’altezza media di 8 metri. Misure ben più grandi del famigerato Muro di Berlino, alto circa 3,5 metri e lungo 155 chilometri. Un muro imponente, dotato di telecamere e fi lo spinato, affi ancato anche da un pro-fondo fossato. Voluto dallo Stato di Israele allo scopo di difendere la sua popolazione dal terrorismo e da qualsiasi pericolo che la vicinanza col popolo Palestinese potesse causare.Ma come si può pensare che un muro sia la soluzione ai tanti problemi? Di solito le persone cominciano a capirsi e a piacersi quando scoprono di avere qualcosa in comune. Solo conoscendosi si può imparare ad apprezzarsi e, suc-cessivamente, a vivere una vita in comune, come sarebbe necessario in Palestina, una terra che nella storia è stata chiamata “patria” da tanti popoli e “luogo santo” dai cre-

denti di tante religioni.Il Muro invece va in senso contrario rispetto a ogni buon proposito: oltre a dividere, è uno strumento che viene usato per affermare la superiorità di un po-polo sull’altro. È controllato dallo Stato di Israele, che con il suo esercito dirige i check-points attraverso i quali si passa da una parte all’altra. Il passaggio delle

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persone ai check-points è spes-so gestito in modo scorretto. Ore di attesa senza motivo; passaggi a gruppetti di persone, dove può ac-cadere che le mamme siano separate dai fi gli; controlli umilianti sui palestinesi, anche nei confronti di donne incinte e anziani.Chi deve passare dai check-points è spesso un la-voratore o uno studente, la cui strada per raggiungere il posto di lavoro o la scuola, o l’università, è interrotta dal Muro. Esso infatti è fonte di disagio anche perché impe-disce di gestire autonomamente il proprio tempo: non sapendo quanto ci vorrà ad attraversarlo, si deve uscire di casa molto presto, per non arrivare tardi agli appun-tamenti. Il serpentone di cemento separa le abitazioni dei contadini dai loro campi. Il popolo Palestinese vive soprattutto di pastorizia e della coltivazione degli ulivi.

Se si tolgono i terreni su cui pascolano le pecore, come faranno i pastori? Se si im-pedisce di arrivare ai campi di ulivi, come faranno i pro-prietari a raccogliere le olive e fare l’olio da consumare e vendere?

ONU: Organizzazione delle

Nazioni Unite, fondata nel

1945. È la più grande orga-

nizzazione intergovernati-

va, che raccoglie 192 Stati

del mondo. Ha come scopo

il raggiungimento della co-

operazione fra le nazioni in

materia di economia, diritti

umani, progresso sociocul-

turale e sicurezza.

PONTI DI PACE

Anche l’Assemblea Generale dell’Onu si è dichiarata contraria al Muro israe-liano, ma, nonostante la sua autore-volezza, il suo parere è stato ignora-to. Molti dicono che bisognerebbe costruire ponti e abbattere i muri, avvicinando le persone e non sepa-randole. A me sembra un invito più che giusto e trovo il paragone “archi-tettonico” azzeccato: quando non si vede l’altro è più diffi cile fi darsi, si ha paura. Per questo molte associazioni europee e italiane organizzano pro-getti di contatto tra giovani israeliani e palestinesi: perché conoscendosi essi possano capire di potersi anche piacere e di poter, forse, un giorno, condividere in pace la loro terra.

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Il muro spacca e divide comunità, scuole, campi da gioco e terreni.

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Zoom a cura di Patiri Elio

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DD a pochi mesi ero giunto in Ruanda. Un paese dalla ve-getazione lussureggiante,

composto di colline, laghi, fi umi, mon-tagne e vulcani, i Virunga, che accol-gono i famosi gorilla di montagna.S’avvicinava la Pasqua. A Claudio, un volontario italiano, avevo espresso il desiderio di prender parte al battesi-mo degli adulti che si sarebbe cele-brato nella parrocchia di Nyakibanda, a partire dalle due del mattino di Pa-squa. Con l’auto di Claudio percorria-mo la strada battuta che attraversa le colline popolate di gente che vive in

“Buona Pasqua”, l’augurio dei cristiani ruandesi

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LA�VITTORIA�DELLA�VITA

Pasqua è la grande festa dell’anno liturgico in cui i cristiani celebrano il fondamento della loro fede: la vittoria di Gesù sulla morte. A Nyakibanda ci sono più di cento giovani e adulti, uomini e donne, che in questa notte santa, grazie al battesimo, vogliono aderire alla grande comunità dei credenti. Vi si sono preparati con alcuni anni di catecume-nato. Sul piazzale della chiesa c’è tanta folla, raccolta in silenzio. Un gran falò lancia in alto nel cielo le sue faville.Alle due, come previsto, comincia il rito. Sarà lungo. Si co-mincia con la benedizione del fuoco da cui si accende il cero pasquale e le candele dei fedeli che entrano in chiesa in processione. Giunti all’altare, catecumeni e padrini si di-spongono nei primi posti. Il cuore del rito è rappresentato

dalla liturgia battesimale. Tutta l’assem-blea invoca col canto gli amici di Dio che sono i santi, quelli in particolare che por-tano il nome che verrà imposto al neofi to. Viene benedetta l’acqua e i catecumeni fanno la loro professione di fede. Un cre-do convinto rimbomba sotto le volte del-la chiesa. Ed eccoci al grande momento.

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capanne costruite al centro di un ba-naneto. Lungo la strada, incontriamo gruppi sempre più numerosi di grandi e piccoli che scendono dalle colline per dirigersi verso la chiesa. Ci sem-bra di essere avvolti in un ambiente di favola. Del resto, i ruandesi, orgoglio-si della bellezza del loro paese, non dicono in un proverbio: “Dio trascorre altrove la giornata, ma torna a dormire in Ruanda”?

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Il padrino o la madrina impongono al loro catecumeno una mano sulla spalla, mentre il celebrante versa abbon-dante sulla sua testa l’acqua del battesimo che ne fa un figlio di Dio, con tanto di nome cristiano: Odette, Grégoire, Judith, Jean-Bosco, Dancilla, Evariste. Daphrose, Faustin... Un applauso ac-coglie ogni nuovo cristiano. E poi via, a disfarsi del vecchio vestito per indossare quello can-dido della giustizia e della santità. Un canto di festa e trionfo accoglie il ritorno in chiesa dei bat-tezzati tutti di bianco vestiti. Si procede veloci nella celebrazione dell’eucaristia, al termine della quale tutta l’assemblea si alza per un canto di lode: ci si abbandona alla danza, ci si abbraccia e si grida alta la gioia di sentirsi fratelli e fi gli dello stesso Padre. Siamo giunti al termine. L’aurora si apre un varco tra le ve-trate delle fi nestre. Il sole sta per sorgere, a inondare della sua luce le mille colline di questo meraviglioso paese, che

celebra Pasqua con tanti nuo-vi figli generati alla vita

nuova. Non manca alla festa il cinguet-tio sempre più in-sistente degli uc-celli, che in silenzio hanno assistito al

mistero e ora, risve-gliandosi, elevano la

loro lode al Signore di tutta la creazione.

F. P

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Monumento in ricordo delle vittime del genocidio del 1994. I morti a causa della violenza etnica tra hutu e tutsi superarono il milione

La luce della resurrezione di Cristo illumina la vita dei cristiani e li spinge ad essere a loro volta “luce del mondo”

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Speciale a cura di Claudio Gallo

CC i si è chiesti perché Emilio Sal-gari (1862-1911) abbia scritto romanzi d’avventure anziché

fiabe o storie di paura o di indagini poliziesche? Una ragione va ricer-cata indubbiamente nell’influenza esercitata sul giovane scrittore dai romanzi avventurosi diffusi in Euro-pa, dai resoconti di viaggio e dagli stimoli che gli venivano proprio dal-la sua città natale, Verona base di partenza verso l’Africa di numerosi esploratori e di missionari.Nella seconda dell’Ottocento, Ve-rona , per ragioni indecifrabili, che forse hanno origine da quel vesco-vo nero suo patrono, San Zeno , guardava al Sudan. Il mondo re-ligioso, per vocazione missiona-ria, il mondo laico, per desiderio di conoscenza, quello militare, per desiderio di conquista, e il letterario, per vocazione all’av-ventura, aprirono una porta verso il cuore dell’Africa Nera, e nel giovane Salgari, affascinato dalle gesta di missionari qua-li Vinco, Comboni, Beltrame, Carcereri, e di illustri studiosi

come Gottardi e Messedaglia.

Cento anni fa moriva Emilio Salgari, il più grande scrittore italiano d’avventure

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Avventura

Quest’anno ricorre il centenario della tragica morte di Emilio Salgari. Scrittore d’avventure, creatore di personaggi immortali, come San-dokan e il Corsaro Nero, ambientò le sue stra-ordinarie storie in tutti i continenti. L’Africa, non a caso, occupò un posto importante nella sua opera: sono infatti una ventina i romanzi am-bientati nel Continente Nero, senza contare i numerosi racconti. Salgari è lo scrittore dell’avventura romantica che presuppone gli spazi immensi di una natu-ra incontaminata, gli scenari di un’ultima fron-

tiera africana, libera e selvaggia. Per questa ragione, egli offrì un’ori-ginale lettura del Conti-nente Nero, un mondo in cui l’avventura e l’azione, la caccia, l’esplorazione, la conoscenza del territo-rio, la schiavitù, il deser-to, l’amore, il seducente mondo arabo, risultano i temi ricorrenti dei suoi ro-manzi ambientati in quelle lontane terre.Nel 1884, il giornalista Salgari , che si celava die-tro lo pseudonimo di “Am-miragliador ”, aveva infatti scritto memorabili pagine sull’insurrezione in Sudan, unite dall ’intreccio storia-amore-avventura. Nel suo primo romanzo pubblicato in volume intitolato la Favo-rita del Mahdi (1887) tut-to ruota intorno alla storia d’amore tra Abd-el-Kerim , aitante ufficiale egiziano, e

Fathma, la più bella danzatrice del Sudan, che era stata la favorita del Mahdi (l’inviato di Allah, secondo la religione islami-ca). L’incontro fatale avviene mentre la guerra infuria e il generale britannico Hicks , accampa-to a pochi chilometri da Karthoum , si appresta a guidare una colonna di anglo-egiziani contro i “ribelli” che vogliono liberare il paese dai ne-mici della religione musulmana. L’Africa che si rappresenta in questo romanzo è quella della storia, del deserto, degli animali selvaggi, del mondo arabo-musulmano che viene rispettato nei suoi costumi e nei suoi valori.

Riproduzioni fotografi che di Matteo D’Agostini, tratte dall’opera IL MARE DI SALGARI, a cura della Biblioteca Civica di Verona

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Il fascino

dell’Africa

Ma forse è un romanzo breve, I pre-doni del gran deserto, pubblicato nel 1911, quello in cui Salgari evi-denzia con maggior forza l’infl uenza dell’Oriente in Africa. A bordo di un pallone aerostatico, William From-ster, un eccentrico signore america-no malato di malinconia, è trascinato, durante un uragano, in una corsa di-sordinata verso il Sahara. Nei dintor-ni di un’oasi, incontra uno scienziato scozzese, John Weddel di Edimbur-go, che vive in un armonioso paradiso terrestre ricco di acque e di frutta, e il cui ambizioso progetto di trasformare il Sahara in un grande lago incontrerà subito il generoso interesse di From-ster.I due giovani si salvano da un assal-to dei tuareg perché questi nomadi,

Copertine di due edizioni diverse de La Favorita del Mahdi

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ignorando le nuove conquiste della tecnologia occidentale, ritengono il vascello aereo un mo-struoso uccello magico, dotato di una formida-bile forza.Il capo dei tuareg decide allora di suggellare l’incontro offrendo in moglie a Fromster la fi glia Afza, una creatura bellissima, dalla fi gura ele-gante. La giovane si rivela anche un’affasci-nante narratrice di storie, fi nendo per conqui-stare defi nitivamente il cuore dell’americano al quale non resta che mormorare: “narrami quello che vuoi, purché oda ancora la tua voce”. La vita selvaggia e primitiva affasci-na Fromster a tal punto che il nuovo genere di vita, così intensa e legata ai tempi e ai ritmi della natura, guarisce la sua malattia. I predoni del gran deserto è un racconto di grande forza narrativa. La magica se-duzione dei popoli del deserto induce il

viaggiatore ad abbandonare i suoi co-stumi per una vita

“primitiva”, ma affascinante. Da grande scrittore popolare, Salga-ri si fa interprete dell’incontro tra cu l tu re d iverse e mondi lontani, ne l l ’ades ione a l modo di vivere afri-cano che diventa per lui una straordinaria fonte di ispirazione e di vita.

Copertina dell’opera salgariana “I Drammi della schiavitù”

“La Costa d’Avorio”, altro romanzo di Salgari ambientato in Africa

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Wow! a cura di Antonio Romero

…è la fi ne del mondo!

a cura di Antonio Romero

…è la fi ne del mondo!

PP untuale all’appuntamento di primave-ra, il PM ti presenta il nuovo Mondiario per l’anno scolastico 2011-12. Come

avrai già intuito dalla copertina, questa volta guardiamo al futuro, al fatidico anno 2012!“Ah, aiuto!” più di qualcuno griderà. Il 2012 è l’anno in cui, secondo alcuni, si realizzerà quella profezia apocalittica che porterà, se non la fi ne dell’intero pianeta, un periodo di grossi problemi e sofferenze per buona par-te del genere umano. La minaccia per una simile “imminente apocalisse” la si deve ad una misteriosa profezia maya che vede nel 21 dicembre 2012 la data della fi ne.Ma torniamo alla copertina. Non sembra-no affatto preoccupati della minaccia che incombe su di loro i due protagonisti del disegno: una simpatica ragazzina maya che cavalca un giaguaro stranamen-

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Il nuovo

Mondiario

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Apr 2011

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te mansueto. Le zampe artigliate dell’animale si appoggiano su una roccia scolpita a forma di 2012, come se quella data minacciosa fosse un bel cuscino dove schiac-ciare un pisolino.

IL FUTURO È NOSTRO

Ed è proprio questa l’idea che sta alla base del nuovo Mondiario: guardare al futuro senza paura ma con speranza, ben sapen-do che il mondo è nelle nostre mani! Da noi stessi dipende, in gran parte, la nostra vita, quella degli altri e quella del mondo.Dalle scelte di oggi deriva la qualità del mio futuro doma-ni. È l’ambizioso programma che Mondiario anche quest’an-no cercherà di portare avan-ti. Per realizzarlo, ci darà una mano un popolo straordina-rio che ancora oggi richiama l’interesse del mondo intero: i Maya. Popolo antichissimo, misterioso e affascinante, tanto glorioso nel passato quanto emarginato e impo-verito al presente. Ai bam-bini delle etnie maya del Guatemala dedicheremo il

progetto di solidarietà fi nanziato con parte del ricavato delle vendite del diario scolastico.Per vincere le paure e le ansie che il 2012 suscita in noi, il Mondiario ti offre, come sempre, tante pagine colorate, piene zeppe di giochi, fumetti, notizie, curiosità e barzellette. E naturalmente gli spazi giornalieri dedicati alla scuola e al tuo impegno come studente e studentessa.Manca poco al 2012: occupa bene il tempo che manca a quella data con il nuovo Mondiario che è la “fi ne del mondo!”

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I LETTORI E LE LETTRICI DEL PM SOLIDALI CON HAITI

C ari lettori e lettrici di Nigrizia, PM e Mondiario, un grazie di cuore per il gesto di solidarietà che avete inviato a sostegno delle popolazioni di Haiti, colpite da un devastante terremoto il 12 gennaio 2010.I 151.245 euro che i missionari combo-niani hanno fatto pervenire ai noi mon-fortani sono stati utilizzati nelle seguenti attività nella capitale Port-au-Prince:- Costruzione di casette dal costo di circa 800 euro l’una, mura semplici con tetto di lamiera.

- Distribuzione di pasti giornalieri a bambini di scuole elementari e asili.- Gestione di un piccolo ospedale da campo nella nostra parrocchia di San Louis de France.

Vi ringrazio ancora, anche a nome dei nostri confratelli che lavorano a fi anco del popolo haitiano.

Padre Santino Brembilla,Superiore generale dei Missionari Monfortani

Scuola all’aperto

Asilo con distribuzione pasti

Attenzione medica sotto la tenda38

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