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PM di maggio 2013

Date post: 09-Mar-2016
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Solidarietà e attenzione ai più deboli, sono i valori “protagonisti” del numero di maggio 2013 del PM
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mag 2013 - n. 5 il piccolo missionario CONTIENE I.P. ANNO 87 • n° 1007 • € 3,00 • Poste Italiane s.p.a. • sped. in a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB VERONA www.bandapm.it Maria , donna dei nostri giorni
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mag 2013 - n. 5

il piccolo missionario

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Maria, donna dei nostri giorni

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... tanto x cominciare

... tantoper cominciare

a cura di p. Elio Boscaini

A l quarto paragrafo del decreto concilia-re sull’apostolato dei laici c’è scritto te-stualmente: «Maria viveva sulla terra

una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro».Intanto, «Maria viveva sulla terra». Non sulle nu-vole. I suoi pensieri non erano campati in aria. I suoi gesti avevano come soggiorno obbligato i perimetri delle cose concrete.(…) Ma c’è di più: «Viveva una vita comune a tutti». Simile, cioè, alla vita della vicina di casa. Beveva l’acqua dello stesso pozzo. Pestava il grano nello stesso mortaio. Si sedeva al fresco dello stesso cortile. Anche lei tornava stanca la sera, dopo aver spigolato nei campi.Anche a lei, un giorno, dissero: «Maria, ti stai fa-cendo i capelli bianchi». Si specchiò, allora, alla fontana e provò anche lei la struggente nostal-gia di tutte le donne, quando si accorgono che la giovinezza sfiorisce.(…) Sì, anche lei ha avuto i suoi problemi: di sa-lute, di economia, di rapporti, di adattamento. Chi sa quante volte è tornata dal lavatoio col mal di capo, o soprappensiero perché Giuseppe da più giorni vedeva diradarsi i clienti dalla botte-

ga. Chi sa a quante porte ha bussato chiedendo qualche giornata di lavoro per il suo Gesù, nella stagione dei frantoi. (…) Come tutte le mogli, avrà avuto anche lei momenti di crisi nel rapporto con suo marito, del quale, taciturno com’era, non sempre avrà ca-pito i silenzi. Come tutte le madri, ha spiato pure lei, tra timori e speranze, nelle pieghe tumultuo-se dell’adolescenza di suo figlio. Come tutte le donne, ha provato pure lei la sofferenza di non sentirsi compresa, neppure dai due amori più grandi che avesse sulla terra. E avrà temuto di deluderli. O di non essere all’altezza del ruolo.(…) Santa Maria, donna feriale, forse tu sola puoi capire che questa nostra follia di ricondurti entro i confini della esperienza terra terra, che noi pure viviamo, non è il segno di mode dissa-cratorie. Se per un attimo osiamo toglierti l’aure-ola, è perché vogliamo vedere quanto sei bella a capo scoperto.

don Tonino Bello(La croce del sud, aprile 1988)

Mag 2013

Maria, donna feriale

1 maggio Festa dei lavoratori3 maggio giornata mondiale per la libertà di stampa12 maggio Festa della mamma

21 maggio giornata mondiale per la diversità culturale22 maggio giornata oNU per la diversità biologica

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Wow! a cura di Antonio Romero

A tutto gasI miracoli ottenuti grazie ad un piccolo gesto di solidarietà

M issione compiuta! Ti ricordi il progetto del Mon-diario 2012-13, quello per la realizzazione di im-pianti a biogas in favore di alcune famiglie di con-

tadini dell’Etiopia? Si trattava di impianti a basso costo e ancor più basso impatto ambientale, funzionanti con resti di materia organica e acqua, per la produzione di metano da usare, poi, nei fornelli. Impianti per i quali sono suffi-cienti due secchi al giorno di acqua, letame e scarti di cibo e agricoltura, da cui ottenere una quantità di biogas in gra-do di soddisfare il fabbisogno giornaliero di una famiglia. Ebbene, grazie alla generosità di chi ha comprato il Mon-diario Energy, è stato possibile raccogliere 4.400 euro per la costruzione di 20 impianti domestici già installati nelle case di altrettante famiglie dei distretti contadini di Alaba e Shashogo.

Schema di impianto a basso costo

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I lavori sono stati eseguiti da volontari della ONG italiana LVIA e da tecnici locali, gli stessi che garantiranno in futuro la gestione e la manutenzione degli impianti e dei fornelli installati nelle case.Vale la pena ricordare brevemente gli enormi vantaggi che questo progetto ha portato nel miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale. Gas metano direttamente nei fornelli di casa significa:• niente fumo di legna e carbone nelle stanze;• niente fatica né spesa per trovare la legna o il carbone da ardere;• meno problemi per la salute di donne e bambini, le persone che vivono più a

contatto con la cucina e il fuoco;• meno rifiuti da smaltire e meno inquinamento nell’ambiente;• più istruzione e formazione professionale per i tecnici e gli operatori degli im-

pianti a biogas.

Un grazie di cuore a tutti voi che avete contribuito alla realizzazione di questo meraviglioso e semplice progetto. È stato la miglior conclusione del percorso iniziato con il nostro diario scolastico che aveva come tema il diritto all’energia, un’energia che dovrà essere rinnovabile, sana ed economica per tutti.

Mag 2013

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T i saluto (ave) Maria.Mi piace vederti con i piedi per terra; con le mani bianche in-

farinate, mentre ammassi il pane e lo metti nel forno.Ti vedo lavorare nell’orto, andare a prendere l’acqua al pozzo, lavare i panni, filare la lana e lavorare al telaio.Ti osservo mentre prepari la cena, quando lavi il tuo bambino prima di metterlo a letto. Mentre giochi con i bambini dei tuoi vicini di casa, quan-do pettini i loro capelli e ti metti a can-tare nelle feste del villaggio.Anche se la fede dei cristiani, nel cor-so dei secoli, ti ha messo la corona in testa o lo scettro in mano; se ti ha vestito come una regina, o ti ha fatto sedere su troni dorati sotto i quali, con i tuoi piedi, schiacci diavoli e serpen-ti, io ti immagino come una “donna dei nostri giorni”, uguale uguale alle nostre mamme, nonne, sorelle, figlie e bambine. Non è necessario anda-re a Medjugorje per incontrarti o nei suntuosi santuari che prendono il tuo nome o dove dicono che tu sia ap-parsa. A me basta che tu sia la cara Maria che ci accompagna nel cam-mino della nostra vita di ogni giorno. Semplicemente così, Maria di Gesù, di Nazareth, del mondo.

Per questo ti saluto con gioia in que-sto mese a te dedicato…

MARIA, DONNA

DEI NOSTRI GIORNI

Speciale A cura di Umberto Gamba e Pablo Sartori

Disegni del pittore Umberto Gamba, liberamente ispirati al testo

“Maria, donna dei nostri giorni” di don Tonino Bello

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Mag 2013

Mariadonna che dona la vita

Mariadonna presso la cui ombra tutti trovano riposo

Mariadonna accoglientediscepola e madre di Gesùdonna che accolse Gesù nel cuore e nel corpodonna che supera tutte le diffidenzedonna che accoglie anche chi è “altro”

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Mariadonna del primo sguardodonna che dona la grazia dello stupore e della tenerezzadonna speranza delle nostre solitudini donna che orienta i nostri sguardi distratti

Mariadonna di frontieradonna coraggiosadonna “testimone fino agli estremi confini della terra”donna che apre le frontieredonna che sta al nostro fianco quando passeremo la frontiera “nell’ora della nostra morte”

Mariadonna che si arrende solo per consegnarsi prigioniera all’amore del suo Gesù

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Mariadonna che si arrende solo per consegnarsi prigioniera all’amore del suo Gesù

Mariadonna che conosce la danzadonna di irresistibile dolcezzadonna che ha cantato il Magnificat danzandodonna che preserva dal pianto i disperatidonna consapevole che il dolore non è l’ultima spiaggia dell’uomo

Mariadonna del Sabato santodonna a cui il vento del Calvario non ha spento la lucernadonna che ripete che non c’è buio che non sia provvisoriodonna impaziente del ritorno di Gesù

Mariadonna dei nostri giornidonna a cui tutti possono sentirsi vicinidonna che sprona ad amare la vitadonna nostra “compaesana”donna che abita in mezzo a noi

Mag 2013

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Chasqui

S ai che cos’è una “villa miseria”? No? Beh, è facile

capirlo. Il nome stesso lo dice: è un villaggio della po-vertà, un quartiere di baracche dove vivono i più poveri della no-stra città, Buenos Aires.Per sopravvivere, faccio il lavo-ro del cartonero, quello che rac-coglie i rifiuti per strada (carta, cartone, ferro, plastica, alluminio, vetro ecc.) e poi li ricicla, cercan-do di recuperare qualcosa da ven-dere. Guadagno pochissimo, tanto che sono costretto a lavorare 15-16 ore al giorno nell’immondizia.Ho cominciato a lavorare in questo “settore rifiuti” nel 2001, all’epoca della peggior crisi economica nel-la storia dell’Argentina. Io prima ero un autista di camion. Ma quan-do società per la quale lavoravo fallì, fui costretto a reinventarmi un lavoro e così cominciai con il recupero dei rifiuti, assieme a mia moglie e ai miei figli. Non avevo alternative. In un paese come l’Ar-gentina che ai quei tempi contava con una popolazione di poveri al 57%, mi dissi: “Non so leggere né scrivere, a malapena ho terminato le elementari, però sono capace di pensare”. E così iniziò la mia lotta. Per un lavoro onesto, contro i pregiudizi e il disprezzo dei ricchi che ancora oggi ci trattano come se fossimo degli appestati.Oggi giorno, gli stessi “uomini fan- tasma” che di notte si aggiravano come spettri senza dignità a rac-cogliere i rifiuti nelle baraccopoli di periferia, sono le migliaia di la-voratori organizzati in cooperative che denunciano con coraggio le ingiustizie di un sistema che cerca in tutti i modi di metterci da par-

Il raccontodella vita

Il cartonero

del papa

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Il magazzino

delle idee

te. Ma non ci riusciranno perché adesso siamo più forti che mai. Soprattutto adesso che la chiesa ha un “papa cartonero” come noi, una persona importante ma umile, che conosce fino in fondo la nostra vita e i nostri problemi. Un vero amico e fratello, che noi mai dimen-ticheremo, per il bene che ci ha fatto e che ci ha voluto.

Sono venuto qui a Roma

come rappresentante di tutti i lavoratori

che recuperano i materiali dai rifiuti. Noi siamo

fedeli a lui e lo seguiamo, così come lui ci accompagna

sempre nelle nostre “pazzie” della vita

Siamo molto contenti del nostro papa “cartonero”. Egli è sempre

stato con noi, presente alle nostre messe quando predicava contro il la-

voro da schiavi e lo sfruttamento sessuale, e in favore dei poveri

Anche se adesso sarà difficile parlare con lui e vederlo in mezzo a noi come

una volta, tutti sentiamo che lui non si dimenticherà mai di noi

Ogni anno veniva in mezzo a noi, nella piazza della Costituzione, dove celebrava

la messa per i lavoratori dei laboratori tessili e i “recuperatori”. Non sappiamo an-

cora chi prenderà il suo posto; noi tuttavia continueremo a lottare affinché altri lottino

assieme a noi

Il nostro amico, monsignor Bergoglio, veniva spesso nel nostro quartiere e mangia-

va con noi. Arrivava e ci salutava tutti, senza distinzione. Era molto caritatevole con

noi. Non mancava mai e sempre si prendeva il tempo per stare con noi

(Angela Rosa, signora del quartiere Villa 21-24)

Oggi in questa città vogliamo che si senta il grido, la domanda di Dio: “Dov’è

tuo fratello?”. Tuo fratello è colui che tu stai uccidendo ogni giorno nei labora-

tori tessili clandestini, nella rete della prostituzione, nelle bande di bambini

che obblighi a mendicare, a rubare, a prostituirsi, a spacciare droga

(papa Francesco, allora cardinale Jorge M. Bergoglio di Buenos Aires)

Cartoneros nel centro di Buenos Aires

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L’oggi di ieri

Sergio Sánchez, 49 anni, è il cartonero fondato-re del Movimiento de Trabajadores Excluidos

(MTE) di Buenos Aires. Un grande amico di papa

Francesco, il quale lo ha voluto in prima fila, in occasione della pri-ma missa solenne come vescovo di Roma, in Vaticano. Commoventi le parole di Sergio per quell’incontro indimenticabile con il “suo” papa. “Eravamo lì assieme al mio amico il maestro José. Il papa ci ha baciato ed abbracciato. E ci ha detto: ‘Andate avanti con la vostra lotta!’. Ci ha voluti vicino a sé, a soli cinque metri di distanza da lui. I pre-sidenti e i capi di stato di tutto il mon-do, incluso la presidente dell’Argen-tina Cristina Fernández de Kirchner, erano sistemati a maggior distanza dal papa. Io ero lì con la mia tuta da lavoro, davanti alle televisioni di tutti il mondo. Mi sono sentito parte della sua famiglia. Sempre al suo fianco, con l’orgoglio di indossare la tuta da lavoro che porta i nostri colori delle strade delle nostre villas miserias”.Sono le stesse strade che per anni i piedi di papa Francesco “cartonero” hanno percorso, fino a consumare le suole delle semplici scarpe lise che ancora oggi indossa.

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Mag 2013

prima parte

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24La macchina delle ondeLa macchina delle onde

L ondra 1851 – La famiglia Wheatstone posa per una fotografia. Il papà Charles, la mam-ma Emma, e i loro primi tre figli. Sul tavolino

c’è una macchina inventata dal papà, che la usa nelle sue lezioni per spiegare la propagazione del-le onde di luce. Le linee ondulate che essa disegna, certamente, affascinano anche i figli piccoli, e sembra quasi che la macchina delle onde sia un loro giocattolo. La trasmissione delle informazioni a distanza è il tema principale delle ricerche del papà. Ha prova-to in vari modi a trasmettere informazioni a distan-za. Prima con le vibrazioni dei fili, poi con i suoni in appositi lunghi cilindri, ma senza successo. E infine ha provato con l’elettricità, e allora c’è riuscito, ed è diventato uno dei pionieri dello sviluppo del telegrafo.Wheatstone ha escogitato dei metodi per misurare la resistenza elettrica dei fili, e soprattutto per misurare la “velocità dell’elettricità”: la velocità con cui le in-formazioni viaggiano nella linea del telegrafo, che è poi la velocità della luce. Il suono, gli impulsi elettrici e la luce viaggiano come onde. Per “visualizzarle”, possiamo costruire una versione “spazzascienza” della macchina delle onde. Essa consiste semplicemente in un filo teso, o un nastro, con attaccati tanti bastoncini.

Spazzascienza

Charles Wheatstone

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La macchina delle ondeLa macchina delle ondeMag 2013

Ci servono: nastro adesivo, tipo quello da pacchi. Stecchini (di quelli per fare spiedini). E poi tante caramelle di gelatina, oppu-re acini d’uva e pezzetti di frutta (o altri piccoli oggetti leggeri e infilzabili).

All’operaTendiamo il nastro adesivo tra due sedie o altri supporti molto stabili. Attaccandolo saldamente. E in modo che la parte collosa del nastro sia verso l’alto. Più lunga è la striscia di nastro adesivo, più spettacolare sarà il risultato. Attacchiamo uno a uno gli stecchini lungo tutto il nastro, uno ogni due o tre centimetri. Una volta scelta questa distanza, rispettiamo-la con attenzione a ogni stecchino che mettiamo.E passiamo infine a infilare i pezzetti di gelatina o di frutta, uno da una parte e uno dall’altra, sempre in modo che lo stecchino stia bene in equilibrio.

Ondulazza OndulazzaUna volta pronto questo gigantesco “pettine”, possiamo sollevare uno stecchino all’estremità, torcendo un poco il nastro. La torsione si trasmetterà lungo il nastro, gli stecchini con i pezzetti di frutta colorata andranno su e giù, disegnando un’onda che si propaga.Una volta in fondo al nastro, l’onda si rifletterà e tornerà indietro. Possiamo far partire diverse onde, che si sovrappongono tra loro.Possiamo anche osservare cosa succede spostando i pezzetti frutta all’interno, o togliendoli (mangiandoli) da metà del nastro. L’onda si propaga più velocemente dove i pezzetti di frutta sono stati tolti. A questo servono i pezzetti di frutta o di gelatina: a far propagare l’onda più lentamente.

Charles Wheatstone

a cura di Beniamino Danese


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