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PM di settembre 2011

Date post: 28-Mar-2016
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Il nuovo numero in anteprima.
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CONTIENE I.P. ANNO 85 • n° 989 • € 3,00 • Poste Italiane s.p.a. • sped. in a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB VERONA il piccolo missionario settembre 2011 - n. 9 custodi del creaTO
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il piccolo missionariosettembre 2011 - n. 9

custodi del creaTO

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Attualità

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CC hiedete ai vostri fratelli mag-giori, ai vostri genitori e inse-gnanti di raccontare il loro 11

settembre 2001: ricorderanno anco-ra con precisione quando hanno sa-puto dell’attacco alle Torri Gemelle a New York. Era un martedì pomerig-gio (la mattina negli USA), c’è chi era a lavoro e chi si preparava al ritorno a scuola, magari facendo pigramen-te zapping davanti alla TV. A un trat-to i programmi si erano interrotti per trasmettere le immagini di un gratta-cielo in fi amme. Non uno qualunque, ma una delle due torri più celebri della skyline di New York, le Twin towers, sedi del Centro del commercio mon-diale (WTC) e immortalate in innume-revoli fi lm e fotografi e. Mentre autorità e giornalisti cercavano di capire cosa fosse successo, la diretta aveva in-quadrato l’esplosione che squarciava la seconda torre. Viste al rallentatore, le immagini mostravano una terribi-le verità: non si trattava di esplosioni dall’interno, ma di aerei di linea lancia-

11 settembre dieci anni dopo, tra paure e speranze

a cura di Elena Dante

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Sett 2011

AL QAEDA: “La base” in arabo, è un movimento armato del fondamentali-smo islamico che realizza atti terroristi-ci contro società e governi musulmani e occidentali, accusati di “tradire” la reli-gione islamica.

OSAMA BIN LADEN: Potente miliarda-rio, appartenente ad una famiglia sau-dita (il 57mo tra fratelli e fratellastri) e denominato “il principe” o “l’emiro del terrore”, è stato per anni il capo indi-scusso dell’organizzazione terroristica Al Qaeda.

AFGHANISTAN: Stato dell’Asia centra-le. Nazione strategicamente importan-te, dal 7 ottobre 2001 è sotto occupa-zione di truppe di governi occidentali, impegnati nella lotta contro il regime fondamentalista dei talebani e i grup-pi terroristici islamici.

ti a tutta velocità contro i palazzi. Mezz’ora dopo giungeva notizia del Pentagono attaccato da un altro aereo dirottato, mentre un altro anco-ra si schiantava in Pennsylvania; il suo obiettivo poteva essere il Campidoglio o la Casa Bianca, ma i passeggeri avevano ingaggiato una lotta con i dirottatori per fermarli. Il crollo delle Torri, a meno di due ore dagli im-patti ma già con tutto il mondo incollato incre-dulo davanti agli schermi, aveva aggiunto altro orrore dopo le immagini di persone intrappo-late nelle torri che si lanciavano nel vuoto e di feriti sotto shock portati via in ambulanza. New York, con i passanti che fuggivano inseguiti da una nube immensa di fumo e detriti, sembrava il set di uno spettacolare fi lm catastrofi co, uno dei tanti che l’aveva vista protagonista. Ma non c’era nessun regista a gridare “cut!” (taglia!) per fermare le telecamere. Per mesi le immagini di quell’attacco senza pre-cedenti sono state riproposte ossessivamente; il 12 settembre i quotidiani titolavano “Attacco al cuore dell’America”, perché per la prima vol-ta nella storia gli Stati Uniti venivano colpiti nel loro territorio, da un odio di cui non immagina-vano nemmeno l’esistenza. Emergevano storie di solidarietà e coraggio, con in prima linea la polizia e i pompieri di New York, destinati poi ad

ammalarsi per aver respirato sostanze tossiche. Il bilancio finale delle vittime fu di 2996 morti, compresi i 19 attentatori e tutti i passeggeri e gli equipaggi degli aerei dirottati. Persone normali, provenienti da più di 90 paesi diversi (10 gli ita-liani), con l’unica colpa di essere nel posto sba-gliato al momento sbagliato.

LA GUERRA AL TERRORE

Quella terribile giornata di fi ne estate è stata il punto di partenza di gran parte degli eventi del decennio appena trascorso: la “guerra al terro-re” dichiarata dal presidente George W. Bush, con l’intervento in Afghanistan insieme agli al-leati della NATO per sgominare l’organizzazio-ne Al Qaeda e catturare Osama bin Laden, la mente dietro la strage dell’11 settembre già re-sponsabile di sanguinosi attentati; l’apertura del centro di detenzione di Guantanamo a Cuba, dove venivano condotti i prigionieri provenienti dall’Afghanistan e chiunque fosse sospettato di terrorismo; la guerra nel 2003 contro l’Iraq di Saddam Hussein, vecchio amico-nemico che in realtà non aveva nessuna delle armi di distruzio-ni di massa che si temeva potesse usare con-tro l’Occidente. Ma anche gli attentati del 2004

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a Madrid e del 2005 a Londra, rivendicati da Al Qaeda e organizzati per “punire” due nazioni che appoggiavano gli Stati Uniti.A dieci anni dall’11 settembre, i conflitti in Af-ghanistan e Iraq sono formalmente conclusi da anni, ma i militari in missione durante questa fase di “transizione” continuano a morire; molti di più i “danni collaterali”, le morti di civili inno-centi causate da errori nelle operazioni. Ma qual-cosa di nuovo e imprevedibile è accaduto: negli ultimi mesi regimi in apparenza incrollabili sono stati rovesciati dalla mobilitazione di migliaia di giovani. Dopo aver visto per anni il volto più oscuro dei paesi islamici, fatto di diritti negati, fondamentalismo e povertà, abbiamo scoperto l’esistenza di giovani istruiti e pronti a scendere in piazza non per un’ideologia religiosa, ma per avere un lavoro e un futuro migliore, come fanno

i loro coetanei occiden-tali. Nel mese di maggio, l’imprendibile Osama bin Laden e principale obiettivo della “guerra al terrore” è stato infi ne rintracciato in Pakistan, venendo ucciso dalle forze militari americane in circostanze ancora poco chiare. Mentre lo scenar io mondiale cambia e presenta nuove sfi de, ci av-viciniamo con paura a questo anniversario ar-rivato così presto: il 22 luglio scorso un giova-ne estremista norvegese ha ucciso decine di persone, in maggioranza ragazzi, colpevoli di appartenere a un partito che sostiene il dialogo

tra le culture; su Internet aveva pub-blicato un lungo documento che in-neggiava a una nuova crociata contro l’Islam. Il primo pensiero è andato an-cora alle due torri, al timore di un altro attacco al cuore dell’Occidente. Ma era un altro frutto di quella giornata di fi ne estate, quando abbiamo scoper-to un mondo che non conoscevamo e temevamo. E invece di cercare di conoscerlo, per dialogare e combat-tere insieme gli estremismi, avevamo iniziato a odiarlo.

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Militari italiani in Afghanistan

FILM PER CAPIRE• 11 settembre 2011

(Autori vari, 2002)

• Fahrenheit 9/11 (Michael Moore, 2004)

• United 93 (Paul Greengrass, 2006)

• Viaggio a Kandahar (Mohsen Makhmalbaf, 2001)

• The road to Guantanamo (Michael Winterbottom, 2006)

Una statua di Saddam Hussein viene simbolicamente deposta dai militari statunitensi

Copertina del settimanale americano TIME dopo l’uccisione di Bin Laden

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GG iovedì 1 settembre celebria-mo la 6a Giornata per la sal-vaguardia del Creato in-

detta dai vescovi italiani. Titolo della Giornata 2011 In una terra ospita-le, educhiamo all’accoglienza. La Giornata è celebrata in sintonia con le altre comunità cristiane europee e intende riaffermare l’importanza per tutti noi del rispetto e della salvaguar-dia della creazione.

LAUDATO SII

Laudato sii mi Signore per tutto ciò che hai creato.

Per Fratello Sole che porta il nuovo giorno

che è meraviglioso e radioso in tutto il suo splendore!

Di te, O Altissimo Signore, è l’immagine.

Laudato sii mi Signore, per Sorella Luna e le Stelle;

nel cielo Tu le hai poste ed esse sono luminose, preziose e belle.

Laudato sii mi Signore per Fratello Vento e Aria...

così utile, umile, prezioso e bello.

Laudato sii mi Signore per Sorella Acqua

Così utile, umile e preziosa.

Laudato sii mi Signore per Fratello Fuoco,

attraverso il quale Tu illumini la notte...

Laudato sii mi Signore per Sorella Terra, nostra madre,

che ci nutre e produce ogni frutto

con fi ori ed erbe colorate...

Loda e benedici il mio Signore e rendi a Lui grazie,

e servilo con grande umiltà.(Forma abbreviata del

Cantico delle Creature

di San Francesco d’Assisi)

Nella prima parte del messaggio per questa Giornata, il termine salva-guardia del Creato e i temi ambien-tali si intrecciano sempre più con i temi della giustizia e della pace. Sempre più ci sentiamo responsabili del Creato, vogliamo cioè difendere la terra, l’acqua e l’aria, doni di Dio crea-tore per tutti. Così facendo, proteg-giamo anche noi stessi, uomini e don-ne, dall’autodistruzione.Alla base del nostro impegno per il Creato c’è la passione per l’uomo, la ricerca della solidarietà a livello mon-diale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene di tutti, vissu-ti nell’amore di Dio che creò “l’uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della terra un giardi-no accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l’opera della creazione”. Per il cristiano, Dio creatore è al primo posto, l’uomo è la prima creatura e il Creato è dono di Dio all’uomo. E pro-prio nella creazione ogni uomo e ogni donna è chiamato a far sviluppare la vita in tutte le sue forme. Il credente sa che sta camminando insieme a tutto l’ambiente verso Dio.Questa Giornata diventa così l’occa-sione per educarci ad essere attenti all’ambiente, cultori del territorio, ri-spettosi delle persone e di una civiltà

I custodi della

creazione

Speciale a cura di Elio Boscaini

Sett 2011

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AHI AHI AHI!

La modifi ca del clima è uno dei problemi più ur-

genti che il mondo deve affrontare in futuro.

Da recenti studi scientifi ci appare chiaro che l’au-

mento della temperatura del pianeta è da attribui-

re alle attività umane. Ciò ha già provocato:

• Aumento notevole di disastri naturali come ter-

remoti, inondazioni, uragani, cicloni e siccità au-

menteranno e saranno più frequenti

• Innalzamento in media di 5ºC (10ºF) delle tem-

perature del globo e riduzione dello strato dei

ghiacciai artici

• Avanzata del disboscamento delle foreste, che

oramai costituisce il 20% delle emissioni di car-

bonio. Negli ultimi 50 anni, abbiamo consumato

almeno la metà delle risorse energetiche mon-

diali non rinnovabili e distrutto più del 50% delle

foreste del mondo.

dell’amore in grado di custodire con tenerezza il Creato e tutte le sue bellezze naturali. Soste-nibilità, ecoeffi cienza, sobrietà: sono parole che devono entrare a far parte del nostro stile di vita di persone che vogliono abitare re-sponsabilmente la terra. Educhiamoci a una responsabilità ecologica. Perché esiste una grande reciprocità tra noi, il Creato e Dio, anzi “nel prenderci cura del Creato, noi constatiamo che Dio tramite il Creato, si prende cura di noi”.Nel secondo capitolo del messaggio, viene messo in evidenza il problema dei “rifugiati ambientali”, ossia le persone che abbandonano il proprio paese per motivi legati al “degrado dell’ambiente”. Costoro si lasciano

alle spalle territori ormai invivibili e inospitali a causa dei drastici cambiamenti del clima e del mancato accesso all’acqua, al cibo, alle foreste e alle fonti di energia. Se non saremo in grado di cambiare con coraggio i nostri

Profughi africani in fuga dalla Libia

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E IL DESERTO RIDIVENTERà GIARDINO

S pirito di Dio, che agli inizi della creazioneti libravi sugli abissi dell’universo

e trasformavi in sorriso di bellezzail grande sbadiglio delle cose,scendi ancora sulla terrae donale il brivido dei cominciamenti.Dissipa le sue rughe e fascia le ferite che l’egoismo sfrenato degli uominiha tracciato sulla sua pelle.Mitiga con l’olio della tenerezza le arsure della sua crosta.Restituiscile il manto dell’antico splendore,che le nostre violenze le hanno strappato.Facci percepire la tua dolente presenzanel gemito delle foreste divelte,nell’urlo dei mari inquinati,nel pianto dei torrenti inariditi,nella viscida desolazione delle spiagge di bitume. E il deserto, fi nalmente, ridiventerà giardino,e nel giardino fi orirà l’albero della giustizia,e frutto della giustizia sarà la pace.

Don Tonino Bello, vescovo

Sett 2011

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stili di vita, i fl ussi migratori della dispe-razione porteranno verso i Paesi ricchi del pianeta, entro il 2050, oltre 200 mi-lioni di profughi ambientali. Ecco allora l’importanza di “educare all’accoglien-za” coltivando “un atteggiamento di gra-titudine a Dio per il dono del Creato e la responsabilità di rendere sempre più bel-la la creazione”.Noi italiani, poi, abbiamo un bellissimo esempio dell’autentico e pieno rispetto per l’integrità del Creato: san Francesco, il poverello di Assisi. Come ce lo ricorda-va papa Giovanni Paolo II «san Francesco,

amico del poveri, amato dalle creature di Dio, invitò tutti – animali, piante, forze naturali, anche fratello sole e sorella luna – a onorare e lodare il Signore. Dal poverello di Assisi ci viene la testi-monianza che, essendo in pace con Dio, pos-siamo meglio dedicarci a costruire la pace con tutto il Creato, la quale è inseparabile dalla pace tra i popoli».Mentre contempliamo le meraviglie in cui Dio ci ha immersi, educhiamoci a contemplare con occhi nuovi la creazione. “Abbi cura dunque di tuo fratello, di tua sorella, dell’animale, delle erbe, dell’acqua e dell’aria per tuo amore e per-ché la terra non ne resti priva”.

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A distanza di anni posso dire che il destino – o meglio la vita… ha giocato un po’ con me. In che

modo? Beh innanzitutto facendomi nasce-re il 23 dicembre 1899 in una povera casa si-tuata sotto la torre campanaria del palazzo comunale di Perugia, la mia città natale. Povera l’abitazione dove abi-tava la famiglia Capitini, ma splendido il panorama che

da essa contemplavo: la campagna umbra e all’oriz-zonte il monte di Assisi, la città di san Francesco. Al-

lora non avrei mai detto che 62 anni più tardi quei 24 chilometri che separano Perugia da Assisi

sarebbero diventati il segno della volontà del popolo dei nonviolenti di testimoniare

“a favore della pace e della fratellanza dei popoli”.

La mia “conversione” al pacifi smo e agli ideali della fratellanza universale

avvenne nel 1918, alla fi ne della Pri-ma guerra mondiale. Fino a quella data, come molti altri ragazzi e gio-vani della mia età, la mia vita non aveva avuto niente di particolare. Anni di poco studio all’istituto tecnico, ma di grande impegno nelle attività politiche e culturali dell’epoca. Mi gettai a capofi tto, come autodidatta, nello studio delle materie classiche quali latino, greco, ebraico, lettera-tura italiana e Sacra Scrittura, fi no a conseguire la laurea in lettere e fi losofi a. Ottenni così gli “strumenti” per capire e co-noscere la realtà e il mondo che

con il mio impegno di uomo e di cittadino volevo tentare di miglio-

rare. Mi appassionai con le idee e i principi di Gandhi, il padre della

nonviolenza attiva, che riuscì a libe-rare la nazione indiana dal dominio in-

glese in maniera assolutamente pacifi ca

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Non sono lontano dal pensare che gli uomini arriveranno veramente a non uccidersi tra di loro, quando arriveranno a non uccidere più gli animali

Quando incontro una persona e anche un semplice animale, non posso ammettere che poi quell’essere vivente se ne vada nel nulla, muoia e si spenga, prima o poi, come una fi amma. Mi vengono a dire che la realtà è fatta così, ma io non l’accetto. E se guardo meglio, trovo anche altre ragioni per non accettare la realtà così com’è ora, perché non posso approvare che la bestia più grande divori la bestia più piccola, che dappertutto la forza, la potenza, la pre-potenza prevalgano: una realtà così fatta non merita di durare Solo il fi ore che lasci sulla pianta è tuo Ogni società fi no ad oggi è stata oligarchica, cioè governata da pochi, anche se rappresentanti di molti; oggi specialmente, malgrado la diffusione di certi modi detti democratici, il potere (un potere enorme) è in mano a pochi, in ogni Paese. Bisogna, invece, arrivare ad una società di tutti Contro la guerra è necessaria l’obiezione di coscienza contro il servizio dell’uc-cisione militare e l’educazione dei popoli alla resistenza nonviolenta. I non violen-ti hanno tolto il terreno ai potenti, hanno preparato il cambiamento Aver mostrato che il pacifi smo e la nonviolenza, non sono inerte e pas-siva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un pro-prio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle non collaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della Marcia della Pace

e senza spargimento di sangue. Cercai di applicare il suo

metodo alla realtà italiana che stavo vivendo: da lì il mio

“no” deciso al fascismo di Mussolini e al suo regime

oppressivo che negava la libertà, i diritti umani e la

democrazia. Giunsi poco a poco alla convinzione

che le dittature si potevano abbattere mediante

la “non collaborazione nonviolenta”, basata

sulla partecipazione attiva dei cittadini alla

vita politica del proprio paese e sulla cre-

scita della formazione dei giovani e della

cultura.L’esperienza drammatica della Seconda

guerra mondiale, con le decine di milio-

ni di morti causati dalla violenza e dal

razzismo, mi spinsero ancor di più a la-

vorare nella diffusione dell’obiezione

di coscienza (il rifi uto assoluto di im-

pugnare le armi) come atto di amore e

di forza e non di debolezza nel risolvere

i confl itti tra le persone e le nazioni. Un

ideale diffi cile da raggiungere ma ver-

so il quale ogni persona coraggiosa do-

vrebbe incamminarsi; nacque così la prima

Marcia della Pace Perugia-Assisi del 1961!

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Una Marcia che dura da cinquant’anni. Un grande evento della storia d’Italia, voluto dal fi losofo nonviolento Aldo Capitini, a cui, in questi cinque decenni, hanno partecipato centinaia di migliaia

le persone. È una “palestra viva” di nonviolenza e di partecipazio-ne politica attiva, una riunione “itinerante” del popolo della pace in cammino.In questo anno speciale la Marcia vuole incontrare i maestri di pace e i profeti di speranza che negli ultimi mesi sono sorti lungo le co-ste del Mare Mediterraneo e in Medio Oriente. Per questo motivo la 50ma Marcia Perugia-Assisi è cominciata il 23 giugno scorso da Sidi Bouzid, la città tunisina dov’è scoppiata la rivolta seguita alla morte di Mohamed Bouazizi, il giovane venditore ambulante che si è dato fuoco per protestare contro anni di abusi e umiliazioni. Una carovana di giovani tunisini e italiani ha marciato assieme fi no a Tunisi, da dove è partito poi il messaggio della marcia del 25 settembre a Perugia: insieme è possibile costruire una nuova fratellanza euromediterra-nea fondata sull’uguaglianza, la solidarietà e il dialogo. Tutto dipen-derà dalla volontà di ciascuno di noi nell’essere veri “costruttori di pace” nella realtà che ci circonda.

Parlane con ...PADOVA

p. Daniele: [email protected]

sr. Lorena: [email protected]

VENEGONO SUPERIORE (VA)

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NAPOLI

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PALERMO

sr. Tiziana - sr. Rosa: [email protected]

Danila: [email protected]

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Zoom

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Il Fascino di

Tra luce e tenebra, alla scoperta della saga della magia

II l 13 Luglio è uscito nelle sale italiane Harry Potter e i doni della morte parte 2, l’ultimo capitolo di quel-lo che oramai è divenuto un fenomeno mondiale. Vi-

sto l’indiscutibile successo tra giovani e giovanissimi, ci si chiede la ragione di un fenomeno da cinquecento milioni di libri venduti e cinquecento miliardi di incassi al botteghi-no. Ai tempi di Harry Potter e la pietra fi losofale, si parla-va di un protagonista perfetto nel rappresentare la rivincita dei più piccoli in un mondo che quando non si disinteressa completamente di loro, addirittura non li vuole. Quanti un-dicenni si sono riconosciuti nella vita solitaria del giovane maghetto? Quanti hanno esultato nel vederlo entrare in una realtà parallela dove tutti lo consideravano un eroe?

UN ADOLESCENTE FUORI DAL COMUNE

Scorrendo le pagine della saga, si è testimoni della ma-turazione dei personaggi e del conseguente scontro con gli adulti, spesso diffi cili da raggiungere e comprendere a causa dell’incomunicabilità che marca il divario tra le due generazioni. E’ proprio dal confronto tra queste che emer-ge una realtà complessa in cui i personaggi talvolta sono preda del confl itto interiore e della paura. Non è un mondo in bianco e nero, anche gli amici possono cedere al dub-bio e qualche nemico può rivelarsi alleato instancabile. Nel Calice di fuoco si è assistito al tremendo ritorno del signore oscuro e nell’Ordine della fenice ad una subdola e progressiva espansione del potere di Voldemort, dal con-trollo dei giornali fi no alla direzione di Hogwartz. La scuola dovrebbe divenire il luogo ideale dove plasmare perfet-ti soldati: omologhi, manovrabili ed innocui, incapaci di

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Sett 2011

a cura di Elena Brentan

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pensare in modo critico ed agire in maniera autonoma. Non tutti però si arrendono ed è signifi cativo che la guerra venga combattuta tra le sue mura, in quella che potrebbe essere defi nita il cuore pulsante della comunità magica. Come a dire che la libertà inizia con la conoscenza e che il futuro appartiene ai giovani, i primi a schierarsi con Harry nella sfi da contro il signore oscuro.

IL CORAGGIO DELLE SCELTE

Questo ultimo capitolo, I Doni della morte, vede Harry, Ron ed Hermio-ne impegnati nella distruzione de-gli ultimi Horcrux, i pezzi dell’anima dell’oscuro signore, il quale ha osa-to dividerla per divenire invincibile. Tuttavia Harry dovrà fare i conti con il frammento imprigionato nel suo cor-po che lega indissolubilmente il suo destino a quello del nemico. Nonostante gli interrogativi posti da una certa parte del mondo cattolico e protestante che vedono in Harry

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Potter più paganesimo che valori cristiani, il sa-crifi cio del giovane protagonista e di ogni per-sonaggio positivo all’interno della saga è com-piuto per amore, al fi ne di salvare le vite di tutti, non soltanto degli amici. Ed il fatto che il giova-ne Potter venga infi ne graziato dalla penna del-la Rowling, non intacca il signifi cato ultimo del suo sacrifi cio. Questo perché è l’intenzione che conta, la scelta del bene sul male, dell’amore sull’odio. È proprio questo tema, che scorre at-traverso la trama di tutti i racconti, ad imporsi anche in quest’ultima avventura. Harry Potter e Lord Voldemort, entrambi accomunati da un si-mile fato: tutti e due orfani, incompresi e maghi di straordinario talento. Prima o dopo vengono tentati dalla via in apparenza più semplice e ve-loce per realizzare i propri desideri. Sarà perché nell’universo di J.K. Rowling, nonostante il de-stino, dalle scelte individuali non si può scap-pare, sarà perché i protagonisti hanno pregi e debolezze squisitamente umane, sta di fatto

che il fenomeno Harry Potter è riuscito a cala-mitare l’attenzione dei giovani. Quelli che in tan-ti purtroppo descrivono come sfaticati senza interessi. Non sarà invece che sentiamo tutti la mancanza di un mondo dove siano il sacrifi cio disinteressato, il senso di giustizia e il coraggio di essere diversi ad essere valorizzati al posto della superfi cialità e dell’omologazione? Ad un pubblico adulto che si chiede cosa ci trovi tan-ta parte della gioventù moderna in una conclu-sione pur sempre epica, ma un po’ scontata, si potrebbe rispondere che probabilmente non è lo scontro fi nale il nocciolo della saga, ma le decisioni prese per arrivarci. Forse è anche per questo che i romanzi di Potter riscuotono tan-to plauso proprio da chi, per crescere, affronta delle scelte e può sentirsi insicuro. Il messaggio che arriva è un’esortazione ad avere coraggio e ad essere se stessi ricordando che in tutti con-vivono luce e ombra, ma è la possibilità di deci-dere a fare la differenza.

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L’L’ umiltà è la prima pedina da mettere in campo quando si decide di iniziare questo sport. Sem-bra strano, lo so. Quanti di voi si sono meravigliati

della grinta e della forza di due pugili che si sfi dano sul ring con tanto di guantoni e paradenti? Eppure il percorso che li porta a quell’incontro è molto lungo e si fonda sui princi-pi di coraggio, forza e intelligenza, per questo il pugilato è da sempre defi nito “nobile arte”. L’atleta si deve scontrare con un duro allenamento e una grande concentrazione per arrivare ad avere il pieno controllo di sé stesso, senza di-menticare di avere sempre rispetto per l’avversario. Duran-te la preparazione vengono a galla i suoi limiti, che vanno

come sul ringcome sul ring

Me la spasso a cura di

Chiara Milano

Sett 2011

Nome:ImaneCognome:KabourEtà:28 anniPaese di provenienza:MaroccoLuogo in cui vive ora:GenovaSegni particolari:passione profonda per la boxe, un amore che dura da 10 anni!

Il vero obiettivo del pugilato

Nella vitaNella vita

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accettati e trasformati in punti di forza. Per fare ciò si ha bisogno di grande disciplina, pazienza e perseveranza e questo aiuta a guardare anche il mondo intorno a sé con occhi diversi.In questa ottica è nato il concetto di Pugilato Educativo, che in Italia si pratica ormai da 12 anni nelle scuole, con i ragazzi dai 5 ai 17 anni. Il pugilato ha salvato tante vite di giovani in dif-fi coltà, che in esso hanno trovato il luogo idea-le per mettersi in gioco e misurarsi con gli altri, trovando una ragione di essere. È questo ciò che ci ha svelato Imane Kabour, una giovane italo-marocchina che pratica con entusiasmo la boxe da circa 10 anni, superando ostacoli come donna là dove combattono soprattutto uomini. Ora Imane è impegnata in un progetto di pugila-to educativo per i Paesi del Sud del mondo, con la speranza di aiutare i giovani a credere in sé stessi e a combattere per i valori in cui credono.

IMANE, LA BOXEUR

Imane, parlaci di te: come è iniziata la tua storia nel pugilato e cosa ti ha donato?Ho iniziato a praticare gli sport da combattimen-to grazie a mio fratello, ma quando ho incon-trato la boxe lei non ha mai abbandonato me. È stato diffi cile iniziare a gareggiare, qui in Italia la boxe ha perso molto valore rispetto al passa-to, fi guriamoci se entra nel settore una donna! Il mio allenatore mi diceva sempre “Hai un così bel faccino che sarebbe un peccato rovinarlo!”. Ma sono riuscita a convincerlo e nel 2008 ho vinto il mio primo match e da allora, con rischi e sacri-

fi ci, ho ottenuto tante soddisfazioni e realizzato il sogno di diventare un pugile. Ora che sono in-segnante la passione si è arricchita e oggi sono fi era di me stessa. La boxe mi ha donato disci-plina, ordine mentale e tanta voglia di vivere e di combattere per quello in cui credo; la nostra vita non è altro che un ring.

A molti il pugilato appare solo come uno sport violento, cosa ne pensi? Non è violento, ma aggressivo, perché si ma-nifesta il primordiale istinto di sopravvivenza per dimostrare il proprio coraggio. Si impa-ra a controllare questo istinto per raggiungere il vero obiettivo: dare il meglio di sé per vince-re. Ma l’aggressività si esprime solo tra le cor-de di un ring, dove due contendenti cercano di dimostrare la propria forza e soprattutto astu-zia nello sconfi ggere l’avversario, sotto la vigile sorveglianza di un giudice che è l’arbitro. Que-sto sport si sviluppa sul momento e il vincitore non è sempre quello fisicamente più potente, ma quello tecnicamente più forte, perché la sua intelligenza lo porta a costruire lo schema vincente.

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a cura di Chiara Milano

Sett 2011

Oggi nella società sono aumentati i comportamenti aggressivi tra i giova-ni e questo problema riguarda anche i paesi del Sud del mondo. Cosa preve-de il tuo progetto?Il periodo adolescenziale è segnato da tanti desideri, ma la vita non li soddisfa tutti, così alcuni giovani cercano la tra-sgressione per uscire dalla realtà. Il mio progetto ha il compito di coinvolgere i ra-gazzi, insegnando ad avere rispetto per sé stessi e, con coraggio, a prendere in mano il loro futuro. Questo progetto avrà inizialmente una durata di due anni; l’idea è quella di costruire una struttura sportiva in un paese povero, che molto probabil-mente sarà l’Uganda, stato africano in cui il pugilato esiste da molti anni ed è pratica-to da una grossa fetta della popolazione ma-schile. I ragazzi che aderiranno saranno seguiti da educatori sportivi e avranno l’occasione di studiare e farsi una cultura, perché credo che lo sport e l’educazione siano la chiave per superare la povertà, l’ignoranza e la sottomissione da parte dei potenti. Il progetto è rivolto a maschi e femmine, per que-ste ultime sarà proposto nel rispetto della cultura locale.

C’è il rischio che i ragazzi utilizzino queste tecniche spor-tive in modo sbagliato fuori dalla palestra?Non ne sono così convinta. La dura vita che anima questo sport insegna un grande autocontrollo che impedirà loro di usare le conoscenze fuori dal ring.

Qual è il fi ne ultimo del tuo progetto? Sono fermamente convinta che il Pugilato Educativo possa aiutare i giovani a guardare il mondo consapevoli delle pro-prie condizioni e con uno spirito di speranza verso il futuro. Desidero trasmettere almeno in parte, la forza che la boxe mi ha dato per superare le avversità e le frontiere nella mia vita personale, come essere umano e soprattutto come giovane donna. I ragazzi che avranno la possibilità di intraprendere questa strada con me si troveranno di fronte molte sfi de: spe-ro di vincerle al loro fi anco.

Imane in allenamento a New York e (al centro) con Yuru Foreman, campione mondiale WBA dei pesi “medio leggeri”

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Sezione + 6. Ha vinto l’olandese J. Nijenhuis con “Fuchsia the mini witch”. Tra incantesimi, infusi e piccole magie la streghetta Fuchsia vive in un bel bosco. Attratta dagli uma-ni, da cui era stata messa in guardia, incontra un bambino di nome Tommy, con il quale fa amicizia. I due scoprono che si vuole distruggere il bosco per costruire un’autostra-da. Entrambi si daranno da fare per impedirne la costru-zione. Come pensate fi nirà? Lo vedrete al cinema. Sezione +10. In questo settore la palma va alla norvegese Anne Sewitsky per “Totally true love”, delicato e sensibi-le racconto dei primi palpiti del cuore nel passaggio dalla fanciullezza alla pre-adolescenza. Troviamo Anna, 10 anni,

PP reso atto che il festival, grazie alla maratona no-stop dedicata a tutti i fi lm della saga di Harry

Potter, ha reso, ancor prima di inizia-re, contenti centinaia di ragazzi, parlia-mo dei fi lm premiati nelle varie sezioni.Iniziamo dalla +13, sezione che si ri-volge ai 13-14nni. Premiata la storia dell’undicenne Sam, malato di leuce-mia, che non ha lasciato indifferen-ti i giurati. In “Ways to live forever” (Spagna) il ragazzo scrive un diario che richiama quello di Anna Frank. Vuole sapere tutto quello che c’è da sapere sulla morte, scrive, indaga. Di fronte ad un destino segnato, aiutato anche da familiari e amici, non si ar-rende al pensiero del nulla e cerca di rifl ettere sul senso della vita e su ciò che c’è dopo l’esistenza terrena.

Clap clap cinema

41a edizione

Fuchsia the mini witch

Ways to live forever

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Sett 2011

a cura di

Maria Luisa Negriolli

La bianca e dolce gattina Gloria in “Gloria meets a real owner” di J. Held è stata la più gettonata dai piccoli della giuria +3. La storia di una gattina vanitosa che, abbando-nata dalla padrona, vaga spaurita per la città fi no ad incon-trare un nuovo padrone e la felicità!Passo ora a due fi lm che hanno ricevuto dei premi, al di fuori di quelli uffi ciali e che giudico interessanti per la pos-sibilità di ulteriori approfondimenti. Amnesty International ha premiato “Lost in Africa” di Vibeke Muasya (Danimar-ca). Storia di Simon, d’origine kenyana, adottato da una fa-miglia danese, che torna in Kenya con la mamma che è medi-co e partecipa ad un convegno. Mentre va alla ricerca di un pallone smarrito nei vicoli di una bidonvil-le, viene derubato del telefonino e di tutti gli altri articoli “fi rmati” che indossa. Diventa così un kenya-no “qualsiasi” destinato ad una brutta fi ne se alcuni nuovi amici, vagabondi di strada, non venissero in suo aiuto sal-vandolo da bulli e teppisti. “Actionade” ha premiato “Stanley’s tiffi n box” dell’india-no Amole Gupte. Il fi lm racconta una commovente storia di amicizia e solidarietà che si svolge attorno alla vita sco-lastica di Stanley e dei suoi compagni di classe. Nono-stante la narrazione scanzonata e le tante situazioni buffe, il fi lm denuncia in maniera molto chiara la crudeltà del la-voro minorile, una piaga sociale che India colpisce oltre 12 milionidi bambini e li riduce in schiavitù.Se questi due fi lm dovessero essere distribuiti in Italia, vi terrò informati.

vivace castana dal comportamento da maschiaccio, che vedrà la sua vita stravolta dall’arrivo di un nuovo com-pagno di scuola, Jorgen. Per la pri-ma volta il cuore di Anna batte per un ragazzino, anche se non sarà facile conquistarlo, visto che il bel Jorgen è conteso da tante altre ragazze.

Totally true love

Lost in Africa

Gloria meets a real owner

Stanley’s tiffi n box

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