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Riot Van #3 - I soliti noti

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magazine indipendente
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1 #02 - Aprile 2009 Amministrative 2009 -Valdo Spini -Ornella De Zordo Musica: -Intervista ad Entics -Woodstock strikes Back Cinema: -Speciale Giappone Sport: -Il cheese-rolling I soliti noti #02 Aprile 09 informazione libera Testata iscritta presso il Tribunale di Firenze il 12/3/2009, reg. n. 5707
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Page 1: Riot Van #3 - I soliti noti

1#02 - Aprile 2009

Amministrative 2009-Valdo Spini -Ornella De Zordo

Musica:-Intervista ad Entics-Woodstock strikes Back

Cinema:-Speciale Giappone

Sport:-Il cheese-rolling

I soliti noti

#02 Aprile 09informazione libera

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#02 - Aprile 2009 3#02 - Aprile 2009

SOMMARIOL’editoriale

Politica

Amministrative 2009Valdo SpiniOrnella De ZordoArticolo 266La riforma della giustiziaFormalmenteAnalisi del lodo Alfano

Esteri

Cubalibre?La questione cubana

Musica

Prodigy Il nuovo AlbumNuova era sonoraNuove frontiere musicaliIntervista ad EnticsEntics televisionWoodstockQuarant’anni dopo

Cultura & Spettacolo

Il nerd dentro teNerd è trendAscanio CelestiniPrima la parola, poi il palcoCinema italianoLo stato di mediocrità

Speciale GiapponeCinema di pura entropiaMiyazakiIn viaggio con Schoen

Erasmus tra Aarhus e Lisbona

Sport

Italiani figli della moviolaArbitri e televisioni

I love this gameIl Glossario della Nba

RubricheSimpson&filosofia

Il cerchio delle bestieIl nostro oroscopo L’angolo di BastianoIngranaggi che girano

Giochi

Il FilimanCrosswords

EventiDa non perdere

per scrivere, per suggerimenti, commenti o lettere ,

contattaci a [email protected] o visitaci www.riotvan.net

Riot AgendaOrson Welles definiva i mass media “il quarto potere”. Quello che sappiamo sull’agire dei nostri politici, di cosa suc-cede nel paese, di tutto ciò che è infor-mazione. Percepiamo lo stato delle cose dalla mediazione tra ciò che accade e ciò che viene raccontato. Tenendo conto che la maggior parte degli italiani si informa tramite la tv, se un fatto viene omesso o viene esposto in modo sbrigativo dal tg, paradossalmente non esiste, non è mai avvenuto. Accade anche il contrario: un fatto viene messo in heavy rotation, neanche fosse il nuovo singolo dei Kill-ers.Secondo i dati del Ministero dell’Interno, gli autori di stupro sono di nazionalità italiana nel 60,9% dei casi [tra questi solo il 7,8 % è romeno] e gli episodi di vio-lenze sessuali nel 2008 sono diminuiti dell 8,4% secondo i dati diffusi dal dipar-timento della Pubblica sicurezza. I dati parlano chiaro, i media un po’ meno. Le notizie sugli stupri sono sulla cresta dell’onda insieme a quelle sugli omicidi. Sono pane quotidiano. Sono carne da talk show. Vespa sfoderò addirittura un modellino della “casa degli orrori” - vedi Franzoni. Poi ci sono Meredith. Omar e Erika, Rosa e Olindo. Un’agenda setting* piuttosto truce, quella dei media nostra-ni. Morbosa. Occhio ad uscire di casa, ci sono gli immigrati malvagi e gli psicopati-ci pronti ad uccidere. V per Vendetta ce lo insegna: una nazione impaurita è una nazione più facile da soggiogare. Quando l’informazione è controllata dai partiti (RAI), dalla famiglia Berlusconi (media-set) e da Telecom (la7), è difficile ca-pire come, negli USA, essa possa essere considerata il mastino a guardia della democrazia. Qua, coloro che dovrebbero essere controllati, sono anche quelli che controllano. Si auto-controllano. “Stiamo andando bene? Si. Avanti così.”Più che un mastino, pare un chihuahua schizofrenico.

*Agenda setting«Un insieme di temi che vengono comu-nicati secondo una certa gerarchia di im-portanza in un determinato momento». L’azione di definizione dell’agenda si di-vide in due aspetti, quelli di selezione e quello di gerarchizzazione dei temi. L’aspetto della selezione sostiene che «la gente tende ad includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono dal proprio conte-nuto»; mentre quello della gerarchizzazi-one «il pubblico tende ad assegnare alla realtà un’importanza che riflette l’enfasi attribuita dai mass media agli eventi, ai problemi, alle persone»

Niccolò Seccafieno

In copertina: grafica RiotVan

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Valdo Spini “Insieme per Firenze” e “i Verdi”

Iniziamo doverosamente dall’univer-sità. Lapo Pistelli, prima delle prima-rie in cui è stato sconfitto da Renzi, ha dichiarato che l'Ateneo è percepi-to perlopiù come un corpo estraneo al tessuto cittadino. Ha anche aggiunto che a suo parere Firenze non è e non deve essere una città universitaria. Valdo Spini come pensa di gestire questo rapporto città-università?Anzitutto è vera una cosa: un tempo il mondo accademico partecipava in ma-niera attiva all'amministrazione cittadi-na, basti pensare a figure come Giacomo Becattini ed Edoardo Detti, entrambi do-centi universitari. I partiti si sforzavano di portare in consiglio esponenti di spicco della realtà universitaria fiorentina. A mio parere, uno dei segnali di decadenza della politica è che questo processo non avvie-ne più. Se dovesse toccare a me fare il sindaco, cercherò invece di rilanciarlo.Ovviamente anche l'aspetto urbanistico merita attenzione, vista la mancanza di un piano regolatore vero e proprio. In passato si era detto di concentrare gli edifici universitari attorno al polo di Se-sto, a Careggi e nella zona del centro. Al contrario si è assistito ad una dissemi-nazione dei luoghi dell'università che ha reso difficile gestire la vita di studenti e docenti che devono spostarsi da un luogo ad un altro con grande difficoltà. Occorre quindi affrontare il problema tanto dell'ac-cessibilità, garantendo trasporti e servizi efficaci, quanto della vivibilità, puntando sugli studenti fuori sede e su quelli pro-venienti dai paesei emergenti come Cina. Fare di questo insediamento universitario una forza per la città ed un elemento ri-qualificante per il centro storico, che oggi rischia di essere senza funzioni.A proposito del centro storico: la cit-tà si espande e il centro si svuota. Dal 2004 ad oggi la popolazione del cen-tro storico è diminuita di circa 1000 unità, mentre è aumentato di 2500

unità il numero di stranieri che risie-de in centro. Questo spopolamento coinvolge anche attività ed uffici: al-cuni edifici funzionali si stanno spo-stando, come il palazzo di Giustizia. Che logica applicare a queste dismis-sioni? Vendita o reinvestimento pub-blico?Le occasioni ci sono, si tratta di avere una forte coscienza di potere pubblico. I gran-di contenitori della Difesa, come l'ospe-dale di San Gallo, sono inutilizzati, e a breve anche quelli giudiziari lo saranno. Invece di applicare una logica privatisti-ca, affidandoli a chi vuol fare più quat-trini possibili, potrebbero essere utili alla riqualificazione del centro attirando nuovi abitanti e, per che no, una vita culturale intensa.In una città d'arte, il centro rappresenta anche il motore delle attività economiche. La crisi sta avanzando e il turismo è in calo. Quali soluzioni possono dare nuovo slancio al settore turistico?Ho pensato e mi sono mosso per organiz-zare un'iniziativa internazionale sull'ope-ra di Michelangelo, i cui costi sarebbero limitati grazie all'elevata disponibilità di materiale (sculture, casa Buonarroti, do-cumenti). Permetterebbe sicuramente di attrarre turisti che stazionino in città più di ventiquattro ore.E per quanto riguarda sicurezza e de-grado?Non occorre avere un carabiniere per fine-stra. Occorre invece garantire un effettivo controllo del territorio, cioè sincronizzare carabinieri, polizia e vigili urbani, per at-tribuire quote di territorio alla responsa-bilità diretta di operatori della sicurezza. Si veda a questo proposito l'esperienza di alcuni anni fa del poliziotto di quartiere, molto positiva. Si potrebbero affidare ai vigili urbani di certe zone delle compe-tenze generali per la tutela del cittadino. Questo è un punto importante.Punta sulla figura del vigile urbano, peraltro molto contestata a Firenze.Punto su una figura di operatore di sicu-rezza nel quartiere, che possono essere carabinieri, poliziotti o vigili urbani. Nello specifico, credo che la polizia municipa-le debba essere ricondotta alle sue vere competenze. Non si tratta solo di fare del-

le multe, ma di tornare ad essere un figu-ra amica, che aiuti a rispettare le regole.Lo slogan della sua campagna eletto-rale è "Rilanciare Firenze". Per farlo occorre senz'altro occuparsi del pro-blema della viabilità. Pensa che la tramvia ne sia causa o soluzione?Sarebbe stato necessario realizzare un piano del traffico prima di costruire la tramvia, al contrario di come è stato fat-to. Ammesso che possa rivelarsi utile, lo sarà solo per alcuni settori della città. Le ditte appaltatrici dovrebbero rimodulare il piano, concentrandosi sul collegamento con le zone periferiche, piuttosto che in-vadere il centro storico.E come vede una pedonalizzazione del centro storico? Credo che il centro storico, inteso come l'antico castrum, debba essere reso area pedonale, sfruttando mezzi alternativi come gli autobus elettrici.Passiamo alla politica partitica. C'è stato del movimento a sinistra di Renzi, a cominciare dalla conferenza programmatica di Rifondazione cui lei era presente. Ci sono possibilità d'alleanze o sarà una corsa solita-ria?Questo non lo so. Come si usa dire, se son rose fioriranno se son spine punge-ranno. Noi non siamo una lista di partito, ma una lista nata da un appello di per-sonalità della società civile. Registriamo con soddisfazione un interesse da parte di alcune forze della sinistra nei nostri con-fronti. Saluto molto positivamente l’ac-cordo raggiunto con i Verdi. Saluto molto positivamente l’accordo raggiunto con i Verdi. Per il resto da qui alla presentazio-ne delle liste (7-8 maggio) vedremo cosa avverrà a sinistra.Concludendo. Abbiamo parlato di ma-nifestazioni internazionali, revisio-ni di piani regolarori e investimenti nell'immobile. Un sindaco senza l'Ici e con meno multe, dovre troverà i fondi per queste opere?Credo che si possa cercare di ottenere dei contributi che non siano delle vessazio-ni. Ad esempio si potrebbe permettere ai cittadini di versare una quota annuale in cambio della concessione di un posto auto fisso. Penso che chiunque preferisca pagare un quota fissa e avere il parcheg-gio garantito, piuttosto che giocare a na-scondino con i vigili urbani.

A giugno si terranno le amministrative fiorentine. Viaggio tra le diverse realtà in competizione. Le prime due liste che abbiamo incontrato sono quelle di Valdo Spini (“Insieme per Firenze” e “I Verdi”) e di Ornella De Zordo (“Perunaltracittà”).A cura di Mauro Andreani e Andrea Lattanzi

Amministrative 2009

#02 - Aprile 2009

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#02 - Aprile 2009 5#02 - Aprile 2009

Ornella De Zordo “Per un altra città”Sappiamo che c’è stato in questi gior-ni un tavolo di trattative con le altre realtà alla sinistra di Renzi. Quali sono stati gli esiti?Si è svolto un tavolo di trattative per cre-are a Firenze un fronte molto ampio di opposizione a Renzi, il quale ha deter-minato l’emergere di tanti soggetti a lui opposti. Erano anche quelli che hanno fatto le primarie e a cui non è piaciuto il risultato. C’erano diversi soggetti, incluso Valdo Spini. Le intenzioni erano le miglio-ri, anche in vista di un eventuale terzo polo politico. Ci interessava soprattutto la prospettiva nazionale, valeva la pena di provarci. Spini e la sua lista, i Verdi, Ri-fondazione Comunista, i Comunisti Italia-ni, una parte di Sinistra Democratica. Dal resoconto del tavolo era emersa una condivisione di contenuti. Sui contenuti ci sono venuti dietro. Chiunque voglia es-sere l’alternativa a Renzi non può basarsi solo sull’anti-renzismo.Il tavolo si è rotto, ma non sui contenuti, bensì sul discorso delle candidature. Non avevate pensato ad un sistema di primarie?Paul Ginsborg l’aveva proposto a suo tem-po e io ho ripreso l’argomento all’interno del tavolo. Ho proposto una consultazio-ne democratica della base e degli attivi di questa area. Se da lì fosse uscita la legittimazione di qualcuno, gli altri si sa-rebbero dovuti adeguare. Nessuna cam-pagna elettorale, quattro seggi cittadini, costi ridottissimi.La proposta non è passata per vari mo-tivi. Forse siamo stati frenati dalla paura del confronto: noi avremmo mosso un migliaio di attivi, il Pd ne ha mossi 38000. Alla fine è successo quello che qualcuno già poteva intravedere: una frammenta-zione.“Per un’altra città” andrà per conto suo quindi?Ancora non lo sappiamo, vedremo se esi-ste ancora un margine.Ci interessava parlare dell’Universi-tà, del suo rapporto con la città e del-le sue prospettive future.Le scelte culturali del comune di Firenze sono state assolutamente inesistenti. Ha appaltato la gestione della propria cultura alla Fondazione Palazzo Strozzi, abdican-do come consiglio comunale e come citta-dinanza, a dare delle direzioni alle scelte culturali. Una logica gestionale che si è rivelata non all’altezza.Se noi abbiamo una politica culturale cit-tadina così imbrigliata e poco aperta ai giovani, è chiaro che i rapporti Università-Comune siano del tutto istituzionali, ge-rarchici. Non c’è un apertura nei confronti di quella produzione culturale che viene

dal mondo degli studenti. Le uniche ini-ziative che abbiamo visto in comune sono state iniziative di “altissimo livello” che passano sulla testa degli studenti. Questo non è coinvolgere l’Università. Il mondo studentesco è escluso anche dall’Unive-sità stessa.L’università è anche coinvolta nel processo di spostamento che coin-volge tutto il centro storico: uffici, residenze, tutto si trasferisce verso la periferia. Di questo passo il cen-tro non rischia di diventare una mera esposizione di monumenti?Penso che il centro dovrebbe mantenere una molteplicità di funzioni: deve essere vissuto. Questo implica un misto di re-sidenza, alberghi, esercizi commerciali. Sfruttando anche i grandi contenitori di-sponibili, evitando di lasciarli in mano alla speculazione edilizia, come è successo col palazzo in via dell’Anguillara.Serve anche avere una gestione della mo-bilità diversa. Noi proponiamo di costru-ire dei parcheggi scambiatori al limitare del centro, creando una rete di navette ecologiche che portino in centro, e dei percorsi artistici differenziati per i turisti. Ora come ora ci sono quattro piazze e tre monumenti presi d’assalto, mentre tutto il resto è abbandonato. Serve un “turi-smo responsabile in ingresso”, che abbia un effetto calmierante sulla congestione del centro.Parlando del centro storico non si può non affrontare il tema della sicu-rezza e del degrado.Il questore e il prefetto sostengono che a Firenze non esiste un problema sicurez-za, non esiste un’emergenza. Si dovrebbe abrogare il regolamento di polizia muni-cipale, che l’assessore Cioni ha voluto ed imposto. Un regolamento inapplicabile e la cui applicazione è stata affidata alla di-screzionalità dei singoli agenti, che devo-no valutare singolarmente ogni caso.Si potrebbe sostituire questo regolamen-to con un testo di convivenza civile vero e proprio. Esiste una legge in cui troviamo già tutto, non servono altri regolamenti. La città sicura è la città vissuta. Fonda-mentalmente abbiamo perso il senso di comunità, di collettività.La mobilità cittadina è un altro tema che merita attenzione: Firenze ha una media di 1140 macchine ogni 1000 abitanti. Ci sono quindi circa 50000 macchine in più rispetto alla popolazione.Il problema della mobilità non è stato mai affrontato. Credo che debba essere analizzato nella sua complessità. Non ci si può limitare a metodi palliativi, dobbia-mo pensare a come collegare il trasporto

pubblico locale con il trasporto privato e con tutto il sistema di parcheggi. Diversa-mente non troveremo mai una soluzione al problema della mobilità.Si potrebbe pensare di valorizzare la rete ferroviaria esistente: abbiamo ben sette stazioni in questa città.La tramvia è un sistema ecologico collaudato, che funziona in tutto il mondo. “Per un altra città” è sem-pre stata contraria a questo proget-to. Contro la tramvia o contro questa tramvia?La tramvia va bene, il problema sono i tracciati che non vengono da degli studi. Il comune si è impegnato con la “Rtp” a garantire 40 milioni di biglietti all’anno. I tracciati delle linee 2 e 3 non sembrano in grado di garantire un numero così elevato di biglietti. Il comune rischia di dover co-prire di tasca propria la parte invenduta.Recentemente si è tornati a parlare molto di ambiente, soprattutto di in-ceneritori.Noi pensiamo che si possa raggiungere il 75% di raccolta differenziata, tramite un sistema di raccolta misto: raccolta porta a porta e isole ecologiche. Si deve smettere di contrapporre ambiente e lavoro. L’ince-neritore non serve. Il 30% di residuo pro-dotto dall’inceneritore, lo devi comunque portare in discarica. Per non parlare della questione delle nano-particelle.Voi siete una realtà territoriale, nata dal territorio. Il futuro passa dal ter-ritorio?Noi crediamo che dalle varie realtà terri-toriali nasca un esperienza che è più ge-nerale. Si sta creando una rete di realtà vicine alla nostra, che condividono qual-cosa. Le esperienze di cittadinanza attiva possono organizzarsi e sfidare i partiti, mettendo in comune esperienze e com-petenze. Tutti quelli che lavorano con noi hanno scelto di non fare politica di pro-fessione.

A cura di Mauro Andreani e Andrea Lattanzi

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Politica

Il 19 febbraio 2009 la commissione Giusti-zia della Camera ha approvato il Ddl sulle intercettazioni, con il voto favorevole del-la maggioranza e l’astensione dell’Udc. Le novità introdotte sono molte.Allo stato attuale per effettuare le inter-cettazioni occorre un solo requisito, l’in-dizio di reato. Se il p.m. concretamente suppone che sia stato commesso un reato può procedere con le intercettazioni. Il testo riformato invece prevede che per avviare un’intercettazione occor-rano gli evidenti indizi di colpevolez-za. L’assurdità della cosa sta nel fatto che se vi sono evidenti indizi di colpevolezza un soggetto non viene intercettato, ben-sì arrestato. Se un soggetto viene giudi-cato colpevole le indagini si chiudono e il soggetto viene rinviato a giudizio. Ciò significa che se non si ha la certezza che un individuo sia colpevole non è possibile intercettarlo, ma quando si scopre che è colpevole l’intercettazione diventa inuti-le, perché a quel punto si può procedere all’arresto (quantomeno in via cautela-re).Solo per i reati di mafia e terrorismo sa-ranno invece sufficienti i gravi indizi di reato.La cosa ancora più scioccante è che vi sono reati, come il sequestro di persona, per i quali non sempre, anzi, raramente, si conoscono i rei, e per avere delle infor-mazioni si mettono sotto controllo i tele-foni dei familiari della vittima. Ovviamen-te non perché questi siano colpevoli. Se il ddl resterà invariato d’ora in poi non sarà più possibile fare niente del genere.Un’altra novità riguarda la durata delle in-tercettazioni: 45 giorni (più 15 massimo di proroga).Inserire un limite di tempo per le intercet-tazioni è una cosa insensata (ovviamente se si ritiene che le intercettazioni siano uno strumento per coadiuvare le indagini, e non un impedimento ai criminali per de-linquere in totale libertà), soprattutto per-chè questo limite è improrogabile. Anche se ci fosse la certezza che il gior-no seguente l’intercettato(per es. un sequestratore) rivelasse un elemento importantissimo ai fini dell’indagine (per es. dove è nascosta la vittima), anche in questo caso l’intercettazione do-vrebbe cessare.Le intercettazioni ambientali potranno essere disposte solo se esiste il fondato motivo per ritenere che sia in corso un’attività criminale in quel luogo.Questa è ovviamente una cosa assurda, dal momento che è impossibile sapere in anticipo dove un reato verrà commesso.Se per esempio viene messa una cimice nell’ufficio di un mafioso o presunto tale, è raro che questo commetta un reato diret-tamente in casa sua. La microspia viene posta nella sua abitazione nella speran-za che il soggetto riveli informazioni che possano portare alla sua incriminazione.adesso per disporre le intercettazioni è sufficiente un GIP. Con la riforma sarà necessario un collegio di tre giudici. Ciò porterà al risultato che nei tribunali picco-

ART 266 C.P.P.:

li, sarà impossibile trovarli, dal momento che uno stesso giudice non potrà rivestire più ruoli (ad esempio inquirente, requi-rente o giudicante) senza cadere nell’in-compatibilità. Questo meccanismo quindi porterà alla paralisi e all’impossibilità di intercettare per “mancanza di persona-le”.La questione relativa alle intercettazioni dà fastidio a quasi tutto l’apparato poli-tico, trasversalmente da destra a sinistra, e a dimostrazione di ciò basta richiamare quanto af-fermato da Rutelli in merito al “caso Genchi”.Genchi, consulente tecnico di De Magistris, è stato accusato da Rutelli, presidente del Comitato per la Sicurezza della Repubblica, di aver messo su un imponente archivio informa-tico contenente dati sensibili riguardanti centinaia di migliaia di cittadini mai inda-gati.Ciò che però è strano (o forse no, ndr) è che Rutelli non riesca a capire che nel fare le intercettazioni non si possono in-tercettare solo persone indagate. Questo perché le persone indagate non parlano solo ed esclusivamente tra di loro, ma anche con altre persone non indagate. Di conseguenza potrà succedere, o me-glio, quasi sempre succede, senza che ciò debba o possa far gridare allo scandalo o al complotto, che coloro che su incarico della magistratura effettuano delle inter-cettazioni abbiano nei loro archivi conver-

sazioni di persone estranee alle indagini ma che comunque, per motivi leciti, conversino telefoni-camente con gli indagati.

Legata alle intercettazioni c’è an-che la questione relativa all’im-possibilità per i giornalisti di

fare i nomi dei magistrati (pena il car-cere fino a tre mesi e una multa fino a 10.000 euro).Questa norma apparentemente insensata ha invece un duplice effetto: da un lato, se i magistrati verranno attaccati, trasfe-riti etc.. non si saprà mai. In questo modo non si creeranno casi come quelli – tanto per citare i più attuali – della Forleo, di De Magistris o dei quattro giudici di Sa-lerno.Dall’altro sarà possibile per alcuni ma-gistrati (come il giudice Carnevale, il cosiddetto ammazzasentenze) passare nell’ombra.I cultori del genere noteranno una so-miglianza tra questo provvedimento e quello suggerito in “Piano di rinascita

democratica” (1976) da Licio Gelli (tra le riforme giudiziarie più urgenti vi era il divieto di nominare sulla stampa i magi-strati comunque investiti di procedimenti giudiziari), il quale progettava l’infiltrazio-ne nella magistratura di suoi uomini op-portunamente dislocati. Grazie a questo provvedimento i nomi e le facce dei magi-strati collusi non sarebbero mai emersi.Tutto ciò mostra un piano ben preciso e

delineato. Si vuole evitare che si facciano delle indagini e che queste vengano raccontate. Si mira alla creazione di un pen-siero unico. Tutto ciò ha come conseguenza principale il fatto che il terzo e il cosiddetto “quar-to potere” dello stato stanno

sempre più diventando un tutt’ uno con l’esecutivo.Si è tanto parlato delle leggi ad perso-nam. Quella sopra citata però non è da ritenere appartenente a queste. Ormai Mr. B ha praticamente portato a termine la grande opera su cui sta lavorando da 15 anni a questa parte e cioè una “super corazza” che lo renda immune da qualsi-voglia condanna nei processi in cui è sta-to rinviato a giudizio (l’ultimo tassello è stato posto con il Lodo Alfano, e qualora questo venisse giudicato incostituzionale dalla Consulta c’è comunque pronta la ri-forma dell’articolo 238 bis del codice di procedura penale, la quale, magica-mente, “traghetterebbe” il reato di Mr. B verso la tanto agognata prescrizione, che in Italia, come è stato dimostrato dal caso Andreotti, è sinonimo di innocenza. Quello che stiamo vedendo adesso è un premier più altruista: un soggetto volto a garantire l’impunità non solo a se stesso, ma anche all’intera classe dirigente, che in questo modo è sempre più “casta” .Ormai il piano di rinascita democratica è stato praticamente portato a termine, e tutto ciò grazie alla tessera n°1816. D’altronde anche lo stesso Gelli aveva af-fermato: «Il mio Piano di rinascita? Solo Berlusconi può farcela»

Più che “Rialzati, Italia” occorrerebbe dire “Svegliati, Italia!”. Purtroppo, nonostante ciò che dice il no-stro inno nazionale, l’Italia non s’è ancora desta!D’altronde ognuno ha il governo che si merita.In fondo, questa è “l’altra faccia della de-mocrazia”!

Caterina Bianchini

I giornali non potranno fare i nomi dei magistrati

Da indizio di reato ad indi-zio di colpevo-lezza

La riforma della giustizia MISSION IMPOSSIBLE!

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#02 - Aprile 2009 7#02 - Aprile 2009

Politica

È il luglio 2008 e gli italiani prendono il sole ascoltando l'opinabile “Badabum cha cha” di Marracash. La benzina costa un euro e 56 centesimi al litro e nei merco-ledì sera del bel paese, spopola la fiction Carabinieri 7.L'attività parlamentare, in sintonia con la rete autostradale, è solitamente para-lizzata all'arrivo del solleone. Ma non nel luglio 2008. Verranno approvate, infatti, la famosa 133 – a seguito della quale si registreranno mobilitazioni studentesche – la riforma della pubblica amministrazio-ne – con il tornello d'ingresso che assume fantozziane sembianze – e il Lodo Alfano (l. 124 del 23 luglio 2008).Ma tralasciando scritture storicistiche e citazioni d'altri tempi, bisogna per dav-vero chiedersi che cosa sia e quali con-seguenze abbia per la nostra democrazia tale provvedimento. Iniziamo col dire che, quando si vuole discutere di un qualsiasi argomento, è bene accordarsi sulle basi condivise del dialogo. È fatto innegabile, anche da un punto di vista strettamente tecnico, che spesso le calibrate dichiarazioni di Silvio Ber-lusconi escano dal politically correct per entrare in una zona grigia fra de-magogia e paternalismo. Fanno parte del suo modo di gestire il potere, ed ogni

statista ha le proprie, che sfrutta differen-temente a seconda della situazione: Andreotti ha le sue ed Obama pure. È fatto altresì innegabile, che Berlu-sconi abbia istituito un nuovo tipo di regime – laddove la parola “regime” indica semplicemente un sinonimo di forma di governo, come repubbli-ca o dittatura – che molti, anche tra poli-tologi e scienziati, non hanno esitato a de-finire “berlusconismo”. Ora, ogni regime, e in questo senso anche uno di carattere non politico, ha una naturale vocazione alla ricerca della propria solidità. E come nel campo dell’economia, per esempio, il regime capitalistico ha necessitato di invenzioni e adattamenti progressivi per raggiungere massima produttività e rela-tiva stabilità, così a tutti i regimi politici servono leggi, meccanismi e strategie che

Formalmente.Sulla forma formale di governo all’italiana

ne rafforzino le strutture.Per questo motivo, come il fascismo ne-cessitò delle leggi fascistissime, o come gli articoli della nostra costituzione neces-sitano di norme attuative, anche il berlu-sconismo vuole i suoi elementi di rinforzo. Per il discorso che segue, è bene chiarire che il lodo Alfano rientra in questa serie di strumenti stabilizzatori, ed è catego-rizzabile sotto l'etichetta di “legge berlu-sconissima”.E lo è perché, oltre a garantire l'immuni-tà per le quattro principali cariche dello stato, sospende tutti i processi penali in cui i loro detentori sono coinvolti. I presidenti di Camera, Senato e Repubblica non sono attualmen-te coinvolti in processi penali, ma Berlusconi sì. È infatti indagato per compravendita illecita di diritti televisivi, falso in bilan-cio, frode fiscale, appropriazio-ne indebita e corruzione illeci-ta.Quest'ultimo capo d'imputazione, è do-vuto a qualche spicciolo passato all'av-vocato inglese David Mills, reo di aver ricevuto 600.000 dollari dallo stesso “Mr B”. Il versamento sarebbe avvenuto tramite il manager Fininvest Carlo Berna-sconi, in cambio della falsa testimonian-za dinnanzi al tribunale di Milano, che Mil-ls fornì a sostegno di Berlusconi durante i processi per corruzione alla Guardia di Finanza e quello sui fondi neri della com-pagnia All Iberian.David Mills, è stato è stato condannato

lo scorso 17 febbraio a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari dai giudici del Tribuna-le di Milano. Il lodo Alfano, però, (approvato col tempo record di venti ore) all'art 1, sospende tut-ti i procedimenti a carico di Sil-

vio Berlusconi in quanto alta carica dello stato, perciò la sua posizione giuridica nel processo dove è coinputato con Mills, è stata stralciata, “congelata”. L'ipocrisia tutta italiana, derivante dalla nostra sudditanza mediatica, può facil-mente condurre a considerare la legge 124 come un normale tassello da inserire nel grande mosaico di una completa de-mocrazia. Del resto, le parole di Mr B a ri-guardo furono molto chiare: “Il presiden-te del consiglio avrebbe dovuto andare un

giorno sì e un giorno no ad un'udienza: non avrebbe potuto convocare il consiglio dei ministri [...] mi sembra che in una de-mocrazia, quando si verificano cose come una magistratura che tenta di sovvertire il risultato delle elezioni, il lodo in que-stione sia il minimo che essa possa ap-prestare a difesa della sua libertà” (nb: l'Italia è l'unico paese europeo che conce-de immunità penale a cariche governative – fonte: Associazione Italiana Costituzio-nalisti – però non è l'unica che indaga sui suoi politici).Ma anche prima dell'approvazione del lodo, il difensore delle istituzioni Berlu-sconi aveva invitato ad una riflessione sulla sua situazione penale: “La vittima di 14 anni Berlusconi, viene indicata come colui che deve avere un vantaggio da queste norme. Non è così, io rinuncio as-solutamente a qualunque vantaggio, non ho bisogno di nuove norme. Mi sono sem-pre difeso nei processi, sono il recordman universale dei processi in tutta la storia dell'uomo e anche delle altre creature che vivono su altri pianeti”. Non è la prima volta che il premier utiliz-za la sua posizione di potere per scam-pare alle sentenze di un tribunale, come fece ad esempio per il processo Lentini, in cui era indagato per falso in bilancio. Nel gennaio 2002, il consiglio dei ministri del

governo da lui presieduto ap-provò, rendendole immediata-mente operative, nuove norme in materia di diritto societario. Tale riforma ha comportato una diversa valutazione del reato di falso in bilancio, con modifiche incidenti anche in materia di prescrizione, riducendo i tem-

pi di quest'ultima rispetto all'inizio del procedimento. Al tribunale competente non restò che prenderne atto ed anziché prescrivere Berlusconi nel 2004, o sen-tenziare prima, estinse il reato nel 2002, come da volontà del premier (fonti: par-lamento.it e codice di procedura penale, art. 129).Ma torniamo all'angusto presente. Dopo l'approvazione del lodo, i giudici del Tribu-nale di Milano che devono giudicare sulla vicenda Berlusconi-Mills, hanno sollevato i primi dubbi di costituzionalità. In parti-colare, il pm Fabio De Pasquale ha soste-nuto che esso contrasta con l'articolo 3 della Costituzione, “Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza di-stinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condi-zioni personali e sociali”.Cogliendo la palla al balzo, il premier, che non ha bisogno di nuove norme e gode nell'esser processato, ha inviato i suoi legali Niccolò Ghedini e Piero Longo in tribunale, per richiedere che l'eccezione di costituzionalità fosse respinta, così da congelare il processo a data da definirsi (mai ndr).Il 4 ottobre scorso però, i giudici della de-cima sezione penale del tribunale di Mi-lano, hanno stabilito che il processo per David Mills sarebbe andato avanti, poiché hanno accolto l’eccezione di costituziona-

Una legge berlusco-nissima

Berlusconi:“Il lodo serve per difendere la libertà”

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Politica

lità sollevata da De Pasquale (articoli in questione: 3, 68, 96, 112 e 138).Pertanto, al lodo Alfano potrebbe toccare la stessa sorte che si abbatté su un altro lodo, il Maccanico – Schifani, che bloccò il procedimento penale a carico di Silvio Berlusconi nella vicenda Sme, fra il 2003 ed il 2004. La norma fu però abrogata dalla Corte Costituzionale perché mani-festamente incostituzionale. Il processo riprese e il tribunale ritenne provati i fatti di corruzione, ma prosciolse il presidente del consiglio ”perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato” (Il Gior-nale). Comunque, anche in caso di dichiara-ta incostituzionalità dell'Alfano, anche il processo Mills-Berlusconi sembra desti-nato a svanire in una bolla di prescri-zione. Infatti, nel testo di riforma della giustizia varato dal governo, è stato modificato anche l'articolo 238 bis del codice di procedura penale, che in precedenza consentiva l'utiliz-zo di sentenze irrevocabili come prove per altri processi. Ciò si-gnifica che, se un imputato è sotto processo per dentenzione di sostanze stupefacenti, e viene dimostrato un suo legame con uno spacciatore condannato in via definitiva, la sentenza che grava su quest'ultimo può essere utilizzata come prova a suo carico. Ma dopo la riforma, non sarà più esattamente così. Infatti, la modifica introdotta a questo articolo prevede che sì, le sentenze irrevocabili possano essere sfruttate come prove per altri processi, ma solo se questi riguar-dano mafia, terrorismo, armi da guerra e stupefacenti. La ricaduta sul processo Berlusconi-Mills è evidente: la sentenza di condanna sull’avvocato inglese, in-fatti, non potrà essere utilizzata come prova contro il presidente del consiglio. Di conseguenza, il processo pagherà un ovvio ritardo che lo potrà avvicinare ad una possibile - anche se non certa - pre-scrizione nel 2012.Il lodo Alfano è una norma a protezione di un imputato particolare, in un conte-sto politico particolare: le volontà di ri-forma costituzionale espresse più volte, accompagnate dalla sua brama di abitare il Quirinale; l'uso smodato del decre-to legge che esautora il Parlamento dalla sua funzione principe e cioè, fare le leggi; il bavaglio che si sta ab-battendo sulla stampa e sulla magistra-tura con le nuove disposizioni in materia di intercettazioni – si vedano a tal propo-sito le denunce delle federazioni di edito-ri e giornalisti, oltre alle mobilitazioni del Csm - sono tutti elementi di una nuova e sofisticata ingegneria istituzionale. Indirizzata ad una governance di tipo au-toritario, trova il suo cardine nel controllo – o parziale controllo - dei mez-zi di comunicazione di massa e dei circuiti economici principali. È di recente costituzione e for-malmente si fa chiamare ancora democrazia.Formalmente.

Andrea Lattanzi

SOSPENSIONESono sospesi, per tutta la du-rata della carica, i processi pe-nali nei confronti del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio e dei presidenti di Camera e Senato. I procedi-menti giudiziari che restano sospesi possono anche riferirsi a fatti commessi prima della assunzione dell’Alta carica e possono essere già in corso, in ogni fase o grado di giudizio. NON REITERABILITÀLa sospensione del processo non è reiterabile. Ciò vuol dire che una stessa persona non può goderne se, cessata una carica, ne assume un’altra. Il testo del lodo prevede espressamente una sola eccezione, quella del capo del governo che venga nominato di nuovo nella stessa legislatura. Ma l’opposizione sostiene che la norma non è abbastanza chiara da esclu-dere ogni altra possibilità. RIPRESA PROCESSO IN CASO DI NUOVA CARICAL’emendamento del Pd, che la maggioranza ha accolto alla Camera, prevede in maniera esplicita che uno dei quat-tro vertici dello Stato non possa cambiare carica o fun-zione, nella stessa legisla-tura, senza che si riprenda il

processo nei suoi confronti. Si eliminerebbe così ogni possibile dubbio: il presi-dente del Consiglio se eletto capo dello Stato non potrebbe godere di nuovo del-la sospensione, neanche se assumesse la nuova carica nella stessa legislatura. RINUNCIABILITÀPer tutelare il proprio diritto a difendersi in giudizio, chi ricopre l’Alta carica può comu-nque rinunciare «in ogni momento» alla sospensione. NON DECORRE PRESCRIZIONEQuando il processo si blocca, viene sospesa anche la prescrizione. Il giudice può in ogni caso assumere le prove non rinviabili. TUTELA DELLE ALTRE PARTIAccogliendo una delle indicazioni della Corte Costituzionale, che nel 2004 ave-va bocciato l’allora lodo Schifani, la 124 prevede che l’altra parte possa sem-pre trasferire il processo in sede civile, dove la sua causa gode di una priorità. ENTRATA IN VIGOREIl lodo entra in vigore e quindi i processi alle Alte cariche vengono sospesi, dal giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Non dovranno, dunque, decor-rere i 15 giorni previsti di solito per le leggi ordinarie.

“La giustizia è uguale per tutti i cittadini, ma questo cittadino è forse un po' più uguale de-gli altri, visto che più del 50% degli italiani gli ha conferito la responsabilità di governare il paese”

Silvio Berlusconi, dichiarazioni spontanee al pro-cesso Sme, 17 giugno 2003

Brama di abitare il Quirinale

Brevemente, il Lodo Alfano

http://www.guardian.co.uk/politics/2009/feb/17/david-mills-berlusconi-trial-letterhttp://www.lastampa.ithttp://www.corriere.it

Per saperne di più

Angelino AlfanoRitratto di Mattia Vegni

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Con il recente insediamento del 44° pre-sidente degli Stati Uniti, Barack Oba-ma, e le sue relative dichiarazioni sul proposito di smantellare la prigione mi-litare nel territorio della baia di Guan-tànamo, vale la pena di ritornare sul-le vicende storiche che hanno portato i precedenti governi statunitensi ad inte-ressarsi ad una piccola isola come Cuba.In primis la legittimità della presenza della base militare è contestata dal go-verno cubano, che considera la baia come un'area occupata da forze stranie-re. Lo stesso Ricardo Alarcòn de Quesa-da (presidente dell'Assemblea nazionale cubana) ha dichiarato in un'intervista a Salim Lamrani, ricercatore della Sor-bona e autore del libro "Fidel Castro, Cuba, gli Stati Uniti", che sono più di quarantacinque anni che denuncia pres-so le organizzazioni internazio-nali questa presenza criminale.Come spiega Lamrani nel suo li-bro, l'origine dell' accordo sulla cessione di Guantànamo risale all'intervento nordamericano nel-la guerra ispano-cubana del 1898. Al termine di questo conflitto gli Stati Uniti hanno sostituito la Spagna come potenza coloniale dominante su Cuba. Per ritirare le truppe, ponendo così fine all'occupazio-ne militare, gli Stati Uniti hanno imposto il famoso emendamento Platt. Nel 1901, al momento della conclusione della legi-

slatura del Congres-so degli Stati Uniti, il Senato (43 a 20) e la Camera dei Rappre-sentanti (159 a 134) approvarono e il Pre-sidente ratificò – come se fosse un qualsiasi affare interno e in soli quattro giorni – otto clausole obbligatorie che i cubani avrebbe-ro dovuto aggiungere come appendice alla loro Costituzione per avere una loro Repub-

Esteri

blica, quantun-que con sovra-nità limitata dal diritto norda-mericano all’in-gerenza nei loro affari interni.

L'emendamento fu girato in fretta e fu-ria al Presidente della Convenzione Costi-tuente Cubana, Domingo Méndez Capote, per essere accettato ed inserito come appendice alla Co-stituzione il 12 giugno 1901. Gli USA misero però forte pressione, costringendo il Presidente ad una scelta forzatamente frettolosa.Secondo l'emendamento Platt: "il Governo di Cuba non potrà stabi-lire con qualsiasi Potere o Poteri stranieri alcun Trattato o altro accordo che riduca o tenti di ridurre l’indipendenza di Cuba, né autorizzi in qualsiasi modo o permet-ta a qualsiasi Potere o Poteri stranieri, di ottenere attraverso la colonizzazione o per propositi militari o navali, o in altro

modo, insediamento o controllo su qualsiasi parte di detta isola.[...]"Ma soprattuto il passaggio più im-portante e che evidenzia chiara-mente il motivo di tanto interesse della politica americana nei con-fronti di questa piccola isola è:"[...] Che il Governo di Cuba accon-

senta che gli Stati Uniti possano esercitare il diritto di intervenire per la salvaguardia dell’indipendenza cubana, per il manteni-mento di un Governo adeguato alla pro-tezione delle vite, delle proprietà e delle libertà individuali[..]" e ancora "[...]Che tutti gli atti realizzati dagli Stati Uniti a Cuba durante la loro occupazione militare, siano ritenuti validi, ratificati e che tutti

i diritti legalmente acquisiti in virtù de-gli stessi siano mantenuti e protetti.[...]"L'obiettivo era non permettere ad al-tre potenze coloniali di intervenire nella politica cubana e ottenere con-seguentemente un controllo de fac-to sull'isola e sulla politica interna.L'emendamento Platt è stato abrogato e sostituito nel 1934 da un documento

molto conciso intitolato "Trattato di reciprocità fra Cuba e gli Sta-ti Uniti". Questo secondo testo annulla l'emendamento Platt, ma precisa che la base navale di Guantànamo sarebbe rimasta sotto il controllo ed il dominio de-gli Stati Uniti finchè le due parti, L'Avana e Washington, decides-

sero di comune accordo di porvi fine.Con questo trattato da una parte gli Stati Uniti rinunciano al loro "diritto" d'intro-missione nella vita politica ed economica cubana, ma dall'altra controllano a tempo indeterminato la base navale di Guantà-namo. In effetti l'abbandono della baia di Guantànamo non dipende da un calenda-rio giuridico preciso, ma solo dalla volon-tà del governo statunitense. In altre pa-role, secondo quel testo gli Usa potranno rimanere a Cuba finchè vorranno. Questo è ciò che si può definire con molte riser-ve il quadro giuridico di Guantànamo. ...Riusciremo a vedere Guantanàmo chiu-dere? Obama spezzerà l'eterno embar-go? Riusciremo finalmente a vedere un processo diplomatico realmente bila-terale fra le due nazioni così vicine e lontane allo stesso tempo?

Alessandro Giovannini

Gli USA potranno rimanere a Cuba finchè vorranno

45 anni di presenza criminale

Cuba-libre?Il rapporto tra Washington e l’Avana

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Musica

L’Editoriale:Rumori dal sottosuolo

Nella scorsa edizione di questo spazio sulla musica indipendente, abbiamo pro-posto argomenti non convenzionali cer-cando nuove orecchie a cui raccontare storie nuove; siamo stati ascoltati, e for-se anche capiti: non potevamo chiedere di meglio.Oggi ci spingiamo ancora un po’ più giù. Daremo un’occhiata più in profondità, nel materno calore delle viscere ospitali dell’Underground. Nello scorso numero si era parlato di come non serva un genere, o un sound, per essere parte del movimento. La bat-taglia donchischiottesca della scena musi-cale Underground contro i mulini a vento delle etichette generistiche potrebbe non vedere mai un epilogo, nel ciclico ripetersi della sequenza “sperimentare - vendere i primi dischi - venire etichettati”. C’è chi rifiuta il genere, chi rifiuta la categorizza-zione, c’è chi - molto candidamente - se ne frega (Underground è, in primis, liber-tà, vivaddio). Ma non solo. Tra i musici anticonvenzionalisti del Sottosuolo, c’è chi si spinge anche oltre, e con il più estremo dei gesti di ribellione, arriva a mettere in discussione i singoli mattoni che tengono in piedi la definizione stessa di musica: le note. Non serve un esperto per capire che ab-biamo a che fare con un’avanguardia tra le più originali ed ardite dell’età contem-poranea, con artisti capaci di abbandona-re una strada iniziata nel secolo XII e se-guita da milioni di musicisti in quasi nove secoli (per capire l’entità della sfida, pro-vate ad inventare una nuova lingua, che non utilizzi più le nostre consonanti!).Non è facile, non è orecchiabile, non è melodia: questo è il noise. Dissonanza, sperimentazione, filosofia. Questa avanguardia è leggibile a vari li-velli: si può vedere il noise come l’infan-tile istinto di un bimbo che picchia su una pentola per attirare l’attenzione, ed allo stesso tempo come una nuova corrente di pensiero, una filosofia che argomenta un ciclopico “No!” a quelle sette note che, in fondo, non sono altro che delle sillabe inventate da un frate. E ancora, si può pensare il noise come una scienza vera e propria, basata sull’uso calcolato del suo-no per riprodurre sensazioni, o addirittura equazioni matematiche: è il caso di artisti come il collettivo audiovisuale Psychic TV o come il dj Aphex Twin.è molto facile discutere della musicalità del noise. Si può snobbare l’avanguardia noise con la stessa superficiale leggerez-za di chi guarda un lavoro di Kandinskij e pensa “lo sapevo fare anch’io”. Chi cade in questo errore, perde di vista il nodo della questione: nell’Underground, la mu-sica è libertà. E’ Jimi Hendrix che nel ‘69 suonava l’inno americano con la chitarra elettrica, alternandolo a suoni laceranti e roventi come le bombe al napalm che colpivano le foreste del Vietnam; è Kurt Cobain che graffiava le corde della chitar-ra per fare sentire a tutti l’angoscia che lo tormentava. E’ John Coltrane che da un sassofono tirava fuori il suono di un tram. E’ Underground gente, l’ho già detto: è libertà.

Giovanni Macca

Sarà perchè la genialità ha una naturale propensione alla pazzia ma, ogni volta che i Prodigy tirano fuori qualcosa di nuovo, non si sa mai cosa aspettarsi. Ignorando qualsiasi confine, deridendo ogni sorta di etichettatura, prendono la musica, la ta-gliuzzano, la affettano e la ricompongono in uno psichedelico minestrone di suoni. Nei primi anni ‘90 furono pionieri del Big Beat ( insieme a Chemical Brothers e Fat-boy Slim ) genere musicale partorito da tale alchimistica sperimentazione. “Inva-ders Must Die”, l’ultimo album della band inglese, racchiude tutto questo in 11 nuo-ve tracce, che sembrano ripercorrere le varie fasi della loro maturazione. Ci sono sonorità’ rock e punk, con l’aggiunta dei caratteristici synth da videogioco e beat ancora aggrappati con le unghie alla sce-na rave delle origini. Una formula vincente, che ha già pro-curato una sfilza di sold out nel nuovo attesissimo tour mondiale. I Prodigy aggiungono, così, un altro trofeo alla loro collezione che, pur ricca di gratificazioni economiche, comprende successi ben più significativi. Quali? Per prima cosa imma-ginate una brulicante massa di corpi su-dati, con i capelli appiccicati sul-la fronte e gli occhi persi in trip monumentali. Una bolgia che si agita in maniera scoordinata, seguendo un ritmo martellante, ve-loce ed energico. E’ più o meno il 1990 e siete in uno di quei numerosi rave party che, a partire dalle fabbriche di Detroit e approdati poi in Inghil-terra, stanno spuntando come erbacce in tutta Eu-ropa. Qui, dove la ribel-lione verso i dogmi della società occidentale si tra-duce nella totale noncu-ranza verso ogni genere di aspettativa sociale, il concetto è che, almeno per una notte, ognuno può fare ciò che gli pare. è un mondo sotterraneo, che fonda la sua esisten-za sulla clandestinità. I Prodigy nascono qui, nel

sottobosco della musica, dal genio di un dj-compositore, Liam Howlett, e di due ballerini dalla rocambolesca vita privata, Leeroy Thornhill e Keith Flint. Neanche un anno dopo la loro formazione esce il singolo “Charly”, una miscela acid house costruita da un campione di voce prove-niente da un cartone anni ‘70. Il brano

si piazza in-credibilmente al terzo posto delle classifi-che singoli UK scaraventando l ’ a t t enz i one del pubblico su questo mondo

in gran parte sconosciuto. E’ una rivolu-zione: la musica rave comincia a deflu-ire rapidamente dalle classifiche under-ground a quelle pop. Keith, grazie alla sua forte personalità, diventa l’icona del gruppo: Prodigy diventa sinonimo di “pazzoide schizzato con anello al naso e crestini verde fosforescente sulla te-sta”. Il successo del singolo “Firestarter” è dovuto anche al forte impatto mediati-co del video che a causa della presenza di questo inquietante personaggio viene preso di mira dai telespettatori più bigot-ti. ”Firestarter” spiana la strada al terzo album “The Fat Of The Land” che entra nel guinnes dei primati per record di ven-dite più veloce in UK.

Stefano Lascialfari

Prodigy, tra musica e follia

Prodigy

La copertina del nuovo album dei

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Musica

Bella Entics, un saluto da Firenze.Bella raga, un saluto ai massicci fioren-tini.

Innanzitutto vogliamo sapere come è nata l’idea di lanciare un canale in streaming da un gruppo di writer, mc’s e amanti del raggae/dancehall.Mah, è nata come nascono tante cose, tra una “jolla” e una pizza; volevamo uno spazio dove ognuno di noi, coi pro-pri interessi e vocazioni (musica, design, cucina, calcio, ecc) potesse parlare libe-ramente, e quindi è venuta fuori l’idea di creare Entics Tv. Noi come BN-Crew sia-mo uniti, ma ovviamente abbiamo preso strade diverse sia nel mondo del lavoro che “artisticamente”. Quindi abbiamo pensato che ognuno di noi, con le proprie skills, potesse parlare di ciò che più gli piace in un programma “ad hoc”, tanto abbiamo sempre cazzate da dire e il Nano (Fabio Berton) sforna grafiche nuove per i video.Oggi in Italia un progetto del genere può nascere solo auto-producendolo

o le etichette sono disposte a credere in queste nuove realtà?Il concetto principale di Etv è l’essere nata, e il continuare a essere, una produ-zione totalmente indipendente. Fatta da noi, coi nostri soldi (pochi) e con le nostre grafiche. Oggi difficilmente una major appoggerebbe un progetto del genere, e se succedesse non sarebbe libero come è oggi Etv. Ci imporrebbero un packaging più pulito, preconfezionato. Noi con i no-stri mezzi e poco cash siamo riusciti a dif-fondere carisma e carattere, e di questo andiamo fieri.

C’è un palinsesto o chi vuol dire la sua accende la webcam e fa il suo programma?Come ti dicevo qui ognuno fa la sua par-te, ci siamo organizzati a seconda di quel-lo che più ci piace: lo skater milanese Edo Paris che insegna i suoi triks, Fabio Ber-ton, tra i top 100 designer italiani, Lella, che nel suo “angolo” insegna come essere perfette groupie. Io invece mi occupo di cucina in Kitchentics, insomma tutti han-

no il proprio spazio, la bellezza del pro-getto è proprio questa.

Nel 2008 esce l’omonimo album ”Entics Television”, (scaricabile dal sito e dal myspace di Etv), veramen-te “esplosivo” sia dal punto di vista grafico che dei pezzi, ce ne vuoi par-lare?Come tutto il resto il disco è “made at home”, è stato prodotto e concepito sopra riddim jamaicani, anche se in alcuni pezzi compare più la rima tipicamente hip-hop. Ho cominciato il mio percorso suonando con Vacca e altri artisti nella scena mi-lanese, facendomi notare nella nicchia hip-hop italiana. Poi mi sono accorto che oggi non è più un genere legato alla stra-da, al quartiere, ma si è commercializza-to, quindi ho deciso di passare al reggae

Tutti davanti al computer,

c’è Entics TelevisionMa non era un writer? O un mc? Ma no fa reggae...troppi interrogativi, andiamo a chiederglielo!

Nuova Era SonoraNon possiamo più far finta di niente, la musica prima di tutto, passa da inter-net. Il web sta dando un grande impulso e una grande mano ad artisti emergenti. Se ancora non lo ha fatto, Internet sta cambiando la comunicazione musica-le. Chi lavora in questo ambiente lo sa bene, tanto che anche le Major stanno buttando denaro su questa ricerca na-vigata. Possiamo spaziare dal reggae al rap al rock, ma anche al solo eroico cantautore. Anche le radio ormai non possono fare a meno di stare attenti a questo mutamento.Le maggiori protagoniste di tutto questo sono MySpace, YouTube e LastFm. Partiamo dalla prima piattaforma digi-tale: MYSPACE è una comunità virtuale, più precisamente una rete sociale, crea-ta nel 1998 da Tom Anderson e Chris DeWolfe. È attualmente il sesto sito più popolare al mondo. Tutti i gruppi devono avere la propria pagina MySpace. Ci si riesce a far conoscere, far sentire i pro-pri pezzi e commentare o lasciare messaggi. Offre ai suoi utenti blog, profili personali, gruppi, foto, musica e video.Grazie a questo spazio su internet, artisti e gruppi musicali come gli Arctic Monkeys, Lily Allen, i Belladonna ed i Cansei de Ser Sexy sono diventati famosi in tutto il mondo ancora prima di mettere effettivamente sul mercato i loro dischi.YOUTUBE, come ormai tutti sappiamo, è un sito web che con-sente la condivisione di video tra i suoi utenti. Molto meno pla-smato per i musicisti, ma di fondamentale importanza per il caricamento dei video delle proprie esibizioni.Con una semplice fotocamera un qualsiasi interprete può ri-

prendersi e mettere la sua performan-ce a disposizione di tutti. Per questo è meno selettivo e capita di trovare veramente di tutto. YouTube consente l'incorporazione dei propri video all'in-terno di altri siti web, e si occupa anche di generare il codice HTML necessario. Più dispersivo per chi vuole conoscere gruppi musicali nuovi, ma molto effica-ce nel trovare video specifici.LAST.FM, quest’ultima è una vera e propria radio su internet e anche un so-cial network. Nato dal suo sito gemello Audioscrobbler, il sistema costruisce un dettagliato profilo per ogni utente, e include i suoi artisti e canzoni preferiti in un sito web personalizzabile. Questo prevede statistiche di artisti e tracce più ascoltate dell'ultima settimana, de-gli ultimi sei mesi, o dal momento della registrazione. è possibile condividere le stesse passioni con altri utenti, ascolta-re nuova musica e una radio persona-lizzata. Etichette discografiche e artisti sono incoraggiati a promuovere la loro

musica su Last.fm, perché verrà proposta agli utenti che hanno espresso preferenze simili, grazie al suo sistema di filtri e racco-mandazioni.Adesso non ci resta che definire di quale note e tipo di musica abbiamo necessità, connettersi e sguazzare nel piacere che que-sta meravigliosa arte dei suoni ci può trasmettere. Senza dover aspettare decisioni altrui.

Francesco Guerri

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12 #02 - Aprile 2009 #02 - Aprile 2009

Musiche

mantenendo però qualche reminescenza hip-hop: il disco può così piacere al rap-per innovativo e all’amante del reggae che magari oggi trova la scena italiana un pò “morta” sotto questo punto di vista.

Quindi come si può classificare que-sto album, e soprattutto il tuo stile? Reggae, hip-hop, dancehall, oppure un miscu-glio tra tutti questi suoni...Ma guarda, a me non piace molto mettermi addosso delle etichette, la musica che faccio è tutto frutto di quando prendo la penna in mano e provo a tra-smettere emozioni e sentimenti, senza un canone stabilito, tutto genuino diciamo. Attingo da tante fonti ma non ho influen-ze, è la mia libertà di espressione. Come nel disco così su Etv, portiamo allegria e spensieratezza senza pensarci troppo, senza pensare a chi mi rifaccio o cosa può sembrare.

A proposito di etichette, nel featuring con Reverendo “La Mia Guerra”, par-li della contrapposizione tipica della scena underground contro le major

musicali. è ancora vivo questo sen-timento? Allora, io non sono ipocrita. Ovviamente la risonanza mediatica che ti può dare il legarti ad una major fa gola e ogni artista vorrebbe provarla. Prendo coscienza però dei meccanismi distorti che ti influenza-

no e ti cambiano, e quindi diciamo che sono contento di avere fatto tutto da solo, mi sento appagato a livello morale più che finanziario e mi va bene così. Al principio non avevamo grosse pretese di rientro economico, volevamo più che altro passare “roba buona” e diffondere carattere.

E se si presentasse l’occasione?Beh, se domani avessi la possibilità di fir-mare un contratto lo farei. Ripeto, biso-gna prendere coscienza e valutare le scel-te durante il proprio percorso, ti ricordi la frase di Forrest Gump no?La metafora della scatola di ciocco-latini?Esatto, è troppo vera, quella che ieri po-teva essere una scelta sbagliata può non esserlo domani.

Ultimamente ti abbiamo visto nel vi-

deo promo di “tocca a noi” (vedi ri-otvan n1). Funzionerà questa idea? Credi che lanciarla da una rete fatta per e da ragazzi possa aiutare i gio-vani a sbloccarsi e parlare di temati-che adulte?Le prospettive perché funzioni ci sono, io ci ho messo la faccia perché mi faceva piacere e ci ho creduto. Ovviamente può essere una bella idea fatta per i ragazzi come invece potrebbe avere scopi subdoli architettati da chissà chi... non mi fido di nessuno, spero solo che riesca a far ri-valutare l’idea generale dei giovani senza ideali.

Che cosa hai in mente per il futuro? Nuovi progetti o per adesso vi con-centrate su Etv?Per Borderline (negozio di streetwear a Milano n.d.r.) stiamo creando una nuova linea, c’è il video promo fatto da Mostro su Youtube, è stata fatta in collaborazione con importanti produttori e artisti italiani affermati. Vedrete, spaccherà! Per quanto riguarda Etv abbiamo un nuovo video in cantiere e ne è uscito uno da poche set-timane. Stiamo valutando l’idea di creare una casa di produzione Etv per rimanere “non etichettati”, quindi tranquilli. Anche se sembra che non facciamo niente qual-cosa esploderà di nuovo.Un’ultima domanda, anzi, più una ri-chiesta in realtà. Quando capiterai da queste parti a fare un po’ di bordel-lo?Se trovate uno spazio dove farmi suonare io vengo di corsa, anche perché qui co-minciano a non sopportarmi più! Big Up ragazzi, alla prossima!

Giulio Schoen

Non amo le etichette. La mia musica è genuina

Entics ospite negli studi di Mtv

Cristiano Zuncheddu nasce nel 1985 nella periferia ovest di Milano. Nel 1998 si avvicina alla cultura hip hop, prevalentemente come writer. Nel 2001 inizia a scrivere i suoi primi testi musicali, entra a far parte della crew “Voodoo smokers” e accompagna l’artista Vacca per tutto il tour italiano dell’album “vh”. Nel 2006 produce il singolo “Welcome to Baggio”, il cui videoclip scala le classifiche di YouTube. Nel 2007 fonda, insieme al designer Fabio Berton (YoClas), Entics Television, e durante questa esperienza confeziona l’omoni-mo album da solista in autoproduzione.

myspace.com/enticstventicsmusic.com

Biography

foto: gentile concessione di Entics

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Musicat

Erano gli anni '60 e il mondo era segna-to da eventi che avrebbero cambiato il corso della storia. Gli anni della guerra in Vietnam, dell'attentato a John Fitzgerald Kennedy, dell'omicidio di Che Guevara e di Martin Luther King.I movimenti di massa in questi anni ini-ziavano a crescere e si affermavano sem-pre di più. L'obiettivo comune era abbat-tere il sistema facendo crollare i governi ed eliminando la società capitalista ormai al collasso.Portando avanti gli ideali di uguaglian-za, rispetto e pace, il movimento hippie raggiunse il suo apice nel '68, in seguito ai raduni che caratterizzavano quella che era chiamata la “summer of love”. Erano migliaia i giovani che partecipavano da tutto il mondo.È in questo scenario che si svolse il fe-stival di Woodstock: 400.000 ragazzi da tutto il mondo raggiunsero Bethel, un paese di campagna nello stato di New York.Fu il più grande rock-festival della storia.Nacque inizialmente come progetto a sfondo economico ma dopo poco diven-ne una manifestazione ad ingresso libero poiché l'affluenza era di proporzioni fuori da ogni previsione(186mila biglietti furo-no venduti solo nella prevendita ndr).

La città si paralizzò per tre giorni. L'unico modo per raggiungere Bethel era in elicottero.Si alternarono sul palco artisti come: The Who, Santana, Canned Heat, Creedence Clearwater Revival, Jefferson Airplane, Joe Cocker e ovviamente Mr. Jimi Hen-drix.

Sono passati quarant'anni da quell'agosto del 1969 e il palco più ambito dai gruppi rock riapre i battenti.In passato ci sono già stati dei raduni: nel '79, nel '89, nel '94 e l'ultima nel '99. Ma finora i risultati non sono stati all'altezza di quelli raggiunti nel '69. Almeno finora.Sembra infatti che il nuovo millennio pro-metta bene. Due date principali per ricordare un even-to unico e irripetibile: Berlino 22-23 ago-sto, New York 15-16 agosto. Alcuni artisti sopracitati (come i Canned Heat e la tribute band di Hendrix) li rive-dremo di nuovo sul palco per vivere giorni di musica e pace.Sono stati invitati a partecipare anche i Led Zeppelin e Bob Dylan ma la loro presenza ancora non è stata confermata ufficialmente.L'ingresso, a sorpresa, sarà com-pletamente gratuito per entrambe le manifestazioni e infatti lo slogan quest'anno recita: “For a green world, it's a free concert from now”.Le premesse ci sono tutte, non resta altro che aspettare l'estate, per fare un salto nel passato e rivivere le emozioni che solo un evento come Woodstock può offrire.

Giuseppe di Marzo

Woodstock, quaranta anni dopo

copertina del LIFE MAGAZINE del ‘69.

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Cultura & Spettacolo

Il Nerd dentro te, ti sta chiamando?Ormai ne si sente parlare ovunque ed è il tema più stuzzicato sui programmi TV, sulle pagine di gossip e adirittura su fa-cebook sui canali musicali (All Music e MTV).Essere sfigati è una moda.Il movimento è stato sottile, quasi impal-pabile, lo stile classico ha richiesto l’esi-genza del ritorno al tradizionale, da qui il passo si è fatto breve, quando quello che noi con disprezzo definivamo vecchio, ha ritrovato nuova forma e vita con il termi-ne Vintage o come piace dire anche alla neo vincitrice del Festival di Sanremo Ari-sa, Retrò.Il vintage piace. Ha iniziato a piacere da un paio di anni a questa parte, e con esso si è ribaltata la concezione dello stile N.E.R.D.Per chi ancora non avesse chiaro cosa si-gnifichi la sigla N.E.R.D è presto accon-

tentato: N.E.R.D è l’acronimo di No one Ever Really Dies (nessuno muore mai veramente), come dire dalle nostre parti non c’è fine all’orrore!!!Questo acronimo nasce negli Usa, a ca-vallo tra gli anni ’50 e ’60, per indicare appunto soggetti tendenti all’asocialità; per chi si contraddistingue per il suo livel-lo di QI; per chi ha una svenevole predi-sposizione alla ricerca intellettuale, quasi maniacale, ma è incapace nei rapporti in-terpersonali.Il nerd lo si trova in natura o molto grasso o molto magro, questo perché non ha re-golarità alimentare, e non si applica nello sport; ama argomenti come i fumetti, i giochi di ruolo, la musica classica, storie di fantascienza (per citarne tra le più note, “Star Trek”; “Star Wars”). Oggi come oggi nerd é definito anche (in linguaggio infor-matico) una persona che sta sempre da-

vanti al computer, giorno e notte, senza alcuna vita sociale.Attenzione, interessi e comportamento non sono gli unisi cliché su cui intoppa un nerd.A contraddistinguerlo nella storia è stato anche il suo stile: un abbigliamento tipi-camente ostile alla moda e alla tendenza; quello stile insomma che spesso si vede indossare a chi è avanti con l’età piutto-sto che a giovani ragazzi.Già negli anni ’90 questo termine assu-me una connotazione positiva per la di-stinzione di chi era dotato di intelletto e competenze tecniche. Ma chi avrebbe mai detto che addirittura il gusto dei nerd

La parola prima di tutto.

Poi, il palco.Intervista ad Ascanio Celestini

“Io credo che tutto il teatro o quasi tut-to sia narrazione, perché da sempre nel teatro si raccontano storie. La differenza è che in scena non troviamo la dinamica dei personaggi, cioè attori che interpreta-no un copione. Io, quando vado in scena, parlo in prima persona come se fossi un operaio o un paziente di un manicomio. Lo spettatore vede me: Ascanio Cele-stini. Con la mia barba e il mio vestito. Non vede un altro. A me interessa che lo spettatore immagini la storia che io gli racconto piuttosto che la veda rappresentata in scena.”

Ascanio Celestini fin dai suoi primi lavori fa emergere il suo stile, caratterizzato da un'economia scenografica e di movimenti. I suoi spettacoli si distinguono per essere molto “poveri”. Ma proprio per questo di grande efficacia.

“L'attenzione si deve concentrare sul linguaggio, sulla parola. Se voglio par-lare, per esempio, di razzismo io prendo

e lo apro, lo faccio a pezzi. Comincio a lavorare dal suo interno. Quello che viene fuori è magari il monologo di uno che è razzista. E questo non diventa una critica del razzismo, ma una critica al linguag-gio razzista. Magari lo spettatore, alla fine, sentendo me, può trovare delle so-miglianze e pensare: ''Ma anch'io a volte parlo così!”. ”Il lavoro di ricerca di questo autore-attore è alla base dei suoi spettacoli e parte dal-la raccolta di testimonianze dirette. Docu-menti. Interviste. Toccare con mano ciò di cui vorrebbe narrare. Così come ha fatto per il suo ultimo spettacolo: “Appunti per un film sulla lotta di classe” “Lo spettacolo nasce nel maggio del 2006 come una serie di appunti, una raccolta di circa 12 racconti scritti a partire dalle interviste che abbiamo fatto ai lavoratori precari di uno dei più grandi call-center di Roma: Atesia. Nel tempo abbiamo raccol-to e trascritto appunti e canzoni, e l'idea

che è venuta fuori è stata quella di cre-are una specie di concerto. Dove non c'è un' unica storia ma tante e diverse storie e canzoni che possono essere smonta-te, scambiate, riprese. Mi sembrava più adatto che non ci fosse una storia singo-la che tenesse insieme tutto, ma fossero pezzi abbastanza sconnessi, anche per-ché dal 2006 ad oggi sono cambiate alcu-ne cose e alcuni dei racconti che avevamo all'inizio per esempio non li facciamo più. Quindi tutt'ora il lavoro continua, lo spettacolo cambia sempre, è in con-tinua evoluzione.”

Alessandra Giachetti

Ascanio Celestini Illustrazione di Mattia Vegni

“Anche tra gli attori più giovani ci sono quelli bravi e bravissimi, come il romano Ascanio Celestini”

Dario Fo

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Cultura & Spettacolo

Cancellate dalla vostra mente gli ultimi lavori, non essendo stupendi è anche più facile, di Ozpetek e Pupi Avati.Il cinema italiano è, ancora una volta, sprofondato in uno stato di mediocrità quasi irreversibile. Quasi tutti i film no-strani usciti nell'ultimo periodo sono di una furbizia sconcertante. Prodotti infar-citi di attori bravi, del livello di Sergio Ca-stellitto o Silvio Orlando, diretti da coloro che qualcuno definisce come gli eredi di Risi, Monicelli e Germi (ERESIA!): Gio-vanni Veronesi e Fausto Brizzi.Veronesi ci ha deliziato con perle come "Streghe verso Nord", con un Mammuca-ri da oscar , oppure con "Il mio West" e una surreale accoppiata Pieraccioni-David Bowie, evolvendosi (per fortuna) nei due “Manuale d'amore”.Brizzi è reduce dai fasti di “Notte prima

degli esami”. Mica pizza e fichi.Per farvi capire meglio lo spessore dei due personaggi sopracitati: entrambi sono degli affermati sceneggiatori di non pochi film, come "Faccia di Picasso", "Una moglie bellissima" "Il ciclone" nel caso di Veronesi; "Natale a New York","Natale in India" e "Natale a Brozzi" nel caso di Briz-zi. Natale a Brozzi ovviamente non esiste, o meglio, non ancora.Brizzi e Veronesi dunque, due dall'incasso facile. Due che quindi hanno ragione: il loro cinema leggero e senza pretese vince sempre. Guai a prenderli troppo sul se-rio, perchè potrebbero pure risentirsi. E guai a parlare male dei loro film, perchè si passa per snob. Quindi zitti ed accon-tentatevi.Per fortuna che ci sono le alternative : “Iago” e “Questo piccolo grande amore”.

Il primo è una rivistazione in salsa giova-nile dell'Otello di Shakespeare, con Vapo-ridis e Laura Chiatti.Parlarne male, pur senza averlo visto, è talmente facile che preferisco sorvolare.Il secondo invece è tratto niente meno che da un album di Claudio Baglioni. Tra vent'anni magari toccherà a Povia o ai Gemelli Diversi.Mai avrei pensato di rimpiangere film come "Non pensarci" o "Pranzo di Fer-ragosto". Film che io definisco con due semplici parole: Carino Però. Film che al confronto con quelli che sono ora in sala, sembrano dei capolavori senzatempo.É lo stato di mediocrità purtroppo. O è lo stato di normalità?

Francesco Cecchini

Dimenticatevi “Il Divo” e “Gomorra”Cinema

sarebbe stato apprezzato a tal punto da divenire trend!Sebbene non ci siano più le penne a por-tata di taschino, gli occhialoni spessi, con tanto di montatura nera e grossolana (magari anche rotti e sistemati alla me-glio con un nastro adesivo), sono super gettonati, assieme ai pantaloni a pinoc-chietto (oggi rivisitati in formato denime /jeans stretti) con tanto di caviglie sco-perte; abiti formali contraddistinti da ca-micie di vario genere, ma principalmente a quadri: se prima si andava a prediligere colori spenti e opachi il “nerd victime” az-zarda colori più disparati.Inoltre per rendere il tutto più ricco e completo, si possono accompagnare alla mise un bel paio di bretelle, un papillon o una cravatta a scelta.

Se per l’individuo nerd l’acconciatura era l’ultimo problema, per il nerd victime è chiave essenziale del suo aspetto: capelli rigorosamente arruffati oppure all’indie-tro, aiutati da gel, lacca e phon.Ma sappiamo tutti che la moda è pretta-mente donna, ecco perché anche tra le proposte femminili troviamo maglie lar-ghe over-size, gonne e pantaloni a vita alta, calze a tinta unita, dai colori più svariati (mi riferisco ovviamente alla sta-gione autunno-invernale ormai alle por-te, anche se per la primavera-estate già si avvistano le prime giacche di lino o di seta, lunghe e strette). La cosa più cu-riosa è la ricchezza che può trovare una donna nel suo armadio. Infatti, a regalare novità, vengono proposti anche abiti ti-picamente maschili, rivisitati sulle curve

femminili.Ne è l’esempio eclatante la collezione di “Boy by Band of Outsiders” proposte sul mercato statunitense.E per chi volesse trovare qualcosa di simi-le a basso costo e soprattutto sotto casa, ci sono sempre Zara e H&M.Ovviamente queste tendenze hanno vi-sto il loro consumo quest’inverno e chis-sà che non possano resistere anche tutta l’estate.Basta veramente un occhiale per essere nerd?? La domanda in cui molti si potranno im-battere può trovare risposta: sembra in-fatti che portare i pantaloni, le camicie e soprattutto gli occhiali da nerd, non dimostri affatto che i giovani che oggi li indossano siano sfigati. Contrariamente

alle aspettative del luogo comu-ne, l’effetto è opposto. Ciò che rendeva il nerd sfigato era pro-prio l’estraniamento dalla corren-te, ma in questo ribaltamento di senso, sboccia invece come una avanguardia dello stile, che anco-ra non tutti a quanto pare perce-pisco, e la sentono propria. Insomma colta o non colta è comunque una tendenza che le grandi firme hanno saputo apprezzare, e tutti, chi più chi meno, possono sentirsi Nerd. Del resto come dice lo scrittore Stefa-no Priarone, nel libro “NERD PO-WER”: “dentro siamo un po’ tutti nerd, e non si scappa!”.

Maria Zheng

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Cinema di pura entropia Koji Wakamatsu

Miyazaki: un cinema da riscoprire

Cultura & Spettacolo

Alla vigilia dell’uscita nelle sale cinemato-grafiche italiane dell’ultimo lungometrag-gio del maestro d’animazione giapponese Miyazaki Hayao, “Ponyo sulla Scogliera”, può forse essere utile ripercorrerne bre-vemente la carriera. Dopo quarant’anni anni il maestro ritorna a raffigurare un mondo senza apparenti contrasti e zone d’ombra che invece ab-bondavano nei suoi lavori più recenti.Se per esempio “Princess Mononoke”( 1997) ha rappresentato il vertice di una visione pessimista sull’ essere umano, con questo lavoro si ritorna a quel mondo senza grandi conflitti tipico invece delle sue produzioni seriali più celebri come ad esempio “Heidi” o “Lupin”.In questo potrebbe essere infatti mag-giormente apprezzato da un pubblico nostrano, che distratto dalla totalizzante presenza dello “stile Disney” ha sempre ritenuto l’animazione materia per un pub-blico under 12. Ponyo si presenta infatti perfetta in que-sto tipo di scenario, fiaba moderna am-bientata in un mondo idilliaco tra mare e

terra, dove un bambino di 5 anni, Sosu-ke, inizia il suo percorso di crescita gra-zie all’incontro con Ponyo, una moderna sirenetta. Una pellicola critica da coloro che dopo “La città incantata“(2001 )e “Il castello errante di Howl”(2004) si aspettavano un Miyazaki meno infantile, più mistico e maturo. In linea cioè con le sue ope-re di maggior spessore quali Nausicaa e Princess Mononoke , film che trattano in modo profondo e non scontato del com-plesso rapporto tra uomo e natura. Per non parlare dei mondi fantastici e visio-nari che emergono dai suoi disegni e che ci lasciano sbalorditi. Dai paesaggi delle lande e delle maledi-zioni di Howl agli spiriti e gli dei della città incantata,passare allo scenario marino di Ponyo -con tanto di canzoncina tene-ramente fastidiosa- ha forse per questo lasciato un po’ perplessi i tanti fan.Ma un ottimo motivo per sedersi davanti allo schermo del cinema sta nella spet-tacolarità dei disegni, interamente fatti a mano. Contro il riduzionismo che colpisce

tutto il cinema d’ animazione, Miyazaki, nell’era della tecnologia digitale, "sospen-de" la computer graphic e restituisce la complessità del mare alla matita di set-tanta artisti che hanno disegnato a mano centosettantamila tavole.Il film, distribuito in Italia da Lucky red, aspetterà il suo sceneggiatore per la pro-va del nove ai botteghini. Se il film ri-scuoterà un certo successo, verrà portato avanti il progetto di far conoscere anche in Italia il grande artista giapponese at-traverso l uscita, sia al cinema che in dvd, dei suoi lavori più importanti. E noi ce lo auguriamo, Come le serie animate che hanno carat-terizzato la nostra infanzia sono rimaste impresse nei nostri ricordi, così i suoi lun-gometraggi sapranno catapultarci in un mondo fantastico dove gironzolano maiali parlanti, spiriti del bosco e castelli che si muovono da sé.

Chiara MorellatoEdoardo Calamassi

Koji Wakamatsu nasce nel 1936 in Giap-pone ed è ritenuto uno dei maggiori au-tori di “pinku eiga” degli anni ’60 (genere cinematografico in cui il contenuto eroti-co softcore assume valenze politiche e di critica alla società giapponese). Ad oggi Wakamatsu ha diretto più di cento opere tra film e documentari.“L’embrione caccia in segreto” (1966) è un film di 72 minuti in bianco e nero che tratta temi insoliti come il rifiuto della procreazione umana associato ad una vi-sione pessimistica della vita terrena e la denuncia della visione del corpo femminile inteso come “oggetto” che riacquista una sacrale purezza attraverso la violenza.

Altro capolavoro di Wakamatsu è “Ange-li violati” del 1967, pellicola in bianco e nero con alcune scene a colori utilizzate per accentuare il pathos.Ispirato ad una vicenda realmente acca-duta a Chicago, il film affronta la follia parallela del protagonista e della società in cui vive. Un giovane disturbato men-talmente, si introduce in un dormitorio di infermiere che verranno uccise tutte si-stematicamente, tranne una. Il ragazzo irrompe nella vita appartata e paradisia-

ca delle donne come il peso incombente della storia, dando vita ad un massacro infernale (con numerosi riferimenti freu-diani) che le incatena al suolo trafig-gendole, privandole di quella leggerezza dell’anima che permetteva loro di volare. L’unica sopravvissuta, che rappresenta metaforicamente il Giappone, domanda al ragazzo: “Perché tutto questo sangue se volevi soltanto arrivare a me?” .E’ qui evidente una critica alla lotta per il paese e all’esasperante nazionalismo. L’ aliena-zione sessuale che causa una “rivolta” individuale è legata all’alienazione eco-nomica, politica e ideologica della socie-tà capitalista. La vicenda è alternata da scene di manifestazioni studentesche e pestaggi della polizia.

In “Estasi degli angeli”, film del 1972, il tema politico è prevalente e la trama più esplicita e lineare rispetto agli altri film del regista. La vicenda è incentrata intorno a dei gruppi di anarchici. I loro nomi sono presi dai giorni della settimana mentre quello della loro organizzazione dai mesi dell’anno. I due mesi che rap-presentano l’azione politica sono Ottobre (nome del leader del gruppo) e Febbra-

io. I due mesi rappresentano un evidente omaggio alla rivoluzione russa. Sorgono delle divergenze tra i giovani che portano alla disgregazione dei gruppi e la causa di tutto è ovviamente una donna. E’ proprio quest’ultima ad elogiare l’anarchia indivi-duale affermando che “occorre non teme-re l’indipendenza”.

Koji Wakamatsu è un regista difficile da digerire, spesso classificato come “ma-schilista” e “depravato”, troppo facilmente fraintendibile se studiato superficialmen-te. I suoi film sono paragonabili ad un pugno nello stomaco; i dialoghi sporadici ,le trame implicite, la rigorosa costante del bianco e nero ne delineano l’inconfon-dibile stile sovversivo. Un cinema libero, disinibito, un cinema di pura entropia che tende alla provocazione più accorta e fi-nisce per sgretolare i castelli di ipocrisie perbeniste, lasciando sui volti degli spet-tatori indelebili rughe di stupefazione.

Cinzia Puggioni

SPECIALE GIAPPONEG

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Cultura & Spettacolo

Negli scorsi numeri questa rubrica ripor-tava le esperienze di studenti in erasmus da 2 città diverse dello stesso paese, que-sta volta invece andremo dal mare gelido della Danimarca alle coste assolate del Portogallo.

Bernardo, 21 anni, erasmus a Lisbona.Leonardo, 22 anni, studia in Danimarca.

Prime impressioni sulla città (gente, vita, alloggi, prezzi, ecc)

B - Lisbona è una città fantastica, direi magica. La presenza dell’oceano e del fiume Tejo che divide il bellissimo centro storico creano un’atmosfera speciale. Dal punto di vista dei prezzi Lisbona e il Porto-gallo in generale non hanno paragoni con nessuna città italiana ed Europea. Una camera singola con connessione internet a Praça do Commercio (come dire Piazza della Signoria a Firenze) costa non più di 250-280 euro al mese, spese comprese; lo stesso vale per la vita di tutti i giorni: il cibo costa molto meno, al ristorante non spendi più di 10-12 euro, con 3 euro bevi la migliore caipirinha del continente, una “imperial” (bicchiere grande di birra) co-sta 1 euro, entrare in discoteca il più delle volte è gratis altrimenti te la cavi con 6 euro (ma con due consumazioni gratuite).

L - Aarhus è la seconda città della Dani-marca ma non è assolutamente grande, si gira tranquillamente in bicicletta o con l’autobus. La scelta fra i due mezzi di tra-sporto è dettata soprattutto dal tempo: pur essendo sul mare infatti, la mattina può capitare di trovare la città sommer-sa dalla neve (questo non scoraggia as-solutamente gli abituali ciclisti danesi). Il biglietto dell’autobus costa molto, quasi due euro e cinquanta per tragitti che dif-ficilmente durano più di un quarto d’ora. Nei negozi i prezzi delle biciclette sono proibitivi, il modo migliore per procurar-sene una è partecipare all’asta di quel-le abbandonate che ogni mese la polizia raccoglie; per poche Corone si trovano biciclette veramente belle. La città è pu-litissima, in centro c’è un canale su cui si affacciano moltissimi locali ed è sem-pre pieno di studenti, come tutta la città. L’alloggio datomi dall’università consiste in una stanza singola con cucina e bagno in uno dei tanti collegi che ci sono e pago tremila corone, cioè quattrocento euro al mese. Gli orari dei supermercati sono una cosa a cui ci si abitua difficilmente: molti negozi chiudono alle cinque e il sabato è quasi tutto chiuso.

Università, le differenze con l’Italia (lezioni, programma, attività, funzio-nalità) B – Qui frequento un’università privata, e premetto che sto parlando da studente di architettura, ho quindi esigenze particola-ri (plotter, sala computer attrezzata, aule con tavoli grandi su cui poter disegnare, etc)Le differenze con l’Italia sono comunque

sostanziali. Le classi non supera-no i 20-25 studenti, cosa che ren-de il lavoro molto più facile, meno caotico e soprattutto permette ai professori di revisionare più vol-te e con più cura il lavoro di ogni singolo studente.Le strutture sono moltissime, abbiamo una sala di lavoro comune su due piani che rimane aperta tutta la notte, i com-puter migliori, una sala di plottaggio mol-to efficiente ed economica, uno shop che vende materiali di tutti i tipi, da quelli per fare i plastici alle matite, i fogli, le penne, etc a prezzi studenteschi.

L - Dal punto di vista amministrativo il sistema universitario funziona a meravi-glia: lo studente erasmus viene affida-to ad uno studente danese che ti viene a prendere quando arrivi e che risolve qualsiasi tipo di problema tu possa avere durante il semestre. Se hai qualche pro-blema nella tua stanza basta segnalarlo all’ufficio relazioni internazionali e ti viene sostituita la mattina seguente. Le lezioni si svolgono in classi che sono da 25/30 persone e la frequenza non è obbligato-ria. Se si decide di frequentare di volta in volta bisogna prepararsi a casa perché agli studenti è richiesta continuamente una partecipazione attiva: tutto il ma-teriale per le lezioni (dispense, appunti, ecc) viene messo su internet. Io studio Giurisprudenza e per me gli esami saran-no orali: un esaminatore esterno e il pro-fessore mi faranno estrarre a sorte una o più domande sul programma svolto e ne dovrò parlare per circa un quarto d’ora. I docenti sono tutti giovanissimi e il livello d’insegnamento è ottimo.

I divertimenti tipo degli universitari (locali, feste, ritrovi culturali)

B - Il divertimento tipo dello studente Lisboeta è sicuramente uscire la sera al Bairro Alto, un piccolo quartiere del cen-tro con la più alta concentrazione di bar d’Europa. Nel Bairro si passa tutta la notte per strada, anche perché i bar sono mol-to piccoli e spesso interamente occupati da piccoli gruppi musicali (brasiliani, an-

golani e capoverdiani soprattutto) poi dopo le due di notte quan-do i bar chiudono, ci si sposta nelle numerose discoteche come il Lux (di proprietà di John Malkovich), la Lx Fac-

tory, il Jamaica, il Minimercado e molte altre ancora. Infine nel quartiere dell’Al-fama (forse uno dei più belli che abbia visto) si va a sentire il Fado, melanconica musica portoghese che va presa a piccole dosi. Consiglio poi a tutti di andare al car-nevale dell’isola di Madeira, pazzesco!

L - Ogni kollegiet ha un bar e uno spazio comune gestito dagli studenti dove ven-gono organizzate feste quasi tutti i fine settimana. Più di trentamila su trecento-mila abitanti sono studenti, quindi in cen-tro ci sono locali che organizzano serate proprio per gli erasmus dove spesso per un’ora regalano la birra. Dopo qualche tempo si scoprono molti posti per andare a ballare frequentati soprattutto da da-nesi dove suonano benissimo. Ogni ve-nerdì in tutte le facoltà, dalle due del po-meriggio alle sei, ci sono i Friday Bar con musica dal vivo e dj, e gli studenti bevono in tutte le mense (che sono parecchio più accoglienti che da noi).

Perchè hai scelto di andare in era-smus?

B - Ho scelto di andare in erasmus a Li-sbona sotto consiglio di un mio professo-re dell’anno scorso che mi ha consigliato l’università che adesso frequento, mai scelta fu più azzeccata.

L - Ho scelto di andare in Erasmus per-ché avevo voglia di andare via da Firenze per un pò ma non volevo interrompere gli studi. E’ anche un’occasione per provare a vivere da solo, tra l’altro in un paese in cui probabilmente non avrei mai vissu-to. Ho scelto la Danimarca perché posso studiare in inglese, non c’ero mai stato e quando ho partecipato al bando mi pia-ceva l’idea di un porto scandinavo del mare con la neve. Sono più che convinto di aver scelto bene adesso che ci sono, ma ogni volta che nevica, per qualche se-condo, mi ricordo che tra le opzioni c’era anche Siviglia.

Giulio Schoen

In viaggio con Schoen... Erasmus tra Aarhus e Lisbona

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Sport

Ore 1.00 am. L’Italia dorme beatamente, o almeno, buona parte di essa dorme beatamente. Un’altra parte del bel paese non riesce a dormire, si rotola nel letto, conta ovini, si prepara una camomilla… Niente: il sonno non arriva. L’italiano senza riposo, che aveva imparato ad aiutare Morfeo con una buona dose di Marzullo, ha ormai sviluppato un’intolleranza pure a lui, il giornalista dalle domande contorte. Dormire ormai gli è dunque del tutto impossibile. Ossessionante il pensiero di non chiudere occhio, già ossessionante, stancante… Ma (c’è sempre un ma!) una parte di quell’Italia senza sonno, non solo non cerca ogni modo per addormentarsi il prima possibile, ma anzi fa di tutto per resistere sveglia davanti alla tv…Resistere perchè, ogni notte, la National Basket Association, diventa il luogo in cui “the amazing happens”, il luogo in cui l’incredibile accade. E allora, accompagnati dai commentatori americani, dato che quelli italiani sono già a letto, alcune persone con l’amore per il gioco restano sveglie, in attesa che l’incredibile continui ad accadere. In attesa che questo mondo magico regali le emozioni per cui è valsa la pena restare in piedi. In attesa della giocata che fa sobbalzare sul divano, in attesa di quel grido, che si è costretti a strozzare in gola, perché tutti a quell’ora dormono… E non sanno cosa si perdono.

Fabio Ferri

I love this game, i don’t want to sleep

Rigore o simulazione? Fuori o dentro l’area? Fallo di mano o gesto involontario? Goal o non goal?In Italia da molti anni, che si tratti del cir-colino di paese o dei maggiori programmi televisivi sportivi, si è smesso di parlare di calcio. Il centro delle discussioni sono diventati solo ed esclusivamente gli episo-di dubbi. Così domenica dopo domenica, tra una partita e l’altra, un’intera nazione si ritrova a discutere se andava fischia-to o meno il fallo da rigore su Balotelli, piuttosto che di una splendida partita tra due squadre che si sono affrontate a viso aperto.La moviola è un esclusiva made in Italy. In Inghilterra ad esempio non esiste ne-anche un termine che stia ad indicarla, al massimio si parla di un semplice “replay”, che però non viene riprodotto in conti-nuazione.A fine gennaio c’è stata la partita Liverpo-ol-Chelsea, con le due squadre seconde in classifica a pari merito dietro il Man-chester United, finita 2-0 per i Reds. Una partita di grande importanza quindi, che è stata condizionata però da un errore dell’arbitro che, al 60°sul punteggio di 0-0, espelle ingiustamente il centrocam-pista del Chelsea Lampard. Match of the day, il “90° minuto” inglese, che va in onda il sabato sera alle 23 per circa due ore, ha dedicato all’episodio un servizio di appena una ventina di secon-di. Il giorno dopo l’arbitro in questione dopo aver visto il filmato, ha chiamato Lampard gli ha posto le sue scuse, ha cambiato il referto sulla partita, il gioca-tore non ha preso la squalifica e tutto è finito li.Ora non possiamo non pensare ai vari Controcampo, Studio Sport, Il processo di Biscardi, Stadio Sprint, e chi più ne ha più ne metta, che proprio su episodi come

Italiani, figli della moviola.

questo costruiscono intere puntate con i loro “esperti della moviola”.Come non pensare a Maurizio Mosca ai tempi de “Il Processo” con addirittura la Supermoviola, immagini 3d realizzate al computer con annesse improbabili per-formance del giornalista.E adesso largo a chi la spara più grossa: chi propone l’aggiunta di 2 arbitri in cam-po, chi i sensori elettronici, chi telecame-

re ovunque...Tutto questo perchè in Italia vige il culto del sospetto,e non è più possibile sbagliare senza che l’errore venga tra-

sformato in atto volontario.In un recente intervento ai microfoni di “La politica nel pallone”, Flavio Briatore, azionista del QPR (squadra che milita nel-la serie b inglese,ndr) ha dichiarato:’Qui in Inghilterra non c’è la moviola, non esi-ste questo apparecchio. E poi non sap-piamo nemmeno come si chiami l’arbitro’’ . E ancora:’’Anche qui gli arbitri sbaglia-no, ma non se ne parla. La moviola non

esiste nemmeno in Francia o in Spagna, e’ un fatto esclusivamente italiano. In In-ghilterra, un allenatore lascia lo stadio 15 minuti dopo la partita. In Italia passano 2 ore perchè si parla di un rigore”.In Inghilterra nessun giornale o program-ma televisivo giudica l’arbitro marchian-dolo con un voto prettamente scolastico, mentre qui abbiamo addirittura le pagelle riservate agli arbitri da Studio Sport.A rovinare uno sport bellissimo non ci pensano solamente questi emiri arabi, ricconi americani o russi con i loro giri miliardari; anche le multinazionali con i contratti sponsor da sette zeri e le televi-sioni che sborsano fior fior di quattrini alle grandi società per acquisirne i diritti.Non basta tutto questo a rovinare uno sport stupendo ma, com’è tipico della cultura italiana, continuiamo a tirarci la zappa sui piedi tralasciando la parte fon-damentale della questione: la partita. Quei sacrosanti 90 minuti in cui si gioca a pallone e niente più.

Lapo Manni

In Italia vige il culto del sospetto

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Sport

180°: schiacciata effettuata con una ro-tazione di centottanta gradi, in cui il gio-catore si ritrova a schiacciare dando la schiena al canestro.360°: schiacciata che richiede un atle-tismo strabordante, in cui il giocatore in salto effettua un’intera rotazione su se stesso prima di schiacciare.

A Air Ball: termine che viene utilizzato per descrivere un tiro in cui il pallone non ar-riva neanche al ferro.“…And one!”: tipica frase dei commen-tatori NBA, utilizzata quando un giocatore subisce fallo mentre sta tirando, segna il tiro ed è premiato con un libero supple-mentare. Il telecronista dice “And one!” (e uno!). Tale esclamazione è divenuta anche il nome di una nota casa produttri-ce di scarpe da ginnastica specializzata in calzature ed abbigliamento da basket.All Star Game: ovvero divertimento allo stato puro e difese in uno stato pietoso. L’All Star Game è la partita delle stelle. Dal 1951 i migliori interpreti del gioco si sfidano in un’epica battaglia tra apparte-nenti a squadre dell’est e appartenenti a squadre dell’ovest. Il quintetto iniziale è scelto dal pubblico tramite votazione,

mentre dieci sostituti per conference ven-gano scelti dall’allenatore.All Star Weekend: il fine settimana del-le stelle che comprende il già citato All Star Game, la gara delle schiacciate, del tiro da tre punti e la partita dei Rookie.Alley-oop: un giorno Al Tucker dis-se a suo fratello Gerald: «Hey, salta in alto stavolta, perchè io ti alzo il pallone e mentre è in area lo schiacci nel cane-stro…» Gerald deve aver pensato: «…Fa-cile No! Chissà perché non ci hanno pen-sato prima». Erano i mirabolanti anni ’60 e nasceva l’alley-oop. A dire il vero, non so quale dei due fratelli alzò il pallone e quale volò a schiacciarlo dentro il canestro. Ma so che il risultato fu senza dubbio spettacolare. Il cosiddetto alley-oop è infatti una delle giocate più esaltanti della pallacanestro. Necessita di una buona coordinazione, doti atletiche e affiatamento tra due compagni. Un gioca-tore infatti effettua un passaggio alto, non teso, verso il ferro (senza tirare), men-tre un compagno salta, afferra la palla al volo e la schiaccia a canestro. Il termine deriva dal francese allez-oop, usato dagli acrobati del circo prima di un salto. Anello: il titolo NBA.AK47: soprannome di Andrej Kirilenko

che gioca con le iniziali e il numero di ma-glia (47) del cestista russo, formando la sigla del celebre fucile-mitragliatore Ka-lashnikov, fra l’altro progettato proprio nella città natale dell’ala degli Utah Jazz.The Answer: la Risposta. Soprannome del miglior marcatore NBA dell’epoca post-Jordan, ovvero Allen Iverson. Play-maker e guardia tiratrice, che nonostante sia alto soltanto 1,80 m per 74,8 chili è riuscito ad imporsi anche nel basket pro-fessionistico, grazie ad una reattività non comune, doti tecniche superiori alla nor-ma ed una grinta da leone.

Fabio Ferri

Il glossario del meraviglioso mondo NBA

Sono le sette di sera. Tra otto ore, si va in stampa con questo maledetto giornale, ancora ma-ledettamente da finire. Com’è che si chiama poi? Raiovan? Raiotvein? Ritovan? Il funambolo dell’analisi ippica che doveva fare questo articolo, ci ha dato buca. Niente. Questa volta, nemmeno una Ferrari presa da gazzettapuntoit.Nisba. Legrottaglie che s’improvvisa pastore al grido di “Io sto col Papa”, non piace ai clericali. E neppure la Canalis, che nella giornata mondiale contro il razzismo so-stiene la causa passando da Reginaldo-a-Balotelli-sosta-Maicon, sembre-rebbe appetibile.Nel mentre, attendiamo con ansia fine maggio per assistere alla finale di cheese-rolling. La disciplina praticata in Inghilterra, vede i partecipanti inseguire una forma di formaggio lasciata rotolare dalla collina di Cooper Hill. Interessante, ma i tempi del cheese-rolling non sono ancora maturi.Infine, scartato l’indultato Gaucci, padre modello e mago della finanza, non ci resta che parlare di uno dei pochi sport genuini rimasti: il rugby.È un piovoso pomeriggio del 1832 nella cittadina inglese di Rugby, nei pressi di Birmingham. Due squadre di college stanno disputando una vi-vacissima partita di pallone. L’inferiorità della squadra di casa è palese e le sorti della partita sembrano già scritte in favore degli ospiti. All’improv-viso, un po’ per frustrazione, un po’ per nazio-nalismo, il bomber irlandese William Webb Ellis, incitando la folla, prende in mano il pallone. Si lancia verso la porta avversaria e scaraventa la sfera in rete.Cosi è nato il rugby. Infine per dovere di cronaca, siamo costretti a segnalare anche quest’anno la disfatta della com-pagine azzurra. I ragazzi di Nick Mallett hanno, oltreché peggiorato i loro standard di gioco, ri-mediato cinque sconfitte su cinque gare dispu-tate. Il cucchiaio di legno, riconoscenza attribui-ta all’ultima squadra classificata, è stato più che meritato.

L.A.M

Circa il concetto di informazione sportiva

Lo sapevate che...?

Cheese RollingLa caciotta di formaggio puo raggiungere i 120 km orari.Sono previsti al massimo 20 atletiVince chi arriva prima alla fine della collina. Poiché, a ben pen-sarci, è impossibile raggiungere i 120 all’ora e afferrare una ca-ciotta.Nessuno sa quando questo gioco sia nato esattamente, ma è suc-cesso circa 200 anni fa. Era parte di un rituale pagano curativo. Sembra che per i pagani, i rituali curativi, comportassero il ferirsi in maniera veramente pesante.

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Misticismi

IL CERCHIO DELLE BESTIE

“Assomiglia più la mamma a Marge che il babbo a Homer”.Ore 3.00 am, con questa affermazione tanto innocente quanto emblematica è partita la mia riflessione sul libro “I Sim-pson e la filosofia”. Il solo Brian Johnson, mi ascoltava mentre cantando “You shook me all night long” squarciava il silenzio della mia macchina con la sua voce stri-dente ed aggressiva.Pensavo al libro. Riflettevo, da solo, ad alta voce: in fondo nel mondo occiden-tale, non solo nell’universo USA, quanti possono rivedersi, o rivedere altri, nei personaggi della famiglia Groeninghiana. Mia madre assomiglia a Marge, almeno un po’: doti, manie, vizi. Mio Padre asso-miglia ad Homer, forse non troppo. Anche perché il pater familias in questione (dai, non ridete!) è senza dubbio ancheil personaggio di evasione comica del pro-gramma, che, per il suo carattere carica-turale tende forse a distaccarsi, grotte-sco, dalla realtà. Anche se Homer Jay Simpson è effettivamente più profondo e reale di quanto possa apparire. Non finisce però qui, quanti hanno un non-no vagamente delirante, quante hanno avuto un fratello teppista e distruttore di bambole e quanti hanno avuto una sorella “perfettina”, di cui bisogna am-metterlo, almeno a volte si è stati ge-losi.“I Simpson e la filosofia”, analizzando il Fenomeno Giallo, si diverte e diverte pur non rinnegando il suo scopo prin-cipale: sfruttare la situation comedy animata, per iniziare una discussione filosofica che, senza presunzione, vuo-le avvicinare “l’Homer qualunque” al mondo spesso inaccessibile della disci-plina che fu di Aristotele.Insomma, i personaggi della famiglia

Ovvero: i Simpson sono una cosa seria.Simpson vengono vivisezionati dai filosofi di “I Simpson e la filosofia”, neanche fos-se uno speciale di Halloween. Ma a finire sotto la lente di ingrandimento del gruppo di pensatori, c’è anche la società spring-fieldiana, composta da quella miriade di personaggi riconoscibili di cui ormai for-se anche noi facciamo un po’ parte. Così emergono le nostre relazioni con vicini fastidiosi fastidiosini fastidiosetti, con parenti lontani, conoscenti, insegnanti, superiori, media, tutori della legge e isti-tuzioni politiche, disegnando, dietro quei trenta minuti di spassosa trasmissione, il nostro mondo fatto di lotta con la quoti-dianità.Così, per diciotto saggi, l’equipe di venti filosofi guidata da William Irwin, profes-sore di filosofia al King’s College in Penn-silvania, Mark T. Conard, scrittore, e Aeon J. Skoble, che insegna filosofia all’Acca-demia Militare di West Point, ci conduce

lungo un cammino che parte da Aristotele ed arriva fino a Nietzsche e che, senza lo zucchero dei Simpson, difficilmente sa-rebbe stato buttato giù.Accompagnandoci in questo viaggio, gli autori non sostengono che I Simpson siano un’opera scritta e disegnata da un Kant fumettista. Né tanto meno vogliono paragonare il loro lavoro ad analisi filoso-fiche di opere Shakespeariane o di altre opere letterarie di profondo significato. Ma sostengono, questo sì, che I Simpson siano abbastanza profondi e soprattutto abbastanza divertenti da valere quell’at-tenzione che attraverso questo libro gli viene dedicata.Oltre alla satira che I Simpson ci propon-gono, gli autori riconoscono all’interno delle avventure della famiglia la possi-bilità di poter parlare di filosofia, perché Matt Groening non è un filosofo, ma le si-tuazioni che delinea per le sue “creature”

sono talmente vive da poter ravvisare in esse un significato filosofico.Dunque Bart, il ragazzino pestifero, senza regole, graffitaro e skater può essere l’incarnazione dell’ideale nichi-lista? E il vecchio signor Burns, tetro “vampiro” capitalista dalle lunghe dita ossute come artigli, può darci delle ri-sposte sulla natura della felicità uma-na? Oppure la piccola Maggie, che di parlare non ne vuol proprio sapere, può insegnarci qualcosa sul valore che le filosofie orientali e occidentali hanno dato al silenzio?Tutte queste domande e molte altre vengono trattate nel libro, sapendo che i cartoni animati sono incoerenti e che non si sta prendendo in esame azioni reali compiute da uomini in carne ed ossa, ma sapendo anche che I Simpson sono una cosa seria. Ora, non c’è più solo Matt Groening a crederlo.

Fabio Ferri

Anche i filosofi hanno un cuore

Ariete (21 marzo - 20 aprile)Marte dispettoso. Il vostro vicino di casa vi ama e vi rispetta a tal punto che, pas-sando davanti alla porta di casa vostra con un chewing gum in bocca, preferisce attaccarlo al vostro campanello.

Toro (Dal 21 aprile al 21 maggio)Fregati da Mercurio: al colloquio di lavoro arrivate dopo quel tipo a cui i “vostri”, non più possibili, datori di lavoro hanno fatto grandi sorrisi e a cui hanno detto «allora, caro Zampella, inizierà lunedì mattina alle 8.00». Vi fregano il parcheggio mentre venite bloccati da un Panda 750, 4 mar-ce, guidata da un maledetto “oroscopista” distratto da un fugace pensiero a Paolo Fox,e al suo conseguente squallido futu-ro imminente. E per finire… A letto arriva prima la vostra donna, poi l’amante, infi-ne voi. Terzo Posto disonorevole, con sor-riso ebete annesso ad un ingenuo: «Cara, non importava scomodare il vicino, ti aiu-tavo io a girare il materasso».

Gemelli (22 maggio - 21 giugno)In genere non dico queste cose, ma que-sto mese vorrei essere dei Gemelli. Il pe-riodo che segue sarà eccitante, diverten-te, spumeggiante, eccezionale… Incontri interessanti, con persone stimolanti. Vin-cerete al “Gratta e Vinci” senza comprar-lo, il vostro Bancomat vi comunicherà che

ha fatto la ricarica you & me con la sua tipa (una Mastercard) e voi avrete una ri-carica di 50€ ogni minuto di chiamata… ma non solo, cari Gemelli. Ad un sema-foro un signore a bordo di una Ferrari si commuoverà vedendovi patire dentro una panda 750, 4 marce, 542.000 km (uffi-cialmente), e con quella che solo all’ini-zio crederete una battuta, vi domanderà simpaticamente :«Famo a cambio?». Cari Gemelli, non mi voglio fermare qui. In redazione mi crederanno pazzo, ma alle prime cento e-mail che riceverò regalerò io personalmente il Set da 140 Pentole in acciaio inox che Mastrotta vi ha sempre promesso e che Mastrotta non vi ha mai inviato.

Cancro (22 Giugno - 22 Luglio)Ho scritto un oroscopo troppo lungo per i Cari Gemelli, non ho spazio per l’oroscopo del Cancro. Scusate.

Leone (23 Luglio - 22 Agosto)Il vostro lato animale influenzato da Mar-te e Venere si sta risvegliando. Grandi

Introduzione

“Chi non sa scrivere, beh, chi non sa scri-vere scrive oroscopi.”

Fabio Ferri “Un lavoro sporco”

Illustrazione di: Chiara Di Vivona

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Rubriche

Tutto quello che mi fa girare gli ingranaggi

Mi fanno girare gli ingranaggi quei quattro deficienti che, men-tre gli altri mille manifestano con un atto importante e delicato come una parata per le strade del centro, spaccano tutto quello che trovano e seminano il terrore, a dispetto di ogni logica, senso civico, intelligenza, rispetto per il prossimo, compresi gli altri manifestanti. Così facendo, oltre a vanificare qualsiasi sano principio che può dare luogo ad una manifestazione, sono la principale causa di cariche da parte della polizia: alla fine pren-de sempre le botte “quello che non c’entrava niente”. Sto parlando in particolare (ma succede spesso) della street parade dello scorso martedì grasso, “organizza-ta” per protesta contro gli ultimi decreti sicurezza e, ovviamente, non autorizzata. Non vedo il nesso tra “la sicurezza” e “spaccare i finestrini delle auto”. Mi fa girare gli ingranaggi la portinaia del plesso: per fare un esempio calzante mi servirò di un aneddoto, dove la protagonista, appunto la portinaia, rappresenta allegoricamente le autorità accademiche. Di fronte all’innocente richiesta “posso lasciare dei giornalini in bacheca?” Sua simpatia mi risponde con “nemmeno per sogno”. Sto parlando di QUESTO giornale, con tanto di timbro dell’unifi. Beh, noi all’università praticamente ci viviamo, vorremmo che fosse un luogo dove, oltre che studiare, si possa anche “passare il tempo”, tipo sfo-gliare sane riviste. Perché negarcelo? Perché chiudere le facoltà il sabato, con la luce che rimane accesa? Tutto mentre Azione Universitaria PUò lasciare i suoi cari volantini sui tavolini del bar. Dio mio. Mi fanno girare gli ingranaggi gli “Studenti per la libertà” che si ostinano a dichiararsi “un gruppo universitario”. La questione è delicata: voi sui volantini ci potete scrivere quello che vi pare, nessuno può impedirvelo. Neanche, purtroppo, il buon gusto. Ma VOI non siete UN GRUPPO UNIVERSITARIO CON DELLE IDEE: voi rappresentate un partito; ve ne eravate accorti? Quindi è

inutile scrivere volantini, tanto non sono fatti di “roba vostra”. Almeno risparmiate la carta, ci arrivano già abbastanza troiate via etere.Mi fa girare gli ingranaggi la Chiesa cattolica, che di fronte al più che citato “caso Englaro” pretende di ergersi a pensiero assoluto nella testa della gente

che non ha il proprio – fortezza degli umili - mettendo la sua boccaccia in questioni che non la riguardano (come non riguardano il politico di turno, ma questa è un’altra storia). O meglio, più democraticamente: tutti, Chiesa compresa, possono dire la loro riguardo a problemi del genere; poi ognuno gli darà il peso che crede. Ma senza arrivare allo scontro e attaccare dal pulpito un povero padre in QUELLA situazione.

Vorrei concludere come di consueto con un borbottio da pensio-nato alla “governo ladro”. Il “vicolo di san Marco vecchio” è uno stradello che dolcemente declinando arriva misteriosamente alle Cure, iniziato poco prima il suo percorso sulla via Bolognese con una bella curva a gomito. Ebbene, mi fa girare gli ingranaggi il fatto che, nonostante ci passino forse due carrozzine appaiate, il vicolo sia annunciato da un cartello che credo significhi “occhio, è doppio senso”. Ora io, spensierato, vi entro dalla Bolognese - storie di vita vissuta - e mi vedo arrivare, svoltato l’angolo repentinamente, un Ducato in - io penso - contromano. Quindi lo infamo. Quindi lui infama me, brutta fava guarda il cartello. Beh, caro Ducato, you are right. Resta il fatto che QUELLA non può essere una via a doppio senso: è come buttare una salsiccia in un corridoio. No il concetto è il contrario. E’ come buttare un corridoio in una salsiccia. Vabbè.

Bastiano

“accidenti alla portinaia!”

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Vantaggi all’orizzonte:Quando il Geometra Giovanni Giovanni-ni, noto come “il Gazzella”, nonché come il vicino di casa che deve farla sul cer-chione della vostra Panda 750, 4 marce pur essendo ormai a due metri da casa; cercherà di scappare dopo che lo avrete “sgamato” ma riuscirete a saltargli alla giugulare e sbranarlo. Vi piace di più la carne cruda di quella cotta e dunque non dovete cucinare. Non avete la menata di andare a fare la spesa perché vi è rimasto ancora metà del Geometra Giovannini.

Vergine (23 Agosto - 22 Settembre)Dicono di voi che siete pignoli, ma non è vero. Questo mese, non vi preoccupate, sarete persone tranquille e rilassate… se escludiamo quelle vostre piccole manie: come contare manualmente, ogni matti-na, il numero dei vostri capelli per fare un grafico mensile illustrativo del fenomeno crescita zero (prime calvizie).Bevete solo acqua frizzante e solo se è conservata a 7,5°C. Chiedete una peri-zia ad un esperto di erosione per sapere quando dovrete comprare il vostro nuovo

spazzolino da denti.∏ per voi non è 3,14 ma 3,1415926535897932384626433832795… a voler essere poco precisi.

Bilancia (23 Settembre - 22 Ottobre)Gino P., Riotvanner sportivo, nato sotto il segno delle Bilancia, ha detto che non gli piacciono i miei oroscopi. Ha detto che trova i miei oroscopi stupidi e tralaltro lo ha detto con un tono di voce provocato-rio. Bene. E allora: che schifo la Bilancia.

Scorpione (23 Ottobre - 22 Novembre)“Lei” ha detto :«Basta con gli oroscopi negativi per lo Scorpione».Io? Obbedisco: questo mese tutto una fa-vola per lo Scorpione.

Sagittario (23 novembre - 21 dicembre)Partirete per un viaggio e alla dogana, guardando la vostra data di nascita sul passaporto, capiranno che siete del Sa-gittario. Vi daranno 20€ perché avete fi-nito un giro e siete passati dal Via, ma so-prattutto non faranno domande su quella sacca che vi portate dietro in cui sembra che vi sia il cadavere menomato del fungo

rapito all’albergo di Parco della Vittoria.

Capricorno (22 Dicembre - 20 Gennaio)Diventerete interisti. Ultimamente sem-bra ci sia poco di peggio al mondo.

Acquario (21 Gennaio - 19 Febbraio)Giove vi dà grande sicurezza negli affari:1.Bologna – Cagliari 1X2.Torino – Sampdoria 23.Maiorca – Atletico Madrid 2 (anche se, continuare a fidarsi dell’Atletico Madrid è una mossa da fessi).

Pesci (20 Febbraio - 19 Marzo)Ve la passate peggio dei Gemelli, ma anche voi in questo mese avrete diver-si eventi fortunati. Il migliore sarà sen-za dubbio lo sconto di 100€ che il vostro carrozziere farà sulla restaurazione della Panda 750, 4 marce, che ancora vi osti-nate a non cambiare…squattrinati dal fa-scino retrò.

Il “Vostro” Bugiardo di fiducia

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22 #02 - Aprile 2009 #02 - Aprile 2009

Il Cruciverba (Filiman)

ORIZZONTALI : 1- Ospiti immancabili della Torre di Londra . 4- Catalana pre-sentatrice (iniz.). 6- Sagace. 11- Istru-isce milioni di bambini. 12- Ministro del Pdl. 15- Ricetta tipica della Valle Brem-bana. 18- Sposò Claudia Mori. 19- Ex di

“Bobo”. 21- Raramente lo è uno slogan elettorale. 22- Ha un filo instabile. 23- Può essere di cuoio, miele, fiori e molto altro. 24- Ha il padre cocainomane. 25- Marca d’orologi. 26- Il Bedi attore. 27- Targa della Toscana. 28- Pullula di

Concertivenerdì 17 aprile 2009 Rosalia de Souza, Flogsabato 18 aprile 2009 Bob Dylan “Neverending Tour”, Mandela Forumdomenica 19 aprile 2009 I Nomadi, Saschall mercoledì 22 2009 William Parker Quartet, Flogmercoledì 22 aprile 2009 Millencolin, Viper theatresabato 25 aprile 2009 Marlene Kuntz, Flog

Spettacoli7 aprile 2009 Corrado Guzzanti in tour, Mandela Fo-rum16 aprile 2009 Gigi Proietti “Di nuovo buonasera”, Mandela Forum

Eventi

Kenioti. 31- (Foto) E’ Occhi blu in un suo film. 32- E’ Aureus per Apuleio.

VERTICALI : 1- Azienda ospedaliera. 2- Duetta spesso con Gino Paoli (iniz.) .3- Erano mille e suonati dal vento in una nota canzone. 4- E’ un diritto da non sprecare. 5- Verdone in viaggio di nozze. 6- E’ lo sbocco verso l’ester-no dell’apparato digerente. 7- Vicina al Golfo dell’Asinara. 8- Ne ha molti la Regina Elisabetta. 9- Manca a chi soffre di ipoacusia. 10-Precede quasi sempre il più inflazionato dei verbi romantici. 12- Einstein. 13- Sono costosi quelli in radica. 14- Che non crede a nessun Dio, neanche alle consonanti. 15- Presidente dello stato d’Israele. 16- Lo è lo Skonto. 17- Di lui parla un famoso libretto rosso. 18- Riccioluto ex arbitro. 20-E’ così che finiscono i concerti. 22- Giovane terzino sinistro del Torino. 24- Uno Sgarbi meno stronzo. 25- Fratello di Set e Jafet. 26- Isola greca poco conosciuta. 29- Com-pagna di Matteo Ferrari (iniz.). 30- Dio egizio.

Soluzioni numero precedente

6- Orizzontale, la provincia non è sarda ma campana.

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#02 - Aprile 2009 23#02 - Aprile 2009

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24 #02 - Aprile 2009

Direttore Responsabile: Michele Manzotti

Direttore Esecutivo: Niccolò Seccafieno

Redazione: Andrea Lattanzi, Giuseppe Di Marzo, Giovanni Macca, Mauro Andreani, Giulio Schoen, Fabio Ferri, Bastiano, Lapo Manni, Francesco Cecchini, Francesco Guerri, Edoardo Amato, Chiara Morellato, Alessandra Giachetti, Edoardo Calamassi, Maria Zheng, Caterina Bianchini, Alessandro Giovannini, Stefano Lascialfari, Cinzia PuggioniGrafica e Impaginazione: Tiziano Berti, Michele Santella, Mattia Vegni.Illustrazioni: Chiara Di Vivona, Mattia Vegni.Sito Internet: Andrea Gherardi.Indirizzo e-mail: [email protected] Sito web: www.riotvan.net

Stampa: La Giuntina, FirenzeTiratura: 2.400 copie IN CARTA RICICLATA Finanziato con i fondi per le iniziative studentesche dell’ateneo fiorentino.

Sono stati fatti tutti gli sforzi per segnalare e allocare correttamente i crediti fotografici. Ricordiamo che il diritto dell’immagine fotografica resta dell’autore.

Vita di LoggiaSuccede sempre qualcosa alla fine. Chiamala fortuna, chiamalo fato, chiamalo desti-no. Per l'ennesima volta un ex-direttore, navigato editorialista, è riuscito a sfangarla. Un’idea fulminea, un’intuizione in uno di quei momenti che lui stesso definisce "di puro estro". Nessuno ha capito di cosa si tratti, nè che cosa abbia voluto dire, con il suo illuminato "Eureka". Nessuno riesce a spiegarsi come abbia potuto essere direttore.Si sa, da cosa nasce cosa. Preso da un incontenibile quanto inspiegabile entusiasmo, il noto epistemologo Joy Joseph of March (JoJo), si è dilungato in un complesso ragio-namento sulla filosofia dell'individuo, disciplina sperimentale di origine sconosciuta. Tutto è nato da un funesto dialogo citofonico, la classica risposta: sono io. In effetti la scelta dall’interlocutore non si è rivelata azzeccata. Un ragazzotto dall’aria sbattuta, razza caucasico-appenninica. Indossava un giubbotto da uomo-di-mondo verde bosco e un paio di pantaloni viola di un pigiama. Addosso, i segni di una notte brava, e di una probabile colluttazione con una bicicletta.Non possono essere solo coincidenze. L'ambiente della loggia è mistico. Soggetti total-mente rivolti alla ricerca di una verità superiore, votati alla raggiungimento di qualcosa conosciuto come un "pizzo sciallo". Una targa di betulla fissata con un chiodo d'acciaio alla parete. Sopra, una frase: riem-piremo il mondo con il nulla che produciamo.Viviamo strani giorni.


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