38 .TuttoScienze .LA STAMPAMERCOLEDÌ 19 OTTOBRE 2016
lP MEDICINA
Uno scienziato è fierodelle proprie scoperte.Quasi sempre, perché
questo non è il caso di RichardAblin, professore di immuno-patologia alla University ofArizona: lui è lo scopritore delPsa, l’antigene «prostata spe-cifico» (come si dice in gergo).
«Scoprirlo è stato il peg-gior errore della mia vita», di-chiara adesso a «Tuttoscien-ze». Un peso spiegato ne «Ilgrande inganno sulla prosta-ta», uscito negli Usa nel 2014 eora pubblicato in Italia daRaffaello Cortina. Un saggioin cui Ablin chiede scusa a unimmaginario John, 50enneche si è visto rovinata la vitadal giorno in cui si sottoposeal test. Il clamoroso messag-gio è riassumibile così: il Psapuò far scoprire - casualmen-te - un tumore della prostataprima che si manifesti, ma,nella maggior parte dei casi, sitratta di tumori «indolenti»che non si sarebbero evoluti.Risultato? La rimozione - inu-tile - della prostata con il ri-schio di restare impotenti e
DANIELE BANFI
“Troppi equivoci con il PsaNon è il giusto test anticancro”
La clamorosa denuncia di chi ha scoperto l’antigene della prostataprostatica benigna”. La lista deicolpevoli continua, ma il risul-tato per il test del Psa rimane lostesso: il livello può essere con-dizionato da diversi stimoli e inumeri non necessariamenteindicano il cancro».
Eppure, dal 1994 la Fo-od&Drug Administration - l’en-te regolatore Usa - approva l’esame quale test per la dia-gnosi precoce del cancro dellaprostata. Per l’ok si è fatto affi-damento su uno studio che hamostrato che il test è in grado dirilevare il 3,8% dei tumori dellaprostata, un tasso migliore ri-spetto all’ispezione rettale. Edè questo l’inizio della fine, se-condo Ablin. Ma attenzione ainterpretare il suo messaggio:per molte forme di cancro gio-care d’anticipo - arrivare aduna diagnosi precoce - è fonda-mentale. In altri casi, invece,anticipare la diagnosi, attraver-
so screening a tappeto, nonproduce vantaggi apprezzabili.Anzi, comporta il rischio della«sovradiagnosi». «Quello allaprostata - spiega Ablin - è unodei tumori più diffusi, ma si è di-mostrato essere, in molti casi,una malattia relativamente be-nigna con un’evoluzione lenta.Evoluzione che non è prevedibi-le con il Psa».
La realtà standard, tuttavia,è diversa. Di fronte a un valoreelevato inizia un effetto-domi-no fatto di diagnosi di tumore eproposta di rimozione dellaghiandola. Operazione che puòlasciare pesanti segni - inconti-nenza e impotenza - e che spes-so non risulta necessaria, inquanto il tumore cresce cosìlentamente che la persona mo-rirà per altre cause. Ed è que-sto il punto: «Dopo decenni diutilizzo del Psa quale metododi screening, i dati dicono che
la mortalità per tumore allaprostata non differisce signifi-cativamente tra chi si sottopo-ne al test e chi no. Se lo scree-ning evita casualmente a qual-cuno di morire di cancro dellaprostata, per ogni morte evita-ta da 30 a 40 uomini hanno lavita rovinata da interventi inu-tili. Ecco perché usarlo comescreening è una scelta folle,dettata dal solo interesse eco-nomico. Più test e più operazio-ni, più robot venduti e più far-maci utilizzati per l’impoten-za», conclude Ablin.
Ora, però, qualcosa sta cam-biando. Cresce la consapevolez-za che il Psa andrebbe utilizza-to - nell’attesa di trovare un ve-ro marcatore specifico - peraiutare i medici a trattare gliuomini già malati di cancro del-la prostata e per individuare lericorrenze del cancro dopo iltrattamento. In aggiunta puòessere utilizzato quando c’è unsospetto di familiarità per lamalattia. Sul quando e come in-tervenire uno studio sul «NewEngland Journal of Medicine» èchiaro: nei casi di tumore in fa-se iniziale il tasso di sopravvi-venza a 10 anni è lo stesso, 99%,sia che si venga operati sia chesi venga sottoposti a radiotera-pia o a una sorveglianza attiva.
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incontinenti a 50 anni.Ablin isola il Psa nel 1970.
Tecnicamente si tratta di un en-zima prodotto dalla prostatache ha come funzione quella dimantenere fluido il liquido se-minale. Ablin non chiama il Psa«antigene specifico del cancroprostatico» - come verrà consi-derato in seguito -, perché, sem-plicemente, non è un indicatoredi cancro. Il Psa è sempre pre-sente e rilevabile a livello san-guigno, ma è un indicatore sullostato generale di salute dellaprostata stessa. Ablin arriva alpunto: «Se un camionista dopoaver guidato per il Wyoming sifermasse alla sera in una clinicaper fare un esame la mattinasuccessiva, il tragitto pieno discossoni potrebbe avergli in-nalzato quel valore. Lo stessopotrebbe derivare da una con-dizione relativamente comuneconosciuta come “iperplasia
RichardAblin
PatologoRUOLO: È PROFESSORE
DI IMMUNOPATOLOGIAALLA UNIVERSITY OF ARIZONA
IL LIBRO: «IL GRANDE INGANNO SULLAPROSTATA» RAFFAELLO CORTINA
Individuato il «pulsante» nel cervelloche può stoppare le abbuffate
nSi può imporre uno stop alle abbuffate, tipiche dei disturbi alimentari e dell’obesità, spingendo un «pulsante» nel cervello. La scoperta è di due scienziati italiani, Pietro Cottone e Valentina Sabino, impegnati alla Boston University: la coppia, nel lavoro e nella vita, ha anche individuato un potenziale farmaco antibulimia. È una molecola sviluppata da una casafarmaceutica e attualmente in sperimentazione (anche se con altre indicazioni mediche).
Le abbuffate si sottolinea nella rivista «Neuropsychopharmacology» sono un comportamento patologico comune a molte malattie:condotte spesso in solitudine, in assenza di appetito e a base di cibi insalubri, causano moltidisturbi, compresi quelli del tratto gastrointestinale e problemi metabolici e ormonali. Studiando il cervello di topolini affetti da «binge eating» (inclini a scorpacciate di cibi dolci), Cottone e Sabino hanno individuato un recettore,chiamato «Taar1», la cui attivazione blocca proprio il comportamento anomalo dell’abbuffa
ta, riducendo anche le azioni associate, come lacompulsione (ovvero l’impulso a rimpinzarsi ogni volta che si è preda di stress o situazioni emotivamente negative).I ricercatori hanno evidenziato che, in presenza di un’alimentazione incontrollata, questo recettore non funziona al meglio nei neuroni della corteccia prefrontale, vale a dire in quelli implicati nell’autocontrollo e nelle abilità decisionali. Il meccanismo, però, si può riattivare, somministrando la molecola «RO5256390». Il risultato è quindi il blocco delle abbuffate. La molecola sottolineano i ricercatori è molto promettente: non sembra associata a effetti collaterali, come l’ansia, e non interferisce con i ritmidi una normale alimentazione.
PAOLA MARIANO
lP ONCOLOGIA
La candidata per l’Oms:“Ricominciamo dai vaccini”
FRANCESCO SEMPRINI
Rafforzare la leadershipdell’Oms, garantire ildiritto alla salute a tut-
ti, compresi i migranti, par-tendo dalle vaccinazioni, ecombattere il peggioramentodello stato di salute causatodai cambiamenti climatici.Sono i capisaldi della visionedi Flavia Bustreo, vice-diret-tore generale della sezione«Salute delle Donne, della Fa-miglia e dei Bambini» dell’Or-ganizzazione mondiale dellaSanità e ora candidata alla di-rezione generale.
«Abbiamo assistito a unamoltiplicazione di attori nelsettore salute, dalla Fondazio-ne Gates a grandi organizza-zioni non governative come“Save the Children” e “World Vision” - spiega Bustreo -. Da una parte il processo ha contri-buito a creare alleanze, ma dal-l’altro ha diminuito il ruolo di coordinamento dell’Oms stes-so, che dev’essere recuperato».
Parliamo di salute di donne ebambini alla luce dei flussi migratori: come pensa di agire?
«I flussi migratori sono au-mentati esponenzialmente.Più del 50% delle morti di ma-dri e bambini si concentranonei Paesi fragili, dove i flussi sono accentuati. Bisogna quin-di garantire il diritto alla salu-te ovunque, prima di tutto coni vaccini, altrimenti i bambini
diventano, oltre che vittime, vet-tori delle malattie».
Questo però impone costi elevati ai Paesi riceventi: è così?
«Ci devono essere meccani-smi internazionali che faciliti-no il rispetto di questo dirittoalla salute. Bisogna inoltre fa-re sistema con le altre orga-nizzazioni dell’Onu per capireflussi e rischi».
Ma se i migranti partono da zoneofflimits come Aleppo?
«Anche nelle situazioni di con-flitto, come quelle che ho potutotoccare con mano in Iraq e a Sa-rajevo, ci sono sempre attori che possono essere aiutati nelgarantire un servizio minimo.L’imperativo è non abbandona-re i Paesi in guerra: l’ho speri-mentato in Sudan, quando gli
lP EPIDEMIOLOGIAUsa bombardarono la fabbricadi medicinali a Karthoum».
La polemica sulle vaccinazioni inItalia è giustificata?
«La polemica non è limitata al-l’Italia e l’ho vista dilagare co-me vicepresidente della part-nership “Gavi Alliance”. Il feno-meno è legato alla disinforma-zione e alla strumentalizzazio-ne operata da alcuni politici».
C’è poi il problema degli effettidei cambiamenti climatici sullasalute: quanto è grave?
«Tra le priorità dell’Oms que-sto aspetto è centrale. La cor-relazione è mediata dal cam-biamento dei vettori che tra-smettono malattie infettive: lezanzare malariche, per esem-pio, ora sopravvivono ad alti-tudini più elevate, come acca-de sugli altipiani di Etiopia eKenya. E anche Zika è un’epi-demia probabilmente legata aicambiamenti climatici. Il se-condo punto è la sicurezza ali-mentare: la siccità cambia imetodi di produzione e ci so-no mutazioni nella qualità diacqua e aria. Sono i due assisu cui agire, come in un dia-gramma cartesiano».
L’invecchiamento è un problemadell’Occidente: come lo si affronta?
«Nella tendenza all’aumento dichi ha oltre 65 anni il Giapponeè primo e l’Italia è seconda. Bi-sogna trasformare gli over 65anni in “asset”: la longevità de-v’essere un fattore di traino so-cioeconomico che crea ricchez-za da redistribuire nel mondodel lavoro e tra i giovani».
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FlaviaBustreo
EpidemiologaRUOLO: È VICEDIRETTORE GENERALEPER LA «SALUTE DELLE DONNE, DELLA
FAMIGLIA E DEI BAMBINI» DELL’OMS