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giornalino marzo 2013

Date post: 26-Mar-2016
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lavoro realizzato dagli alunni e dagli insegnanti dell'Istituto Comprensivo Villa Reatina
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Una questione di Una questione di Una questione di Una questione di diritti... diritti... diritti... diritti... ISTITUTO COMPRENSIVO VILLA REATINA A.S. 2012-2013
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Page 1: giornalino marzo 2013

Una questione di Una questione di Una questione di Una questione di diritti...diritti...diritti...diritti...

ISTITUTO COMPRENSIVO

VILLA REATINA

A.S. 2012-2013

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“CHI BEN COMINCIA E’ A META’ DELL’OPERA”

Nonostante tutto, l’anno scolasti-co è iniziato con i migliori auspi-ci. Lo dimostrano le tantissime attività che si sono realizzate in questo breve lasso di tempo, a iniziare dal nuoto per i bambini della scuola dell’infanzia ai corsi di fotografia, ceramica e spagnolo

con corsi pomeridiani ai quali gli alunni hanno dato una risposta positiva di par-tecipazione e impegno costan-ti, felici di fare esperienze nuove e costruttive.

VOLONTARI ALL’OPERA PER UNA PROGETTAZIONE

CONDIVISA FRA TUTTI I PROTAGONISTI...

INFORMATICA CORO BAND CHITARRA PERCUSSIO-

La nascita di questo nuovo Istituto Comprensivo, come tutte le innovazioni, ha suscitato perplessi-tà, angosce e dubbi sia tra docenti e genitori, ma anche tra studenti. Fortunatamente, grazie anche alla professionalità del Dirigente Scolastico e di tutti gli operatori della scuola, si è riusciti a pro-muovere una scuola d’eccellenza grazie anche alle attività di volontariato di alcuni insegnanti che si sono resi disponibili a sperimentare progetti innovativi di cooperazione tra scuola e territorio, pronti ad organizzare percorsi formativi con valenza trasversale alla cui realizzazione hanno colla-borato tutti gli altri docenti, alunni e genitori. Gli alunni coinvolti in queste esperienze sono stati stimolati a sviluppare capacità organizzative e relazionali e maggior senso di responsabilità.

Corsi realizzati:

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UNA SCUOLA ECCELLENTE

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20NOVEMBRE

GIORNATA UNI-

VERSALE DEL

BAMBINO E PER

I DIRITTI DEL-

L’INFANZIA

All’inizio dell’anno scolastico noi bam-bini di cinque anni della scuola dell’in-fanzia di Vazia ab-

biamo trattato, insie-me alle nostre inse-gnanti, gli art. 2 e 7 della carta dei diritti dell’ infanzia. A tal proposito abbiamo allestito un cartello-ne su questo tema, che ci ha aiutato comprendere quanto preziosi e inviolabili siano i nostri diritti.

VISITA ALLA RIETI

SOTTERRANEA

LA PAROLA AI

BAMBINI

I DIRITTI INVIOLABILI

NOI, PICCOLI ESPLORATORI

RICORDIAMO LA FESTA DI NATALE

… L’amore è il

più grande

motore per

vivere

insieme...

Pagina 2 UNA SCUOLA ECCELLENTE

Noi bambini della scuola dell’infanzia di Vazia, abbiamo voluto ricordare attraver-so un momento di festa, che il giorno di Natale tutte le persone devono essere felici, anche in un momento di crisi. Lo abbiamo fatto con canti, balli e poesie sui temi quali: la pace, l’amore, la fratellanza tra i popoli. Il nostro messaggio si può riassu-mere con le parole della canzone che ha simboleggiato questo momento insieme: “ L’amore è il più grande motore per imparare a vivere insieme,per cancellare il male col bene e dagli atlanti ogni confine.”Insieme ai genitori e alle insegnanti abbiamo allestito un mercatino il cui ricavato andrà all’UNICEF per donare amore, affetto e solidarietà.

Il fiume Velino

DOMANDA: Bambini, ieri siamo andati in un luogo di Rieti, mi sapete dire come si chiama? - Rieti sotterranea -L’autista del pulmino, ci ha fermato sul ponte di via Roma -Mentre aspettavamo la signora Rita, ci siamo fermati a vedere il fiume

Velino DOMANDA: Chi mi sa dire che cosa c’era sul fiume? -Il vecchio arco del pon-te romano -Maestra io ho visto tanti porfiri! (topolini) che passeggiavano sul ponte -Il ponte di via Roma collegava la via Salaria con il

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centro della città - La via Salaria si chia-ma così perché transita-vano i carri carichi di sale dal mare Adriatico a Roma DOMANDA: A che cosa serviva il sale? -Per condire il cibo -Gli antichi lo usavano per conservare la carne, soprattutto quella di maiale,perché non ave-vano il frigorifero

-Il sale allontanava gli insetti - Lo usavano come de-naro,quando i soldati tornavano dalle guerre venivano pagati con il sale. - Gli antichi roma-

ni ,prendevano delle erbe medicinali,le me-scolavano con l’acqua e il sale e facevano le po-mate - Serviva come disinfet-tante DOMANDA: Come raccoglievano il sale i romani? - I romani raccoglievano l’acqua del mare in gran-di vasche - Il sole riscaldava l’ac-qua, l’acqua si asciugava e rimaneva il sale - La signora Rita ci ha detto che i romani rialza-rono la strada , in modo l’acqua non poteva en-trare nelle case e non bagnava il sale -Per quanta acqua c’e-ra ,si formavano dei ca-nali come Venezia DOMANDA: Chi ricor-da il nome della strada dove si formava un ca-nale più grande? -via del Porto -In questa strada si for-

mava un porticcio-lo,dove le barche si po-tevano girare e rientrare nella darsena DOMANDA: Che cosa è una darsena? -Il garage delle barche -Quando il fiume si riti-rava lasciava per terra il fango e i bambini ci gio-cavano, ci facevano le macchinine, le bambole e le statuine per il prese-pe -Le mettevano vicino al camino e si asciugavano DOMANDA: In alcuni punti dei sotterranei scendeva l’acqua per-ché? -Quando piove l’acqua viene assorbita da bloc-chi ciclopici che sono fatti di pietra sponga -Maestra io ho visto un pozzo profondo! DOMANDA: Quando l’acqua si asciuga cosa rimane? -Rimane il calcare che forma le stalattiti DOMANDA: Cosa sono le stalattiti? -Sono pezzettini di ghiaccioli che pendono dal soffitto -Nei sotterranei c’è una stanza dove si può fare un miniconcerto,si pos-sono produrre dei suoni senza strumenti musicali -Io ho suonato quello del temporale -Io ho suonato un blocco ciclopico che faceva lo stesso suono delle note musicali Dalle finestre dei sotter-ranei abbiamo visto le persone che camminava-no in via Roma -La signora Rita ci ha fatto camminare sopra una trave come facevano

i gatti Panfilo e Pam-macchio -C’erano delle scale do-ve scendevano i cavalli -Prima di tornare a pren-dere lo scuolabus siamo andati a fare una passeg-giata in via Roma e a vedere un palazzo antico di Rieti palazzo Vec-chiarelli -Abbiamo conosciuto anche il padrone! -Ripassando sul ponte abbiamo visto di nuovo tanti Porfiri che correva-no e nuotavano!!!

Quanti

porfiriiii...

Pagina 3 VOLUME 1, NUMERO 1

Una suggestiva im-magine del ponte Romano.

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ALBERI D’ AUTUNNO

Così … abbiamo sprigionato la nostra fantasia

Il tema dell’integrazione e della solidarietà è stato il filo condut-tore, in continuità con la scuola primaria di Villa Reatina. Le insegnanti e i bambini hanno realizzato un presepe a tema, con materiali di recupero. Un grande angelo sovrasta il prese-pe ed indica ai bambini di tutte le razze, la via della fratellanza e della solidarietà. In attesa di Babbo Natale che come ogni anno verrà a scuola e porterà piccoli doni a tutti, ogni bambino porta a scuola un suo gioco per i bambini meno fortunati. Così si farà un Natale” al contrario”: i bambini riceveranno da Babbo Natale un piccolo dono e i sac-chi vuoti saranno riempiti con giochi portati dai bambini e do-nati alla Caritas.

NATALE DELLA FRATELLANZA E DELLA SOLIDARIETA’

Gli alberi del giardino della scuola ci parlano dell’autunno. Usciamo e osserviamo … le foglie morte ai piedi dell’albero, le foglie gialle e marroni che stanno per cadere dai rami. Le piante sempreverdi non perdono le foglie … Osservazione, discussione, rielaborazione a livel-lo verbale e grafico - pittorico -plastico . Anche il giardino della scuola ci aiuta a conoscere le stagioni in una tiepida mattinata di ottobre. I bambini e gli insegnanti sono usciti in esplora-zione … Foglie di tutti i colori e funghi in quantità. Esplo-razione ambientale e poi … in classe osservazio-ne diretta dei funghi: colore, odore, consistenza, descrizione verbale e riproduzione grafica.

Alberi d’autunno

… di Villa Reatina

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6 Pagina 5 UNA SCUOLA ECCELLENTE

Mercatino di beneficenza I bambini della scuola del-l’infanzia di Campoloniano si sono rimboccati le mani-che ed hanno impastato, colorato,ritagliato ed incol-lato per ottenere splendidi oggetti, da poter vendere a quanti, con semplice offer-ta, li volessero regalare ad amici e parenti.

EVVIVA BABBO NATALE

ECCO I BAMBINI AD ACCOGLIE-RE, INSIEME AL DIRIGENTE SCO-LASTICO BABBO NATALE, CHE HA PORTATO LORO TANTI DOL-CETTI

TUTTI ALL’OPERA!

Di … Campoloniano

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Rieti 17 Gennaio 2013

Oggi è Lunedì

Continua tu

Questa mattina siamo andati in palestra per assistere allo spettaco-lo “astro clown”. C’era-no i bambini di tutte le classi con i compa-gni di scuola ci siamo tanto divertiti. Il clown ci ha fatto ridere con i suoi giochi. Ha fatto il gioco con le palline, ha

fatto uscire il fumo dai tubi, ha letto il libro della scienza, ha fatto il pagliaccio, ha giocato con i palloni. Il gioco che mi è piaciuto di più è stato quello fatto con le bolle di sapone, una è diventata molto gran-de e poi è scoppiata. Vorrei che tutte le gior-nate fossero così di-vertenti, sono stato

tanto bene!

Classi seconde Villa

Reatina

Rieti 17 Gennaio 2013

Oggi è Lunedì

Continua tu

Questa mattina siamo andati in palestra per assistere allo spettaco-lo “astro clown”. C’era-no i bambini di tutti le classi io e i miei compagni siamo stati accompagnati dalla maestra Antonella, ho visto il clown che svol-geva diversi tipi di gio-

ASTRO CLOWN: gli alunni raccontano ...

RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLO

SPETTACOLO NATALIZIO DI

BENEFICENZA

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VOLUME 1, NUMERO 1

chi: faceva le bolle che

poi diventavano corian-

doli, faceva il giocoliere

con delle palline, c’era

anche una signora di nome Aurora che par-

lava con il microfono e

ilo clown le faceva tanti

scherzi. Finito lo spet-

tacolo siamo tornati in

classe.

Classi seconde Villa

Reatina

Nessuno si stanca di ricevere benefici. I

benefici sono azioni secondo natura: quin-

di non stancarti di riceverne, nel momento

in cui ne fai.

Rieti 4 Febbraio 2013 La mia Domenica: racconta.

Ieri io, Francesco, Sofia, Thomas, Lo-renzo S. ed Emanuele, abbiamo parteci-pato alla sfilata dei carri a Rieti. Abbia-mo incontrato Marta e le abbiamo tirato tanti coriandoli. Eravamo vestiti come delle gocce di sangue rosse. C’era tanto chiasso. Dovevamo fare tre giri, ma ne abbiamo fatti quattro. Al Preside gli abbiamo spruzzato tanta schiuma e tan-tissimi coriandoli. Una bambina mi ha spruzzato tanta schiuma e mi ha fatto diventare tutto bianco. Alla fine dei carri papà mi ha comprato le noccioline con lo zucchero. Mi sono divertito tan-to, spero che questa festa si rifaccia anche l’anno prossimo perché è stata

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dei nomi di tutti i dipendenti.

Se sono disponibili i prezzi di prodotti o servizi standard, in-cluderne un elenco dei più si-gnificativi. È inoltre possibile menzionare i mezzi di comuni-cazione più avanzati adottati dalla organizzazione.

Questo spazio potrebbe inoltre essere utilizzato per ricordare ai lettori eventi di particolare inte-resse, ad esempio un seminario di aggiornamento.

Per occupare tutto lo spazio disponibile, inserire un'immagi-ne ClipArt oppure un altro tipo di elemento grafico.

Questo brano può contenere 175-225 parole.

Se il notiziario verrà ripiegato e quindi spedito per posta, questo articolo apparirà sulla facciata posteriore. Per tale motivo, è consigliabile che il testo sia di facile lettura e attiri l'attenzione del lettore.

Ideale per questo tipo di spazio è un elenco di domande e rispo-ste che interessi i lettori. È inol-tre possibile rispondere alle domande ricevute dai lettori oppure proporre una risposta generica ai quesiti posti più di frequente.

Per conferire al notiziario un aspetto personale, inserire l'e-lenco dei nomi e degli incarichi dei responsabili. Se l'organizza-zione è piccola, inserire l'elenco

Didascalia dell'immagine o della fotografia

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E’ AUTUNNO: OSSERVO,

DESCRIVO, PENSO … E’ autunno e la pioggia pian-gente e monotona tintinna sui vetri dei finestroni. Invece la nebbia si infila dappertutto an-che nei portici delle mura e fa sembrare tutto il paesaggio te-nebroso. Il vento spazza via le foglie degli alberi per far sem-brare tutto davvero autunnale. Intanto in città le vie e le piazze sono piene di ombrelli delle persone che vanno a riprendere i figli a scuola. Le pozzanghere ricolme d’acqua escono dalle buche. I viali alberati sono pieni di foglie. La gente inizia a ve-

MOTIVI STAGIONALI ...

Nel bosco il gran vento fa cadere le ghiande in terra. Si sente il rumore del tappeto di foglie che scricchiola e crepita. Si sente il meravi-glioso odore della pioggia monotona che sbatte sui tronchi degli alberi. L’autunno serve so-prattutto ai funghi perché ogni volta che piove loro riescono a crescere e a riprodursi. I funghi sono di varie forme e colori. Intanto alcuni animali vanno in letargo, gli scoiattoli imma-gazzinano la frutta secca, gli orsi la carne … puliscono bene la loro tana sistemando il cibo. Per me l’autunno è un bellissimo quadro d’au-tore perché è la stagione più colorata e piena di sfumature. Federico P. III B

Un frutto di stagione: le mele Ingredienti: 200 g. di farina 200 g. di zucchero 200 g. di burro 2 uova 3 mele 1 bustina di lievito Buccia di limone Zucchero a velo Procedimento: Lasciare ammorbidire il burro a temperatura ambiente. Fare la fontana con la farina e lo zuc-chero, aggiungere le uova, il burro e il lievito. Impastare tut-to.Dividere a metà l’impasto, stendere la prima metà con il matterello e metterlo in una teglia. Sbucciare e tagliare le mele a fettine sottili e coprire tutto l’impasto. Grattugiare la buccia di limone, ricoprire la torta con l’altra metà dell’impa-sto. Cuocere in forno a 180° per 45’. Una volta fredda mettere lo zucchero a velo.

DOPO L’AUTUNNO ARRIVA L’INVERNO E CON ESSO IL NA-

Il Natale Il Natale è un giorno di festa Che a grandi e piccini fa girare la testa. L’albero è il simbolo del Natale

ma anche la preghiera è importante da fare. La notte Santa scende Babbo Natale, Per i bambini grande festa da ricordare, Tanti doni e tanta felicità Con un augurio di speciale: a tutti pace, amore, e felicità.

La mela, un frutto autunnale

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Cronologia delle nostre attività

Pagina 8 UNA SCUOLA ECCELLENTE

_ Abbiamo iniziato molti anni fa, quando il primo baby-sindaco partecipò anche a un summit con tanti suoi giovani “colleghi” in Sicilia, assieme ad alcuni personaggi impegnati nella lotta contro la mafia… fu una bella occasione per ribadire che proprio dai ragazzi doveva partire l’impegno per la legalità, per combattere le ingiustizie, per ren-dere i cittadini, sin da piccoli, protagonisti nella vita civile.

_Ogni anno, facciamo questo piccolo esercizio di democrazia, con regolari votazioni e, alla fine abbiamo i nostri rap-presentanti, democraticamente eletti dai compagni. E, con questo baby-consiglio lavoriamo per parlare di cose importanti che ci riguardano, programmare iniziative, impegnarci da protagonisti nella vita della scuola… ma anche per sentirci uniti a tutti i bambini del mondo, specialmente quelli che sono vittime di ingiustizie e difficil-mente vedono rispettati i loro diritti…

_Tante le nostre iniziative per dire che i diritti dei più piccoli meritano il massimo rispetto…

rispetto innanzitutto di chi ha qualche problema nel muoversi o parlare o studiare… anche loro sono protagonisti nelle manifestazioni con tematiche particolari :sulla legalità con la manifestazione “l’isola che c’è”; sul valore della famiglia con le manifestazioni: “Pinocchio”, “Hansel e Gretel”,”Mary Poppins” ; sul rispetto dei bambini con la manifestazione “Peter Pan

• abbiamo voluto impegnarci per aiutare chi è lontano, con tante iniziative di solidarietà, e sentirci uniti a varie culture e popolazioni: come la realizzazione delle pigotte che ha permesso di vaccinare tanti bambini nel mondo e fondi raccolti durante le manifestazioni destinati alla beneficienza ,come l’aiuto per la costruzione di un pozzo in Africa, collaborando con l’associazione “Oltre confine”… e tante altre iniziative ancora! • vogliamo sentirci uniti a culture differenti, dare spazio a chi parla altre lingue e conoscere le usanze di chi viene da altri

Paesi, come quella volta che abbiamo organizzato una bella esposizione di cibi di varie parti del mondo, con l’aiuto di mamme che vengono da Paesi stranieri… e che buoni assaggi!!! • ma non dimentichiamo che la nostra terra, centro d’Italia e cuore della “Valle santa” custode del messaggio di san Fran-

cesco, ha una particolare “vocazione” alla pace, alla solidarietà, all’armonia tra i popoli…messaggio che abbiamo condiviso con altri ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia, partecipando alla marcia della pace Perugia- Assisi; esperienza che ab-biamo ripetuta anche nella nostra città, animando e colorando le vie di Rieti insieme con tutte le scuole.

Per questo, per due volte, abbiamo organizzato un summit con altri baby-consigli di località del Lazio e di altre parti d’Italia. Un summit per parlare dei nostri diritti, ma anche per firmare un “Appello di pace” che abbiamo poi in-viato a tutte le istituzioni, da quelle locali a quelle dello Stato fino al Parlamento Europeo. Un appello per la pace,

il rispetto dei diritti dei minori, la solidarietà con tutti i bambini e tutti i popoli del mondo…

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10 Pagina 9 VOLUME 1, NUMERO 1

Nel nostro piccolo, cerchiamo, insomma, di avere sempre un cuore grande, aperto sul mon-do intero… Un cuore caldo e accogliente verso tutti: di qualunque razza, cultura, lingua, religione…

Anche i nostri presepi lo dicono: ogni anno, nel plesso centrale dove ha sede la Direzione dell’istituto, il presepio rappresenta un messaggio di accoglienza e di unità. Porte aperte in un mondo che si è fatto più piccolo, dove da sempre c’è chi viene e chi va, dove a chi è straniero non devono mai essere chiuse le porte dell’amicizia e dell’accoglienza (questo diceva il presepio dell’ultimo anno, ricordando che anche quel Bambino, visitato e ado-rato dai rappresentanti dei popoli lontani, divenne migrante e rifugiato, come tanti altri piccoli e grandi che nella storia, in situazioni diverse, hanno sperimentato quanto è fati-coso veder realizzate parole come accoglienza e integrazione…).

E concludendo, vogliamo dire che queste esperienze, questi impegni... sono soltanto dei se-mi che gettiamo perché, nella nostra società, l’amore verso i piccoli, l’attenzione ai bam-bini, ai loro diritti, alla loro crescita, alla loro educazione… crescano sempre di più!

Vogliamo salutarvi con queste parole SE NON SIAMO IN GRADO DI PORRE FINE ALLE DIFFERENZE, ALLA FINE NON POSSIAMO AIUTARE A RENDERE IL MONDO SICURO DI TOLLERARE LE DIVERSITA’ KENNEDY

Discorso della nostra baby giunta al meraviglioso teatro Flavio Vespasiano

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Esperienza didattico-educativa nella Scuola Secondaria di I grado di Villa reatina

Giovedì 17 gennaio 2013, noi alunni della classe V di Vazia siamo andati a visitare la Scuola Secondaria di I grado di Villa Reatina per conoscere i professori e gli ambienti. Ci ha accolti la vice-preside, Laura Conforzi, che ci ha poi guidati in I C dove, insieme alla nostra insegnante, abbiamo conosciuto la professoressa di matematica, Maria Luisa Iacuitto; lei ha fatto un esperimento che dimostrava che un litro di acqua equivale ad un Kg di peso e a un dm cubo di volume. In I A abbiamo conosciuto la prof di Inglese e Francese che ci ha fatto cantare una canzone in Inglese e ci ha regalato alcuni segnalibri a forma di animale realizzati dai bambini. Poi ci ha fatto domande in Inglese sul nome, l'età ecc... La prof di geografia ci ha spiegato che cosa sono le catastrofi naturali come le inondazioni e i terremoti e ci ha detto che Rieti si trova in una zona sismica. Con un esperimento ci ha mostrato come avviene l'eruzione dei vulcani: ha gettato del succo di limone e del bicarbonato di sodio in un finto cratere di cartone ed è fuoriuscita tanta schiuma come fosse la lava. Successivamente ci siamo recati in I B dove la prof di arte ci ha spiegato la tecnica del graffito; anche Francesco, il nostro compagno, ha colorato un bellissimo vaso con alcuni fiori, con colori vivaci e caldi. In seguito è venuta un'alunna della I C che ci ha portato a vedere la segreteria, l'aula magna, il laboratorio musicale e quello di artistica, la biblioteca, l'aula di informatica con tanti computer. Infine è venuta la vice-preside e ci ha salutato perché era ora di tornare nella nostra scuola. Ci è piaciuta molto questa esperienza, ci siamo divertiti e abbiamo appreso tante cose nuove e interessanti che speriamo di ripetere il prossimo anno.

MANIFESTAZIONE “LA GIORNATA DEI DIRITTI DEI BAMBINI”

Il giorno 20 novembre 2012 alcuni alunni della classe quinta di Vazia, insieme al presidente di plesso Sara Pusceddu a ai bambini del Baby Consiglio, ci siamo recati al Teatro Flavio Vespasiano per partecipare alla manifesta-zione sulla giornata dei diritti dei bambini. C’erano tanti bambini provenienti da diverse scuole di Rieti, ci hanno accolto il nostro Preside e il sindaco, che hanno spiegato a tutti l’importanza nel mondo dell’UNICEF, un’organizzazione internazionale che salvaguardia e difende i diritti dei bambini. Purtroppo in alcune parti del mondo ci sono che vivono l’esperienza della guerra, vengo-no sfruttati nel lavoro fin da piccoli, maltrattati e venduti come ha spiegato la rappresentante dell’UNICEF che poi ha chiamato sul palco alcuni bambini e ognuno ha letto delle frasi significative sui diritti che devono avere tutti i bambi-ni: diritto al gioco, all’istruzione, alla salute, alla famiglia e a vivere un’infanzia serena. Sul palco poi è salito un uomo insieme a sua figlia che provenivano dall’Africa e ha raccontato che lì viveva-no nella povertà, ora risiedono in Italia e ha ringraziato tutto per l’umanità, generosità, ospitalità che gli ha permesso di cambiare radicalmente la vita della sua famiglia. Durante la manifestazione si sono alternati canti, balli, coreografie tutte incentrate sulla non discriminazione, sulla necessità di vivere in un mondo dove non ci siano più guerre, violenza o la fame. Più tardi hanno lanciato anche degli aereoplanini di carta con scritti i pensieri dei bambini sull’importanza dei diritti. Dopo tutti insieme abbiamo cantato l’Inno di Mameli. Poi il Sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, ha conces-sola cittadinanza onoraria ad alcuni stranieri residenti a Rieti. Terminata la manifestazione abbiamo fatto ritorno alla nostra scuola di Vazia contenti di aver vissuto un’e-sperienza indimenticabile che ci ha fatto capire che non tutti i bambini vivono un’infanzia come la nostra serena e feli-ce perché vivono in paesi molto poveri dove i diritti dei bambini non vengono tutelati.

Classe V di Vazia J. F. Kennedy

“Se non siamo in grado di porre fine alle differenze non possiamo andare a rendere il mondo sicuro di tollerare le diversità”

PRIMARIA DI VAZIA

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MERCATINO DI BENEFICENZA A VAZIA

Pagina 11 UNA SCUOLA ECCELLENTE

L’arcobaleno, guarda bene tra i suoi colori, scruta bene fra le sue più piccole sfumature…e se guarderai con attenzione, tra il viola e l’in-daco, proprio dove i colori si mescolano e non si riconoscono…ecco fin li mi sono arrampicata, con in mano un pennello sottile per scrivere: TI VOGLIO BENE… sperando che un giorno tu possa leggerlo…

IL NOSTRO PRESEPE

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BULLISMO E … OLTRE

Il male nasce sempre dove l'amore non basta Nessun animale deve uccidere un altro animale senza motivo.

PARTECIPAZIONE AL CONCORSO :

“VIGILE PER UN GIORNO”

TEMATICA: IL BULLISMO

DEGLI ANIMALI

Ogni anno, la polizia municipale di Rieti, bandisce il concorso “ Vigile per un giorno”. Diverse sono state le tematiche da sviluppare, e noi alunni della classe terza di Vazia non abbiamo voluto rinunciare, come sempre, ad una nostra partecipa-zione considerata l’importanza della tematica del bullismo. Gli anni precedenti, con i nostri lavori, siamo arrivati al primo posto. Ci auguriamo che anche quest’anno possiamo fare il tris.

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14 Così … abbiamo sprigionato la nostra fantasia

PARTENZA DALLA SCUOLA RACCONTIAMO L’AVVENTURA ARRIVO SCUOLA FORE-

LA NOSTRA FELICITA’ L’INCANTEVOLE BELLEZZA DEL LUOGO

LA FAUNA

GLI ALUNNI DELLE CLASSI 1°E 2°DI VAZIA

BELLA, BELLA E’ LA NATURA COME UNA MAGICA AVVENTURA!

Pagina 13

Page 15: giornalino marzo 2013

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D’amicizia è il nostro anniversa-

rio

Ci incontriamo

E un dono noi scambiamo.

Ricordiamo,

Negli ultimi anni,

Tanti bei momenti passati insie-

me.

Siamo diverse,

Ma qualcosa,

Nei nostri cuori

ci unisce come due sorelle.

Alessia De Santis

La gioia è un sentimento Mi accompagna in ogni momento Quando gioco e corro in compagnia La contentezza ogni pensiero porta via. Se guardo il cielo il sole mi sorride La gioia è bella se si condivide: lei mi fa parlare e con gli altri mi fa confidare. La gioia è allegria,vivacità e simpatia È sicuramente la compagna mia. Emanuele Angelucci

L’amicizia L’amicizia è una cosa bellissi-ma, ti fai tanti amici quando sei generoso con loro con gli amici puoi fare tutto quando stai in pericolo ti aiu-tano sempre e quando stai triste, ti fanno ritornare il sorriso l’amicizia è anche un dono di dio Mattia d’Antonio 5 B

Amicizia!

Amici non si è,

amici si diventa,

con tanto amore

si arriva a tutto questo. Fraternità è uguale

Ad amore

che si porta nel cuore.

Ogni anno

per tutti,

arrivano gli auguri

che portano pace

in tutte le case

del mondo!

Vanessa Brunelli.

GRANDE COSA E’ L’ AMICIZIA …. CHE QUANDO E’ VERAMENTE GRANDE NON SI PUO’ DESCRIVE-RE MA SOLO SENTIRE CON IL CUORE. NATALIA MARRELLI 5 B

La vita La vita è un pentagram-ma, ci sono note alte e note basse. Se la giornata è bella Tu farai schizzare dal-la tua anima Felicità come un polipo schizza inchiostro. Riderai e scherzerai Come un matto e Dirai: CHE BELLA LA VITA

Sofia Centanni

LE NOSTRE POESIE DA VILLA REATINA Pagina 14

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ESPERIENZE DIRETTE. . .

LA SCUOLA DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO

La "Scuola del Corpo forestale dello Stato" è di formazione per le specialità proprie del CFS: fornisce l'istruzione iniziale agli allievi ed eroga corsi successivi al personale già inquadrato. Vi dipendono altre sedi e centri per idoneità speciali come la cinofilia, l'equitazione e l'alpinismo. Le origini dell'attuale Scuola del Corpo forestale dello Stato risalgono al 1903 quando fu inaugurata in Cittaducale, allora territorio aquilano in seguito assegnato alla provincia reatina, la "Scuola pratica di silvicoltura". Ebbe assetto definitivo solo nel 1905, con il R.D. del 25 maggio n. 250 firmato dal re Vittorio Emanuele III, che istituiva la "Scuola di Selvicoltura per le guardie forestali del Regno". Le vicende del diciannovesimo secolo avevano lasciato una moltitudine di piccoli stati alla ricerca della propria i-dentità storica. Vi era, in generale, una declinazione verso il separatismo amministrativo dal quale emergeva un'ur-genza comune: la necessità di ricostituire ed incrementare il patrimonio agro-silvo-forestale depauperato dall'incuria delle guerre. L'agricoltura e i boschi tendevano ormai alla carestia e, per porre rimedio, fu creata un'Amministrazione forestale con il compito di gestire ed affrontare i problemi derivanti dalla difficile situazione.

GLII ALUNNI DELLA CLASSE SECONDA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI VAZIA … RICORDA-NO ...

Pagina 15

Page 17: giornalino marzo 2013

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La felicità È un bel regalo Dal papà. La felicità È un sorriso Sul viso di ogni amico La felicità È stare in compagnia Di chi vuoi bene La felicità È un abbraccio caloro-so Da parte di chi tiene a te La felicità È ricevere un mazzo di

fiori Di tutti i colori Chiara Lucantoni 5 b

Dove il tempo passa e vola! Si sta bene con gli amici Su quaderni a far cornici A giocar nell’intervallo

A inventare un nuovo ballo, ad attendere la pagella,

perché è “super” ,in compagnia, condivider l’ allegria.

Daniele 5 b

E’ NATALE E TUTTI I BAMBINI SONO FELICI PERCHE’ RICEVO-NO TANTI DONI DA TUTTA LA FAMI-GLIA, SPERO CHE AN-CHE AI BAMBINI PIU’ LONTANI PORTERANNO DEI REGALI PER DONARGLI UN FELICE NATALE… NATALIA MARRELLI 5 B

La speranza è il nutrimento del cuore, se speri in un futuro migliore, forse si avvererà devi crederci. Se speri che non ci siano più guerre forse si avvere-rà,devi sperare. speriamo che la generazione nuova , sia più pacifica e che quindi non porti più guerre, per nessun motivo.

La speranza nutre il cuore:

se speri credi,e se credi speri. Sperare che svanisca il razzismo: credere che i Bambini sono tutti uguali e che si Aiutino pacificamente. Sperare in un futuro migliore vuol dire credere nel genere umano e nelle sue possibilità.

Ricorda la speranza nutre il cuore!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Pagina 16

Page 18: giornalino marzo 2013

18 Pagina 17 VOLUME 1, NUMERO 1

Dalla Carta dei Diritti dei bambini Ho aperto un libricino ed ho letto che un bambino da mangiare, non ce l'ha. E c'è chi non ha da bere con il rischio di morire: senza acqua come fa? Ma come fanno, io non ci credo. Non si può fare, io non ci credo. Ho sfogliato bene bene quelle foto di bambine invecchiate dal lavoro. E di quelli senza un tetto e di quelli senza affetto senza un poco di decoro.

Ma come fanno, io non ci credo. Non si può fare, io non ci credo Non si può. I diritti sono di tutti l'ha spiegato la maestra c'è una carta scritta apposta per difendere i bam-bini. Tutti i capi delle nazioni hanno fatto riunioni hanno detto e hanno scritto sui diritti dei

bambini Allora perché? Allora perché? Quando gioco al girotondo penso che su questo mondo c'è qualcosa che non va. Che ci sono

dei bambini, sulle strade abbandonati senza mamma né papà. Ma come fanno, io non ci credo. Non si può fare, io non ci credo.

Poi da un'altra parte ancora c'è chi non può andare a scuola. Chi giocattoli non ha. E c'è pure chi si ammala e gli manca quella cura che il suo medico non ha. Ma come fanno, io

non ci credo. Non si può fare, io non ci credo. Non si può. I diritti sono di tutti ... Allora perchè?

C'è un bambino che lavora, chi subisce una tortura. Che è venduto come schiavo. Chi è co-stretta per le strade già per vendere l'amore da qualcuno assai cattivo. Ma come fanno, io non

ci credo. Non si può fare, io non ci credo. C'è chi muore appena nato: non è stato vaccinato. C'è chi cresce malnutrito. C'è chi viene e-marginato c'è chi un handicap ha avuto, c'è chi viene malmenato. Ma come fanno, io non ci

credo. Non si può fare, io non ci credo. Non si può. I diritti sono di tutti...

Con la Carta, il futuro migliore sarà. Un-due, un-due, un-due, un-due

E' la marcia dei diritti dei bambini. Della Carta dei Diritti dei bambini.

Classe terza Vazia

I NOSTRI DIRITTI DA VAZIA

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Pagina 22 ESPERIENZE DIRETTE. . .

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Giovani scrittori crescono E . . .

Pagina 18 UNA SCUOLA ECCELLENTE

La foresta maledetta Tanto tempo fa in una città, vicino alla foresta delle tigri maledette, viveva un bambino di no-me Luca. Luca era un bambino coraggioso, buono, gene-roso e gentile. Aveva però un difetto: era molto curioso. Un giorno la madre di Luca chiese al figlio di andare a prendere l’uva in un bosco lì vicino, ma gli disse anche di non andare nella foresta maledetta. Luca chiese perché si chiamasse così, e lei gli disse che lì dentro c’erano delle tigri maledette. Luca si incuriosì e giurò a sé stesso che il gior-no dopo sarebbe andato nella foresta. E così fece. Ad un certo punto però sentì dei rumori: erano le tigri! Le tigri volevano mangiarlo; Luca, però prese un ramo d’albero e lo conficcò nell’occhio di una tigre che morì. Andando avanti, vide che gli alberi si muovevano e gli dicevano di stare attento. Dopo quel bosco c’era un castello in cui viveva Dracula. Luca entrò e chiese a Dra-cula perché stesse maltrattando le tigri. Dracula gli disse che voleva governare il mondo. Luca allora gli fece una proposta. “Se tu mi vincerai a duello io diventerò tuo schiavo, inve-ce se vincerò io tu dovrai lasciare questo mon-do e dovrai lasciare in pace le tigri”. Dracula accettò e incominciarono la lotta. Dracula tirò fuori i suo denti canini e Luca pre-se una spada che aveva trovata nella foresta. Ad un certo punto Dracula si inginocchiò e Luca gli disse che ormai per lui era finita. Prese la spada e la conficcò nella testa di Dracula che immediatamente morì. Luca riprese la strada per andare a casa e vide che le tigri non erano più maledette: erano tor-nate ad essere normali. Poi vide gli alberi e anche loro erano tornati normali! Luca aveva sconfitto Dracula e, come ricom-pensa, la foresta divenne normale come era stata tanto tempo prima e Luca visse per sem-pre felice e contento con i suoi genitori.

Sofia Alosi I A

La pecora nera Un giorno, in mezzo al prato, c’era un greg-ge di pecore che pascolava. Avevano tutte una bella lana lunga, bianca e soffice, ma tra di loro ce ne era una dal pelo nero tutto sporco, che se ne stava sola in disparte. All’improvviso però arrivò un lupo che su-bito cercò di catturarne qualcuna. Si misero tutte a correre, cercando di mettersi in salvo; solo un agnellino rimase indietro intrappola-to nella rete di un campo. Tutte le pecore lo guardavano, ma avevano paura di tornare indietro a prenderlo. Quando il lupo stava per catturarlo, la pecora nera corse verso di lui, lo prese e lo portò in salvo. La pecora dal pelo nero era stata la più coraggiosa di tutte, anche se era la più brutta. Questa favola ci insegna che la bontà d’ani-mo vale più della bellezza fisica.

Mirko Sgavicchia I A

Il canarino gigante Era il 4 giugno e un ragazzo di nome Luigi partì in aereo per le Isole Canarie. L’aereo però precipitò nel mar Mediterraneo e tutti moriro-no, tranne lui. Il ragazzo, che era in un’isola deserta, non aveva però paura di stare solo. Un giorno vide molti uccellini di colore giallo: erano dei canarini. A un certo punto però sentì come un terremoto: era il malvagio re dei ca-narini giganti, di colore giallo e con un cappel-lo blu da capitano. Il re volle sfidare Luigi: nel caso avesse vinto il ragazzo, quello sarebbe tornato a casa sano e salvo; se invece avesse vinto lui, avrebbe potu-to mangiare Luigi. La sfida consisteva in una corsa-volo (per l’u-mano corsa, mentre per l’animale volo). La sfida ebbe inizio ed era in vantaggio il canari-no; la gara continuò così fino alla metà, ma alla fine vinse Luigi. Il canarino però diventò buono e accompagnò Luigi a casa con tutti i piccoli canarini e diventarono addirittura mi-gliori amici, tanto che quando Luigi voleva andare nelle Isole Canarie bastava chiamare il suo amico.

Paolo Filippi IA

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Le tre sorelle C’era una volta un paese dove viveva un pastore molto povero. Il pastore aveva tre figlie: le più grandi erano bellissime mentre la terza era bruttina. Il pastore, che era molto anziano e malato, non riusciva più a portare il suo gregge al pascolo. Una mattina chiese alle sue figlie più grandi di portare al pascolo le pecore, ma le fi-glie si rifiutarono, perché erano troppo impegnate a curare la loro bellezza. Pen-savano infatti che fosse più importante curare il loro a-spetto, perché un giorno a-vrebbero potuto incontrare un principe e andare via da quella miseria. La terza figlia invece, senza dire nulla, uscì con il gregge, e lo portò in un prato un po’ distante dalla loro casa. Arrivata al pascolo, si mise seduta sul bordo della strada. Mentre era lì a guardare il gregge, iniziò a mangiare una

crosta di pane e una fet-tina di formaggio; ad un certo punto passò di lì un vecchio vestito di stracci, che camminava con un passo barcollan-te. Le chiese l’elemosina, ma lei gli disse che non aveva nulla; se voleva, però, avrebbe diviso con lui la crosta di pane e il pezzo di formaggio che aveva con sé. Il vecchio accettò e mangiarono insieme quel povero pasto; la ragazza gli rac-contò allora la sua storia. Dopo un po’, visto che si era fatto tardi, i due si salutarono. Mentre la ragazza tornava a casa, era felice perché aveva fatto una buona azione. Quando arrivò dal padre, vide che davanti all’u-scio c’era una carrozza bellissima; corse dentro e trovò lì il vecchio che aveva conosciuto poco prima, vestito però con

abiti eleganti e pre-ziosi e dall’aspetto di un giovane uomo. Egli stava chiedendo al pastore la sua ma-no. Il vecchio padre domandò alla figlia se fosse d’accordo, lei accettò e così poté risollevare le sorti della povera famiglia. Le sorelle, che fino ad allora avevano pensato solo alla loro bellezza, rima-sero così con un pugno di mosche e capirono che la bel-

tempio dove le porte erano tutte chiuse; giran-do per il tempio trovam-mo una fontana dove c’era una maniglia. A-lessandro prese coraggio e girò la maniglia. Quan-do la girò, la fontana si aprì e trovammo delle scale che portavano sot-toterra. Scendemmo e trovammo l’armatura di un templa-re; la prendemmo e la portammo sotto casa di Alessandro. Ci venne un’idea: sep-pellire l’armatura e crea-re una mappa per il pros-simo ragazzo che avesse voluto vivere un giorno

L’armatura templare Un giorno, mentre stavo giocando a palla con Alessandro, Mirko e Leonardo a casa di Ales-sandro, tirai il pallone e quello andò a finire nel nido di un gufo. Quando salii per prende-re il pallone, trovai una mappa del tesoro che indicava un posto della nostra città. Dopo aver fatto vedere la mappa agli altri, ci mettemmo in cammino, superando tanti ostacoli: il semafo-ro, le strisce pedonali e l’autostrada. La mappa ci portò in un

. . . Sprigionano la fantasia

A caccia del tesoro In un giorno d’estate io e i miei amici stavamo giocando a calcio. Ad un certo punto la palla andò fra gli alberi e io andai subito a pren-derlo. Improvvisamente però mi trovai davanti una vecchia mappa. Subito andai a farla decifrare dal mio amico “supergenio” Teo che ci impiegò solo un’ora per decifrarla. Io, Teo, Oliver partimmo subito; dopo circa un chilometro Teo escla-mò: “Abbiamo, secondo me, trova-to degli indizi!”. E dopo, come per magia, trovammo una grande chia-ve. Io pensai: “Questa chiave servirà per aprire un baule!”. Dopo un’ora di cammino vidi un’altra mappa che diceva di andare fino a un iso-lotto che si trovava nel mezzo del fiume. Arrivati sull’argine, trovammo una piccola barchetta con cui raggiun-gemmo “l’isola del tesoro”. Giunti lì, scavammo molto e trovammo un grande baule. Decidemmo di ritor-nare al campo. Ma c’era un proble-ma: non potevamo risalire sulla barca per quanto era pesante il bau-le! Decidemmo coraggiosamente di passare sotto al mare. Come del-le talpe scavammo e dopo due ore di scavo arrivammo al campetto di calcio e aprimmo finalmente il bau-le. Dentro c’era un’altra mappa che dal campetto ci indicava di andare nella foresta. Subito ci incamminammo e, arrivati al punto giusto, trovam-mo un altro baule pieno però d’oro! Felici ritornammo al campetto e portammo l’oro da un esperto. Egli ci disse che era un tesoro che il pirata Jack Barbarossa aveva nasco-sto in quell’isola tanto tempo pri-ma. Insomma, non solo diventammo ricchi ma anche importanti per aver ritrovato quel famoso tesoro!

Federico Cortella I A

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22 Così … abbiamo sprigionato la nostra fantasia

Gionte, Lianta e il villaggio straniero C'era una volta, nella lontana e fredda Norve-gia, un villaggio di troll, delle creature molto carine ma anche un po' strane: erano basse con una piccola e corta coda che gli spuntava dal retro del corpo, vestivano come gli umani an-che se non indossavano scarpe, e ognuno porta-va un orecchino. Essi abitavano in piccoli vil-laggi di capanne, dove ogni cittadino viveva felice e spensierato, perché era sicuro che non ci fosse alcun pericolo. Un giorno Gionte e Lianta, due troll ancora molto giovani che vivevano nel villaggio di Neff, mentre stavano facendo una passeggiata nel bosco di Stull, videro in lontananza un vil-laggio simile al loro, però molto più piccolo e con meno abitanti, che sembravano vivere an-che loro pacificamente. Così i due si avvicinarono e si nascosero dietro un cespuglio di biancospino e da lì videro molte persone intorno ad un fuoco: alcune arrostivano pesce con uno strano arnese a loro sconosciuto, altre danzavano intorno ad esso e altre ancora si raccontavano delle vecchie storie che erano ormai diventate leggende. Il troll più anziano li intravide e si diresse verso di loro dicendo: “Venite, unitevi a noi, non ab-biate paura! Noi siamo come voi e voi siete come noi”. Così Gionte e Lianta si recarono al villaggio e gli abitanti in coro dissero: “Benvenuti nel villaggio di Zimp! Siamo vera-mente felici di conoscervi!”. Gionte allora si presentò: “Salve! Io sono Gionte e lei è Lianta. Veniamo dal villaggio di Neff”. I troll risposero in coro: “Ciao Gionte, ciao Lianta; sedetevi e mangiate un po' di questo ottimo pesce cucinato allo spie-do. È cotto al punto giusto!”. Lianta con tristezza disse: “Mi dispiace, ma non possiamo fermarci, ab-biamo promesso ai nostri genitori che ci sarem-mo sbrigati, ed è un po' che stiamo fuori”. Così i due si incamminarono verso il loro villaggio dove, una volta arrivati, raccontarono l’accadu-to. “Oggi, mentre stavamo facendo una passeg-giata nel bosco di Stull, in lontananza abbiamo visto molte capanne; ci siamo avvicinati e gli abitanti ci hanno accolto con cordialità ed ospi-talità nel loro villaggio che si chiama Zimp. Appena arrivati, abbiamo visto dei troll che arrostivano del pesce con un arnese chiamato spiedo, danzavano intorno al fuoco e si raccon-tavano vecchie storie”,

dissero i due tutto di un fiato. Uno dei troll, giovane e altezzoso, esclamò però con aria di superiorità: “Ma dai! Quelli sono veramente strani! Chi è così sciocco da cuocere del pesce con quello che avete detto prima, com'è che si chiama ... schido … spiso … ah! ecco … spiedo! Poi si rac-contano storie di … di … di … quello che è e intorno al fuoco! e ci danzano pure! Ma questi vostri nuovi amici sono tutti paz-zi!”. A quel punto tutti scoppiarono a ridere. Gionte e Lianta ci rimasero male e la piccola troll disse: “Non è giusto parlare così, quelle sono le loro usanze e, anche se sono diverse dalle nostre, bisogna rispettarle!”. Il giorno dopo i due piccoli troll ritornarono nel bosco e anda-rono nel villaggio di “Zimp” dove vennero di nuovo accolti con amicizia e invitati a sedersi davanti al fuoco. Una volta seduto, Gionte si rivolse a tutti i troll presenti e dis-se: “Ciao amici! Cosa facciamo oggi?”. Uno degli abitanti di Zimp le rispose: “Oggi mangiamo di nuovo pesce e balliamo il Giant Troll, un ballo che si fa intorno al fuoco oppure stando in piedi su delle sedie”. Così i due piccoli troll cominciarono a ballare, a cantare, a mangiare. Ad un certo punto però, Gionte e Lianta dovettero lasciare i loro nuovi amici, perchè si era fatto tardi e non vole-vano far preoccupare i loro cari, così si avviarono attraverso il bosco. Avevano però percorso una parte della foresta, quando qualcuno li fermò: era un piccolo troll. Il bambino era molto triste e disse ai due: “Ciao! Io sono il più piccolo del villaggio, mi chiamo Todis”. Lianta gli parlò con dolcezza: “Come mai hai quel visetto tri-ste?”. Il bimbo rispose: “Tutti mi plendono in giro pelchè sono tlop-po basso e anche pelchè non pallo ancola molto bene: vedi che non liesco ancola a plonunciale la lettela elle!”. Gionte, per tranquillizzare il poveretto, disse: “Adesso tornia-mo indietro, nel tuo villaggio, e diciamo agli abitanti di scusar-si con te!”. Così i tre troll ripercorsero al contrario la strada già fatta. Arri-vati, Lianta chiese alla gente: “Come mai dite a questo povero bambino che è basso e che parla male?”. Uno dei prepotenti del villaggio rispose: “Bè, è la verità, non possiamo dirgli che è alto e parla bene!”. Sconcertati da questo atteggiamento, i due troll presero a rim-proverare gli abitanti di Zimp. Come era possibile infatti che un gruppo così unito, ospitale e gentile non rispettasse un altro troll solo perché non si esprimeva bene ed era piccolino? Nes-suno seppe cosa rispondere e tutti si vergognarono a tal punto che non solo si scusarono per aver deriso Todis, ma organizza-rono anche una festa in suo onore e soprattutto ringraziarono i due troll per aver fatto loro capire che ognuno va rispettato e apprezzato per quello che è, con tutti i suoi pregi e difetti. Il povero bambino però, ancora molto spaventato, cominciò a piangere e i suoi genitori, sentendo le sue grida, lo riconobbero subito e cominciarono a gridare: “Todis, Todis!”.

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e apprezzato per quello che è, con tutti i suoi pregi e difetti. Il povero bambino però, ancora molto spaventato, cominciò a piangere e i suoi genitori, sentendo le sue grida, lo riconobbero subito e cominciarono a gridare: “Todis, Todis!”. Il piccolo, sentendoli, iniziò a sorridere e corse ad abbracciarli, mentre i due ringraziavano Gionte e Lianta per aver ritrovato il loro bambino.

Giulia Reginaldi I B

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Il rubino perduto Un giorno, Ruby andò al museo archeologico per vedere che cosa stava facendo suo padre. Sulla strada, Ruby in-contrò Zapphira e Rosalinda, e così andarono insieme al museo; le tre amiche però ad un certo punto incontrarono la loro nemica Daisy. “Dove state andando sciocche?” domandò loro brontolan-do Daisy. “Stiamo andando al museo a vedere mio padre che cosa sta facendo!” rispose Ruby , e così le tre amiche andarono e Daisy si infuriò, perché non le avevano chiesto di andare con loro, e decise di seguirle. Arrivate, Ruby con gioia abbracciò suo padre, il quale le mostrò dei diamanti che mesi prima aveva trovato in alcuni Paesi stranieri. Lui raccontò alle ragazze che in Italia, a Torino c’era un favoloso diamante ancora più bello degli altri: era il Rubino perduto; ma nessuno riusciva a trovarlo. Allora a Ruby venne un’idea: voleva andare a cercarlo lei e suo padre le diede il permesso. Dietro la colonna, però, Daisy aveva sentito tutto e voleva essere lei a trovarlo per prima. Ruby prese il biglietto e salì in aereo e suo padre e le sue amiche la salutarono; Daisy invece entrò di nascosto. Poi l’aereo decollò. Dopo essere arrivata a Torino, Ruby era così felice che andò a visitare la città; dopo il tour, si mise a cercare il Rubino, mentre di nascosto Daisy la seguiva. Ruby cercò il diamante in montagna, cercò da ogni parte, ma non lo trovò. All’improvviso un giorno vide una grotta e ci andò dentro, perché sentiva che forse il diamante era lì. Anche Daisy era vicino alla grotta e urlò dentro, causando una frana. Ruby era rimasta intrappolata e iniziò a piangere, ma ad un tratto vide un cristallo rosso, così scavò e fu piena di felici-tà: aveva trovato il Rubino! Sul Rubino c’era scritto di esprimere un desiderio, e il suo desiderio era uscire dalla grotta e di tornare a casa. Nel frattempo Daisy aveva tolto le rocce, ma non trovò Ruby, e pensò che fosse tornata in qualche modo a Torino. Ruby tornò a casa felice e suo padre era così fiero di lei, e anche le sue amiche e vissero felici e contenti. Beatrice Falcone I A

La piramide di Ramses Io, Marco e Davide stavamo giocando nel mio prato quando, ad un certo pun-to, trovammo una vecchia mappa. An-dammo a chiedere a Paul, un famoso archeologo di decifrarla per noi. Paul tradusse: “Se il tesoro vuoi trovare, nella piramide più antica dell’Egitto devi andare”. Ci dirigemmo verso l’ae-roporto più vicino per raggiungere la piramide di Ramses, la più antica dell’-Egitto. Davanti a quell’imponente pira-mide ci vennero i brividi. Entrammo e trovammo molti corridoi stretti e bui con tante trappole. Marco e Davide riuscirono ad arrivare al tesoro prima di me e decisero di te-nerlo tutto per loro. Su una parete della piramide c’era una spada, io fui più rapido di loro a pren-derla e li uccisi entrambi. Tornai a casa felice di aver conquistato un grande tesoro, che avrei tenuto tutto per me! Roberto Grassi I B

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Michele, il ragazzo senza paura Un giorno Michele uscì dalla sua abitazione di prima mattina quando, i suoi genitori ancora dormivano. La sorella, Maria, gli chiese: “Michele dove vai?” il ragazzo rispose che andava a fare una camminata nella collina poco distante dalla città. Michele però non ce la fece ad arrivare alla collina, per-ché era molto stanco ed anche molto “affamato”; pensò allora al suo eroe preferito dei fumetti, che si chiamava Tex. Tex era un uomo molto coraggioso, forte, pieno di grinta e combatteva con tutti, anche con le persone più forti di lui. Michele quindi si fece coraggio e piano piano arrivò alla collina, verso il primo pomeriggio, proprio durante le ore più calde della giornata. Il ragazzo si era voluto recare proprio lì, perché molti anni prima si era detto che quel luogo fosse misterioso, pieno di insidie e che lì vivevano solo persone malvagie e cattive. Michele finalmente arrivò sulla collina e all’improvviso apparve una persona molto particolare, stravagante, che sembrava anche un po’ matta, un uomo di età inferiore ai quarant’anni. Michele pose all’uomo una serie di domande: “Come ti chiami? da dove vieni? chi sei? mi vuoi uccidere?” Il signore gli rispose così: “Io non ho un nome, vengo da un luogo molto lontano e particolare, ma non ti posso dire dove si trova”. Il ragazzo si insospettì per la risposta, perché era strano che il signore non avesse nome; poi il signore senza nome gli andò vicino e lo prese per il collo, dicendogli che era un ragazzo cattivo, e che voleva ucciderlo! Michele urlò con tutta la forza che aveva: “Io sono un ragazzo bravo e non cattivo, come dici tu e poi io sono onesto, mentre tu che vuoi uccidermi sei cattivo!”. Il signore ad un certo punto, cacciò una spada molto lun-ga e con essa voleva uccidere il povero ragazzo, ma non ci riuscì, perché Michele, con tutta la forza e la grinta che aveva, gli prese la spada e lo colpì. Convinto di averlo ucciso e scosso dallo scontro, ritornò a casa molto stanco e raccontò ai suoi genitori dove era andato. Il giorno successivo, Michele, Maria e i suoi genitori si recarono sulla collina. Ad un tratto, Michele e Maria vi-dero una persona molto brutta, che assomigliava all’uomo senza nome, ma non era possibile, era morto! doveva essere morto!! Il padre del ragazzo si avvicinò all’uomo senza nome e gli chiese perché avesse minacciato suo figlio. Il signore gli rispose che voleva solo spaventarlo, che la spada era finta e che faceva così con tutti gli estranei che si avvici-navano a casa sua, che era lì, sulla collina. Si scusò quindi per le minacce e per aver spaventato il povero ragazzo. Allora il padre di Michele accettò le scu-se del signore senza nome e gli propose di rimanere con loro a giocare nel prato.

Maria Rita Aguzzi I A

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Siamo ancora noi

Una giornata straordinaria Ciao! Io sono Angelica e adesso vi racconterò un’avventu-ra mozzafiato. Era una calda giornata d’estate e io e le mie amiche Gior-gia, Maria Rita, Alessia, Loredana ed Elisa stavamo gio-cando al gioco della campana ma non il classico gioco, invece di arrivare a sette, arrivavamo a venti. Mentre Maria Rita lanciava il sasso ci accorgemmo di una mappa, nascosta sotto ad una roccia: e ne fummo tutte in-curiosite. Aprimmo la mappa e trovammo scritto: “Dalla via Cristoforo Colombo fate tre metri avanti, dopo nove metri a destra e uno a sinistra, in seguito vedrete un bar-chetta nella sorgente che si trova in via Giuseppe Amendo-la, dove c’è un’altra mappa nella quale troverete altre in-formazioni per trovare il tesoro!”. Noi in fretta e in furia seguimmo le indicazioni e arrivam-mo alla barchetta, dove trovammo la seconda mappa, su cui c’era scritto: “Adesso andate in via Quirino Majorana, dove c’era un parco giochi abbandonato con dell’erba alta almeno mezzo metro. Lì, in mezzo a tutte le erbacce, trove-rete una X di colore rosso. Scavate per almeno due metri e lì troverete una cassa con il tesoro”. Noi ci precipitammo subito a Campoloniano e andammo in un batter d’occhio nel parco; trovammo la “X”, ci mettem-mo a scavare e trovammo il baule con dentro cento pac-chetti di figurine degli amici cucciolotti! Così tornammo a casa contente e soddisfatte! È stata un’avventura straordinaria; da non dimenticare, anche perchè l'ho vissuta con le mie migliori amiche! Angelica Marinelli I A

La piramide di Ramses Io, Marco e Davide stavamo giocando nel mio prato quan-do, ad un certo punto, trovammo una vecchia mappa. An-dammo a chiedere a Paul, un famoso archeologo di deci-frarla per noi. Paul tradusse: “Se il tesoro vuoi trovare, nella piramide più antica dell’Egitto devi andare”. Ci diri-gemmo verso l’aeroporto più vicino per raggiungere la piramide di Ramses, la più antica dell’Egitto. Davanti a quell’imponente piramide ci vennero i brividi. Entrammo e trovammo molti corridoi stretti e bui con tante trappole. Marco e Davide riuscirono ad arrivare al tesoro prima di me e decisero di tenerlo tutto per loro. Su una parete della piramide c’era una spada, io fui più rapido di loro a prenderla e li uccisi entrambi. Tornai a casa felice di aver conquistato un grande tesoro, che avrei tenuto tutto per me!

Roberto Grassi I B

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Alla ricerca di un tesoro

Un giorno io e Andrea e Giaco-mo stavamo giocando in un prato quando, a un certo punto, Andrea si fermò e vide una mappa tutta sporca per terra e ci chiamò. Noi, dopo averla vista, rima-nemmo senza parole, poi io dissi: “Potremmo trovare un tesoro grazie a questa mappa!”. Partimmo sempre guardando attentamente la mappa; per tro-vare il tesoro dovevamo trovare sul terreno una croce rossa e scavare con una pala. Seguendo le indicazioni ci stan-cammo molto e alla fine ci ad-dormentammo vicino a un albe-ro. All’improvviso Giacomo si svegliò di scatto, perché si era ricordato del tesoro, e disse: “Svegliatevi subito! Dobbiamo continuare a cercare il tesoro!”. Noi ci svegliammo e cammi-nammo per cinque ore. All’im-provviso ad Andrea venne l’ide-a meravigliosa di tagliare la strada, io allora dissi: “Sarebbe una bella idea, però dobbiamo girare a destra!”. Così facemmo e infatti dopo trenta minuti vedemmo una croce rossa, ma io mi domandai: “Come abbiamo fatto? Non sapevamo neanche dove anda-re!”. Allora Andrea si mise a scavare molto velocemente e alla fine trovò il tesoro; lo prese, lo a-primmo e dentro c’era tantissi-mo oro! Corremmo veloci come dei ful-mini e andammo a casa nostra, dividendo l’oro fra di noi e lo demmo a mamma e a papà.

Francesco Ruggeri I B

Steve e la città povera C’era una volta in una città deserta degli abitanti che erano tristi perché erano po-veri. Essi non avevano soldi e quindi non potevano comprare niente. Anche i nego-zi, poiché i clienti non compravano nien-te, restavano sempre chiusi. Però un gior-no un giovane ragazzo di nome Steve, stanco di quella situazione, parlò a tutti gli abitanti e disse loro di stare calmi, perché lui aveva tutto sotto controllo. Aveva in-fatti sentito che c’era una città di nome “Sconosciuta” che aveva un signore molto ricco. Allora lui salutò gli abitanti e si mise in viaggio. Camminò, camminò per molti giorni e alla fine arrivò a destinazione. Quando arrivò rimase a bocca aperta. La città ave-va una parte di mare e una parte di monta-gna ed era molto misteriosa e selvaggia. Steve subito andò in giro per la città e chiese alla gente dove fosse il signore che aveva i soldi. La gente gli disse che il signore viveva sopra la montagna, che per scalarla ci voleva molto tempo e che nes-suno, tranne il signore, era arrivato mai in cima. Steve, però volle provare lo stesso. Una mattina, quando il signore dei soldi non c’era, scalò la montagna e arrivò in cima. Subito vide una casetta e scorse dei soldi dentro un sacco. Subito Steve pensò, vedendo quei soldi, a quante cose avrebbe potuto comprare; però in quel momento entrò il signore, che immediatamente capì che Steve voleva rubargli il denaro. Allora il signore prese un bastone per picchiarlo, ma Steve, intelligentemente, gli diede una spinta e il signore cadde dalla montagna. Il ragazzo svelto prese i soldi e andò via verso la sua città, mentre il signore stava ancora per terra. Dopo due giorni Steve ritornò alla sua città con il sacco pieno di denaro. Gli abitanti, quando lo videro con tutto quei soldi, impazzirono di gioia e lo rin-graziarono. Poi pian piano iniziarono a comprare le cose e i negozi aprirono e così vissero tutti felici e contenti, mentre Steve, fiero di sé, ripensava a quello che aveva fatto, riportando il sorriso sulle facce degli abitanti.

Leonardo Zannetti I A

Una giornata straordinaria Ciao! Io sono Angelica e adesso vi racconterò un’avventura mozzafiato. Era una calda giornata d’estate e io e le mie amiche Giorgia, Maria Rita, Alessia, Loredana ed Elisa stavamo giocando al gioco della campana ma non il classico gioco, invece di arriva-re a sette, arrivavamo a venti. Mentre Maria Rita lanciava il sasso ci accorgemmo di una mappa, nascosta sotto ad una roccia: e ne fummo tutte incu-riosite. Aprimmo la mappa e trovammo scritto: “Dalla via Cristoforo Colombo fate tre metri avanti, dopo nove metri a destra e uno a sinistra, in segui-to vedrete un barchetta nella sorgente che si trova in via Giu-seppe Amendola, dove c’è un’-altra mappa nella quale trovere-te altre informazioni per trovare il tesoro!”. Noi in fretta e in furia seguim-mo le indicazioni e arrivammo alla barchetta, dove trovammo la seconda mappa, su cui c’era scritto: “Adesso andate in via Quirino Majorana, dove c’era un parco giochi abbandonato con dell’erba alta almeno mez-zo metro. Lì, in mezzo a tutte le erbacce, troverete una X di co-lore rosso. Scavate per almeno due metri e lì troverete una cas-sa con il tesoro”. Noi ci precipitammo subito a Campoloniano e andammo in un batter d’occhio nel parco; trovammo la “X”, ci mettemmo a scavare e trovammo il baule con dentro cento pacchetti di figurine degli amici cucciolotti! Così tornammo a casa contente e soddisfatte! È stata un’avventura straordina-ria; da non dimenticare, anche perchè l'ho vissuta con le mie migliori amiche!

Angelica Marinelli I A

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Questo brano può conte-nere 100-150 parole.

Gli articoli di un notiziario possono essere di qual-siasi tipo, ad esempio articoli sulle nuove tec-nologie.

È inoltre possibile descri-vere tendenze economi-co-finanziarie o previsio-ni che possono risultare utili ai lettori.

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Pagina 26 VOLUME 1, NUMERO 1

Didascalia dell'immagine o della fotografia

Michele, il ragazzo senza paura Un giorno Michele uscì dalla sua abitazione di prima mat-tina quando, i suoi genitori ancora dormivano. La sorella, Maria, gli chiese: “Michele dove vai?” il ragazzo rispose che andava a fare una camminata nella collina poco distan-te dalla città. Michele però non ce la fece ad arrivare alla collina, perché era molto stanco ed anche molto “affamato”; pensò allora al suo eroe preferito dei fumetti, che si chiamava Tex. Tex era un uomo molto coraggioso, forte, pieno di grinta e combatteva con tutti, anche con le persone più forti di lui. Michele quindi si fece coraggio e piano piano arrivò alla collina, verso il primo pomeriggio, proprio durante le ore più calde della giornata. Il ragazzo si era voluto recare pro-prio lì, perché molti anni prima si era detto che quel luogo fosse misterioso, pieno di insidie e che lì vivevano solo persone malvagie e cattive. Michele finalmente arrivò sulla collina e all’improvviso apparve una persona molto particolare, stravagante, che sembrava anche un po’ matta, un uomo di età inferiore ai quarant’anni. Michele pose all’uomo una serie di domande: “Come ti chiami? da dove vieni? chi sei? mi vuoi uccidere?” Il si-gnore gli rispose così: “Io non ho un nome, vengo da un luogo molto lontano e particolare, ma non ti posso dire dove si trova”. Il ragazzo si insospettì per la risposta, perché era strano che il signore non avesse nome; poi il signore senza nome gli andò vicino e lo prese per il collo, dicendogli che era un ragazzo cattivo, e che voleva ucciderlo! Michele urlò con tutta la forza che aveva: “Io sono un ra-gazzo bravo e non cattivo, come dici tu e poi io sono one-sto, mentre tu che vuoi uccidermi sei cattivo!”. Il signore ad un certo punto, cacciò una spada molto lunga e con essa voleva uccidere il povero ragazzo, ma non ci riuscì, perché Michele, con tutta la forza e la grinta che aveva, gli prese la spada e lo colpì. Convinto di averlo uc-ciso e scosso dallo scontro, ritornò a casa molto stanco e raccontò ai suoi genitori dove era andato. Il giorno successivo, Michele, Maria e i suoi genitori si recarono sulla collina. Ad un tratto, Michele e Maria vide-ro una persona molto brutta, che assomigliava all’uomo senza nome, ma non era possibile, era morto! doveva esse-re morto!! Il padre del ragazzo si avvicinò all’uomo senza nome e gli chiese perché avesse minacciato suo figlio. Il signore gli rispose che voleva solo spaventarlo, che la spada era finta e che faceva così con tutti gli estranei che si avvicinavano a casa sua, che era lì, sulla collina. Si scusò quindi per le minacce e per aver spaventato il po-vero ragazzo. Allora il padre di Michele accettò le scuse del signore senza nome e gli propose di rimanere con loro a giocare nel prato.

Maria Rita Aguzzi I A

I manoscritti misteriosi Oggi racconterò una grandissima avventura che io e i mie amici Luca e Matteo vivemmo tempo fa. Tutto iniziò un’estate in una grande isola, dove eravamo in vacanza. Mentre stavamo giocando a calcio, Luca per sbaglio tirò il pallone in un burrone. Allora scendemmo tutti per riprenderlo; dopo averlo fatto, al ritorno trovam-mo una mappa vecchia, di minimo trecento anni! Ritornati in albergo, decidemmo di non dirlo ai nostri ge-nitori, perché altrimenti, ci avrebbero tolto la mappa per darla a persone più esperte di noi; invece volevamo deci-frare noi le parole, per trovare il misterioso tesoro. Per farlo ci vollero alcune settimane e il risultato fu non proprio una mappa, ma un indovinello da capire. Nel frat-tempo alcune persone misteriose ci stavano spiando, per-ché non avevano trovato quella mappa, pur cercandola da anni. Mentre Matteo, il genio del gruppo, cercava di capire l’in-dovinello, io e Luca ci accorgemmo che qualcuno ci spia-va, infatti trovammo alcune microspie nelle nostre camere. Andammo allora da Matteo che ci disse che finalmente aveva capito dove era il tesoro; ma c’era pure una brutta notizia: era un posto dove si poteva entrare solo una volta all’anno, ma fortunatamente quel giorno sarebbe stato la settimana dopo. Quelle persone malvagie ci sentirono, perché non ci erava-mo accorti di un’altra microspia. Arrivati al grande giorno, con tutta l’attrezzatura necessaria, par-timmo con le nostre bici. Il gruppo di uomini malvagi ci seguì di nascosto, ma noi ce ne accorgemmo lo stesso e per questo motivo ci dividemmo, per poi incontrarci di nuovo e proseguire insieme. Una volta fatte perdere le nostre tracce, proseguimmo per circa un’ora, finché non arrivammo nel posto segreto del-l’isola. Secondo i calcoli di Matteo, era il posto giusto, ma non trovammo nulla fino a che Luca non scorse un botto-ne tra le foglie. Premuto il bottone, scendemmo in un pia-no sotterraneo dove c’era una grande porta blindata, na-scosta da arbusti fortissimi e di legno durissimo. Allora provammo a sfondarla con la nostra attrezzatura, ma non ci riuscimmo. Ci disperammo, ma io casualmente trovai una chiave e con quella aprimmo la porta. Dentro c’erano moltissime carte antiche, dei preziosi ma-noscritti che mai nessuno prima di noi aveva trovato; li prendemmo quasi tutti e tornammo a casa, correndo dai nostri genitori per raccontare loro tutta la storia. Durante la notte però quelle persone entrarono dentro le nostre camere, ma scattò l’allarme e vennero tutti arrestati. Demmo i manoscritti a degli esperti che, per averli, ci pagarono circa cinque milioni di euro e noi decidemmo di darne tre in beneficenza. Da allora noi ragazzi diventammo ricchi e famosissimi in tutto il mondo!

Ferrante Alessio I A

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27 Così … abbiamo sprigionato la nostra fantasia

La mappa misteriosa e il ricco tesoro Io, il mio amico Roberto e il mio amico Davide stavamo gio-cando in un prato quando arrivò Jacopo, un altro nostro ami-co. In mano aveva una mappa e ce la fece vedere. “È una mappa del tesoro!” esclamò Jacopo. “Se lo troviamo, saremo ricchi per sempre!” disse Roberto. Io osservai attentamente la mappa. C’erano disegnati numero-si templi simili a quelli dei Maya, ma, per essere sicuri, an-dammo dal padre di Roberto, che era un archeologo. Ci disse che era una mappa risalente a cinquemila anni prima e che era appartenuta ai Maya. Allora decidemmo di partire per l’America centrale, ma prima ci equipaggiammo con due bussole, due tende, quattro pugna-li, uno per uno, due spade, quattro archi e quattro lance, per-ché nella mappa erano rappresentati pure tre mostri. Prendemmo l’aereo e andammo in America. Atterrati, la map-pa ci indicava di andare a nord e noi andammo in quella dire-zione. Man mano che avanzavamo, la giungla diventava però sempre più folta e più intrigata. Stava facendo notte, ci ac-campammo, montammo le tende, accendemmo un fuoco, mangiammo i marshmallow e ci addormentammo. La mattina dopo trovammo altre due tende e una jeep par-cheggiata. Dalle tende uscirono Matteo e Gabriele, due nostri amici. Li salutammo e Davide chiese loro: “Come mai siete qui?”. Essi risposero che stavano analizzando il territorio a scopo di ricerca. Noi dicemmo loro che stavamo cercando invece un tesoro. Così si unirono a noi e raggiungemmo con la jeep il tempio Maya. Appena entrammo, vedemmo il forziere, ma, come ci avvici-nammo, comparvero tre mostri. Avevano l’aria veramente minacciosa e, secondo la mappa, erano i guardiani del tesoro. Così presi l’arco, mirai all’occhio di un mostro e lanciai una freccia. Gliela conficcai nell’occhio e il mostro morì all’istan-te. Poi Roberto e Davide presero le spade e tagliarono le braccia e le gambe al secondo mostro. Jacopo quindi prese due pugnali e li lanciò nel cuore del terzo mostro, uccidendolo. Matteo e Gabriele infine presero il tesoro lo portarono all’a-perto e tutti insieme lo aprimmo. Il tesoro, però, aveva al suo interno caramelle e soldi di cioc-colata. Sotto il forziere c’era scritto: “Sciocchi! Maya significa cara-melle e cioccolata!”.

MARCO FIORAVANTI 1B

Piccoli avventurieri

Era un caldo pomeriggio di estate, stavamo giocando con la palla nel prato vicino casa, quando notammo qualcosa di strano dietro a un albero. Ci avvicinam-mo e vedemmo una pergamena. Era scritta con dei simboli strani, quasi incomprensi-bili, provammo a decifrarla senza nessun mezzo se non la nostra “avanzata” intelligenza. L’impresa “eroica” però durò poco, perchè dopo cinque minuti decidemmo di usare l’S3 di Lisa. Così dopo un minuto circa capimmo che la pergame-na portava a un tesoro. Decidemmo di cercarlo, ma prima dovevamo prendere delle provviste, così stabi-limmo che cinque minuti dopo ci saremmo ritrovati nel prato. Quando tutti furono pronti, prendemmo l'autobus e ci dirigemmo in via Roma. Infatti la prima indicazione diceva: “Vai nella via dei negozi e entra nel paradiso dei ragazzi!”. Mentre ci dirigevamo in via Roma, pensavamo al paradiso dei ragazzi e non ci veniva in mente niente, poi un tizio fece cadere un giornale dove c’era raffi-gurata l’immagine di un video games così esclamai: “Game Stop!”. Scesi dal bus, ci dirigemmo a Games Stop e in vetrina c’era un GPS che segnava delle strade che arrivavano al Mc Donald’s. Visto che era ora di pranzo, decidemmo di andare alla succesiva tappa, non solo per trovare il tesoro, ma anche per fare uno spuntino! Stavamo mangiando, quando nel mio tovagliolo trovai scritta una frase piuttosto biz-zarra! C’era scritto: “Vai al punto di inizio e cerca nel prato una chiave!”. Non avevamo neanche finito di mangiare, ma la vo-glia di trovare il tesoro era tanta, quindi riprendemmo l’autobus e andammo nel prato. Ognuno cercava in un pezzo di prato. Eravamo esau-sti; ma a un certo punto una voce disse: “L'ho travata!” era Gaia che aveva trovato la chiave! Nella chiave era inciso “scivolo”, così salimmo sullo scivolo e trovammo un baule; lo aprimmo con la chiave e una voce registrata disse: “Complimenti! avete risolto il caso! buon divertimento!”. Nel baule c’erano dei biglietti per il parco acquatico! Un premio perfetto, soprattutto dopo un'avventura così “cocente”! Gaia Tomassetti I B

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28 Pagina 23 VOLUME 1, NUMERO 1

I DIRITTI DEI BAMBINI DAGLI ALUNNI DELLA SCUOLA

SECONDARIA DI PRIMO GRADO

Penso che su questo mondoc’è qualcosa che non va …

che ci sono dei bambini senza mamma né papà.

I bambini di tutto il mondo hanno il diritto di mangiare.

Ogni bambino deve trovare il suo spazio per giocare,

deve essere amato,rispettato, adorato

e soprattutto ascoltato.

Tutti i genitoridevono essere buoni educatori,

difendere i bambini dalla violenza,

donare loro salute ed assistenza.

Tutti i bambini hanno dirittoalla propria opinione,

all'istruzione eall'informazione.

Chi è giallo, chi è bianco, chi è nero

ma se c’è il rispetto e la paceuna

sola famiglia è il mondo intero! Classe 1C

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L’amore per la vita I l grande cuore di Otto C’era una volta un branco di lupi che viveva su una collina. Sotto la collina pascolava un gregge di pecore. Otto, il più piccolo del branco, si allontanava spesso e spiava le pecore. Un giorno, una pe-corella lo vide e, senza paura, si avvicinò al cucciolo di lupo: -Come ti chiami? -Otto e tu? - Camilla e tu? - Camilla, perché sei qui? – Tu non sei una pecoraC che razza di animale sei? -Sono un lupo, vengo qui perché mi annoio, sono il più piccolo del branco e nessuno vuole giocare con me. - Anche io sono la più piccola del mio gregge, mi annoio come teC puoi giocare con me se vuoi! -Si! Accordo in pieno! Da quel giorno si diedero appuntamento tutte le mattine e tutti i pomeriggi. Insieme non si annoiavano più, pensavano solo a divertirsi e, in poco tempo, tra loro nacque una grande amicizia. Passarono i mesi, Otto imparò molte cose sulle pecore e Camilla tante altre sui lupi. Il branco e il gregge, però, non erano contenti del legame che si era creato tra i due, così incominciarono ad avere difficoltà a vedersi, ormai lo facevano solo di nascosto. Una notte si incontrarono e Otto disse: - Ho sentito vociferare nel mio branco l’intenzione di attaccare il tuo gregge, stai attenta! - Oh mamma mia, dobbiamo fare qualcosa C.. - Ti avvertirò io quando saprò con precisione il giorno in questione.- Ora devo andare. - Ciao, grazie Otto sei un vero amico! Il branco aveva capito che Otto aveva cercato di avvertire l’amica pecora così gli proibirono di scendere dalla collina ed era sempre controllato a vista. Pochi giorni dopo il branco decise di attaccare il gregge ignaro di tutto. Otto quando si ritrovò solo capì che il giorno era arrivato e si affrettò a seguire gli altri. I lupi si avventarono con fero-cia sulle povere pecore prese alla sprovvista. Otto si mise a correre come non aveva mai cor-so e raggiunse Camilla che stava per essere azzannata e le si buttò sopra per proteggerla dal lupo che accecato dalla rabbia affondò gli artigli e i denti aguzzi nel collo del lupacchiotto. Era troppo tardi quando, mollando la presa, si rese conto di aver azzannato suo figlio uccidendo-lo. Incredulo il lupo lanciò un ululato di dolore che si sentì per tutta la vallata. Il padre di Otto comprese quanto era importante per il figlio l’amicizia con Camilla anche se tra due razze diverse, tanto da perdere la vitaC..

Nicole Pietrotti Classe IV A Vazia

Istituto Comprensivo VILLA REATINA

LA PIU’ BELLA COSA E’ ... Pagina 24

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L’amore per la vita

La vita non è una cosa da buttar via, pensate ai bambini malati, perfino handicappati. Noi diamo tutto per scontato, ma al mondo c’è anche chi, ogni giorno lotta per la sopravvivenza. Diamo aiuto a queste povere persone, diamo appoggio a chi manca di qualcosa, un aiuto per i poveri malati e soprattutto , non ridete mai dei più sfortunati. Vorrei vedere voi al posto loro, solo allora capireste quanto la vita è preziosa. E’ per questo che voi che avete tanta salute dovreste aiu-tare gli altri. Caltrimenti a che ci serve essere fratelli? Non voglio offendere nessuno Ma il messaggio che cerco di darvi è che LA VITA VA SEMPRE AMATA E RISPETTATA, SEMPRE E COMUNQUE, E LA COSA CHE POSSIAMO FARE PER AMARE LA NOSTRA VITA E’ DI MIGLIORARE QUELLA DI CHI E’ PIU’ SFORTUNATO DI NOI..

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