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Giornalino 4 marzo 2012

Date post: 13-Mar-2016
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Giornalino oratorio G.Marzano
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Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO EDIZIONE VENTENNALE n° 3 4 Marzo 2012 Periodico a diffusione interna PAG. 1 Oratorio “G. Marzano” Parrocchia San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta L’editoriale PAG. 1 Uno dei principi del sistema educativo di don Bosco è quello “di radunare i giovani per farli onesti cittadini col renderli buoni cristiani”. Ad uno sguardo superfi- ciale questo motto potrebbe non dire nulla di più di quanto è contenuto affermato dal senso comune: se si è cristiani, dei buoni cristiani, non si può non essere degli onesti cittadini. Il professarsi cristiani è chiara- mente in contraddizione con l’evadere le tasse, infran- gere le regole della civile convivenza, svolgere male il proprio dovere. Anzi, di più, la coscienza del cristiano impone non già il rispetto dei principi etici di base, ma il loro superamento e perfezionamento grazie all’amore, alla carità che ispira i rapporti fra fratelli. Ma nel motto di don Bosco, a mio avviso, c’è molto di più: esso indica che nella pedagogia salesiana la di- mensione spirituale è sempre associata alla dimensio- ne civile, e essa non richiede il semplice rispetto delle regole, ma indica come strada da percorrere la cittadi- nanza, diremmo noi oggi la cittadinanza attiva, che si caratterizza per impegno personale, protagonismo, attivismo, senso di giustizia ed eguaglianza, voglia di cambiare se stessi e la società. Ed è questo che i nostri ragazzi e giovani imparano, nel piccolo, nei nostri oratori salesiani. Le attività di animazione e di gruppo, le attività sportive, le attività creative, educano alla convivenza, al rispetto delle regole che insieme ci si dà e che non sono restrittive, ma consentono a tutti di esprimersi liberamente nel rispetto di tutti. Educano all’impegno al protagonismo affidando ai ragazzi responsabilità commisurate all’età, all’impegno in prima persona e non alla delega: l’oratorio è di tutti quelli che vi entrano e, per essere luogo che accoglie, ha bisogno del contributo di tutti. Tutto poi è illuminato dalla fede, che si esprime attra- verso la gratuità, attraverso il dono che ciascuno fa all’altro del suo tempo e del suo impegno. Dono che in Cristo e don Bosco trova il suo senso più profondo. Inoltre, idea di Don Bosco degli onesti cittadini si co- niuga con la sua testimonianza continua nella dimen- sione sociale e civile, con il suo impegno (che dovreb- be essere anche nostro) per restituire cittadinanza e diritti a quei tanti ragazzi che al suo tempo (ma pur- troppo anche nel nostro) venivano sfruttati sul luogo di lavoro, scambiati come merce, solo braccia e gambe da utilizzare, senza prospettive di futuro, schiacciati nel presente dal bisogno e dalla precarietà. Questo, e tanto altro, è stato l’oggetto del secondo in- contro programmato per festeggiare il ventennale del nostro Oratorio, che si è tenuto sabato 3 marzo. Ospite della nostra comunità parrocchiale e del nostro oratorio è stato Don Tonino Palmese, sacerdote salesiano che ha fatto dell’impegno civile campo privilegiato della sua missione fra i giovani. Don Tonino Palmese è refe- rente per la Campania dell’Associazione Libera, che nel nostro territorio significa lotta alla camorra, lotta per il recupero alla collettività dei beni confiscati alla camorra, sostegno ai familiari delle vittime di camorra, diffusione della cultura delle legalità, e tanto altro. E don Tonino tutto ciò lo fa da sacerdote, ma soprattutto da salesiano, con un occhio particolare ai giovani del nostro territorio. Giancarlo Ragozini
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Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO EDIZIONE VENTENNALE n° 3 4 Marzo 2012

Periodico a diffusione interna

PAG. 1

Oratorio “G. Marzano”

Parrocchia San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta

L’editoriale

PAG. 1

Uno dei principi del sistema educativo di don Bosco è quello “di radunare i giovani per farli onesti cittadini col renderli buoni cristiani”. Ad uno sguardo superfi-ciale questo motto potrebbe non dire nulla di più di quanto è contenuto affermato dal senso comune: se si è cristiani, dei buoni cristiani, non si può non essere degli onesti cittadini. Il professarsi cristiani è chiara-mente in contraddizione con l’evadere le tasse, infran-gere le regole della civile convivenza, svolgere male il proprio dovere. Anzi, di più, la coscienza del cristiano impone non già il rispetto dei principi etici di base, ma il loro superamento e perfezionamento grazie all’amore, alla carità che ispira i rapporti fra fratelli. Ma nel motto di don Bosco, a mio avviso, c’è molto di più: esso indica che nella pedagogia salesiana la di-mensione spirituale è sempre associata alla dimensio-ne civile, e essa non richiede il semplice rispetto delle regole, ma indica come strada da percorrere la cittadi-nanza, diremmo noi oggi la cittadinanza attiva, che si caratterizza per impegno personale, protagonismo, attivismo, senso di giustizia ed eguaglianza, voglia di cambiare se stessi e la società. Ed è questo che i nostri ragazzi e giovani imparano, nel piccolo, nei nostri oratori salesiani. Le attività di animazione e di gruppo, le attività sportive, le attività creative, educano alla convivenza, al rispetto delle

regole che insieme ci si dà e che non sono restrittive, ma consentono a tutti di esprimersi liberamente nel rispetto di tutti. Educano all’impegno al protagonismo affidando ai ragazzi responsabilità commisurate all’età, all’impegno in prima persona e non alla delega: l’oratorio è di tutti quelli che vi entrano e, per essere luogo che accoglie, ha bisogno del contributo di tutti. Tutto poi è illuminato dalla fede, che si esprime attra-verso la gratuità, attraverso il dono che ciascuno fa all’altro del suo tempo e del suo impegno. Dono che in Cristo e don Bosco trova il suo senso più profondo. Inoltre, idea di Don Bosco degli onesti cittadini si co-niuga con la sua testimonianza continua nella dimen-sione sociale e civile, con il suo impegno (che dovreb-be essere anche nostro) per restituire cittadinanza e diritti a quei tanti ragazzi che al suo tempo (ma pur-troppo anche nel nostro) venivano sfruttati sul luogo di lavoro, scambiati come merce, solo braccia e gambe da utilizzare, senza prospettive di futuro, schiacciati nel presente dal bisogno e dalla precarietà. Questo, e tanto altro, è stato l’oggetto del secondo in-contro programmato per festeggiare il ventennale del nostro Oratorio, che si è tenuto sabato 3 marzo. Ospite della nostra comunità parrocchiale e del nostro oratorio è stato Don Tonino Palmese, sacerdote salesiano che ha fatto dell’impegno civile campo privilegiato della sua missione fra i giovani. Don Tonino Palmese è refe-rente per la Campania dell’Associazione Libera, che nel nostro territorio significa lotta alla camorra, lotta per il recupero alla collettività dei beni confiscati alla camorra, sostegno ai familiari delle vittime di camorra, diffusione della cultura delle legalità, e tanto altro. E don Tonino tutto ciò lo fa da sacerdote, ma soprattutto da salesiano, con un occhio particolare ai giovani del nostro territorio.

Giancarlo Ragozini

Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO

Anno 20. n° 3 4 Marzo 2012

Pag. 2 Oratorio

“G. Marzano” Parrocchia

San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta

Pagine di vita oratoriana

L’oratorio è luogo di cittadinanza, lo è sempre stato fin dalla sua fondazione; già don Bosco compone il “Regolamento per l Oratorio si s. Francesco di Sales per gli esterni”, con il quale determina cioè che anda-va fatto all’interno di un oratorio salesiano. L’esperienza del santo diventa guida per altri sacerdo-ti, che richiedono quel regolamento per potare l’opera dell’ oratorio salesiano nelle loro diocesi: don Bosco ha dimostrato che avere regole è necessario. Si, pro-

prio le regole permettono di educare i cittadini ad avere parte attiva all’interno dello stato, e quale mi-glior palestra dove educarli se non l’oratorio? Quest’ultimo è il miglior luogo nel quale formare buoni cri-stiani e onesti cittadini, consapevoli di avere dei diritti e dei doveri. Purtroppo l’impegno dell’opera salesiana è distrutto con l’avvento del fascismo che per circa vent’anni

ha oppresso il popolo italiano, privando ognuno della propria cittadinanza. E’ doveroso sottolineare che la condizione di cittadino è uno status, un legame tra cittadino e stato, nel quale entrambi hanno degli obbli-ghi e delle richieste. Se il fascismo ha distrutto la parola cittadinanza, con la costituzione italiana entrata in vigore nel 1948,nella quale vi sono sicuramente anche gli insegnamenti del regolamento degli Oratorii di don Bosco, è restituita al popolo italiano una condizione che gli permette di avere dei diritti e dei doveri; infatti ogni partito politi-co, accantonando le differenze politiche ed ideologi-che, ha cooperato a distruggere il sistema criminale fascista, che ha oppresso ogni espressione di libertà con la violenza. I padri costituenti ci hanno insegnato che si ha diritto ad essere se stessi solo se c’è qualcuno altro che ti riconosce come soggetto portatore di diritti, inoltre questi, poichè nati all’interno di una società, anche se sono individuali non sono mai semplicemente legati al singolo; questo ha dato origine ad un vera propria classificazione dei diritti divisi in tre generazioni: la prima generazione si sofferma sull’ esplicitare che vi è per ogni cittadino libertà di parola, pensiero, di reli-gione, di partecipazione politica; la seconda genera-zione, invece, ha ampliato la legittimità dei diritti dal singolo al gruppo; in questo modo ha confermato che il gruppo non modifica il diritto del singolo ma lo aiu-ta a renderlo effettivo. Fanno parte di essa i diritti di ogni classe sociale a livello economico, sociale e cul-turale; la terza generazione, in conclusione, specifica

che non vi deve essere “egoismo di gruppo” e per tale motivo fanno parte delle terza generazione diritti che garantiscono la autodeterminazione dei popoli quali possono essere il diritto alla pace, allo sviluppo, all’equilibrio ecologico, al controllo delle risorse na-zionali. Conformandosi a tali principii l’oratorio G. Marzano della parrocchia San Bartolomeo in Centurano ha de-ciso in occasione del ventennale dalla sua fondazione di fondere un consulta di quartiere; questa verrà com-posta esclusivamente da ragazzi che appartengono ad associazioni religiose e non presenti nel quartiere. Essa si pone inizialmente lo scopo di educare a dialo-gare, dando così modo ai giovani di vivere una cittadi-nanza attiva affrontando i problemi della zona se-guendo le regole della costituzione, essendo così “buoni cristiani e onesti cittadini”. E’ proposto di se-guito un passo del discorso di Piero Calamandrei tenu-to agli studenti milanesi nel 1955: “La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel sen-so di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi gio-vani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica… Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo.”

Claudio De Simone

Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO

Anno 20. n° 3 4 Marzo 2012

Pag. 3 Oratorio

“G. Marzano” Parrocchia

San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta

Pagine di vita oratoriana

Domenica 5 febbraio non è stata una sem-plice domeni-ca invernale per i giovani del Centro giovanile don

Bosco di Centurano! Questa data ha rappresentato, infatti, una tappa fondamentale del cammino del no-stro oratorio che ha visto non solo la celebrazione della festa in onore di don Bosco, ma anche l’inizio dei festeggiamenti per il ventennale!! Tutto è iniziato alle ore 11.00 con la solenne celebra-zione eucaristica presieduta dal direttore dell’Opera salesiana di Caserta don Franco Gallone, con la pre-senza di don Massimo de Luca, altro rappresentante dei Salesiani, oltre il nostro parroco don Sergio Adi-mari. L’intera celebrazione ha avuto come fulcro la figura di don Bosco, strettamente collegata all’evento che stavamo celebrando. Come è stato sottolineato dal parroco stesso, è stato proprio grazie all’amore per Dio e per don Bosco che dei semplici cooperatori sale-siani vent’anni fa hanno consentito la realizzazione di un oratorio come quel di Centurano, che ha visto gio-vani di diverse generazioni trascorrere il loro tempo lì, donando la propria gioia di vivere e crescendo tra i valori del nostro don Bosco! Tutto era imperniato sull’incontro tra i “bambini” di ieri e quelli di oggi, come un’unica grande famiglia , due realtà che si con-frontavano per la prima volta e che pur provenendo da “tempi diversi” si sono ritrovati nei medesimi valori … proprio perché l’amore di Don Bosco è universale, in grado di lasciare il segno superando le barriere del tempo. Anche l’offertorio attraverso questo incontro attivo e con i doni del pane, del vino, dei 20 calendari e del quadro di don Bosco, ha rappresentato quel mo-mento suggestivo per dimostrare che “non importa se ad un certo punto la nostra vita ci porta ad allontanarci fisicamente dall’oratorio: chi vi entra, appartiene per sempre a Don Bosco e al Signore”. Al termine della S. messa ci siamo recati tutti in orato-rio. In un primo momento vi è stato lo svelamento del nuovo quadro di don Bosco, pronto ad accompagnarci ancora nei prossimi anni, seguito poi dalla mostra fotografica. È stato proprio questo momento che ha visto la partecipazione di tutti, vecchi e nuovi, intenti nel vedere le foto raccolte di questi 20 anni nelle varie esperienze fatte. Un momento che ha visto la nostalgia

e la gioia di coloro che hanno trascorso parte della loro vita in questo luogo e che serbano ancora bellissi-mi ricordi. Per non parlare dei più piccoli che si sono divertiti nel riconoscere tra i bambini di ieri gli anima-tori di oggi! Si è trattata, quindi, di una mattinata che ha reso parte-cipi tutti coloro che sono testimonianza viva di quella forte figura che dopo quasi 200 anni riesce ancora ad animare gran parte dei giovani, e con l’augurio che un simile luogo riesca ancora ad essere “casa che acco-glie, chiesa di Cristo e scuola di vita” per quei “buoni cristiani e onesti cittadini” che sono il cuore vivo della “società dell’allegria”!! I festeggiamenti per il ventennale continueranno an-che nei prossimi mesi, si spera con lo stesso successo!

Michela Dell’Aquila e Piera Laurenza

Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO

Anno 20. n° 3 4 Marzo 2012

Pag. 4 Oratorio

“G. Marzano” Parrocchia

San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta

Tempo di Quaresima

Gesù non è vittima della forza del destino; è salito sulla croce perché l’ha voluto. La sua accettazione non è rassegnazione passiva, ma è accoglimento della croce, è accettazione della volontà del Padre. E’ una visione bellissima, che ci schioda dalla situazione di condannati a vita Se è vero che la croce è l’unità di misura di ogni impegno cristiano,dobbiamo fare atten-zione al pericolo che stiamo correndo: quello che san Paolo chiama “l’evacuazione della croce” la croce rimane sempre al centro delle nostre prospettive, ma noi vi giriamo al largo, come quando,si sfiora una città passando dalla tangenziale. L’automobile corre sulla strada, si da un’occhiata ai campanili, ma tutto finisce lì. Santa Maria, donna dell’ultima ora, quando giungerà per noi la grande sera e il sole si spegnerà nei barlumi del crepuscolo, mettiti accanto a noi per-ché possiamo affrontare la notte. E’ una esperienza che hai gia fatto con Gesù, quando alla sua morte il sole si eclissò e si fece gran buio su tutta la terra. Que-sta esperienza, ripetila con noi. Piantati sotto la nostra croce e sorvegliaci nell’ora delle tenebre Se è vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, ma deve anche schiodare tutti coloro che vi sono appesi,noi oggi siamo chiamati a un compito dalla portata storica senza precedenti: “Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi” (Is 58,6). Pertanto, non solo dobbiamo lasciare il “belvedere” delle nostre contemplazioni panoramiche e correre in aiuto del fratello che geme sotto la sua croce personale, ma dobbiamo anche individuare, con coraggio e intelligenza, le botteghe dove si fabbricano le croci collettive. L’accoglienza porta diritto al cuore del crocifisso. Dobbiamo accogliere il fratello come un dono, non come un rivale o un possibile concorren-te. Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, per-ché non ci vuole molto ad accettare il prossimo senza nome, contorni, o fisionomia. Ma occorre una gran fatica per accettare chi abita di fronte a casa mia . La riconciliazione verso i nostri nemici: noi dobbiamo assolutamente dare un aiuto al fratello che abbiamo ostracizzato dai nostri affetti, stringere la mano alla gente con cui abbiamo rotto il dialogo, porgere aiuto al prossimo col quale abbiamo categoricamente deciso di archiviare ogni tipo di rapporto. E’ su questa scar-pata che siamo chiamati a vincere la pendenza del nostro egoismo e a misurare la nostra fedeltà al miste-r o d e l l a c r o c e . Gesù non è vittima della forza del destino; è salito sulla croce perché l’ha voluto. La sua accettazione

non è rassegnazione passiva, ma è accoglimento della croce, è accettazione della volontà del Padre. E’ una visione bellissima, che ci schioda dalla situazione di condannati a vita Purtroppo la nostra vita cristiana non incrocia il Cal-vario. Non s’inerpica sui tornanti del Golgota. Come i Corinzi anche noi, la croce, l’abbiamo “inquadrata” nella cornice della sapienza umana, e nel telaio della sublimità di parola. L’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica Al Golgota si va in corteo, pregando, lottando, sof-frendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme,dei progetti, delle rego-le precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe il tessuto di una comunione che,una volta lacerata,richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture La croce, l’abbiamo isolata: è un albero nobile che cresce su zolle recintate, nel centro storico delle nostre memorie religiose, all’interno della zona archeologica dei nostri sentimenti. Ma troppo lontano dalle strade a scorrimento veloce che battiamo ogni giorno. Abbia-mo bisogno di riconciliarci con la croce e di ritrovare, sulla carta stradale della nostra esistenza paganeggian-te, lo svincolo giusto che porta ai piedi del condanna-t o ! Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formu-la migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Gesù. Coraggio, allora: la tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il Calvario, dove essa è piantata,non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consumala tua sofferenza, non si vedrà mai come suolo edificatorio. C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato alla morte di Cristo: “Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime uma-ne. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo. ...

Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO

Anno 20. n° 3 4 Marzo 2012

Pag. 5 Oratorio

“G. Marzano” Parrocchia

San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta

Tempo di Quaresima

…Un giorno, quando avrete finito di percorrere la mulattiera del Calvario e avrete sperimentato come Cristo l’agonia del patibolo, si squarceranno da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio della storia e fi-nalmente saprete che la vostra vita non è stata inutile. Che il vostro dolore ha alimentato l’economia som-mersa della grazia. Che il vostro martirio non è stato un assurdo, ma a ingrossato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra. Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una de-posizione dalla croce. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte. Ecco un grembo di donna che ti avvolge di tenerezza. Coraggio! Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga. Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno ” Da lì le sofferenze del mondo non saranno più i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate la-sciate dai chiodi nelle nostre mani saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo.

Don Tonino Bello

Fratelli e sorelle, la Quaresima ci offre ancora una volta l´opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affinché, con l´aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. E´ un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale. Quest’anno desidero proporre alcuni pensieri alla luce di un breve testo biblico tratto dalla Lettera agli Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (10,24). E’ una frase inserita in una pericope dove lo scrittore sacro esorta a confidare in Gesù Cristo come sommo sacerdote, che ci ha ottenuto il perdono e l´accesso a Dio. Il frutto dell´accoglienza di Cristo è una vita dispiegata secondo le tre virtù teologali: si tratta di accostarsi al Signore «con cuore sincero nella pienezza della fede» (v. 22), di mantenere salda «la professione della nostra speranza» (v. 23) nell´attenzione costante ad esercitare insieme ai fratelli «la carità e le opere buone» (v. 24). Si afferma pure che per sostenere questa condotta evangelica è im-portante partecipare agli incontri liturgici e di preghiera della comunità, guardando alla meta escatologica: la comunione piena in Dio (v. 25). Mi soffermo sul versetto 24, che, in poche battute, offre un insegnamento pre-zioso e sempre attuale su tre aspetti della vita cristiana: l´attenzione all´altro, la reciprocità e la santità persona-le. (...)

Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO

Anno 20. n° 3 4 Marzo 2012

Pag. 6 Oratorio

“G. Marzano” Parrocchia

San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta

Per riflettere...

Ho provato a spegnere la mu-sica che riempie i miei orecchi e, stando un po’ in silenzio, svuotato

dal rumore, ho scoperto che per ascoltare uso il cuore. Questo cuore che ha occhi e mani, che sta imparando a esercitare i piedi, proprio questo cuore ha anche orecchi per sentire. Sono diversi dagli orecchi che stanno attaccati alla mia testa, per-ché gli orecchi del cuore ci sentono sia per dentro che per fuori. Sono certo che è così perché quando ricevo una carezza o un bacio, li ricevo sulla pelle, ma li sento con il cuore. Quando sono io a dare una carezza, sento che parte dal cuore, dal mio cuore e solo alla fine arriva sulla punta delle dita, sul palmo della mano. Ho provato ad esercitare questo udito speciale e mi sono accorto, con mio grande stupore, che il mio cuore è fatto a strati! Il mio cuore come una cipolla, non ci avevo mai pensato. Il primo strato del mio cuore, quello più esterno si estende lungo tutta la superficie della pelle, l’ho capito perché è dalla pelle che comincio a sentire. In questo strato sento tutte quelle cose che toccano il mio corpo e che solo a volte scendono giù fino al centro del cuore. Un po’ più dentro ci sono i sentimenti: sono tutti molto vicini al centro del cuore ma non tutti partono da lì, anzi, spesso si accendono da fuori. Se sbatto contro un mobile, sento la botta nel mio corpo, ma il mio cuore può starsene tranquillo, in pace; se invece è un amico che mi molla uno schiaffo, il dolore che parte dalla guancia scende giù, fino in fondo! Lo strato più profondo è segreto e nascosto, non è facile raggiungerlo, è un piccolo mistero: è il cuore del mio cuore. Non capisco tanto bene co-me funziona e mi fa anche un po’ paura, perché è come una sorgente da cui sgorgano parole segrete e inaspettate, parole mai udite. Mi accorgo che quando c’è una cosa che desidero davvero, scaturisce dal cuore del mio cuore, e che nell’intimità di questo luogo riesco a capire cosa mi fa bene e cosa mi fa male. Eppure raggiungerlo e restarci dentro mi

costa tanta fatica. È una vera lotta, è davvero «la guer-ra, più lunga e grande di ogni altra, ingaggiata nel mio libro con alterna fortuna, con fughe, avanzate, ritirate, vittorie rinviate e irresolute»4. Le mille voci che mi parlano da fuori sono ammalianti come sirene, soprattutto quando toccano le corde delle sensazioni e dei senti-menti. Non conosco ancora bene questo cuore del mio cuore, eppure qualcosa mi dice che lì c’è la mia casa, qualcuno che mi aspetta… vorrei spazzare via tutti i detriti per lasciare che quell’acqua limpida che c’è dentro possa zampillare libera! C’è una voce che mi parla nel mormorio della corrente, è un richiamo dolce e forte allo stesso tempo, che mi fa tremare di gioia e di timore. Ora come ora, non sono del tutto certo che sia la voce del Signore… eppure ciò che sento risuo-nare al cuore del mio cuore, è il suono del mio nome pronunciato con amore.

Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO

Anno 20. n° 3 4 Marzo 2012

Pag. 7 Oratorio

“G. Marzano” Parrocchia

San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta

Per pregare...

Ecco è venuto il tempo in cui liberarsi dall’affanno

Ecco è venuto il tempo in cui liberare il proprio cuore

Lasceremo che lo Spirito ci guidi verso il deserto

Proveremo fame e sete di una Parola che non viene meno

Ecco è venuto il tempo in cui dare spazio all’ascolto

Ecco è venuto il tempo in cui cercare il volto di Dio

Lasceremo che lo Spirito ci conduca per sentieri nuovi

Sentiremo il desiderio di essere purificati e trasfigurati

Ecco è venuto il tempo in cui aprire le mani al povero

Ecco è venuto il tempo di riconoscere Dio tra la folla dei miseri

Lasceremo che lo Spirito bruci l’egoismo duro a morire

Chiederemo al fuoco di Dio

Di percorrere le nostre membra

Apri i miei occhi Signore, alle meraviglie del tuo amore

Apri le mie mani Signore, che si chiudono per conservare tutto

Fa che io cammini Signore, anche se il cammino si fa duro ed e-

sigente

Fa che io senta Signore, i fratelli che

gridano verso di me

Quando arriva la sera e il peso del gior-

no

Signore resta con me.

Don Elio Catarcio

Pag. 8 Giornalino del Centro Giovanile DON BOSCO

Anno 20. n° 3 4 Marzo 2012

E per finire ...

Oratorio “G. Marzano”

Parrocchia San Bartolomeo Ap. Centurano - Caserta

Appuntamenti da ricordare:

• 11/03/12: scuola di animazione per il primo e secondo anni di pre

-animazione

• 18/03/12: festa degli adolescenti (ragazzi dei primi tre anni di

scuola superiore)

• 24/03/12: liturgia penitenziale per gruppi di elementari e medie

• 26/03/12: liturgia penitenziale per il gruppo delle superiori

Giancarlo Ragozini Claudio De Simone Michela Dell’Aquila Piera Laurenza

Agostino Improda Patrik Malolepszy Francesco Raja Marianna Imperatore Piera Laurenza


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