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giornalino marzo

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rivista asociazione culturale
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1 Mar-Apr 2013
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Mar-Apr 2013

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Sommario

� Scusate il ritardo

� Il cambiamento

� La teoria delle stringhe: un mezzo per capire la musica del cosmo

� Nove ottobre

� Cartoline dal Salento

� Pausa caffè

� Il segreto di Luca

� I segreti della nonna

� Riflessioni sul mondo musicale dei nostri giorni

� Salvador de Bahia

� Graffiti

� La nutrizione e la rigenerazione dei tessuti umani

� Pennellate d’autore: Gustav Klimt

� L’angolo della poesia

� Libri: Le voci intorno

� Mauro Ragosta: Fotografo e poeta

� Mostra antologica di Leonardo Leone

� Ti diro: Carpaccio di polpo su letto di zucchine marinate

� Shopping creativo

� Erbe & co: l’artiglio del diavolo

Newsletter di

samà salotto culturaleVia F.Bacile, 19

Lecce 73100

Tel. +39 0832 091210

La collaborazione con Anche il re ha bisogno del suo vicino è aperta a tutti, ma non instaura nessun rapporto di lavoro ed è da intendersi a titolo esclusivamente gratuito. I lavori riportati, alla pari delle foto, riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali si assumono ogni responsabilità di fronte alla legge. E’ vietata ogni forma di riproduzione anche parziale dei contenuti se non espressamente autorizzata.

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e ci mettiamo pure la faccia

• Salvatore Sparasci• Mari D’Elia• Giovanna Olimpo• Rita Maggio• Giovanna Ciraci• Marco Morelli• Flavio Malatesta• Paolo Maci• Mariangela Ungaro• Eleonora Gitto• Mauro Ragosta• Desirèe Calvara• Roberto De Meo• Marco Santoro Verri• Vanessa Paladini

Hanno contribuito alla realizzazione

di questo numero:

dicembre 2012 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Chi siamo

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Cari amici

scusate per il ritardo con cui pubblichiamo questo primo numero del 2013 del nostro giornalino, ma capita a volte, di dover prendere delle decisioni importanti e allora, è necessario fermarsi un attimo, prendersi una pausa di riflessione per comprendere dove si vuole andare e, dove invece, si sta andando.

La cultura per noi è libertà di pensiero e, quando abbiamo pensato a questo giornalino, lo abbiamo fatto immaginandolo come un contenitore di cultura a 360 gradi, aperto a tutti, e fatto da tutti coloro che, come noi, credono che la cultura sia una forma universale di espressione e, quindi, hanno voglia di confrontarsi, e di confrontare il proprio pensiero fissandolo attraverso immagini o parole.

Spesso la vita mette in discussione i nostri progetti e ciò in cui crediamo, imponendoci un cambiamento.

Dapprima rimaniamo sbigottiti, poi timorosi di quel cambiamento ma alla fine, ci rendiamo conto che è necessario nel percorso evolutivo della nostra vita e, allora, lo facciamo nostro cercando però di trovare nuovi equilibri, nuove armonie.

Ed è quello che abbiamo fatto, decidendo di non rinunciare al nostrogiornalino, pur sapendo che questa scelta richiederà un rinnovato impegno e nuove energie, ma noi crediamo in quello che facciamo e crediamo che, anche il nostro piccolo contributo, sia necessario per una crescita costruttiva della qualità della vita di tutti noi.

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Scusate il ritardo

Salvatore Sparasci

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Le circostanze della vita spesso ci portano ad affrontare dei cambiamenti: un improvviso trasferimento, un nuovo lavoro, un legame affettivo che termina, la morte di una persona cara, qualcosa che comunque modifica lo stato consolidato delle cose, le certezze che abbiamo conquistato, magari con fatica, e che vogliamo mantenere inalterate a tutti costi. Il cambiamento fa sempre paura, è un’incognita, un’incertezza che ci proietta in un futuro che non conosciamo e che pensiamo di non poter controllare a nostro piacimento. Ma possiamo poi controllare veramente il nostro futuro o ci illudiamo di poterlo fare?Comunque sia, preferiamo navigare in acque tranquille, conosciute e poco profonde, piuttosto che affrontare la sfida del mare aperto e fare rotta verso orizzonti sconosciuti, dove potrebbe attenderci un mondo imprevedibile quanto meraviglioso.Il cambiamento è faticoso, è un riadattamento delle nostre abitudini e del nostro modo di pensare, ecco perché viene quasi sempre visto in maniera negativa. Ma è veramente così? Io credo che esso sia sempre uno straordinario volano per una crescita interiore se adeguatamente supportato dal pensiero positivo.

Il cambiamento

E’ sempre un’opportunità di rinnovamento, un ciclo della nostra vita che si chiude, una nuova stagione dell’anima che si apre. Sta a noi comprenderlo. Sta a noi decidere come viverlo, se con positività e con il piacere di chi sa di aver iniziato un’avventura straordinaria e allora, potremo scoprire con stupore aspetti di noi e della nostra vita che non conoscevamo prima e che ci permetteranno quel confronto con noi stessi fondamentale per una vera crescita interiore. Il coraggio di affrontare nuove esperienze, di trovare nuovi equilibri, di immaginare nuove alternative renderà il nostro viaggio piùricco ed emozionante. In fondo cos’è la vita se non un viaggio esperenziale?

di Salvatore Sparasci

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La tessera 2013

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La tessera per l’anno 2013 del salotto culturale samà a Lecce è disponibile a chiunque ne faccia

Richiesta inviando una mail a [email protected] indicando le proprie generalità.

La tessera è gratuita e dà diritto a sconti con alcuni esercizi convenzionati che troverete a breve

sul nostro blog http://samasalottoculturale.blogspot.it/

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A te non costerà nulla ma grazie alla tua partecipazione darai una mano a promuovere la cultura.

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Gli eventi culturali di samà

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La musica ha da sempre affascinato l’essere umano. Abbiamo modo di ascoltarla in tutte le sue forme, da quelle piùpopolari a quelle più colte. E’ nel nostro DNA, è l’intonazione con cui parliamo e comunichiamo, è il miglior mezzo per condividere un sentimento con gli altri. Non possiamo ignorare come le onde sonore siano parte della nostra vita quotidiana. In molti, nei millenni, hanno creduto che nel cosmo ci fosse un’armonia e che questa potesse essere identificata come una musica eterna, nata con l’universo ed ancora risonante tra le stelle e i pianeti.

Dal punto di vista fisico lo scorso secolo aprì la mente a numerosi scienziati e aprì la strada a incredibili teorie che hanno repentinamente modificato il nostro modo di percepire la realtà; a partire da Albert Einstein, che nel 1905 pubblica la sua teoria della relatività ristretta, e in seguito quella generale, cambiando radicalmente la concezione assoluta del tempo e

La teoria delle stringhe: un mezzo per capire la musica del cosmo di Flavio Malatesta

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dello spazio, dimensioni dipendenti fuse insieme in un unico tessuto spaziotemporale. Ma un ostacolo si pose davanti al tavolo degli scienziati dopo che Niels

Bohr condusse la comunità scientifica a conoscere le meraviglie del microcosmo. Le due teorie non potevano dormire nello stesso letto, non c’era modo di unificare il macrocosmo di Newton e Einstein ed il microcosmo di Bohr e Eisenberg. La soluzione stava nelle onde, o meglio, in microscopici anelli di energia vibrante chiamati Stringhe. La Teoria delle Stringhe si pone come obiettivo l’unificazione delle teorie del macro e del microcosmo. In che modo? Sappiamo dalla fisica acustica che una corda può vibrare se ha un certo quantitativo di energia. Più energia equivale a una frequenza più alta.

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Già alle nostre dimensioni, vibrazioni come quelle del diapason (la nota La, ovvero 440Hertz, 440 oscillazioni al secondo) sono impercettibili a occhio nudo. Le stringhe sono quindi casseforti di energia, onde impercettibili.E come da un violoncello possono prodursi suoni diversi, così ad ogni vibrazione di stringa corrisponde una particella elementare. Sappiamo dalla chimica che l’atomo, che in tempi remoti si credeva “indivisibile” (il nome ne è la definizione), è costituito in realtà da più particelle. Ebbene, protone e neutrone, che insieme formano il nucleo dell’atomo, sono a loro volta combinazioni di quark di svariate tipologie.

E l’elettrone, la famosa carica negativa? Vi presento una stringa! Nessuno fino ad ora èriuscito a scoprire esattamente la “forma” di un

La teoria delle stringhe: un mezzo per capire la musica del cosmo di Flavio Malatesta

elettrone. Secondo la teoria, l’elettrone è una stringa con una particolare e unica frequenza.

Oltretutto l’esistenza di particelle come il Gravitone è stata dimostrata attraverso le equazioni di vibrazione di stringa. Questa particella è essenziale nel processo di unificazione perché descrive in dimensioni estremamente piccole il macro-fenomeno della gravità.

Le Stringhe diventano così i mattoni primi della materia. E così ogni singola particella è in vibrazione, come una nota. E nota dopo nota, ecco una sinfonia, una magnifica sinfonia: una musica che dal microcosmo si propaga in ogni atomo, ogni molecola, ogni cellula, ogni essere vivente di questo pianeta, fino alle stelle, alle galassie e ai “confini infiniti” del nostro universo.Un’ armonia cosmica.

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Ho visto per la prima volta il mare a dieci anni. Una lunga calma distesa azzurra. In fondo, piccole barche, una vela. Il mare. Un immenso respiro. Apro la bocca. Ne sento il sapore, l'odore. Mi riempie. Mi stordisce. Li', su quel punto esatto del lungomare dov'ero la prima volta, ci sono tornato. Ogni anno. Lo stesso giorno. La stessa ora. Ogni volta ho respirato quell'immenso respiro. E quando chiudo gli occhi, ogni volta, sono lì. Di fronte al mare. Anche ora che non posso più camminare. Anche ora che gli anni hanno reso pesanti le mie gambe. Anche ora che il mio letto e' l'unica spiaggia a cui posso approdare. Anche ora che lei non c'è.Nove ottobre 1949. Il mio giorno. Il giorno in cui da dieci anni ritornavo li, come ogni anno. Chiudo gli occhi, come ogni volta. Per un attimo. Per una vita. A sentire il profumo del mare. A sentire nello stomaco la sua marea gravida e immensa. E poi, un respiro al mio fianco. Un fremito, una carezza di vento. Era lei. Lei accanto a me. Una lacrima dagli occhi chiusi. Un moto impercettibile delle ciglia. Una smorfia scacciata dalla bocca sporca di rossetto. Un profumo amaro, intenso.Era lei. La riconobbi subito senza averla mai vista. I suoi capelli. Le sue mani. Il suo dolore profondo. Come il mio. Come il mare. Anche per lei c'era un giorno. Anche per lei era il 9 ottobre. Da allora, sarebbe stato il nostro giorno. Ma non lo sapevo. E non ci credevo. Non ci ho creduto neanche quando me lo ha detto, me lo ha ripetuto, me lo ha giurato, anche se non voleva farlo. "Non si giura per questo", mi diceva sorridendo. Da allora li, ogni anno, ogni nove ottobre ho incontrato il suo sorriso. Non più le lacrime, non più il dolore. Non più quella smorfia mascherata. Solo il suo sorriso. "Quando siamo insieme mi sorridi. Sorridi soltanto. Non smetti di sorridere finché non vado via". "Si, vita, e' così" mi rispondeva. Il dolore aveva trovato la sua strada, la sua via d'uscita. Il suo dolore aveva incontrato il mio. E si era arreso. E si era piegato ad una ragione più grande. Si era piegato all'infinito. Ogni anno, ogni nove ottobre le nostre vite si erano incontrate li, davanti al mare. Davanti a quella immensa, inesorabile, distesa di rabbia e di mistero, davanti a quel respiro gravido di schiuma, e di ricordi, e di parole, e di sapore, e di alghe,

Nove ottobredi Paolo Maci

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e di vento, e di rami trascinati dalle onde. Ogni anno, per dieci anni. Per un minuto, per un ora, per una vita intera. Li', sempre li', a scambiarci la vita, a scambiarci la nostra vita. A respirarci l'anima. A prenderci uno spicchio d'infinito. Sono tornato, ogni nove ottobre, su quel lungomare. Ho chiuso gli occhi nella speranza di incontrarla ancora. Ho respirato, con la speranza di sentire il suo respiro. Ho sorriso, per ritrovare il suo. Ogni anno, ogni nove ottobre. Non l'ho più trovata. L'ho vista, a volte, su un trealberi, lontano, su un'onda immaginata. A volte l'ho scorta in un fremito di vento mentre ad occhi chiusi respiravo un guizzo di salsedine. E ancora nell'incedere sicuro di una vela all'orizzonte. Ma non era lei. Ora lo so. Lei era altrove.E mi son detto, allora, se il mare ove cercarla non fosse un altro mare.Se quello delle Isole del Sud, dove fanno il nido i cormorani, e le gru cenerine risalgono le correnti ascensionali. O quello d'Africa,di Libia o Tunisia, in fondo il nostro, mi dicevo.E poi ho capito. Ho capito che il dolore ritorna. Ho capito che l'infinito e' un attimo e una vita non ti basta a viverlo tutto. E che dopo l'infinito non esiste che il mare.E per questo oggi sono qui. Nel mio letto da ammalato, sulla mia ultima spiaggia, a tentare un approdo. È il nove ottobre 2012. Oggi, per la prima volta, non sarò più su quel lungomare ad aspettarla. Le mie gambe, il mio corpo, ormai non me lo permettono. Oggi morirò. Nei miei vecchi occhi stanchi il sogno del mare, una speranza di infinito.

di Paolo MaciNove ottobre

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Cartoline dal

Salento

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fonte webPausa caffPausa caffPausa caffPausa caffèèèè

marzo-aprile 2013

in Salento non "si regge“ nè "si tiene", bensì si mantiene

In Salento non ci si ammala, si cade malati

In Salento il golfo non è una baia, bensì un maglione di lana

In Salento la suca indica un comune tubo di gomma

In Salento un'irritazione non prude, pizzica

In Salento qualsiasi mollusco dotato di guscio sarà una cozza,

marina o terrestre non importa

In Salento un mollusco di terra privo di guscio non è una limaccia,

è una cozza nuda

In Salento non ci si diverte ... ci si squaria

In Salento non si prova soddisfazione ... ci si prescia

In Salento la pressa non è un aggeggio per schiacciare, bensì

la fretta

In Salento chi ha una fretta esagerata … tene lu furgulune

In Salento una macchina dal box non si tira fuori, ma si esce o,

in casi estremi, si caccia

In Salento si prende il patentino per guidare il motore

In Salento l'alcool denaturato costituisce un tramite con l'aldilà:

esso infatti è lo spirito

In Salento nulla si rompe: si scascia

In Salento non si seppelliscono i morti, si precano

In Salento una cosa non "si porta giù" o "si porta su", bensì si scende

o si sale.

In Salento qualcosa che cambia non diventa nè si trasforma: si fa.

In Salento non si usa il phon, ma il fono.

In Salento non si rimprovera qualcuno, si dicono parole a qualcuno.

In Salento non esiste la distinzione tra insegnare e imparare.

Tutto ciò me l'hanno imparato i miei genitori.

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Un odore senza ritegno, di emozioni che giocano alla guerra e fanno sangue. I sensi, sporchi di timore, fanno l’altalena tra la condanna del vissuto e la salvezza dell’immaginato e, dalle prime righe, offrono a chi legge gli infiniti dettagli dello scommettere con gli eventi. Fin dalla scena di introduzione, piccante, che accoglie due menti in desiderio, in una morte d’anno che pretende l’incontro fra l’eccitazione e la pelle; seguito, quasi per peccato beffardo e voluto, dalla dedica casta al figlio bambino, al potere della fantasia che traduce la libertà dell’infanzia in storie improbabili, distanti dal disturbo della logica e per questo sicuramente accadute.

Prologo e omaggio sono le tracce ispiratrici di un cammino aguzzino: l’uno fissa l’uomo e il suo piacere, l’altro, il padre e il suo dolore, in una bilancia di sensazioni che fornisce l’equilibrio necessario per ricercarsi “figlio”. Per chiarire dove lo si è stato, come lo si è stato, per quale motivo e in quale tempo, alla conquista della matrice perduta che ci forma abitanti del nostro incubo prediletto. Perché tutti abbiamo un’angoscia preferita e, fingiamo di combatterla, mentre l’alleviamo come fedele compagna d’inquietudini; e fingiamo di averne orrore, mentre la educhiamo a non mollare la presa sul nostro respiro. Tutti, anche Luca, Il piccolo Luca. Che in questo racconto ci presenta la sua.

Il segreto di Luca

Nessuno di noi sopporta l’idea di separarsi da ciò a cui è più legato, neanche per un solo istante, quando è una parte di noi che se ne va. E se quella parte è la parte piùbuona, che ci dà gioia e ci infonde amore, ci fa sorridere, ci accompagna la notte a dormire e ci canta la ninna-nanna, la mattina ci risveglia con un sorriso, ci accompagna a scuola e poi a giocare…ecco che il tempo passa ma qualcosa rimane. E se ciò che rimane è più prezioso del tempo che passa, allora la tua vita rinasce, ogni giorno, proprio come il sole.(…)

Tratto da Il Segreto di Luca di Roberto Valentini

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Gli anni sono i ’60-’70, quelli di una società italiana bizzarra, che soffre la trasformazione dell’epoca e ne dipinge gli effetti perversi coi pennelli di un benessere disapprovato da chi, per paradosso, ne usufruisce.

Il Salento non è immune dalle contraddizioni del resto del Paese e, anche qui, in un lembo di terra ammalato di tradizioni contadine e aneliti borghesi, i tempi si accavallano e fanno miscugli di storia. Luca e il suo sguardo, passano in rassegna ogni contesto: quello intimo di una famiglia, dell’affanno che ne orienta le traiettorie attraverso la violenza, forse incosciente, di una madre distaccata o, l’affetto smisurato e lucidissimo di uno zio condannato alla demenza dalla “fabbrica dello stigma”; quello più ampio e collettivo di una comunità, che garantisce la presenza del conforto, al caro prezzo della beffa e, condisce storie di paese, col gusto agrodolce del pettegolezzo ostinato; ma anche di una scuola che uccide il talento, addestra al conformismo e offre di buono l’ultima purezza di un amore innocente e la prima accennata malizia di un reggicalze appena intravisto; o ancora di una chiesa, di mattoni come di scritture, che sorvola sulle ferite di un bambino, chiamando “dispetto” il segno di una carne violata.

La narrazione di tutto quanto, abbracciata dallo stile sornione di un autore farabutto, èbellezza autentica anche per la cura riservata ai paesaggi di sfondo e muove gli elementi della natura salvifica tra le disumanità piccole e grandi degli esseri che siamo. Così, leggendo, ci si sporca le mani in una terra umida di semi e generosa di frutti e si chiede l’aria a un cielo arruffato negli umori delle nuvole. E par quasi di incrociarlo il Luca divenuto uomo, che confabula col mare rabbioso e che di ogni foglia caduta a terra, fa penna di vissuti. Giunti alla scoperta del Luca “protagonista” e, provocati quanto basta, si riparte alla ricerca del Luca “personale”…che silente ma non assente, da lì dentro, custodisce la verità di quella terra e difende la sapienza di quel cielo.

Chiuso il libro, si apre la preghiera.

(SERM)

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Il segreto di Luca

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Se dovete staccare della gomma da masticare da un tessuto, passateci dei cubetti di ghiaccio, finchè non si ammorbidisce e si stacca.

Per separare i rossi d'uovo dai bianchi mettere un imbuto rovesciato in un bicchiere e buttarci l'uovo dentro, i bianchi finiranno nel bicchiere e i rossi resteranno nell'imbuto.

Macchie: per eliminare e macchie più strane e ostinate e per avere un bucato più bianco, basteràaggiungere qualche cucchiaio di sale grosso da cucina al normale detersivo per lavatrice in oltre, leggende popolari dicono che una manciata di sale da cucina, sciolto in acqua tiepida e versato in lavatrice, sostituisce l'ammorbidente.

Per eliminare le macchie di muffa immergete il tessuto macchiato in in un recipiente, poi buttateci sopra del latte bollente. Risciacquate poi con acqua fredda.

Per eliminare le macchie di cioccolato, lavate subito l'indumento con acqua calda molto salata e vedrete che le macchie spariranno rapidamente.

Le macchie di biro vengono via con l'alcool o latte e aceto.Per eliminare le macchie di ruggine usa succo di limone.

anche il Re ha bisogno del suo vicinomarzo-aprile 2013

I segreti della nonnaI segreti della nonnaI segreti della nonnaI segreti della nonna

Se avete usato la candeggina e non riuscite a togliere il cattivo odore dalle mani, lavatele con il dentifricio invece del sapone.

Per prevenire ostruzioni e cattivi odori nello scarico del lavandino ogni tanto versatevi un litro di aceto ben caldo nel quale avrete sciolto una manciata di sale grosso, lasciandolo agire per un'ora prima di far scorrere l'acqua.

La biancheria di spugna riposta nell'armadio risulterà sempre profumata se inserirete dei sacchetti di cotone pieni di scaglie di sapone di Marsiglia bianco.

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Gli eventi culturali di samà

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Info e prenotazioni: 0832.091210 340.0866591 [email protected]

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RIFLESSIONI SUL MONDO MUSICALE DEI NOSTRI GIORNI

Molti tra noi hanno dedicato la propria vita alla musica: per alcuni è stato un puro caso, è cominciato tutto per gioco, come me, che rifacevo sulla tastierina Bontempi che mi avevano regalato a Natale, le musiche che sentivo in TV…Ed erano tempi d’oro perché in prima serata Pinocchio lo girava Comencini e le musiche erano di Fiorenzo Carpi.. In alcuni casi i genitori non sono addetti ai lavori, ma hanno avuto il buon cuore di mandare a studiare il figliolo: purtroppo erano troppo al di fuori del mondo musicale per capire che per entrare nelle scuole di musica di un certo rilievo bisognava prima “oliare” qualche docente interno che facesse lezioni private...Comunque si entra in una scuola di musica: a qualcuno saràcapitato di incontrare persone deluse da una carriera concertistica che non aveva dato il successo così aggressivamente cercato; alcuni insegnanti non comprendono appieno la valenza umana e il carattere di “missione”dell’insegnamento, percepiscono per lo più la frustrazione (punizione, palliativo per mangiare) di dover insegnare; dimenticano che la musica ha una valenza formativa nello sviluppo intellettuale e culturale della persona in generale. Forse però fanno bene: scoraggiano tutti gli allievi e sfornano meno disoccupati.. Conclusi gli studi strumentali (non si finisce mai in verità), tutto quello che ti è stato insegnato in alcuni casi è: o sei Dio o sei nulla. Mentre studiavo Chopin e Beethoven, a casa mi permettevo di rifare al pianoforte qualche colonna sonora di Morricone, o qualche canzone che aveva spopolato a Sanremo, arrangiavo di tutto e sempre meglio..Ma ad una pianista di buona scuola classica, tutto questo non si addice..Ne soffrivo, perché ritenevo che se la disciplina è importante, lo è anche divertirsi di tanto in tanto..Se pensiamo che “suonare” in inglese si dice “play”… Comunque, la mia carriera di pianista continuò molto bene e accettai la gavetta (dobbiamo farla tutti)…

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

di Mariangela Ungaro

RIFLESSIONI SUL MONDO MUSICALE DEI NOSTRI GIORNIdi Mariangela Ungaro

RIFLESSIONI SUL MONDO MUSICALE DEI NOSTRI GIORNI

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L’insegnante mi mandava a fare tutti i concorsi possibili, e Dio quante associazioni culturali hanno avuto la mia beneficenza: e sìperché non pagavano mai, ma la cosa importante era “Farsi conoscere..” Ma da chi?! La cosa che mi rincuorava era il complimento di qualche anziana signora impellicciata che, con gli occhi lucidi, diceva che le avevo regalato grandi emozioni.. Iconcorsi, ah! Quelli sì che erano divertenti: quando il primo premio prevedeva un compenso in denaro, chissà perché non veniva assegnato.. E il secondo era quasi sempre di qualche simpaticone che aveva delle conoscenze in commissione.. Benvenuti nella realtà! A quanto pare è successo a tutti..Comunque oggi, anche se vinci i grandi concorsi, lavori un anno e poi sparisci come i cantanti che durano un’estate. (Giusto il tempo di restituire alla casa discografica i debiti che si sono fatti per farsi lanciare..) Andai anche all’Accademia all’estero, sì perché si diceva che “ in Italia butta male”..

Stessa frittata amici miei, con la differenza che questa volta avevo tutti i compagni che provenivano da uno stesso paese..In unpaese europeo mi confessarono che quel paese, da cui provenivano in massa gli allievi, aveva degli accordi di governo che facevano sì che i loro ragazzi potessero studiare lì, a prescindere da quanto valessero realmente, in modo che gli insegnanti del paese che li accoglieva, andassero in quel paese a far concerti..un bello scambio culturale!.. Questa volta però non me ne cruccia particolarmente perché avevo trovato un lavoro vero in Italia, una cattedra umanistica a tempo indeterminato. Studiare –non musica, la tragedia era proprio quella!- era servito a qualcosa. All’inizio ero indecisa, sapevo che questo lavoro mi avrebbe portato lontano anni luce dalla carriera concertistica, ma poi conobbi un giovane che mi schiarì le idee: era un genio degli 88 tasti, aveva studiato in Germania..Era tornato in Italia e non combinava niente, se non qualche concerto che gli passava la madre, una nobildonna della crème milanese.. A quel punto capii che per fare i concertisti bisogna essere in due situazioni: o non avere assolutamente niente (Petrushanskji, parlando di come aveva iniziato, diceva :“Tutti in Russia fare fame, avvocato fare fame, dottore fare fame, io almeno fare pianista”..) oppure essere ricchi, molto ricchi.. Non ero né l’uno né l’altro e decisi di tornare a Milano e prendere servizio nella scuola di Stato. La musica non la abbandonai, certo che no, avrei rinnegato la mia natura..E allora? Decisi di fare quello che avevo sempre voluto: scrivere e suonare la musica che adoravo, TUTTA la musica! La cultura è fondamentale, è una delle mie poche certezze, ed entrai in Conservatorio a studiare Composizione . Sono estremamente grata ai miei insegnanti, gli devo tutto quello che so e glielo ricordo appena ne ho l’occasione, solo che le dinamiche dei Conservatorio in certe classi –non nella mia, grazie al cielo!- spesso le trovavo ingiuste. ..In certi casi sembrava di essere nel settecento, al massimo nell’ottocento, a seguire il “Maestro” artista inconfutabile, ricco di esperienza, unico in grado di guidare tutti gli allievi, in una dimensione esclusiva e privata: in molte classi, da quelle di strumento a quelle di direzione, non c’era alcuno o poco scambio tra gli studenti, ognuno impegnato a fare il suo compitino meglio degli altri o imparare alla svelta come si fa il portaborse. In molti casi, fortunatamente non in tutti, le uniche dinamiche di gruppo erano così tristi, uno sputare veleno e trasudare invidia continui..Mi misi anche nella consulta studentesca, per capire meglio, per fare qualcosa, perché

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RIFLESSIONI SUL MONDO MUSICALE DEI NOSTRI GIORNI

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di Mariangela Ungaro

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di Mariangela UngaroRIFLESSIONI SUL MONDO MUSICALE DEI NOSTRI GIORNI

quando ero giovane e carina credevo in tante cose, affrontavo le problematiche con la veemenza e l’innocenza di chi è fiero di stare in trincea..Lo faccio ancora adesso, lo insegno a mia figlia, anche se è tutto mediato dall’età adulta che dà il giusto valore alle cose, almeno spero…

Ai corsi superiori non c’era molta scelta su quello che potevi comporre: o musica contemporanea o.. musica contemporanea! La cosa paradossale era che se non componevi la musica che il grosso del pubblico ritiene “inascoltabile” nessuno lì ti ascoltava..Ho voluto vederci chiaro..Mi sembrava assurdo che nel tempio della Musica si insegnasse a senso unico..E così ho scoperto che di musica contemporanea ce n’è di splendida, manca la cultura per comprenderla, perché manca una vera educazione all’ascolto sin dalle scuole primarie, e poi ci sono dei pericolosi personaggi che non hanno più nulla da dire, ma che non lasciano posto a chi merita.. Nessuno va a quei concerti, ma a certi artisti che gliene importa: alcuni di loro poi, sono pagati dallo Stato per insegnarla, e non devono certo preoccuparsi se non guadagnano con i concerti delle loro musiche incomprensibili e noiose, o se di concerti non ne fanno affatto..Ma noi, nuova generazione, dobbiamo preoccuparci e come!

Però qualcuno critica chi si mette a fare musica di consumo perché deve sbarcare il lunario! Tutto ciò resta nelle mente di parecchi come una ferita, e ogni volta che si dedicano a produzioni musicali non “degne dei loro studi”, ma devono farlo per vivere, si sentono pervasi di tristezza come se stessero tradendo chissà quale arcano ideale… La musica da film neanche nominarla da parte di certuni, quella “roba di serie B”, eppure c’è un intero mondo nella musica per immagini che, fatta sapientemente, gratifica moltissimo ed è terribilmente complessa, una sfida con i tempi, le sincronizzazioni che non devono uccidere le frasi musicali, le descrizioni che vanno al di là dell’immagine stessa e che la Musica può davvero connotare nel profondo. Non credo sia molto edificante che i Conservatori sfornino disoccupati, e quei pochi che sono occupati possono ritenersi fortunati se trovano posto proprio in quella istituzione che non li ha preparati al mondo del lavoro..Lo trovo un perverso meccanismo di riassorbimento, una sorta di auto-alimentazione. Ma sembra finita anche questo. Se la musica non entra a pieno titolo nelle scuole elementari e alle superiori, ora che Conservatori sono diventati università, la vedo molto male..

E pensare che, con qualunque maestra o professoressa parli, pagherebbe oro per avere uno specialista di musica perché lei magari è stonata..Ingiustizie del mondo.. Tra le ingiustizie ci metto anche un’altra questione: spesso chi fa musica per la tv o la pubblicità non è un musicista con i nostri studi e la nostra competenza ma ci passa davanti perché è un ottimo “smanettone” di pc, mac, rotelline di mixer e produce un prodotto sonoro che si sente..Ricordo come fosse ora, il mio incontro con il mio primo regista: mi presentai da lui con le partiture della musica che avevo scritto per il suo film… Lui mi guardò come avrebbe potuto guardare la piccola fiammiferaia, e dopo aver osservato i pentagrammi -al contrario- mi fece uno sguardo che malcelava un immenso punto di domanda… Lavoro ancora per lui, oltre che per diversi altri, scrivo ancora i miei lenzuoli in A3 con la matita, ma ora sono una maga di Nuendo, produco dischi, e ho un mio studio di produzione.

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RIFLESSIONI SUL MONDO MUSICALE DEI NOSTRI GIORNI

La tradizione conservatoriale è un patrimonio che non può e non deve essere messo da parte, ma dovrebbe, man mano che ci si avvicina alla fine degli studi, con la specializzazione, aprirsi all’esterno, conoscere il mercato, e rendere i suoi programmi di studi professionalizzanti. E qui cominciano i guai.. A prescindere dagli “arroccati nelle torri d’avorio” di cui parlavo prima (se ne stiano pure lì, meno concorrenti!) il problema è che si sa quanto sia sconfortante certa non-cultura musicale prodotta dalla nostra società.. Il tutto però è risolvibile: da un lato l’educazione all’ascolto della “musica patrimonio culturale” da parte dei più piccoli, possibilmente proseguita fino agli studi liceali, dall’altro colmare progressivamente la frattura tra artista e pubblico.

Ricucire non sarà facile, visto che spopolano tra la massa unidimensionale Xfactor, Amici, Grande Fratello e L’Isola dei famosi…(e metto nella lista pure certi Sanremo) ma dobbiamo avere fiducia e cominciare a lavorare con coerenza e decisione. Anche per salvare la musica contemporanea, che attualmente il pubblico disprezza ( e anche tanti strumentisti, perchè per far suonare un pezzo spesso il povero compositore colto sembra chieda l’elemosina!) Persino la musica pop da qualche anno si sta “acculturando” con arrangiamenti che prevedono gli archi, l’orchestra, assoli di flauto o violino. Conosce alla perfezione e sta facendo tesoro delle nuove frontiere dell’elettronica. Personalmente passo molto tempo a rifare cover di musica leggera aggiungendo orchestrazioni anche molto complesse, che i cantanti emergenti utilizzano ai loro concorsi e che amano moltissimo.

Si potrebbe partire da quello che la gente conosce, ri-conosce: solo la conoscenza genera godimento. A ciò, gradatamente, aggiungere elementi nuovi, sempre più colti e per pochi eletti..Ma gli eletti questa volta saranno tanti.. Anche conoscere e fare musica leggera o di consumo non è un abbassamento, un’umiliazione, se fatta con il piacere di chi conosce la cultura e la inserisce nel modo giusto: Mahler docet. Si potrebbe anche partire dalla musica e colta e contestualizzarla in modo diverso: via quei riti dell’ottocento..Quello che esprimiamo è nero come i nostri abiti severi! Ancora, valutare con coerenza le nuove opere e i nuovi compositori e/o interpreti e dargli il giusto spazio che meritano, senza le perdite di tempo di concorsi e festival fasulli.

La gente non è stupida e può apprezzare la musica di valore, deve solo conoscerla: dovrebbe farci riflettere il fatto che il grosso delle musiche del repertorio colto sono note al grande pubblico perché utilizzate da Kubrik nei suoi film (Ligeti compreso) per non parlare di quanti comprano i dischi di colonne sonore (e spesso sono orchestrazioni classiche di tipo wagneriano,-pensiamo al “Signore degli anelli”- ma la gente le ascolta, probabilmente la non competenza musicale è sopperita da un rimando iconografico, ma vi assicuro che le apprezza!). E quanti hanno conosciuto il grande Rackmaninov grazie al film “Shining”?!

Ho notato personalmente una grandissima voglia da parte di giovani esecutori ad eseguire musica nuova, comunque elaborata in molti casi anche difficile, ma nuova e che esprima davvero perché comunica con codici comprensibili e universali…E questo mi fa molto ben sperare.. Il segnale che si vuole abbracciare la cultura, quando proposta, è notevole. Comunichiamo! Ne vale la pena. Sono ottimista.

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di Mariangela Ungaro

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22marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Qui respira la storia, l'anima, l'essenza del Brasile

Non sono le parole di un poeta, ma ciò che si legge entrando nelcuore di Salvador Bahia che, senza dubbio, è una delle piùstraordinarie, intense, mistiche e culturalmente vive città del mondo. Qui, si nota il fervore cattolico portato dai portoghesi grazie alla costruzione di numerose chiese, la maggior parte in stile barocco, ma questa è anche la terra nella quale nasce il "voodoo", la magia brasiliana, giunta in seguito all’importazione di numerosi schiavi neri. La convivenza forzata di popolazioni diverse, per colore, tradizioni, usi, costumi e religioni, ha fatto nascere quella che è la Salvador di oggi: una straordinaria e pacifica commistione di sacro e profano, di misticismo e magia. Il simbolo di questa città è il suo centro storico, il Pelourinho, che fino a qualche anno fa era il centro di attività illecite, traffico d'armi, droga e prostituzione e che oggi, dopo un restauro patrocinato dall'UNESCO, è diventato uno dei luoghi di cultura piùforti del mondo. Musica di notte, ad ogni angolo di strada, artigianato e cultura di giorno: il Pelourinho non dorme mai. Questo è il cuore della samba di Bahia! Salvador, un mito quasi leggendario che sa di magia, di mistero, di poesia e di rispetto per le forze della natura. Salvador, é divisa nella cittá vecchia, a livello del mare, alle spalle del porto, e nella nuova, in collina, a circa 60 m di altezza, raggiungibile con un moderno ascensore, che primeggia su tutta la cittá. Da qui, si domina tutta la zona portuale e si ha una magnificavista su tutta la baia. Straordinari i personaggi che popolano la cittá: donne vestite con abiti popolari e turbanti coloratissimi e appariscenti, uomini che cantano e ballano in strada. Ciò che colpisce di piú, é il calore di questo popolo, che ti abbraccia e ti bacia quando t’incontra per strada, pur non conoscendoti. Chi si reca a Salvador, non dimenticherà mai questa cittá!!!

Salvador de BahiaAppunti di viaggio di Désirée Calvara

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Gli eventi culturali di samà

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24marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Il graffitismo (in inglese graffiti), è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata

sull'espressione della propria creatività tramite interventi pittorici sul tessuto urbano. Correlato ad essa è l'atto dello scrivere il

proprio nome d'arte (tag) diffondendolo come fosse un logo. Il fenomeno, ricordando la pittura murale (murales - disegni su

muro), è da alcuni ad essa accostato, e viene spesso associato ad atti di vandalismo, poiché numerosi writer utilizzano come supporti

espressivi mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico.Generalmente, i writer più vicini ad un lavoro di ricerca artistica

tendono a esprimersi in campi più protetti, come nelle "hall offame", spazi a disposizione dei writer in cui dipingere legalmente

(muri esplicitamente dedicati dalle amministrazioni comunali all'espressione della "spray-can art" - un modo, questo, per

cercare di arginare il dilagare del fenomeno nel contesto dei centri storici o di quartieri residenziali). I writer che scelgono di

esprimersi per lo più in contesti del genere, attraverso la scelta consapevole e responsabile del supporto per la pittura, si distinguono da quelli che intervengono anche su edifici di

interesse storico e artistico.Ogni writer, qualsiasi sia la sua inclinazione e provenienza, ricerca e studia un'evoluzione personale, per arrivare ad uno stile proprio

in modo tale da distinguersi dagli altri ed essere notato maggiormente.

Nel corso degli anni molti artisti hanno comunque maturato nuovetendenze creative per cui, pur mantenendo radici nel graffiti

writing, sono riusciti a sconfinare nella tipografia, nel design, nell'abbigliamento, contaminando il tipico stile degli anni '80 con

ideali più razionali e vicini alla grafica. Si parla di tendenze artistiche "post-graffiti" in particolare riferendosi alla street art, e di

Graffiti Design per le influenze oramai evidenti nelle tecniche pubblicitarie e nella moda. È possibile affermare che molti artisti oramai integrati nel sistema convenzionale del mercato dell'arte,

traggono il loro valore da esperienze precedenti spesso formalmente illegali.

GraffitiGraffitiGraffitiGraffitifonte wikipedia

Foggia via Giovanni Bovio - autore sconosciuto

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25marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Lo Zodiaco

Celeste

Il Sagittario è un segno zodiacale mobilee di fuoco. È governato da Giove. Il Sole si può trovare nel segno del Sagittario circa nelperiodo che va dal 22 novembre al 21 dicembre. Il periodo esatto varia di anno in anno. Le persone, il cui tema natale contiene questo segno zodiacale, sono estroverse e dotate di uno spiccato sentimento comunitario, secondo le caratteristiche del pianeta Giove. Proiettate verso l'esterno, hanno una mentalitàaperta che le spinge a viaggiare e a dedicarsi agli altri, sui diversi piani dell'impegno sociale e politico o dell'attività religiosa. Vivono con entusiasmo (segno di fuoco) ma senza troppo radicarsi nelle loro esperienze(segno mobile). Il metallo del segno è lo stagno, l'animale èil cavallo, la pietra associata è il turchese, il colore il blu, le specie vegetali sono la rosa rossa e il garofano.

Gli eventi culturali di samà

Ore 18,00

Info: 389 4846233 - 0832 091210 – 340 0866591

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http://ambientebio.it/la-nutrizione-e-la-rigenerazione-dei-tessuti-umani/

anche il Re ha bisogno del suo vicino

La nutrizione e la rigenerazione dei tessuti umani

Ci si può stupire, specialmente se partiamo da una formazione medica convenzionale, ma il ciclo normale e naturale del corpo è uno stato di rigenerazione incessante. Senza la scintilla del processo di ricambio cellulare continuo all’interno del corpo – la vita e la morte incessantemente intrecciate – il miracolo del corpo umano non esisterebbe.

La medicina si trova a svolgere la sua esatta mansione nel momento in cui, in casi malattia, i processi rigenerativi sono superati da quelli degenerativi, nel momento in cui la medicina si trovi a equilibrare il corpo verso la guarigione, spingendolo verso la somministrazione di erbe, prodotti naturali e una corretta alimentazione. L’errore della medicina ad oggi è stato quello di basare le cure su prodotti chimici che non hanno un briciolo di potenziale di rigenerazione, al contrario, quasi sempre interferiscono con l’ auto-rinnovamento del corpo, al fine di sopprimere i sintomi ai quali sono applicate.

Scendendo nel particolare parliamo ad esempio della rigenerazione dei nervi.

Molti sono i rimedi naturali che dimostrano come avviene la rigenerazione dei nervi, uno studio del 2010 pubblicato sulla rivista Rejuvenation Research, ad esempio, ha trovato una combinazione di mirtillo, tè verde e carnosina che possiedono capacità di neurogenesi (ovvero la promozione della rigenerazione neuronale) e con cellule staminali dagli effetti rigenerativi. Molte altre sono le sostanze che possiedono questa capacità fra le quali troviamo

Curcumina Funghi Shikitake ( o criniera di leone ) Apigenina (presente nel sedano per esempio)

Mirtillo Ginseng Salvia rossa Natto (derivato dalla fermentazione dei semi di soia)

Caffè (trigonellina) Pappa Reale Ashwaganda (ginseng indiano) Teanina (aminoacido presente nel tè) Resveratrolo (fenolo non flavonoide presente nella buccia dell’acino d’uva)

Oltre a queste sostanze rigenerative è stato dimostrato che la musica e l’innamoramento possono essere stimolanti nella neurogenesi, nella rigenerazione e riparazione dei neuroni. Una vasta gamma di azione possono essere benefiche e terapeutiche per migliorare la nostra salute e il nostro benessere.

Anche il fegato può essere rigenerato, con un composto presente nella liquirizia, la glicirrizina, un potente anti-virus SARS agente, che è

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La nutrizione e la rigenerazione

dei tessuti umani

stato dimostrato essere utile anche per stimolare la rigenerazione della massa funzionalità epatica.

Altre sostanze rigenerative del fegato includono:

Carvacrolo (un componente dell’origano) Curcumina Ginseng coreanoTè Rooibos Vitamina E

E’ possibile curare il diabete grazie alla rigenerazione delle cellule Beta.

I casi di diabete rappresentano un mercato per le case farmaceutiche potenzialmente molto florido. Esiste un giro di soldi che circola in questi ambienti, impressionante; ecco perchè non vengono condotte ricerche ufficiali più approfondite per ciò che riguarda la medicina naturale.Esistono alcuni composti che, sperimentalmente dimostrato, rigenerano le cellule beta che producono insulina, in modo tale che il paziente non si trovi più ad essere dipendente di insulina aggiuntiva, ma bensì autosufficiente.Gymenna Sylvestre (“il distruttore di zuccheri”) Nigella Sativa (“cumino nero“) Vitamina DLa curcumina (dalla spezia curcuma) Arginina AvocadoBerberina (trovato in erbe amare come il Crespino) Melone amaro BietolaSulforafano (particolarmente concentrate nei germogli di broccoli) Stevia Filamenti del mais

La rigenerazione delle cellule cardiache può avvenire grazie a queste sostanze:Resveratrolo Ginseng siberiano (Eleuterococco) Estratto di vino rossoGeum Japonicum ( Pianta perenne dal fiore giallo )

Un altro notevole esempio di rigenerazione delle cellule cardiache è attraverso ciò che è noto come traffico feto-materna di cellule staminali attraverso la placenta. Esiste uno stupefacente processo noto come “microchimerismo fetale” con la quale il feto contribuisce a creare cellule staminali per la madre che sono in grado di rigenerare le cellule del cuore danneggiate, e, eventualmente, una vasta gamma di altri tipi di cellule.La rigenerazione del midollo spinale e cartilagine è possibile con la curcumina e resveratrolo che hanno dimostrato di migliorare il recupero da lesioni del midollo spinale.Attualmente il nostro sistema è basato principalmente sulla medicina chimica, che attiva dei meccanismi di soppressione dei sintomi. Questo metodo è altamente redditizio perchè è una medicina palliativa che perpetua il perdurare della malattia con la costante richiesta di medicinali per curare la malattia stessa.Coltivare diete, stili di vita e atteggiamenti che favoriscano la rigenerazione del corpo può interrompere questo circuito patologico, e ci aiutano a raggiungere la libertà del corpo che è il presupposto per la liberazione dell’anima e dello spirito umano.

http://ambientebio.it/la-nutrizione-e-la-r...-tessuti-umani/

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anche il Re ha bisogno del suo vicinomarzo-aprile 2013

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Gli eventi culturali di samà

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Info e prenotazioni: 0832.091210 340.0866591 [email protected]

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29anche il Re ha bisogno del suo vicino

Il viaggio, la scoperta, l’incontro tra culture diverse, lo scambio, sono gli elementi che contraddistinguono il B&B Samà. Il B&B nasce nel cuore di Lecce, all’interno di un palazzo signorile, a pochi passi da Piazza Mazzini e da Piazza Sant’Oronzo, fulcro e punto di riferimento della città. La struttura è caratterizzata da ampi spazi comuni, all’interno e all’esterno, e camere, matrimoniali o triple, fornite di ogni comfort, che garantiscono una

assoluta

privacy a tutti gli ospiti.

Fiore all’occhiello è la terrazza, un ampio spazio attrezzato dove poter fare colazione nei periodi più caldi, al sole del Salento, immersi nel verde.

Lecce - via Filippo Bacile 19 tel. 0832.091210 340.0866591

www.samabnb.it

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di Marco Morelli

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Marc Chagall

Pensare a Gustav Klimt ci riporta, quasi immediatamente, ad una delle sue opere più famose ed apprezzate: “Il Bacio”. Un uomo che esprime il suo amore verso la propria donna, in un’immagine sinuosa e avvolgente, ricca di simbolismo ma anche di colori e oro. Una raffigurazione artistica che, per quel periodo (1908), risultò altamente innovativa e di “rottura” verso schemi consolidati e, in un certo senso, restrittivi.E’ proprio per questo motivo che Klimt segnerà un’epoca: la sua esigenza di innovazione, oltre che nella mera espressione artistica, si esprimerà anche fattivamente, attraverso la creazione di un vero e proprio movimento rivoluzionario denominato “Secessione”.Insieme al fratello Ernst e ad altri 17 giovani e talentuosi artisti, infatti, Gustav Klimt sarà l’ispiratore dell’“Art Nouveau” (in Italia sarà lo stile “Liberty”), dove l’arte servirà come elemento espressivo di un nuovo stile, decorativo, simbolista e architettonico, che verrà recepito in tutto il mondo. Il programma dei secessionisti fu, sin dall'inizio, ambizioso, internazionale e connotato dalla volontà di creare un'arte totale, pervasiva, che permeasse la vita intera. Il movimento fu un successo. Quasi tutti gli artisti europei più radicali dell’epoca, infatti, vi aderirono. Klimt, a quel punto, divenne il simbolo e la voce di chi, oppresso dal consolidato ed imperante accademismo, sentiva l’esigenza di rompere quegli schemi.La manifestazione che meglio di tutte incarnò lo spirito della Secessione, fu la mostra del 1902 dedicata a Beethoven, che riuniva architettura e scultura, pittura (Klimt presenterà lo sconvolgente “Fregio di Beethoven”) e musica: all'inaugurazione fu suonata la Nona, diretta da Mahler. Il fine ultimo era ottenere l’"opera d'arte totale" e, ovviamente, il successo fu eclatante.

Gustav Klimt

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Klimt il rivoluzionario, l’eccentrico, il simbolista. Un artista capace di rompere gli schemi ma che, quegli schemi, li conosceva benissimo. E anzi, ne aveva fatto parte. Non tutti sanno, infatti, che gli inizi artistici di Gustav Klimt furono scanditi dalla sua apprezzatissima capacità di pittore iperrealista, dote che gli permise di ottenere una discreta famae le prime soddisfazioni economiche. Mirabili erano le sue capacità di riprodurre ritratti con precisione fotografica.

Probabilmente “Favola” (1883) può essere considerata l’opera prima dove, sebbene la sua arte sia ancora evidentemente iperrealista, si manifestano i primi vagiti di quel simbolismo che sarebbe poi diventato la sua peculiare caratteristica. In essa possiamo ritrovare le allegorie tipiche dell’arte del periodo. Qui, la “Favola”, è personificata da una nudità femminile (tema che diventerà poi ricorrente, nella sua arte). La donna è coperta da un drappo bianco, per aggiungere eleganza alla sensualitàdella figura. La composizione si rifà all’atmosfera dei racconti di Esopo e Fedro, con chiari riferimenti a “Il leone e il topo”, del primo e “La cicogna e la volpe”, del secondo. Klimt, poi, scandisce la superficie della composizione attraverso l’armonia delle sue figure accostando, alla massa chiara e luminosa del corpo della “Favola”, la grande macchia nera a sinistra, con una soluzione che lascia già intravvedere i futuri sviluppi della sua pittura, spesso imperniata sui contrasti di "pieni" e "vuoti".

di Marco Morelli

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Simboli e messaggi codificati che, da lì a poco, sarebbero diventati il suo modo di esprimersi, fino ad arrivare ad esserne quasi la sua unica voce. "Sono convinto di non essere particolarmente interessante come persona. Chi vuole sapere qualcosa di me come artista, l'unico aspetto interessante, osservi con attenzione le mie opere e cerchi di capire chi sono e cosa voglio". Gustav Klimt preferiva arrivare all’anima solo di chi era in grado di comprenderlo, senza mezze misure e senza compromessi.

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Gli eventi culturali di samà

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LUGLIO (a Paolo Borsellino)

un boato ad annunciare un fumo nero che lento sale oscura l’orizzonte abbraccia il sole

si colora il cielo di viola un viola che non ho visto mai mentre palermo brucia in questo inizio d’estate

brucia nel rancora che nascosto dal silenzio lascia che tutto si trasformi e nulla cambi

madre son qui proteggi i tuoi figli madre son qui tra i tuoi fiori migliori

e l’ora dei vespri porta via quell’agenda le soluzioni le speranze in quel rosso confuso della sera

e subito si fa ressa tra fuochi e umani resti bocche mute sotto occhi bassi

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Marco Santoro Verri

le ombre si fanno lunghe e si accorciano gli attimi che completano e concludono 57 giorni d’attesa

madre son qui proteggi i tuoi figli madre son qui

tra i tuoi fiori miglioritutto era scritto nulla lasciato al caso quando il cattivo ha paura fa spettacolo intorno a se

ora arrivera’ settembrecon le nuvole e la pioggia a ripulire le strade e ci si scordera’ di tutto

poi arrivera’ settembre a cancellare i segni ma non i nomi ma non le idee

madre son qui proteggi i tuoi figli madre son qui tra i tuoi fiori migliori

tutto era scritto nulla lasciato al caso quando il cattivo ha paura fa spettacolo intorno a se'

ora arrivera’ settembrecon le nuvole e la pioggia a ripulire le strade e ci si scordera’ di tutto

poi arrivera’ settembre a cancellare i segni ma non i nomi ma non le idee

madre son qui proteggi i tuoi figli madre son qui tra i tuoi fiori migliori

di Marco Santoro Verri per "La Rocha" (http://www.facebook.com/LaRocha2014)

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Vorrei una gomma

vorrei una gomma

ma una gomma enorme

una gomma come quella dei cartoni animati,

una di quelle gomme che portavamo sempre

con noi nel borsello a scuola da piccoli

vorrei una gomma

ricordi ?

quelle, bianche per la matita e blu per la

penna.

ecco, vorrei con me quella gomma

perchè ogni tanto ho bisogno di cancellare il

pensiero insistente del sorriso dei tuoi occhi.

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Marco Santoro Verri

Salvatore Sparasci

E’ tempo di nuovi eroi

E’ tempo di nuovi eroi

La stagione degli inganni sta finendo

Nell’oblio del nulla si stempera

il canto delle sirene

E’ tempo di morire per rinascere ancora

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VITA TRA I CAMPI

Un contadino riposa su di un campo di grano,

il tempo della guerra vissuta è solo un lontano ricordo.

Egli nel sonno si lascia attraversare dai raggi di un nuovo giorno,

si lascia ammirare dalla natura che incuriosita lo veglia.

Con le prime luci dell’alba

I suoi occhi verdi si schiudono lentamente,

le sue gambe indebolite trovano la forza di non cedere.

Un ulivo dal tronco imponente offre riparo a piccoli uccellini appena svegli.

Comincia così, a poco a poco, a destarsi la natura.

Rossi papaveri dilettano il campo rigoglioso,

spighe di grano, baciate dal sole, risplendono auree,

colorate farfalle si librano spensierate tra profumati fiori.

Intanto un aratro cammina fra virenti sentieri.

Il contadino intona il ritornello di un canto popolare,

canto ricco di nostalgiche rimembranze giovanili,

quando la sua lieta giovinezza,

assaporava salmastra dolci albicocche e bianchi grappoli d’uva.

Quando, anche tra le calde giornate estive,

respirava a pieno soavi odori campestri.

Perché in fondo la campagna è madre,

dona e sacrifica se stessa,

nutrendo con tutto ciò che ha, i suoi figli.

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Vanessa Paladini

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LibriMaria Pia Ammirati, con il suo libro Le voci intorno, ci regala una storia semplice e breve, ma

sicuramente dal significato profondo, un racconto estremamente toccante che avvicina il lettore a una situazione drammatica, narrata però senza risultare pesantemente tragica.

La protagonista, Alice, è un’adolescente in preda ai soliti problemi tipici di questa fase della vita resa difficile dall’assenza di una madre e da un padre che cerca faticosamente di supplire all’assenza dell’affetto materno. La vita di Alice subisce una brusca frenata a causa di un evento che cambieràradicalmente la sua esistenza e quella delle persone che le sono vicino: un incidente stradale, triste epilogo di una notte passata in discoteca tra droga, alcool, sballo e la sensazione di sentirsi ‘soli’nonostante ci si trovi in una bolgia di persone apparentemente amiche. Nell’incidente perdono la vita il fidanzato Beppe e Marta, responsabile della tragedia poiché guidava in stato di ebbrezza, mentre Alice entra in coma irreversibile. Da qui inizia un periodo di sofferenza non solo fisica, ma anche emotiva, poiché la ragazza si sente prigioniera in un corpo ormai morto.

È la protagonista stessa a descrivere la sua situazione raccontandola attraverso i propri occhi, le proprie sensazioni e il comprendere ciò che accade nell’ambiente che la circonda solo ascoltando le voci intorno a lei, quelle voci ormai diventate importanti perché unico mezzo di percezione della realtà.

Ciò che risalta è proprio il suo non riuscire a rendersi conto immediatamente di quello che le accade, tutto è basato sulla sua deduzione in base ai rumori e alle parole che riesce ad ascoltare.

Le voci intornodi Giovanna Ciraci

anche il Re ha bisogno del suo vicino

In tal contesto emerge il difficile rapporto interfamiliare, con le sue incomprensioni e le sue difficoltà, arrivando, anche se non in maniera esplicita, quasi a risolversi: padre e figlia si sentono uniti nel dolore e paradossalmente riescono a instaurare un legame di intesa e di comunicazione più ora che interagire risulta difficile.

Il tema centrale del racconto si palesa più chiaramente verso la fine, quando dopo un susseguirsi di peggioramenti fisici che non lasciano spazio a una possibile riabilitazione di Alice, il padre si trova davanti a una scelta estremamente ardua: se porre o no fine all’esistenza della figlia, se staccare o meno le macchine che la tengono ‘inutilmente’ in vita. Si, inutilmente, perché un’esistenza condotta appesa a una macchina senza aver la possibilità di comunicare e agire, appare inutile e solo piena di sofferenza. Il padre sente che Alice è stanca, continua ad incoraggiarla a lottare perché non vuole perderla, ma inizia ad avere paura del futuro, di quello che potrebbe accadere alla figlia se lui dovesse venire a mancare. È qui che si palesa la tremenda lotta interiore di un uomo che cerca di agire in nome dell’amore paterno e del senso di responsabilità genitoriale, e che si pone la domanda se amare Alice vuol dire continuare a farla vivere in quelle condizioni o lasciarla andare via per porre fine alle sue sofferenze.

La scelta di un padre di portare la propria figlia alla morte è sicuramente struggente, colui che le ha donato la vita si ritrova a essere quasi costretto a privarla del prezioso dono che le ha fatto.

marzo-aprile 2013

[email protected]

Le voci intornodi Giovanna Ciraci

Libri Le voci intornodi Giovanna Ciraci

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37anche il Re ha bisogno del suo vicino

Robertino ValentiniIl segreto di Luca

€ 10,50

Maria Pia Ammirati ci presenta una storia intensa che richiama episodi di cronaca recenti ancora vivi nella memoria di ognuno di noi e che ancora oggi dividono l’opinione pubblica. Le voci intornomette in risalto la difficoltà di stabilire cosa è giusto fare in determinate situazioni, situazioni che èfacile giudicare quando non le si vive personalmente. Una storia che coinvolge e che allo stesso tempo induce a riflettere, un esempio di lavorio letterario che tocca diversi temi, come le stragi del sabato sera, il rapporto padre-figlia, l’abuso di droga e alcool, la solitudine degli adolescenti, ma soprattutto pone attenzione su una questione ancora irrisolta: l’eutanasia, eterna battaglia tra vita e morte.

[email protected]

marzo-aprile 2013

LibriLe voci intorno

di Giovanna Ciraci

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Mauro Ragosta: fotografo e poeta

anche il Re ha bisogno del suo vicinomarzo-aprile 2013

La somma bevandaLa somma bevandaLa somma bevandaLa somma bevanda

La vita …..l’altro giorno, giorno senza tempo,stufa delle mie esuberanzemi ha urlato rabbiosache lei è comeuna raffinata bevanda per aristocraticida centellinarsi con graziaenon contempla le sbornie popolari

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Mauro Ragosta: fotografo e poeta

anche il Re ha bisogno del suo vicinomarzo-aprile 2013

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40anche il Re ha bisogno del suo vicino

Gli eventi culturali di samà

marzo-aprile 2013

Mostra antologica di

Leonardo Leone

Nella esclusiva cornice del Castello degli Imperiali, la

città di Francavilla Fontana, in collaborazione con il

Salotto Culturale Samà di Lecce e il Centro Culturale

Francavillese ‘Rosa Tardio’ ha organizzato la

personale di pittura di Leonardo Leone. Un percorso

antologico di circa quaranta pitture, ospitato in

quattro sale del prestigioso castello, a partire dagli

esordi del giovane pittore sino ai giorni nostri, che

sarà illustrato dalla dott.ssa Marilena Tetesi,

affermata critica d’arte e artista di chiara fama.

Il 5 marzo si concluderà la mostra con un concerto di

due nomi illustri del panorama musicale italiano:

Nicola Mazzanti, flautista, docente e ottavinista

dell'Orchestra del ‘Maggio Musicale Fiorentino’, e

Annamaria Giannelli, pianista, concertista, studiosa e

docente, sotto la direzione artistica di Antonio Curto,

direttore della Scuola Musicale Comunale di

Francavilla Fontana.

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41anche il Re ha bisogno del suo vicino

Foto

by

Sere

na

Leone

Gli eventi culturali di samàMostra antologica di Leonardo Leone

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Ti dirò ….

Carpaccio di Polpo su letto di zucchine

marinate

di Daniele Santoro

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

Gironzolando tra i banchi frigo di un ipermercato, un giorno mi sono imbattuto in una confezione di carpaccio di polpo. Incuriosito, mi sono soffermato ad osservare quelle stuzzicanti fettine dalla forma tondeggiante, precise come fette di salame ungherese… “Quasi quasi le compro”, ma poi do un’occhiata al prezzo ed il gene scozzese che è in me mi trattiene, suggerendomi che forse sarebbe più economico farlo “in casa”, poi interviene il mio spirito da Blogger che mi consiglia di sperimentare, migliorare e pubblicarne l’esperienza sul blog.

Le ricette di Roberto De Meo

Mi lascio convincere, torno a casa e faccio una ricerca su internet perdendomi tra centinaia di risultati di ricette e metodi di preparazione del carpaccio. C’è addirittura chi si è autocostruito un apposito torchio… la passione a volte spinge verso l’esagerazione. Tra i vari “metodi” prospettati, mi è sembrato più efficace quello della lattina, che consiste nel pressare il polpo già cotto in una classica lattina di pomodori pelati da 800 gr.. Ho anche provato a seguire alcuni consigli per quanto riguarda il condimento da utilizzare per insaporire il carpaccio, ma dopo aver fatto vari tentativi, ho preferito fare di testa mia, quindi non credo che troverete in giro ricette simili. Detto ciò, la prima cosa da fare per preparare il Carpaccio di Polipo è… un bello spaghetto con il pomodoro pelato! In questo modo possiamo recuperate il prezioso barattolo di latta smaltata, pulirlo per bene senza farlo graffiare, asciugarlo e conservarlo per gli usi che leggerete nelle prossime righe, conserveremo anche il coperchio della lattina che abbiamo tagliato con l’apriscatole.

Gli ingredienti:

1 Polipo fresco da circa 1,2 kg;2 zucchine di media grandezza;Prezzemolo;

1 Limone;2 spicchi d’aglio;Una spruzzata di “Dolceagro” Ponti;

40 gr. di Olio.

Ti dirò ….Ti dirò ….Le ricette di Roberto De Meo

Ti dirò ….

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Considerata la marinatura degli ingredienti, vi conviene iniziare il giorno prima.

Iniziamo preparando un intingolo formato da 20 gr. di olio, sale, uno spicchio d’aglio schiacciato, una spruzzata di Dolceagro della Ponti, mescoliamo e lasciamo insaporire.

Il Dolceagro della Ponti è un aceto di vino bianco molto delicato dal retrogusto leggermente dolce, che può essere usato nelle giuste dosi a seconda dei gusti personali.

Diamo una bella sciacquata al Polpo e mettiamolo in una pentola a pressione senza aggiungere nulla, nemmeno l’acqua. Chiudiamo il coperchio e mettiamola sul fornello a fiamma alta.

Quando la pentola inizia a fischiare, mettiamo la fiamma al minimo e lasciamola cuocere per circa 25 minuti.

Lasciamo che la pentola a pressione torni quasi a temperatura ambiente, quindi apriamola e recuperiamo il polpo e l’acqua rilasciata dalla cottura.

Nel frattempo avremo affettato le zucchine con l’aiuto di un pelapatate in modo da ottenere fette molto sottili. Sistemiamole su un piatto e ricopriamo con l’intingolo preparato in precedenza, quindi lasciamo a marinare in frigorifero.

Con l’apriscatole, eseguiamo quattro piccoli tagli sulla parte inferiore della lattina, quindi andiamoci ad inserire il polpo intero, con l’accorgimento di ficcarlo tenendo la sacca all’interno dei tentacoli. Chiudiamo con il suo coperchio e pressiamolo, al fine di eliminare le bolle d’aria che si sono formate all’interno. Il liquido residuo uscirà dai fori praticati nella parte inferiore del barattolo.

Teniamo in barattolo sotto la pressione di un peso e mettiamolo in frigorifero un paio d’ore, poi eliminiamo il peso e lo spostiamo nel freezer per almeno un ora.

Tiriamo fuori dal freezer la lattina e tagliamone il fondo con l’apriscatole, questa operazione ci faciliterà l’estrazione del polpo che avràassunto la forma compatta di un cilindro, facile da maneggiare e soprattutto da tagliare a fettine. Potete utilizzare anche una affettatrice elettrica, se ne siete in possesso.

Prepariamo il condimento mescolando in una tazza 20 gr. di olio, il succo di un limone, 4 cucchiai di acqua rilasciata dal polpo durante la cottura, uno spicchio d’aglio tritato, prezzemolo ed un pizzico di sale.

Terminiamo la preparazione, disponendo sul piatto di portata uno stato di zucchine marinate al dolceagro, alternato con uno di carpaccio di polpo, poi versiamo il condimento et voilà! Siate pronti a ricevere i complimenti dei vostri

Ti dirò ….

Le ricette di Roberto De Meo

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

http://quasas.blogspot.it/

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Gli eventi culturali di samà

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Situato al piano terra del prestigioso Palazzo Tamborino, nel cuore commerciale di Lecce (a pochi passi da Piazza Mazzini), CORTEN offre alla propria clientela i più prestigiosi marchi dell’abbigliamento maschile e femminile fashion in forma di outlet per soddisfare i gusti e le necessità di chi non intende rinunciare al capo di marca da acquistare, però, a prezzi ridottissimi rispetto a quelli praticati nei negozi tradizionali.CORTEN garantisce un’ampia scelta grazie alla collaborazione con aziende collegate ai leader distribution delle più importanti marche nazionali ed internazionali nel nostro Paese e si caratterizza per una attenta selezione delle collezioni da offrire all’utenza. Tra i principali marchi, di target medio-alto e dal forte richiamo fashion, figurano Dolce e Gabbana, Cavalli, Costume National, Blumarine, Versace e tanti altri.

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CorteN

anche il Re ha bisogno del suo vicino

shopping creativo

Corten – Via Toselli 5 Lecce [email protected]

marzo-aprile 2013

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Un negozio pensato per soddisfare i gusti e i comportamenti di chi ricerca prodotti innovativi e marchi attenti al cambiamento. La scelta dei Brands cade sulla voglia e il piacere di presentare ai propri clienti collezioni originali, ricercate, garantendo sempre il buon gusto e la qualità dei capi.

SergioD si presenta come un ambiente fresco, vivo, acceso, dove i clienti si ritrovano a scegliere i capi in piena autonomia e in cui ritrovano accuratezza nel servizio grazie alla professionalità e alla discrezione

dei collaboratori.

Una selezione di brands studiata per soddisfare i gusti e il modo di vestire della nostra clientela.

Per lui: V-neck, Gold Brothers, My T-shirt, Zeusedera, Lavenham, Roy Roger’s, Be For Milano, Allegri, Camouflage, Altea, Scotch & Soda, Philippe Model, Date, Paoloni, L.B.M., Calvaresi, Add, Heavy Project, San Francisco, Hal, Fabrizio Mancini, Xacus, Tintoria Mattei, Orciani, Tommy Hilfiger, Kangra.

Per lei: Suoli, My T-shirt, Zeusedera, Lavenham, Roy Roger’s, Be ForMilano, Allegri, Camouflage, Altea, Scotch & Soda, Philippe Model, Date, Twin-Set, Scee by Twin-Set, Blugirl Folies, Fred Perry, 313, V°73, Paola Frani.

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SERGIOD

anche il Re ha bisogno del suo vicino

shopping creativo

SERGIO D – Via Bari 50 – Foggia tel. 0881 774360 www.sergiod.it [email protected]

marzo-aprile 2013

a Foggia

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Laboratorio d’arte situato nel cuore della città a due passi dal Duomo, Tonda design nasce dall’incontro di due creativi: un designer e una pittrice, Tonio e Melinda, una mente razionale e una istintiva, un progettista e una decoratrice, due personalità diverse con elementi comuni: l'amore per la linea curva, per le forme sinuose, per il colore deciso, per la ricerca sperimentale di forme e tecnologie, l'arte contemporanea

Melinda dipinge, incide e stampa raccontando ciò che vede e che vive, ogni quadro per lei è una pagina di diario, non ama la produzione in serie sostiene l'idea dell'art e craft l'oggetto nella sua unicità individuale.

Tonio studia e progetta spazi interni e complementi d'arredo. La sua passione per la luce lo porta alla realizzazione di sculture luminose piantane lampade ...

Il suo principio primo "la creazione di sculture funzionali" con la possibilità della produzione in serie.

anche il Re ha bisogno del suo vicino

Labar • laboratorio d'arte Via Palmieri, 20 Lecce Tel 329/1913431 - 349/405494 - 328/0292904 [email protected] - [email protected]

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shopping creativo

marzo-aprile 2013

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shopping creativo

Lab bla bla bla è un luogo eclettico e multiforme, che vuole proporre un modo diverso di intendere l’artigianato: non solo recupero di arti e

mestieri tradizionali da rivisitare in chiave contemporanea, ma anche riciclo e riutilizzo di materiali di scarto, che qui riprendono vita oppure cambiano destinazione d’uso. In una formula, un artigianato etico.

Tutto ciò che è in mostra – e in vendita – all’interno dello showroom è100% donna e ovviamente fatto a mano (come recita il loro stesso slogan “Handmade in Salento with love”. Qui troverete innanzitutto le creazioni delle due proprietarie, dunque le borse di Elena Petrucci, architetto e textile designer…che si diverte ad abbinare

materiali molto diversi tra loro come ecopelle, seta, alcantara, juta, lino. Ma anche i lavori di Monica Righi, ceramic designer d’origine romana checon la ceramica ha creato accessori, gioielli… e perfino una linea per la

casa completa, dalle stoviglie ai complementi d’arredo. Ma nello showroom potrete ammirare anche le creazioni di Lara Bobbio, che qui ha creato un corner dedicato all’arte del recupero nelle sue più

svariate forme.

E infine, potrete trovare i gioielli organici nati dalle mani di Iolanda Campanile, che qui espone alcuni pezzi della propria linea “terra cotta”.

Lab bla bla bla - Via A. Petronelli, 12 – Lecce Tel: 392.2291064 0832.1790276

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[email protected]

marzo-aprile 2013 anche il Re ha bisogno del suo vicino

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Erbe & co

anche il Re ha bisogno del suo vicino

Erbe & coArtiglio del diavolo

(Harpagophytum procumbens )

Pianta erbacea perenne, rampicante l’artiglio del diavolo è originaria dell’Africa merdionale e orientale e si trova frequentemente in zone deseriche e nelle savane.

Conosciuto da secoli dalla medicina tradizionale dei popoli sud-africani, è largamente utilizzato per la cura di vari problemi del sistema osteo-articolari.. L'artiglio del diavolo si è dimostrato particolarmente attivo soprattutto nelle situazioni che causano dolore e infiammazione come tendiniti, osteoatrite, artrite reumatoide, mal di schiena, mal di testa, da artrosi cervicale, dolori generici alla cervicale, contusioni, sciatica, artrite, artrosi.

A questo vegetale sono attribuite anche proprietàipocolesterolemizzanti e ipouricemizzanti (è utile in caso di gotta), data dalla presenza di molti principi amari, capaci di stimolare la produzione dei succhi gastrici e della bile. Tale caratteristica rende i rimedi erboristici a base di artiglio del diavolo controindicati in caso di gastrite, ulcere gastriche o duodenali, e durante l’assunzione di altri antinfiammatori di sintesi, perché aumenterebbe gli effetti dei farmaci e i relativi effetti secondari o indesiderati.

USO INTERNO: si trova in commercio sotto forma di tintura madre, capsule o compresse. La sua assunzione deve essere effettuata sotto stretto controllo medico e in generale il trattamento non deve essere troppo lungo, al massimo 1 o 2 settimane.USO ESTERNO: Pomate e gel a base di artiglio del diavolo sono indicate in tutte le forme d’infiammazioni articolari

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Attività principali: antinfiammatorio, antalgico,antireumatico, analgesico, antipiretico, diuretico, ipocolesterolemizzante e ipouricemizzante

Uso interno: L’artiglio del diavolo è impiegato da secoli nella medicina tradizionale dei popoli sud-africani, per la cura di vari problemi del sistema osteo-articolari. Si èdimostrato particolarmente attivo soprattutto nelle situazioni che causano dolore e infiammazione come tendiniti, osteoatrite, artrite reumatoide, mal di schiena, mal di testa da artrosi cervicale, dolori generici alla cervicale, contusioni, sciatica, artrite,

artrosi.

Le proprietà analgesiche ed antiflogistiche, utili nel trattamento dei reumatismi degenerativi, producono un significativo miglioramento della motilità e riduzione o scomparsa della sensazione dolorosa. E’ molto efficace nel reumatismo infiammatorio cronico e degenerativo (artrosi). Favorisce l'eliminazione dell'acido urico, per cui è utile in caso di gotta, anche grazie alla presenza di molti principi amari, capaci di stimolare la produzione dei succhi gastrici e della bile, per gli stessi principi è consigliato come stomachico in caso di anoressia e nelle forme di dispepsia. Abbassa i livelli del colesterolo e viene utilizzato anche per la cura di disturbi ai reni, al fegato, alla cistifellea ed alla vescica. Il suo utilizzo stimola l’appetito e migliora i processi

digestivi, ed è in grado di combattere il mal di stomaco e diversi disturbi

gastrointestinali.

Uso esterno: Pomate e gel a base di artiglio del diavolo sono indicate in tutte le forme d’infiammazioni articolari.

Erbe & coMelissa ( Melissa Officinalis )

http://www.cure-naturali.it/artiglio-diavolo/2131

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E anche questo mese il giornalino finisce qui.

Arrivederci al prossimo numero


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