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L'ARCERA N° 2

Date post: 28-Mar-2016
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PERIODICO A DIFFUSIONE GRATUITA PER I SOCI DI AMICI DI SCOLOPAX-ONLUS
36
ANNO 7 NUMERO 1 L’ASSOCIAZIONE DEI CACCIATORI NATURALISTI
Transcript
Page 1: L'ARCERA  N° 2

ANNO 7 NUMERO 1 L’ASSOCIAZIONE DEI CACCIATORI NATURALISTI

Page 2: L'ARCERA  N° 2

SO

MM

AR

IO

EDITORIALEEDITORIALE 3

NEWSNEWS 4

STUDI & RICERCHESTUDI & RICERCHE 8

ATTUALITA’ATTUALITA’ 10

BUONO A SAPERSIBUONO A SAPERSI 22

IL VETERINARIOIL VETERINARIO 20

CINOFILIACINOFILIA 26

2

L’ARCERAPERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE

AMICI di SCOLOPAX-ONLUS

-----------------------

Pubblicazione a diffusione gratuita per i soci di AdS

--------------------------------

EDIZIONE CURATA DAL

COMITATO ESECUTIVO COMUNICAZIONE E STAMPA

-----------------------------

PROGETTO GRAFICOLAYOUT ED IMPAGINAZIONE

ALTED

----------------------------

CONTACT

AMICI DI SCOLOPAX-ONLUSVIA ROMA, 57

I - 83027 MUGNANO DEL CARDINALE (AV)TEL. 333-4252961

WEB: www.scolopax.ite-mail: [email protected]

Foto in 1a di copertina:

HEVELIN DI CROCEDOMINI di Diego Rossi in ferma su beccaccia

STRANO MA VEROSTRANO MA VERO 24

SAFARI SPORT S.A.S.Via Nazionale, 295 - 80059 - Torre del Greco (NA) - Italy

Tel. (+39) 081 739 34 41 Fax (+39) 081 777 38 69www.safarisport.it

e-mail: [email protected]

GADGETGADGET 32

Page 3: L'ARCERA  N° 2

ED

ITO

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3

Caro Amico Beccacciaio,

Cordiale Amicizia Beccacciaia

Alessandro Tedeschi

L’aria tersa, i colori forti ed i profumi intensi tipici della primavera procurano talvolta degli stati di

breve, improvvisa quanto intensa sensazione di beatitudine; tali intime percezioni si possono avvertire

come un avvicendevole messaggio tra il corpo e l’animo, entrambi partecipi nel bisogno di rinnovare e

rinvigorire il proprio recondito legame con gli altri elementi della natura.

Così come il rinascere di una gemma fi orita ridona vigoria alla natura intorpidita dai grigiori della buia stagione

invernale, similmente anche nell’uomo si ricostituiscono nuovi e profondi equilibri emozionali con se stesso

ed i propri simili. Talvolta questo prodigio coesiste con la rinascita delle passioni e con la ricerca di nuovi e

corroboranti stimoli.

Anche nell’animo nobile del “selvatico beccacciaio” è pronto ad emergere il tratto dell’uomo - “animale sociale”,

che, uscito dal bosco, avverte il bisogno di incontrare i propri simili e rendersi partecipe delle emozioni altrui.

Mille tra banchetti, fi ere e mostre allietano il peregrinare del beccacciaio che fi nalmente insieme alla prole ed

alla consorte non si sottrae alla ludica curiosità ed ai “mille perchè” che non trovano risposte.

Anche noi ci stiamo preparando ed attrezzando per questo piacevole “gioco”. Ci piace farlo come sempre da

protagonisti, proponendo ciò che sappiamo (molto modestamente) fare bene: disquisir di beccacce!

La caccia e la beccaccia sono anche (ma vorrei dire soprattutto) cultura ed educazione; entrambi espressioni

di un patrimonio artistico ed intellettuale dove alle erudizioni della razionalità si sposano le saggezze delle

esperienze spirituali.

Se ci capitasse d’incontrarci da qualche parte in giro per l’Italia (...ma anche in Europa), vi prego, non esitiamo

a presentarci! Le occasioni saranno diverse e tutte interessanti ed appetibili. Nella prima parte della primavera

abbiamo già programmato la presenza a diverse manifestazioni (IX Mostra Mercato del Museo Civico di Iesolo

- EXA di Brescia) e cercheremo di essere presenti a diverse altre che si susseguirano nell’arco della stagione

estiva. L’appuntamento per eccellenza è stato programmato per la fi ne maggio: L’Assemblea Generale.

Quest’anno saremo sulle sponde del lago di Candia in provincia di Torino dove vivono tanti amici ed appassionati

simpatizzanti e dove saremo felici d’incontrare anche quei tanti altri amabilissimi che ovunque vivono nella

parte alta dello Stivale.

Ma questo è anche il tempo destinato alle rifl essioni. Il momento dei bilanci e delle analisi. L’epoca dei propositi

e dei programmi, dei progetti e delle idee. Sicuramente non quello ...delle chiacchiere! Ne abbiamo sentite tante

e vissute decisamente troppe. Vorremmo poter essere dispensati dal continuare a vivere tali e grandi torture.

Siamo oggi più che mai decisamente orientati all’effi cacia ed all’effi cienza e riteniamo imprenscindibile

richiedere a noi stessi, prima ancora che a tutti coloro che per scelta o per destino hanno incrociato la nostra

strada, di rimanere coerentemente e responsabilmente concentrati ad assolvere gli impegni assunti o le promesse

fatte. Auspichiamo di conservare il buonsenso e la lucidità per riconoscere sia le volontà destinate al sostegno

ed alla collaborazione, che le ostilità deputate a creare danno, ostacolo ed impedimento, affi nchè ci si offra

l’opportunità di esternare la nostra sincera riconoscenza o per difenderci senza esitazioni, con veemenza e

determinazione. Che Dio ce la mandi buona!

Ma adesso godiamoci la nostra ARCERA; una rivista fatta con cuore e passione per i veri beccacciai!

Page 4: L'ARCERA  N° 2

4

Nell’ambito di un programma di inanellamento di beccacce condotto nell’arcipelago delle Azzorre (Portogallo) fi nalizzato a raccogliere dati sulla biologia ed ecologia di queste popolazioni insulari emergono interessanti aspetti sinora sconosciuti e meritevoli di

successivi approfondimenti. Opportuna premessa è che la beccaccia (Scolopax rusticola) è considerata nell’Arcipelago delle Azzorre specie residente e nidifi cante. Al centro dell’indagine le due maggiori isole dell’arcipelago - S. Miguel (760 km2) e Pico (433 km2) nella volontà dei promotori della ricerca di interpretare meglio l’apparente diminuzione della popolazione di beccacce residente sull’isola di S. Miguel ed in considerazione del fatto che sull’isola di S.Miguel la caccia è chiusa da oltre due decenni, mentre sull’isola di Pico la caccia non è mai stata fermata. Le interessanti rifl essioni scaturiscono dal fatto che una beccaccia inanellata nell’isola di S. Miguel è stata abbattuta in Francia a differenza di tutte le altre catturate nelle vicinanze delle località dove esse erano state inanellate. L’interesse nasce dal fatto che il punto più vicino della costa occidentale dell’Europa dista circa 1600 Km e che ciò rappresenta senz’altro una grande distanza di volo sull’acqua e nella supposizione che l’uccello era nato sul continente europeo, che aveva migrato sull’isola durante il primo inverno ed infi ne abbattuto sul continente dove era ritornato. Grazie a queste considerazioni si aprono spazi di sicuro interesse relativamente ai pur minimi movimenti migratori che interessano l’arcipelago portoghese in pieno oceano atlantico con il continente europeo. Fonte ONCFS

Si chiama “Scolopax Sin Fronteras” il progetto che gli amici spagnoli del Club de Cazadores de Becada hanno concretizzato

e che portano avanti con encomiabile impiego di risorse ed energie.Molti sapranno che diversi anni fà ci facemmo pionieristicamente interpreti di un progetto similare che si chiamava “Progetto Murkerich” che dovemmo “parcheggiare” per mancanza di risorse economiche. E pensare che in Italia si preferisce e continunano a sprecare preziose risorse per progetti di virtuosa fattura ma utili solo a migliorare le effi mere operazioni di “facciata”. Peccato!Congratulazioni agli amici spagnoli che anche quest’anno hanno in programma di equipaggiare due becacce con i trasmettitori satellitari e seguirne con un pò di fortuna il lungo viaggio sui territori dell’Europa. Seguiremo naturalmente da vicino il progetto e sarà nostra cura approfondire il tema in una prossima occasione. (A.T.)

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BECCACCIA AMERICANA (Scolopax minor)PRELEVATA IN FRANCIA

La natura non smetterà mai di sorprenderci. Appariva

almeno improbabile che una Beccaccia americana

(Scolopax minor) potesse trasferisi sull’antico continente

europeo, eppure lo scorso 28 ottobre 2006 ciò è successo.

Il fortunato quanto sino ad oggi unico abbattimento è

accaduto nella regione della Dordogna e precisamente nel

comune di Sorges per mano del Signor Rovesade il quale in

una battuta di caccia dopo aver involato tre uccelli ed averne

abbattuto uno, si è ritrovato tra le mani una beccaccia dai toni

colori decisamente “strani”. La beccaccia successivamente

sottoposta a diligente controllo di personale dell’ONCFS ha

confermato trattasi di una beccaccia americana (Scolopax

minor). Rimane da chiedersi come questa beccaccia sia

potuta arrivare sulle sponde del continente europeo.

Si suppone che qualche beccaccia americana sia potuta

ricadere nella scia di correnti provocate da un evento

iniziale imperversato nella regione orientale del Canada

e successivamente attraverso la Groenlandia ed il

nord Europa abbia tentato di ricondursi su percorsi in

direzione sud verso areali tipici della stagione invernale.

Trattasi al momento della sola ipotesi ragionevolmente

possibile.

Fonte CNB - Fédération des Chasseurs de la Dordogne

nella foto beccaccia americana fonte: WEB

Page 5: L'ARCERA  N° 2

5

27 MAGGIO 2007 ASSEMBLEA GENERALE

AMICI DI SCOLOPAX-ONLUS

---------------

LAGO DI CANDIARISTORANTE LIDO

CANDIA CANAVESE (TO)TEL. 011-9834528

NOTA: UTILI E TEMPESTIVE INFORMAZIONI SONO DA RICERCARE NEL SITO INTERNET:

WWW.SCOLOPAX.IT

M E M ORINNOVOCARICHE SOCIALICandidature ed Elezioni Nell’ambito della prossima Assemblea Generale prevista per il prossimo 27 Maggio 2007 in quel di Candia Canavese (TO), si svolgeranno anche le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali.

In ottemperanza dei principi statutari e dei dettami democratici ed organizzativi s’informano e s’invitano i Signori soci desiderosi d’impegnarsi responsabilmente nelle attività sociali di Amici di Scolopax-onlus a proporre la propria candidatura per il Consiglio di Amministrazione entro il termine fi ssato del 30 Aprile 2007.

Per il CdA il Presidente Alessandro Tedeschi

EV

EN

TI ASSEMBLEA GENERALE 2007

SABATO 26 MAGGIO

ORE 09.00: ESCURSIONE

PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO

ORE 13.00: POLENTA CONCIA IN QUOTA

ORE 18.00: INCONTRO DELEGAZIONI

PROGRAMMA DOMENICA 27 MAGGIO

ORE 09.00:

ASSEMBLEA GENERALE

ORE 14.00:

PRANZO SOCIALE

COME ARRIVARCI Il Lago di Candia è raggiungibile dall’autostrada Torino-Aosta, uscita San Giorgio, direzione Caluso e Candia. Dal vercellese e dal centro-sud del Piemonte il Lago è raggiungibile tramite l’autostrada Genova-Vercelli-Santhià (uscita Casale) proseguendo sulla SS 11 per Cigliano, si attraversa la Dora Baltea sulla strada che porta a Vische. La zona è raggiungibile anche in treno, con la linea Torino-Chivasso-Aosta arrivo alla stazione di Candia Canavese.

PER CONTATTI ED INFORMAZIONI: GIANNI BOFFA - TEL. 347-2335786

DISPONIBILITA’ ALBERGHIERE - ALBERGO STELLA BIANCA - Via Scarmagno, 7 - Scarmagno (TO) - Tel. 0125 - 712768 - BED & BREAKFAST “LA FINESTRA SUL LAGO” Via S.Stefano, 2 - Candia Canavese (TO) - 011- 9834013

Page 6: L'ARCERA  N° 2

6

LE

NE

WS

Lo scorso febbraio nell’ambito di un vasto tour nel nord della penisola,

abbiamo fi nalmente avuto il piacere di andare a fare visita ad un no-

stro nutrito gruppo di amici della regione Piemonte nel bellissimo territorio

del roero in provincia di Cuneo dove oltre alla buona cucina ed agli ottimi

vini, è ben radicata una effi cace capacità gestionale.

Siamo rimasti davvero entusiasti dell’accoglienza preparata dal presidente

del gruppo di beccacciai del Roero e dal caro amico Alfonso Gallese che

in brevissimo tempo hanno organizzato una cena sociale alla quale hanno

partecipato non meno di 25 persone, tutti appassionati e simpatici amici

che avremo sicuramente piacere di incontrare di nuovo nelle prossime

occasioni. Molto gradita la presenza della espertissima Barbara Giglio

prossima laurenda con tesi nientepopodimenoche .....sulla beccaccia!

In bocca al lupo a Barbara e Grazie ancora agli amici del Roero.

Chiusa la caccia abbiamo desiderato incontrare amici beccacciai un pò

dovunque e ci siamo ritrovati così anche in Lombardia dove sulle rive

del Lago d’Iseo soggiornano numerosi appassionati beccacciai che non hanno

lesinato espressioni di simpatia ed apprezzamento per le attività progettuali

cui ci facciamo interpreti. L’incontro è avvenuto in un accoglientissimo

Agriturismo dove ci siamo fi nalmente raccontati tanti “fatterelli” e dove

nell’occasione abbiamo avuto il piacere di conoscere persone davvero

simpatiche e degne di stima. Peccato che le distanze, sempre nell’ordine di

qualche centinaio di chilometri dal “campo base” del canavese, ci hanno

impedito di trattenerci un pò di più. Abbiamo tuttavia potuto anche apprezzare

l’ottima cucina del simpaticissimo Arduino degustando le saporose pietanze

con un gradevolissimo vino. Ci siamo congedati dai simpatici amici intervenuti

nell’occasione brindando con un appropiatissimo grappino (...tanto guidava

Gianni Boffa!! ) auspicando una gradita prossima occasione.

Ogni tanto qualcuno ci chiede, tra lo stupido ed il meravigliato, dove troviamo tutte le energie, la fantasia e la dinamicità per dare fondo e concretezza alle tante e

diversifi cate attività cui ci facciamo orgogliosamente interpreti.Ebbene non proviamo nemmeno a darci una risposta.Siamo talmente concentrati e certi del nostro percorso che ci stiamo appena immaginando di aver dato solo inizio al grande lavoro che ci siamo proposti.Il nostro riconosciuto impegno trova sfogo anche nell’ambito sociale dove riteniamo si possa e si deve interagire per plasmare il substrato social-culturale destinato a collocare l’esercizio della caccia tra le fruibilità a sfondo naturalistico delle future generazioni.Abbiamo per questo voluto realizzare una serie di 20 tavole didattiche sulla biologia della beccaccia, proposto in un percorso ideale dove con semplicità ed accortezza si propone in modo completo ed esauriente la vita e gli aspetti peculiari ed eclatanti che ruotano intorno alla Scolopax rusticola.Ideali fruitori del “viaggio conoscitivo” della beccaccia sono senz’altro i tanti appassionati che in qualche modo ed in diversa misura si sono imbattuti in questo “strano uccello dal lungo becco”. Privilegiati benefi ciari sono naturalmente gli adolescenti e gli studenti che sensibili ed attenti agli aspetti ed alle problematiche dell’ambiente, potranno, auspicabilmente, proiettarci in un futuro naturalisticamente più preparato ed offrire in defi nitiva un valido contributo alla crescita ed al miglioramento della cultura venatoria nel nostro paese.Corre l’obbligo di ringraziare il Presidente dell’ATC Avellino - Dott Vincenzo Alaia per aver voluto compartecipare tangibilmente alla realizzazione del progetto.

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Abbiamo da sempre dedicato grande importanza alla

comunicazione e siamo stati esemplari precursori nella

grande Rete Internet dove poi, nel marasma e nella confusione,

abbiamo preferito “mettere dei paletti” giusto per non perdere

la traccia maestra e per mantenere saldi principi ed obiettivi.

In attesa della selezione naturale qualche anno fa decidemmo

di occultare la piattaforma dedicata ai FORUM DI SCOLOPAX

RUSTICOLA, certi che la nostra scelta e le nostre posizioni

potevano dare un segnale preciso non solo sui principi elementari

di vita sociale e civile che sempre dovrebbero regolare l’agire

dell’uomo nel rapporto con il proprio prossimo, ma rappresentrare

anche esemplare modello sul corretto uso di effi caci e moderne

forme di comunicazione che la moderna tecnologia ci mette a

disposizione.

Il tempo ha consentito di metabolizzare il vissuto ed elaborare

nuove proposte che hanno trovato concreta applicazione nella

recente attivazione della nuova piattaforma comunicazionale dedicata ai FORUM DI SCOLOPAX RUSTICOLA. Le novità di rilievo si riferiscono, oltre

all’uso di una tecnologia più effi cace e di una interfaccia utente più gradevole e fruibile, soprattutto al regolamento introdotto che non consente l’anonimato.

Nella pratica chiunque voglia partecipare attivamente alle discussioni deve fornire ed acconsentire affi nchè l’Amministratore possa individuare e riconoscere

il mittente. Questa elementare forma di volontà civile impedisce a malintenzionati nascosti dietro un fantasioso nickname di creare disordini, provocare

offese o dare adito a smargiassate e/o sproloqui. Sono attive diverse discussioni che possono rappresentare una ulteriore base di confronto e crescita.

Consultare ed usare è un tutt’uno! Provare per credere.

CAMPAGNA TESSERAMENTO 2007L’associazionismo è per defi nizione un esperienza da vivere insieme

E’ INIZIATO IL TESSERAMENTO PER L’ANNO SOCIALE 2007

L’IMPORTO RIMANE INVARIATO € 35.00

---------------------------------------------------------

UNA SOLLECITA PREMURA PER UNA LABORIOSA EFFICIENZA

www.scolopaxrusticola.com

www.scolopax.itIN

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PROGETTO ALIregALI Stagione 2006/2007

Raccolta delle ali stagione 2006/2007

Continua la raccolta delle ali relative al prelievo cinegetico della stagione venatoria

2006/2007. Molte ali sono già giunte ai nostri centri di raccolta e molte altre sono in corso di preparazione.

Siamo tuttavia persuasi che sono ancora numerosissime le beccacce riposte nei congelatori e destinate ai consueti pranzi sociali che di volta in volta si organizzano ovunque sulla penisola.

Poche attenzioni consentono di offrire un validissimo contributo allo studio effettuato sinergicamente in ambito internazionale.

Abbiamo fondati motivi per ritenere che ai buoni propositi dovrebbe seguire la proverbiale buona

volontà, la quale, unitamente alla crescente ed indispensabile sensibilità ed al senso di responsabilità, rendono possibile di crescere e migliorare.

Finalizzare il proprio prelievo offrendo un ala altrimenti destinata al cestino dei rifi uti contribuisce sicuramente anche ad ingentilire la fi gura del cacciatore “sterile prelevatore”.

Collabora con noi e richiedi le buste.

e-mail: [email protected]

UN OPPORTUNITA’ PER IL BECCACCIAIO

E ... . .LA BECCACCIA

Page 9: L'ARCERA  N° 2

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PROGETTO W.O.R.M.START UP

Un recente incontro del Presidente Alessandro Tedeschi, intercorso alla sede della Federcaccia

a Roma, con Romualdo Cirò Candiano - Vice Presidente Nazionale FIDC e Presidente UCIM, ha consentito di effettuare nuovi approfondimenti e desumere le determinazioni ed i dettagli per la fase di start-up del Progetto W.O.R.M.Da sempre attenti alle opportunità offerte dal mondo della scienza e della tecnica, abbiamo desiderato applicare da subito sul campo la possibilità di rilevare l’origine geografi ca dei soggetti di beccaccia sottoponendo i campioni ad indagine nucleare.Gli isotopi stabili d’idrogeno e la recentissima mappatura del continente europeo consentono fi nalmente agli appassionati ricercatori del nostro tempo di applicare nuovi elementi per lo studio della beccaccia.Tuttavia notevole è ancora il lavoro che ci riserva questo affascinante ed innovativo progetto. Siamo concentratissimi e motivati per applicare le migliori componenti di effi cacia ed effi cienza e non ci sottraiamo ai notevoli sacrifi ci richiesti dalle procedure e dai protocolli necessari alla ineccepibile applicazione ed uso dei componenti e dei dati. E’ nostro desiderio ed auspicio offrire, pur nei tempi e nei modi necessari, le notizie ed i consuntivi ai nostri privilegiati soci che seguono con interesse gli sviluppi del progetto.Il grande entusiasmo ed il proverbiale dinamismo progettuale di Amici di Scolopax ci progetta insieme ai pregevoli partners della UCIM Federcaccia e con la collaborazione dell’Eko Club International nella impegnativa fase operativa del Progetto W.O.R.M. che potrà auspicabilmente darci nel prossimo futuro ulteriore ed indispensabili chiavi di lettura del misterioso mondo della Scolopax rusticola, affascinante ed ammaliante regina dei boschi.

Raccolta delle ali stagione 2006/2007

Continua la raccolta delle ali relative al prelievo cinegetico della stagione venatoria

2006/2007. Molte ali sono già giunte ai nostri centri di raccolta e molte altre sono in corso di preparazione.

Siamo tuttavia persuasi che sono ancora numerosissime le beccacce riposte nei congelatori e destinate ai consueti pranzi sociali che di volta in volta si organizzano ovunque sulla penisola.

Poche attenzioni consentono di offrire un validissimo contributo allo studio effettuato sinergicamente in ambito internazionale.

Abbiamo fondati motivi per ritenere che ai buoni propositi dovrebbe seguire la proverbiale buona

volontà, la quale, unitamente alla crescente ed indispensabile sensibilità ed al senso di responsabilità, rendono possibile di crescere e migliorare.

Finalizzare il proprio prelievo offrendo un ala altrimenti destinata al cestino dei rifi uti contribuisce sicuramente anche ad ingentilire la fi gura del cacciatore “sterile prelevatore”.

Collabora con noi e richiedi le buste.

e-mail: [email protected]

UN OPPORTUNITA’ PER IL BECCACCIAIO

E ... . .LA BECCACCIA

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ATT

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LITA

’ MIGRAZIONE & BIODIVERSITA’

In un ampio contesto di studi rivolti alla migrazione ed agli equilibri delle biodiversità, riteniamo di indubbio interesse

ricercare, individuare ed estrapolare i migliori contributi atti ad offrire una chiave di lettura della migrazione della beccaccia corredata di elementi di moderna elaborazione e proiettata su più ampie ed inviolate visioni. Tale bisogno nasce dal fatto che l’animus venandi del moderno cacciatore/beccacciaio è decisamente orientato alla conoscenza ed all’approfondimento. L’interrogativo che ci si pone e rispetto al quale, dopo averne capito probabili cause ed effetti, gradiremmo poterci dare delle risposte, è legato alle eventuali mutazioni ed ai cambiamenti comportamentali degli uccelli migratori e nello specifi co della beccaccia, alla luce di cambiamenti meteo-climatici.Ciò si rende necessario anche al fi ne di evitare e/o limitare le ridondanti ed interessate strumentalizzazioni, le vaghe, semplicistiche e generiche facilonerie e gli arzigogolati empirismi destinati ad aizzare ingiustifi cati allarmismi e talvolta persino inverosimili catastrofi smi.Da migliaia di anni la migrazione degli uccelli attira magicamente gli uomini. E’ meraviglioso pensare alla capacità della beccaccia di percorrere migliaia di chilometri sulla superfi cie terrestre, di mantenere un costante e sicuro orientamento, di individuare località ideali, di ritrovare punti precisi e prediletti (“fedeltà territoriale”) e di avere la capacità di ottemperare ad un precisione temporale di rara effi cacia e confrontarla poi con la “umana intelligenza” incapace talvolta di ritrovare la propria macchina in un grande parcheggio. �Molti sono stati i contributi alla conoscenza pervenuti nel corso degli secoli grazie ai contributi di appassionati (Amateurforscher) “ricercatori amatoriali” come i tedeschi amano defi nire coloro i quali trovano irresistibile attrazione nella “scientia amabilis” della migrazione degli uccelli.Molto probabilmente il primo grande ornitologo che la storia ricordi fu l’imperatore Hohenstaufen Federico II. A lui dobbiamo fra l’altro la prima descrizione della migrazione degli uccelli, con un grande numero di osservazioni sorprendentemente precise e di interpretazioni ancor oggi valide. E’ vero altresì che in centinaia di anni di osservazioni è stata realizzata una tale e grande banca dati che negli anni ha subito solo limitati cambiamenti e che ancora oggi rappresenta un valido strumento di consultazione; questo è stato possibile grazie anche all’opera di tali appassionati osservatori volontari; Talvolta essi erano capaci cacciatori.

“L’orologio biologico” regola negli uccelli molte fasi vitali, tra i quali sicuramente oltre ai periodi riproduttivi anche quelli legati ai movimenti migratori.Fin dagli anni sessanta furono effettuate specifi che ricerche destinate a dimostrare che i comportamenti migratori erano regolati sia da fattori esogeni (quantità di luce diurna

– temperature - ecc.) che endogeni (ghiandole endocrine – metabolismo – ecc.)

Nella comprensione della complessa fenomenologia della migrazione degli uccelli l’uomo, dopo aver acquisito la trasmissione genetica e quindi il fattore ereditario come spinta alla “esecuzione istintiva”, si spinge oggi ad individuare i motivi e le cause esterne che infl uenzano la meravigliosa opera degli spostamenti stagionali degli uccelli.Al fi ne di mantenere chiara la sfera della comprensione si renderà sempre opportuno mantenere ben distinti gli aspetti genotipici da quelli fenotipici. Noi in questa breve occasione ci soffermeremo sostanzialmente su questi ultimi ritenendo altresì interessante non rinunciare a proporre talvolta terminologie e linguaggi non proprio comuni all’universo dei cacciatori, ma che nel momento storico che viviamo faremmo bene a conoscere ed assimilare. Le mutazioni comportamentali degli uccelli migratori defi nite in ambito scientifi co “plasticità fenotipiche”, rappresentano reazioni individuali del comportamento senza cambiamento dei meccanismi genetici dominanti da cui sono regolati.Nel complicato e variegato meccanismo che regola i movimenti migratori degli uccelli, si assiste ad un progressivo aumento ed adattamento dell’avifauna alle variazioni delle condizioni ambientali, tanto da considerare che i cambiamenti climatici correlati con il riscaldamento globale ed il conseguente effetto serra infl uirebbero ad una ristrutturazione dei modelli comportamentali anche dell’avifauna, sia essa stanziale che migratoria.Alla luce di una stagione venatoria come quella 2006/2007 caratterizzata da controversi aspetti e ben avvertite anomalie, si è aperta una voragine intellettuale dove viceversa sarebbe stato consigliabile mantenere atteggiamenti più sobri ed intellettualmente opportuni piuttosto che attribuire, alla parziale e localizzata penuria di uccelli, molto sbrigativamente una responsabilità di natura riproduttiva e di cattivo stato conservativo. Più cautamente ed in assenza di reali dati e contributi che avvalorassero tale infausta ipotesi, l’Associazione Amici di Scolopax-onlus ha prestato particolare attenzione agli eventi di natura meteo-climatica che hanno interessato l’Europa intera ed ha provato ad approfondire preventivamente le conoscenze del caso.I contributi di molti corrispondenti da tutta Europa ed il concorso di attuali dissertazioni scientifi che ci consentono e ci inducono ad approfondite rifl essione sugli aspetti che possono far ritenere gli eventi meteo-climatici avveratisi sul vecchio continente, inequivocabilmente interdipendenti con le dinamiche della migrazione verifi catesi.Dicevamo dei fattori di natura esogena che possono infl uenzare e condizionare il comportamento degli animali in fase di migrazione.Le condizioni nutrizionali rappresentano un elemento molto infl uente e talvolta signifi cativamente condizionante.Curioso ed interessante notare che lo stesso Federico II nel suo famoso libro De arte venandi cum avibus, attribuisce

Articolo apparso su Speciale Beccaccia (Edolimpia) N° 1 del 01/02/2007.

Page 11: L'ARCERA  N° 2

MIGRAZIONE & BIODIVERSITA’

11

il complesso sistema delle migrazioni a fattori esterni, quali la penuria di cibo ed il freddo.Talvolta le protratte s o s t e n i b i l i t à nutrizionali offerte in certi areali, (ad es. i territori di nidifi cazione) tipici di specifi ci stadi del ciclo vitale della beccaccia, possono indurre, per sopraggiunte infl uenze meteo-climatiche, effetti di

“sedentarietà” tanto da determinare talvolta in alcune classi di uccelli una vera e propria

…“pigrizia migratoria”.Una “fotografi a” parziale (al momento della redazione del presente siamo ancora in gennaio n.d.A.) dei prelievi della stagione 2006/2007 evidenzia, sia sui campioni del nord quanto per quelli del sud, una consistente presenza di giovani, con una percentuale superiore al 70%.Di per sé la grande presenza di una così alta percentuale di giovani è un elementare indice di “buona riproduzione”. Uno sguardo ai campioni sessati (sia adulti che giovani) lascia evincere una predominanza di uccelli femmine. Questo ultimo aspetto defi nito come “migrazione differenziata” evidenzia l’evoluzione delle partenze migratorie consentendo di approfondire le normali rifl essioni in ambito di studio. Come sempre ci si chiede …ma dove sono gli adulti?Ebbene le sopraggiunte circostanze e le tematiche trattate consentono di evidenziare che sono proprio gli uccelli adulti che maggiormente benefi ciano dell’effetto “sedentarietà”.La mitezza del clima, l’occupazione dei migliori siti atti all’alimentazione e la conseguente ottima reperibilità di nutrimento possono essere delle ottime motivazioni per godere della migliore ospitalità e risparmiare energie continuando ad occupare i migliori siti che rappresentano gli stessi areali utilizzabili per la riproduzione. Rimarrebbe interessante valutare il cambiamento del comportamento rispetto alle disponibilità alimentari. Ovvero quanto è dominante il puro istinto migratorio rispetto alla possibilità di reperire suffi ciente alimento tale da garantire la sopravvivenza sul territorio occupato??Rispetto a questo interrogativo l’ipotesi della “Zugschwelle” (soglia di partenza migratoria) formulata da Baker (1978) postula l’esistenza, in ogni organismo, di un limite geneticamente determinato di sopportazione di condizioni ambientali avverse, il superamento del quale determinerebbe un

irresistibile impulso alla partenza. John Rappole, illustre ricercatore americano, ha inserito tale ipotesi nel compendio che raccoglie tutte le teorie conosciute circa l’origine delle migrazioni degli uccelli e che lo stesso Rappole (1995) ha suddiviso in otto categorie di cause. Evidentemente la beccaccia per le sue peculiari attività vitali e per la determinante interazione con gli eventi meteo-climatici può confi gurarsi come il

“migratore meteorico” per eccellenza.Tuttavia pare che la beccaccia vada ad assumere nel corso degli anni caratteristiche tipiche ed essenziali dei “migratori parziali”. Infatti se a questa categoria appartengono uccelli presenti sul territorio tutto l’anno, anche se con un numerico che oscilla fortemente secondo le stagioni, è anche vero che diverse popolazioni di beccacce stazionano sempre più spesso su areali ed a latitudini pressoché identiche a quelle dove sono nate.Interessante notare infatti che i migratori parziali presentano tutte le caratteristiche fenotipiche osservabili sia negli uccelli a maggiore istinto migratorio che in quelli prevalentemente più sedentari.Non solo ma così come il Prof. Peter Berthold (già direttore dell’osservatorio ornitologico del Max Planck Institut di Radolfzell – Germania) ha postulato nella nuova teoria della migrazione degli uccelli - << quando subentrano determinati cambiamenti ambientali si rendono possibili, attraverso selezioni e micro evoluzioni, l’assunzione di comportamenti migratori o sedentari a secondo delle esigenze >>Questo può voler dire che emerge in tali occasioni la capacità degli uccelli di utilizzare o meno tutti i meccanismi di navigazione e di orientamento nonché gli adattamenti metabolici caratteristici del patrimonio genetico dei migratori, oppure di adottare ed utilizzare tutti i necessari atteggiamenti atti alla sopravvivenza tipici degli affi ni dalle caratteristiche prevalentemente sedentarie.Si badi bene che questo modesto contributo è un tentativo fi nalizzato ad interpretare e comprendere la indotta “pigrizia migratoria”, non nuova ma particolarmente avvertita la scorsa stagione, con una chiave di lettura serena e consapevole.

Foto Labuz

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’ MIGRAZIONE & BIODIVERSITA’

Il diminuito istinto migratorio talvolta evidenziato può essere considerato come una microevoluzione a tutela della specie piuttosto che …un cataclisma naturalistico come certe fonti sempre più spesso tentano di far passare ad ogni minima variazione delle presenze in transito sul nostro territorio??Una ulteriore ed interessante asserzione della nuova teoria delle migrazioni (Berthold 2005) evidenzia che: << a rapidi cambiamenti delle condizioni ambientali corrisponde un altrettanto rapido cambiamento del comportamento migratorio >>. L’interdipendenza a questo fattore è nella beccaccia particolarmente pronunciato tanto che in presenza dell’attuale riscaldamento globale del clima ed in funzione delle caratteristiche peculiari legate proprio all’alimentazione ed al particolare metabolismo, si possono verosimilmente indurre, probabili cambiamenti e deviazioni di rotta, nonché frequenti erratismi che in fase di svernamento diventano essenziali sulle piccole e medie distanze (fi no a diverse centinaia di chilometri).La capacità di adattamento della beccaccia ha prodotto, nel corso dei decenni, probabilmente anche a causa degli eventi meteo-climatici, anche un abbassamento dell’areale di riproduzione e si conosce parimenti un sensibile aumento delle presenze di cospicue popolazioni che svernano a latitudini molto a nord (Danimarca) rispetto ai consueti areali di svernamento tipici dei periodi stagionali tipicamente invernali.Le previsioni si spingono sino a sostenere che in caso di allargamento e perdurare del riscaldamento si potrà ipotizzare uno scenario dove nella dinamica delle migrazioni i cosiddetti migratori parziali assumeranno connotazioni sempre più tipiche degli uccelli sedentari (Berthold 2005).Evidentemente tali scenari sono fortunatamente lontani ed è prematuro ipotizzare qualsiasi infl uenza di carattere genotipico.

Ci preme piuttosto evidenziare che relativamente alla stagione venatoria 2006/2007 gli indicatori biometrici, biologici e fi siologici sono buoni e confermano il buon stato di salute della specie, così come confortato da una indagine conoscitiva stimolata ed elaborata in ambito F.A.N.B.P.O. dal Presidente Jean Paul Boidot. Prendiamo altresì nota che gli indici di riferimento: Indice Cinegetico di Abbondanza (I.C.A.) si è tradotto come

“frequentazione molto accettabile”; e l’Indice di Abbondanza Notturna ( I.A.N.) realizzato dall’O.N.C.F.S. esprime che: << l’abbondanza degli effettivi svernanti sembra prossimo a quella della stagione 2005/2006 >>.Si rimarcano in ogni caso le caratteristiche di una stagione migratoria distinta da una ripartizione eterogenea degli uccelli che ha favorito a livello globale i territori posti più a nord e molte zone ad altitudini maggiori rispetto alle apprezzate medie stagionali.A livello europeo si è avvertita altresì una sintomatica carenza di uccelli sugli areali più occidentali della Francia (Bretagna) e quelli meridionali della Spagna e Tunisia ed è stata percepita una buona frequentazione in Svizzera, così come apprezzabile è stata la presenza di beccacce in Irlanda e Galles. Gli uccelli si sono distribuiti in discreta presenza ed a macchia di leopardo sui versanti della Grecia e della Turchia, così come è sostanzialmente stato avvertito su molte località balcaniche. In un quadro d’insieme si può riconoscere che il capitale beccaccia pur non sottraendosi alle fi siologiche fl uttuazioni e pur lasciando avvertire le periodiche variazioni di abbondanza e penuria, conserva tutte le caratteristiche di una specie ancora in grado di sostenere il pur evidente e ridondante prelievo venatorio e di avere ottime capacità di “gestire” gli eventi eccezionali e particolari come quello meteo-climatico caratteristico della trascorsa stagione.

Alessandro Tedeschi

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La voce di ...Pssvitt & Woark

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MIGRAZIONE & BIODIVERSITA’

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Cacciatori Europei: maggiore consapevolezza su Rete Natura 2000

Molte sono le opportunità che possono derivare al mondo venatorio

da Natura 2000, la rete ecologica di siti selezionati nella comunità

europea sulla base delle direttive “Uccelli” (N° 79/409) e “Habitat”

(N° 92/43), con lo scopo di salvaguardarne la biodiversità. Finora

sono stati individuati più di 25.000 siti che coprono oltre 60 milioni di

ettari.

Pertanto, la FACE – la Federazione delle Associazioni Venatorie e per la

conservazione della Fauna Selvatica dell’UE – ha promosso l’iniziativa

”crescita della consapevolezza di Rete Natura 2000 nei cacciatori

Europei”, un progetto fi nalizzato a far conoscere meglio tale realtà e

a creare una rete di corrispondenti, provenienti da ognuno degli Stati

membri, che abbiano la medesima formazione e conoscenza su Natura

2000. A tal fi ne sono stati organizzati dei seminari, in diversi paesi EU, per condividere e valutare le esperienze dei

colleghi europei in materia dove la caccia non impone alcun divieto e la Direttiva “Habitat” è un testo legislativo fl essibile

che consente deroghe al rigoroso regime di protezione generale (fonte NAUTUR 2000, n. 21 – febbraio 2007).

Argomenti principali emersi dai seminari sono l’interazione tra caccia e territorio, la cultura locale e le tradizioni,

l’interfaccia con Associazioni ed Istituzioni, la maggiore attenzione alle problematiche di biodiversità e ambiente e

l’implementazione del principio della caccia sostenibile.

Questi argomenti e strumenti possono essere trasferiti anche sul nostro territorio per promuovere attivamente

il coinvolgimento dei cacciatori nelle attività legate alla rete Natura 2000, creando un’attiva collaborazione tra le

Istituzioni e le associazioni (agricole, venatorie e ambientaliste), favorendo così la conservazione della natura e degli

habitat e salvaguardando le specie selvatiche e la loro biodiversità.

Corrispondente per FACE Italia - Ferdinando Ranzanici. ( e-mail: [email protected])

FACE – ITALIA

F.A

.N.B

.P.O

. L a F.A.N.B.P.O. (Federazione delle Associazioni Nazionali

dei Beccacciai del Paleartico Occidentale) terrà nel

2007 la propria Assemblea Generale a Budapest (Ungheria).

L’annuale appuntamento è previsto nei giorni 15 - 16 - 17 Giugno p.v.

Auspichiamo sin d’ora che le volontà dei beccacciai europei siano rivolte

ad una concreta gestione della beccaccia sulla base di reali esigenze e

problematiche al fine di individuare le indispensabili sinergie necessarie a

perseguire i condivisibili obiettivi.

Page 14: L'ARCERA  N° 2

14

Fin dall’inizio I Siti di Natura 2000 sono stati presi sotto gamba un

poco da tutti, e per tutti intendo anche gli ambientalisti (a parte

quelli che hanno lavorato alla loro individuazione ed elencazione!). Io

stesso sono tra quelli che non gli hanno mai dato troppo peso, ritenendoli

delle scelte demagogiche, quali continuo a ritenere essi siano: stiamo

parlando di circa 3.000 siti per un totale di 5 milioni di ettari! Ma

non di 5 milioni di ettari di territori selvaggi, inabitati, o comunque

di ambienti naturali, bensì in gran parte composti di zone agricole,

abitate e, soprattutto, spesso anche di proprietà privata! Che l’Unione

Europea abbia voluto dare delle direttive per la preservazione della

biodiversità del continente è certamente una buona cosa; ma che da ciò

sia scaturito un obbligo agli Stati aderenti di sottoporre a rigidi vincoli

tutti i siti individuati, ecco, questo mi sembra una esagerazione! Gli

Stati dovrebbero essere lasciati liberi di decidere quali aree vincolare,

e come vincolarle, non già doverlo fare; oggi addirittura sotto la spada

di Damocle del comma 1126 della Finanziaria, pena l’apertura di

procedure di infrazione qualora lo Stato si rendesse inadempiente!

Il problema è che quando si stilarono gli elenchi di questi SIC, forse

nessun politico si è ben reso conto di che cosa si trattasse ed a cosa si

andava incontro: alcuni funzionari regionali hanno stilato degli elenchi,

certamente sotto “dettatura” di naturalisti; i politici regionali li hanno

approvati a trasmessi al governo centrale, il quale ha fatto il passacarte,

approvandoli a sua volta e trasmettendoli al governo dell’Unione

Europea. Forse è sembrato loro uno sfoggio di cultura, il dimostrare

un interesse ecologista, senza che ciò comportasse, allora, alcuna seria

misura che toccasse o ledesse diritti dei cittadini. Ma oggi siamo al

dunque, e tornare indietro non è facile se non addirittura impossibile.

Oggi si deve sbrogliare questo imbroglio, e trovare una soluzione.

Che non può certo essere quella proposta dai Ministri dell’Ambiente

e delle Risorse Agricole, che se da una parte penalizzava i cacciatori,

dall’altra non dà affatto quelle garanzie di salvaguardia di habitat (o

dell’ambiente che dir si voglia) che invece richiedono le Direttive

Europee e che anche noi desidereremmo.

I siti di Natura 2000 furono segnalati per il loro valore ambientale,

dove la componente faunistica era solo, appunto, una componente.

L’Unione Europea propose la Rete Natura 2000 per dare una tutela

ad ambienti di valore europeo, habitat di fauna e fl ora a rischio ed

a specie a rischio. Siti e specie che sono ogni giorno minacciati da

varie opere di urbanizzazione, dalle strade, alle centrali eoliche, alla

valorizzazione turistica; ebbene, di fronte a queste continue minacce,

il movimento ambientalista italiano che fa? Si batte per chiuderli alla

caccia! L’unica attività dell’uomo che non incide minimamente sul loro

stato ambientale né sulle specie particolarmente protette!

Lo scopo delle Direttive Habitat ed Uccelli doveva infatti essere quello

di assicurare una tutela di varietà ambientali e di habitat di specie di

fauna e fl ora che l’Unione Europea aveva particolarmente protette. E

proprio l’attenta lettura di queste Direttive non lascia adito ad altra

forma di interpretazione (anche se alla prova dei fatti gli impegni di

vincolo si sono per lo più rilevati soltanto parole e belle intenzioni):

lo scopo delle Direttive era ed è quello di spingere i governi ad

attuarle mirando ad una salvaguardia di ambienti rappresentativi

della biodiversità europea e degli habitat di vita delle specie animali

e vegetali particolarmente tutelate dalle suddette Direttive, e non

già propriamente istituire nuove aree protette. Non per nulla tutte le

nazioni europee hanno per lo più scelto come siti di Natura 2000 aree

già protette come Parchi o Riserve Naturali, le quali già assolvevano le

suddette Direttive (come, d’altronde, è anche per il nostro Paese).

Ma è forse il caso qui di fare un po’ di storia.

Il Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357

«Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa

alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della

fl ora e della fauna selvatiche», all’Art. 1 («Campo di applicazione»),

così recita: Comma 1. «Il presente regolamento disciplina le procedure

per l’adozione delle misure previste dalla direttiva 92/43/CEE “Habitat”

relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della

fl ora e della fauna selvatiche, ai fi ni della salvaguardia della biodiversità

mediante la conservazione degli habitat naturali elencati nell’allegato

A e delle specie della fl ora e della fauna indicate agli allegati B, D

ed E al presente regolamento». Comma 2. «Le procedure disciplinate

dal presente regolamento sono intese ad assicurare il mantenimento

o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli

habitat naturali e delle specie di fauna e fl ora selvatiche di interesse

comunitario». Comma 3. «Le procedure disciplinate dal presente

regolamento tengono conto delle esigenze economiche, sociali e

culturali, nonché delle particolarità regionali e locali».

E’ pertanto molto chiaro che nessun divieto di caccia assoluto è

richiesto, bensì solo quello alle specie di cui agli elenchi citati, specie

già tutte tutelate dalla legge 157 sulla caccia! Così come è chiaro il

desiderio di raggiungere lo scopo delle Direttive mantenendo buoni

rapporti con le comunità locali. Ragion per cui, la vera richiesta ed

applicazione della direttiva deve, di fatto, intendersi solamente ai fi ni

della conservazione di ambienti, di habitat e di specie rare.

Così come il Decreto Ministeriale 3 aprile 2000 relativo all’ «Elenco

delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva

79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della

direttiva 92/43/CEE», così si esprime in merito alla fi nalità delle zone

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’ NATURA 2000: OPPORTUNITA’ E TRUFFE

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inventariate: «Considerata la necessità di garantire il mantenimento di uno

stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat di specie per

la cui tutela sono state designate le Zone di protezione speciale ai sensi della

citata direttiva 79/409/CEE del Consiglio». Cioè, ancora una volta non si

parla di una totale chiusura della caccia, bensì di vincoli per la conservazione

di ambienti, di habitat e di specie ben precise e, comunque, sempre facendo

riferimento a quelle protette ed elencate negli allegati; quindi non a TUTTE

le specie della fauna! Ragion per cui non esiste alcun rischio di apertura di

procedure di infrazione all’Italia da parte della UE, qualora i vincoli sulle ZPS

e ZSC non prevedessero una totale chiusura della caccia; come invece vanno

dicendo gli anticaccia.

Nonostante questo, si è visto come nel decreto legge 4.8.2006 dei Ministri

dell’Agricoltura e dell’Ambiente (poi non ratifi cato dal Parlamento)

all’articolo 3 («Misure di conservazione inderogabili») vi fossero ben 2 commi

su 3 dedicati all’aspetto venatorio, e del primo comma ben 8 sotto-commi su

9 sono relativi non già alla tutela di ambienti specifi ci e dell’habitat di fauna

e fl ora rare, bensì alla proibizione della caccia, inserendo tutta una serie di

paletti che la rendessero diffi coltosa o impossibile da praticare. Ma, lo ripeto,

non è questo che richiedevano le Direttive succitate!

Addirittura si è spesso visto come vi siano ZPS e ZSC (ex SIC) che pur

ricadendo nell’ambito di aree già protette (Parchi Nazionale e Regionali o

Riserve Naturali) tali norme di salvaguardia ambientale non siano assolti,

mentre vigono severi divieti di caccia! Anziché richiedere che almeno in

queste aree che erano già protette i vincoli richiesti dalla UE fossero e siano

applicati, che si è fatto? E’ stato richiesto che anche nelle ZPS e ZSC esterne

alle aree protette sia imposto un divieto di caccia!

Ebbene, questa non è tutela della biodiversità ambientale e dell’habitat di

fauna e fl ora rare, né evidenzia alcun interesse a che essa sia espletata, ma

solamente un animalistico intento di bloccare la caccia sempre ed ovunque,

utilizzando ogni mezzo ed ogni scorciatoia legislativa attraverso subdole o

personali interpretazioni di regolamenti poco chiari o non suffi cientemente

chiari, obbligando chi non le condivide a opporvisi con l’unico mezzo che la

legislazione consente: ricorsi al TAR o Consiglio di Stato da parte di quelle

categorie di cittadini che si sentono lesi nei loro diritti - in questo caso i

cacciatori. Sperando poi in giudici che non siano di parte!

Purtroppo per i cacciatori, l’Unione Europea, pur avendo ben chiarito nei testi

delle suddette Convezioni, che il fi ne della Rete Natura 2000 è la tutela della

biodiversità, dell’habitat e delle specie a rischio, avrebbe precisato che i vari

governi restano poi liberi di interpretare come più piaccia loro il modo per

assicurare questa tutela: siamo quindi all’assurdo che in Italia si è deciso che

per assolvere al dovere imposto dall’Unione Europea, siano applicate cose

diverse da quelle richieste, addirittura restando di manica larga per quelle

realmente richieste (sia pur con qualche diffi coltà, i tagli boschivi, le centrale

eoliche e le strade possono realizzarsi, benché siano tutte cose che impattano

direttamente sullo stato degli habitat), ma non per la caccia: che non incide

per nulla su questo stato!

Assurda è poi l’interpretazione data da chi vorrebbe che nelle aree delle

Rete Natura 2000 siano applicati gli stessi divieti della legge 394 sulle aree

protette d’Italia; un interpretazione di comodo del mondo ambientalista

anticaccia che, tra l’altro, verrebbe a negare l’autonomia delle collettività

locali ed addirittura la libera scelta dei cittadini e, quindi, gli stessi diritti

costituzionali. Ciò in quanto al momento della designazione della rete dei

siti di Natura 2000 non fu richiesta alcuna assenso ai Comuni ed ai cittadini

coinvolti in merito all’esistenza delle ZPS e ZSC, ma gli fu semplicemente

notifi cata la loro demarcazione. Mentre oggi essi si vedrebbero assoggettati

ad una legge di cui non erano a conoscenza al momento di tale notifi ca. Al

contrario, la 394 e sue modifi che successive prevede espressamente che i

Comuni i cui territori siano sottoposti a vincolo debbano dare il loro specifi co

assenso al vincolo che gli è proposto dallo Stato o dalle Regioni.

Ricordiamoci che qualche anno fa la Corte Costituzionale (Sentenza n. 282

del 14.7.2000) abrogò le leggi istitutive di tutti i Parchi Regionali della

Campania grazie al un ricorso di un Comune il quale contestava il fatto di

essere stato inserito in un Parco senza il preventivo consenso del proprio

Consiglio Comunale!

Ma da cosa nasce questa interpretazione data alle aree di Natura 2000? Nasce

dal fatto che il “Comitato per le aree naturali protette” con propria delibera

del 2 dicembre 1996 pubblicata sulla gazzetta uffi ciale n. 139 del 17 giugno

1997, inglobava d’autorità tutti i SIC e ZPS nei dettami della legge nazionale

394. Un assurdità, avendo questo Comitato, così facendo, scavalcato i poteri

legislativi dello Stato! Eppure fu il TAR del Lazio ad annullare un decreto

dell’allora Ministro dell’Ambiente, che annullava, appunto, la suddetta

deliberazione! Annullamento poi confermato dal Consiglio di Stato e

fi nanche dalla Corte di Cassazione, senza che nessuno di questi organismi di

controllo legislativo si rendesse conto dell’abbaglio iniziale; ovverosia, ed è

il caso di ribadirlo e sottolinearlo, che la legislazione cui si faceva riferimento

non è mai esistita, in quanto una deliberazione del “Comitato per le aree

naturali protette” non ha il potere di legiferare, ma ha una funzione specifi ca

di sola classifi cazione delle aree protette che la legge 394 ha riconosciuto

espressamente come tali (e quelle eventualmente successivamente istituite

con leggi o decreti); né il Decreto Ministeriale che pur la fece propria poteva

comunque imporre nuove aree protette senza l’assenso formale degli enti

locali interessati.

In pratica, può e deve sostenersi che l’inserimento delle ZPS e ZSC (già

SIC) sotto il regime della legge 394, scaturendo dalla succitata delibera

del “Comitato per le aree naturali protette” (e dal decreto ministeriale di

recepimento), non ha alcun crisma di legalità e costituzionalità; per cui tutte

le interpretazioni successive del TAR, del Consiglio di Stato e della Corte

NATURA 2000: OPPORTUNITA’ E TRUFFE

Intervento di FRANCO ZUNINO al Workshop di Pavia del 24 febbraio 2007

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di Cassazione sono infi ciate da queste semplice ma fondamentale fatto, in

quanto il “Comitato per le aree naturali protette” con detta deliberazione,

poteva sì “riclassifi care” le aree protette previste dalla legge 394, ma non

poteva aggiungervi ulteriori forme di aree protette, in quanto non ne ha

il potere legislativo, essendo compito di questo Comitato solo quello di

classifi care le aree protette come è previsto dagli Artt. 2 e 3 della stessa legge,

che qui di seguito, per chiarezza, si riportano.

L’Art. 2 relativo alla «Classifi cazione delle aree naturali protette» distingue

espressamente tra classifi cazione ed istituzione, e al Comitato nazionale aree

protette conferisce, e giustamente, solo il potere classifi catorio non quello di

istituire nuove aree protette; il comma 5 recita infatt: («… il Comitato può

operare ulteriori classifi cazioni …»); ed i comma 7 ed 8 fanno una precisa

distinzione: («… la classifi cazione e l’istituzione …»), quindi due cose

diverse.

Non per nulla all’Art. 3 relativo al «Comitato per le aree naturali protette e

Consulta per le aree naturali protette» prevede per il Comitato solo il potere

di classifi care le aree naturali protette, non la loro istituzione: Comma 4/a

(«… il Comitato integra la classifi cazione …»).

Ecco, quindi che i SIC si stanno trasformando in una grande trappola

per sottrarre altro territorio ai cacciatori!

L’Associazione Italiana per la Wilderness non condivide un tale modo di

procedere che lede i diritti democratici e costituzionali di una categoria di

cittadini, quali sono i cacciatori, senza, lo ribadisco, ottenere quelle garanzie

di salvaguardia ambientale che è la vera necessità ed il vero obiettivo dei

SIC.

Ecco, quindi, che in quest’ottica, quella che gli organizzatori di questo

convegno hanno chiamato «gestione condivisa» mi pare la strada giusta. Non

dei vincoli assoluti ed imposti, quando di essi non c’è alcun bisogno, ma una

gestione dell’ambiente che assicuri il raggiungimento degli obiettivi che le

Direttive si prefi ggono senza penalizzare i cittadini che nei SIC vivono e che i

SIC frequentano per attività di prelievo delle risorse naturali rinnovabili.

Ma per ottenere questo ci vuole una grande forza politica e la volontà di trovare

una soluzione ragionevole. Sempre che ci siano uomini politici disposti a fare

propri, assolvendo ai compiti richiesti dall’Unione senza vessare i cittadini!

In ogni modo, deve essere chiaro che i SIC non devono essere assoggettati ai

vincoli della 394, perché altrimenti la loro gestione sfugge di mano ai proprietari

dei fondi ed ai Comuni coinvolti, sfugge nel momento che saranno imposti dei

vincoli che non saranno mediabili, bensì solo applicabili. E dai quali non ci

si potrà poi svincolare! E qui è il caso di fare un inciso sull’antidemocraticità

delle leggi che nel nostro Paese istituiscono i Parchi, le quali prevedono che i

Comuni debbano dare il loro assenso ad entrarvi, ma non prevedono affatto la

possibilità di uscirne!

L’Associazione Italiana per la Wilderness denuncia questo modo di procedere,

che rischia di soddisfare gli anticaccia senza assicurare in alcun modo la

salvaguardia dell’ambiente e degli habitat delle ZPS e ZSC, ed addirittura crea

l’illusione che ciò sia stato assicurato, mentre tutto prosegue come prima:

tagli boschivi, strade, torri eoliche, cave e chi più ne ha più ne metta. E

ritiene invece che in molti casi il rispetto delle direttive europee in materia

si potrebbero benissimo ottenere con la più semplice, democratica e corretta

designazione da parte dei Comuni interessati di, a seconda dei casi, Aree

Wilderness, Zone di Tutela Ambientale ed Aree di Gestione Ambientale, tutte

forme di salvaguardia non soggette alla 394, ed autonomamente applicate e

gestite direttamente dai Comuni, e che, nonostante ciò, vengono comunque

ad assolvere in pieno a quanto richiesto dalle Direttive europee.

E ciò proprio nel rispetto del Comma 3 dell’Art. 1 del già citato Decreto del

Presidente della Repubblica 8.9.1997 n. 357 sui SIC, che in merito recita

appunto: «Le procedure disciplinate dal presente regolamento tengono conto

delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità

regionali e locali».

Certo, ci saranno dei casi in cui la costituzione di Riserve Naturali vere e

proprie sarà inevitabile e forse anche consigliabile, ma non nella maggioranza

dei casi.

Per concludere, ci vuole una forza politica per ottenere ciò. Io mi auguro

che il mondo della caccia sappia trovarla. Mi auguro che il mondo della

caccia sappia farsi ambientalista anche e più di tanti animalisti che si credono

ambientalisti ma che hanno solo come unico interesse la difesa ad oltranza e

spesso irragionevole degli animali.

Franco Zunino

Segretario Generale WILDERNESS

Riteniamo di dover rendere a Franco Zunino ed alla Wilderness il merito di aver assunto posizioni chiare e nette a difesa di

un’attività antropica qual’è la caccia, tanto compatibile nell’esercizio e nell’osservanza delle vigenti norme, quanto discriminata e talvolta ingiustamente criminalizzata da certi mondi ambientalisti, anticaccia per antonomasia.Amiamo riconoscerci, oltre le demagogie e le opportunità tipiche di ambienti che non ci appartengono, di essere stati (Amici di Scolopax-onlus) i primi ad aver riconosciuto nella Wilderness un valido ed indispensabile partners nella difesa della natura selvaggia, che benchè protetta rimanesse fruibile per le attività dell’uomo. Andiamo certi che il mondo della caccia e dell’ambientalismo se uniti possono offrire validissimi contributi per il riconoscimento di una globale ed armonica visione naturalistica. (A.T.)

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Mi rende fi ero e felice

l’aver preso coscienza e conoscenza

dalla Fortuna e dal Sacro Fuoco

dell’umil arte d’incontrar beccacce.

Penso a coloro che non son desti in tal senso,

consci non sono della fetta di creato che riescono a non gustare.

Peccato! O egoista fortuna nostra?

L’incontro casuale può render forti;

lo stocco fatale in cielo tramutar girovaghi in cacciatori.

Ma è il pensiero cosciente del luogo e del tempo,

di quell’estemporanea rimessa, fi n li ideale,

confermata dall’involo e tramutatasi in reale,

glorifi cata nel piu’ affascinante sacrifi cio naturale,

a chiudere il cerchio sull’altare della nostra passione.

Allora e soltanto allora si è rispettata la regina.

Allora e soltanto allora non la si è solo incontrata:

nell’emozione di un attimo la si è anche conosciuta.

...nell’emozione di un attimo e mai per caso di Davide Lavizzari

Dedico questo piccolo pensiero oltre che alla mia compagna di vita Daniela e mio padre Giuliano,

(per sempre soci di caccia), al Sig.Gianluigi Re, amico beccacciaio, di elevata sensibilità venatoria.

A lui va il ringraziamento per avermi insegnato l’enorme differenza esistente tra

il “cacciare cercando beccacce” ed il “cacciare le beccacce”.

EM

OZ

ION

I ...tracce dell’animo beccacciaio

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CACCIA ALL’ESTERO --> La Menzogna è Virtù

Ormai è di moda andare a caccia all’estero.

Gli isterismi degli anticaccia hanno, alla fi ne, ottenuto almeno

un risultato: quello di ridurre al minimo i territori sui quali poter

cacciare, provocando intollerabile ed inevitabile affollamento.

Oggi, andare a caccia sul nostro territorio è impresa mortifi cate

per i cacciatori, ad esclusione di coloro che, noncuranti di divieti e

prescrizioni, frequentano – tranquillamente e sistematicamente – i

parchi.

Ma chi ha con se stesso ancora obbligo di serietà, per fortuna la

gran parte, ha dovuto scegliere tra la grande limitazione e la fuga. In

parecchi hanno rinunciato ad andare a caccia, ma tanti hanno preferito

la seconda alternativa, quella della fuga.

E perciò oggi si legge sempre più frequentemente di spedizioni in terra

straniera.

Nelle altre nazioni la pressione venatoria locale è praticamente

inesistente e questa circostanza già da sola basterebbe per preferirle;

a ciò si aggiunge che i territori, particolarmente vocati, sono anche

interessati da più abbondanti correnti migratorie ( soprattutto quella

balcanica - paesi dell’est – oltre a quella non meno ricca di alcuni

paesi “cacciabili “ in occidente - Finlandia, Irlanda, Scozia ecc. per

intenderci).

Tutte le diffi coltà di viaggio, sistemazione, di autorizzazioni ecc, ,

sia in partenza dall’italia che sul posto, sono superate dalla valida

organizzazione di varie agenzie di viaggio che ormai vantano

esperienze più che decennale.

I costi, nonostante la sempre maggior affl uenza a programmi del

genere, permangono però costantemente crescenti, fi no a raggiungere

cifre di tutto rispetto (questo perché la gestione, parrebbe strano, ma è

in mano a pochi !!!!)

“ Ma la discussione sulla spesa è solo in parte di natura etica e non la

affrontiamo”

Gli incontri quasi assicurati, ad eccezione di annate come quella

appena trascorsa, durante la quale , se escludiamo le prime buttate

di fi ne ottobre/inizio novembre, le beccacce sono state poche anche in

quelle terre (ovviamente con la stessa spesa).

La caccia praticata è sostanzialmente quella con il cane, e solo qualche

novizio ancora pratica la posta.

Dunque tutto ok? Solo in parte. Ce la diciamo tutta?

Se è vero che si va all’estero per tutti i motivi che abbiamo detto, è

anche vero che la caccia all’estero è preferita per

• fare i carnieri non più possibili in italia;

• Per andare a caccia là dove altri non possono ( ragioni economiche)

andare

• Per godere di tutti i piaceri della caccia

• Per godere di tanti piaceri, non solo di caccia

• Per andare a caccia in posti nei quali il confronto con gli altri e con se

stessi registra una improvvisa ma decisa battuta d’arresto.

Coloro - la stragrande maggioranza - che vanno a caccia all’estero,

con vanto per il proprio spiccato senso di responsabilità, sottolineano

di cacciare la beccaccia – esclusivamente - con il cane e forti della

raffi natezza della pratica esercitata, in pace con la propria coscienza non si

soffermano sulla misura dei prelievi effettuati, confondendo così i limiti,

entro i quali si può parlare di carniere e, oltre i quali, si fi nisce nella

mattanza.

Il cacciatore all’estero dovrebbe chiedersi:

• se io sono un buon cacciatore,

• e un buon tiratore,

• e ho un buon cane,

• e vado a caccia in zone ricche di selvaggina,

• se ho tutto il territorio per me,

• se sono capitato in un momento particolarmente favorevole di presenze

(passo,spostamento ecc.),

• se in più sono all’estero in una azienda per la quale un qualcuno ha

acquistato la quota che io oggi sto utilizzando ( vuol dire che non essendoci

caccia libera le presenze non sono state prede di molti altri se non di pochi

altri come me)

Se sono tutto questo come mi comporto?

La risposta, veramente un ritornello, che ancora tempo fa mi sorprendeva,

è quella che ho ascoltato più frequentemente:

• “ a me interessa il lavoro del cane, verrei a caccia anche senza fucile”

coniugata a :

• “ la beccaccia per me è utile per addestrare il cane “ o anche

• “ il carniere è l’ultima cosa “ e cosi via

E’ una menzogna!! È solo un blando tentativo di coprire i propri peccati

E menzogneri sono i pensieri del cacciatore che :

in Italia, si esprime così:

• si trovano poche beccacce perché la gran parte delle beccacce viene presa

alla posta

• c’è differenza tra cacciatore e sparatore.

• godo del lavoro del cane e non assegno alcun piacere al carniere, se non

marginale e legato alla soddisfazione del suo ausiliare.

- all’estero, si esprime così:

• limito il mio carniere oggi ? e tutte le beccacce che non ho trovato in italia

per tanto tempo ( e che mi spettavano): bando a tutte le regole oggi me li

recupero!!!

Al ritorno in italia dalla caccia all’estero, si esprime così:

• “24 beccacce in due ore”

• “ 15 beccacce in una mattinata “ ;

• “ Sono ritornato con un primato : ho sbagliato solo sei beccacce su 70 in

cinque giorni”.

• “ Peccato se avessi avuto il mio fucile altro che 30 beccacce in due

giorni!

Il vero interrogativo sul quale fermarsi viene scartato: ma qual è il mio

senso della caccia ? Esercitare la caccia con il cane è titolo per effettuare

prelievi senza limiti?

Fare la posta è attività vergognosa ed indegna perché esercitata su strade

di montagna ai bordi della propria auto ma ( provocatoriamente) non mi

sentirei di criticare chi scalando una parete rocciosa per tre ore di notte

conquista una vetta di montagna, raccoglie una beccaccia all’aspetto e

ridiscende per le stesse tre ore – sempre a piedi - per ritornare a casa.

ATT

UA

LITA

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19

CACCIA ALL’ESTERO --> La Menzogna è Virtù

Mi sento, invece, di criticare chi ritiene che fare mattanze indescrivibili ,

esercitando la caccia con il cane, sia pratica eccellente e condivisa.

E’ negazione della caccia sostenibile, responsabile, negazione dell’amore

per la beccaccia, è indifferenza alle problematiche dei prelievi su specie

migratorie.

Ma c’è differenza tra le beccacce trovate lungo un corso di un fi ume in

occasione di una grande nevicate e di quelle prelevate all’estero ? Nel primo

caso le beccacce sono numerose per particolari condizioni climatiche nel

secondo per particolari condizioni geografi che.

Signori cari è in queste situazioni che ci si distingue.

Un cacciatore bosniaco che organizza la caccia per gli italiani e ne ha visti

tanti ripete continuamente : “ i cacciatori si dividono in tre categorie:

i commercianti, quelli che vanno a caccia per guadagnare (accompagnano

novizi, vendono cani ecc.) i macellai, vanno a caccia con l’intento del

carniere e la voglia di sangue non li soddisfa mai ( 10 beccacce prese, ne

vogliono prendere 15 ; 15 beccacce prese ne voglio prendere 20… e così

via, con una voglia insaziabile da soddisfare); gli sportivi, che vanno a

caccia con il piacere spasmodico dell’incontro e la dovuta moderazione

di carniere.

E c’è di più: coloro, per fortuna pochi, che – con senso eccentrico ed

originale - dichiarano serenamente : la beccaccia è utile per l’addestramento

del cane “.

Prima ci si dovrebbe chiedere a quale altra caccia sarebbe fi nalizzato

l’addestramento del cane sulla beccaccia, cioè la beccaccia si offre per

addestrare un cane poi utile a quale altra caccia?

E se anche fosse ? Un beccacciaio accetterebbe mai tale versione delle

cose ? Queste parole in bocca ad un beccacciaio sono solo un tentativo di

impoverire la ns. attività e spostare l’interesse dalla caccia alla cinofi lia

( pur validissima quest’ultima, forse anche più tecnica ma meno ricca di

natura, passione, bosco, aria ecc.)

Un’ultima rifl essione, conclusiva:

la caccia all’estero nasceva,

prevalentemente all’est, per

la bellezza dei territori e le

abbondanti linee migratorie di

quei luoghi; oggi che questo è

ancora possibile ( un cacciatore

che caccia la beccaccia in quelle

terre ormai da un trentennio ha

serenamente dichiarato che gli

incontri dei primi momenti sono

sostanzialmente pari a quelli degli

ultimi anni), dobbiamo riacquisire

il nostro senso etico e ordinare

i nostri comportamenti: non si è

beccacciai responsabili in italia e

macellai all’estero.

La caccia all’estero – con sporadiche

eccezioni – è trasgressione,

ostentazione, è capacità economica

e consapevolezza dei piaceri della

vacanza… (tutto compreso non

solo venatori!!).

L’ulteriore sforzo del beccacciaio

di oggi: cacciare all’estero con

l’intento di dedicarsi tanti incontri ed il carniere giusto, giusto secondo i

più attuali ed aggiornati criteri di sostenibilità.

Il nostro benessere dipende dal buon uso (che facciamo) di quello che

abbiamo.

Un notissimo fi losofo spagnolo ha di recente pubblicato un saggio sui

peccati capitali e precisa, tra l’altro, che il senso etico ci può aiutare più di

tutto ad operare nel modo a noi più conveniente.

L’occultamento della realtà è improduttivo e si ritorce alla fi ne contro di

noi.

E le convinzioni non possono maturare al di fuori di noi : l’informazione, il

dibattito possono contribuire, ma solo le rifl essioni intime generano “ethos”

– senso etico !

Non voglio apparire come “ novello Savonarola” ma un monito mi preme :

“Non facciamo che la menzogna (intima) diventi virtù !! “

Pietro Masucci

La Menzogna è VirtùIL BOSCO DELLE PAROLE

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20

IL V

ET

ER

INA

RIO

Trovarsi in una zona endemica di leishmaniosi rappresenta per il cacciatore – cinofi lo una notevole sconfi tta morale, che si aggiunge alle molteplici diffi coltà che si incontrano nell’ambito venatorio sia a carattere legislativo che burocratico.

La leishmaniosi è una malattia a carattere zoonosico causata

da un parassita delle cellule del Sistema Reticolo Endoteliale,

appartenente alla grande famiglia dei protozoi e precisamente al

genere Leishmania. In Europa, in Africa, Sud America Medio

Oriente ed altri Paesi viene chiamata in causa la Leishmania

infantum, un protozoo che completa il proprio ciclo vitale tra due

ospiti : un vertebrato ( uomo, cane, ecc ), che svolge il ruolo di

serbatoio della malattia; l’altro un invertebrato che rappresenta

il vettore, ed è un insetto ematofago appartenente al genere

Phlebotomus defi nito appunto fl ebotomo. (fi g. 1)

Il ciclo biologico della leishmania infantum inizia con il fl ebotomo

vettore e precisamente quando una femmina ematofaga si nutre

su un ospite vertebrato infetto, dal quale assume una quantità

imprecisata di leishmanie non ancora infettanti e perciò defi nite

Amastigoti . Scarse sono le informazioni circa la trasformazione

nel fl ebotomo vettore dalla forma amastigote in forma infettante

defi nita Promastigote che di sicuro avviene nell’intestino del

fl ebotomo. Dopo una migrazione nel faringe del fl ebotomo il

ciclo biologico della leishmnia infantum prosegue con l’infezione

di un ospite vertebrato (cane , uomo, ecc ) quando ad un nuovo

pasto ematico le forme infettanti di leishmanie ormai localizzate

nel faringe e quindi nella proboscide del fl ebotomo vengono

rigurgitate nel torrente ematico del nuovo ospite. Avvenuta la

trasmissione, le forme infettanti del parassita vengono fagocitati

dalle cellule macrofagiche ovvero grosse cellule del sistema

Reticolo Endoteliale, nelle quali grazie ad un cambiamento di

temperatura (35° C) e di altri fattori, le stesse si dividono per

scissione binaria dando luogo ad una loro moltiplicazione.Solo

quando raggiungono un numero elevato si provoca la rottura

della cellula macrofagica e gli amastigoti così liberati vengono

fagocitati da altri macrofagi ed in ogni caso nuovi elementi si

renderanno disponibili nella cute o nel sangue periferico pronti

ad essere assunti da un nuovo fl ebotomo nel momento in cui

questo si nutrirà su un ospite serbatoio- infetto.

Clinicamente la leishmaniosi è una malattia a carattere cutaneo

– viscerale con una distribuzione geografi ca che copre buona parte

del nostro territorio.E’ presente in quasi tutti i paesi del Bacino

Mediterraneo ed in particolare in Italia è presente al Sud e nel

Centro mentre al Nord Italia è presente sottoforma di focolai

localizzati. Il periodo di trasmissione della malattia coincide con

la tarda primavera e l’estate, cioè il periodo in cui è presente una

enorme quantità di fl ebotomi che infl uenzano in modo particolare

la trasmissione. Nella ricerca dell’ospite la femmina di fl ebotomo

mostra un comportamento silenzioso ed è per questo conosciuto

come pappatacio ( - pappare in silenzio); la sua puntura può essere

indolore ma l’attacco di più fl ebotomi provoca quasi sempre un

certo dolore. I fl ebotomi sono insetti notturni che iniziano la loro

attività al calare della notte con picchi di massima attività intorno

alla mezzanotte ed un’ora prima del sorgere del sole.La loro

presenza è quindi condizionata dalla temperatura ed è proprio il

clima caldo a carattere tropicale che si sta verifi cando nelle nostre

aree negli ultimi anni a favorire la diffusione della malattia.

Nel cane le manifestazioni cliniche includono abbattimento del

sensorio, ipertermia, dimagrimento, talvolta accompagnato ad

amiotrofi a per cui l’animale assume l’aspetto di “cane vecchio”.

Imponenti sono anche le lesioni cutanee che non sono pruriginose

e, sono rappresentate da dermatite esfoliativa a carattere crostoso-

amiantaceo in particolar modo intorno agli occhi tanto da defi nire

l’aspetto “ cane con gli occhiali “. Ancora a livello cutaneo son

visibili noduli, ulcere assai frequenti sul tartufo, intorno agli

occhi e a livello dei cuscinetti plantari , il cui rilievo è oggi molto

importante per orientare la nostra diagnosi. Talvolta la presenza

di una diarrea a carattere emorragico è segno di un interessamento

dell’apparato digerente legato alla formazione nel corso di

leishmaniosi di ulcere sulla mucosa intestinale. A carico delle

articolazioni si osservano talvolta patologie da immunocomplessi

caratterizzati da forme artritiche che si estrinsecano con zoppie e

dolorabilità diffusa a tutte le giunture articolari. L’interessamento,

infi ne del Sistema Retiocolo Endoteliale comporta un aumento di

volume dei linfonodi e della milza e, frequenti sono anche lesioni

oculari come cheratiti ed uveiti.

Infi ne l’interessamento renale è l’evenienza più drammatica

che pregiudica nella maggior parte dei casi la sopravvivenza

dei soggetti colpiti ed infatti non sono infrequenti forme renali

fulminanti.

In base alle caratteristiche cliniche, al tipo di risposta immunitaria

e alla carica parassitaria, si possono distinguere tre classi di cani

LA LEISHMANIA

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21

a cura del Dott. Mario Sorrentino

Il Dr. Mario Sorrentino, medico veterinario libero professionista, specialista

in Alimentazione animale, cinofi lo e prossimo giudice ENCI, ha partecipato a

numerosi seminari e congressi sulla Leishmaniosi canina oltre ad essere coautore

di diverse pubblicazioni scientifi che sulla Filariosi del cane nei Paesi Vesuviani.

Attualmente impegnato nella sperimentazione del vaccino anti - leishmania.

Esercita la professione in Palma Campania (NA) Tel. 081- 824 12 40

leishmaniotici . Asintomatici ,che non presentano nessun segno

clinico riferibile alla malattia, ma che nel corso della loro vita vanno

incontro a forme di malattia più o meno conclamate; Oligosintomatici,

che presentano segni minimi di malattia; Sintomatici, che purtroppo

presentano i vari segni clinici riferibili alla malattia.

Prima di intraprendere qualsiasi decisione di un intervento

terapeutico in caso di malattia conclamata è buona norma valutare

non solo lo stato clinico del paziente, ma anche alcuni parametri

ematici quali: emocromo, la corretta funzionalità epato – renale, il

quadro elettroforetico delle proteine ematiche, il titolo anticorpale

antileishmania (IFI) e la carica parassitaria effettuata attraverso la

lettura di strisci linfonodali e midollari.

Grazie proprio alla valutazione dell’andamento di questi parametri

controllati nel tempo che consente di capire quando interrompere

o riprendere il trattamento terapeutico e di emettere una corretta

prognosi.

Attualmente non esiste una terapia capace di consentire una guarigione

parassitaria dei cani ammalati ed infatti gli attuali protocolli terapeutici

sono in grado di offrire solo una guarigione clinica . Il protocollo

terapeutico più frequentemente utilizzato attualmente è quello che

prevede una combinazione di antimoniato di N- metilglucamina e

allopurinolo con dosaggi e tempi di somministrazione molto variabili.

Questo protocollo sembra con trattamento protratto nel tempo

assicurare una buona guarigione clinica del paziente per periodi

abbastanza lunghi, specialmente quando le condizioni iniziali del

cane non sono gravemente compromesse.

Farmaci considerati alternativi ed utilizzati in base alle condizioni

cliniche del paziente sono l’anfotericina B, amminosidina, la

pentamidina, il metronidazolo e la spiramicina. Attualmente in fase

di sperimentazione si trova anche la miltefosine ed i suoi derivati,

una molecola registrata per il trattamento della leishmaniosi viscero

- cutanea dell’uomo, e che da notizie recenti pare fornire risultati

eccellenti anche se contrastanti con le condizioni commerciali del

farmaco.

Da recenti studi pare sia emersa una notevole riduzione dell’incidenza

della leishmaniosi nel cane, e quindi indirettamente del rischio di

quella umana, attraverso un utilizzo massivo ed estensivo di mezzi

preventivi contro le punture dei fl ebotomi. E’ il caso di citare

l’utilizzo di collari, spot on e spray vari il cui principio attivo è la

permetrina.

Sempre agendo sulla prevenzione è doveroso accennare il controllo

ematologico ( analisi di laboratorio) dei cani sani almeno due volte

l’anno ( Maggio e Novembre) affi nché si possa scoprire l’infezione

del proprio ausiliare contratta in coincidenza della forte presenza

ambientale dei fl ebotomi.

Attualmente non esistono misure di profi lassi diretta (vaccino), anche

se recentemente è stato messo a punto un vaccino sperimentale dalla

Fort Dodge che vede coinvolti diversi Medici Veterinari, la Facoltà

di Medicina Veterinaria di Napoli e l’Istituto Superiore della Sanità.

Questa sperimentazione si è posto l’obiettivo di arruolare 400 cani,

200 dei quali sottoposti a inoculazione del presidio immunizzante e

200 a somministrazione di placebo.I soggetti arruolati, cuccioli di

qualsiasi razza e sesso nati dal 1° novembre 2005, sono stati sottoposti,

dai veterinari coinvolti nella prova, alla somministrazione di 3 dosi

di vaccino/placebo a 21 giorni di distanza, poi seguite da un richiamo

a un anno di distanza dalla 3° dose. Durante la prova e a partire da 6

mesi dopo la 3° dose, i cani saranno sottoposti trimestralmente a un

controllo clinico, al prelievo ematico, all’ago aspirato linfonodale e

di midollo osseo per l’effettuazione degli esami appropriati.

E’ il caso di incrociare le dita.

(fi g. 1) Flebotomo con atteggiamento di ematofagia.

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GLI ORGANI GENITALI B

UO

NO

A S

APE

RSI

Nel numero precedente abbiamo potuto vedere le modalità di sessaggio. Pratica possibile solo

attraverso l’autopsia, mancando nella beccaccia caratteri sessuali secondari certi.

In questa occasione desideriamo proporre un primo approccio sulle modifi cazioni degli organi deputati

alla riproduzione in fase di maturazione sessuale, riservandoci di trattare l’argomento con più dovizia di

particolari in una prossima occasione.

Particolare molto importante oltre che sicuramente sorprendente è la trasformazione che subiscono gli

organi sessuali durante il periodo destinato alla riproduzione. Recenti studi istologici sulla evoluzione

delle ghiandole sessuali hanno

dimostrato che nella beccaccia la

maturità sessuale delle ghiandole

destinate alla riproduzione

( testicoli e follicoli ovarici)

avviene non prima della fi ne

di febbraio, questo sebbene diverse persone invocano la chiusura anticipata della

caccia al 31 dicembre motivando tale provvedimento a causa di una “presunta attività

riproduttiva in corso”.

Oltre le immaginazioni e le ipotesi, sono (dovrebbero) sempre i fatti a dimostrare e

supportare eventuali azioni e provvedimenti.

Ma di questo se ne parlerà in una prossima occasione. Adesso desideriamo piuttosto conoscere gli organi sessuali della beccaccia in periodo di “maturità

sessuale”. Le immagini proposte a corredo del presente, evidenziano le variazioni biometriche delle ghiandole sessuali, ovvero della taglia dei testicoli ed

il diametro dei follicoli a livello riposo riproduttivo tipico del periodo post nuziale ed invernale (stadio 1) e di maturità sessuale tipico del periodo nuziale

primaverile ed estatino (stadio 3). E’ stupefacente notare la differenza delle dimensioni dei testicoli che raggiungono la grandezza di circa 3 cm occupando

gran spazio della cavità addominale.

Il momento destinato alla riproduzione è, e rimane il momento di massima vulnerabilità per questo uccello destinato a riempire sogni e desideri,

determinando forti emozioni, alimentando questa folle e veemente passione che ci accompagna nel nostro percorso di vita.

Queste motivazioni ci devono indurre ad assumere atteggiamenti e comportamenti consoni e responsabili; Conoscere e capire aiuta e sostiene un agire

sensibile rivolto anche alla tutela e alla gestione, cercando di evitare ed emarginare isterismi e prepotenze, affi nchè tanti nuovi beccacciotti potranno

rimpiazzare i prelievi ed, auspicabilmente, incrementrare il capitale beccaccia destinato a popolare le terre dell’Europa, dove il diletto dell’uomo troverà

piacere e rinnovate emozioni a cacciarli ogni anno di nuovo. (A.T.)

Page 23: L'ARCERA  N° 2

23

Portiamo il nostro beccacciaio all’estero

La movimentazione all’estero dei cani è un tema di interesse notevole, visto l’incremento del turismo venatorio degli ultimi anni. Portare all’estero un animale, nel nostro caso il cane, signifi ca osservare leggi e regolamenti sanitari del nostro paese e di quelli ospitanti, i quali mirano alla riduzione dei

rischi di diffusione di malattie infettive, infestive e diffusive. In questo scritto cercheremo di dare delle notizie utili sulla produzione della documentazione che deve accompagnare i nostri “beccacciai” o futuri tali, all’estero.REQUISITI PER LA MOVIMENTAZIONE ALL’ESTERO DEI CANI (non a scopo commerciale).DOCUMENTI NECESSARI PER IL RILASCIO DEL PASSAPORTO:

• Certifi cato di iscrizione all’anagrafe canina di residenza• Attestazione del veterinario di avvenuta vaccinazione antirabbica almeno da 21 giorni• Ricevute degli importi da versare sui c/c della a.s.l. di appartenenza per il costo del libretto, la legalizzazione della vacc. Antirabbica (se necessaria), visita clinica (se necessaria).

• Attestazione di negatività all’esame per la LEISHMANIOSI eseguito presso l’istituto zooprofi lattico di zona ( fi no ad oggi obbligatorio solo per la Reg. Campania).n.b. la vacc. Antirabbica è considerata valida 21 giorni dopo la fi ne del protocollo di vaccinazione imposto dal fabbricante. Per le vaccinazioni successive alla prima (richiami), la validità decorre dal momento della somministrazione del vaccino, se questa avviene entro il periodo di validità della precedente vaccinazione indicato dal fabbricante.MOVIMENTAZIONE DI CANI DI ETA’ INFERIORE A 3 MESI:

• possono essere movimentati in uscita dall’Italia, anche se non vaccinati, purchè muniti di passaporto e purchè siano accompagnati dalla madre da cui sono ancora dipendenti

• cani fi no a 3 mesi di età diretti in Regno Unito, Irlanda, Svezia, Francia(fi no al 03/07/2009): introduzione vietata.REQUISITI PER MOVIMENTI DI CANI AL SEGUITO DEI VIAGGIATORI NEI PAESI DELLUNIONE EUROPEA PER I QUALI SONO RICHIESTI I REQUISITI DI BASE:1. identifi cazione con microchip o tatuaggio leggibile2. passaporto3. vaccinazione antirabbica in corso di validitàAustria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Rep. Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ungheria.Paesi (alcuni di interesse venatorio) non UE con stato sanitario equivalente e quindi con richiesta solo dei requisiti di base:Albania, Bosnia, Croazia, Serbia, Svizzera.PAESI DELL’UNIONE EUROPEA E NORVEGIA , PER I QUALI SONO RICHIESTI REQUISITI SUPERIORI:Irlanda, Regno Unito e Malta: Identifi cazione con microchip, passaporto, vacc. Antirabbica in corso di validità, titolazione di anticorpi neutralizzanti pari ad almeno 0,5 UI/ml, trattamenti antiparassitari ( echinococco e zecche).Esempio-1°vaccinazione Antirabbica (almeno a 3 mesi di età) il 1°Gennaio- prelievo di sangue per la titolazione dopo 20 giorni(21 gennaio) e non più di un anno—partenza possibile dopo l’arrivo del referto favorevole e non prima di 6 mesi dalla prima vaccinazione ( 1°luglio).SVEZIA E NORVEGIA : Identifi cazione con microchip, passaporto, vacc. Antirabbica in corso di validità, titolazione di anticorpi neutralizzanti pari ad almeno 0,5 UI/ml, vaccinazione contro il cimurro e la leptospirosi da almeno 1 mese, trattamenti antiparassitari (echinococco e zecche).Esempio- 1° vacc. Antirab.(almeno a 3 mesi di età) il 1°Gennaio- !° prelievo di sangue per la titolazione dopo 4 mesi (1° maggio) e non più di un anno-partenza possibile dopo l’arrivo del referto favorevole.FINLANDIA : identifi cazione con microchip o tatuaggio leggibile, passaporto, vacc. Antirabbica in corso di validità. Trattamenti antiparassitari (echinococco) 30 giorni prima dell’arrivo in FI, certifi cato veterinario che attesta il trattamento su appositi modelli, certifi cato veterinario di buona salute e di espatrio( validità 30 giorni).

**Per tutti i paesi terzi NON riconosciuti con stato sanitario equivalente all’UE i requisiti sono:Identifi cazione con microchip o tatuaggio leggibile, passaporto, vaccinazione Antirabbica In corso di validità, certifi cato sanitario conforme Decisione 2004/203 CE, titolazione di anticorpi neutralizzanti pari ad almeno 0,5 UI/ml effettuata su sangue prelevato almeno 30 giorni dopo la vaccinazione.CRIMEA: Identifi cazione con microchip o tatuaggio leggibile, passaporto, vaccinazione Antirabbica in corso di validità, certifi cato veterinario che attesta i trattamenti antiparassitari e di buona salute(validità 30 giorni), titolazione di anticorpi neutralizzanti pari ad almeno 0,5 UI/ml (prelievo almeno 1 mese dopo la vaccinazione Antirabbica)

**N.b. Chiedere sempre conferma a Consolato/Ambasciata in merito ad ulteriori esigenze sanitarie per l’itroduzione in questi stati.

Dr. ROBERTO DI VAIA - Medico Veterinario

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SI RINGRAZIANO PER LA SQUISITA COLLABORAZIONEIL DOTT. J. P. BOIDOT (PRESIDENTE F.A.N.B.P.O. - PRESIDENTE ONORARIO C.N.B.)

IL DOTT. NÖEL LEFEUVRE (PRESIDENTE ONORARIO C.N.B.)

IL CLUB NATIONAL DES BECASSIERS

TESTI E FOTO SONO STATI ESPRESSAMENTE AUTORIZZATI DAI LEGITTIMI DETENTORI DEI DIRITTI DI COPYRIGHT

PIUMAGGIO INSOLITO ED ECCEZIONALEBeccaccia a piumaggio agata opale

ANOMALIE - ATICIPITA’ - CURIOSITA’ - DEGENERAZIONI - DIVERSITA’ - DIFFORMITA’ -

DIFFERENZE - ECCEZIONALITA’ - IRREGOLARITA’ - SINGOLARITA’ - STRANEZZE - RARITA’ S

TR

AN

O M

A V

ER

O

L’uccello è stato catturato nel dicembre 2001 da un fortunato cacciatore francese - Marc Christophe BOULANGER de VANNES nella provincia del MORBIHAN (FRANCIA)

DESCRIZIONE:Si tratta di un uccello giovane il cui sesso e peso non è stato comunicato.Il piumaggio dell’uccello è grigio; la gola e l’addome sono bianchi. Il becco, le zampe e le unghie sono pigmentate. Gli occhi sono scuri.

LA TESTA:Il triangolo grigio frontale è scomparso, sono presenti le bande nucali il cui colore è molto diluito. La gola è bianca. Le piume che coprono i condotti auditivi situati sotto gli occhi sono bianchi.

SCOLLATURA E DORSO:Il colore d’insieme è grigio, ma alla verifi ca, si constata che le piume presentano i disegni abituali; le zone colorate sono, malgrado tutto, quelle che si reperiscono di sovente sugli uccelli “normali”.

COLLO - ADDOME:Qui le diluizioni sono estreme: si può praticamente considerare la completa assenza di colorazione: il piumaggio è bianco.

dettagli del piumaggio dorsale

scollatura con vista parziale dell’ala destra

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ANOMALIE - ATICIPITA’ - CURIOSITA’ - DEGENERAZIONI - DIVERSITA’ - DIFFORMITA’ -

DIFFERENZE - ECCEZIONALITA’ - IRREGOLARITA’ - SINGOLARITA’ - STRANEZZE - RARITA’

ST

RA

NO

MA

VE

RO

ALI:Il colore di fondo è grigio, ma si vedono le striature. Le barre delle remiganti primarie sono di colore bruno. Ciò è meno netto per gli altri gruppi di piume, grandi e piccole copritrici.

CODA:L’insieme della coda è grigio. Le piume caudali superiori ed inferiori sono grigie. Gli occhielli bianchi sono leggermenti ingrigiti. I disegni sono sempre presenti, ma le tinte estremamente diluite.

CLASSIFICAZIONE DEL PIUMAGGIO:Questo piumaggio è caratterizzato da una importante riduzione del pigmento melanico. Il nero è divenuto grigio.Si tratta di una mutazione: “AGATA”.Il piumaggio di tipo “agata” è caratterizzato dalla presenza simultanea di due pigmenti: nero diluito e bruno.Nel caso presente, c’è egualmente una riduzione del bruno, che conduce ad una sua scomparsa (che nelle zone della gola, ventre ed addome è praticamente totale ).Si è in presenza prò anche di un fattore di mutazione detto “OPALE”.La mutazione “opale” provoca una inibizione del bruno, con concentrazione della melanina nera, sotto il canale midollare delle piume.Essa è caratterizzata da un effetto ottico blu, che si è potuto constatare su questo uccello.Questa mutazione “opale” deve il suo nome alla pietra presiosa dal nome opale che ha un colore latteo, con dei rifl essi iridescenti. “...Queste lacrime pallide dai rifl essi iridescenti, come un frammento di opale...” (Baudelaire)Questo piumaggio presenta dunque unadoppia mutazione:

- la mutazione AGATA: diluizione del nero- la mutazione OPALE: inibizione del bruno e concentrazione della melanina nera sotto il canale midollare.Le piume sono più colorate sulla parte inferiore. Questo dona l’effetto bluastro più o meno pronunciato.

CONCLUSIONI:L’uccello descritto possiede un piumaggio AGATA-OPALE.Si tratta di una Scolopax rusticola “Agata-Opale”.La rarità di questo uccello è avvalorato dal fatto fatto che sono conosciute beccacce a “piumaggio agata parziale” e delle beccacce “totalmente opale”, ma questo uccello è senza dubbio il primo conosciuto e descritto presentante queste due mutazioni nella loro perfetta defi nizione che rende questa beccaccia ancora più eccezionale.Si rinrgaziano :

- il cacciatore di questo uccello: Marc BOULANGER - il tassidermista M. Thierry PENAMEN che ha potuto salvare questo uccello così raro.- Il fotografo M. Bernard LE MERDY

Consulenza scientifi ca Dott. J.P. Boidot

Page 26: L'ARCERA  N° 2

26

CIN

OFI

LIA Specialista “beccacciaio”

Il tema è sicuramente intrigante e spesso dibattuto: si può parlare di

cani “specialisti” nella caccia alla beccaccia? … e cosa signifi ca

“specializzazione”? … quando un cane si può defi nire “beccacciaio”?

… come lo si riconosce tra tanti?

È semplice, qualcuno dirà … a me basta un colpo d’occhio!

… é quello che ti fa ammazzare di più, dirà qualcun altro!

… non esistono specialisti, ma solo cani eccellenti, dirà qualcun altro ancora!

… e tutti avranno, in un certo senso, ragione .

Quello che vorrei tentare di fare – con questo articolo – è quello di

defi nire soprattutto una base comune di ragionamento; fi ssare i limiti,

gli ambiti e l’oggetto del dibattito affi nché ciascuno possa rispondere

da sé a queste domande nella raggiunta consapevolezza, però, che

tutti stiamo parlando della stessa cosa.

Perché il primo limite che vedo, in dibattiti della specie, è che spesso

i diversi interlocutori amano parlare e confrontarsi su tematiche

ed oggetti verso i quali ritengono esserci almeno condivisione di

“signifi cato” ma rispetto ai quali, spesso, questa convinzione risulta

erronea.

Non è soltanto un problema di semantica : l’utilizzo di una lingua

comune dovrebbe almeno aiutarci in questo! È piuttosto lo stratifi carsi

di una serie di convinzioni ed esperienze personali in base alle quali

costruiamo il nostro paradigma concettuale di riferimento, cioè la

nostra visione globale sul tema.

In tal senso, quindi, è utile muoversi all’interno di un paradigma

condiviso e, vorrei dire, valido in qualsiasi contesto di specializzazione:

caccia alla beccaccia, al beccaccino, alla starna, alla selvaggina di

montagna … per poi focalizzarci su ciò che a noi maggiormente

interessa e - quasi come esercizio necessario a verifi carne la validità

– applicare il nostro modello alla caccia alla beccaccia e giungere alla

defi nizione di “specialista beccacciaio”.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, un’ultima considerazione.

Sono convinto che l’attività cinofi la di una associazione specializzata

quale è la nostra abbia ragione di essere soltanto laddove sia pratica

che tende alla individuazione delle migliori qualità da ricercare in un

cane che si voglia utilizzare nella caccia alla beccaccia e che privilegi

– quali criteri di giudizio nelle prove di lavoro che organizziamo

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27

durante l’anno – la concretezza del rendimento all’esercizio di stile.

E’ per questo che ci interessa dibattere il tema: non possiamo non partire dalla

defi nizione del concetto di “specialista beccacciaio” e dalla individuazione

di ciò che lo rende tale.

1. concetto di “vocazione” e “specializzazione” Dal dizionario Treccani, leggiamo:

vocazióne s. f. [dal latino vocatio -onis, propriamente “chiamata, invito”,

derivato di vocare “chiamare”].

Nel senso fi gurativo …. “Disposizione, tendenza a qualche cosa. [….]

Inclinazione naturale ad adottare e seguire un modo o una condizione di

vita, a esercitare un’arte, una professione, a intraprendere lo studio di una

disciplina, e simili.”

E, più avanti … “In agricoltura (specialmente in viticoltura), e in

zootecnia, speciale idoneità di un terreno a una determinata coltivazione e,

rispettivamente, di razze animali ad una determinata produzione (o funzione,

nda) … “

Del concetto di specializzazione, leggiamo:

specializzazione s. f. [derivato di specializzare]. –

“Lo specializzare e lo specializzarsi; l’essere specializzato; in particolare,

l’acquisire una particolare esperienza e capacità in un determinato settore di

studio, di lavoro, di attività [….] .

In biologia, scienza biologica (o fi siologica), la presenza, nell’ambito di una

determinata specie, di numerose razze che, sebbene non siano distinguibili

nella struttura, mostrano differenza nei caratteri fi siologici (cioè di

funzionalità, nda), biochimici o patogenici.”

E ancora,

specializzare verbo transitivo [derivato di speciale, sull’esempio del francese

spécialiser].

“Indirizzare un’attività verso un settore specifi co e ben delimitato, allo scopo

di far acquisire maggiore competenza, effi cienza, qualifi cazione. […] “.

Sono sinonimi del concetto di specializzazione, il perfezionarsi, migliorarsi,

qualifi carsi.

A cosa ci serve tutto questo? A defi nire, intanto che quando parliamo di

specializzazione, stiamo parlando di qualcosa che osserviamo a prescindere

– direi - dall’individuo (il cane, nella specie) e dalle sue qualità di base.

Stiamo dicendo che possiamo provare a specializzare qualcosa o qualcuno a

prescindere dal fatto che ci sia “portato”, cioè che sia “vocato”.

A CURA DEL COMITATO ESECUTIVO PER LA CINOFILIA

Page 28: L'ARCERA  N° 2

28

CIN

OFI

LIA

Questo è una prima conclusione su cui rifl ettere: quando osserviamo

un comportamento (ad esempio, un cane durante una azione di caccia)

quello che noi possiamo cogliere è la combinazione dell’addestramento

operato dall’uomo e delle qualità naturali possedute dal cane.

Certo, per l’uomo (cacciatore o addestratore professionista che sia)

sarà più facile raggiungere un alto grado di specializzazione laddove

si sia in presenza di una buona vocazione alla specifi ca “prestazione”

richiesta: questo è esattamente il motivo per cui nascono le diverse

razze da caccia!

L’uomo – cinofi lo ed allevatore – ha sempre accompagnato la nascita

e lo sviluppo di una nuova razza selezionando ed incrociando quei

soggetti che dimostravano di avere le migliori qualità di base per

essere destinati alla specifi ca attività per la quale la razza era stata

concepita ricercando, addirittura, la specializzazione di particolari

linee di sangue - all’interno della medesima razza - che potessero

evidenziare un patrimonio genetico di particolare valore sempre – lo

ripetiamo – rispetto all’utilizzo che se ne intendeva fare.

Per fare qualche esempio e dare concretezza a quanto vado dicendo,

basterà pensare all’utilizzo di alcune razze da seguita nella caccia al

cinghiale. In questo caso, il rispetto per il selvatico ed una aggressività

“contenuta” farà eccellere i soggetti dedicati a questa caccia nelle

fasi di abbaio a fermo e – in genere – di contatto con il selvatico,

evitando incidenti spiacevoli e spesso nefasti; tale caratteristica, se

opportunamente selezionata, da essere semplicemente “qualità” di

un singolo soggetto diventerà “caratteristica di razza” e sarà indice

di vocazione per tale razza su tale specifi co selvatico.

È la stessa cosa che accade con i cani da pastore inglesi – i border

collies - che hanno particolare vocazione nel governo del gregge

o nei cavalli americani della razza “Quarter Horse” che durante le

attività di controllo del bestiame sono capaci di isolare un vitello

dal resto della mandria e tenerlo separato da questa, anticipando e

contrastando – in assoluta autonomia, senza alcun intervento del

cow-boy - qualsiasi suo movimento (si parla, in questo caso, di cow-

sense).

Per quanto più diffi cile, quindi, la selezione dello “specialista

beccacciaio” dovrebbe esser massimamente indirizzata dalla

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29

osservazione delle qualità naturali dei soggetti che vogliamo utilizzare a

scopo riproduttivo, piuttosto che dal loro grado di specializzazione … di

potenziale, piuttosto che di rendimento; vedremo più avanti quanto sarà

diffi cile tutto ciò e a quali conclusioni porterà.

Tutto noto? Tutto conosciuto?

Bene … se condividiamo queste prime rifl essioni, allora proviamo a tracciare

una sorta di identikit dello “specialista” cercando di distinguere le qualità

naturali (che ne determinano la vocazione per una caccia specialistica)

dalle capacità acquisite (che ne caratterizzano il rendimento, cioè la

specializzazione); tutto ciò, ovviamente, partendo dalla conoscenza specifi ca

della selvaggina oggetto di caccia (ovviamente, per noi, la beccaccia) nonché

delle forme e modalità con le quali viene “ricercata” sia a caccia che in

prova.

2. la caccia alla beccacciaParlare della beccaccia a dei beccacciai e come … parlare di corda in

casa dell’impiccato! Mi limiterò, pertanto, ad evidenziare quegli aspetti

che di questo uccello – e della sua caccia – interessano ai fi ni della nostra

“chiacchierata”.

Sappiamo tutti che la beccaccia vive, generalmente, in ambienti boschivi

o comunque caratterizzati da presenza di vegetazione arbustiva di notevole

sviluppo; in terreni spesso rotti, intramezzati da avvallamenti e canaloni, a

tratti scoscesi e ripidi ed a tratti pianeggianti.

In tali contesti, ovviamente, le condizioni olfattive – se pensiamo alla

precipua modalità di reperimento della selvaggina da parte di un cane da

ferma – non sono ideali: non avremo mai condizioni di brezza uniformi

e costanti; avremo molti ostacoli che interverranno a “spezzare” il cono

dell’emanazione; avremo “angoli morti”, avvallamenti nei quali l’aria

stenterà a circolare e così via.

Se escludiamo alcune zone “felici” (penso ad una ampia e vecchia faggeta di

alta montagna), perciò, l’ambiente ove la beccaccia soggiorna condizionerà

enormemente le modalità con le quali sarà opportuno condurre la sua ricerca,

costringendo il soggetto impegnato - cane e cacciatore - a muoversi di

conseguenza.

Da quanto sopra, discende che la modalità di cerca da adottare per il

reperimento del selvatico è principalmente dettata dall’ambiente; sembra

una affermazione banale quanto ovvia, ma quando declineremo tutto ciò in

funzione delle qualità naturali che deve possedere un cane per bene adattarsi

al tipo di cerca richiesta, vedremo dove andremo a parare.

Per continuare nella nostra disamina, altro tema che bisogna considerare è

quello delle abitudini “sociali” della beccaccia.

Anche in questo caso - se escludiamo momenti assolutamente sporadici ed

occasionali di incontri di più uccelli raggruppati (tipicamente, nei primi

periodi di passo autunnale) – la beccaccia ama sostare da sola nella zona

prescelta per lo svernamento.

Come potrete ben capire, ricercare un solo uccello in una macchia o in

un bosco è cosa ben diversa dallo ricercare starne in brigata o una covata

di forcelli o, ancora, un volo di cotorni. L’emanazione è decisamente più

contenuta (non fosse che per la “numerosità” delle sorgenti dell’emanazione)

e la possibilità di un sorpasso è estremamente maggiore.Mutuando dal

linguaggio matematico, potremmo dire che al nostro assioma di base si

aggiunge un corollario: la modalità di cerca da adottare per il reperimento

del selvatico è principalmente dettata dall’ambiente e dalle abitudini di

“gregarietà” della specie (che nel nostro caso, ovviamente, sono pressoché

nulle).

Inoltre – ancora una volta escludendo situazioni, o luoghi, del tutto particolari

dove l’abbondanza della beccaccia è fuori della norma – nella nostra pratica

venatoria gli incontri con lo scolopacide si contano sulle dita di una mano …..

“monca”; quando va bene si possono fare anche più incontri, ma generalmente

è su una o due beccacce che possiamo sperare nell’arco di una mattinata di

caccia.

Conseguenza di ciò è che non potremo contare – sia noi che il nostro cane

– su incontri frequenti e ripetuti per poter “rinvigorire” l’azione; la nostra (e

quella del nostro ausiliare) automotivazione dovrà essere ai massimi livelli.

Dovremo, in buona sostanza, avere continuità di azione (cioè, di cerca) anche

quando la giornata si dimostra assai avara nei nostri confronti .

Da qui il secondo assioma: se vogliamo trovare una beccaccia, dobbiamo

credere che sia lì nel bosco che stiamo esplorando anche contro ogni evidenza

e per tutto il tempo che ne siamo alla ricerca; dobbiamo possedere, insomma,

un grande “animus venandi”.

Finora abbiamo capito come le abitudini di vita della beccaccia ed i luoghi

che frequenta condizionano necessariamente le modalità con le quali ne

deve essere effettuata la ricerca; vediamo ora se qualche altro elemento lo

possiamo desumere dall’osservazione delle sue reazioni al momento del

“contatto” con il suo (presunto) predatore, cioè noi ed il nostro cane.

Sappiamo tutti benissimo che durante la sua giornata la beccaccia è

decisamente attiva nella ricerca del cibo; si sposterà essenzialmente di

pedina, ma non disdegnerà qualche breve voletto. La stessa strategia

– nella generalità dei casi – che tenderà a replicare al momento del nostro

avvicinarsi: si acquatterà, farà qualche breve passo, si nasconderà dietro un

cespuglio o un tronco, andrà poco più avanti. Insomma, a meno che non si

tratti – come diciamo noi – di una beccaccia “buttata a secco” o di rimessa,

è molto probabile che nella zona ci sia una certa quantità di effl uvio sparsa

nell’aria e – soprattutto - sul terreno. Dobbiamo necessariamente tener conto

di queste cose per capire quale sarà l’approccio migliore con questo uccello

ed il comportamento da adottare (da parte del cane, soprattutto) per poterla

fi nalmente tenere sotto scacco con la ferma .

Quindi: il comportamento “utile” da adottare al cospetto della beccaccia è

Page 30: L'ARCERA  N° 2

CIN

OFI

LIA

30

funzione delle sue abitudini essenzialmente terricole e “peripatetiche”.

Concludo queste brevi considerazioni sulle abitudini della beccaccia

con un’ultima provocazione: per quanto possa essere grande la nostra (e

quella del nostro ausiliare) capacità di prevedere ed anticipare le mosse

di una beccaccia dobbiamo essere sempre pronti ad una variabilità di

comportamenti a volte disarmante: ne consegue che – cacciando la

beccaccia – nulla dovrà essere dato per scontato.

Dopo questo breve excursus nel mondo della beccaccia, ora cercheremo

di applicare i concetti sopra esposti al nostro “specialista beccacciaio”

per vedere cosa ne viene fuori; se qualcuno, a questo punto, ritiene

di aver speso inutilmente il proprio tempo per leggere di argomenti

e considerazioni già noti e condivisi, pazienti ancora un po’: è

proprio adesso, quando si deve dare coerenza e consequenzialità alle

affermazioni di principio (i nostri “assiomi”) che rischiamo di perdere il

nostro rigore e di abbandonare la logica dei nostri ragionamenti.

3. il cane da beccacceCosì come abitualmente viene fatto quando si parla dell’azione delle

razze da seguita (e non capisco proprio perché tale approccio non sia

- generalmente - applicato nel caso delle razze da ferma), proviamo a

distinguere diverse fasi nella caccia alla beccaccia:

- la ricerca del selvatico

- il reperimento dell’usta

- la gestione del “contatto” con la beccaccia

- la ricerca dopo l’involo

e cerchiamo di valutare l’azione del nostro cane nelle diverse fasi e

le qualità (naturali) ed i comportamenti (appresi) cui deve far ricorso

per mettere sotto scacco l’arcera. Ovviamente, nella nostra discussione,

consideriamo quale presupposto di base l’integrità fi sica del nostro

ausiliare ed un adeguato allenamento che gli consenta di esplicare al

meglio la sua azione.

La ricerca del selvatico

Tenendo conto di quanto abbiamo detto in precedenza, sarà vocato per

questa caccia un cane che dimostri – durante la fase di cerca – grande

attenzione, capacità di concentrazione e continuità di azione. La sua

andatura non sarà mai eccessivamente veloce; la cerca non sarà mai

sbrigativa e sommaria. Dovrà dimostrare di saper dare attenzione

anche agli indizi che potrà reperire sul terreno e non risparmiarsi un

accertamento su una qualsiasi emanazione gli giunga da lontano, in salita

come in discesa; dovrà essere generoso e coraggioso nell’affrontare

luoghi e/o intrichi di vegetazione talvolta molto impegnativi. Dovrà

avere buona iniziativa ma essere sempre disponibile a cogliere

indicazioni e suggerimenti dal suo compagno cacciatore/conduttore

evidenziando, quindi, un collegamento naturale e spontaneo.

In questa fase, la specializzazione (cioè l’addestramento – e la caccia -

specifi co e ripetuto su tale selvatico), lo porterà a riconoscere e preferire

i biotopi favorevoli ad ospitare la beccaccia per indirizzare al meglio la

ricerca e lo porterà ad indugiare maggiormente (non disdegnando anche la

minuziosità) in quei luoghi ove l’esperienza gli ha insegnato di non poter

cogliere favorevolmente l’emanazione se non adottando tale comportamento

(fossati, buche, angoli “morti”, ecc).

Nelle zone di caccia ben conosciute – perché a lungo frequentate – il

nostro cane, inoltre, dimostrerà di avere un buona “memoria venatoria” e

spesso andrà a visitare quei luoghi ove ha già avuto occasione di incontro

con cautela e maggiore attenzione.

Il reperimento dell’usta

In questa fase sarà favorito un cane con buona capacità di discernimento

(per valutare quanto recente sia tale “indizio”); alcuni autori, parlano di

“fi nezza”, più che di “potenza” olfattiva ed il nostro già citato Delfi no, a tal

proposito, commenta: “L’olfatto più redditizio è quello del cane che segna

con sicurezza la passata vecchia ben diversamente dalla passata recente; che

segna con sicurezza la ferma sul selvatico presente e che avverte prontamente

le riprese di movimento del selvatico sotto ferma ed in guidata” .

Sarà assolutamente da preferire un cane che dimostri di saper riprendere

velocemente l’azione dopo un breve arresto di accertamento (quasi come

volesse maggiormente concentrarsi su ciò che ha colpito i suoi sensi), ma da

penalizzare e da scartare il cane che induca troppo con delle vere e proprie

ferme “in bianco”.

Anche in questa fase entra in gioco la specializzazione. Uno “specialista

beccacciaio” sa cogliere bene tali indizi e trarne immediatamente le

conseguenze: lo vedremo impostare la ricerca del selvatico nella certezza

della sua presenza, se la traccia sarà giudicata recente, ovvero riprendere

l’azione laddove si era interrotta – senza particolare modifi ca nella espressione

e nell’andatura – se l’indizio non dovesse rivelarsi risolutivo.

La gestione del “contatto” con la beccaccia

Finalmente l’abbiamo nel naso!!

La fase del “contatto” è quella dove si richiede il miglior mix di qualità

naturali (vocazione) ed esperienza (specializzazione).

Un cane particolarmente vocato, in tal senso, sarà quello che dimostri

una buona “intelligenza adattativa” , cioè una buona capacità di imparare

dall’esperienza, sia portato ad un approccio molto prudente con il selvatico,

sia poco “aggressivo”, abbia …. paura di far volare. Ciò gli consentirà di

mantenere un iniziale contatto con l’arcera per poi cominciare la fase di

“negoziazione” che lo porterà allo scacco fi nale.

Deve esserci sempre questa fase “interlocutoria”?

Mah! Tutti abbiamo assistito a ferme dirette e perentorie senza una minima,

precedente, fase di accertamento o di risalita dell’emanazione, ma per me

non deve essere la norma. Un buon cane, uno specialista, deve accorgersi

con buon anticipo di essere entrato in contatto con l’oggetto della sua

Page 31: L'ARCERA  N° 2

31

ricerca e cercare di “coglierne l’umore” prima di

dichiararsi con una ferma perentoria; meglio un

passo indietro, insomma, che un passo avanti.

La ferma deve essere sicura e decisa. Deve

indicare esattamente l’origine dell’emanazione:

vanno penalizzati quei cani che tendono a fermare

“l’ambiente”, incapaci poi di muoversi e prendere

un contatto diretto con il selvatico.

La guidata dovrà essere altrettanto sicura e

spontanea; se la beccaccia è a giusta distanza,

proprio il mantenere tale distanza la indurrà a

restare attaccata al terreno impedendole di sottrarsi

– non vista – in volo.

La ricerca dopo l’involo

Non sempre tutte le ciambelle riescono con il buco …. e non sempre tutte le

beccacce levate cadono sotto i colpi della doppietta (per fortuna!).

Quindi si da il caso che ci si debba mettere di nuovo alla ricerca dell’arcera

appena involata: qui si vede all’opera il vero Specialista (con la “S” maiuscola,

come vedete), qui massimamente emerge la specializzazione, cioè la summa

delle esperienze maturate dal nostro ausiliare.

Un Beccacciaio (cane o uomo che sia!!) sa dove andare a ricercare una

beccaccia appena involata e se è tale (specialista, appunto) da lì a breve sarà

di nuovo al suo cospetto. Confesso che trovo diffi cile dare una spiegazione

al fenomeno (che ben conosce chi pratica questa caccia) se non ricorrendo

ad ipotizzare facoltà para-normali o rabdomantiche; si può pensare, in realtà,

ad un aumento della concentrazione nella ricerca, alla capacità di indirizzarsi

verso la direzione presa dalla beccaccia seguendo la scia dell’emanazione

nell’aria, alla passione e alla voglia di ritrovare ancora l’oggetto del

desiderio.

Il fatto è che la (una) beccaccia la possono trovare tutti, ma sono soltanto

gli Specialisti che la ri-trovano sicuramente ed in breve tempo (al netto,

ovviamente, di casi particolari, voli esageratamente lunghi e così via).

Può aiutare, allo scopo, consentire qualche breve passo al nostro ausiliare

dopo l’involo (per questo non credo molto nella immobilità al frullo richiesta

durante le prove specialistiche di lavoro) ma il cane deve mantenere grande

“lucidità” e “freddezza” per poter gestire bene il contatto successivo anche

qualora (a volte capita) abbia visto rimettere la beccaccia a poca distanza.

4. conclusioniForse con un approccio “inconsueto”, abbiamo visto come si possono

applicare i concetti di specializzazione e vocazione nella materia che ci

interessa. Ai fi ni di questa nostra chiacchierata, dovrebbe essere emerso che

la “vocazione” (espressa attraverso qualità “morali”, naturali) è la base su cui

lavorare per poter “specializzare” un soggetto sulla caccia da noi praticata ed

è l’unica sulla base della quale selezionare nell’ambito di una data razza.

Abbiamo trascurato (perché comuni a molti altri utilizzi venatori) temi quali,

il consenso, il rispetto del compagno di coppia, il riporto, eccetera: tutto vero

e tutto necessario ma non “specifi co”.

Potremo parlare, invece, di come individuare precocemente in un cane la

“vocazione” per questo specifi co selvatico e di come seguirlo nelle sue fasi di

crescita e di specializzazione: magari ne avremo la possibilità in futuro.

È d’obbligo, prima di lasciarci, un’ultima considerazione: abbiamo parlato

di individui, o meglio ancora, di un ideale di cane vorremmo ricercare; in

nessun modo abbiamo voluto parlare di caratteristiche di razza, anche se sarà

accaduto inevitabilmente che ciascuno di noi abbia potuto associare più facil-

mente una certa caratteristica ad una determinata razza.

Ciò nondimeno il problema della individuazione di una razza, maggiormente

“vocata” rispetto ad altre si pone; così come, si pone anche il problema del

gusto personale e dell’estetica della caccia.

Ciascuno di noi – credo – ha le proprie convinzioni ed ha fatto le proprie

scelte: spesso, al di là della ragione, le scelte si fanno con il cuore!

Alea iacta est, il dado è tratto, come disse Svetonio nel suo De vita Caesarum

attribuendo la frase a Giulio Cesare che la pronunciò subito dopo aver var-

cato il fi ume Rubicone.

Io ho provato a dire la mia sull’argomento, spero con tutto il rigore che mi ero

prefi sso all’inizio; questo è ciò che penso della “specializzazione” in genere

e dello specialista “beccacciaio”. Se ritenete che queste mie considerazioni

siano meritevoli di replica, approfondimento, contrasto o approvazione, fate

pervenire le vostre osservazioni alla rivista.

Non voglio iniziare nessuna guerra intestina (l’episodio cui si riferisce la

frase attribuita a Giulio Cesare, nda); vorrei soltanto cercare di aprire un

dibattito schietto e sereno su ciò che più ci preme: la caccia alla beccaccia o,

meglio, il cane che caccia la beccaccia!

Orlando Vari

Page 32: L'ARCERA  N° 2

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L’ARCERA è un periodico diffuso gratuitamente dall’Associazione “Amici di Scolopax-onlus”

I testi possono essere riprodotti liberamente

a condizione che se ne citi la fonte

COME RAGGIUNGERCI

Alessandro Tedeschi - Presidente Tel: +39 333 - 4252961 ----------------------------------------------------------------------------------Francesco Petrella – Vice Presidente Tel: +39 329 - 1828523 ---------------------------------------------------------------------------------- Nicola Varricchione - Segretario Tel: +39 338 - 5683668 ---------------------------------------------------------------------------------- Pietro Masucci - Tesoriere Tel: +39 347 - 3713709 --------------------------------------------------------------------------------- Orlando Vari – Coord. C.E.A.C. Tel: +39 335 - 6761240 ----------------------------------------------------------------------------------Rosario Maglio – Affari Legali Tel: +39 347 - 1205654

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