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leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri http://www.10righedailibri.it

SCAFFALE APERTO

PSICOLOGIA

Alessandro Onelli

IL SENTIERO EVOLUTIVO DELLA NOSTRA MENTE

Multidisciplinarietà e Multiculturalitànella relazione di aiuto

ARMANDOEDITORE

ONELLI, Alessandro Il sentiero evolutivo della nostra mente. Multidisciplinarietà e Multiculturalitànella relazione di aiuto ; Prefaz. di Mario Papadia Roma : Armando, © 2013224 p. ; 21 cm. (Scaffale aperto - psicologia)

ISBN: 978-88-6677-379-5

1. Evoluzione/Neuroni e neuroplasticità2. Ecosistema interiore e comportamenti3. L’arte del Counseling

CDD 150

© 2013 Armando Armando s.r.l.Viale Trastevere, 236 - 00153 RomaDirezione - Uffi cio Stampa 06/5894525Direzione editoriale e Redazione 06/5817245Amministrazione - Uffi cio Abbonamenti 06/5806420Fax 06/5818564Internet: http://www.armando.itE-Mail: [email protected] ; [email protected]

21-09-100

I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfi lm e le copie fotostatiche), in lingua italiana, sono riservati per tutti i Paesi.

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di cia-scun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CON-FESERCENTI il 18 dicembre 2000.

Le riproduzioni a uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume/fascicolo, solo a seguito di specifi ca autorizzazione rilasciata da AIDRO, Via delle Erbe, n. 2, 20121 Milano, telefax 02 809506, e-mail [email protected]

Sommario

Prefazione di MARIO PAPADIA 9

Ringraziamenti 14

Introduzione: L’orizzonte verso il quale muoviamo 15

Capitolo 1: Evoluzione, una questione di equilibrio 27Instabilità e omeostasi 27Dall’instabilità, la vita 29I primi organismi, i batteri 32Epigenetica, Ambiente e comportamento funzionale del gene 33Verso organismi più complessi 35Con la differenziazione, il movimento 37La comparsa del coordinamento fisiologico 39La comparsa del coordinamento emotivo 42Il “bandolo della matassa”, la componente strutturale 44L’archivio delle nostre emozioni 46La comparsa del coordinamento mentale 48Neuroni e neuroplasticità 50Dal ragionamento simbolico alla cultura 54Le tracce immortali delle idee 57

Capitolo 2: Ecosistema interiore e comportamenti 63Lenti deduttive 63Programmi innati e acquisiti, il linguaggio della natura e della cultura 64Triune Brain, evoluzione e comportamenti 65Geni(alità) e Ambiente: il sentiero della nostra crescita 67Neurogenesi e sinaptogenesi 68

Concepimento, tra congiunture e casualità 69Programmazioni genetiche 70Programmazioni emotive 72Programmazioni mentali 77Fattori esperienziali ed autocoscienza 80Programmi e credenze, i lacci del nostro agire e del nostro sentire 81La tensione assassina 88Campi e co-evoluzione: l’omeostasi sistemica e l’interazione

tra campi esistenziali 92Campi quantici ed oscillatori armonici 98Dal generale al particolare, dal particolare al generale:

deduzioni e induzioni 99

Capitolo 3: Riprogrammare ciò che è programmato 103Quale speranza? 103La postura dialettica 104La riprogrammazione esistenziale 106Il “bello” ed il “brutto”, facce della stessa medaglia 113Verso una rinascita 114Oltre il dialogo 115Il modello neuroevolutivo 118Simulare il reale, il “mio” nuovo ruolo nel mondo 122Progettare e realizzare il cambiamento 124

Capitolo 4: L’Arte del Counseling 129Definizioni e contorni 130Cosa non è il Counseling 131Private Counseling, un crocevia professionale 133L’uomo, una struttura in cerca di equilibrio 134I modelli lineari di causa ed effetto 140La grande utopia, l’uomo ad ingranaggi 142“Tutto va come se” 144Le teorie dell’imprevedibile, le logiche del caos 148Una nuova prospettiva 149Il requisito procedurale, la multidisciplinarietà 152Il requisito fondante, il cammino interiore 156Il requisito contemporaneo, la multiculturalità 158

Capitolo 5: Corporate Counseling e gli snodi dell’infrastruttura 167Trasformazioni 170I limiti delle Scuole di Counseling 172Corporate Counseling, una nuova definizione 176Ecosistema organizzazione 181Un lenzuolo bianco, un sistema pensato per pochi 185La moderna leadership rampante, tra glamour e solipsismo 188Navigare in un mare in tempesta 192Manager e Leader, gli snodi dell’infrastruttura organizzativa 195Ontogenesi di un Leader 196Risonanza e dissonanza 200Intelligenza emotiva 202Leadership risonante, l’Altro al centro del proprio universo 203Leadership dissonante, i costi di quel “qualcosa di irrisolto” 206Educazione manageriale, una scuola nell’azienda 208

Conclusioni: L’orizzonte verso il quale guardare 213

Bibliografia 219

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PrefazioneMARIO PAPADIA*

Per il Counseling, in Italia, questo è un momento magico: si è molti-plicata l’attenzione da parte degli operatori interessati ai molteplici diversi aspetti della relazione d’aiuto e si è perfi no aperto un contenzioso ideolo-gico fra costoro e gli psicologi, mentre – signifi cativamente – la società stessa è divenuta più sensibile al bisogno di arricchire e semplifi care le tecniche di approccio ai bisogni di orientamento nelle scelte e nelle com-petizioni quotidiane. Mentre la società diviene sì sempre più liquida, ma anche più precipite e tumultuosa, gli individui sentono la necessità di con-fronti e risposte immediate, come fossero nel bel mezzo della battaglia, che si affi anchino agli eventuali lunghi percorsi necessari al cambiamento della coscienza o alla cura di distorsioni psichiche.

Il fi orire dell’operare Counseling – nel senso anglosassone – ha contri-buito a promuovere un Ambiente intellettuale favorevole all’elaborazione di tecnologie del problem solving e dell’orientamento nella realtà, debi-tamente radicate in un modello antropologico che non sia limitato da una visione parziale dell’essere umano.

È l’intento che si propone l’Autore di questo complesso lavoro, di grande spessore culturale e tuttavia pervaso anche da un forte connotato di passione emotiva. Parte da lontano, Onelli, ponendo imperativamente in alcune leggi emerse dall’evoluzione biologica le premesse della com-prensione del nostro quotidiano agire. In questo modo egli si emancipa dalla stretta dello psicologismo e conduce per mano il lettore fi no a com-prendere la persona per quello che realmente è, una struttura “dissipativa” anatomo-fi sio-psicologica immersa in un contesto bioecologico. I passaggi sono graduali ma netti: dal continuo gioco di equilibrismo fra instabilità ed

* Direttore dell’Accademia Per La Riprogrammazione.

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omeostasi, del quale è particolarmente signifi cativo quello fra genoma ed epigenetica, all’emergere di vari sistemi di coordinamento interno dell’or-ganismo, prima fi siologico, poi emotivo, infi ne mentale e simbolico. Ogni passaggio si intreccia così profondamente con l’altro da rendere evidente un assioma: è il tutto che si evolve, non vi è stratifi cazione ma progressivo adattamento di una entità integrale, unitaria, ma non necessariamente ar-monizzata alla perfezione, appunto perché risultato di adattamento.

Ma esiste un fi lo rosso che lega questo lungo e magnifi co processo, che Onelli poeticamente così descrive: «A livello biologico e fi siologico, nasciamo con informazioni trascritte in epoche lontane: le nostre cellule hanno memoria dell’antico brodo, la concentrazione salina nel sangue, e negli altri fl uidi corporei, è la stessa dei primordiali oceani, il processo di differenziazione delle cellule che si ha non appena l’ovulo è fecondato segue le stesse logiche con cui le prime cellule, sotto la spinta evoluzio-nistica, si organizzarono per dare vita a sistemi di complessità crescente. L’ontogenesi, che ha accompagnato lo sviluppo del cervello, conserva an-tiche trascrizioni e continuamente ne assorbe di nuove per effetto dell’in-terazione con la cultura. Come ci insegnano le neuroscienze e la biologia, nel continuum chiamato “uomo”, in ogni istante, cooperano programmi». Ecco introdotto il concetto chiave della lunga premessa teorica di questo libro. I programmi sono procedure sistemiche «del continuum chiamato “uomo”», circuiti, biologici, fi siologici, emozionali e cognitivi che intera-giscono e cooperano tra loro ma non in modo deterministico, bensì come procedure tendenziali – innate o anche acquisite nel proprio Ambiente. La mente, afferma l’Autore, è un sistema integrato che include, nei termini più generali possibili, reti sinaptiche, dedite a funzioni cognitive, emozionali e motivazionali.

L’osservazione nodale che consegue è perentoria: «Siamo fi gli di pro-grammazioni innate trascritte a livello genetico, assorbiamo programmi che plasticamente forgiano la nostra mente e ci inducono a creare delle cre-denze, subiamo l’infl uenza di invisibili campi energetici a noi avulsi che ci modifi cano e talvolta ci intossicano, crescendo, le nostre esperienze ci por-tano a incontrare modelli programmatici diversi e contesti nei quali i limiti indotti dalle programmazioni lasciano pochi margini alla salvezza». Ma l’Autore non indulge al determinismo: «Ciò che è programmato, in virtù della malleabilità intrinseca al concetto stesso di programma, e proprio in virtù nella natura plastica con cui funzioniamo, può essere riprogrammato o comunque riposizionato».

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Ecco allora il senso del Counseling: decodifi care le programmazioni ricorsive che hanno portato la persona all’attuale situazione di impasse esi-stenziale, per la quale ricorre all’aiuto del Counselor, per riprogrammarle. Ma, considerata la prospettiva olistica in cui ci hanno posto le premesse teoriche «nel Counseling, non è suffi ciente avere un approccio di ordine squisitamente cognitivo, ma è necessario coadiuvare la prassi dialogica con una serie di nuove esperienze pratiche che permettano al cliente di osserva-re e sperimentare, da angolature e prospettive differenti, l’agire dei propri pensieri e programmi». L’Autore dedica ampio spazio all’approfondimento di questi enunciati, rifacendosi anche al modello della “Riprogrammazione esistenziale” ma rielaborata nella prospettiva dell’omeostasi evolutiva, al cui culmine sta l’evoluzione neurologica, che è appunto, per lui, la chiave di lettura fondamentale della fenomenica vitale.

Nella terza parte Onelli si dedica ad approfondire il Counseling, consi-derandolo – al giorno d’oggi, nella società precaria e rapida cui appartenia-mo, e alla luce del proprio modello neuroevolutivo – una professione col-locata al crocevia delle relazioni d’aiuto perché, nel suo fare, ha delle im-plicazioni profonde, che attengono «a come l’uomo funziona ed al perché funziona così». Le ragioni di ciò stanno nel modello adottato dall’Autore, che ne fa una professione multidisciplinare e multiculturale. Muovendo da prassi e metodologie proprie a più indirizzi scientifi ci, il Counseling, nella prospettiva neuroevolutiva integrata dalla Riprogrammazione esistenziale, si sottrae alla logica deterministica del comportamentismo e pone «opzioni, effetti e soluzioni nell’ambito del possibile e del probabile piuttosto che del prevedibile» grazie alle risorse neuronali a disposizione dell’individuo.

Un’attenta e approfondita attenzione viene dedicata dall’Autore a quel-lo che egli chiama il Corporate Counseling, intendendo con ciò una con-sulenza che si verifi ca in un setting che, per quanto sia privato nel suo mo-mento di svolgersi, tuttavia appartiene all’azienda in cui avviene. «Quando si lavora come Counselor in una azienda, – afferma perentoriamente – non si negozia mai l’intervento con un singolo, come avviene nel Counseling privato, ma con un’“Entità” che, nel chiedere supporto, ha chiari gli obiet-tivi che la struttura di cui è espressione vuole perseguire. Ciò implica che non basta comprendere, come nel Counseling privato, le “ragioni” del sin-golo ma è necessario comprendere anche le “ragioni” per cui il sistema, nel quale il singolo è inserito, sta chiedendo supporto. Sebbene il Corporate Counselor, in quanto professionista della relazione di aiuto, è obbliga-to a possedere tutti i requisiti etici e deontologici propri del Counseling,

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operando all’interno di un contesto aziendale, deve anche tener conto di quanto contrattualmente lo lega all’Organizzazione che lo ha ingaggiato. In altre parole, il Counselor stipulando un negozio giuridico – o atto ne-goziale – con un’Istituzione organizzativa deve necessariamente riadattare gli scopi, le funzioni e le proprie metodologie, in funzione delle esigenze espresse dal committente». Queste impegnative e categoriche affermazioni delimitano con chiarezza l’ambito del Corporate Counseling e lo distin-guono dal Business Consulting, che invece è rivolto all’organizzazione in quanto entità impegnata in un business, e dagli usuali corsi di formazione al Counseling in ambito lavorativo, promossi da varie scuole, che in realtà sono Private Counseling mascherati.

Con lucidità espositiva e verve polemica, Onelli indica contenuti concet-tuali, contesti sociali, metodologie e tecniche di un Corporate Counseling rispondente alle dinamiche produttive, lavorative e competitive odierne. Stante queste premesse il Corporate Counselor – che per lui deve essere uno Strategic Counselor – è un operatore chiamato ad un grande equilibrio sociale e professionale, che ha acquisito i grandi principi evolutivi e coe-volutivi posti in premessa di questo libro. «Il suo compito è quindi duplice: da un lato, supportare il singolo all’interno del sistema, valutando con lui la strategia più idonea per riconquistare benessere ed equilibrio; dall’altro, supportare il sistema nel suo complesso, a trovare un assetto fl essibile che, a fronte di un cambiamento, eventualmente imposto anche dall’esterno, salvaguardi la bontà di produttività, performance, clima e benessere collet-tivo. Unica garanzia, quest’ultima, di sopravvivenza del sistema all’interno dell’Ambiente (mercato) nel quale è inserito».

Auguro ad Alessandro Onelli e a questo suo lavoro di essere la piattafor-ma per la formazione della fi gura professionale del Corporate Counseling che contribuisca all’innovazione del mondo produttivo e lavorativo italia-no.

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A mio padre. Un inconsapevole maestro di vita che, come un tempo, ancora oggi nel

silenzio della sua assenza continua a ispirare le mie rifl essioni, a spingermi a guardare il quotidiano da prospettive differenti, a supportarmi nel discernere

il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il bello dal brutto.Insegnandomi ad amare entrambi, come parte di uno stesso disegno.

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Ringraziamenti

Il mio pensiero va a mia moglie Claudia e ai miei fi gli, Andrea e Federico. Forse loro più che di ringraziamenti avrebbero diritto a una vera dedica.

La loro amorevole pazienza nei riguardi delle mie interminabili assenze, anche nel periodo più bello dell’anno, quello del Natale, non può se non prevedere un profondo sentimento di gratitudine. So che ciò, soprattutto per i miei fi gli, non basta; il tempo perduto è perduto. La mia unica consolazione è che forse i concetti che qui esprimo possano un giorno tornare loro utili. A Claudia, anche lei Counselor come me, va anche la mia gratitudine per l’at-tenta rilettura grazie alla quale mi ha permesso di rendere alcuni passaggi, particolarmente ostici, fl uidi e comprensibili.

Un grazie va a Pasquale Caianello che, con la sua indomabile curiosità di scienziato e studioso di reti neuronali ed intelligenza artifi ciale, ha riletto con pazienza questo scritto suggerendomi di volta in volta migliorie e cor-retto alcuni posizionamenti.

Un altro doveroso grazie va a Mario Papadia. Mi ha letteralmente aperto gli occhi su un’arte. Da lui ho appreso la tecnica, ma anche la sensibilità di guardare oltre il “racconto”, oltre le parole e gli eventi. Ed ora mi regala l’onore di introdurre questo testo.

Un ultimo, ma non ultimo, grazie ai miei clienti. Loro, che già per il solo fatto di scegliermi andrebbero ringraziati, ogni giorno mi insegnano tutto. Con le loro storie, la loro sofferenza, il loro sorriso e le loro lacrime mi inse-gnano l’arte del coraggio e dell’umiltà. Mi insegnano quanto sia incredibile la forza nascosta in ciascuno di noi. Se c’è una magia, che non fi nirà mai di stupirmi, è quella che scorgo nei loro occhi quando l’intuizione dirada il disorientamento, il concetto si chiarisce e il viso si illumina di una luce inconfondibile che apre ad un sorriso di stupore e compiacenza, che irradia felicità. È solo un istante ma tanto intenso che, vi confesso, ogni volta mi commuove. Una magia che mi fa capire quante sfumature diverse possa avere la parola Amore.

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IntroduzioneL’orizzonte verso il quale muoviamo

Qualsiasi cosa voi pensiate o crediate di poter fare, cominciate-la. L’azione ha in sé la magia, la grazia e il potere.

Johann Wolfgang von Goethe

Qualsiasi persona decida di scrivere qualcosa su di un argomento, se mosso dalla sana curiosità di comprendere o spiegare questo qualcosa, non può non permeare la propria elaborazione con qualche cosa d’intimo, qualcosa che richiama alla propria storia e alla propria biografi a. È quindi indubbio che le considerazioni che mi accingo a esporre in questo libro siano solo una parte di una verità. Quella parte appresa e mediata dalla mia personale esperienza esistenziale, dalle speculazioni attraverso cui ho in-terpretato eventi e assorbito nozioni raccolte nel corso degli anni, dal modo con cui ho cercato di comprendere me stesso, gli altri, il mondo in cui sono cresciuto e gli avvenimenti che l’hanno caratterizzato e lo continuano a caratterizzare.

Sono onesto, nella mia vita, fi n da ragazzo, non mi sono mai lasciato molto tranquillo. Per il solo mero gusto di capire ciò che sentivo, ho sem-pre voluto scomporre fatti ed eventi e questo, si sa, non sempre aiuta a dormire sonni sereni. Questa indole mi ha però permesso di tentare almeno di capire in quale punto mi trovassi nel mio viaggio terreno, di non dare nulla per scontato e, nel farlo, di interrogarmi su temi di varia natura con amici, conoscenti e professionisti.

Nel corso degli anni ho incontrato tante persone, discusso con loro temi intimi e meno intimi, ragionato sul perché delle cose, sul perché accadono e sul perché lo fanno in un determinato momento. In questi confronti, ho imparato con fatica ad ascoltare gli altri e, con ancora più fatica, ad ascol-tare me stesso. Mi sono sottoposto autonomamente a due psicoterapie e a una psicoanalisi. Tutte esperienze importanti che mi hanno permesso di

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portarmi a casa qualcosa, ma nessuna di esse mi ha mai permesso di scio-gliere defi nitivamente dubbi e nodi che contribuivano ad alimentare taluni disorientamenti.

Incontrando e confrontandomi con diversi psicoterapeuti, psicologi e Counselor ho avuto modo di conoscerne pensieri, approcci e metodologie. In taluni casi, ne ho apprezzato la perspicacia, l’intuito e il metodo, in altri, messo in discussione, o per lo meno nutrito perplessità, sull’approccio. Alcuni, sebbene ispirati da approfondite ed erudite competenze accademi-che, li ho percepiti poco effi caci, altri illuminati.

Nel tempo ho sottoposto a critica anche me stesso e i miei di metodi. L’introspezione, il confronto dialogico credo mi accompagnino da sempre e, anche quando non ero Counselor, mi capitava sovente che taluni mi chie-devano un consiglio, un parere, un punto di vista su questioni personali. Per anni, non ho fatto molto caso a come mi comportavo, a quanto dicevo ed al modo con cui lo dicevo. Generalmente il piano su cui si giocava la comunicazione era amicale, tra coetanei, e così non badavo molto né alla forma né ai contenuti. Con gli anni però le cose sono iniziate a cambiare e i temi che mi capitava spesso di affrontare non solo erano emotivamente signifi cativi ma, in qualche modo, il solo fatto di affrontarli mi faceva sen-tire il peso di quelle confi denze e la responsabilità che avevo non appena diventavo parte di quei segreti. Lentamente ho iniziato così ad interrogarmi se veramente quanto dicevo, e il modo con cui lo dicevo, era idoneo, utile e pertinente. In altri termini, ho iniziato ad interrogarmi su quanto avveniva in quei colloqui e su quanto può realmente accadere in una persona quando parliamo, suggeriamo ed interpretiamo. Ho cercato di capire cosa mi acca-deva quando qualcuno mi parlava, mi suggeriva, mi interpretava.

Sarà a causa di tutto questo, dei miei studi, delle mie esperienze o di questa endemica irrequietezza che mi accompagna da sempre, che mi sono ritrovato una decina di anni fa a confrontarmi con il Counseling. Grazie al Counseling ho avuto modo di mettere a verifi ca ascolto, intuizioni, meto-dologie ma, soprattutto, trasformare in qualcosa di professionale ciò che fi no ad allora non lo era. Ed è così che esperienza dopo esperienza, sco-perta dopo scoperta è nata l’idea di questo libro che per l’appunto parla di Counseling ma, come vedremo, anche di tanto altro.

Non posso a priori conoscere le ragioni che vi hanno spinto a scegliere questo libro. Forse ve lo ha suggerito qualche amico o un conoscente; forse siete stati incuriositi dal titolo o forse, nel vostro viaggio, siete semplice-mente alla ricerca di qualcosa che ancora non sapete e il caso vi ha messo

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tra le mani questo libro. Qualsiasi sia la vostra ragione, voglio essere sin-cero.

In questo libro, se non l’avete ancora, certamente vi farete un’idea di cosa sia il Counseling, dato che ne darò una defi nizione “accademica”. La defi nizione sarà però solo il pretesto per raccontare come personalmente vedo questa professione. La mia esperienza di “paziente” e poi di clien-te, unitamente a quanto appreso e sperimentato negli anni, mi ha infatti portato ad elaborare una mia personale opinione sul Counseling e, più in generale, sulle peculiarità umane, formative e metodologiche che dovreb-bero accompagnare chiunque opera nell’ambito della relazione di aiuto e del benessere mentale ed esistenziale. In questo senso annovero nella lista non solo Counselor ma anche psicoterapeuti, psicanalisti, psichiatri, inse-gnanti di sostegno, tutori, educatori, medici, dottori, Manager e perché no, sebbene in forma più marginale, anche quelle fi gure professionali che nelle aziende lavorano nell’ambito delle risorse umane. Figure, queste ultime, che, occupandosi di problemi organizzativi, non dovrebbero mai dimenti-care che le Organizzazioni sono fatte di persone e che le loro azioni, come la funzione a cui appartengono suggerisce, alle persone sono rivolte.

Il vero obiettivo che si cela dietro al tema è quindi certamente quello di parlare di Counseling e di tentare di chiarirne confi ni e peculiarità, ma anche quello di offrirne una lettura sulla base di quanto ho personalmente imparato camminando nella vita, dalle esperienze dei miei clienti, dai miei studi e dal modo con cui negli anni ho rielaborato la mia personale espe-rienza esistenziale e professionale. Intendiamoci però sui termini. In questo libro non ho né la presunzione di affermare che quanto dico sia la verità, né rivelare chissà quali scoperte. La bibliografi a contiene già tutto ed è ricca di spunti, di idee e di teorie. Ciò che qui ho tentato di fare è stato quello di mettere insieme le idee, trovare correlazioni tra discipline differenti e dare, infi ne, un quadro articolato ma coerente di quanto io personalmente considero sia la relazione di aiuto.

Ho a lungo rimandato la stesura di questo libro ma, come spesso accade nella vita, c’è sempre un evento o una situazione, forse attribuibile al caso, che offre un inizio. Per me questo “inizio” è stata una frase che recentemente ha catturato la mia attenzione, mosso rifl essioni e spinto a decidermi di ini-ziare a scrivere. La frase cui faccio riferimento è quella dello scrittore inglese, Aldous Huxley, che un giorno affermò: «L’esperienza non è ciò che succede a un uomo, ma quello che un uomo realizza utilizzando ciò che gli accade».

Arrivati a questo punto del discorso, è chiaro perché proprio questa

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frase mi abbia ispirato. Di cose sul Counseling ne ho lette tante anch’io, ho anche studiato a lungo testi di psicologia, di psicoterapia, di psicoanalisi e testi che parlano di differenti discipline che afferiscono anch’esse alla rela-zione d’aiuto; ma nel tempo mi sono convinto del fatto che nessuno e nulla può insegnarti veramente qualcosa, se questo qualcosa non è anche media-to dalla tua personale esperienza e da quello che impari e senti attraverso di essa. In altri termini, se non è mediato da un processo di autoconsapevo-lezza che ti porta a scendere nel buio della tua intimità e da quell’oscurità a risalire verso la luce.

Ciò premesso, chiariamo fi n da subito l’orizzonte verso il quale muo-viamo con questo libro.

L’idea che mi sono fatto è che qualsiasi professione che ha come mis-sione quella di aiutare una persona richiede una conoscenza del funziona-mento dell’Uomo, e dell’Ambiente in cui egli è inserito, che sia multidi-sciplinare e, oggigiorno, anche multiculturale. In buona sostanza, il mio assunto è che, oltre alle competenze di ordine relazionale, peculiari e ne-cessarie in una qualsiasi interazione professionale su temi di grande impat-to emotivo, il Counselor, come anche le altre fi gure professionali citate in precedenza, deve avere coscienza e consapevolezza della complessità con cui la nostra psiche – qui intesa come quell’articolato insieme di funzioni cerebrali, emotive, affettive, fi siologiche e relazionali che rendono coesi tutti gli aspetti biologici e mentali di un individuo – intimamente opera e interagisce con gli ambienti in cui è inserita.

So che questa posizione è forte, ma come avremo modo di leggere nel corso dei prossimi capitoli, la storia del nostro sviluppo ci ha portato a essere entità complesse nelle quali cooperano, secondo logiche adattive ed evoluzionistiche, molteplici sottosistemi di natura biologica, fi sica, ce-rebrale e mentale. La nostra struttura si è forgiata nel corso di miliardi di anni con il preciso scopo di sopravvivere, adattandosi alle imprevedibili mutazioni dell’Ambiente in un lento processo evolutivo che ha fatto della variazione e dell’assorbimento delle strategie funzionali alla sopravviven-za un vero e proprio algoritmo con cui la vita ha generato la vita, e l’ha trasmessa alle generazioni successive.

Uomo e Ambiente diventano parte di uno stesso processo: da un lato c’è l’uomo con la sua biostruttura che gestisce l’interazione con il mondo in-terno ed esterno secondo logiche apprese anticamente; dall’altro c’è l’Am-biente che, in forza delle imprevedibili trasformazioni, impone un costante riadattamento necessario per raggiungere un nuovo equilibrio.

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Guardando la relazione di aiuto da questa prospettiva, è facile intuire come coloro i quali sono chiamati a operare con un intervento strutturato, breve e mirato alla specifi ca problematica espressa dal cliente, come ad esempio avviene nel Counseling, devono possedere nella propria compagi-ne formativa e nella propria prassi una serie di competenze che afferiscono a più discipline sia scientifi che che umanistiche.

Interagire con quanto attiene alla psiche richiede sicuramente la ca-pacità di interpretare in modo coerente aspetti prettamente comunicativi (comunicazione interpersonale) e relazionali (accoglienza, empatia, ascol-to, mediazione), ma anche quella di tener conto degli elementi con cui questa psiche, nella sua globalità, funziona e che accompagnano, anche in termini evoluzionistici, le procedure con cui essa opera. In altre parole, approcciare alla persona in termini di relazione di aiuto non signifi ca solo coltivare competenze di ordine squisitamente comunicativo e relazionale o, come qualcuno pensa, confondendosi, di ordine psicologico, ma integra-re in un unicum formativo competenze di sociologia, biologia, fi siologia, neuroscienze, fi sica, antropologia e fi losofi a. Fondere ed interpolare teorie e conquiste di discipline che tentano di spiegare la realtà e la “Vita” anche in termini strutturali e sistemici.

In questo senso, mi ha confortato leggere quanto scriveva Konrad Lorenz nel suo trattato di etologia già nel 1980. Parlando dell’approccio non sistemico di alcune discipline umanistiche, Lorenz affermava: «Nella fi sica atomica e nello studio delle particelle, il fi sico si viene a trovare in un campo dove falliscono la maggior parte delle prestazioni cognitive umane e dove non sono neppure più applicabili le categorie di pensiero, indispensabili secondo Immanuel Kant, della causalità e della sostanzia-lità e neppure le forme intuitive di spazio e di tempo. Il fi sico qui si trova ad avere a che fare con fenomeni che non si possono né descrivere né rendere intuibili e che si possono defi nire solo con le operazioni che li hanno prodotti e manifestati al ricercatore. […] Il fi sico applica metodi e defi nizioni operazionali non perché li considera particolarmente “esatti” e “scientifi ci”, ma perché nei campi citati, non ne ha altri a disposizione. […] I sistemi più complicati esistenti sono i sistemi nervosi centrali degli organismi superiori e le loro reciproche relazioni sulle quali si fonda il “sistema” di una società. Ciò nonostante, nelle scienze del comportamen-to, in psicologia e, incomprensibilmente, soprattutto in sociologia, domina la tendenza di modo di imitare i metodi dei fi sici, pur avendoli fraintesi. Nella sua riduzione generalizzante, il fi sico non studia le strutture per se

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stesse, ma perché è necessario che le comprenda per poter ricondurre a leggi più generali le leggi che regolano queste strutture, e applica metodi operazionali solo dove non esistono strutture nel vero senso della parola e dove falliscono tutte le altre prestazioni cognitive dell’uomo. Egli non cre-de che si possano trascurare le strutture ed evitare di studiarle, né disprezza la molteplicità delle prestazioni cognitive umane. Entrambe le cose, però, le fanno gli psicologi e i sociologi, che qui sono oggetto di critica. Essi evidentemente nutrono la speranza di potersi risparmiare lo studio delle strutture e delle funzioni dell’organismo vivente e soprattutto lo studio del sistema nervoso centrale, riuscendo, con metodi operazionali e statistici, a trovare delle leggi generali indipendenti dalle strutture particolari. In altre parole, considerano inutile spiegare il comportamento animale e umano con il meccanismo fi siologico di cui è funzione» (Lorenz, 1980).

Citando questo scritto non voglio entrare nel merito di sterili polemi-che, ma confermo solo che la complessità del sistema uomo impone a coloro che se ne vogliono occupare il dovere di avere un approccio che integri, anche nella prassi, lezioni apprese da altre discipline che pongono anch’esse l’uomo al centro del loro universo investigativo, ma da altre prospettive.

Come si è già anticipato, a quanto detto c’è però da aggiungere che qualsiasi analisi che non tenga conto del contesto e dell’Ambiente in cui l’uomo è inserito è destinata a offrire solo una parziale visione della real-tà. Come avremo modo di vedere nei prossimi capitoli, c’è un fenomeno simbiotico che lega i destini degli individui all’Ambiente e l’Ambiente agli individui. Un fl usso informativo costantemente bidirezionale con cui la Natura evolve da miliardi di anni, trasformandosi. In questo libro parlere-mo di co-evoluzione, di interazione tra campi quantistici ed elettromagne-tici, di omeostasi, di come la cultura plasma l’uomo e l’uomo a sua volta plasma la cultura.

Reciprocità e mutualità che sottendono anche l’altro assunto enunciato in precedenza e cioè quello secondo cui fare Counseling oggi non è più come farlo nel passato: i cambiamenti geopolitici cui assistiamo impon-gono alla professione un approccio alla relazione di aiuto che tenga conto della dimensione multiculturale. La mescolanza di etnie e razze che oggi compone la base sociale dell’Ambiente in cui tutti noi viviamo e lavoriamo. Ciò determina, come vedremo, nuove categorie di problemi, fi no a qualche anno fa inesistenti; parlare di relazione di aiuto oggi signifi ca quindi anche saper gestire confl itti e disorientamenti prodotti da diversi protocolli comu-

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nicativi ed esistenziali che ciascuno di noi, in virtù del suddetto principio di reciprocità, eredita dall’Ambiente nel quale vive e si sviluppa.

Come fare ad arrivare a queste conclusioni? Per comprenderlo affronte-remo un lungo viaggio. I principi guida che ci accompagneranno saranno Ambiente, interscambio, apprendimento, omeostasi e neuroplasticità.

Ci avventureremo sul sentiero fi n dal primo capitolo che ci porterà dalle primordiali molecole probiotiche1 alle primitive strutture anatomiche psi-chiche e fi siologiche dei primati non umani – «i nostri cugini più prossimi dal punto di vista fi logenetico2» (Goleman, 2002) – e poi, con l’avvento e lo sviluppo del cosiddetto cervello pensante, fi no alle strutture corticali che ancora oggi ci caratterizzano come esseri umani. Questo primo tratto di strada ci permetterà di cogliere i primi tratti distintivi e “programmatici” della nostra specie (alcuni innati nel nostro modo di essere e di pensare, altri strategicamente appresi durante il cammino) e ci permetterà anche di fare le prime interessanti considerazioni su quelli che sono gli elementi peculiari e ricorrenti nella relazione tra Ambiente e Uomo. Un tema che sarà ripreso, e sviluppato, nei capitoli 2 e 3, dove apprenderemo come il contesto opera sul nostro ecosistema interiore, come esso può determinare l’esito delle nostre esistenze, come tutto ciò possa trasformarsi in prassi che un Counselor può mettere in campo per supportare il proprio cliente in una rinascita e, infi ne, come sia lecito introdurre e parlare di un modello neuroevolutivo. Alla luce di quanto appreso nei capitoli precedenti, il capi-tolo 4 sarà dedicato ad un’analisi epistemologica dell’arte del Counseling con l’obiettivo di mettere in evidenza l’aspetto di mediazione e di lettura della realtà che accompagna la sua azione. Qui sarà data la defi nizione accademica della professione del Counseling ma saranno anche messi in risalto alcuni degli imperativi che personalmente ritengo debbano essere parte della defi nizione stessa di Counseling. Avrei potuto inserire questo capitolo prima, come capitolo di apertura del libro, ma non l’ho voluto fare appositamente e questo per una ragione fondamentale: detesto le defi -nizioni dal sapore speculativo. Per intenderci, le defi nizioni che sono date senza che sia mai chiaro il processo che ha portato a quella determinata formulazione. Questo è quello che spesso accade con le fonti informative che parlano di Counseling. Generalmente queste partono con la defi nizione

1 Le prime molecole che interagendo tra loro avrebbero dato origine a molecole organi-che più complesse e, in seguito, ai primi organismi viventi.

2 La filogenesi è il processo evolutivo degli organismi vegetali e animali dalla loro comparsa sulla Terra fino ai nostri giorni.

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di Counseling e, invece di preoccuparsi di spiegare il perché di questa de-fi nizione, cosa c’è dietro ad essa e quali sono i prerequisiti che giustifi cano il Counseling, quasi sempre hanno subito fretta di esporre cosa “non è il Counseling” ed in particolare ciò che lo differenzia dalla psicoterapia, dal-la psicanalisi, dalla psicologia. In altri termini leggendo queste defi nizioni ho sempre la sensazione che il Counseling sia spesso descritto dicendo cosa non è piuttosto di cosa è, forse per paura di critiche e attacchi che ultimamente sembra sia di moda fare.

A me questo approccio non piace. Nel bene e nel male io ho una for-mazione scientifi ca e questa mi porta prima di tutto ad osservare i fatti, poi a descriverli e solo alla fi ne ad interpretarli e, quindi, ad offrirne una defi nizione. Questo libro, in un certo senso, cerca di seguire proprio que-sto schema: legge e racconta i fatti che raccontano dell’uomo, li analizza da diverse prospettive, li descrive ragionando sulle modalità con cui gli elementi che emergono dai fatti possono essere trattati ed approcciati e, solo alla fi ne, tira le sue conclusioni che in questo caso coincidono con la defi nizione che, nel capitolo 4, viene data del Counseling ed in particola-re del Private Counseling. Una defi nizione che, a questo punto, spero sia percepita come la naturale e logica conseguenza di quanto raccontato nei capitoli precedenti.

Per comprendere a fondo il ruolo assunto dall’Ambiente, e quanto esso sia attuale, al capitolo 5 approfondiremo un particolare contesto operativo che è quello delle Aziende. Un Ambiente dove la complessità del sistema “Uomo” incontra la complessità del sistema “Organizzazione”; uno spazio tempo denso di eventi e situazioni dove il Counseling può trasformarsi in un vero strumento a supporto del successo del singolo e del sistema. Questo capitolo, oltre a raccontare cosa avviene all’interno delle Organizzazioni e quali dovrebbero essere gli snodi su cui l’azione del Counseling, dovrebbe, a parer mio, focalizzarsi, offre una nuova defi nizione di Counseling che è quella del Corporate Counseling. Una defi nizione che, come vedremo, si discosterà da quella di Private Counseling proprio a causa del particolare contesto all’interno del quale la consulenza viene fatta.

Prima di partire per questo lungo viaggio, un’ultima importante pre-messa. Trovare un punto di sintesi tra discipline complesse e vaste come quelle citate è un’impresa ardua e, francamente, esula sia dagli specifi ci obiettivi di questo testo sia da quelle che sono le mie convinzioni sull’es-sere umano e sull’atteggiamento che dovrebbero assumere coloro che de-cidono di mettere la propria competenza a servizio degli altri. Le moderne

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tecnologie diagnostiche e terapeutiche3 offrono quasi quotidianamente in-

3 Annovero tra queste tecnologie: 1) La Functional Magnetic Resonance Imaging (fMRI), una moderna tecnica biomedica d’imaging che fa uso della risonanza magnetica nucleare – in inglese Nuclear Magnetic Resonance NMR – per valutare lo stato funzionale di un organo. La tecnica si basa sostanzialmente sulla concentrazione di acqua contenuta nei tessuti e prevede la misura della rotazione intorno al proprio asse (precessione) dello Spin (momento angolare intrinseco) di protoni e nuclei presenti nella materia quando sono sottoposti all’azione di un campo magnetico intenso. In particolare, quando queste particelle sono investite dalla forza generata dal campo magnetico, i loro momenti magnetici, ovvero la grandezza che quantifica la tendenza di un dipolo magnetico a orientarsi in una data dire-zione in presenza di un campo magnetico, si allineano nella direzione del campo esterno. Si genera, cioè, una momentanea alterazione della configurazione delle particelle. Quando il campo magnetico viene spento, le particelle tornano alla posizione originaria e questo gene-ra dei segnali che sono trasformati in immagini tridimensionali. In queste immagini, i tessu-ti ricchi di liquidi si presentano di colore chiaro – grazie alla presenza di atomi d’idrogeno – quelli invece poveri di acqua si presentano più scuri. Questa differenza cromatica permette di ottenere immagini molto dettagliate di ogni organo e di individuare eventuali alterazioni. In ambito medico, tutte le tecniche che fanno uso della NMR sono per questa ragione anche dette Tomografia a Risonanza Magnetica (TRM). Le immagini che sono generate si presen-tano molto diverse da quelle che sono prodotte negli esami radiologici convenzionali (raggi X): il segnale di densità nella RMN è dato dal nucleo atomico dell’elemento esaminato mentre la densità radiografica è determinata dalle caratteristiche degli orbitali elettronici degli atomi quando sono colpiti dai raggi X. 2) La Positron Emission Tomography (PET), altra tecnica di tomografia genera, invece, immagini per effetto dell’emissione di positroni (o antielettroni con stessa massa dell’elettrone ma carica opposta emessi da un isotopo radioattivo). Al paziente è immesso per via endovenosa – o, raramente, per inalazione – un tracciante radioattivo che, per le sue caratteristiche fisiche, è chiamato positrone-emittente ed i cui segnali (raggi gamma) sono successivamente elaborati per generare l’immagine. La peculiarità di questa tipologia di analisi, invasiva, è proprio nell’interazione che avviene tra materia (elettroni presenti negli atomi dei tessuti) e antimateria (positrone) con la conse-guente produzione di energia (raggio gamma). A differenza della TAC e della NMR, la PET fornisce informazioni di tipo fisiologico e non morfologico cosicché essa si presenta più in-dicata in tutti quei casi in cui è necessario ottenere immagini associate ai processi funzionali all’interno del corpo. 3) Elettroencefalografia (EEG) è la registrazione dell’attività elettrica dell’encefalo. 4) L’elettromiografia (EMG) e l’elettroneurografia (ENG) rientrano, inve-ce, in quelli che si definiscono esami di carattere neurofisiologico, utilizzati nello studio di patologie che coinvolgono il sistema nervoso periferico (SNP) soprattutto dal punto di vista funzionale. Questi esami infatti mirano ad avere informazioni sulla funzionalità dei nervi periferici e dei muscoli scheletrici. In questi casi, se l’esame neurologico evidenzia un qualche deficit a carico del sistema nervoso periferico allora si provvede generalmente a eseguire anche l’elettromiografia per comprendere più a fondo il quadro clinico (sede di lesione, entità e tipo di lesione). 5) La stimolazione magnetica transcranica (TMS) sostan-zialmente consiste in una stimolazione elettromagnetica del tessuto cerebrale attraverso la quale è possibile analizzare il funzionamento dei circuiti e delle connessioni neuronali all’interno del cervello. 6) La Transcranial Direct Current Stimulation (tDCS) è una stimo-lazione cerebrale operata attraverso un flusso di corrente elettrica depolarizzante di debole intensità applicata nella parte anteriore del cervello attraverso l’ausilio di elettrodi. Il flusso

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formazioni che aprono a nuove teorie sul funzionamento della nostra men-te e sui processi che sottendono le sue incredibili e meravigliose capacità di apprendimento. Molti ricercatori, nel tentativo di superare le diffi coltà che le convenzionali scienze biomediche e psicologiche hanno nell’associare patologie a cause singole e specifi che – tipico del determinismo ovvero di quell’approccio scientifi co, pervasivo nella fi sica classica, secondo cui in Natura nulla avviene a caso, ma sempre come conseguenza di una o più cause ben defi nite –, sono stati obbligati «a fare ricorso alle leggi della meccanica quantistica e a nuove teorie, a mezza strada tra effetti non deter-ministici e la fi sica classica» (Budetta, 2010). Alcuni di questi studi sono addirittura arrivati a paragonare la struttura del cervello alla complessità che caratterizza i frattali4, mentre altri tentano di ricondurre il fenomeno della sua riorganizzazione plastica – anch’essa recentemente scoperta – a fenomeni che vanno dall’ordine assoluto al caos quantistico5.

Scopo di questo libro non è descrivere “tutte” le teorie esistenti né, tan-to meno, farne una sintesi allo scopo di elaborare una “super sintesi” che dia un quadro esaustivo di come funzioniamo.

Io credo che, in virtù della malleabilità che caratterizza a livello en-demico la nostra natura, non fi niremo mai di elaborare nuovi modelli, di apprendere nuove cose su noi stessi e sul contesto nel quale, ogni giorno, nascono e muoiono i sogni di tante persone.

di corrente aumenta o diminuisce l’eccitabilità neuronale a seconda del tipo di stimolazione utilizzato. Questo cambiamento di eccitabilità neuronale conduce ad alterazioni della fun-zione cerebrale, che può essere utilizzata in varie terapie e consente di avere informazioni aggiuntive sul funzionamento del cervello umano.

4 Sebbene in natura esistano numerosissimi esempi di frattali (piante, alberi, nuvole, cri-stalli di neve, profili di montagne, struttura elicoidale del DNA, reti neurali artificiali, ecc.), e siano ancora in corso numerosi studi avanzati per descriverne lo sviluppo e la crescita, non esiste ancora una formulazione matematica precisa che li descriva in modo esaustivo. Le caratteristiche che contraddistinguono i frattali sono specificatamente quattro: autosimilarità, secondo cui un frattale è composto da copie di se stesso; struttura fine, secondo cui il frattale rileva dettagli a ogni ingrandimento; irregolarità, secondo cui il frattale si sviluppa secondo una funzione ricorsiva e non si può descrivere come luogo di punti che soddisfano semplici condizioni geometriche o analitiche; dimensioni di auto similarità, secondo cui le dimensioni sono sempre maggiori della “dimensione topologica” ovvero, sebbene i frattali possano essere rappresentati in uno spazio convenzionale, la loro dimensione non è intera bensì frazionaria.

5 Con il termine “caos quantistico” si fa riferimento allo studio di sistemi classicamente caotici con metodi della fisica quantistica. Il concetto, elaborato verso la fine degli anni Settanta da un Gruppo di fisici teorici di Berlino, aveva come obiettivo quello di compren-dere come la meccanica quantistica (teoria che governa il microcosmo) poteva spiegare i fenomeni di caos cui sono sottoposti i sistemi macroscopici quando sono soggetti a una generica perturbazione (non linearità).


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