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Pm di dicembre 2012

Date post: 31-Mar-2016
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Bambini e Bambino sono i protagonisti del numero di dicembre della rivista PM, l’ultimo per l’anno 2012
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ANNO 86 • n° 1002 • € 3,00 • Poste Italiane s.p.a. • sped. in a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB VERONA il piccolo missionario dic 2012 - n. 12 CONTIENE I.P.
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PP roprio brutte le immagini che TV e rete web per giorni ci hanno sbattuto in fac-cia. Un bambino di quinta elementare

che fuori dalla sua scuola veniva strattonato a forza, contro la sua volontà, da delle persone adulte, come se si trattasse di una drammatica gara di “tiro alla fune”.Dopo la scena “spettacolarizzata” da rete e te-levisione, è partita, puntuale come sempre, l’on-data di indignazione e di polemiche. E tutti giù a protestare, condannare, difendere, esprimere opinioni e buttare addosso agli altri le responsa-bilità dell’accaduto.In tutto questo frastuono di grida e rimpallo di colpe tra genitori, parenti, avvocati, giudi-ci, poliziotti, insegnanti e psicologi, il bambino protagonista della vicenda se ne sta muto ad

aspettare chi si prenderà cura di lui. Per qual-che tempo sarà un istituto gestito da suore e operatori.Mi sono chiesto come deve sentirsi un ragaz-zino di dieci anni “strappato” via dall’amore e dalla amicizia di genitori, parenti e amici. Allon-tanato dalle sicurezze materiali offerte da una casa, una cameretta, dai libri e dai giochi che riempiono le giornate. Nei momenti bui provocati dalla confusione del cuore e della mente i bambini solo chiedono di essere ascoltati. Se non riescono ad esprimersi con le parole, lo fanno lanciando messaggi tri-sti e disperati agli adulti. Messaggi che i grandi hanno il dovere di captare comportandosi da “adulti”, affi nché ai piccoli sia garantito il diritto di essere bambini.

KataboomContro le A.D.M.(Armi di Distrazione di Massa)

Dic 2012

Dimmi,

ti ascolto

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... tantoper cominciare

PP er Ekom, lo scoiattolo, è il pri-mo Natale. Il cuore colmo d’im-pazienza, Ekom contempla il

cielo colorato di rosa e oro. Guardan-do la fi nestra della casa vicina, scorge qualcosa che luccica nella notte. - Che cos’è, mamma?, squittisce Ekom. - È un albero di Natale, spiega mam-ma scoiattolo. Gli uomini vi appen-dono delle palline brillanti, lucine e stelle. - Come mi piacerebbe averne uno per noi, sospira Ekom.- Allora, potresti andare nella fore-sta, scegliere il tuo abete e decorarlo come piace a te.Ekom parte correndo verso la foresta alla ricerca di un bel albero e dei tesori per abbellirlo. Gli oggetti gli si fanno incontro, appartengono però già ad altri animali. Ma è Natale e tutti si mo-strano generosi e aiutano Ekom ad abbellire il suo albero. Il cagnolino gli offre la sua bambola, la gazza un nastro argentato, la volpe delle belle mele ros-se... Così Ekom arriva a riunire le decorazioni per il suo primo albero di Natale.Ma è la notte di Natale che riserva a Ekom il più bello dei regali: l’arrivo di papà scoiattolo che intende fare festa in famiglia con i suoi.

Questo è anche il Natale dell’Anno della Fede voluto da papa Benedetto XVI. Che signifi ca? Il mio pensiero corre all’anziano sacerdote del fi lm Il villaggio di cartone del nostro grande Ermanno Olmi che di fronte agli immigrati – “Chie-sa di carne” – che trovano rifugio nella sua chiesa, esclama: «Ho fatto il prete per fare il bene, ma per fare il bene non serve la fede, il bene è più della fede». Sì, perché il primo che devo soccorrere è chi soffre di più. E il Bambino di Betlemme è oggi chi soffre, l’emarginato, il povero, il giovane senza lavoro... Perché – come direbbe Olmi – «la Chiesa non è un edifi cio, non è solo una istituzione, non le liturgie. La Chiesa è l’uma-nità».

Buon Natale a tutti!

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Il bambino Il bambino di carnedi carne

a cura di

p. Elio Boscaini

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Attualità

Adesso i fruttiA 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II

PAPA GIOVANNI XXIII: al se-colo Angelo Giuseppe Ron-calli, è conosciuto con il so-prannome di “Papa Buono”. Fu papa in un periodo in cui si rischiò la guerra atomica tra Russia e USA, per questo si occupò molto di pace.

CC i sono dei momenti in cui ci rendiamo conto che le scelte che stiamo per fare possono cambiare la nostra vita. Mo-

menti in cui sentiamo la voglia di capire chi siamo, da dove veniamo e quali sono i pilastri portanti che ci reggono in piedi.Questo momento l’ha vissuto anche la Chiesa Cattolica dall’11 ottobre 1962 fi no all’8 dicem-bre 1965. Il papa di allora, Giovanni XXIII, di fronte ai cambiamenti e alle tensioni dei suoi

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Dic 2012

a cura di Marco Braggion

PAOLO VI: al secolo Giovanni Battista Montini, fu eletto papa dopo Roncalli e si pose l’obiettivo di terminare il Concilio Va-ticano. Il 1° gennaio 1968 celebrò la prima Giornata mondiale della pace.

I NUMERI DEL CONCILIO:

• 2950 posti a sedere messi a disposizio-ne nella basilica di San Pietro

• 2500 i padri conciliari• 23 le donne che parteciparono ai lavori

come uditrici• 16 i documenti prodotti• 69 i padri conciliari ancora vivi• 168 riunioni complessive• 428 giornalisti di 44 paesi diversi

www.istitutopaolovi.itwww.istitutopaolovi.it

tempi, decise che per la Chiesa era ar-rivato il tempo di interrogarsi, parten-do dalle proprie radici cioè il Vangelo di Gesù, su quali scelte fare di fronte alla realtà (personale, familiare, socia-le, politica, internazionale) del mondo di allora. Per far questo si utilizzò il me-todo della discussione e del confronto con i vescovi provenienti da ogni parte

del mondo: un dialogo aperto, per costruire assieme il nuo-vo cammino che la Chiesa avrebbe dovuto intraprendere sulle orme di Gesù. Questo momento di rifl essione è co-nosciuto con il nome di Concilio Ecumenico Vaticano II e impegnò per più di tre anni in moltissime riunioni, circa 2500 vescovi chiamati “padri conciliari”. Dopo circa 8 mesi, nel giugno del 1963, morì Giovanni XXIII e il suo successore Paolo VI decise di proseguire il cammino e portare a compimento questa ventata di novità che stava attraversando la Chiesa.

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UNA MISSIONE

DA PORTARE A TERMINE

Dai vari documenti elaborati dal Concilio, uscirono delle indicazioni che avrebbero dovuto cambiare radicalmente il volto della Chiesa universale. Alcune di queste novità fu-rono: una chiesa povera a servizio dell’umanità; il popolo di Dio in cammino nella storia del mondo; la centralità del Vangelo più che della Chiesa stessa; la messa come festa della comunità, celebrata in tutte le lingue del mondo e non solamente in latino (che pochi conoscevano); la bib-bia non come libro esclusivo dei preti ma strumento nelle mani di tutti i credenti; il riconoscimento che anche le altre religioni sono strade che portano a Dio e che anche i non credenti possono vivere il vangelo senza conoscerlo.Oltre ai documenti scritti, cos’è rimasto di quelle grandi novità che la Chiesa si diede cinquanta anni fa? La sensa-zione è che molti documenti del Concilio siano rimasti sul-la carta e che non abbiano portato quei frutti di speranza che il mondo e la Chiesa attendevano.Per quel che riguarda gli obiettivi non raggiunti, possiamo tranquillamente dire che i laici non sono assolutamente coinvolti nelle decisioni importanti delle loro comunità a tutti i livelli (parrocchia, diocesi). Sicuramente non pos-siamo dire che la chiesa si sia fatta più povera. I preti che cercano di seguire il Vangelo spesso sono emarginati. Il desiderio di potere di alcuni uomini di Chiesa offusca lo spirito di servizio all’umanità che il concilio si era augurato. Spesso la Chiesa esclude gli emarginati invece di acco-glierli a braccia aperte.Insomma c’è ancora molto da lavorare per una Chiesa più vicina al cammino di Gesù che scelse i poveri e gli oppres-si dei suoi tempi. Magari prendendo la decisione di realizzare un altro Con-cilio, il Vaticano III°, dove i cristiani della Terra rinnovano l’impegno di mettersi al servizio del mondo, seguendo l’esempio del Maestro di Nazaret.

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la profezia di oihcconip - seconda parte

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Wow!

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La posadaAmicizia

e accoglienza. Gli auguri di Natale

dal Salvador

LL a parola posada in spagnolo signifi ca “alloggio” ma in par-ticolare, in questo periodo natalizio, indica una tradizione religiosa popolare diffusa in Messico e Centro America.

La “posada” vuole ricordare la ricerca di alloggio di Giuseppe e Maria. In pratica, è un modo per celebrare la novena di Natale, nelle sere degli otto o nove giorni prima della festa. Ci si riunisce in piccole comunità e si portano in processione le immagini di Giuseppe e Maria che, come pellegrini, passano di casa in casa.

a cura di

fratel Simone Della Monica

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In ogni abitazione visitata si chiede alloggio: ci sono canti natalizi che accompagnano questa richiesta. Dopo qualche indugio o rifi uto, la fa-miglia apre la porta e si entra tutti, o quasi, nel-la piccola casa che accoglie, per vivere un mo-mento di preghiera e rifl essione biblica.Ieri sera ero stanco a causa delle attività della giornata. Ma mi sono fatto forza e sono andato a partecipare alla “posada” con due comunità di base. Nel vedere il fervore della gente, la vitalità dei bambini e la capacità di rifl essione e condi-visione durante la preghiera, ho ripreso entusia-smo e coraggio. Sono questi momenti che ci permettono di ri-caricare le pile e vincere il pessimismo, anche davanti a realtà così dure come la violenza, l’in-giustizia, la mancanza di cose elementari per vi-vere. Per esempio, in questi giorni sono aper-te le iscrizioni per la scuola pubblica; nel nostro quartiere almeno 200 ragazzini sono in lista di attesa e di sicuro non tro-veranno posto in classe. E qui, fatti del genere sono del tutto normali. Altro fatto. A un chilome-tro in linea d’aria da casa nostra c’é un depuratore dell’acqua che tratta i resi-dui fognari. A seconda del clima e del vento, ci sono giornate in cui si respira un forte odore di fogna. Nel ruscelletto che scorre nel fondo dell’avvallamento l’acqua è fortemente in-

quinata, sicuramente carica di batteri. Abbiamo più volte protestato ma i tec-nici del comune dicono che tutto é in or-dine!Qui in Salvador, noi facciamo il Grest in inverno. Le stagioni si invertono e qui il tempo delle vacanze scolastiche tra-scorre tra fi ne novembre e metà genna-io, con il clima caldo e secco che favori-sce le attività con bambini e adolescenti. E così con il contributo di una fondazio-ne culturale locale abbiamo organizza-to dei “Laboratori Artistici Comunitari”,

per dare la possibilità ai ragazzi di esprimersi at-traverso l’arte, pittura, disegno a matita e pen-na, elaborazione di maschere e marionette. Du-rante tre settimane abbiamo lavorato con 100 “scugnizzi” tra i 7 e i 15 anni. È stata per noi una grande soddisfazione vederli dipingere e diver-tirsi in un bel laboratorio di arte e convivenza, in ampi spazi a loro disposizione dove poter gio-care con tranquillità, dato che le loro case sono piccolissime e fatiscenti.Le case qui sono povere ma sempre pronte a diventare “posadas” e ad accogliere. Le comu-nità si preparano al Natale in questo modo, de-siderando che Cristo nasca nei loro cuori e che insieme si possano sconfi ggere le tenebre che ci avvolgono.Questo é dunque anche il mio augurio per voi, che possiate camminare in comunità, in fami-glia, condividendo speranze, dolori, sofferenze e gioie.

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Gesù e amici a cura di p. Giancarlo Ramanzini

crocifissione assieme ad un altro suo compagno di crimi-ni. E con loro quel Yeshua di Nazaret, accusato falsamen-te di bestemmia e di ribellione contro il potere romano. Pila-to, il governatore, per cavarse-la lo fece crocifi ggere. Ruben e Nicodemo erano rimasti in contatto per seguire la vicen-da del rabbi di Nazaret. E quel giorno si incontrarono sulla strada che portava fuori Ge-rusalemme. C’era anche Acan con sua madre. Erano lì tutti assieme ad altre donne. L’ago-nia dei crocifissi fu lunga. Tra lo schiamazzare della gente, all’improvviso Acan sentì suo padre rivolgersi al condanna-to nel mezzo gridando: «Ricor-dati di me quando sarai nel tuo regno». Acan attese la risposta di quel re condannato. «Oggi stesso sarai come me…» sus-surrò il crocifi sso.Acan ebbe un sussulto. Strinse la madre, non cessò di guar-dare in su i crocifi ssi. Ruben si avvicinò ad Acan e l’abbracciò assieme a sua madre. Era arri-

RR uben Ibn Zerach, il rab-bino, non ne poteva proprio più. Nemme-

no Giobbe avrebbe potuto sopportare quello scocciato-re di Acan, che voleva sapere i tempi del ritorno del profeta Elia. «Acan – sbottò Ruben – per la millesima volta: non ne ho idea! Mi dispiace». Stizzito, il rabbino disse: «Chiedi a tuo padre!». Acan si rabbuiò in vol-to. «Mio papà è in prigione e lo condanneranno. Lui è inno-cente. Verrà il Messia e ci libe-rerà tutti. Ma deve venire Elia, prima». Ruben uscì frettolosa-mente dalla sinagoga.Ruben scappò da Acan, che gli si era appiccicato alla co-scienza come una sanguisuga. «Consulterò il mio amico Nico-demo» pensò.«Shalom» balbettò Ruben rivol-gendosi all’amico. «Shalom» ri-spose Nicodemo. «Che hai? Ti vedo sconvolto». Ruben la pre-se alla larga senza venire al pun-to. Nicodemo ascoltava. Poi esclamò: «Anch’io ho problemi a non fi nire, Ruben. Posso aprirti il cuore? Hai mai sentito parlare di un certo Yeshua di Nazaret, un giovane rabbi che annuncia “belle notizie”, come le chiama lui? E se fosse lui il Messia man-dato dall’Onnipotente? Ascolta cosa mi è successo…».

«Allora… una sera, andai da lui e gli posi la domanda fati-dica. Il giovane rabbi sorrise. Lui critica noi ebrei su tutto: noi conosciamo le scritture ma non lasciamo lo Spirito libero. Dice che dobbiamo nascere di nuovo! E questo proprio non lo capisco. “Apriti allo spirito, rabbi Nicodemo” mi sussur-rò Yeshua. Ruben, ti confesso che quest’uomo mi sta rove-sciando dentro. È sconvolgen-te». Si fermò un secondo: «Ru-ben, e se fosse lui il Messia?».Ruben rimase sorpreso dalla domanda di Nicodemo. Salutò l’amico con affetto e corse alla ricerca di Acan. «Devo vede-re quel ragazzo, che continua a farmi tante domande su Elia e sul Messia che deve liberare suo padre dalla prigione» sus-surrò tra sé e sé, per non farsi sentire da Nicodemo. Ruben cercò Acan per tutto il giorno. Invano.Qualche tempo dopo, il pa-dre di Acan fu condannato alla

L’amore più grande“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio”.

(Giovanni 3, 16)

La risposta di DioLa risposta di Dio34

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vato il momento di discendere dal quel monte. Improvvisa-mente si udì il Nazareno: «Ma-dre, ecco tuo fi glio». Acan vide un giovanotto abbracciare una donna, certamente la madre del condannato. Ad Acan sem-brò che quelle parole fossero rivolte anche a lui. Si fece largo tra le persone radunate sotto le croci. Si avvicinò alla ma-dre del Nazareno. Le sussurrò: «È tuo figlio?». Si fissarono a lungo negli occhi. Acan acca-

rezzò il volto prova-to di sua madre. La strinse come solo un figlio può fare. Nicodemo ricordò quello che il giovane rabbi gli aveva det-to quella notte in cui si erano incontrati: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio”. Bisogna-va rinascere. È nato un nuovo mondo.

Dio nasce se…“I l Dio della fede è un Dio al-

tro, diverso. Questa è la mia

convinzione. Perché Dio nasca oc-

corre che il cristianesimo come

religione muoia. Muoia, voglio

dire, nella Croce, cioè là dove è la

sorgente da cui nasce. Cessi di es-

sere una religione e sia una fede

nel Cristo Crocifi sso”

(Ernesto Balducci)

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Spazzascienza a cura di

Beniamino Danese

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Lo studio dello scienziato al Faraday Museum di Londra

Le lezioni dellacandela

LL ondra, dicembre 1860. Scende la sera lungo il Tamigi. Il traffico in Albemarle Street, intorno al teatro della Royal Insti-

tution è impazzito ancora una volta per le Chri-stmas Lectures, le lezioni scientifi che natalizie dedicate ai bambini, inventate nel 1825 dall’al-lora trentaquattrenne Michael Faraday.Michael Faraday è stato il più grande scienziato inglese dell’Ottocento. Da bambino, però, era molto povero, fece tanti lavori diversi, conse-gnava i giornali, e poté studiare solamente men-tre lavorava rilegando i libri. Fece grandi sco-perte nella chimica, nell’elettromagnetismo. Era

un buon cristiano e si è rifi utato di lavorare alle armi chimiche per la guerra di Crimea. Ora, quasi settanten-ne, è una leggenda, ed è il direttore della Royal Institution: insieme agli studi riesce ancora a giocare a nascondino con le nipotine nel palaz-zo e con i loro piccoli amici. Ma torniamo nel di-cembre del 1860: questa sera è proprio Faraday a tenere, per la diciannovesima volta, la Chri-stmas Lecture, su un argomento da lui amatissi-mo: la storia chimica di una candela.

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Dic 2012Dic 20

All’opera!Materiale: alcune candele, bicchieri, una caraffa, una bibita gassata, un palloncino, alluminio da cucina e stuzzicadenti.

L’ARIA SPECIALE CHE SPEGNE LE CANDELEÈ un esperimento molto spettacolare. Bisogna prendere una bottiglia di bibita gassata, svi-tare il tappo e chiuderla con un palloncino. Agitandola delicatamente, cominciano a salire dentro la bevanda numerosissime bollicine, che formano uno strato di schiuma. A poco a poco le bollicine scoppiano, e l’aria riempie il palloncino. Dopo un po’ di agitazione delica-ta, abbiamo un palloncino pieno dell’aria estratta dal-la bibita gassata (è il diossido di carbonio, CO2, detto anche anidride carbonica). Travasiamo con cura tutta quest’aria del palloncino dentro un bicchiere, tenen-dolo coperto con la mano. Ora la CO2 è nel bicchiere.Se versiamo il contenuto di questo bicchiere (che sem-bra vuoto!) sopra una candela, la candela si spegnerà.

LA CANDELA ALTA E LA CANDELA BASSAPossiamo coprire due candele, una alta e una bassa, con una caraffa ribaltata. Quale delle due candele si spegnerà per prima?

LA CANDELA E LA FIAMMA ALLA FINE DEL TUBOPossiamo costruire un tubicino con alluminio da cucina, come nella fotografi a, ed “estrarre” il fumo raccolto intorno allo stoppino. Pos-siamo accendere una piccola fi ammella anche all’estremità del tubi-cino.

LA CANDELA SPENTA CON LA BOTTIGLIA VUOTAAnche la bottiglia di plastica vuota può servire per un esperimen-to. Bisogna posizionarla a circa un metro dalla candela e “puntarla” contro la fi amma. Schiacciandola con un colpo ben assestato, l’aria esce e viaggia fi no alla candela, che viene spenta. Se riempiamo la bottiglia di fumo, allora quando la schiacciamo vedremo partire un anello di fumo.

Faraday sempre terminava le lezioni dicendo di imparare dallo stoppino, che è umile e fa opere belle. La cera liquida infatti sale per lo stoppino, dove evapo-ra e forma la fi amma che splende bruciando con l’ossigeno dell’aria. Il lavoro dello stoppino è la fi amma della candela che, diceva Faraday, è più bella dei diamanti. Ci sono tantissimi esperimenti che si possono fare con le candele. Vediamone alcuni.


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