+ All Categories
Home > Documents > PM di giugno 2010

PM di giugno 2010

Date post: 25-Mar-2016
Category:
Upload: piccolo-missionario
View: 214 times
Download: 1 times
Share this document with a friend
Description:
Un nuovo numero del PM a tema Mondiali!
22
Transcript

L’acqua non si vende

Giugno 2010

Kataboomcose dell’altro mondo

“L ’“L ’ acqua deve restare pubblica. È un diritto uma-no universale non privatizzabile né commer-cializzabile, né in Italia né in altre parti del mon-

do”. Sono parole di Luis Infanti De la Mora, vescovo di Aysén, nella Patagonia cilena, contenute in un messaggio di soli-

darietà indirizzato al Forum italiano dei Movimenti per l’acqua. Il vescovo, assieme alle comunità locali, sta por-tando avanti una strenua battaglia contro la costruzione di due grandi dighe sul fi ume Baker, un’opera che porterà a considerare l’acqua come una merce, a servizio degli enormi interessi economici delle multinazionali.

Anche per voi italiani questo è l’anno dell’acqua. Un anno importante in cui dovrete decidere se l’acqua deve esse-

re trattata come una merce o un prodotto qualsiasi, o se, al contrario – come già succede in molte nazioni europee –,

questo bene prezioso per la vita dell’umanità deve restare un diritto accessibile a tutti. Per raggiungere questo giusto obiet-

tivo dovrete fi rmare un referendum per abolire un decreto legge, attualmente in vigore, che “privatizza i rubinetti italiani”. Si trat-

ta di una legge ingiusta che consegna la gestione dell’acqua pubblica a società private, le quali si ritroveranno nelle mani

il prezioso “oro blu” da utilizzare come fonte di guadagno e profi tti, e non come bene a servizio della gente.

Le conseguenze di questa situazione vergognosa già si possono vedere in molti comuni italiani dove i cittadini

hanno dovuto subire aumenti astronomici delle bol-lette, scarsità d’acqua e peggioramento del ser-

vizio di distribuzione. È quindi importante bloc-care questa legge: basta una semplice fi rma

per difendere l’acqua come bene pubbli-co. Appoggia la campagna referendaria

“L’acqua non si vende” e informati su www.acquabenecomune.orgwww.acquabenecomune.org.

Sull’acqua, almeno questa volta, decidi tu!

La vera Africa La vera Africa rappresentata rappresentata dalle nazionali

dalle nazionali che partecipano che partecipano ai Mondiali 2010ai Mondiali 2010

6

Attualità a cura di Raffaello Zordan

Capo Verde: il volo del pallone

M.

TR

OV

AT

O

M.

TR

OV

AT

O

Isole Bijagos, Guinea Bissau: dove il calcio è “di rigore”

FF acciamo un gioco nel gioco. Non accontentiamoci del pallone davanti alla tivù.

Non andiamo a richiuder-ci nel perimetro degli stadi che ospitano i Mondiali di calcio 2010. Non limitiamo-ci a cercare informazioni sulle squadre, sui calciatori, sui risultati.Durante la manifestazione sportiva (11 giugno – 11 luglio) prendiamoci un impegno non meno divertente: foca-lizziamo la nostra attenzione sulle sei nazioni africane che si sono qualifi -cate e cerchiamo di saperne di più. E cominciamo a farlo fi n da queste ri-ghe. Il Sudafrica è il paese che ospi-ta i Mondiali ed è la patria di Nelson Mandela e di Jacob Zuma. Voglia-

MONDIALI 2010: In Sudafrica si giocherà la 19a edizione – è la prima ospitata in terra africana – della Coppa del Mondo FIFA. 32 squadre, divise in 8 gironi, si disputeranno il trofeo, giocan-do ancora una volta, dopo 32 anni, nell’emisfero australe del pianeta e quindi in inverno

Le foto appartengono alla mostra “L’Africa nel pallone” dei Padri Bianchi, ospitata al Museo Africano di Verona dal 2 luglio al 19 settembre 2010.

Johannesburg, Sudafrica: palleggiando si può guardare il cielo

R.

VE

NT

UR

I

Giugno 2010

Namibia: gomitoli da calciare

B.

BA

NN

ON

mo provare a capire chi sono questi uomini, che cosa hanno fatto per il loro paese, che cos’era il Sudafrica fi no ad una ventina di anni fa? Pro-vare a r ispondere a queste domande vi farà guardare con occhi di-versi la nazionale dei “bafana bafana” (“i no-stri ragazzi”, in lingua zulu). Se poi veniamo alla Nigeria, le Super Aquile (così è chiamata la nazionale) sono l’espressione calcistica di un paese che è la federazione di 36 stati, che è il più popoloso d’Africa (150 milioni di abitanti), che dispone di notevoli risorse economi-che (gran produttore di petrolio) e che tuttavia non riesce a soddisfare i bisogni della sua gente. Non sarebbe male ca-pire perché…

Troppo facile guardare Gli Elefanti, cioè i gio-catori della nazionale della Costa d’Avorio, e specchiarsi nel centravanti Didier Drogba, in forza al Chelsea e Pallone d’oro africano 2009. La domanda è: a quale etnia (gruppo sociale con propria cultura e lingua) appartiene Drog-ba? E poi: perché le etnie sono imprescindibili per chiunque voglia confrontarsi con i proble-mi di questo paese dell’Africa occidentale?Sappiamo ormai tutto di Samuel Eto’o, attac-cante della nazionale del Camerun (Leoni In-domabili) e dell’Inter, ma non sappiamo che il 28% dei bambini/ragazzi camerunesi tra i 5 e i 17 anni – stiamo parlando di 1,6 milioni di

AFRICA: Il nome signifi ca “terra dei capi”. Il continente africano, terzo al mondo per estensione, ha una superfi cie di 30.227.467 km2. La sua popolazione è di 1 miliardo e 34 milioni di abitanti, sparsi in 54 nazioni. L’Africa è la “culla dell’umanità” e la regio-ne più povera della Terra

BAMBINI: Il 40% della popolazione africana ha meno di 15 anni. Nell’Africa Subsaha-riana sono 50 milioni i bambini lavoratori, e 120mila i minori di 18 anni destinati a di-ventare “bambini soldato”. Solo il 57% del-le bambine e dei bambini africani è iscritto alla scuola elementare

8

giocatori conosciamo poco perché il loro paese di riferi-mento calcistico è la Francia. A dire il vero conosciamo poco anche la nazione Algeria. D’accordo che negli anni ’90 è stata attraversata da aspre e sanguinose contrappo-sizioni, non ancora del tutto superate, e tuttavia quel suo affacciarsi sul Mediterraneo ce la dovrebbe far percepire vicina.Dunque, nessuno di voi è a digiuno di Internet. Infi latevi in qualche motore di ricerca e navigate, magari in gruppo e senza disdegnare qualche consiglio dei genitori. Colon-na sonora di riferimento: Waka Waka (“Questa è l’Africa”), canzone uffi ciale della Coppa del mondo, della cantante colombiana Shakira.E già che ci siamo, facciamo anche una scommessa: con noi stessi. Una volta conclusi i Mondiali, una volta che l’ul-timo pallone è stato calciato e i rifl ettori si sono spenti, non diamo un calcio all’Africa!

persone – fanno dei lavori (nei settori dell’agricoltura, della pesca, della cac-cia e della silvicoltura) che sarebbero vietati a quell’età. A dirlo è un’inchiesta dell’Istituto di Statistica camerunese che sottolinea anche l’impatto negati-vo di questa situazione sulla scolariz-zazione. Vi pare un cosetta da poco?La nazionale del Ghana (Stelle Nere) va invece a giocarsi le sue carte in Suda-frica senza eccessive preoccupazioni per ciò che avviene in patria: il paese è un esempio di democrazia che fun-ziona, le elezioni hanno uno svolgimen-to regolare, l’economia è in crescita. Come mai allora tanti giovani ghaneani sono costretti ad emigrare e alcuni di loro (oltre 42mila) vivono e lavorano in Italia? Ecco, quello dei migranti è un al-tro tema che merita qualche domanda.E siamo alla nazionale algerina, i cui

giocatori conosciamo poco perchéé i ill lolororo p paeaesese d di irifffe iriri-t l i ti è l F i A di il i

pepersrsononee – fafanno ddei lavori (nei settori

A.

FR

AZ

ZE

TTA

Mozambico: il derby delle magliette al san Siro africano

Giugno 2010

tieniamentetieniamenteSS i chiama Zakumi ed è la mascotte dei mondiali

di calcio 2010, ma questo simpatico leopardo (sì, giurano che si tratta di un leopardo) ha sca-

tenato roventi polemiche internazionali e ha portato ancora una volta la Cina sotto i rifl ettori dei media e al centro delle proteste delle associazioni che difendo-no i diritti dei bambini.

MADE IN CHINA

Ma cosa c’entra la simpatica mascotte sudafricana con il colosso mondiale del commercio e dell’indu-stria? Beh, innanzitutto, Zakumi non è sudafricano: é stato prodotto in Cina, dove la manodopera co-sta molto meno. “La Coppa del Mondo dovrebbe essere l’occasione per creare posti di lavoro, la-sciando così un legato sociale al paese”, ha pro-testato il Cosatu, principale sindacato di lavoratori sudafricani, in un paese con il tasso di disoccupa-Il fumetto uffi ciale dei Campionati

Mondiali di Calcio 2010

Per non dimenticare mai i diritti umani

Speciale

CINA: CINA: a cura di Paulo Lima

20

Manifestazione a favore del dissidente cinese Liu Xiaobo, condannato dal governo a 11 anni di carcere

WO

RD

PR

ES

S.C

OM

zione uffi ciale al 25%. Poi il fatto che la fabbrica Shangai Fashion Plastic Products, dove il pupazzo veniva prodot-to, impiegava adolescenti tra i 13 e i 17 anni che lavora-vano con turni anche di tredici ore al giorno, per la misera paga di due euro a giornata. La fabbrica è la stessa che ha prodotto le mascotte delle Olimpiadi di Pechino. Purtrop-po è questa la legge del mercato cinese! Dai un’occhiata agli oggetti che hai in casa o a ciò che indossi: può essere che sia stato fabbricato in Cina da persone sottoposte a pessime condizioni di lavoro.

LA PORTA DELLA PACE CELESTE

Quello di Zakumi è solo uno tra i più recenti casi di violazio-ne dei diritti umani made in Cina. Uno dei capitoli più tristi della storia cinese recente, ma anche una ferita aperta, compie 21 anni proprio in questo mese di giugno. Parlia-mo del massacro della Piazza di Tiananmen (“Porta della Pace celeste” in cinese), a Pechino, avvenuto tra la notte del 3 e il 4 giugno del 1989. Ancora oggi le stime dei morti variano. Il governo cinese parlò inizialmente di 200 civili e 100 soldati morti, ma poi abbassò il numero di militari uc-cisi ad “alcune dozzine”. Le stime più alte invece parlano di migliaia di vittime, con numeri compresi tra i 7mila e i 12

mila morti. Organizzazioni non gover-native come Amnesty International hanno denunciato che, ai morti cau-sati dall’intervento militare, si devono aggiungere i giustiziati con l’accusa di “ribellione”, “incendio di veicoli mi-litari”, ferimento o uccisione di soldati e reati simili. Amnesty International ha stimato che il numero delle persone giustiziate è superiore a 1000. Non hai mai visto sui libri di scuola o stampato su una maglietta o mani-festo quella immagine di un uomo in totale solitudine e completamente di-sarmato che affronta una colonna di carri armati? Ecco, è proprio di que-sta protesta che stiamo parlando, di una serie di dimostrazioni, avvenute tra il 15 aprile e il 4 giugno 1989, che hanno avuto come protagonisti stu-denti, intellettuali e operai cinesi. Ma che cosa reclamavano quelle perso-ne? Le loro richieste di ieri continuano ad essere le stesse di oggi: il rispetto dei diritti umani; la difesa della de-

mocrazia, dove il popolo è sovra-no e sceglie il governo che lo deve guidare; la libertà di parola, di stampa, di professare una religio-ne, di raduno, di associazione, di movimento, come pure la libertà di sciopero, di protestare e parte-cipare a dimostrazioni.

Prodotti della potente industria cinese

Giugno 2010G uug o 20100GGGGiGiuGiuGG ugngno 2

DIRITTI DI CARTA?

Nel 1998, il governo ci-nese ha firmato due importanti conven-zioni internazionali sui diritti umani. Sempre su l l o stesso tema, nel 2004, ha emen-dato la Costituzio-ne per includere la frase “il rispetto e la salvaguardia dei diritti umani”. E dal 2008 ha promesso di promuo-vere un “Piano d’azione nazionale per i diritti umani”. Fatti recen-ti, purtroppo, dicono che le autorità cinesi sono ancora lonta-ne dall’assumere una decisa volon-tà di mettere in

pratica il rispetto dei diritti umani fondamentali. Il Pia-no varato dal governo è, da questo punto di vista, una dichiarazione di intenzioni tanto nobile quanto vaga. Fino a quando le voci di tutti coloro che gridano in fa-vore della libertà e del rispetto dei diritti (oppositori e loro familiari, sindacalisti, avvocati, giornalisti, monaci tibetani, minoranze etniche, “internauti” ecc.) saranno soffocate dai poteri dello stato, la Cina sarà ben lontana dalla meta che si era proposta di raggiungere tra qual-che anno: diventare una nazione che si regge sulla de-mocrazia e l’uguaglianza fra tutti i suoi cittadini.

CANTARE LA LIBERTÀ

N umerose canzoni italiane sono ispirate ai fatti di Tia-

nanmen, tra cui Uno come noi dei Nomadi, Città proibita dei Pooh. Il testo di Tieniamente di Claudio Baglioni è composto dalle paro-le Tienanmen e Tieni a mente.

DIRITTI DI CARTA?

pratp attnonoooo v v v v vdididididichchchchchFiFiFiFiFinonononono vovovovovorerererere lololololorororororo f f f f fftititititibebebebebetatatatatasososososoffffffffffocococococdadadadadalllllllllla aaachhhhhe amocra

D.

CE

RE

ZO

Venditore ambulante di dolci

La povertà è uno degli ostacoli maggiori sulla

strada della verademocrazia

D.

CE

RE

ZO

a cura di Elio BoscainiZoom

II l 2 giugno celebriamo la Festa della Repubblica ita-liana. Quel giorno del 1946, infatti, tramite referen-dum, noi italiani avevamo scelto la repubblica al po-

sto della monarchia. È la festa principale del nostro Paese e celebra la nascita della nazione italiana in maniera simile al 14 luglio francese (anniversario della Presa della Basti-glia) e al 4 luglio statunitense (giorno in cui nel 1776 venne fi rmata la dichiarazione d’indipendenza).Questo giorno ci dà l’occasione di riscoprire la bellezza di appartenere allo stesso paese, una nazione che gode di una natura così bella e varia, pieno di poesia e di arte. È questa l’Italia dove parliamo la stessa lingua, anche se con sfumature e accenti diversi e ci riconosciamo tutti parte di un popolo che chiamiamo “italiano”.

Questo nostro paese ha, come tutti i paesi del mondo, una sua bandie-ra nazionale che l’anziano Presiden-te della Repubblica Sandro Pertini non disdegnava di baciare, e un inno nazionale. Certo, cantare “Fratelli d’Italia” non è sufficiente per esse-re italiani. S’impara ad amare l’Italia quando ci si accorge che nell’animo di gran parte degli abitanti di questo paese vivono sentimenti più sensibili agli interessi comuni che a quelli pri-vati. E si è italiani nella misura in cui ci si sente parte di una comunità che condivide i valori della solidarietà e dell’accoglienza.

AN

GE

LO

RA

24

M.

ME

RL

ET

TO

M.

ME

RL

ET

TO

I “nuovi” italiani

ropei con cui il nostro sta costruendo un futuro co-mune. A chiarirci le idee sull’a-more di “patria” che ci deve animare, ci ha pen-sato quel prete, grande maestro di scuola, che è stato don Lorenzo Milani. Rispondendo ai cappella-ni militari in congedo della Toscana che non condi-videvano l’”obiezione di coscienza”, il parroco di Barbiana, scriveva: “Se voi avete il diritto di divi-dere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in di-seredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppres-sori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. Felice Festa della Repub-blica e buone vacanze!

Ci stiamo abituando a considerare ita-liani anche persone di origine, cultura e religione diverse, di colore diverso. Abitano qui da noi e, come noi, hanno diritto a considerarsi italiani. Perché essere italiano non significa sempli-cemente essere nato in Italia da geni-tori italiani, ma voler condividere con altri una storia e un destino comuni, senza escludere nessuno. E come non ringraziare il Dio del creato nel vede-re milioni di stranieri scegliere l’Italia come meta delle loro vacanze e tanti altri decidere di rimanervi per viverci e lavorarci, sognando un futuro migliore per loro e i loro bambini?Siamo evidentemente contenti di es-sere italiani e, anche se qualche vol-ta possiamo vergognarcene perché le cose non vanno sempre così bene come vorremmo, non saremmo ca-paci di non sentirci italiani. Durante le partite di calcio che la Nazionale azzurra giocherà in Sudafrica, ci ca-piterà certamente di gridare anche noi: “Italia! Italia!”. Non amiamo però soltanto l’Italia, amiamo il mondo in-tero, a cominciare dagli altri paesi eu-

aaa -

-i i -----e e eèèèèèèèèèèèèèèèèèèè .--aaa --ii iiiiii i

eeeee --eeee ,,

o o o -nn n ----oooo oi i iii

---

Giugno 2010

LL o dico con grande orgoglio: sono sempre stato un uomo libero!

Mi considero una persona che ha sempre saputo lottare e affronta-re grandi sacrifi ci per raggiun-gere l’altissimo valore e princi-pio della libertà. Così, mi sentivo libero anche quando lavoravo in miniera per pagarmi gli stu-di all’università. Libero quando, a soli 22 anni, mi opposi ad un matrimonio combinato con una ragazza che io non avevo scelto ma che mi era stata imposta dal capo supremo del popolo them-bu. Il mio rifi uto, considerato da amici e parenti una grave man-canza di rispetto, mi obbligò a scappare di casa e cercar fortu-na a Johannesburg.E fu proprio in questa grande città dove toccai con mano l’in-giustizia che si stava con-sumando nel mio Paese, il Sudafrica, dove la minoran-za bianca al potere negava ogni diritto democratico alla maggioranza nera della po-polazione. Furono gli anni – dal 1942 al 1962 – del mio impegno politico nell’ANC (African National Congress); dell’opposizione ai partiti che sostenevano il regime dell’apar-theid e della segregazione razziale. Anni di proteste, di scioperi e azioni di resistenza che avevano come obiettivo far prendere coscienza alla gente delle pesanti ingiustizie che si stava-no commettendo in Sudafrica.Anni drammatici, in particolare il 1960 che se-gnerà per sempre la mia vita di uomo politico. Il 21 marzo di quell’anno, nella località di Sha-perville, la polizia sparò senza pietà su centi-naia di persone che stavano manifestando pa-cifi camente. L’operazione causò la morte di 69 militanti dell’ANC e il ferimento di altri 180.

Fortunatamente io riuscii a sfuggire al massacro e a riorganizzare i dirigenti dell’ANC supersti-ti. La nostra organizzazione fu messa al bando e dichiarata fuorilegge dal governo: questa de-cisione spinse buona parte della popolazione sudafricana ad abbandonare la strada della non-violenza e a scendere in piazza per rovesciare il regime razzista e difendere i propri diritti con le armi. Il mio sogno di vedere il Sudafrica fi nal-mente libero si infranse l’11 luglio del 1963 con il mio arresto e, dopo un processo durato nove mesi, con la condanna defi nitiva all’ergastolo. Ma questa, per fortuna, non è la parte fi nale del-la mia storia.

Chasqui

Nelson liberoNelson libero

e e ee mmmmprprprpreeeeeeeee

Non c’è nessuna strada facile per la libertà. Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in

miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli. Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero.

Ho coltivato l’ideale di una società libera e democratica nella qua-

le tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilità. Que-

sto è un ideale per il quale spero di vivere. Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l’apice delle proprie aspi-

razioni. Niente può distoglierli da questa meta. Io credo che i bambini nel mondo debbano essere liberi di crescere e

diventare adulti, in salute, pace e dignità. Non c’è niente di più incoraggiante per un detenuto politico del sapere

che la sua vita non è andata sprecata. L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie

all’educazione che la fi glia di un contadino può diventare medico, il fi glio

di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera

il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la

capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distin-gue una persona dall’altra. L’educazione è l’arma più potente che

può cambiare il mondo.

Parlane con...PADOVAp. Daniele: [email protected]. Lorena: [email protected]

VENEGONO SUPERIORE (VA)p. Enea: [email protected]. Betty - sr. Eleonora: [email protected]. Domenico: [email protected]

PESAROp. Ottavio: [email protected]

p. Jesùs: [email protected]. Eugenia: [email protected]. Tiziana - sr. Rosa: [email protected]: [email protected]

L’11 febbraio del 1990, il prigioniero Nelson

Mandela, classe 1918 e numero di matricola 46664,

viene liberato dopo 27 anni di carcere. Nel 1993 è insignito del premio Nobel per la pace mentre l’anno dopo, nel corso delle prime elezioni libere del Sudafrica aperte al voto dei neri, viene eletto Presi-dente della repubblica e capo del governo. Si ritirerà dalla vita politi-ca nel giugno 2004, all’età di 85 anni. Negli ultimi 20 anni, dal 1990 al 2010, il Sudafrica non ha goduto di profondi cambiamenti in senso positivo: i proble-mi di allora – povertà, disuguaglianza, disoccupazione ecc. – sono rimasti più o meno gli stessi. Tuttavia è cambiata la mentalità della gente che ha portato ad una lenta trasformazione democratica del Paese. E questo lo si deve soprattutto ad un uomo che è diventato il grido di libertà di tutte le lotte contro l’oppressione del mondo: “Nelson Mandela Libero”. Un grido che dovrebbe usci-re con forza dalla bocca di ciascuno di noi.

38

Il furto

Disegni di P. Camoriano - Testi di L. Ravecca

Giugno 2010

40

Giugno 2010

42

Giugno 2010

44

48

Lilliput

...è ora di cambiar musica!

STOP ALLA VIOLENZA

Agente santisuk.

al vostro servizio!

MESSICOA colpi di rap e hip hop

“Che triste l’infanzia di Juanito, vittima di una sparatoria nel suo quartiere, mor-

to in giovane età”. Sono alcuni ver-si della canzone “Carlitos” inter-

pretata dal gruppo hip hop MC Crimen, formato nella città

di Ciudad Juarez. In que-sta città di frontiera con gli Stati Uniti si moltiplicano i gruppi musicali che a ba-se di rap e hip hop denun-ciano il clima di violenza scatenato dallo scontro

tra le forze di polizia e le bande di narcotraffi canti.

È la risposta coraggiosa del-la gioventù “sana” di Ciudad

Juarez, la città che vanta il tri-ste primato di “luogo più violento”

dell’intero pianeta.

THAILANDIAMacaco di paceSi chiama Santisuk (“pace” in lingua thailan-dese) ed è la prima scimmia-poliziotto in for-za presso il reparto di polizia del distretto di Saiburi. Questo macaco di cinque anni di età, era stato curato e adottato da un agente che per mesi lo aveva portato con sé in pattu-glia. Le autorità locali hanno deciso di “assumere” Santisuk come poliziotto “speciale” in quanto la sua presenza sembra migliorare le relazioni tra la popolazione e le forze dell’ordine, spesso oggetto di attentati da parte dei separatisti musulmani che operano nella zona.

Giugno 2010GiuGiuGiuGiGiuGGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiugnognognognognognognognognognoo 222222222

Guerra, fame, sottosviluppo...

tecnologia a parte, mi sembra

non sia cambiato nulla...

la porta per l’aldilà!!!

Non è il caso di aprirla,

che ne dici?

Qual è lo scopo

della nostra radio?

arrivare ai sordi!

IRAQRadio amicaSi chiama La nuova era (in arabo Al Ahad al Jadid) ed è la nuova emitten-te cristiana che trasmette in FM dalla città di Bassora, nel sud del Paese. In questa regione a prevalenza sciita, la radio manda in onda – per ora dal-le 8 del mattino alle 2 del pomerig-gio – programmi sulla vita di Gesù, la Bibbia, la storia del cristianesimo e il canto gregoriano. Ma soprattutto comunica valori importanti per la so-cietà irachena quali pace, fratellanza e amicizia.

COLOMBIAFinalmente libero

Dopo 12 anni di dura prigionia nella foresta, il sergente dell’esercito colombiano Pablo Emi-lio Moncayo è stato liberato dai guerriglieri delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie Co-lombiane) che lo tenevano in ostaggio. Pa-blo, che fu catturato quando aveva appena 19 anni, ha ringraziato Dio e suo padre in quanto artefi ci della sua liberazione. Nel di-

scendere dall’elicottero che lo aveva portato in salvo, l’ex prigioniero si è detto sorpreso “dai

passi avanti fatti dalla tecnologia in questi anni“ passati in prigionia.

EGITTOStargate nell’aldilàNei pressi del tempio di Karnak a Luxor, gli archeologi egiziani han-no rinvenuto una spettacolare porta in granito rosso risalen-te a circa 3500 anni fa. La por-ta, che appartiene alla tomba di User, un consigliere della regina Hachepsut, è alta 175 centime-tri e spessa 50 centimetri, e reca nella parte alta numerose iscrizio-ni di testi religiosi. Ciò fa supporre che per gli antichi egizi la porta ser-visse da passaggio nell’oltretomba.


Recommended