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RippleMagazine n°0

Date post: 04-Mar-2016
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First issue of RippleMagazine: interviews and article with florentine art and craft workers
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L'ARTIGIANATO A FIRENZE IN TUTTE LE SUE FORME
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L'ARTIGIANATO A FIRENZE IN TUTTE LE SUE FORME

EDITORIALE

Che non si dica che i giovani non fanno niente, che oziano e basta e non hanno

interessi. Che non si dica che non “incontrano” la città, che non la vivono e non

la ascoltano. Insomma, basta davvero con questi luoghi comuni.

Gli ingredienti per sfatare questi miti? Mettete insieme 10/13 ragazzi di 17/18 anni. Fateli

conoscere e collaborare insieme a un progetto di giornalismo partecipativo (organizzato

dall’Istituto degli Innocenti in collaborazione con Lama), fateli diventare amici e ogni

tanto fateli litigare, perché ci sta sempre bene. Lasciate che facciano salutari interviste

a politici/personaggi più famosi-meno famosi. Lasciate che i montaggi siano “particolari”

e un po’ visionari. E poi, fateli crescere, fate che abbiano 20/21 anni. Con interviste più

serie e professionali, con video più chiari e foto e articoli appassionati. Quindi lasciate che

si prendano più autonomia e che provino a mettersi in gioco. Ecco che avrete il Magazine

di Ripplemarks numero 0.

Infine lasciate che decidano il primo tema: l’artigianato nelle sue forme, a Firenze.

Li vedrete scorrazzare per le strade del capoluogo in preda a raptus fotografici, attrezzati di

videocamere e cavalletti e pronti per intervistare artigiani e calzolai. I video saranno meno

visionari? Gli articoli meno mistici? Le foto meno imprevedibili?

Questo starà a voi deciderlo. Ma ricordatevi che un po’ di pazzia è ancora rimasta.

di Elena Fortuna Di Bella Manca

vignetta di Zoe Guerrini

SOMMARIO

C'era una volta ~ Lucia Dattolo

Metafisica artigiana ~ Lorenzo Rosini&Giacomo Sansoni

Arlo in arte... un artigiano in ascesa! ~ Noemi Stella

Video-intervista all'Istituzione Filistrucchi

Video-intervista al calzolaio di via Romana

LE 10 COSE CHE...Valore Aggiunto ~ Alessandro Medda

Alessandro20 anni, frequenta il secondo anno

della facolta' di Scienze Politiche a

Firenze, e' un onnivoro musicale e

suona la chitarra, e' appassionato di

fotografia e ama leggere.

Duccio21 anni, frequenta la facolta' di Scienze

Politiche. e' appassionato di musica,

fumetti, giochi di ruolo, libri, tecnologia,

fotografia e social media.

Agnese19 anni, si e' appena iscritta al primo

anno di Antropologia, Religioni e

Civilta' Orientali a Bologna. Ama il

pattinaggio artistico, la fotografia e

la moda, anche se non si direbbe.

Aspirante pasticcera, le piace

sorprendere gli altri con dolci che lei

non mangia quasi mai. Sogna l'India e

intanto conta i giorni che la separano

dal prossimo viaggio.

Francesco20enne, iscritto a Scienze

della Comunicazione a Bologna.

Appassionato di politica, fotografia,

marketing non convenzionale,

pallacanestro e innamorato della

Palestina. Pratica atletica ed ama

viaggiare.

Alice19 anni, frequenta il primo anno di

Scienze Turistiche. Ama viaggiare e

scoprire sempre qualcosa di nuovo

perche' spinta da un'irrefrenabile

curiosita'.

Elena21 anni, e' al secondo anno di

Scienze Politiche. Le piace scrivere,

fare fotografie e ballare la salsa.

Tra pagine scritte e interviste

rubate sogna di fare la giornalista

e raccontare quello che vede senza

filtri ne' invenzioni.

Bernardo19 anni, frequenta il primo anno

di Biotecnologie. Nel tempo libero

legge e coltiva la passione per la

fotografia, che pratica a livello

amatoriale. In passato ha giocato a

basket, anche se con scarsi risultati.

Fuma la pipa e gli piace vedere le

cose in maniera positiva.

CONTRIBUTORS

Noemi19 anni, studentessa al primo anno di

Sviluppo Economico e Cooperazione

Internazionale. Le piace scrivere,

leggere ed ascoltare, ma soprattutto

tirare fuori cio' che c'e' dentro ognuno

e metterlo per scritto. La passione

momentanea piu' intensa e' la salsa!

Gioca a pallavolo e adora il giallo delle

foglie autunnali.

Zoe20 anni, studia Sviluppo economico

e Cooperazione Internazionale

a Firenze. E' piena di voglia di

vivere e non sta un minuto ferma.

Guidata dalla sua curiosita' e'

interessata ad approfondire il mondo

dell'informazione attraverso i media.

Le piace sempre sperimentare nuove

strade e guardare il mondo da

prospettive diverse.

Lucia19 anni, e' una cantante amatoriale

e frequenta il secondo anno di

Giurisprudenza, a Firenze. Adora le

canzoni senza senso, i bucatini e gli

anni Venti e, qualsiasi cosa le succeda

ha bisogno di raccontarla a piu'

persone possibili e nei minimi dettagli.

Disordinata e ritardataria fino al

midollo, e' appassionata di gialli della

Christie e libri di Andrea De Carlo e

sogna di riuscire a scrivere qualcosa di

simile, prima o poi!

Lorenzo20 anni. Studente al secondo anno

di Scienze Politiche a Firenze, e'

un amante dei gatti e fan di Frank

Zappa, nonche' degli stregoni

messicani. Spesso inventa parole

senza senso, alle quali gli amici

cercano di trovare nuovi significati.

Crede che per fare politica ci si

debba infilare dentro ai partiti, ed

il suo sogno e' quello di riuscire un

giorno a trovarne uno decente.

N*0 _ maggio2012

Coordinamento LAMA dca

Progetto grafico EDA Servizi

Giacomo20 anni, studia Giurisprudenza al

Polo Sociale di Novoli, si interessa

di giornalismo, politica, e soprattutto

nullafacenza, cosa in cui applica la

gran parte della propria scienza.

C'ERA

UNA

VOLTA...

L’artigianato ha reso grande Firenze.

Attività a metà tra l’espressione artistica e la semplice

creazione di utensili, l’artigianato nasce in Mesopotamia

e prosegue ininterrottamente fino alle rivoluzioni industriali.

Per definire di cosa si tratta, basta guardarsi intorno e sottrarre

agli oggetti che vediamo quelli creati in fabbrica o tramite

macchinari: il risultato saranno i cosiddetti “oggetti prodotti

artigianalmente”. Chi ha fatto questo piccolo esperimento, è

probabile che guardandosi intorno non ne avrà trovato neanche

uno; non c’è da preoccuparsi, è normale e ne parleremo in

seguito.

Andiamo un po’ più a fondo. Chi è l’artigiano?

Dove ci sono due mani che creano, esiste un artigiano.

Perciò possono esservi infinite categorie, dai “veterani” sarti,

carpentieri, calzolai, falegnami, agli odierni bigiottieri di

braccialetti col ciondolo a forma di pizza. Se le palle di sabbia

si potessero vendere, sarebbero prodotti artigianali, per capirsi.

Il mestiere di artigiano può essere, proprio perché vario, molto

semplice e investito di importanza utilitaristica -il produttore

di scodelle per la mensa ante-rivoluzione industriale- o molto

elaborato e raffinato.

La città di Firenze è stata per secoli protagonista di questo

secondo tipo di mestiere, con le sue botteghe che dall’età dei

Comuni l’hanno rallegrata e colorata. Le zone più importanti

e storiche, nelle quali ancora oggi si può trovare commercio

di tipo artigianale anche se in misura molto diversa e ridotta,

sono quelle di via de’ Calzaiuoli e di San Lorenzo - famose per

la ricercata lavorazione delle pelli- e, Oltrarno, il quartiere di

San Frediano, che fino agli anni 60-70 ha prodotto qualsiasi

tipo di manufatto, in particolar modo oggetti di falegnameria e

addirittura antiquariato. Mentre nelle vie centrali l’atmosfera

delle botteghe si è spenta secoli fa, in San Frediano è ancora

possibile respirare l’aria malinconica dei pochi artigiani

sopravvissuti al nuovo Millennio. Si dice che un tempo, per

le vie del Quartiere, la gente lasciasse le porte delle case

aperte, che i bottegai e i residenti condividessero tutto, che

si vivesse di pane e solidarietà. Quel poco cibo che c’era,

specialmente negli anni appena successivi alla guerra, veniva

messo a disposizione di tutti, la gente si conosceva bene e non

di rado nascevano collaborazioni e amicizie di lunga durata.

San Frediano era un mondo a sé, e lo era anche ogni singola

bottega. Funzionava così: l’artigiano lavorava al suo pezzo,

con l’aiuto, talvolta, di un garzone. Su un mobile particolare

-ad esempio- poteva starci anni, portandosi il lavoro a casa,

spesso adornandola degli oggetti che poi avrebbe rivenduto

-a discapito delle povere mogli che si vedevano portar via

intere stanze-, con la passione e dedizione di un vero e proprio

Geppetto che ci mette anima e corpo nel plasmare suo figlio.

Quando stava a bottega, invece, l’artigiano era più che un

bottegaio: diventava un punto di riferimento per la città.

Turisti, studenti, giovani in cerca di fortuna si rivolgevano

agli “artisti d’Oltrarno” per avere indicazioni su Firenze, su

abitazioni, occupazioni, e molto spesso a bottega ci restavano,

o per lavorare, o “a chiacchera” una volta al giorno, o a

dormire qualche sera. È triste essersi persi questo spettacolo.

Questo intreccio di rapporti e sentimenti umani in un periodo

in cui c’era davvero bisogno di aiutarsi e di rimboccarsi

le maniche; San Frediano per Firenze ha rappresentato

l’emblema di questo spirito. Poi sono arrivati gli anni 80 e 90,

la grande distribuzione mondiale, le multinazionali e tutte le

cose che già sappiamo, ma in questo caso sono intervenuti altri

due fattori che non si possono imputare al Sistema: la poca

voglia di imparare questi vecchi mestieri e la poca voglia di

aspettare. La prima ha contribuito all’estizione dell’artigianato

dall’interno: nessuno vuole più mettersi a prendere pezzi di

mobili settecenteschi per riassemblarli e ridargli nuova luce.

Il secondo aspetto ha contribuito dall’esterno: negli anni 60

di Lucia Dattolo _ fotografie di Bernardo Bozza

le giovani coppie sposate aspettavano anni per avere i mobili

e oggetti che volevano fortemente, quelli che avrebbero reso

Casa la loro abitazione, e nell’attesa compravano cose di scarso

valore, provvisorie e niente affatto elaborate. A giudicare dalla

nostra incondizionata passione per Ikea, evidente che noi ci

fermiamo cronicamente a questo primo stadio. Tiriamo un po’

via, magari non sulla forma e il colore, ma indubbiamente sulla

qualità e sul valore del pezzo. Non ce ne importa poi tanto se la

scrivania è fatta col ciliegio della Val D’Orcia ancora pieno di

resina o se è un plastica misto legno sintetico.

Ma va bene così, chi lo sa, forse un giorno torneremo ad avere

un gusto del bello che vada oltre il semplice “mi serve”, forse

rallenteremo un attimo e apprezzeremo l’odore della cassettiera

in faggio della nonna, forse proveremo un brivido passando la

mano su un sensuale capo di seta… O forse no.

Per adesso, questa è la storia. E saremo tutti d’accordo che

l’artigianato, dal 1200 ad oggi, ha reso grande Firenze.

VIDEO-INTERVISTEIntervista all'Istituzione Filistrucchi

Intervista al calzolaio di via Romana

Intervista di Agnese Macerini

Video/editing: Francesco Romano & Agnese Macerini

Intervista di Elena Fortuna Di Bella Manca

Video/editing: Bernardo Bozza & Duccio Mondanelli

ARLO IN ARTE...

UN ARTIGIANO

IN ASCESA!

Intervista ad Arlo HaisekArtigiano fiorentino che lavora nel quartiere di riferimento per l’arte contemporanea: San Niccolò

di Noemi Stella _ fotografie di Zoe Guerrini

intervista

IN UN MOMENTO STORICO CARATTERIZZATO DA

“PRECARIETÀ”, “FUGA DEI CERVELLI”, “RECESSIONE

ECONOMICA”, CON CHE CORAGGIO POSSIAMO

CREDERE NELLE NOSTRE POTENZIALITÀ E

REALIZZARE I PROGETTI LAVORATIVI?

Arlo Haisek, 33 anni, ci dimostra che, con umiltà e costanza, si

possono sfondare muri.

Un tono di voce pacato, lo sguardo assorto che va e viene,

energia creativa tangibile.

Dopo aver frequentato l’istituto d’arte, Arlo ha fatto la gavetta

in vari laboratori, poi il potatore, l’autotrasportatore, ha

tentato di collaborare con alcuni negozi, poi fiere, mercatini e

oggi, finalmente, ha creato un suo spazio: un “concept store”.

(http://it.wikipedia.org/wiki/Concept_store ).

Spazio nato per infondere tranquillità, trasmettere belle

sensazioni ai clienti che osservano, ammaliati, la fusione di più

forme d’arte: sculture (Valentino Carrai), arredamento (Matteo

Aldo Menduini) e gioielli (Arlo Haisek). Qui il prodotto è fatto

in funzione dello spazio e non è privo di significati.

Arlo, nel 1997, creò una linea di gioielli in argento con

ingranaggi meccanici sciolti, metafora della distruzione della

società a causa di catastrofi e inquinamento.

Il suo obiettivo è di donare alle pietre una cornice unica e

distinguibile (senza utilizzare resine o sintetici) che soddisfi i

gusti e le esigenze di ogni cliente.

È necessario stare al ritmo con i tempi, ci racconta, per fare il

trand e non mescolarsi con i prodotti commerciali: ricordiamoci

che ogni opera è arte.

Purtroppo è difficile potersi dedicare a tempo pieno

all’artigianato: i guadagni non coprono le esigenze di sussistenza.

A questo proposito, Arlo organizza anche esposizioni e lavora

come esterno presso delle ditte, Valentino è insegnante

di disegno in una scuola per stranieri e Matteo si occupa di

parquet e arredamento.

Gli sforzi e le ore dedicate all’arte, però, non sono vane,

rappresentano grinta e voglia di indipendenza: “i poteri li

mantengono gli anziani, ma la classica società fondata sul

favoritismo non funziona più, i giovani artisti devono unirsi e

uscire da quei canoni di comportamento.”

Dando uno sguardo ai giovani sognatori che vogliono

intraprendere il suo stesso percorso, Arlo consiglia:

“non chiudetevi in una fortezza d’avorio, cercate sempre di migliorarvi

e non fatevi schiacciare”

Intanto vi diamo una notizia sensazionale: gli artigiani

esistono. No ok, è una cosa risaputa. Ma era bello dirlo.

Comunque, l’artigianato in pratica è il fai da te, ma fatto

meglio di come lo faresti tu. Perché sei un incapace, ma non

è colpa tua (scherziamo ovviamente, magari sei il mastro

Geppetto delle Seghe). Ora, l’artigiano è un tipo di mammifero

in via d’estinzione, un mestiere sempre meno praticato che

soppravvive più nelle fiabe e sempre meno nella realtà. Ed è un

gran peccato, se ce lo permettete, ma forse non ci possiamo far

niente. In fondo, pochi di noi possono permettersi di acquistare

dei beni che costano molto di più di quelli prodotti in fabbrica,

anche se di maggior qualità. La produzione artigianale infatti,

anche se il suo scopo non è il consumo ciclico, ma la durevolezza

delle cose, difficilmente può reggere il confronto con i ritmi della

produzione meccanizzata (tantomeno con i robot senzienti, che

per ora non esistono). Fermandoci a considerare solamente la

questione del prezzo dei prodotti, quello artigianale ne esce

sconfitto. Però, se noi non ci fermassimo a questo (perchè

siamo arguti magari), vedremmo che l’artigiano difficilmente

METAFISICA

ARTIGIANA

venderebbe un prodotto difettoso o trascurato. Questo perché

segue ogni passaggio della produzione. Per i suoi apprendisti,

l’artigiano è come un maestro che insegna loro tutto ciò che

devono sapere. Non si ritroveranno a portare caffè e fare

fotocopie in degli pseudo-stage. Il suo lavoro è rispettoso

dell’ambiente che lo circonda. Il prodotto finale è frutto del suo

ingegno, diffcilmente qualcun altro potrà ricopiarlo. Per di più,

l’artigiano non delocalizza, perchè i calli gli restano attaccati

alle mani e non vanno da nessuna parte. Tutti questi fattori

ci portano ad affermare che il costo dell’oggetto artigianale

è compensato, in parte, dal valore sociale che questo tipo di

lavoro riveste all’interno della comunità. Ecco dunque cos’è

l’artigiano: un lavoratore che non punta nella società odierna a

creare un consumo fine a se stesso, ma un utilizzo attento delle

risorse guidato dall’intelligenza e dal lavoro.

E per quanto riguarda i robot senzienti? Bè, quando saranno

finalmente operativi, sicuramente scriveremo un pezzo in

favore dei loro sacrosanti diritti sindacali. Perchè noi siamo per

la diversità.

opinione

Ogni anno si svolge a Firenze la mostra dell’artigianato. La visione di cotanta arte frutto delle mani di

nostri simili ha richiamato alle nostre menti

alcune questioni ancestrali sull’argomento:

Che cos’è l’artigianato?

A cosa serve?

Che senso ha?

I robot non sono più bravi? E se lo sono, hanno

gli stessi diritti degli artigiani (posto che gli

artigiani esistano)?

di Giacomo Sansoni & Lorenzo Rosini

fotografie di Bernardo Bozza

Il loro è un lavoro vecchio di tre generazioni che nel corso

degli anni si è avvalso di piccole innovazioni che non ne

hanno però sconvolto l’approccio artigianale.

Ogni singolo sandalo è assemblato, incollato e rifinito a mano

con l’aiuto delle macchine acquistate quando si trasferirono

nei primi anni ‘80 nell’attuale laboratorio. Per velocizzare

la produzione ognuno di loro si occupa di compiti specifici:

Giuliano taglia il cuoio, Giovanni assembla i pezzi e Cristina

incolla i tacchi e inzuppa i sandali rifiniti in una tintura

marrone scuro.

In questo modo producono circa 7-8 sandali l’ora, 50-60 al

giorno e a seconda degli ordini, che nel loro caso provengono

da commercianti fiorentini come da rivenditori giapponesi,

possono aumentare o diminuire la produzione.

La costruzione di un sandalo non è un’operazione semplice: è

un lavoro per molti versi duro e spesso ripetitivo. Si ha a che

fare tutti i giorni con sostanze chimiche che col tempo possono

risultare dannose per la salute, come il mastice e la tintura

applicata alla fine della lavorazione.

Allo stesso tempo però, è anche un lavoro creativo: ogni

modello è pensato e disegnato “in famiglia” e tutti i sandali

portano nomi come “Achille”, “Morfeo”, “Ifigenia” a seconda

delle sensazioni che le forme e l’aspetto suscitano in Giuliano.

VALORE

AGGIUNTO

reportage

Il Laboratorio Laudato

è un’azienda a conduzione familiare

che produce sandali di cuoio e in cui

lavorano tre fratelli: Cristina, Giovanni

e Giuliano.

Hanno imparato il lavoro quando erano

ancora adolescenti dal padre, calzolaio

originario di Caserta trasferitosi a

Firenze prima che nascessero

Reportage di Alessandro Medda

1. Ci sono pochi artigiani. Gli artigiani utilizzano le mani. La maggior parte degli artigiani sono uomini. Domande?

2Se proprio devi salutare un artigiano non stringere mai e poi mai la sua mano: potresti trovarti un pomello in vera pelle al posto delle dita.

3Se vuoi rendere felice la tua vita, modella la realtà a tua immagine: prendila a scalpellate.

4Il più grande paradosso di un lavoro manuale è che non ne esiste un manuale: provare per credere.

5Nessun prodotto uscito da una bottega è mai uguale a un altro, esattamente come i risultati delle mie moltiplicazioni durante i compiti di matematica quando ero al liceo. Perchè loro sono apprezzati e io no?

6Gli artigiani sono persone interessanti: non stanno mai con le mani in mano.

7L’artigianato è l’unico ambito in cui trovare clienti duri come il marmo non è un problema: hai già materiale su cui lavorare.

8Gli artigiani sono a rischio di estinzione: S. Frediano è appena stata proclamata area protetta dal WWF.

9Un artigiano non finisce mai di lavorare, in quanto una persona che smette di compiere il suo mestiere appende la sua strumentazione al chiodo. Tuttavia, chi pianta tutti i chiodi? Gli artigiani: chi sennò?

10Se abbatterete fisicamente o, peggio, moralmente questa rubrica la ricostruirò: sono un artigiano certosino.

10 COSE CHE... POTRESTE IMPARARE

E DOVRESTE SAPERE

SUGLI ARTIGIANI E IL

LORO MESTIERE

vignetta di Zoe Guerrini

di Bernardo Bozza

www.ripplemarks.net


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