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Slides identity Massimo Airoldi x bertram niessen

Date post: 30-Jun-2015
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le slides della lezione di Massimo Airoldi al corso di Sociologia dei Nuovi Media
26
L’identità al tempo della Rete
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L’identità al tempo della Rete

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Identità: premesse

“il nostro essere presenti a noi stessi e agli altri, il nostro riconoscerci quotidiano,

il tratto più distintivo, unico e profondo, la nostra specifica particolarità, la nostra

specifica biografia. Ma è anche il nostro essere dentro il gruppo, il nostro modo

di sentire il legame che ci unisce ad altri, le nostre abitudini, le nostre tradizioni:

vincoli e solidarietà, memoria e storia. E’ ciò che ci distingue dagli altri, è

l’evidenza della nostra diversità” (Colombo 2005:11)

“The first time a graduate student teaches a college class, for example, the

student often feels like an imposter. But if the performance is “carried off” well,

especially over several semesters, the person may feel “Yes, I am a teacher!”

(Meyrowitz 1985:31)

“The self, in late modern societies, is expressed as fluid abstraction, reified

through the individual’s association with a reality that may be equally flexible.

The process of self-presentation becomes an ever-evolving cycle through which

individual identity is presented, compared, adjusted, or defended against a

constellation of social, cultural, economic, or political realities” (Papacharissi

2011:304)

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Identità: qualche definizione

- Identità personale: la componente unica ed esclusivamente individuale del Sé

(Jenkins 2008:102).

- Identità sociale: “quella parte dell’immagine che un individuo si fa di se

stesso, derivante dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo (o a gruppi)

sociale, unita al valore e al significato emotivo attribuito a tale appartenenza”

(Tajfel 1985:384).

- Identità collettive: le identità culturali caratteristiche di una collettività umana

(Hall, du Gay 1996), come ad esempio un gruppo etnico (Barth 1969). Con il

termine “collettività” intendiamo: “similarity among and between a plurality of

persons – according to whatever criteria” (Jenkins 2008:103).

- Presentazione del self: l’identità “in pratica”, per come viene esibita

contestualmente e strategicamente sui “palcoscenici” dell’interazione sociale

(Goffman 1959). Le presentazioni del self che esibiamo nella nostra quotidianità

(online e offline) sono potenzialmente tante e diverse quanto i contesti sociali in

cui ci troviamo a interagire (Stryker 2008; Meyrowitz 1985; Goffman 1959).

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Identità e società

X lavora in una compagnia assicurativa, ha studiato legge ma odia gli avvocati,

è single, suona la chitarra, è un antipolitico di sinistra ma detesta i fricchettoni,

tifa Inter moderatamente ed è cresciuto guardando Beverly Hills, non ama i preti

ma nemmeno i gay e a maggior ragione i preti gay, gli piace Ligabue ma in

certe situazioni preferisce lodare i Kings of Leon, non sopporta l’odore del cibo

cinese in via Paolo Sarpi e prova un’estrema soddisfazione nel parlare di “How I

met your mother” quando si imbatte in un altro fan.

L’identità non è una proprietà stabile dell’individuo, ma un processo, un

equilibrio transitorio tra simile e diverso, tra personale e sociale

“identities are never unified and, in late modern times, increasingly fragmented

and fractured” (Hall, du Gay 1996:4)

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L’identità online

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Il “digital dualism”

Online l’interazione sociale si svolge in modo diverso rispetto alla “realtà” offline,

e anche le identità esibite dalle persone sono più libere e fantasiose

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Web 1.0: l’identità virtuale

“L’identità, una volta immersa nel contesto sociale e spaziale della rete, cambia:

diviene più “libera e flessibile, oltre che mutevole, situazionale e proteiforme.

L’assenza del corpo e della comunicazione non verbale è significativa, da un

lato perché libera da pregiudizi proprio e degli altri, dall’altro perché facilità i

comportamenti disinibiti. […] Il superamento del limite geografico, corporeo, ma

anche e soprattutto identitario, apre la possibilità di simulazione dell’identità che

può condurre alla produzione di un falso Sé” (Pravettoni 2002)

“Le Comunità virtuali sono aggregati sociali che emergono dal Web nel

momento in cui le persone ingaggiano discussioni pubbliche sufficientemente

lunghe e con un coinvolgimento emotivo sufficiente per formare delle reti di

relazioni personali nel cyberspazio” (Rheingold 1993: 3)

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Web 2.0: il “networked self”

“New media, such as the World Wide Web, allow people the opportunity to

present various forms of themselves to others at a distance. People are able to

post only that information which presents a desired image. While people are

purportedly presenting themselves, they are presenting a highly selective

version of themselves. Social network sites (SNSs) present the latest networked

platform enabling self-presentation to a variety of interconnected audiences.”

(Papacharissi 2011:252)

“Social relationships are multiplied, creating the potential for multiple

performances of the self occurring in a variety of different stages. This

multiplication of social audience does not imply a lost sense of place, but it does

necessitate performances that are more aware, so as to make sense to a variety

of audiences” (Papacharissi 2012:210)

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Social media e identità: esempi

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Hipster su Instagram

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Hipster su Instagram - 2

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Studenti Erasmus su Facebook

“Allora: questa volta ho superato me stessa.[…]…… Ho fatto fare un giro in

lavatrice alla mia carta bancomat, così, non si sa mai, giusto per vivere al

meglio il mio ultimo mese di erasmus!”

“Studiandoci tutto a quest’ora con raggaeton a tottu pompa nelle cuffie…dite

che mi sta facendo male questo erasmus??”

“non si può essere invitati a sei feste in una

settimana!!! io dovrei studiare………..e sono

anche debole di carattere, cedo facilmente ai

vizi. E’ dura la vita in erasmus”

“E’ semplicemente NUTRIENTE conoscere

nuove culture, persone, lingue…IMPARARE/

LERNEN…”

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Studenti Erasmus su Facebook - 2

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Mamme sui forum

Bright side of motherhood:

“A volte mi viene l'idea di riempirmi di cose perché è il primo figlio e

l'entusiasmo mi fa viaggiare molto con la testa. Sono così felice da voler

comprare tutto l'universo per il mio bambino”

Dark side of motherhood:

“Oggi giornata da schifo, mio cognato che abita a Padova ha pensato di invitare

mio marito ad una grigliata, ma non me, ci son rimasta malissimo. Mio marito

non se l'è fatto ripetere due volte,mentre io qui chiusa in casa con una bimba

malata e un bimbo piccolo. Penso che ormai sono arrivata al capolinea, non lo

reggo più e non reggo più questa situazione,escludendo i miei figli che sono la

mia vita, per il resto sono infelice”

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Mamme sui forum - 2

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Consumatori su Twitter

“Se non puoi permetterti una louis vuitton non ripiegare sulla luigi vittone”

“Il bauletto Vuitton by Sofia Coppola è il mio sogno impossibile! E’

meraviglioso!”

“RT @Mr_GianBo: Io non compro nulla che sia Louis Vuitton ce l'hanno tutti e

io NON sono tutti.... #nonseguoilgregge”

“RT @davidebenzi: ...te l'han detto che accessoriarsi di Prada, LouisVuitton e

Fendi, non risolve il problema del non lavarsi e deodorarsi?! Mi sa di NO!”

“RT @withjawaad: Il sorriso è il miglior accessorio che una donna possa

indossare. E’ meglio di una borsa Louis Vuitton o una giacca Burberry”

“Vedere il mio amore che mi regala, per le vacanze,una valigia #louisvuitton

con dentro un paio di scarpe #miumiu, non ha prezzo..ihihih”

“Odio usare borse di marca, ma se mi regalassero una Louis Vuitton o una

Chanel , francamente non la rifiuterei #20FactsAboutMe”

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Consumatori su Twitter - 2

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La community Sciechimiche.org

“noi di sciechimiche.org, preferendo la serietà e la correttezza alle puerili beghe

da ostaria tra strakeriani e debunker, preferiamo postare ARGOMENTI e non

passare il tempo a sbeffeggiare e deridere il presunto ‘nemico’.

l'unico nemico che abbiamo qui è l'IGNORANZA e la MALAFEDE.

e non ce ne frega nulla delle decine di decine di blog che passano il tempo a

commentarsi tra di loro, ammantandosi di una superiorità scientifica o morale

che esiste solo nelle loro teste. a noi interessa solo una cosa: riavere un cielo

pulito

PS: evidenzio infine che gli sperimentatori dell'energia orgonica sono solo una

piccola parte dei nostri iscritti. fermo restando che, noi della "sacra setta degli

orgoni" (ed io ne faccio parte) siamo FIERI ed ORGOGLIOSI di studiare nuove

strade che non siano mortifere come quelle già battute sinora da questa società

in metastasi”

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Teenager su Netlog

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Il mito dell’identità virtuale

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Critiche al dualismo digitale: letteratura

“A phone conversation, for example, is roughly analogous to the situation that

occurs when four people go to a lecture or a play together and sit side by side in

one row of seats” (Meyrowitz 1985:38)

“quando i critici dei media elettronici affermano che il nuovo ambiente simbolico

non rappresenta la realtà, si riferiscono implicitamente a una nozione

assurdamente primitiva di esperienza reale ‘non codificata’ che non è mai

esistita” (Castells 2002:431).

“We propagate the myth of identity as being natural, authentic, and spontaneous

and forget what thinkers like Erving Goffman and Judith Butler have

painstakingly illustrated: Identity, on and offline, is a performance” (Jurgenson

2012)

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Critica al dualismo digitale: anonimità

“Sul web si sperimentano identità diverse, in quanto le interazioni sociali

sono anonime”

NO!!

Con la diffusione di Facebook e altri social network l’ambiente sociale online è

diventato perlopiù “nonimo” (Zhao et al. 2008).

La Rete non può essere considerata come un unico spazio sociale, ma come

tanti luoghi contraddistinti da caratteristiche socio-strutturali diverse (Whitty

2008).

Oggi che gli utenti presentano quotidianamente il loro self su Facebook con tanto

di nome, cognome, libri preferiti e titolo di studio, a suonare “virtuale” sembra

piuttosto l’anonimato di molte interazioni offline.

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Critica al dualismo digitale: audience invisibile

“Sul web l’audience delle comunicazioni è invisibile, non so chi assisterà

alla mia presentazione del self ”

NO!!

La studiosa di social media Danah Boyd sostiene che la comunicazione online si

differenzi da quella offline per il fatto che sul Web l’audience sia invisibile (2008).

Osservando e praticando in prima persona le interazioni sociali sulla Rete però

l’audience, più che invisibile, sembra sempre “immaginabile” a partire dalle

informazioni reperibili nel contesto della “situazione sociale”, esattamente come

avviene offline (Goffman 1959) o usando media elettronici più “tradizionali” come

il telefono (Meyrowitz 1985).

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Online e offline, somiglianze e differenze

La rete è composta da una molteplicità di “spazi” (Whitty 2008), i quali danno

vita a “situazioni sociali” (Meyrowitz 1985) diverse in termini di accesso alle

informazioni sui destinatari della comunicazione (Yahoo Answers! ≠ Chat

Facebook) – informazioni necessarie per confezionare la presentazione del self

più strategicamente adatta al contesto (trovare un posto di lavoro su Linkedin ≠

flirtare su Netlog)

= OFFLINE

L’architettura della rete esclude dall’interazione il corpo: per esistere, la fisicità

deve essere mediata da fotografie, video, testo; questa mediazione è un’azione

volontaria dell’attore, soggetta alla riflessività dello stesso e che – pertanto –

entra di diritto nella sfera della presentazione del self (Goffman 1959)

≠ OFFLINE

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La realtà sociale aumentata

Quella che osserviamo sui social network non è una realtà sociale virtuale, ma

LA realtà sociale, sempre la stessa, soltanto terribilmente più veloce rispetto a

qualche anno fa.

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Massimo Airoldi

Centro Studi di Etnografia Digitale

www.etnografiadigitale.it


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