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UN DIPINTO DI ANTONIAZZO ROMANO....

Date post: 17-Oct-2020
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- 15 1 - UN DIPINTO DI ANTONIAZZO ROMANO. (I) LCUNI scrittori, considerano ancora 1'artista Allto- niazzo Romano come una fi g ura probl ematica, solo per la insu flìcien te couosceuza dell' opera asseg nata al maestro, in base alle ricerche d i questi ultim i anni. Dopo che io nel mio breve scritto comparso nel 1904 (2), raccolsi il mat eriale archivistico pervenuto sino a noi, e d p. tti un'ampia lista di lavori suoi, pon e ndo così le basi per più larghe ricerche, la sua opera si è notevolmente accresciuta con il riconoscimento di altre opere dovute alla sua mano, in modo che oggi noi pos- siamo indicare circa lUI celltiuaio di tavole e di affreschi di Antoniazzo, e tr a essi ne tro via mo alcuni datati, appartenenti ai vari periodi d 1Ia sua attività. L'errore principale per cui si chiudeva la via all'esame del vero essere di Alltoniaz zo, era il fa tto che si riteneva la Crocifissione dipillta sul Ciborio di . Giovauni in Laterano, come opera di Fiorenzo di Loren zo, e basandosi su cio si considera va Antoniazzo come suo scolaro . lo ho mostrato in base al con- fronto stilistico tra quest a Croci fissione, il quadr o firmato da Autouiazzo della Gall eria azionale di Roma e quello con la nicchia portante la firma di Fiorenzo di Lo renzo nella Pinacoteca di Perug ia, che l'affr esco del Laterano non appartiene a Fio- renzo, ma C0n a solu ta certezza è di Antoniazzo . Un con fron to lo mostrerà, in specie la fìgura di S. Paolo che appare in tutti e tre i dipinti, lascia riconoscere il ca- rattere essenzialmellte diverso dell'a rt e di Antoniazzo e di quella di Fiorenzo. Caratteri di aflìnirà con Fiorenzo non si ritro va no affatto in Antoniazzo, e se quando si crede di riconoscervel i è perchè si considerano opere di Alltoniazzo o della s ua scuo la come: appartenenti a Fiorenzo. Di do ve Antoniazzo abbia deri vato g li ev id enti inAussi ulllbri cbe appaiono in lui, poss iamo vederlo chiaramente dallo stile delle sue opere come anche dai numerosi docum e nti ch e posse diamo sulla sua atti \,id artistica. Cia al principio della sua carriera artistica egli vien e in contatto con Melozzo da Forlì; nel 146 1 i due artisti vengo no impie gati da Alessandro Sforza, sig nore di Pesaro, nell'esecuzione di alcune copie; più tardi, nel 1480, tro- v iamo ch e Autoniazzo e Melozzo ricevono pagamenti in comune per la decorazione della Biblioteca Palati n a. La maniera del Melozzo ha decisivamente e inuegabilmente inAuito su Antoniazzo; nella sua r: gida g randiositù cio appare chiaro . Il S. Gio vanni della Crocifìssione nella cam era di S. Caterina in S. Maria sopra Minerva, si puo portar e come l 'esem pio piil signifìcativo di questo iuAusso. Antoniano aveva aucbe facil- ll1eme occasione a cono scere le opere del Perugillo, nella . Cappella Sistilla, ma nel 1484 i du e artisti. si mettono in socied per condurre alcuni importanti la vori de- corativ i, e n eg li ;dfreschi di S. GiO\'alllli in Ti voli possia mo meglio che altrove ( l) Tradu zi one dal man oscrittO dell 'au tore. (2) A. Gor rSC 1 -lE \v S Kl, ]) ie Fr es /!e/ I des c /(oll/.<ln o il n Slt"/'e :::illlll te1· da /l /. Cn tm·i/la VO li Siena {II S. l'vIari!! sopra !'v[iner vt t in ROIII :!, Str:tssburg, 1904.
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UN DIPINTO DI ANTONIAZZO ROMANO. (I)

LCUNI scrittori, considerano ancora 1'artista Allto­

niazzo Romano come una fi gura proble matica, solo per la insu flìcien te couosceuza dell ' opera assegnata al maestro, in base alle ricerche d i questi ultim i anni. Dopo che io nel mio breve scritto comparso nel

1904 (2), raccolsi il materiale archivistico pervenuto sino a noi, e d p. tti un'ampia lista di lavori suoi, ponendo

così le basi per più larghe ricerche, la sua opera si è notevolmente accresciuta con il riconoscimento di altre opere dovute alla sua mano, in modo che oggi noi pos­siamo indicare circa lUI celltiuaio di tavo le e di affreschi

di Antoniazzo, e tra essi ne troviamo alcuni datati, appartenenti ai vari periodi d 1Ia sua attività. L'errore principale per cui si chiudeva la via all'esame del vero essere di Alltoniazzo, era il fa tto che si riteneva la Crocifissione dipillta sul Ciborio di . Giovauni in Laterano, come opera di Fiorenzo di Lorenzo, e basandosi su cio si considerava Antoniazzo come suo scolaro. lo ho mostrato in base al con­fronto stilistico tra questa Croci fissione, il quadro firmato da Autouiazzo della Galleria azionale di Roma e quello con la nicchia portante la firma di Fiorenzo di Lo renzo nella Pinacoteca di Perugia, che l'affresco del Laterano non appartiene a Fio­renzo, ma C0n a solu ta certezza è di Antoniazzo . Un confron to lo m os trerà, in specie la fìgura di S. Paolo che appare in tutti e tre i dipinti, lascia riconoscere il ca­rattere essenzia lmellte diverso dell 'a rte di Antoniazzo e di quella di Fiorenzo. Caratteri di aflìnirà con Fiorenzo non si ritrovano affatto in Antoniazzo, e se quando si crede di riconoscervel i è perch è si considerano opere di Alltoniazzo o della sua scuola come: appartenenti a Fiorenzo. Di dove Antoniazzo abbia deri va to g li ev id enti inAussi ulllbri cbe appaiono in lui, poss iamo vederlo chiaramente dallo sti le delle sue opere come anche dai numerosi documenti che possediamo sulla sua atti \,id artistica . Cia al principio della sua carriera artistica egli viene in contatto

con Melozzo da Forlì; nel 146 1 i due artisti vengono impiegati da Alessandro Sforza, sig nore di Pesaro, nell 'esecuzione di alcune copie; più tardi, nel 1480, tro­v iamo ch e Autoniazzo e Melozzo ricevono pagamenti in comune per la decorazione della Biblioteca Palati na. La maniera del Melozzo ha dec isi vamente e inuegabilmente inAuito su Antoniazzo; nella sua r:g ida g randiositù cio appare chiaro. Il S. Giovanni della Crocifìssione nella cam era di S. Caterina in S. Maria so pra Minerva, si puo portare come l 'esem pio piil sig nifìcativo di questo iuAusso. Antoniano avev a aucb e facil­ll1eme occasione a conoscere le opere del Perugillo, nella . Cappella Sistilla, ma nel 1484 i due artisti. si mettono in soc ied per condurre alcuni importanti la vori de­corativi, e negli ;dfreschi di S. GiO\'alllli in Ti voli possia mo meglio che altrove

( l) Traduzione dal manoscrittO t~d~sco dell 'au tore. (2) A. GorrSC1-lE\vSKl, ]) ie Fres /!e/I des ~lttolli,! {{o c/(oll/.<lno iln Slt"/'e:::illlll te1· da /l /. Cn tm·i/la

VO li Siena {II S. l'vIari!! sopra !'v[iner vtt in ROIII:!, Str:tssburg, 1904.

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riconoscere gl'inAussi esercitati, sulla più debole di queste due persollalita artistiche, da un tale contatto personale.

I lavori eseguiti in società con Domenico e Davi d Ghirlandaio (1475 ) e con Pietro Torini di Siena (1483), I10n hanllo invece lasciato tracce vis ibili uelle crea­zioni di Antoniazzo. Forse si può ritenere che nella composizione della Crocifissione nella camera di S. Caterina appaia l'inAusso di Firenze.

Antoniaz7.o - 5s. Vincenzo, Illuminata e Nicola. Monlefalco. - Chiesa di 5. Francesco.

A tar gi ustamente apprezzare tutta la sua importanza artls tlca erallo sempre d'ostacolo alcune deboli Mado1ll1e; ma in Antoniazzo più ancora che in qualunque altro maestro, bisogna distinguere tra i lavori di sua mano e quelli della bottega ; perchè la bottega di An toniazzo era Ulla impresa di decorazioni della più grande e­stenzione. Da principio fu piccola, ma si ingrandl sempre più, come noi appren­diamo dai pagamenti della Camera papale; e IleI 1492 ricevette per lavori di decoraz ione per l'incoronazione di Alessandro VI, la cospicua somma di 400 fiorini. Sulla natura di ques ti lavori non ci può esser dubbio; essi sono partitamente in­dicati; si trattava. di pitture di stendardi e di stemmi, ornamenti di camere, di porte, di finestre, insomma di lavo ri di secondaria importall za . Ques ta non era un aspecialid di Alltoniazzo; anche artisti del valore di Melozzo e del Perugillo im­prendevano insieme con lui tali lavori; per esempio dal 1480 ,11 q8r vengono

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segnati pagam enti a « i\lIelolÌtls eL An/ollalius pie/V1'eS » PTO IaetuTa vel pielura fi­nestroni1//, et arll/ ortl1lt », e col Perugino come compagno, Antoniazzo viene paga to

(( pro pietuTa plnrium vexillùrullt et plurill11t 'l'ermI! o'rdillnTianl'l'll »; « PTO ina/ballira ati/ne palatii l ) . Che uomini di cOSI alto va lore arti stico im preudessero lavori di tal

genere, trova la SU<l spiegazione prima n ella semplicità del sentimento deg li arti sti d'allora, poi nella lautezza del pagamento. Che essi si associavano C011 Antoniazzo dimostra che egli e ra tra le più spicca te persoualitù artis tiche romane. Noi vediamo

auche uei grandi lavori di architettura e di scultura com parire deg li imprenditori nel senso moderno della paro la , i quali orgallizzavano in grande le loro imprese, per trar g uadagn o dal desiderio dei papi di vedere eseguite in brevissimo tem po

dei monumenti g randiosi e r icch i di decorazione. T al i persone stavano in cOlltiuui

rapporti con la Corte papa le, cOlloscevano g li imp iegati e sapevano in cbe modo fars i pagare. E gli artisti trovavano molto pratico di uu irsi a lo ro. Ch e relazioni di tal genere ci fossero nelle imprese che A11to11iazzo imprendeva i11 soci ed, lo m os tra la convenzione cbe egli fece con Piet ro Torini di Siena per la ridipintura di

tre camere lI el palazzo papale. h i Antolliazzo si riserva, se gli farà comodo, di man­dare un altro lavorante i11 sua rappresentanza, e di ri manere egli stesso 1011tallo. E videntemeute egli era il più fo rte, cbe traeva profì t to dagli altri.

Malgrado eseguisse tali lavo ri di decorazione, Antolliazzo era ancbe un g rande artista di carattere scbie tto e severo, com e ci ap pare da alcuni quad ri da lui stesso condotti, quali la Madonna della R ota, al Vaticano. In doppia fo rma si mani fes ta accanto agli influ si fores ti eri, nella sua persollalità artistica la ori g iualid romana. L o spiritualismo mistico delle sue Madonue, la pro foudità del sent imento, sono cose che eran penetrate uel suo spirito dai l1lusaici medioevali, La di g ll ità e la magnifìcenza delle sue g rand i e possellti fì gure, la loro g rande corporatura e pesau­tezza sono segni cara tteristici della popolazione romana, cbe egl i imi to, e che g li fornirono per la sua arte un ltUO VO ti po.

Alle opere cbe fino ad o ra s i potè\' a llo considerare come le migliori creaziolli del suo pennello se ue deve agg iungere Ulla nuova, che e ra esposta alla Mostra di Autica Arte Umbra, e proveniva da S. Francesco i n Montefalco. Su fondo aureo vi sono rappre~entati in grandezza naturale tre santi, che dalle iscri zioui sono indi­cati come S. Viucentius, S. Illuminata e S. Nicolaus. Una ruota posta vicino alla

S. Illuminata, mostra che essa doveva ulla volta rappresentare S. Cateri11a. In rap­porto al colorito il quadro è molto piacevolmente condotto con toni leggeri; spe­cialmente il S. Vincenzo, con un mautello co lor tortora, con verdi oruamenti e tunica biancastra, è di un effe tto caratteri stico. Le fi gure SOltO grand iose, fo rti e maestose, la tranqui llit :l spi ra dai loro atteggiamenti: cbi ha fatto qu es to quad ro

era uu g rande art ista, nessuno potrà negarlo. Ma per questa rag ione un certo num ero di critici voleva toglie rlo ad Autolliazzo.

L'attribuz ione allo Spagna era ve ramente insostenibile; e quella al ve ro mae­

stro, ad Antoniazzo Romano, che il sottosc ritto avanzo, si è invece affermata ed è stata accettata dal catalogo e da alcuni conoscitori . La pate rnità di Antoniazzo è, per chi guardi tutta la sua ope ra, cer tam ente indubbia. La Santa è una esatta ripro­duzione della S. Lucia nel ciclo di affreschi della Cam era di S. Caterina alla Mi­

nerva; so ltanto i simboli sono mutati. C he qui poi non si tratt i di una imi tazione di un artista cbe si sarebbe se rvito di una delle figure del maestro, lo prova chia­ramente la somisdianza stilistica di tutt i i piccoli detta a li del diseano nell e mani ......, b b , ,

negli occhi, nella bocca, cbe riappaiono idemici nella Madonna firmata della Gal-

leria Nazionale di Roma. La mano dest ra del S. Nicola si ritrova identica i11 quella

21 - Boll. d'Art I? ,

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del S. Francesco di questo quadro, come pure è da osservare specialmeute il mo­dellato delle maui finemente condotto nel quadro di Moutefalco, in quello della

Antoniazzo. Due Sante. - 7(0 111 a, S. Maria sopra Minerva.

Galleria Nazionale e nell'altro della Madonna della Rota in Vaticano. La stessa forma dell'orecchio del S. Nicola, è nel S. Pietro della Madonna della Rota; gli occhi e il naso sono egualmente conformi. Simili corrispondenze si lasciano facil-

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mente moltiplicare, in modo che possiamo ritenere la paternid di Antolliazzo pel quadro di Montefalco, come accertata. Il suo valore artistico diviene così piu chiaro e straordinariamente accresciuto; e nello stesso tempo dobbiamo lamentare aucora di piu la disgrazia che gli affreschi della Minerva siano ridotti in cOSI cattivo stato. Essi dovevano per la maestosid delle figure essere Ull a vo lta sim ili al quadro di Montefalco} come almeno dalla Crocifiss ione ivi esistente anche ogg i possiamo argo­mentare. Cronologicamente il quadro coi tre santi deve assegnarsi al periodo in cui il pittore eseguiva quegli affreschi che io ho datati intorno al 1482; e tanto in questo che nel dipinto sono evidenti le tracce di quei rapporti personali cbe l'arti sta ebbe con Melozzo nel J 480.

Nella stessa Esposizione d'Arte Umbra, un piccolo quadretto con la Madonua, della raccolta del cav. G. Margberini Graziani di Città di Castello, presentava il tipo comune nei quadretti di devozione, che ricorre cosi spesso in Antoniazzo.

Mi sia permesso qui di esprimere il desiderio che anche l'affresco con l'Annun­ciazione, nel Pantheon, scoperto tempo fa da G. Sacconi, sia reso accessibile al mondo scientifico pe r mezzo di una buona pubblicazione (r).

Aoo LF GOTTCHEWSK I.

( I) Questo articol o era stato inviato dal dotto Gottchewsk i al Bollettino d'arte da parecchio tempo, ma non si potè fi no ad oggi pubblicare per sovrabbondanza di materia. Intanto uscì alla luce il volume di Umberto Gnoli sull ' Esposizione di Perugia, ove il dipinto di Montefalco fu pub­blicato.


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