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AMBIENTI DI APPRENDIMENTO PROCESSI DI INNOVAZIONE …...PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA Che...

Date post: 06-Oct-2020
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FORMAZIONE DOCENTI NEOASSUNTI 2019-2020 “La scuola come ambiente di apprendimento: aspetti didattici, organizzativi e relazionali” AMBIENTI DI APPRENDIMENTO PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA David Nadery
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Page 1: AMBIENTI DI APPRENDIMENTO PROCESSI DI INNOVAZIONE …...PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA Che cosa funziona, a quali condizioni Innovazione nella didattica = Cosa ha da proporre

FORMAZIONE DOCENTI NEOASSUNTI 2019-2020

“La scuola come ambiente di apprendimento:

aspetti didattici, organizzativi e relazionali”

• AMBIENTI DI APPRENDIMENTO • PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA

David Nadery

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AMBIENTI DI APPRENDIMENTO Da Don Milani alla Montessori e Dewey, da Freinet a Malaguzzi, chiunque abbia avvertito la necessità di mettere in primo piano lo studente è giunto alla conclusione che la cattedra e la sua collocazione

sulla predella sono l’emblema di una relazione di tipo gerarchico (Bricks, anno 6, n.1)

• Il banco scolastico nel primo dopoguerra aveva, con la sua struttura, il compito manifesto di dispensare il maestro dal governo della disciplina e di contenere l’esuberanza del fanciullo.

• AFFORDANCE: qualità fIsica di un oggetto che suggerisce a un essere umano le azioni appropriate per manipolarlo.

• Il termine “affordance” può essere tradotto con INVITO

CON “AMBIENTE DI APPRENDIMENTO” NON SI INDICA SOLO UN LUOGO, MA SI INDIVIDUA ANCHE UNA MODALITA’ DI OPERARE IN ESSO.

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Indicazioni nazionali per il Curricolo

• (…) La scuola si deve costruire come luogo accogliente, coinvolgendo in questo compito gli studenti stessi. Sono, infatti, importanti le condizioni che favoriscono lo star bene a scuola, al fine di ottenere la partecipazione più ampia dei bambini e degli adolescenti a un progetto educativo condiviso (…) L’organizzazione degli spazi e dei tempi diventa elemento di qualità pedagogica dell’ambiente educativo e pertanto deve essere oggetto di esplicita progettazione e verifica (…) L’acquisizione dei saperi richiede un uso flessibile degli spazi, a partire dalla stessa aula scolastica, ma anche la disponibilità di luoghi attrezzati che facilitino approcci operativi alla conoscenza per le scienze, la tecnologia, le lingue comunitarie, la produzione musicale, il teatro, le attività pittoriche, la motricità”.

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Prospettiva “Student Voice” (…) Stabilire la partecipazione attiva dei bambini e dei giovani in tutti gli aspetti della vita

scolastica, in particolare attraverso metodi formali e non formali affinché influenzino l’insegnamento e le pratiche di apprendimento e l’ambiente scolastico, e attraverso

l’integrazione dei Consigli degli alunni delle scuole superiori nel governo della comunità scolastica.” (Consiglio d’Europa, Raccomandazioni a favore degli under 18, 11 aprile 2012)

“C’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel costruire e ricostruire un intero sistema senza prestare mai a sco l t o a co l o ro pe r i qua l i verosimilmente si edifica tale sistema (…) E’ giunto il tempo di considerare gli studenti fra coloro che hanno il diritto di partecipare sia alla riflessione cr i t ica su l l ’educaz ione che a l rinnovamento della stessa.” (Cook - Sather, 2002)

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“AVANGUARDIE EDUCATIVE” Movimento (INDIRE)

Manifesto per l’innovazione

• Trasformare il modello trasmissivo della scuola

• Sfruttare le opportunità offerte dalle ICT e dai linguaggi digitali per supportare nuovi modi di insegnare, apprendere, valutare

• Creare nuovi spazi per l’apprendimento

• Riorganizzare il tempo del fare scuola

• Riconnettere i saperi della scuola e i saperi della società della conoscenza

• Investire sul “capitale umano” ripensando i rapporti (dentro/fuori, insegnamento frontale/apprendimento tra pari, scuola/azienda etc.)

• Promuovere l’innovazione perché sia sostenibile e trasferibile

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Rinnovamento dello spazio educativo: alcuni esempi

• Scuole che hanno marcato una specializzazione dell’aula in chiave disciplinare (ITTS A. Volta, Perugia)

• Scuole che hanno ripensato gli spazi di accoglienza, connessione e transito (IIS Paciolo D’Annunzio, Fidenza)

• Scuole che hanno allestito una o più aule flessibili (aule 3.0) e polifunzionali (IIS L. Pacioli, Crema)

• Scuole che hanno potenziato gli spazi per supportare attività extra didattiche in sinergia con il territorio (I.C. di Cadeo e Pontenure, Piacenza)

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Rapporto tra spazi e tempi dell’apprendimento: Progetto “Architetture scolastiche” di INDIRE

Convegno nazionale

“Quando lo spazio insegna”

16/05/2012 - Roma

Nuove architetture per la scuola del nuovo Millennio

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA

PIANO NAZIONALE SCUOLA DIGITALE

Capitolo 3 - DOVE VOGLIAMO ANDARE?

1) Accesso

2) Spazi e ambienti per l’apprendimento

3) Amministrazione digitale

4) Identità digitale

5) Competenze degli studenti

6) Digitale, imprenditorialità e lavoro

7) Contenuti digitali

8) La formazione del personale

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA La lezione frontale è una strategia didattica superata?

“No, ma ciò dipende dal come la si svolge. Non deve essere impostata come solo momento trasmissivo poiché risulterebbe inefficace. La lezione frontale risulta efficace quando è interattiva, strutturata con azioni volte a massimizzare l’efficacia del trasferimento d’informazioni e della costruzione di valide rappresentazioni mentali da parte degli studenti. Tecniche: esplicitazione di obiettivi e criteri di valutazione, uso di organizzatori anticipati (schemi, mappe, tassonomie…), tecniche di comparazione e contrasto (similarità e differenze), modelling (spiegazione ed esempi), durata limitata per l’esposizione dei contenuti, pratica guidata e controllo da parte dello studente di quanto appreso (valutazione formativa)”. (“Sappiamo davvero come far apprendere? Credenza ed evidenza empirica”, Roberto Trinchero, 2013)

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA Che cosa funziona, a quali condizioni

Innovazione nella didattica = Cosa ha da proporre la ricerca educativa?

Manifesto S.Ap.I.E.(Società per l’Apprendimento e l’istruzione informati da Evidenza):

1. La didattica come scienza: per una Scienza dell’Istruzione e dell’Apprendimento

2. Utilizza criteri espliciti e procedure trasparenti per definire l’affidabilità delle proprie asserzioni

3. Interagisce con EBE (evidence-based education), scienze cognitive e neuroscienze, pedagogia comparata

OBIETTIVO: studiare il rapporto tra azioni istruttive (strategie, programmi, dispositivi, sistemi di istruzione) e impatto sull’APPRENDIMENTO (effect size Quanto l’intervento è stato efficace?)

APPROCCIO EVIDENCE - BASED “Che cosa funziona, a quali condizioni”

METODO DI RICERCA UTILIZZATO: META-ANALISI

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA Scienza dell’Istruzione e dell’Apprendimento e Scienze cognitive

• Teoria del carico cognitivo: quantità totale di attività mentale imposta alla memoria di lavoro in un dato istante (“sforzo mentale”)

Collegamento fra nuove informazioni ricevute e conoscenze pregresse 1) difficoltà intrinseca (argomento di studio)

2) carico cognitivo estraneo al compito di apprendimento 3) carico cognitivo pertinente (costruzione nuovi schemi mentali)

Indicazioni importanti per la didattica: a) I novizi apprendono meglio se sono esclusi materiali estranei al compito (eliminazione del carico cognitivo estraneo) b) Se il compito è complesso si apprende meglio tramite operazioni di riduzione carico cognitivo (sequencing, pacing, fading) c) Per studenti non esperti l’apprendimento è migliore se si presentano esempi guidati (e non problemi/esercizi da risolvere) d) Nella comunicazione multimediale funziona meglio l’abbinamento coerente tra parola e immagine statica

• Funzioni esecutive e loro potenziamento attività metacognitive (es. metodo Feuerstein)

Processi mentali che sottendono il ragionamento e i processi intellettivi di ordine superiore (attenzione, pianificazione, orientamento allo scopo, organizzazione del comportamento, pensiero strategico, autocontrollo, autoregolazione, automonitoraggio, controllo delle emozioni e della motivazione)

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA Scienza dell’Istruzione e dell’Apprendimento e Neuroscienze

“Nessuno dovrebbe ignorare il fatto che alcune questioni sono definitivamente risolte. Così oggi sappiamo che i metodi globali o audiovisivi non funzionano; tutti i bambini, di qualunque origine sociale, beneficiano di un apprendimento esplicito e più precoce imparando le corrispondenze tra lettere e suoni del linguaggio. Ritornare ancora su questo punto con il pretesto di sperimentare o esercitare la propria libertà di insegnamento sarebbe criminale. Mano a mano che emerge consenso scientifico sui meccanismi della lettura, il suo insegnamento dovrebbe progressivamente trasformarsi in una autentica ‘neuro-psicopedagogia’, una scienza integrata e cumulativa, in cui la libertà di insegnamento non è negata ma è rivolta alla ricerca pragmatica di un insegnamento strutturato e più efficace” (S. Dehaene, Reading in the Brain: The New Science of How We Read, 2009).

“Evidenze scientifiche sulla perdita di attenzione nei bambini, sui meccanismi della lettura e della scrittura e sulla necessità di mantenere o di recuperare a questo livello le metodologie tradizionali (scrittura manuale, lettura su carta) stanno ricevendo conferme sempre più ricorrenti. Oggi conosciamo meglio i meccanismi neurologici sottesi a tali processi. Sappiamo che la scrittura manuale ha implicazioni neurologiche più significative di quella su tastiera e che la lettura di un testo sequenziale è più semplice e più adatta a sviluppare lettura profonda, rispetto al testo digitale e multimediale (Kiefer et al.,2015; Mangen e Balsvik, 2016; Jabr, 2013).

“C’è da chiedersi se un intervento a questo livello, di facilissima attuazione, sul ripristinare la centralità del leggere e dello scrivere (e del piacere che si accompagna a queste attività) non dovrebbe essere collocato al primo posto delle raccomandazioni da fornire a tutte le scuole” (B. Vertecchi, 2016).

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA Scienza dell’istruzione e dell’Apprendimento ed Evidence Based Education

• Una “evidenza” è una conoscenza fondata scientificamente, risultato di un processo trasparente e riproducibile di ricerca, che ha ricevuto un consistente numero di prove confermative e quindi un apprezzabile grado di affidabilità.

• Evidence Based (o informed) Education designa l’integrazione delle capacità di giudizio professionali dell’insegnante con la migliore evidenza empirica disponibile.

Il problema centrale da affrontare in Italia: mettere in fase la ricerca scientifica con la politica dell’innovazione

• “In Italia la politica scolastica sembra poter fare a meno della ricerca scientifica in educazione (…) In quasi ogni proposta di legge o di regolamento che riguardi la scuola si parla di “sperimentazione”. Ma la cosa singolare è che le sperimentazioni non si fanno mai prima dell’assunzione delle decisioni, per capire se il modello d’intervento proposto permetta o meno di risolvere il problema che si vuole affrontare (…) Prima di decidere una riforma o un’innovazione i responsabili politici chiedono alla ricerca scientifica se valga o meno la pena di intraprendere un determinato programma. Questo succede nei sistemi governati secondo criteri di responsabilità che tengono conto della spesa pubblica e del bene comune”. (N. Bottani, 2009).

Da cosa dipende dunque il miglioramento della scuola?

• Le risultanze dalle comparazioni internazionali unite alle evidenze scientifiche sugli apprendimenti convergono verso una risposta che non possedevamo una decina di anni fa:

1.QUALITA’ DEGLI INSEGNANTI: tutti i paesi che hanno miglioramenti negli apprendimenti degli alunni si occupano di più della condizione degli insegnanti, li selezionano meglio e li trattano meglio.

2.METODO DIDATTICI:la differenza tra un insegnante esperto e un insegnante che ha esperienza ma che non è esperto, a parità di contesto di azione, può essere ragguardevole (Hattie, 2009).

3.TECNOLOGIE PER L’APPRENDIMENTO: nessuna tecnologia di per sé è un fattore in grado di determinare un impatto significativo sugli apprendimenti, ma le tecnologie possono essere impiegate in modo pedagogicamente significativo.

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA Come rendere l’insegnamento efficace: un tentativo di sintesi

1.In ogni momento del processo di apprendimento tieni in massima considerazione come l’allievo percepisca il proprio senso di autoefficacia

2.Orienta l’attenzione dell’allievo sugli aspetti rilevanti di ciò che deve apprendere, limitando il carico cognitivo estraneo

3.Attiva le preconoscenze dell’allievo 4.Fornisci preliminari visioni d’insieme prima di entrare nei dettagli 5.Controlla con cura gli strumenti e i codici di comunicazione che impiegherai 6.Aiuta gli allievi a sviluppare immaginazione mentale e pensiero ad alta voce 7.Favorisci un progressivo spostamento dal che cosa apprendere al come apprendere 8.Dinanzi a compiti complessi, scomponi, scorpora e sequenzializza 9.Favorisci l’apprendimento attraverso dimostrazioni e padronanza guidata 10.Favorisci la rielaborazione interiore delle conoscenze, variando il contesto applicativo e

ritornando sulle conoscenze a distanza di tempo

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA False credenze didattiche presenti nella scuola

1. Tanti più stimoli informativi si offrono, meglio è.

2. Si dovrebbe sempre partire dagli interessi spontanei del bambino.

3. L’apprendimento dovrebbe sempre partire dal “fare” e dal rapporto con la realtà concreta e manipolabile.

4. Il bambino dovrebbe lavorare con lo stesso metodo del ricercatore.

5. Bisogna assecondare gli stili di apprendimento dell’allievo.

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA “Visible learning. A synthesis of over 800 meta - analyses relating to achievement” (J. Hattie, 2009)

“Visible learning for teachers. Maximizing impact on learning” (J. Hattie, 2012)

• Visible Learning. A synthesis of over 800 meta-analyses relating to achievement, si può considerare il più significativo contributo uscito negli ultimi anni nell’ambito dell’Evidence Based Education (EBE): esso si basa sul lavoro di quindici anni di ricerca e su 800 meta-analisi, che riuniscono più di 50 000 studi minori che hanno coinvolto circa 250 milioni di studenti. Una meta-analisi è una tecnica di ricerca utilizzata per riassumere diversi studi condotti sulla stessa variabile con metodologie sperimentali. Le statistiche ottenute dalle meta-analisi vengono sintetizzate in un unico valore, quello dell’“ampiezza di effetto” o effect size (nel testo tradizionalmente indicato con d), risultato della differenza tra la media del gruppo sperimentale e la media del gruppo di controllo (o, se in uno stesso gruppo, tra la condizione precedente il trattamento e quella successiva), divisa per la deviazione standard del campione aggregato. Da tali studi l’autore individua 138 fattori di influenza afferenti a sei diverse aree: gli studenti, la famiglia, la scuola, i curricula, gli insegnanti e le strategie di insegnamento.

• Questo concetto è messo in risalto in un’ulteriore pubblicazione, Visible Learning for Teachers. Maximizing impact on learning, in cui l’autore cerca di trasferire sul piano della professionalità dell’insegnante quanto precedentemente acquisito. Dopo una prima parte riepilogativa del quadro teorico e metodologico della ricerca, egli analizza i momenti cruciali della lezione (la preparazione, l’avvio, l’apprendimento, il feedback e la conclusione): rivolgendosi direttamente agli insegnanti, fornisce loro indicazioni precise circa i modi concreti per rendere più efficace l’insegnamento e sollecita una riflessione attraverso esercizi, domande e checklist. In appendice, indicativa dell’attenzione dell’autore verso il livello della pratica didattica, è inserita la spiegazione circa l’impiego dell’effect size con piccoli campioni, ad esempio quelli di una classe, per verificare i progressi degli studenti.

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PROCESSI DI INNOVAZIONE NELLA DIDATTICA I fattori di Hattie ordinati secondo l’effect size

(impatto del fattore sul successo scolastico)

1. Assegnare decisionalità e responsabilità reale ai ragazzi incrementa i risultati reali del loro apprendimento (per far questo è necessario che l’apprendimento avvenga in maniera attiva);

2. Conoscere il modo in cui i bambini “ragionano” e tenerne conto nella progettazione di nuovi percorsi di apprendimento. L’astrazione non è un traguardo conseguibile per tutti nello stesso momento e la capacità di astrazione dipende dai contenuti di apprendimento a cui il bambino è stato sottoposto fino a quel momento;

3. Fornire una valutazione formativa ai soggetti che apprendono rende maggiormente efficace l’azione formativa (quali obiettivi sono stati raggiunti, quali no, cosa deve cambiare nelle strategie dell’allievo e in quelle dell’insegnante per raggiungerli);

4. Riflettere sulla propria azione didattica tramite il microteaching migliora l’efficacia formativa del docente (riflessione sistematica e controllata del docente sul proprio insegnamento condotta anche con l’ausilio di videocamere che ne riprendano l’attività in classe e successiva riflessione guidata sui punti di forza e di debolezza della sua azione);

5. Curare la chiarezza della propria esposizione migliora l’efficacia formativa del docente (organizzazione dei contenuti, dichiarazione preliminare degli obiettivi di apprendimento, utilizzo degli esempi, pratica guidata, valutazione con obiettivi chiaramente pre-definiti);

6. Adottare strategie didattiche basate sull’insegnamento reciproco rende maggiormente efficace l’azione formativa (gli studenti preparano a turno una lezione da esporre ai compagni o a gruppi di compagni: assumendo questo ruolo debbono “controllare” la propria comprensione, porsi domande… ovviamente con l’assistenza dell’insegnante);

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7) Porsi in osservazione e in ascolto per ricevere feedback dagli allievi rende maggiormente efficace l’azione formativa (rappresentazioni, concetti non compresi, attivazione, motivazione);

8) Costruire una buona relazione docente-studente rende maggiormente efficace l’azione formativa;

9) Mettere in atto percorsi formativi con apprendimenti distribuiti nel tempo rende più efficace l’azione formativa;

10) Promuovere l’uso di strategie metacognitive rende maggiormente efficace l’azione formativa (la capacità di riflettere su e di regolare il proprio apprendimento);

11) Sviluppare la creatività rende più efficace l’azione formativa;

12) Sviluppare la professionalità dei docenti in modo continuo rende più efficace l’azione formativa.

• “Di tutte le variabili esaminate, il 48% supera lo 0.40, collocandosi nella zona degli effetti desiderati, mentre il 52% ottiene risultati inferiori. Tra i fattori di maggiore efficacia vi sono le strategie didattiche istruttive (d medio = 0.60), ad esempio il reciprocal teaching, il feedback, le strategie metacognitive, il mastery learning, la direct instruction, mentre tra quelli di scarsa efficacia ci sono le strategie che prevedono una guida minima (d medio = 0.17), ad esempio l’apprendimento per scoperta, il problem-based learning, l’inquiry learning, l’apprendimento per esperienza, l’apprendimento costruttivista.”

(Silvia Micheletta, Form@are, Open Journal per la formazione in rete)


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