La Newsletter de nr. 48-2017
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NOTIZIE DAL MONDO DEL BIOLOGICO (e non solo…),
DALL’EUROPA E… DAL TAMISO
Questa settimana parliamo di:
L’Europa si arrende al glifosato…, o Conti alla mano, il biologico non è poi così caro…,
Cereali senza glutine, È tempo di bilanci,
Acqua privata, o Il business del diabete,
Lo strano sapore di FICO…,
Francia: scontro tra le industrie sulle etichette semaforo,
Coldiretti contesta l’etichetta semaforo, o Olio di palma: CONTINUA LA DEFORESTAZIONE!!,
Giganti del futuro e nani del presente, Il Pianeta pagherà il conto velenoso,
Cosa chiediamo a bambine e bambini…,
o Il Grafene può produrre energia pulita all’infinito…, Cumino nero, seme dalle straordinarie proprietà,
Parole tossiche: ti impediscono di essere felice!,
Dormire bene con alcune fette di limone sul comodino, o Acqua inquinata: un avvocato contro i PFAS,
I boschi vanno in fumo… come le risorse per i Parchi, Finanza etica in Europa,
Così l’agricoltura biologica può sfamare il mondo,
o Pesticidi nelle urine? In 15 giorni di dieta biologica… eliminati!!,
Parmigiano Reggiano e Grana Padano: il pascolo per le mucche è un miraggio….
(da Internazionale – dicembre 2017) **torna al sommario**
CONTI ALLA MANO: IL BIOLOGICO NON È POI COSÌ CARO
Quanto costa la salute? E quanto vale? L’offerta di alimenti a basso prezzo è sempre il
risultato del bieco sfruttamento di qualcuno: la Terra, gli operai, le piante o gli animali. I cartelloni pubblicitari esposti sotto la Metropolitana di Milano riportano, una volta
tanto, qualcosa di vero. Fanno parte di una campagna pubblicitaria promossa da una notissima catena di supermercati del biologico.
Lo slogan è: il prezzo più basso non è il prezzo
giusto. Sno contenta che qualcuno abbia il coraggio di dirlo, perché’ l’ottusa rincorsa al prezzo stracciato
porta solo a commercializzare porcherie, piene di residui tossici, povere di nutrienti, che minano la
nostra salute, la quale invece ha un valore immenso.
Guardatevi intorno, le uova di quei poveri polli allevati in batteria piene di residui di insetticidi, chissà quante ne avete mangiate,
senza saperlo. Però costavano poco… formaggi prodotti con latte in polvere ricostituito, frumento proveniente da chissà dove, frutta e verdura importate da paesi in cui si usa ancora il DDT, perché la nostra non viene neanche raccolta, visto che la paga degli
operai è superiore al prezzo offerto dai compratori.
L’offerta di alimenti a basso prezzo è sempre il risultato del bieco sfruttamento di qualcuno: la Terra, gli operai, le piante o gli animali. Permettetemi una domanda: voi lavorereste gratis? Non credo. E allora perché agli agricoltori deve essere negato il
GIUSTO compenso? Voi coltivereste alberi e verdure per pochi centesimi al chilo? Loro lo fanno. Il biologico bene o male riesce a ricavare qualcosa in più, ed ecco le voci
dei superficiali: eh, ma il biologico costa caro, non tutti possono permetterselo! E te lo dicono con quella espressione contrita da sapientoni a cui dispiace tanto per quei poveretti.
Ma basta! Ne ho fin qui dei vostri pregiudizi! Fatevi un giro nei supermercati delle più
note catene della grande distribuzione e fate un confronto prezzi. Io l’ho fatto. 500g di spaghetti della più nota marca italiana costano 0,79 Euro. Nello stesso supermercato 500g di spaghetti biologici costano 0,85 euro.
Questo significa una differenza di 6 centesimi. Con 500g si fanno 6 porzioni di pasta (inteso come porzioni da ristorante, poi se voi ve ne fate una cofana è un altro
discorso…). Quindi un piatto di spaghetti biologici costa un centesimo in più a porzione, rispetto al convenzionale più diffuso. E’ caro?
In compenso la più diffusa bibita gassata costa 1,09 euro al litro. Allora invece di acquistare un litro di questa bevanda posso permettermi 109 porzioni di pasta
biologica al posto di quella convenzionale, il che non mi sembra poi così male.
Il dramma è che andando a curiosare nei carrelli di quelli che fanno fatica ad arrivare a fine mese (basta passare un pomeriggio in alcuni discount di periferia e la situazione diventa molto chiara) ho visto montagne di cibo spazzatura, molto ben pubblicizzate,
tutte cose che notoriamente fanno male alla salute. E non sempre costano poco.
E allora via, schiavi della pubblicità, riempiamo il carrello che così ci sembra di essere dei gran signori! Privilegiamo la quantità invece della qualità, mangiamo ogni giorno la carne (un pollo convenzionale nella grande distribuzione costa appena 2 euro, ma
che razza di pollo pensate sia?), mangiamo i salumi invece delle verdure (che invece costano meno e fanno bene).
Poi, invece di farci una torta in casa, che costa pochi centesimi di materie prime, compriamocene una già fatta, ma se vogliamo che costi poco dobbiamo accontentarci
di ingredienti scadenti, perché spero vi sia chiaro, NESSUNO REGALA NIENTE, e allora chissà con quali grassi è fatta quella torta… E anche al ristorante, riempiamoci la pancia
fino a scoppiare, All you can eat! Pazienza se poi i nostri poveri corpi disperati non sanno più dove stipare le tossine, ed ecco la cellulite debordante, i pancioni, quei glutei fatti di grasso molle perché non è grasso, è acqua.
Poi magari spendete soldi per le creme anticellulite, o peggio, non avete soldi per
comprare le medicine che dovrebbero curare i danni conseguenti a un’alimentazione senza criterio. Complimenti, avete proprio fatto un affare!
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CEREALI SENZA GLUTINE Autunno colorato e ghiotto – In queste ultime settimane, i media
hanno insistito in una campagna martellante contro la diminuzione
del consumo di cereali con glutine da parte di chi non è celiaco,
sostenendo che sarebbe un errore alimentare diminuirne il
consumo, che il glutine c’è sempre stato in cereali come grano,
farro, orzo, ecc. e che solo chi ha sviluppato l’allergia deve
proteggersi, senza porre minimamente la questione dell’aumento
delle intolleranze negli ultimi decenni.
Abbiamo già accennato, nei mesi scorsi, che il contenuto di glutine è fortemente aumentato nei
cereali che consumiamo, grazie al cosiddetto “miglioramento genetico“, ma anche la qualità
del glutine si è modificata. Così, anche persone non celiache possono avere dei problemi
dall’eccessivo consumo di prodotti raffinati ad alto contenuto di glutine, manifestando una
intolleranza, che provoca irritazioni intestinali.
Perché, anche se il consumo pro capite di pane è diminuito, sono aumentati, durante la giornata
i consumi di snack a base di farine di frumento, di merendine, di pasti a base di pizza, il
consumo di pasta a scapito di riso e polenta, se pensiamo che fino a trenta anni fà, nel Veneto
il consumo di polenta e riso superava quello della pasta, così come in Lombardia quello del riso.
Infine va detto che la diminuzione del consumo di glutine non provoca alcun danno, perciò, se
si vuole mantenere in buona salute il proprio intestino, anche senza essere celiaci, sarebbe
bene eliminare i prodotti a base di cereali e zuccheri raffinati e tornare ad un consumo variato
di cereali, e soprattutto di cereali integrali o semi-integrali, ma rigorosamente biologici. Dico
rigorosamente biologici, perché i residui di pesticidi si ritrovano soprattutto nella parte esterna
del chicco e nella crusca. Importante è anche conoscere il luogo di origine dei cereali che
consumiamo, come sarà obbligatorio nelle etichette della pasta dal prossimo febbraio.
Infatti, in queste settimane, la battaglia europea contro il rinnovo delle autorizzazioni UE ai
diserbanti a base di glifosato (sappiamo – purtroppo – com’è finita… - n.d.r.), ha messo in
evidenza come venga accelerato il processo di maturazione delle spighe del frumento negli stati
del Manitoba e dell’Ontario canadese, in cui, a causa del clima freddo, il frumento viene
seminato alla fine dell’inverno e portato a maturazione entro l’estate, prima che ritorni la nuova
stagione fredda.
Quindi, con un tempo di coltura più breve che in Europa, che comporterebbe difficoltà di
essiccazione delle spighe da raccogliere. Così, il processo di essiccazione in campo delle piante
viene accelerato con l’irrorazione di prodotti a base di glifosato, che permette la raccolta del
prodotto secco. Ma questo vuol dire che, dati i tempi brevi che intercorrono fra l’irrorazione e
la trebbiatura, la sostanza (considerata cancerogena dalla IARC) è ancora abbondantemente
presente sui grani. **torna al sommario**
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È TEMPO DI BILANCI di Gianni Tamino
Alla fine dell’anno è tempo di bilanci, ma anziché fare un bilancio economico
delle entrate e delle uscite, vorrei fare il bilancio dell’efficacia delle spese
sostenute, a livello pubblico, per la prevenzione ambientale e sanitaria. I
bilanci dello Stato o delle Regioni ci dicono ben poco da questo punto di
vista, perciò dobbiamo ragionare in modo diverso. Osserviamo allora i danni
economici e sociali dell’inquinamento ambientale e verifichiamo quanto si
spende per prevenirli.
Limitandoci solo ai morti e ai malati causati dall’inquinamento, possiamo riportare quanto
afferma uno studio dell’anno scorso, realizzato dalla Banca mondiale e dall’Institute for
health metrics and evaluation(IHME) dal titolo “Il costo dell’inquinamento dell’aria”. Il
rapporto evidenzia che “Globalmente, le malattie causate dall’inquinamento dell’aria sono state
all’origine di un decesso su 10 nel 2013, cioè una cifra 6 volte più elevata dei decessi provocati
dalla malaria”. Se poi si guardano le perdite dal punto di vista del benessere, “il costo totale
dei decessi prematuri dovuti all’inquinamento dell’aria, mettendo insieme ogni classe di età, è
stimato in più di 5.000 miliardi di dollari nel 2013”.
Il rapporto stima inoltre che a causa dell’inquinamento dell’aria gli Usa perdano 45 miliardi di
dollari all’anno, il Regno Unito 7,6 miliardi e la Germania 18 miliardi; è ragionevole pensare
che anche l’Italia abbia perdite paragonabili. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente è in
Italia dove vi è il maggior numero di morti, in rapporto alla popolazione, a causa
dell’inquinamento atmosferico: oltre 90.000, su 500.000 morti in tutta Europa! E la zona più
inquinata d’Italia è la Pianura Padana, soprattutto intorno a Milano e fra Venezia e Padova.
Ma se consideriamo tutte le forme di inquinamento ambientale (quindi anche dell’acqua, del
suolo, ecc.), secondo la rivista The Lancet, vi sono nel mondo circa 9 milioni di morti
all’anno (dato del 2015), di cui 6,5 per inquinamento atmosferico. Sulla base di questa
relazione, possiamo pensare che in Italia ogni anno muoiano per inquinamento ambientale circa
130.000 persone, che potrebbero costarci decine di miliardi di euro, senza calcolare le
sofferenze umane.
Secondo un rapporto del 2015 del Senato francese, il costo dell’inquinamento in termini di
salute pubblica ammonta a 100 miliardi l’anno. Eppure se solo riducessimo le polveri sottili ai
valori indicati dall’Organizzazione mondiale della Sanità, in Italia si risparmierebbero circa
20.000 morti e oltre 30 miliardi di euro, ogni anno.
Vi sono poi i danni diretti sull’ambiente: perdita di aree boschive, fiumi e mari inquinati,
alterazione delle riserve idriche, danni all’agricoltura, inquinamento del cibo, ecc. Quanto ci
costano questi danni? Difficile dirlo, ma siamo sempre sull’ordine delle decine di miliardi l’anno.
A fronte di queste perdite, quanto spendiamo per evitare l’inquinamento, i danni ambientali e
i conseguenti malati e morti?
Secondo l’ISTAT, nel 2012, le Regioni hanno destinato circa 2.5 miliardi di euro ad interventi
di “protezione dell’ambiente” finalizzati a salvaguardare l’ambiente da fenomeni di
inquinamento (emissioni atmosferiche, inquinamento del suolo, ecc.) e degrado (perdita di
biodiversità, erosione del suolo, ecc.), mentre lo Stato, secondo il Ministero dell’Economia e
delle Finanze, ha speso, nel 2016, circa 2,8 miliardi di euro, in gran parte per la difesa del
suolo.
In Italia la spesa in prevenzione sanitaria (compresa quella secondaria, tipo le vaccinazioni e
lo screening precoce) è stata di 4,9 miliardi di euro nel 2013, pari al 4,2% del totale della spesa
sanitaria. Raddoppiando le spese per la prevenzione primaria (una piccola percentuale del PIL),
potremmo ridurre significativamente i costi provocati dall’inquinamento, ma soprattutto ridurre
morti e malati, garantendo ai cittadini il diritto ad una vita sana. Ma purtroppo i danni
ambientali, i malati e i morti fanno aumentare il PIL, il vero obiettivo di tutti i governi! Si
preferisce spendere per curare i malati anziché mantenere sani i cittadini.
(da Biolcalenda de La Biolca – dicembre 2017)
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Acqua privata Caroline Winter, Bloomberg Businessweek, Stati
Uniti.
L’azienda svizzera Nestlé riesce a dominare il mercato
dell’acqua in bottiglia aprendo stabilimenti in zone povere
e con leggi molto permissive. Reportage dal Michigan. **torna al sommario**
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Il business del diabete Chloé Hecketsweiler, Le Monde, Francia
I casi di diabete sono in aumento in tutto il
mondo, anche a causa della difusione
dell’obesità. Un problema di salute pubblica
che porta guadagni enormi alle case
farmaceutiche. **torna al sommario**
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Lo strano sapore di Fico Sophia Seymour, The Guardian, Regno Unito
A Bologna è stato da poco inaugurato il più grande parco
agroalimentare del mondo. Un chilometro di negozi e
marchi che tradiscono lo spirito della gastronomia
italiana. **torna al sommario**
(da Internazionale – novembre/dicembre 2017)
Francia: scontro tra le industrie alimentari per l’etichetta a semaforo. Auchan e Danone favorevoli in Francia e contrarie in Italia In Francia non si è fatta attendere la reazione dell’industria
alimentare al varo del Nutri-Score, l’etichetta nutrizionale
semplificata ufficiale del governo transalpino, e siamo davanti a una
vera e propria guerra delle etichette a semaforo. Dopo l’assenso
delle Istituzioni europee e la firma del decreto che ufficializza il
logo a cinque colori scelto dal governo, Alliance 7, la federazione
dei produttori alimentari, ha ufficialmente invitato i suoi membri a
snobbare il Nutri-Score e utilizzare invece un’altra etichetta,
chiamata Nutri-Couleurs. **torna al sommario**
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Coldiretti: “L’etichetta semaforo rischia di promuovere il cibo
spazzatura”. Ennesima bufala della lobby, contro il miglior sistema per informare i consumatori approvato
dall’OMS Mentre in Francia un gruppo composto da 26 associazioni ( società
scientifiche di medici, associazioni di pediatri, oncologi, pediatri e
nutrizionisti e consumatori *) lanciano una petizione contro
Unilever, Nestlè, Mondelez, Mars, Coca-Cola e PepsiCo, perché vogliono boicottare l’etichetta a
semaforo varata da tre ministeri, in Italia è Coldiretti a lanciare l’ennesima bufala contro questo
modello di etichetta. **torna al sommario**
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OLIO DI PALMA CONTINUA LA
DEFORESTAZIONE. DRAMMATICO RAPPORTO DI GREENPEACE SUL
MANCATO RISPETTO DEGLI IMPEGNI ASSUNTI DA RSPO
Un nuovo rapporto di Greenpeace denuncia come i
fornitori che vendono il grasso tropicale alle maggiori
aziende alimentari non siano in grado di garantire che
il prodotto provenga da zone non sottoposte a
deforestazione.
Tre anni dopo che i maggiori commercianti di olio di palma hanno adottato la politica di “no
deforestazione”, l’associazione ecologista ha cercato di valutare i progressi fatti.
Sebbene dieci delle undici imprese esaminate abbiano aderito alla politica di salvaguardia delle
foreste, nessuna è attualmente in grado di garantire che il proprio olio sia esente da questa
pratica, e solo due dichiarano hanno ribadito l’impegno di rispettare la scadenza del 2020.
Le altre non sono state in grado di prevedere quando potranno dichiarare “pulita” la produzione
di olio di palma. C’è di più, Greenpeace ha constatato che la maggior parte delle grandi
compagnie che commerciano la materia prima non dispongono di mappe delle piantagioni dei
loro fornitori, rendendo impossibile qualsiasi controllo.
I risultati che emergono dall’indagine di Greenpeace – intitolata Still Cooking the Climate e
pubblicata in occasione della riunione annuale della Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile
(RSPO)– mettono in una situazione di difficoltà i marchi di largo consumo, compresi i 400 del
Consumer Goods Forum, la maggior parte dei quali ha assunto l’impegno di ripulire la propria
filiera entro il 2020, eliminando l’olio legato a pratiche di deforestazione.
(da Il Fatto Alimentare – dicembre 2017)
Giganti del futuro e nani del presente Dal 2018 il piú ricco fondo del mondo e il principale azionista
singolo sui mercati internazionali, il fondo sovrano
norvegese, disinveste una somma tra i 35 e i 37 miliardi di
dollari da titoli di aziende attive nell’estrazione e vendita di
petrolio e di gas. E pensare che la Norvegia è l’unico Stato
al mondo che, con il petrolio, si è arricchito in maniera
democratica ed equa quasi per tutti. Ora i norvegesi
anticipano tutti con una scelta storica, che dovrebbe far
almeno riflettere tutti gli altri investitori pubblici e privati, a
cominciare dalla Banca della Ue, prigioniera del passato e dell’asservimento al business dei
soliti e noti distruttori del pianeta. **torna al sommario**
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Il pianeta pagherà il conto velenoso Dopo diverse riunioni in cui nell’Unione europea non si era
raggiunta la maggioranza qualificata circa il rinnovo della
autorizzazione all’uso del glifosato, molti speravano che
nell’ultima riunione utile, quella del 29 novembre, le
ragioni della tutela della salute umana e dell’ambiente
prevalessero finalmente su quelle delle lobby e l’UE si
pronunciasse quindi contro il rinnovo di questo discusso
erbicida. Purtroppo così non è stato perché, nonostante
il voto contrario di paesi importanti come Francia e Italia,
grazie invece al voto favorevole della Germania l’autorizzazione all’uso del glifosato è
stata rinnovata per altri cinque anni. **torna al sommario**
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Ciò che chiediamo a bambine e bambini Lasciate che i bambini giochino.
Corrano e cadano.
Si rotolino sull’erba.
Si arrampichino sugli alberi.
Che non stiano in fila.
Che lascino i giochi in disordine.
Che parlino da soli. **torna al sommario**
(da comune-info – dicembre 2017)
Grafene: può produrre energia pulita infinita! il nuovo studio rivoluzionario Produrre energia pulita infinita grazie al grafene. Secondo un nuovo studio condotto dai fisici
dell'Università dell'Arkansas una nuova proprietà del grafene potrebbe essere sfruttata per
generare una quantità senza limiti di energia.
Una chimera inseguita da sempre ma che adesso sembra
più vicina alla realtà. Il grafene è un materiale versatile,
le cui proprietà sono state ampiamente esplorate per la
produzione di energia. **torna al sommario**
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Cumino nero: le straordinarie proprietà e
come usare il 'seme benedetto' Il cumino nero è conosciuto come un potente rimedio
naturale e addirittura c’è chi ritiene che “curi tutto
tranne la morte”. Scopriamo meglio il perché e le
proprietà di questo prezioso seme e come utilizzarlo.
I semi della pianta di Nigella Sativa (appunto il
cumino nero), sono apprezzati per le loro proprietà
curative da tempo immemorabile. Le prime notizie
sulla sua coltivazione provengono addirittura
dall'antico Egitto. **torna al sommario**
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Le parole tossiche che ti impediscono di essere felice Molto spesso non prestiamo attenzione alle parole che
pronunciamo, ma in realtà è dimostrato che ognuno
di noi ha un modo unico di parlare. Quindi anche
quando ci sembra di parlare a vanvera, stiamo
scegliendo con cura il nostro vocabolario, dal quale
dovremmo eliminare alcune parole tossiche. **torna al sommario**
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Gli inaspettati benefici di dormire con un limone tagliato sul comodino tutte le sere Vi abbiamo già parlato dell’originale rimedio naturale
anti tosse che prevede di posizionare sul
comodino, prima di andare a dormire, della cipolla
tagliata. Questa volta vi proponiamo invece di
mettere affianco al letto su un piattino delle fette di
limone. Ecco perché… **torna al sommario**
(da greenme.it – dicembre 2017)
Acqua inquinata: l’avvocato che combatte contro i
“Pfas” Robert Bilott ha condotto una battaglia legale durata 19 anni
contro il colosso DuPont, in West Virginia, costretto a risarcire
3.550 richieste di lesioni personali dovute a contaminazione da
sostanze chimiche tossiche. È stato in Veneto, ospite della rete
di realtà vicentine impegnate da anni nella lotta contro
l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche. **torna al sommario**
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I boschi in fumo. Come le risorse per i Parchi Il 2017 è stato un anno drammatico: gli incendi hanno
distrutto migliaia di ettari di parchi. Ma i rubinetti dei
finanziamenti a sostegno dell’ambiente sono chiusi da tempo. **torna al sommario**
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La finanza etica in Europa A differenza degli istituti di credito tradizionali o sistemici, le
banche etiche e sostenibili hanno retto meglio alla crisi esplosa
nel 2007/2008, hanno registrato bassa volatilità e avuto un
rendimento medio costante. Lo rivela un rapporto di Banca
Etica, che ha preso in considerazione un campione di 21 istituti
di credito etici. **torna al sommario**
(da Altreconomia – dicembre 2017)
Così l’agricoltura biologica può sfamare il mondo Ebbene sì, l’agricoltura biologica può sfamare il mondo. Uno
studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications
prova per la prima volta a rispondere alla grande domanda,
spesso declinata in chiave polemica dall’agroindustria,
simulando gli effetti di una conversione dell`intero settore
agricolo al biologico. **torna al sommario**
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Pesticidi nelle urine? Bastano 15 giorni di dieta bio per eliminarli Quindici giorni di dieta a zero pesticidi sono sufficienti per
abbattere – e in alcuni casi azzerare – gli inquinanti
nell’uomo. È quanto emerge dalla campagna
#ipesticididentrodinoi promossa da FederBio con ISDE-
Medici per l’Ambiente, Legambiente, LIPU e WWF Italia che
hanno analizzato il contenuto dei pesticidi nelle urine di una
famiglia italiana, prima e dopo una dieta al 100% biologica. **torna al sommario**
(da Slow Food – dicembre 2017)
Parmigiano Reggiano e Grana Padano: il pascolo per le vacche è un miraggio. I consorzi: il livello di
benessere è buono ma miglioreremo Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono eccellenze
del made in Italy, eppure l’immagine di questi prodotti, legata
alla genuinità e alla qualità, rischia di appannarsi a causa della
scarsa attenzione per il benessere animale.
Se la pubblicità ci rimanda un’immagine idilliaca di mucche al
pascolo, infatti, per la maggior parte delle vacche italiane, il
pascolo è un miraggio: a mettere in luce le criticità degli allevamenti che producono le nostre
eccellenze casearie è stata l’associazione CIWF, che nell’estate del 2017 ha realizzato una video
inchiesta mostrando le condizioni degli animali nelle stalle. **torna al sommario**
(da Il Fatto Alimentare – dicembre 2017)
A tutti un buon fine settimana… e buona lettura!!!